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Autore: _ Arya _    20/12/2014    8 recensioni
Emma Swan è una specializzanda al quarto anno di chirurgia. Durante un tragico incidente dove presterà soccorso, riuscirà a salvare il timoniere della Jolly Roger: Killian Jones. Non ci si dovrebbe mai innamorare di un paziente, ma le regole sono fatte per essere infrante...
"-Sono la dottoressa Swan. Emma. E le prometto che la tirerò fuori di qui- cercai di sorridergli incoraggiante.
-Lei è bellissima dottoressa- sorrise di rimando, e solo allora notai i suoi bellissimi occhi blu." [dal 1° capitolo]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Someone to care about


-Emma!
Cercai di mantenere la calma e nuotai verso la superficie, aggrappandomi alle travi di legno.
Prima che potessi tentare di risalire da sola mi sentii tirare su, e tossii tutta l'acqua che avevo inghiottito. Il poliziotto che mi aveva avvertita di non scendere mi teneva preoccupato per le braccia, guardandomi.
-Sto bene, grazie. Vada a cercare aiuto per quest'uomo, dev'essere subito portato su un'ambulanza- dissi, cercando di riprendere la calma. Guardai il timoniere ancora sdraiato, che mi guardava sollevato. Si era preoccupato per me nonostante le sue condizioni critiche.
Il poliziotto si allontanò in fretta per fare come gli avevo chiesto e io mi chinai per controllare le sue condizioni dello sventurato.
-Grazie dottoressa. Sta bene?- cercò di dire con un certo sforzo.
-Silenzio, deve stare tranquillo finché non arriva qualcuno. Sto bene...- gli sorrisi, nonostante tutto.
Aveva una mano completamente coperta di sangue e sembrava non potesse muoverla, ma al momento era il problema minore. Alzai la sua maglia, e solo adesso notai che aveva una grossa ferita aperta poco sotto il torace, oltre a varie evidenti fratture.
Improvvisamente il sorriso gli si spense sulle labbra, e divenne bianco come un lenzuolo, iniziò a respirare a fatica.
-Killian! Avanti, resta con me, respira!- gridai, mentre iniziavo un massaggio cardiaco.
Grazie al cielo vidi arrivare mio padre.
-Dottor Nolan, il paziente è in arresto! Mi lasci finire!
Continuai il massaggio cardiaco fino a che non vidi il suo torace alzarsi con forza e poi riabbassarsi.
-Emma, sei tutta bagnata.
-Sto bene, pensa a lui! Al momento l'ho stabilizzato ma presenta contusioni alla parete toracica, fratture di più coste. Sospetto lesioni allo sterno con possibili complicanze alle vie respiratorie, e possibili emorragie interne.
-Bene dottoressa Swan, va assolutamente operato. Mi assisterai tu, gli hai salvato la vita.
I paramedici lo caricarono cautamente su una barella, e corsi con mio padre verso l'ambulanza su cui lo trasportarono.
Sull'ambulanza gli inserirono un drenaggio toracico e una maschera per l'ossigeno, e cercammo di mantenerlo vivo fino all'arrivo in ospedale.
Gli strinsi istintivamente una mano, rifiutando di farmi asciugare. Il suo volto era una maschera di dolore anche con gli occhi chiusi, e sperai che in quella maniera gli avrei fatto forza il più possibile.

***

Entrai esausta nella doccia, dopo un intervento che era durato quattro ore in cui avevamo rischiato di perderlo due volte.
Avevamo dovuto aprirgli il torace, bloccare un'emorragia e sistemare la frattura allo sterno che aveva rischiato di perforargli i polmoni.
Invece per la sua mano sinistra non c'era stato niente che potessimo fare: una volta sveglio gli avremmo chiesto di provare a muoverla, ma quasi sicuramente sarebbe stata necessaria l'amputazione.
Mi ero lasciata mettere i punti su una ferita al braccio solo una volta finito l'intervento, con Killian Jones vivo. Neanche avevo sentito il dolore, nonostante avessi messo solo un cerotto perché non creasse problemi mentre operavo.
Mentre lasciavo che l'acqua calda mi scorresse lungo il corpo e il viso, mi chiesi perché tenessi tanto a quell'uomo. Avevo avuto tanti pazienti, anche in condizioni peggiori.
Forse era perché si era preoccupato per me quando era lui quello ridotto peggio. Era stato un gesto dolce, coraggioso. Anche se secondo gli altri ero io l'eroina che aveva tirato via una montagna di chili dal suo torace.
Mi asciugai e indossai un camice pulito, poi mi stesi sul letto.
-Swan, tutto a posto?
-Regina!- voltai la testa di lato e solo allora mi accorsi che stava occupando l'altro letto.
-Sì, è solo stato... un devasto. Non dormo da 30 ore, sono caduta in mare, ho partecipato a un intervento di 4 ore... ah e ho sollevato una trave che pesava il doppio di me. Sono a pezzi.
-Io ho un paziente con un trauma cranico che ha appena perso la moglie e ha il figlio piccolo in terapia intensiva. È terribile... si chiama Robin. Robin Hood.
-Il mio si chiama Killian Jones... ed è l'uomo più affascinante che abbia mai visto. E so di essere inopportuna...
-Ora capisco come hai trovato tutta quella forza- sorrise -anche il mio ha molto fascino ma... sai. Ha perso la moglie. Quindi faccio più schifo io di te.
Sospirammo entrambe, e mi voltai su un lato per cercare di dormire un paio d'ore. Killian non si sarebbe svegliato così presto, quindi avevo un po' di tempo per riposare prima di rischiare di accasciarmi a terra, e ci mancava davvero poco ormai.

Mi svegliai di soprassalto a causa del suono del mio cerca persone.
Saltai subito giù dal letto, Killian era di nuovo in arresto. Diavolo, non potevo aver fatto tutta quella fatica per nulla! Un uomo come lui non meritava di morire.
Corsi fino a raggiungere la sua stanza, dove immediatamente presi le piastre.
Caricai a 100. Non successe nulla.
Provai a 200. Ancora nulla.
Provai allora con 300, e la linea piatta dello schermo riprese a regolarizzarsi.
Sospirai distrutta, e lo guardai: aveva gli occhi aperti, e mi stava guardando.
-Grazie al cielo sei vivo. Se muori ti ammazzo- dissi, e mandai le due infermiere a chiamare mio padre.
-Non sono stato poi così sfortunato... se ad assistermi c'è lei. Allora, sopravviverò?
-Sta arrivando il dottor Nolan, le dirà tutto lui. Intanto può... darmi i suoi dati personali?
-Killian Jones, 35 anni... Sono di Jacksonville, ma vivo vicino Storybrooke... a Portland. Timoniere della Jolly Roger da 12 anni.
-E... ha parenti che possiamo contattare, signore Jones?
-Sono solo al mondo dottoressa... la mia famiglia... sono morti tutti. Ho dei parenti da qualche parte a Philadelphia ma...
Scrissi tutto, poi lo guardai: non era triste, nonostante mi avesse appena detto di non avere nessuno. E non c'era neanche malinconia... eppure non doveva essere facile non avere nessuno.
-Bene, grazie. Mio padre... volevo dire, il dottor Nolan recupererà la sua cartella clinica. Ora le farà un controllo, è stato operato- guardai mio padre entrare e feci per allontanarmi e lasciarlo fare, ma Killian mi afferrò la mano.
-Non vado da nessuna parte. Rimarrò qui con lei, promesso.- sorrisi, e allora mi lasciò andare.

Ebbi l'impressione che capisse poco di quel che mio padre gli stava dicendo sulla sua situazione, ma d'altronde era un marinaio... aveva quel fare trasandato da pirata che mi affascinava non poco.
-... e poi c'è la questione della mano sinistra. Ha delle lacerazioni molto gravi, probabilmente irreparabili. Riesce a muoverla? Almeno le dita?
Si voltò verso la propria mano, e vidi molto sforzo nel suo sguardo. Ma non si mosse, neanche un dito. Sospirai triste, perché a questo punto c'era solo una cosa da fare... e non sapevo come l'avrebbe presa.
-Allora... non possiamo salvarla. Bisognerà... amputarla. È infetta e... non c'è niente da fare.
-C... cosa? Amputare? Sono un timoniere! NON POTETE TAGLIARMI LA MANO!- gridò, e iniziò ad agitarsi nel letto.
-Si calmi, deve calmarsi! Non le fa bene agitarsi in questa...
-Killian! Avanti, fallo per me.- gli afferrai la mano sana e la strinsi forte nella mia. Lo sentii rilassarsi, e ricambiò la stretta.
-Mi dispiace tanto... però vivrai. Potevi morire, e invece sei qui.
-Voglio che lo faccia lei dottoressa- sussurrò, guardandomi negli occhi -se lo farà lei che mi ha salvato la vita... non sentirò come se me ne stessero togliendo un pezzo.
Incredula mi voltai verso mio padre, che annuì. Non ero sicura di volerlo fare, non sapevo come avrei retto nel tagliare via un pezzo di lui, ma era ciò che voleva. Non potevo dirgli di no.
-Ok... ci penserò io.
-Vado a prenotare una sala operatoria allora. Dobbiamo farlo entro qualche ora... resta qui tu Emma.
Annuii, e una volta andato via ci lasciò soli.
Guardai ancora una volta il paziente, ero incantata dai suoi occhi. Era così bello, e così giovane... ma ormai sapevo quanto fosse ingiusta la vita, ne avevo passate fin troppe.
-Dottoressa...
-Chiamami Emma.
-Emma. Grazie per avermi salvato la vita... non ho mai conosciuto una donna forte e cocciuta come te. Come hai fatto? Era pesantissimo...
-Oh, allenamento... sono piuttosto forte- sorrisi facendo un gesto con la mano, che mi afferrò di nuovo. Alzò la manica ed esaminò i punti che avevo poco sopra il polso, coperti da un cerotto trasparente.
-Ti sei fatta male...
-Non è niente. Credimi... quando ero al primo anno, io e i miei amici ci esercitavamo su noi stessi, sai. È una cosa a cui sono abituata... ma non dare l'idea ai nuovi, non è una... tecnica esattamente approvata, sai...
-Anche trasgressiva. Mi piaci dottoressa... sei fidanzata?
-Ma che domande fai!- esclamai, e lui rise piano, con la mia mano ancora nella sua. Non riuscivo a crederci, era più morto che vivo, e ci stava provando con me dal suo letto d'ospedale.
-Oh, avanti... giusto per parlare.
-Sono single- sorrisi -il mio ex si è fatto un'altra, e dopo avergli fatto due occhi neri... non l'ho comunque perdonato.
Rise ancora, scuotendo la testa. La sua risata era contagiosa, tanto che scoppiai a ridere senza controllo anch'io. Risi fino a che non mi lacrimarono gli occhi, e quasi mi venne il singhiozzo.
-Ok. Penserai che sono strana...- feci, cercando di fermarmi.
-No, penso che tu sia stupenda, hai un sorriso splendido. E per quel che vale, il tuo ex è un'idiota... una come te io me la terrei stretta.- mi sorrise sincero, e sollevò un braccio per accarezzarmi la guancia.
Aveva la pelle calda, e morbida nonostante i vari graffi. Lo lasciai fare e godetti di quel tocco, di quelle attenzioni che ormai da mesi non ricevevo da nessuno.
-Vale moltissimo... grazie- sussurrai, accarezzando quella mano senza spostarla dal viso.

In quel momento entrò mio padre, e mi scostai perché non si accorgesse di quel tenero momento d'intimità, anche se innocuo.
-C'è una sala libera adesso. Dobbiamo andare... Jones, ho esaminato la sua cartella clinica. È sano come un pesce... non ci saranno complicazioni.
-Va... va bene. Tagliate, se proprio dovete farlo... e Emma. Per caso... hai visto delle persone? Robin... Robin Hood. È il mio migliore amico...
-Oh! È un paziente di una mia collega. Ha un trauma cranico, ma non è grave... ce la farà.
-E la sua famiglia? La moglie... e il bambino. Marian e Roland...?

   
 
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