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Autore: Ikki95    22/12/2014    1 recensioni
Tutti reputano Edward Kenway il terrore dei sette mari. Eppure, c'è una cosa che gli sta a cuore più della pirateria, e per essa è disposto a mettere a repentaglio addirittura la sua vita. Riuscirà nel suo intento oppure soccomberà provandoci?
Dalla storia:
"Molto bene!" Gridò. "Chi è con me, allora, me lo dimostri!"
Tutti i componenti della ciurma decisero di seguire il proprio capitano: estrassero anch'essi le spade e con un urlo sugellarono quel patto. Edward colse un mezzo sorriso sulla bocca di Thatch e ne fu contento: probabilmente anche Barbanera, ora, riconosceva il suo valore.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Kenway, Edward Thatch (Barbanera)
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il tesoro di Edward
 
Il sole si stagliava alto nel cielo e si tuffava nel mare, illuminandolo con i suoi placidi raggi e creando meravigliosi effetti di luce sulla superficie. Edward aveva visto numerose volte l'oceano in tutta la sua bellezza, ma quel giorno, mentre se ne stava seduto sulla sabbia appoggiato ad una palma ad osservarlo, si sentiva diverso. Pensava a come avrebbe potuto affrontare il discorso con gli altri membri della ciurma. Adéwalé lo avrebbe subito supportato, ne era sicuro. Il problema era un altro... Thatch non sarebbe stato per nulla contento della sua idea, ma Edward avrebbe dovuto per forza chiedere il suo aiuto. Prese un po' di sabbia tra le mani e lasciò scorrere i granelli tra le dita, assaporando quella sensazione che variava rapidamente dal caldo al tiepido. Gli piaceva stare a contatto con la sabbia, soprattutto se pensava che era dal mare che essa era prodotta. Essere un pirata era sempre stato il suo sogno, e aveva fatto di tutto pur di perseguirlo. I suoi occhi scrutarono l'orizzonte. Aveva addirittura lasciato sola Caroline pur di inseguire ciò che desiderava. Si perse per un attimo nei suoi pensieri, poi si riscosse e si rimise in piedi, pulendosi la tunica bianca e blu da assassino dalla sabbia. Si avviò dunque verso il centro della città.

Le vie erano colme di gente indaffarata: Nassau non era una città che perdeva tempo. Alcuni uomini portavano dei grossi sacchi in spalla, contenenti probabilmente il frutto del loro duro lavoro. Altri ancora si erano radunati in riva al mare, su una piccola banchina, per pescare. Edward salutò con un'occhiata maliziosa delle seducenti ballerine che gli danzarono a fianco per qualche secondo, poi continuò la sua camminata. Quando passò dinnanzi a due guardie della marina inglese, storse il naso. Non sopportava le giubbe rosse: pirati e marinai erano nemici giurati dall'inizio di quell'Era di promessa libertà. Infine raggiunse la taverna, nulla più che uno spartano edificio in legno dove la gente si divertiva e trascorreva il tempo cantando, ballando e ubriacandosi. Thatch era seduto ad uno dei piccoli tavoli circolari in legno. Edward era sicuro di trovarlo lì.
"Sempre indaffarato, vedo." Esordì sicuro l'uomo scavalcando la bassa protezione in legno della taverna e sedendosi accanto a Barbanera.
"Non smetto mai." Gli rispose lui dando un'altra vigorosa sorsata al boccale che aveva davanti. "Come vanno i lavori alla Jackdaw?" Chiese poi, dopo essersi pulito la bocca con la manica del suo abito.
"Procedono spediti." Edward si mise le mani dietro alla nuca e i piedi stesi sul tavolo, inclinando la sedia tenendola in equilibrio su due gambe. "Adéwalé e gli altri stanno facendo un ottimo lavoro. Presto avremo quattro nuovi cannoni sulle fiancate, due per parte."
"Perfetto." Affermò Thatch battendo con forza il bicchiere sul tavolo. "Così la nostra flotta sarà molto più efficente."
"E la tua Queen Anne's?" Gli chiese allora Edward cogliendo l'occasione.
Thatch gli lanciò una occhiata fulminante. "E' in ottime condizioni. Perchè lo chiedi?"
"Oh, nulla, nulla, era solo una cortesia..." Rispose, buttando gli occhi al cielo.
"Kenway, siamo pirati. Non esiste la cortesia tra i sette mari. Sputa il rospo."
Edward tacque.
"Non farmelo ripetere due volte: sp-"
"Voglio abbordare la Fortress." Lo interruppe Edward.
Gli occhi di Barbanera si sbarrarrono e la sua faccia assunse un tono allibito. "Tu... cosa?" Farfugliò.
"Hai sentito bene. Voglio assaltare la Fortress." Ripetè allora Edward scandendo le parole e assicurandosi che nessuno nei paraggi sentisse.
Barbanera si alzò in piedi, rovesciando persino la sedia. Si toccò febbrilmente le pistole che teneva legate ad una fascia che gli attraversava tutto il petto, come a volersi rassicurare. Le persone attorno a lui si voltarono guardandolo stranite. Thatch avvicinò il viso a quello di Edward. "Che cosa, in nome di tutto ciò che è santo, ti è saltato in mente, Kenway? Assaltare un galeone inglese... Devi essere matto."
"Lungimirante, vorrai dire." Lo canzonò allora Edward. "Non sei tu a ripetere sempre che la nostra flotta ha bisogno di nuove forze? E che cosa c'è di meglio di un galeone, dico io, per aumentare la nostra potenza?"
Edward sapeva di stare raccontando una menzogna, ma ostentò sicurezza. Barbanera rimise in piedi la sedia e ritrovò la calma, sedendovicisi nuovamente sopra.
"Forse tu non capisci: stai parlando di un galeone." Gli disse sicuro. "A bordo avranno più di 50 persone, e almeno due o tre ufficiali. Ti rendi conto di che portata potrebbe avere questo gesto?"
"Diventeremo famosi." Rispose tranquillamente lui.
"Troppo famosi." Lo incalzò Thatch. "La celebrità porta alla forca, al giorno d'oggi. Dovresti saperlo. Molti di noi sono morti tentando di arrivare in vano alla gloria, Kenway. Io non farò la loro stessa fine."
"Non fare il finto tonto." Edward assunse improvvisamente un tono serio. "Sai che mi devi un favore."
"A cosa ti riferisci?" Adesso era Thatch a fare orecchie da mercante.
"Mi riferisco a quel galeone spagnolo che tu hai capricciosamente voluto abbordare, e che poi hai utilizzato per compiere scorrerie in giro per il mar dei Caraibi. Se non ricordo male, io e la mia Jackdaw ti abbiamo dato un passaggio fin sulla nave, e abbiamo persino ucciso Ducass per poi consegnarti il galeone."
Thatch iniziava a mostrare i primi segni di cedimento. Edward sapeva di stare toccando le corde giuste.
"Non credi che sia ora di rispettare il codice d'onore dei pirati, eh Thatch?" Continuò, incalzandolo. "Un favore fatto va restituito... E credo che ora sia giunto il momento."
Barbanera si toccò la folta peluria che aveva sotto al mento. Quel gesto indicò ad Edward che il suo interlocutore ci stava seriamente pensando.
"Effettivamente, un'altra nave di quella portata potrebbe farci comodo..." Disse infine, accampando giustificazioni per non dare la soddisfazione ad Edward di avere ragione. "Quindi bhè... Direi che potrei unirmi a te, Kenway. Ma bada: non avrai altri favori da me."
Edward sorrise ed intascò quella vittoria. Si alzò di scatto e diede una sonora pacca sulla spalla a Thatch.
"Informa i tuoi uomini, partiamo tra un paio di giorni."
Dopodichè, se ne andò via, sparendo velocemente come era arrivato e lasciando Barbanera con la sola consolazione del rhum.

Ora che aveva convinto Thatch, Edward era definitivamente certo della buona riuscita del suo piano. Mentre camminava di buona lena verso il porto dove era ormeggiata la sua Jackdaw, pensava al fatto che nonostante l'aiuto di Barbanera l'operazione non sarebbe stata semplice. Assaltare un galeone inglese, peraltro rinomato come il Fortress, non era impresa da poco. Si schermò il volto con una mano per ripararsi dal sole che brillava alto nel cielo. Comunque, la parte più difficile della sua impresa oramai era stata fatta. O almeno, quella in cui era richiesto parlamentare.

 Arrivò al porto di Nassau e fu lì che la vide, solennemente ormeggiata a pochi metri dalla banchina. Per Edward rivedere la sua nave era un po' come ritrovare una bella donna che ti aspetta a casa per la cena. Non era una imbarcazione grandissima, ma proprio per questo era molto più veloce rispetto alle altre navi. Era grande poco più di un brigantino, eppure era riuscita ad affondare numerosi vascelli grazie al grande impiego di cannoni da bordata, palle incatenate e mortai, e ovviamente grazie alla bravura del capitano che la guidava, ma Edward preferiva che a fargli quel tipo di complimenti fosse la sua ciurma e non se stesso. La cosa che amava di più dello scafo, però, era il colore. La noce con la quale era fatta conferiva alla nave una luminosità che nessun'altra imbarcazione aveva, e alcune strisce colorate di nero sulla fiancata le davano un tono intimidatorio, rendendola immediatamente riconoscibile. Era come se il terrore dei mari si fosse incarnato in quella particolare combinazione di colori e forme: tutti avevano paura di quella nave. Edward ne andava fierissimo. I suoi uomini erano molto indaffarati, tanto che il giovane ebbe per un attimo il pensiero che la Jackdaw non sarebbe riuscita ad essere pronta in tempo. Scansò uno dei suoi uomini che non si era avveduto del suo passaggio perché aveva la vista coperta da una cassa che teneva in spalla e si avvicinò ad Adéwalé. Il suo quartiermastro stava assumendo la sua consueta posa con le braccia conserte.
"È tutto pronto, capitano." Lo rassicurò il suo secondo non appena si avvide che Edward gli era accanto.
Quello gli diede una vigorosa pacca sulla spalla. "Bene, sono ansioso di partire." Gli rispose.
"A tal proposito, capitano, gli uomini si chiedono il perché di questo improvviso bisogno di rafforzare la nave." Disse interrogativo il suo secondo. "Che cosa ha intenzione di fare?" Chiese.
 "Ho intenzione di assaltare un galeone inglese " Rispose Edward senza mezze misure.
 Adéwalé strabuzzò gli occhi. Era colpito da quella affermazione, ma si sforzò di darsi un contegno. L'impresa evidentemente gli riuscì, perché le sue successive parole gli uscirono con un tono stupefacentemente naturale. "E per quale bottino, se mi è concesso chiedere?"
"Non ti è concesso, infatti." Gli rispose sorridendo il capitano. "Mi seguirai anche in questa impresa, Adé?" Incalzò.
Il secondo esito un attimo. "Certo, capitano." Gli rispose, poi gli afferrò una spalla, abbandonando per un attimo il suo ruolo istituzionale. "Stai attento, Edward. Non tutti i componenti della ciurma sono comprensivi quanto me, lo sai. Non voglio che quelli uomini si ritorcano contro di te."
"Non temere, Adé, so badare a me stesso." Lo rassicurò allora il capitano.
Gli faceva piacere che il suo secondo si preoccupasse così per lui. In fondo era normale: Edward lo aveva aiutato a fuggire dalla prigione. Adéwalé sorrise appena e annuì, convinto della sicurezza del suo capitano. Edward volse lo sguardo verso la Jackdaw, saggiandone le recenti modifiche con gli occhi. Il suo sguardo indugiò sullo sperone: vi era stato aggiunto del ferro sulla parte terminale e per questo aveva guadagnato, oltre ad una maggiore durezza, qualche centimetro in più in lunghezza. Edward era soddisfatto del lavoro dei suoi uomini. Si mise anch'egli ad aiutare la ciurma nei loro compiti, e così fece per i due pomeriggi successivi, riposandosi solo a sera inoltrata. Infine giunse l'ora. Durante il terzo, nel momento in cui il sole era più alto nel cielo, i due equipaggi della Jackdaw e della Queen Anne's si ritrovarono al porto.Thatch era impaziente, quasi scalpitava, a bordo della Queen Anne's. Con il sole già in fase calante, l'ebano dello scafo riluceva creando particolari giochi di luce grigiastri sul mare.
 "Vogliamo muoverci, signor Kenway?" Lo esortò Thatch.
 Edward si aggrappò ai piccoli pioli della scala incavata nel legno sulla fiancata della Jackdaw e salì a bordo, dirigendosi immediatamente al timone. Ne impugnò con forza le caviglie e osservò il ponte gremito di uomini sotto di lui. Avere quella visione d'insieme lo esaltava.
"Salpiamo!" Urlò quindi, di modo che anche Barbanera potesse udirlo.
Lo intravide con la coda dell'occhio mentre dispensava ordini ai suoi sottoposti. La ciurma di Edward molló gli ormeggi e spiegò le mezze vele al vento. Avrebbero fatto tappa ad Andreas Island per la notte, e il mattino successivo sarebbero ripartiti. Navigando di buona lena e con un po' di fortuna riguardo al vento, avrebbero intercettato la Fortress poco prima del suo arrivo a Salt Key.

Arrivarono ad Andreas Island in tarda serata. Gettarono l'ancora il più possibile vicino a riva, poiché sull'isola non era presente un porto, e alcuni degli uomini delle rispettive ciurme presero una scialuppa e raggiunsero la spiaggia, per poi dirigersi alla taverna a comprare un po' di pane e del rhum. Molto rhum. La serata trascorse come tutte quelle che precedevano un abbordaggio: canti sguaiati accompagnati da un ritmico battere di mani, alcool che scorreva a fiumi e balli senza senso, protratti fino a che anche il più resistente non crollava a terra, cullato dall'inebriante abbraccio dell'ubriachezza. Edward, quella sera, non partecipò ad alcuna celebrazione. Dopo aver raccomandato ai suoi uomini di dover essere pronti e scattanti per l'indomani, si era rinchiuso nella sua cabina. Aveva rimirato e studiato le carte nautiche per qualche minuto, ma la maggior parte del tempo l'aveva passato seduto, con le braccia sotto al mento, a riflettere. Pensava al giorno dopo, ovviamente, ma questa volta riuscire nell'abbordaggio, per lui, significava molto. Alla fine, il sonno colse anche lui, e Edward vi ci scivolò senza nemmeno accorgersene.

Si risvegliò quando la flebile luce dell'alba penetrò dalla finestra e il riflesso dei raggi con la superficie del tavolo lo colpì agli occhi. Dapprima, ci fu quel classico momento nel quale non ci si ricorda nulla e si è in una condizione di post - veglia. Quando riprese coscienza di se, Edward si ricordò del galeone, della missione, del tesoro, di Barbanera, di tutto. Affondò di nuovo la faccia tra le braccia. Udì il confuso vociare dei suoi uomini sul ponte.
 - Almeno sono abbastanza sobri da essersi svegliati. - pensò, e poi uscì fuori dalla cabina.
La luce gli ferí gli occhi, tanto che dovette ripararsi il volto con la mano. Tutta la ciurma lo salutò, e Edward fu felice di quella reazione. Salì con foga e si rimise al timone.
"Uomini! Mollate gli ormeggi!" Gridò. "Salpiamo!"
 La ciurma accolse la decisione con un urlo e alzando i pugni al cielo. Edward si voltò verso la Queen Anne's e vide Barbanera in piedi vicino alla balaustra di prua che scrutava l'orizzonte. Le pistole erano cariche, la spada tirata a lucido e il cappello piumato da pirata ben saldo sulla testa. Aveva già ordinato ai suoi uomini di salpare. Edward sorrise. Era un tipo burbero, ma era un grande capitano, e stargli vicino lo rinfrancava. Le due navi procedettero fianco a fianco sul mare piatto e senza onde per diverse ore.
 "Adéwalé, tieni tu il timone per un po'." Disse ad un certo punto Edward in direzione del suo secondo.
Il quartiermastro fu sorpreso da quella richiesta. Raramente il capitano gli lasciava in mano le redini dello scafo.
 "Certo, capitano." Rispose incerto lui afferrando le caviglie con presa salda.
Edward si sporse appena dalla balaustra reggendovisi con le mani. Osservò il ponte sottostante.
"Uomini!" Gridò all'improvviso attirando l'attenzione di tutti, che si voltarono verso di lui. "Oggi sarà un giorno importante per noi." Continuò. "Assalteremo un galeone inglese."
 Il brusio prese piede tra la folla. Molti parlottavano tra loro coprendosi la bocca con una mano, altri gesticolavano ampiamente con le braccia.
"Silenzio!" Intimò Edward. "Silenzio!" Ripeté poi.
La ciurma, al secondo richiamo, si zittí.
 "È vero, ha tutta l'aria di essere una impresa disperata, lo so." Ammise Edward abbassando lo sguardo. "Ma io credo in voi." Continuò poi. "E credo nella pirateria. Dobbiamo dare un messaggio a quei maledetti inglesi: nessuno può stare tranquillo in queste acque!" Edward colse finalmente qualche espressione di approvazione. "Certo, io non voglio obbligare nessuno." Disse poi. "Siamo uomini liberi, dopotutto. Per questo motivo, chi non vuole partecipare a questa imprese e uscirsene dalla mia ciurma senza più farvi ritorno è libero di farlo."
Solo un paio ai guardarono reciprocamente, indecisi sul da farsi, ma tutto tacque per un po'. Edward allora estrasse una delle sue spade dal fodero e la levò al cielo.
"Molto bene!" Gridò. "Chi è con me, allora, me lo dimostri!"
Tutti i componenti della ciurma decisero di seguire il proprio capitano: estrassero anch'essi le spade e con un urlo sugellarono quel patto. Edward colse un mezzo sorriso sulla bocca di Thatch e ne fu contento: probabilmente anche Barbanera, ora, riconosceva il suo valore.

Quando le vedette delle due imbarcazioni videro le bianche spiagge di Salt Key il sole stava già tramontando e della Fortress ancora nessuna traccia. Sia la Jackdaw che la Queen Anne's gettarono l'ancora nel mezzo dell'oceano, proprio dietro ad una grande roccia, assicurandosi così di non poter essere scorti. Barbanera fece calare dai suoi uomini una grande asse di legno che congiunse i ponti principali delle due navi e vi salì sopra, raggiungendo Edward a prua.
"Bene, signor Kenway, adesso ci siamo." Esordì incrociando le braccia. "Hai un piano?"
Edward sorrise e guardò Barbanera. "Ti fidi di me, amico?"
"Io non mi fido di nessuno, Kenway. Non sarei dove sono ora, altrimenti." Rispose piccato Thatch.
"Bhè, dovrai farlo adesso, se vorremo uscirne vivi." Edward gli avvolse una mano attorno alle spalle. "In effetti sì, ho un piano, ma non riusciremo ad abbordare il galeone senza il tuo aiuto." Barbanera lo guardava in cagnesco. Edwrad sapeva che ciò che stava per dirgli non gli sarebbe piaciuto. "E' semplice: la Queen Anne's attirerà l'attenzione del nemico. La tua nave è famosa in tutti e sette i mari, amico, di questo devo rendertene merito." Continuò Edward. "Non appena la vedranno, quelli della Fortress non avranno occhi che per te."
"Hai forse bevuto troppo rhum, Kenway?" Barbanera si divincolò dalla presa del rivale e digrignò i denti. "Non andrò a schiantarmi contro un galeone di venti metri soltanto perchè a te vengono queste brillanti idee." Disse.
"Su amico, non fare lo schizzinoso." Commentò ironicamente Edward. "Anche io farò la mia parte, cosa credi?"
Thatch ora lo guardava interrogativo.
 "Mentre tutti saranno impegnati a difendersi dalle tue cannonate, noi faremo il giro opposto al tuo e ci porteremo sul fianco del galeone. Quando si accorgeranno del nostro arrivo, oramai non potranno più evitarci."
Barbanera incarcò un sopracciglio, in attesa di ulteriori dettagli. Edward gli mise una mano dietro la schiena e con l'altra gli fece segno di avanzare. Entrambi si sporsero dalla balaustra di prua e il capitano della Jackdaw fece cenno a Thatch di osservare lo sperone.
"Lo vedi? Quello sarà la nostra arma migliore. Un solo colpo con il vento a favore e la prua della Fortress cadrà in mille pezzi, e sia io che te potremo abbordare quella nave. Cosa te ne pare?" Chiese Edward sorridente.
Barbanera tacque per qualche istante. Il capitano della Jackdaw lo osservò attentamente per poterne cogliere i pensieri, ma non vi riuscì: Thatch era imperscrutabile.
"E va bene." Disse infine. "Voglio fidarmi di te."
Il suo tono di voce era stranamente amichevole. Che le parole di Edward lo avessero convinto sul serio?
"Hai dimostrato di essere un grande capitano, in questi mesi a Nassau." Continuò l'uomo. "Non ho motivo per credere che la tua sia un'idea campata in aria. Non sei uno sprovveduto, e lo si vede da come governi la tua nave in battaglia e da come la tua ciurma ti da retta. Attaccheremo stanotte, con il favore delle tenebre, non appena il galeone arriverà a Salt Key e poco prima che porti a terra il suo carico."
Thatch guardò Edward e annuì in segno di approvazione, dopodichè abbandonò la Jackdaw e se ne tornò sulla sua nave. Il capitano Kenway non si aspettava quella reazione di Barbanera. Ingiurie, offese e discussioni: questo si aspettava dal suo interlocutore. E invece no, Thatch aveva accettato di buon grado il piano di Edward. Che fosse veramente la sua giornata fortunata? Adesso, sembrava che la buona riuscita della missione fosse un po' più probabile.

La sera avvolse il mare con il suo lungo mantello stellato. La stanchezza per la lunga giornata di navigazione iniziava a farsi largo tra le ciurme, ma a nessuno degli uomini era permesso chiudere gli occhi neppure per un secondo.
"Eccola! Eccola! E' laggiù!" Gridò la vedetta della Queen Anne's.
Edward si portò subito il cannocchiale al volto e la vide: un enorme imbarcazione con tre file di cannoni per lato e una selva di mortai a poppa. Lo scafo era dorato con pitturato di nero il simbolo della corona, un leone rampante. Quella nave era imponente, degna del nome che le era stato dato.
"Forza, uomini, si salpa!" Urlò allora Edward mettendosi al timone.
Guardò Thatch e si fecero un ultimo cenno di assenso prima di dividersi: la Queen Anne's si diresse in direzione del galeone, mentre la Jackdaw procedeva a vele spiegate in direzione opposta.
La ciurma del galeone aveva appena mollato gli ormeggi e alcuni uomini stavano iniziando a scaricare qualche cassa per portarla in un magazzino. Diversi ufficiali erano scesi a terra. Solo un paio erano rimasti a bordo. Il capitano, un giovane uomo impettito dalla sua carica, teneva la mano fissa sullo stocco che gli pendeva dalla cintola.
"Laggiù! E' la nave di Barbanera!" La vedetta del galeone, rimasta alla sua postazione, indicava febbrilmente verso ovest.
Il capitano della Fortress si voltò di scatto. - Cosa? La Queen Anne's? Impossibile... - Pensò.
Ciò che vide corrispondeva esattamente a ciò che si diceva in giro riguardo a Thatch: una nave nera come il peggiore degli incubi guidata da un demonio con il volto avvolto tra le fiamme. Il fumo rendeva impossibile al capitano la completa individuazione del l'espressione di Barbanera, ma ciò bastò comunque ad alimentare le sue fantasie e a spaventarlo. La Queen Anne's correva veloce verso il galeone, decisa a speronarla.
"Tutti ai propri posti, difendiamo la nave!" Gridò il capitano estraendo l'arma e tornando velocemente a bordo.
Alcuni ufficiali lo seguirono, così come dei soldati semplici, ma non tutti riuscirono a salire sulla nave. Li avevano colti di sorpresa, e il galeone era stato costretto a mollare gli ormeggi e a salpare in tutta fretta per evitare di essere distrutto dalla prima feroce carica della Quenn Anne's. La nave di Barbanera allorà virò a tribordo e si portò lontana dal porto per evitare i colpi degli artiglieri rimasti a terra. Riuscì a spostarsi in modo che il fianco della Queen Anne's si trovasse in direzione del galeone e gli scaricò addosso una prima bordata di cannoni, riuscendo però soltanto a sradicare qualche vela dai vari alberi sui quali esse erano state poste. Vista da vicino, la Fortress  riusciva veramente a dare un senso di imponenza verso di essa e al tempo stesso di inferiorità nel nemico che risultava essere difficilmente comprensibile per chiunque non fosse presente. Anche il capitano Thatch, per un attimo, ne fu schiacciato. Ma non c'era tempo per pensare a questo: il combattimento vero e proprio stava per infuriare, e tenere testa ad un galeone in mare aperto non sarebbe stata impresa da poco. Ma Barbanera doveva riuscirci, doveva confidare in Edward. Cercò di girare attorno al galeone evitando le poderose cannonate che di tanto in tanto paritvano dalle paratie della Fortress. Thatch benediva quei secondi nei quali la ciurma avversaria doveva ricaricare le sue armi. In quegli istanti, la Queen Anne's sfruttava la sua maggiore velocità per portarsi ad una distanza adeguata ad evitare il successivo attacco. Il combattimento continuò per svariati minuti sempre con lo stesso tema: dal galeone arrivavano le cannonate, la nave di Barbanera le schivava sfruttando il moto delle onde e poi si allontanava, e il procedimento si ripeteva. I colpi della Fortress, però, iniziarono ad essere via via più precisi: una palla di cannone colpì la postazione della vedetta, e l'uomo che vi era sopra cadde rovinosamente sul ponte della Queen Anne's. Una fucilata, poi, colse un altro membro della ciruma di Barbanera in un momento nel quale le due navi si trovavano fianco a fianco. Thatch non si scompose e ordinò un repentino contrattacco: i cannoni fecero fuoco e molti dei colpi andarono a segno, ma lo scafo nemico era fatto per una buona metà di ferro, e la così la nave non risentì di quell'attacco.
- Mai nome fu azzeccato. - Pensò Thatch.
All'improvviso, una palla di cannone colpì l'albero maestro della Queen Anne's. La nave si inclinò pericolosamente su un lato, tanto che alcuni uomini dovettero aggrapparsi ad un appiglio fisso per non rischiare di scivolare in mare. Quando la nave ritrovò l'equilibrio e Barbanera volse gli occhi al punto colpito, capì che era solo questione di minuti prima di finire in pasto ai pesi.
- Merda, Kenway. Dove cazzo sei?
Il capitano della Fortress ordinò ai suoi uomini di sbrigrarsi a ricaricare i cannoni. Non voleva dare tempo a Barbanera di reagire o anche solo di imbastire qualche tipo di difesa.
- Diventerò ammiraglio se catturo quella feccia. - Si ritrovò a pensare l'uomo leccandosi le labbra e pregustando già la ricchezza, gli onori e la gloria che quella eventualità gli avrebbe garantito.
Un fragoroso schianto interruppe il flusso dei suoi pensieri. Molti dei suoi uomini caddero a terra, e alcuni persino in acqua. Quando si rimise in piedi, il capitano si sporse subito dalla balaustra e vide Edward che si reggeva al cavo di sartia dell'albero di trinchetto con una spada in mano. Lo sperone della sua nave aveva incocciato perfettamente uno dei pochi punti non rivestiti col ferro della Fortress, ovvero quello che si trovava tra l'ultimo dei cannoni della prima fila e lo sperone del galeone.
"Andiamo, signorine! CI sarà da divertirsi!" Gridò Edward incitando i suoi uomi alla battaglia.
Il suo urlo venne sovrastato da quelli della sua ciurma, i quali iniziarono a scalare la fiancata del galeone per abbordarlo. Alcuni lanciarono delle funi con dei rampini sulla nave nemica, le quali si andarono a conficcare sul ponte. Così facendo, la Fortress non poteva più scappare senza trascinarsi dietro anche la Jackdaw. Edward sfruttò la sua grande agilità per arrampicarsi sullo scafo facendosi leva con le braccia sulle varie file di cannoni. Uccise un marine inglese che stava correndo verso la poppa con la lama celata e ne gettò il corpo in mare.
Thatch, intanto, sorrideva fiero sulla sua Queen Anne's. Aveva già ordinato ai suoi uomini di andare in aiuto alla ciruma di Kenway, e aveva sinceramente tirato un sospiro di sollievo per il provvidenziale arrivo del suo alleato.
- Quel fottuto bastardo... - Si ripeteva mentalmente, senza mai smettere di sorridere osservando la scena.
Nel frattempo, il trambusto a bordo della Fortress continuava: le ciurme di Edward e di Thatch erano appena bastanti a coprire numericamente il solo equipaggio del galeone. I combattimenti infuriavano da ogni parte, ed il clangore delle spade non accennava a diminuire con il passare dei minuti. Era Edward, però, a fare la parte del leone: grazie alle sue due spade poteva tener testa a più nemici contemporaneamente, e l'equipaggiamento da assassino che aveva collezionato a Nassau gli era piuttosto utile. Uccise un altro soldato con un preciso affondo, dopodichè riuscì a schivare un attacco abbassandosi. Aveva percepito lo spostamento d'aria, e ciò gli era bastato per intuire il tipo e la direzione dell'attacco. Fece uno sgambetto al suo nemico e gli conficcò la lama nel collo. Ebbe un attimo di respiro, e così Edward ne approfittò per salire fino a metà dell'albero di trinchetto per avere una visione d'insieme: vide l'immensità del ponte del galeone, gremito di pirati e inglesi, e appena sotto al timone scorse colui che doveva essere il capitano. Saltò giù dalla sua postazione uccidendo in volo un marinaio che attentava alla vita di un uomo della sua ciurma.
"Grazie, signor capitano." Gli disse allora quello.
Edward gli sorrise e riprese a combattere. Gettò un altro marinaio in acqua per farsi largo fino a poppa ma, proprio quando era certo di esserci arrivato, altri tre uomini gli si pararono davanti. Due avevano vistose ed eccentriche parrucche sulla testa, mentre uno era ben più corpulento degli altri e brandiva una scure. Che fossero degli ufficiali? Il primo dei suoi nemici lo attaccò con un affondo, ma Edward lo parò, incrociando le sue due lame con quella del nemico. Lo attirò verso di sè con la forza delle braccia e lo uccise con un colpo di taglio. L'uomo armato d'ascia provò a sorprenderlo nell'attimo nel quale conficcava la spada nelle carni del compagno e vibrò un colpo dall'alto verso il basso. Edward però fu più lesto e fece una capriola verso destra. Riuscì ad infliggere un profondo taglio al polpaccio del rivale, costringendolo in ginocchio, e poi lo finì con un affondo combinato delle due spade. Ciò che però lo sorprese fu il successivo attacco dell'ultimo uomo rimasto a fronteggiarlo: con un preciso calcio al polso lo disarmò, e le due spade si conficcarono sul legno del ponte, poco distanti dal luogo dello scontro. Edward colse un beffardo sorriso in lui, ma fu bravo a schivare il successivo attacco e a piantagli una lama celata dritta in gola. Edward raccolse allora le sue spade e si avventò sul capitano. L'uomo si voltò di scatto e schivò il primo affondo del pirata, il quale non perse tempo e incalzò il rivale. Edward doveva ammettere che quell'uomo era bravo: riusciva a tenergli testa armato solamente di stocco. Parava, schivava e contrattaccava quando Edward gli lasciava uno spiraglio. Il capitano della Jackdaw, però, ne aveva affrontate troppe per potersi lasciare sopraffare, e soprattutto quell'abbordaggio significava troppo per lui. Diede un veloce colpo di spada al capitano nemico e lo ferì allo stomaco, poi si fece leva con le gambe appoggiandosi alla balaustra alla sua sinistra e balzò verso il nemico. Lo disarmò con un calcio mentre era in volo e lo atterrò con un pugno, bloccandogli la mano nella quale teneva lo stocco con l'altro braccio. Gettò via le spade e gli puntò la lama celata alla gola, tenendolo fermo stringendogli con forza il collo.
"Ordina ai tuoi uomini di arrendersi." Gli intimò Edward.
L'uomo gemeva per il dolore. "Mai, bastardo d'un pirata..." Riuscì a rispondere sforzandosi.
Il capitano della Jackdaw aumentò la pressione e vide il volto del malcapitato diventare a poco a poco pallido. Gli mancava chiaramente l'aria.
"Fallo, o ti cavo gli occhi e li do in pasto ai pesci." Lo minacciò ancora Edward avvicinandogli la lama celata al viso.
Gli occhi dell'uomo erano colmi di terrore. "Fermi..." Cedette il capitano. "Fermi, arrendetevi!" Gridò poi.

Legarono mani e piedi tutti gli uomini del re. La Repubblica dei pirati, capeggiata dai due Edward, poteva ora fregiarsi di un altro galeone tra le sue fila. La resa del loro capitano, per l'equipaggio, voleva dire l'abbandono di ogni resistenza. Thatch e Kenway erano stati magnanimi con il resto dei marinai: li avevano promesso salva la vita. Non avrebbe avuto senso uccidere degli uomini che imploravano pietà. Gli equipaggi delle navi pirata avevano portato fuori dalla stiva della Fortress tutto il carico. Edward osservava le numerose casse in silenzio, senza volerne controllare il contenuto. Quando Adéwalé trascinò sul ponte un pesante baule con vistosi fregi, a Edward brillarono gli occhi. Scostò il suo quartiermastro con un braccio e si chinò sul forziere. Ne saggió la consistenza con la mano, poi infiló la lama celata nella serratura, che dopo qualche secondo emise uno squillante click, segno che essa era scattata. Adéwalé tentò di sbirciare ciò che stava facendo il suo capitano, ma colse appena il movimento della mano che portò un qualche tipo di oggetto nella tasca della veste. Edward chiuse il baule e poi si voltò in direzione del suo secondo.
 "Qua io ho finito, Adé. Dividete il bottino con la ciurma di Thatch e poi spartitevi l'oro tra di voi."
 Il quartiermastro accolse con sorpresa quella notizia. "Ma... Capitano, e lei?"
"Non preoccuparti." Gli rispose Edward dandogli una pacca sulla spalla. "Ho già preso tutto ciò che mi serve."
 Adéwalé annuí, poi iniziò a dare disposizioni al resto delle ciurma.
Thatch si congratuló con Edward per la buona riuscita dell'impresa. Era la prima volta da quando Edward lo conosceva che lo vedeva cosí felice. Sorrideva perfino. Aveva completamente perso la sua aria minacciosa, ma il capitano Kenway sapeva che ciò sarebbe durato poco: presto Barbanera sarebbe tornato il tipo burbero di sempre. Gli equipaggi conclusero la divisione del bottino, e molti degli uomini si fregiarono le mani con anelli d'oro o i lobi dell'orecchio con vistosi orecchini ornati di pietre preziose. Le ricchezze acquisite da quell'episodio avrebbero reso le ciurme molto più ricche. E quindi molto più felici. Tre quarti dell'equipaggio di Thatch, lui compreso, salí sulla Fortress per guidarla fino a Nassau. Barbabera non stava piú nella pelle al pensiero di poter governare nuovamente un galeone. Le tre navi intrapresero la via per tornare a casa che già albeggiava.

Era passata una settimana dall'abbordaggio. Edward, come suo solito, rimirava l'oceano sdraiato all'ombra di una palma, con una bottiglia di rhum a fianco. Pensava a quanto il potere della flotta della Repubblica dei Pirati si fosse accresciuto, così come la fama di lui e Thatch come capitani. La gloria, si sa, nel mondo dei pirati equivaleva a numerosi marinai inglesi e spagnoli alle calcagna. Edward si riteneva fortunato a non aver incontrato nessun vascello nemico durante il ritorno a Nassau. Perlomeno, la buona sorte in quel frangente li aveva arriso. Tra le mani stringeva una collana. Brillava di un bianco luminoso quando i raggi del sole colpivano le perle della quale era composta. Era un gioiello degno di una regina. Edward era così perso nei suoi pensieri che non si accorse che Adéwalé gli si era portato a fianco.
 "É per Caroline?" Chiese l'uomo conoscendo già la risposta.
Edward sussultò un attimo, quasi spaventato da quella voce che arrivò improvvisa, poi abbassò di nuovo lo sguardo sulla collana e riprese a girarsela tra le mani.
"Sí." Ammise. "Aveva sempre sognato di averne una." Continuò. "Avevo visto portare questo gioiello sulla Fortress in mano ad un ufficiale due settimane fa. Forse un regalo di un principe per la sua promessa sposa, non saprei dirti. Non avevo mai visto una collana così bella, sai?" Gli confidò Edward guardandolo e sorridendo.
 Adéwalé si sedette anch'egli sulla sabbia. "Sei incredibile." Gli disse ridendo. "Hai messo in pericolo non solo la tua ciurma, ma anche quella di Barbanera, solo per uno stupido gioiello?"
Edward bevve una sorsata di rhum, poi offrì la bottiglia ad Adéwalé. "Lui adesso ha il suo fottuto galeone e voi l'oro! Tutto è bene quello che finisce bene!" Gli rispose il capitano.  
"Sei proprio un fottuto pirata!" Concluse il suo secondo. I due risero di gusto, un po' a causa dell'alcol e un po' perché ricordare una impresa nell quale hai rischiato la vita e ti sei salvato per il rotto della cuffia mette sempre di buon umore.
 "Tornerai a casa, adesso?" Chiese il quartiermastro al suo capitano tornando serio.
Edward sfiorò il collo della bottiglia con un dito e rimase in silenzio. "No." Rispose infine. "Il mio posto é qui, a Nassau, a fare il pirata. Non posso tornare da Caroline senza una casa e una sicurezza economica."
Adéwalé colse la tristezza nel suo sguardo. "Ne sei sicuro?"
Edward annuí. "Gliel'ho promesso." Si sforzò di sorridere.
Il suo quartiermastro capí che aveva bisogno di rimanere solo e così si congedò, lasciando il suo capitano im compagnia soltanto del rumore delle onde. Edward gettò lo sguardo dentro al mare, perdendosi nel continuo moto delle onde e continuando a saggiare la collana tra le mani. La sua mente viaggiò verso il Galles, verso casa.
 A Caroline.
 - Aspettami. - pensò, poi si rimise in piedi, pronto a tornare sulla sua Jackdaw.


 
Spazio dell'autore: Ciao a tutti ^^ Questa è la mia prima fic sulla mia più grande passione, ovvero i videogiochi. Non avevo mai avuto occasione di scriverne una prima perchè bhè, fondamentalmente mi piace giocarli! Ma il ventaglio di possibilità che mi offre l'ambientazione marittima di Assassin's Creed IV e gli spunti che mi da il personaggio di Edward mi hanno fatto venire in mente questa storia, che spero voi appreziate! Se vi va, lasciatemi un parere recensendo, ogni consiglio/commento/critica costruttiva sarà ben accetta! Vi lascio i link delle altre mie fic, se volete dare un'occhiata! A presto! Ikki.
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