Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: NewYorker91    21/12/2014    0 recensioni
Salve a tutti!!!! Questa è la mia prima FF e spero tanto che vi piaccia. Mi raccomando, recensite in tanti, anche per dirmi cosa vi piace e cosa no. Sto cercando di migliorare il mio modo di scrittura quindi perché non esercitarmi con queste storie? Grazieeeee
Draco vuole cambiare la reputazione della sua famiglia e quando gli si presenterà l'occasione la coglierà al volo. Anche se questo significa andare contro tutti i suoi ideali.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Severus Piton
Note: AU | Avvertimenti: Bondage | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Quest'anno, aggiungeremo una vecchia tradizione a quelle già esistenti qui, ad Hogwarts: il ballo del primo dicembre . Si dia il caso che i fondatori delle quattro case: Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Sibilla Corvonero e Salazar Serpeverde, decisero di dare un ballo esattamente il primo dicembre per celebrare sì l'arrivo del Natale, ma ancora più importante per celebrare la loro unione e la loro cooperazione per la fondazione di questa scuola. Il ballo si terrà alle dieci e solo per quella sera il coprifuoco verrà posticipato all'una. Chiunque verrà trovato fuori dai propri dormitori dopo quell'ora pulirà l'intera Sala Grande, senza bacchetta.” Minerva roteò la testa per tutta la sala, per dare la lieve notizia che gli studenti accolsero prima con un enorme applauso, poi sprofondando nella disperazione più totale appena la preside comunicò loro che il prolungamento della festa era fuori discussione. Il ballo del primo dicembre era una tradizione di Hogwarts, la quale però non veniva più celebrata da ormai quasi dieci anni. La guerra era finita, Voldemort era morto e la preside non vedeva nessun motivo per la quale non potevano continuare quella tradizione. Una tradizione particolarmente amata dagli studenti che avrebbero avuto l'opportunità, per una notte sola, di sfoggiare abiti eleganti e, incrociando le dita, non farsi la guerra tra di loro. Almeno per una sera, sperava Minerva. Si allontanò dal leggio e ritornò al suo posto, al centro della lunga tavolata dei professori. I suoi più amati docenti le applaudirono anch'essi, congratulandosi con lei per la decisione che aveva preso. Tutti, ovviamente, tranne uno.

“Odio i balli. Li trovo inutili e poi... Cosa ti è saltato in mente?” Minerva ignorò completamente la voce petulante di Piton che si era avvicinato al suo orecchio per parlarle e per non farsi sentire da nessuno dei docenti presenti.

“Severus, per favore, non ricominciare. Se non ti piacciono i balli non ti presentare, anche se perderai un ottima opportunità per parlarle.” sussurrò Minerva con un sorriso tirato e puntando al fantasma il nocciolo della questione senza giri di parole.

“Questa storia sta cominciando a seccarmi. Se devo fare qualcosa preferirei farlo alla vecchia maniera, senza balli o spettacoli teatrali.”

“Abbiamo già appurato che non ne sei stato capace, e per quanto tu ti ostini ad ammetterlo, la vecchia maniera non funziona più.”

Piton chiuse le palpebre degli occhi in piccole fessure, e storse la bocca quel poco che bastava per far capire alla vecchia donna che non era d'accordo e che non lo sarebbe mai stato.

“Aspettiamo questo ballo e poi Natale. Quando ritorneranno a scuola avremo le idee più chiare e sapremo come agire, nel frattempo mio caro amico, staremo a guardare.” Minerva tornò a guardare i quattro tavoli pieni di studenti davanti a sé, pregando tutti i maghi più famosi nella buona riuscita di quel piano.

 

“Ah che bello! Un ballo! Era ora che organizzassero qualcosa di decente.” esordì Pansy Parkinson dopo che la Preside finì di dare la nuova notizia.

“Odio questi balli.” sbuffò Daphne appoggiando il mento sulle mani.

“La principessa delle nevi che odia i balli? Non lo avrei mai detto. C'è qualcos'altro che non so?”

“Taci Zabini, o stasera ti ritroverai con il culo ghiacciato da qualche parte.”

“Quanta grazia. Mi domandavo dov'eri nascosta.” Blaise Zabini si divertiva a torturare la sua amica bionda, e ne dava dimostrazione ogni volta in cui riusciva a coglierne l'opportunità. Erano famosi non solo per essere due dei ragazzi più belli della scuola, ma anche perché le loro litigate e i loro battibecchi si potevano sentire in ogni momento della giornata e chi si le perdeva, aveva la sensazione di perdersi una scena importante del loro corteggiamento. Perché nonostante dimostravano di odiarsi, o quanto meno di non sopportarsi, non si poteva non notare come i due si piacessero, in maniera alquanto balsana, e che provassero uno strano flirt l'uno per l'altro senza ancora ammetterlo a loro stessi. Blaise Zabini, ragazzi dei vecchi tempi come amava definirsi, era conosciuto dalla popolazione femminile per la sua galanteria e il suo essere dongiovanni, mentre Daphne Greengrass era famosa per la sua purezza e la sua bellezza. Di carattere totalmente diverso, si conobbero quando avevano entrambi 5 anni e da allora sono sempre stati amici. L'unico arbitro tra quella insana coppia era Draco, che li divideva sempre cercando di non farli uccidere a vicenda o ucciderli lui stesso per mancanza di pazienza ed esasperazione. Ma quella sera era strano, e non se n'era accorto solo Blaise, che ogni tanto cercava di richiamarlo sulla terra con una gomitata sempre più forte rispetto a quella precedente, ma anche Daphne, che rimase zitta a guardarlo quando si voltò verso di lui cercando un suo appoggio o sostegno per ciò che aveva detto contro il moro. Draco non prestava attenzione a nessuno. Poteva tranquillamente dire che quella sera non si trovava nella Sala Grande perché, effettivamente, con la testa non c'era. Vagava nei suoi ricordi, rivivendo in ogni dettaglio la sera che aveva passato la settimana scorsa con Ashley. Il suo inseguimento, quelle strane affermazioni sulla stanza, la sua confessione e averla tenuta tra le braccia. Fare l'amore con lei e poi ancora e ancora. E si, fare l'amore. Per la prima volta Draco Malfoy aveva fatto l'amore. Per la prima volta riusciva a comprendere come si sentiva una persona normale che provava qualcosa per qualcuno e che lo viveva giorno per giorno. Ma quel qualcosa cos'era? Era sempre stato dell'idea che se veniva fatta una domanda e si rispondeva subito, senza pensarci, era ciò che veramente si provava e se lui domandava a se stesso se ne era innamorato una sua prima domanda era subito: no, ma..... c'era quel ma che non riusciva a capire. Quel ma che non sapeva dove portava e che voleva scoprire a tutti i costi. E poi doveva sapere. Doveva sapere cos'era quella stanza e come mai Ashley ci fosse arrivata tranquillamente senza mai sbagliare strada e con nessun vacillamento, come se conoscesse la strada perfettamente.

“Ahi! Per Salazar ma sei impazzito?” gridò Draco dopo l'ultima gomitata nella costola ricevuta da Blaise.

“Beh... se tu la smettessi di fare il pesce lesso, mio caro principe. Si può sapere a che pensi?”

Draco si guardò intorno guardando i suo compagni. Aveva bisogno di chiedere, di sapere, e confidarsi con il suo migliore amico forse era l'unica soluzione plausibile. Guardò anche Ashley, che quella sera aveva deciso di sedersi al tavolo dei Grifondoro. Era bellissima. Rideva e scherzava con la sua amica, e solo in quel momento aveva notato che ogni tanto le lanciava qualche sguardo nella sua direzione. Blaise seguì lo sguardo del biondo e quando incontrò quello della ragazza, nei suoi occhi lesse solo preoccupazione. Anche lei, nonostante si fosse seduta al tavolo dei grifoni, aveva intuito che qualcosa non andava.

“Draco?” ripeté Blaise cercando di richiamare alla sua attenzione il biondo serpeverde.

“Sei mai stato nella stanza della torre sud?” chiese Draco continuando a guardare la ragazza, sperando poi di non pentirsi per quella sua curiosità.

“La torre sud? So che nessuno ci è più stato da molto tempo. Perché?” Blaise era ancora più curioso. Non aveva mai sentito parlare di quella stanza, e il tono basso con cui la serpe aveva parlato gli fece intuire che quella conversazione non doveva essere sentita da orecchie indiscrete.

“Non sai altro?” Draco volse i suoi occhi color ghiaccio verso quelli neri del moro.

“No. Non so altro. Ma conosco qualcuno a cui potresti chiedere.”

“Chi?” Draco porse tutta la sua attenzione verso quella persona sconosciuta. Poteva aiutarlo, poteva sapere cos'era quella stanza.

“Davvero lo vuoi sapere? Sicuro di volerci parlare senza aver paura di essere infettato?”

“Ma di chi stai parlando? Infettato? Merlino ma come....Oh no... Per Salazar, no!”

Blaise si mise a ridere alla faccia disgustata del biondo, quando egli capì perfettamente di chi il moro stesse parlando.

“Zabini, taci. Le tue risate mi disgustano.” Draco prese il bicchiere e se lo portò alle labbra, ingurgitando tutto d'un fiato la bevanda scura al suo interno.

“Sai benissimo quanto me che LEI è l'unica a cui puoi chiedere. Lei sa tutto su Hogwarts.”

Anche questo è vero, pensò Draco. Era l'unica persona a cui poteva chiedere qualcosa riguardo alla scuola, e siccome non aveva voglia di cercare e sporcarsi le sue preziosi mani in tomi polverosi della biblioteca, decise che per quanto dopo avrebbe dovuto maledirsi e cruciarsi da solo, avrebbe chiesto all'unica persona che più detestava dentro quelle mura.

“Prima, però, dovrai chiederle scusa. Dubito che ti aiuterebbe senza una richiesta di scuse abbastanza credibile da parte tua.” Continuò a dire divertito Zabini, immaginandosi già la scena dentro la sua testa.

“Scordatelo. Sarò cortese, ma non le chiederò scusa. Su questo puoi contarci. Anche se – Draco ricordò il pugno che aveva ricevuto al terzo anno ed era convinto che non voleva ripetere l'esperienza - ... forse sarà meglio che vieni con me.”

La risata cristallina di Zabini si alzò leggermente di una nota, facendo voltare tutti i presenti della tavola, curiosi di sapere cosa avesse provocato le risate del nobile moro. Tutti li stavano guardando, Zabini che rideva e Malfoy che manteneva la sua maschera di ghiaccio. Tutto era nella norma, peccato che ad essere scombussolati erano le loro anime.

 

Se qualcuno avesse detto che quell'anno, Ashley avrebbe vissuto una relazione normale, sicuramente le avrebbe riso in faccia. Non era destinata alle relazioni normali e quella con Draco ne era la prova. L'ennesima prova che era strana. Non che si ritenesse strana, ma in quanto a scelte sui ragazzi poteva definirsi una ragazza anormale, con strani gusti. Eppure, solo un anno prima aveva giurato a se stessa che avrebbe cercato il ragazzo perfetto, che non avrebbe vissuto ancora nella paura e nell'incertezza di essere ancora viva. Lo aveva promesso a sua madre e lo aveva promesso a suo padre, durante la sua prima visita dopo moltissimo tempo alla sua tomba. Eppure, adesso, eccola lì, con un ragazzo tutt'altro che normale, pieno di problemi e pieno di difetti. Era riuscita a superare il suo passato, stava vivendo il suo presente, ma non era poi così sicura di essere in grado di affrontare il suo futuro. D'altronde, cosa avevano in comune, loro due? Erano di due mondi completamente diversi, ed ammise da sola che questi due mondi non potevano incontrarsi. Come potevano vivere la loro storia una volta finita la scuola, se fossero mai arrivati alla fine della scuola? L'aveva invitato a casa sua per Natale, perché in cuor suo voleva davvero passare quella festa con lui, da soli. Potevano parlare, e vivere normalmente come una coppia normale, perché è questo a cui aspirava Ashley: vivere una relazione normale.

Aveva sentito solo in parte il discorso della preside, e dopo la parola ballo si era persa nei suoi pensieri. Ad attirarla in questi pensieri era la figura slanciata e vitrea di Piton, che torreggiava dietro la poltrona della donna ed ascoltava il suo annuncio senza nascondere il suo disappunto sulla decisione. Quell'uomo, la faceva divertire. Doveva ammetterlo. Nonostante la sua scontrosità, che dirigeva sempre agli altri e mai a lei, e il suo essere fantasma, era piuttosto divertente vedere ogni minimo dettaglio espressivo sul suo viso per una cosa tanto banale come un ballo. Non avevano più parlato dopo quel pomeriggio alla torre. Non che gli mancasse, ma era curiosa di capire come mai si premeva tanto per farle suonare quel pianoforte. O come mai andava sempre lì quando era triste, o come mai aveva l'impulso di provare a suonarlo e si bloccava sempre quando appoggiava un dito su un tasto senza premerlo. Forse ci avrebbe davvero provato. Da quanto aveva capito nessuno andava in quella torte, tutti la evitavano come se ci fosse la peste nell'aria, e poteva approfittare di quella solitudine per pigiarlo alla fine quel tasto. Che male ci sarebbe stato?

“Oh non vedo l'ora di rivedere tutti quanti, e soprattutto Jeremy. Sono stanca delle vostre faccie, non che non mi stiate simpatici ma siete un po' noiosi da queste parti.” Geny si beccò cinque diverse occhiatacce da parte dei presenti dopo la sua ultima fenomenale uscita. Guardava tutti innocentemente, come se avesse detto una cosa ovvia e quando si voltò verso la sua migliore amica cercando panforte notò che questa non aveva ascoltato un accidenti di quello che aveva detto e che l'aveva appena abbandonata alla rabbia dei suoi nuovi amici.

“Beh, visto che proprio insisti, potresti non tornare più una volta che sei andata via, di sicuro non sentiremo la tua mancanza.” disse Ginny, ironicamente, sperando di essere stata abbastanza carina. Si era morsa la lingua per dieci secondi buoni, tempo per lei più che sufficiente per non risponderle come voleva veramente. Lo aveva promesso al suo fidanzato, che proprio in quel momento le stava tenendo una mano cercando di controllarla e non saltare addosso alla babbana per strozzarla.

“Tesoro, potresti sempre venire con noi oggi, così lo scoprirai da sola cos'è il vero divertimento.”

“OK, adesso basta! Ne ho abbastanza di voi due. Volete litigare? Bene, ma lasciateci consumare, almeno una volta, un pasto in tranquillità.” Hermione Granger sbottò diventando tutta rossa in viso, e cercando di planare quei battibecchi che oramai erano all'ordine del giorno. Nonostante le sue remore verso le due ragazze, era contenta di poter parlare con qualcuno come lei senza essere giudicato una sanguesporco o indegna del potere che aveva. Lo strano gruppo si era avvicinato quando le ragazze chiesero al trio di mettere la musica babbana in Sala Grande e quando, ancora, volevano dare una lezione a quella spocchiosa con la faccia da carlino alla loro prima lezione. Le sembrava di avere di fronte Fred e George, ai loro tempi in cui frequentavano la scuola. Assumevano la parte più femminile e decisamente più bella dei due ragazzi, ma gli scherzi, le battute e i modi di fare erano esattamente gli stessi. Il suo ragazzo la guardò compiaciuto, anche se subito dopo tornò a gustarsi la sua preziosa colazione e ad ingurgitarsi come un pozzo senza fondo, disgustando la metà dei presenti. Ashley invece, sentendo tremare il tavolo sotto di sé si risvegliò dalla sua catalessi e si voltò verso i suoi nuovi amici per sapere da dove proveniva tutto quel rumore. Vide sia la rossa che Geny farsi piccole e una Hermione molto arrabbiata, sperando solo che la tazza che teneva in mano ne sarebbe uscita illesa e che non si rompesse per quanto stretta la teneva tra le mani. Guardò il suo piatto e si accorse solo in quel momento di non aver toccato cibo. L'unica cosa che aveva messo era un uovo lesso, ma non aveva fame e non voleva mangiare di forza, così spostò il piatto davanti a sé per gustarsi solo un bicchiere mezzo pieno di succo all'ananas.

“Dovresti mangiare.” Silenzio. Quello che scese era un lungo, lunghissimo silenzio, che occupò gran parte del tavolo Grifondoro. Ashley invece, impercettibilmente, sorrise e alzò lo sguardo verso la persona dalla quale era uscita quella voce.

“Allora è vero che le serpi hanno un cuore. Non lo avrei mai detto, Furetto. Mi stupisci ogni giorno di più.”

“A differenza tua, Sfregiato, non mi intrometto in discorsi che non mi riguardano.” Malfoy si stava trattenendo e di questo se ne accorsero tutti. Ashley si spostò sulla panca per fargli spazio e sedersi con lei, e sperava che non se ne andasse lasciandola li come un allocca ad aspettare.

Era il tavolo dei Grinfondoro, Draco Lucius Malfoy non si sarebbe mai abbassato a sedersi a quella tavolata, ma Ashley si era spostata per farlo sedere vicino a lei e Draco per un momento dimenticò tutti i loro sguardi puntati addosso. Non si rese nemmeno conto di alzare una gamba per sedersi a cavalcioni sulla panca e lasciare tutti i presenti a bocca aperta. Ron sputò tutta l'acqua che stava bevendo in quel momento addosso ad Harry, proprio di fronte a lui mentre Ginny rimase con la forchetta per aria. Com'era possibile? Seduto al tavolo degli sfigati, pensò Draco. Stava impazzendo, e quella ne era la prova definitiva. Si, stava decisamente impazzendo.

“Perché non mangi?” chiese alla sua ragazza, ignorando completamente un Potter bagnato dallo sputo del rosso e quest'ultimo che cercava invano di scusarsi.

“Perché lo hai chiamato sfregiato?” domandò Ashley dubbiosa come se si fosse persa una parte importante della conversazione.

“E perché stai cercando di cambiare argomento?” rincarò Draco divertito da quello scambio di domande. Draco non era particolarmente incline alle dimostrazioni di affetto in pubblico, anzi, il suo motto era più in privato fosse meglio era, ma gli occhi castani di Ashley lo stregarono, mentre i suoi di occhi vagavano per tutto il suo viso, soffermandosi poi sulle labbra, e aspettando il momento opportuno per poterle assaggiare ancora.

“Ho bevuto il succo, quindi ho mangiato. Adesso perché lo chiami sfregiato?” Ashley alzò le spalle indicando con indifferenza il piatto appena scansato, ricevendo anche il peggior sguardo guardingo di Draco. Ok, non aveva effettivamente mangiato, ma perché puntualizzare su un misero dettaglio?

“Per la sua cicatrice.” Rispose solo Draco.

“Anche tu hai una cicatrice.” I ragazzi si girarono verso Ashley, sorpresi per ciò che avevano appena udito. Si guardarono tutti l'uno con l'altro, per riuscire a capire da quando i due sono così in confidenza e da quando Malfoy non rispondeva a suon di maledizioni. Anzi, sorrideva. Si perché stava sorridendo, o almeno, il ghigno che aveva assunto si avvicinava molto più ad una risata che al solito ghigno targato Malfoy.. Non era forzata, né trattenuta. Era semplice, naturale, e quel nuovo Malfoy che adesso stavano guardando tutti come un pazzo appena uscito dal manicomio non dispiaceva affatto, per opinione femminile. Quella maschile, invece, era di tutt'altra pena.

“E tu perché lo chiami furetto?” chiese ancora Ashley voltandosi verso Harry, che alla mancanza di parole velenose della serpe quasi si strozzò con il succo, facendo scansare repentinamente Ron di un posto per non ricevere ilo suo stesso trattamento.

“Beh.... diciamo che...” Harry pareva a disagio, molto a disagio. Lo sguardo assassino che stava ricevendo in quel momento dal biondo non presagiva nulla di buono e guardando i suoi amici chiese loro aiuto con espressioni buffe, che doveva far trasparire in qualche modo il proprio malessere. E dovette ringraziare il cielo o tutte le streghe che conosceva quando sentì la voce della sua ragazza prestarle soccorso.

“Un professore lo ha trasformato in furetto. Lui non stava facendo proprio il simpatico e Moody, che poi non era Moody, optò per una punizione... esemplare, direi. Devo ammettere che è stato piuttosto divertente, anche se poi si è ritenuto un assassino.”

“Ginny!” Il rimprovero da parte di suo fratello non la destò minimamente, tutt'altro ricominciò a raccontare vecchi aneddoti degli anni passati a cui nemmeno Draco riuscì a non ridere. Aveva fatto girare Ashley per poter farla appoggiare al suo petto e abbracciarla dalla schiena, e godere di quei momenti di ilarità e di tranquillità come mai aveva fatto prima. A vederli da lontano sembravano un gruppo di amici molto affiatato, e quando nella sua testa riviveva quella immagine, cercò in tutte le maniere di tornare ad indossare la sua maschera, ma invano.

Ashley lo sentì irrigidirsi per un attimo dietro di sé. Aveva appoggiato il suo corpo contro il suo, e sentiva il suo respiro sul suo collo. Ma lo sentì rigido, e distaccato. O almeno ci stava provando. Aveva finalmente capito come mai i suoi nuovi amici lo chiamassero come il nome di un animale, e nonostante doveva essere seria per solidarietà verso il ragazzo, non riuscì a trattenere le risate, così come anche Draco. Quando lo sentì ridere, si sollevò e di non poco. Aveva immaginato che si sarebbe arrabbiato e che sarebbe stata presente all'ennesima litigata tra lui e il gruppo, invece aveva riso, stupendo tutti. La storia di fatto non era carina, di per sé, ma era stato il modo in cui l'aveva raccontata la rossa che fece scattare la risata. Era divertente, pensò Ashley. Ma poi qualcosa cambiò, e il corpo rigido e fermo del suo ragazzo le diedero la conferma, seguita subito dal suo repentino allontanamento per alzarsi da quel tavolo. Il solito Malfoy era tornato, e lo si riconosceva dagli occhi. Prima caldi, adesso freddi.

“Devo andare a Londra tra poco, abbiamo gli allenamenti.” Non era tenuta a darle spiegazioni, lo aveva messo in chiaro fin dall'inizio. Ma dopo la serata passata insieme, una settimana prima, si erano promessi l'uno con l'altro di mettere la sincerità e la fiducia al primo posto, in quella strana relazione. Draco se ne andò senza risponderle, e senza salutare nessuno. E solo quando varcò la grande porta della Sala Grande per dirigersi al suo dormitorio si strappò un piccolo ringraziamento per avergli fatto presente dove sarebbe andata oggi e per aver mantenuto la sua promessa.

 

“Che mesogeno. Non capisco cosa ci trovi in lui. Poteva almeno salutare!”

“Io penso che... non sia ancora pronto.” Ashley non smetteva di guardare il punto dove il suo ragazzo sparì.

“Ma pronto di cosa? La galanteria dovrebbe avercela nel sangue no? E fortuna che siamo amici!”

“Secondo me ha ragione Ashley. Non deve essere facile per lui. E poi, signorina bionda-tra-poco-vedo-Jeremy, da quando siete amici?”

Geny presa alla sprovvista, decise di raccontare la storia proprio com'era successa.

“Appena arrivati mi si è avvicinato e ha chiesto di parlarmi, cioè.. di conoscermi. Ma sembra obbligato a stare lì con me. Infatti non mi ha detto niente di lui. Appena io gli ho chiesto di raccontarmi qualcosa sulla sua vita si è dileguato inventando una banalissima scusa.”

“Si, mi ricordo di quel giorno.” Si intromise Ashley, pensierosa sullo strano comportamento del ragazzo.

“Comunque, quello lì non si merita le tue difese, Herm. E' pur sempre un Mangiamorte!”

“Ex-mangiamorte, Ronald. E poi avevamo detto di smetterla con questi pregiudizi o sbaglio?”

“Ma se è lui il primo ad averli?” Harry Potter non amava mettersi in mezzo alle discussioni di coppia dei due suoi migliori amici e tanto meno andare contro Hermione Granger, perché se di una cosa era certo, era che non ne sarebbe uscito vittorioso in una discussione con lei. Ma dopo quelle difese, non riuscì a farne a meno e nemmeno la gomitata che ricevette dalla sua ragazza riuscì a fermare quella bocca.

“Ne sei proprio convinto? Eppure non si fa scrupoli a sedersi vicino ad Ashley e comportarsi perfettamente con lei. E' una babbana, proprio il tipo di persona che dovrebbe evitare come la peste, e invece ci sta pure insieme! Non ha avuto pregiudizi, su di lei, e tanto per ricordartelo, Ronald, aver preso il marchio non significa propriamente averne fatto parte o aver avuto le stesse idee. E' stato costretto, come Harry è stato costretto ad essere ciò che era.” Hermione finì il suo sproloquio rossa in viso, livida per la rabbia. Sapeva che i suoi due migliori amici erano tonti, ma non credeva fino a quel punto!

“Io ho scelto, Hermione. Poteva farlo anche lui.”

“Sei sicuro che hai veramente scelto, Harry?” Ginny anticipò Hermione, sussurrando appena quella domanda rivolgendosi direttamente al suo ragazzo. Hermione si acquietò, ringraziando la rossa di essere intervenuta e aver fermato quel suicidio di gruppo.

“Gi... Ginny.” sussurrò Harry cerrcando dabbasso di prendere le sue mani.

“Io la conosco la sua storia. So che ci sono due versioni, e le ho ascoltate tutte e due. Credetemi.” Tutti si voltarono verso Ashley, che come un autonoma vagò con gli occhi per poi riposizionarli sul punto in cui era sparito varcata la porta. “E la sua versione era esattamente uguale a quella che mi ha raccontato la... parte buona. Anzi, era peggio. Non si è dimenticato nessuno dettaglio, e io ero... spaventata. Ma non aveva scelto. Non aveva scelto lui da che parte stare, ce lo hanno solo ficcato nel mezzo, proprio come te Harry. Non hai scelto di andare contro quell'uomo di tua volontà, sei stato costretto perché volevi vivere, sopravvivere. E cosi anche lui. Non siete diversi. Nessuno di voi lo è.” finì di dire Ashley guardando l'uno e poi l'altro e scandendo bene le parole per farli capire meglio. Il silenzio, in quel momento regnava sovrano, tutto intorno a loro il caos.

“Vedete? Ecco perché a Cambridge la vogliono così tanto!” enunciò Geny stroncando quel silenzio tedioso e facendo alzare più di un sopracciglio verso la sua figura.

“Che c'è? Che ho detto?” Geny parve stralunata e lo parve ancora di più quando il gruppo si mise a ridere rumorosamente. Solo Geny poteva smorzare un momento tanto imbarazzante in quella maniera, e nonostante i suoi amici ridessero ancora lei li guardava stranita, convinta ancora di più che quella scuola era piena di pazzi.

 

Era vero quello che aveva detto ad Harry? Si, certo che era vero. Come poteva anche solo pensare, no, immaginare, che Draco potesse aver scelto di sua spontanea volontà di seguire le idee di un.. pazzo? Ashley non sapeva di chi stava parlando, se non di nome e di storie, ma era convinta che ciò che aveva affermato al moro era la verità. Lui non aveva scelto, così come il suo ragazzo. I suoi genitori avevano scelto! Una nuova rabbia la invase per tutto il corpo, e presa da un raptus colpì la colonna di pietra della loggia. Si era fatta male, ma il dolore non la colpì più di tanto. Probabilmente si sarebbe visto il livido, ma in quel momento non le importava. Erano passati quasi tre mesi, e di sua madre non aveva ancora avuto notizia. Lei aveva scelto! Natale era alle porte e tutta lo solitudine di quei mesi le pesarono sulle spalle come macigni enormi. Voleva rivederla, anche solo per pochi minuti e voleva assicurarsi che stesse bene. Tra poco sarebbe andata in città per gli allenamenti con la sua squadra, ed in quel momento le venne l'idea. Era contro le regole della scuola e dei patti che avevano stabilito con la preside, ma il gioco valeva la candela. Eccome! Ashley si incamminò verso il dormitorio per prendere il suo borsone con una speranza tutta nuova. Si, forse ce l'avrebbe fatta.

 

“Oh finalmente ce l'hai fatta! Ti sei persa per caso?”

“Com'è che oggi sei più simpatica del solito, Geny?” Ashley raggiunse la sua migliore amica dopo una lunga corsa tra quei corridoi. Il borsone a tracolla riusciva a nascondere l'intermittente alzarsi ed abbassarsi del petto per lo sforzo, mentre i capelli sciolti potevano celare qualche chiazzo rosso leggero sulle guance.

“Ti prego, muoviamoci – cominciò a piagnucolare Genevieve – voglio rivedere Jeremy.”

“Ah, allora è di lui che si tratta! Non della squadra.” la riprese Ashley, sinceramente divertita per l'espressione disperata in astinenza da fidanzato della sua migliore amica.

“Si certo è anche per la squadra. Cosa pensavi?” Entrambe le ragazze si apprestarono ad avvicinarsi al camino che la preside li aveva gentilmente offerto ed incantato solo per gli allenamenti.

Vi offrirò questo camino per viaggiare fino a Londra. Sarà utilizzabile solo per gli allenamenti, a cui darete a me orari e date. PRECISE.” Poche parole ma era riuscita a spaventarle abbastanza. Doveva riconoscerlo, sapeva essere una valida avversaria, quella vecchia pazza.

Ashley e Geny si posizionarono al centro del camino ed entrambe presero un po' della polvere volante per poi pronunciare il nome della loro scuola. Quando riaprirono gli occhi erano nell'ufficio della presidenza, e con un sonoro sbuffo uscirono dalla stanza e si precipitarono in palestra.

La loro squadra era lì, al gran completo, che le attendeva. Alcuni seduti per terra, altri invece sui gradini della tribuna. Quando le notarono arrivare non mancarono saluti più o meno convenevoli, ed abbracci affettuosi. Erano una squadra, quasi una famiglia. Alcuni di loro si conoscevano da molti anni, altri erano stati aggiunti nel corso della loro carriera scolastica, ma insieme avevano trovato una perfetta armonia.

“Bene ragazzi, oggi proviamo la coreografia per la gara. Ok?” Ashley, il capitano, chiedeva sempre quasi il permesso alla sua squadra, per non sembrare troppo autoritaria. Voleva che ognuno potesse esprimere liberamente il suo pensiero o un suo dubbio, senza sentirsi inferiore.

Quasi tutti annuirono, e mettendosi in posizione cominciarono a riscaldarsi e poi provare e riprovare il loro nuovo ballo. Le acrobazie erano complesse ed Ashley, una flyer, cadde diverse volte facendosi male soprattutto alle spalle e braccia per attutire i colpi. Erano i rischi del mestiere, e i lividi erano all'ordine del giorno per quello sport. Ad un occhio esterno poteva sembrare molto facile, ma essere lanciati in aria a quasi 6-7 metri di altezza e dover ricadere in piedi richiedeva molto allenamenti e soprattutto molte cadute.

Quando la musica cessò erano tutti stanchi ed ansanti. Quell'allenamento era stato il più duro fino a quel momento. Aveva provato per intero la loro coreografia per le Nazionali più e più volte e quando il loro capitano disse loro che potevano terminare, si accasciarono a terra, stremati ed entusiasti per aver finito quell'inferno.

“Allora, come vanno le cose laggiù?” chiese una ragazza rossa e occhi azzurri, seduta a gambe accavallate vicino ad Ashley.

“Vanno.” rispose semplicemente Ashley, decisa a troncare subito il discorso. Una delle regole fondamentali di quelle uscite extra era che non potevano parlare della scuola e di ciò che accadeva al suo interno con nessuno. Chi mai le avrebbe creduto, nonostante tutto? Passare per pazza non ci teneva, e preferiva mantenere un profilo basso e troncare ogni curiosità sul nascere che mentire ed inventare storie che non esistevano.

“Miguel, hai notizie dall'Egitto?” chiese Ashley cambiando totalmente argomento e rivolgendosi all'unico ragazzo di origine spagnole del gruppo. E ovviamente anche il più bello.

“Si – rispose tutto contento il ragazzo – ho sentito mio padre su Skype stamattina e mi ha detto che sta bene. Tu, invece?” Ashley alzò gli occhi verso quelli scuri di Miguel e mentì. Disse un semplice “tutto ok” per non dire la verità e Geny la guardo di sott'occhio, abbracciata al suo fidanzato, che da quando avevano finito gli allenamenti non avevano smesso un secondo di baciarsi. O almeno, si staccò solo quando sentì la sua migliore amica scusarsi per andare in bagno.

“Torno subito.” disse a fior di labbra al suo fidanzato, prima di uscire dalla palestra e andare verso il corridoio secondario, quello che non prendeva nessuno. E infatti...

“Non pensavo che adesso ti dessi alla fuga.” Ashley si immobilizzò di colpo, con la mano sulla maniglia della porta antincendio.

“Geny”

“Già. È così che mi chiamo. Dove stai andando?” Era una semplice domanda, Ashley lo sapeva. Ma le dava fastidio. Il piano nella sua mente era perfetto. Non poteva credere che proprio la sua migliore amica potesse intuire che stava andando via.

“Io... Io ne ho bisogno. Lo capisci?” Ashley si voltò verso la ragazza bionda, e quando questa vide i suoi occhi pieni di lacrime si maledì da sola per essere stata così stupida. Non disse niente. Talmente il suo sguardo era pieno di aspettative e in cerca di approvazione, lo abbassò, incapace di reggerlo. Ashley non vide nessun impedimento da parte sua e cogliendo l'occasione aprì la porta, sparendo dietro di essa. Geny rimase lì, con lo sguardo a terra e tutta la colpa del mondo. Aveva fatto del male alla sua migliore amica. Aveva mentito alla sua migliore amica. I piedi, quando li mosse, sembravano di piombo, e cercando in qualche maniera di trovare una soluzione a quel suo folle gesto quando si ritrovò di nuovo in palestra. Jeremy, il suo fidanzanto, si avvicinò alla ragazza, preoccupato per averla vista così depressa.

“Ho combinato un casino.” disse al suo fidanzato all'orecchio, cercando di non scoppiare a piangere davanti a tutti. Jeremy, non vedendo più tornare il loro capitano, alzò il mento della bionda con due dita, per poterla guardare finalmente negli occhi e fu lì che lesse la disperazione. Vane furono le spiegazioni della ragazza che vennero subito dopo, cercando con lui un modo per uscire da quel casino.

“Questa volta non ti perdonerà.” sospirò il ragazzo, portando una mano sulla spalle della ragazza per poterle infondere tutta la forza che necessitava.

“Come ho potuto?” Geny scoppiò a piangere, liberandosi del fardello che stava reprimendo da almeno venti minuti. Troppo per lei, abituata a cadere nelle emozioni e a lasciarle uscire perché poi la faceva sentire meglio. Ma quella volta, non si sentiva meglio. Più piangeva e più si sentiva meschina. Lo aveva fatto ancora, nonostante aveva promesso che non sarebbe più successo.

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: NewYorker91