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Autore: _Fedra_    23/12/2014    6 recensioni
"Voldemort si voltò verso la ragazza. Nonostante fosse completamente paralizzata dalla paura, Jane riuscì a sostenere il suo sguardo. Finalmente avrebbe avuto le risposte che cercava. Quelle risposte che non aveva mai trovato il coraggio di ammettere.
–Sì sono stata io! – rispose decisa. – E non mi importa minimamente di chi sia Edmund!
–Oh, ne sei proprio sicura, piccola Mezzosangue? – chiese Voldemort con un ghigno. – Nemmeno se ti dicessi che è mio figlio?"
Finalmente, il terribile mistero che avvolge le origini di Edmund avrà tutte le risposte. La battaglia finale si avvicina e Jane Potter si ritrova a un bivio dal quale non potrà tornare indietro: continuare a combattere al fianco di suo fratello o restare accanto al ragazzo che ama.
L'unica speranza è celata nella misteriosa profezia pronunciata dalla Cooman molti anni prima, che potrebbe cambiare completamente il corso della Storia.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Edmund Pevensie, Susan Pevensie
Note: Cross-over, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La profezia dell'Erede'
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Capitolo 26

LA FINE E L’INIZIO

~

 
 
 
 
Era finita.
Era davvero finita.
Jane non riusciva a crederci.
Era stordita, incredula, spaventata.
Tutto le scorreva attorno come in un sogno.
Vedeva la folla di Mangiamorte sciamare e cadere sotto gli ultimi incantesimi; avvertiva le braccia forti di Edmund che le cingevano le spalle in un abbraccio protettivo, le urla di trionfo che l’attorniavano in ogni dove.
Voldemort non c’era più.
L’incubo era finito.
Spiaccicati, stritolati,
ben tritati, poi frullati
e oplà... eccoli spariti!
Non sapeva né come né perché, ma l’unica cosa che le veniva in mente in quel momento era la disgustosa canzoncina con cui iniziava Le Streghe di Roald Dahl, quel macabro racconto per ragazzi che aveva letto solo qualche giorno prima che la sua vita cambiasse per sempre.
Allora la Strega Suprema era solo una sua fantasia.
Non credeva che potesse esistere davvero una donna così spaventosa.
Né tantomeno che potesse essere la madre del ragazzo che amava.
−Jane, − sussurrò Edmund a pochi centimetri da lei, il volto più luminoso che mai bagnato dalla luce dell’alba – è finita.
La ragazza gli gettò le braccia al collo e lo baciò con tutta la passione e l’amore che ardevano dentro di lei, immergendo le dita nel mare scuro dei suoi capelli.
In quella interminabile notte di orrori aveva dimenticato che cosa fosse la felicità.
Per un attimo, aveva creduto di non poterla provare mai più.
Ora avrebbe avuto tutta l’eternità per viverla a fondo.
−Ti amo! – gridò con il capo rivolto al sole nascente, la voce scossa da una risata argentina per la prima volta dopo tanto tempo.
Edmund rise con lei e la circondò con le braccia, baciandola ancora.
−È finita! È FINITA!
In quel momento, gli occhi di Jane incontrarono quelli di Harry.
Le iridi gemelle brillarono all’unisono.
Un attimo dopo, la ragazza travolse il fratello con così tanta foga che entrambi rotolarono a terra, scoppiando a ridere come se avessero avuto ancora dieci anni.
−Ce l’hai fatta, ce l’hai fatta! – gridò Jane scompigliandogli i capelli per gioco.
Subito vennero sommersi dalle braccia di Ron, Hermione, Susan, Luna, Ginny e Neville.
Hagrid li raggiunse a grandi passi, afferrando i due gemelli con tanta foga da staccarli da terra.
−Non provare mai più a farmi uno scherzo del genere, Harry! – gridò assestandogli una potente manata sul capo.
Harry rideva, nonostante fosse letteralmente distrutto.
I suoi occhi si posarono su quelli di Edmund.
Per la prima volta da quando lo conosceva, la cicatrice non bruciò.
−Sono fiero di te – gli disse posandogli una mano sulla spalla. – Tutta la Casa di Serpeverde lo deve essere.
 
***
   
 
Restare soli in quella bolgia fu davvero difficile, per i due gemelli.
Ovunque andassero, la gente li fermava e li abbracciava.
Dopo quella terribile notte, entrambi non avevano molta voglia di parlare.
Per questo, non appena fu possibile, si gettarono il Mantello dell’Invisibilità sulle spalle e si defilarono verso il parco, trovando un attimo di tranquillità presso il vecchio albero sotto cui avevano trascorso momenti indimenticabili insieme a Ron e Hermione.
Le rovine del castello erano una sagoma scura che si specchiava nel lago.
−È tutto così strano – commentò Harry.
Improvvisamente, non esisteva più un Voldemort da combattere, Horcux da cercare, pericoli da affrontare.
L’incubo durato sette anni era svanito.
La cicatrice non gli avrebbe mai più fatto male.
Era solo un brutto segno rosso sulla fronte.
Tutto questo lo inquietava.
Il vuoto che gli si apriva davanti lo rendeva nervoso e insicuro.
−Non è del tutto finita – rispose Jane. – Ora ci saranno tutti i processi contro i seguaci di Voldemort, a cui temo che dovremo testimoniare. C’è Hogwarts da ricostruire, i funerali da celebrare…
La voce le tremò in gola.
−Sembrerà una passeggiata, in confronto a quello che abbiamo vissuto – osservò Harry.
−Sì – Jane gli sorrise, prendendogli la mano. – Credevo di averti perso per sempre, fratello mio.
−Sono stato un coglione, devo ammetterlo. Non avrei mai dovuto lasciare te ed Edmund da soli. Il modo per proteggervi c’era! Avrei voluto tornare, ma non ne avevo il coraggio. E poi sono dovuto scappare via di corsa quando i Mangiamorte ci hanno attaccato durante il matrimonio di Bill e Fleur. Sono stati dei mesi di inferno e avrei tanto voluto che ci fossi tu al mio fianco, specie quando Ron e Hermione hanno litigato…
−Tanto lo sapevo che tornavi – lo interruppe Jane ridendo. – Sei mio fratello. Ti conosco, ormai.
Harry arrossì lievemente.
−Avresti dovuto capire che Voldemort non mi aveva ucciso per davvero – commentò.
−Ah, sì? E come?
−Il quarzo. Se fossi morto, si sarebbe spezzato.
Jane si frugò sotto la maglietta e vi estrasse il quarzo rosa.
Era ancora intatto.
−Ti pare che in una situazione del genere sarei stata dietro a un ciondolo? – rispose aggrottando le sopracciglia.
Harry scoppiò a ridere.
−Mio fratello…un Horcrux. Questo è il colmo.
Ero un Horcrux, vorrai dire.
−Meno male – Jane gli sfiorò la cicatrice con le dita. – Almeno da adesso in poi ti lascerà in pace. Peccato però che hai perso la capacità di parlare con i serpenti. Era figo.
−Ci penserà Edmund a fare da interprete.
La ragazza gli sorrise.
A qualche centinaio di metri da loro, la famiglia Pevensie era riunita sulla riva del lago, finalmente insieme.
Susan e Caspian erano seduti sull’erba, mano nella mano, osservando i fratelli che giocavano con Lucy.
Edmund rideva, sollevando la sorellina tra le braccia e crollando puntualmente a terra.
Il suo viso illuminato di gioia era veramente bello, limpido e puro come avrebbe dovuto essere quello di Tom Riddle se non fosse stato corroso dal male.
−Quel ragazzo è un miracolo – disse Harry osservando la scena divertito.
−Alla fine, avremo sempre qualcosa a che fare con Voldemort – fece Jane con una scrollata di spalle.
−Siete proprio decisi a restare insieme, voi due?
−Che domande! Mi sembra un ottimo proposito per ricominciare, no? Grifondoro e Serpeverde insieme.
−Sempre di larghe vedute, vedo.
−Ma è vero!
Harry rise, il vento che gli scompigliava in capelli neri e arruffati.
−Ma sì, in fondo credo che andremo d’accordo.
−Hai ancora dubbi su di lui?
Il ragazzo le fece l’occhiolino.
−Sappi che non smetterò mai di tenerlo d’occhio.
−Non cambierai mai!
I due gemelli si distesero entrambi sull’erba, contemplando il cielo azzurro.
Ulisse pascolava a pochi metri da loro.
Un’aria di primavera accarezzava le montagne per la prima volta dopo il lungo inverno.
Tutto era immerso nella calma più totale.
−Quale sarà la nostra prossima mossa, ora che è tutto finito? – mormorò Jane.
−Per adesso ci riposiamo. Poi, si vedrà. Credo che ne abbiamo abbastanza per una vita intera – rispose Harry, le palpebre sempre più pesanti.
Jane lo imitò, chiudendo gli occhi e rilassando la mente.
Il sonno arrivò dopo pochi minuti, cancellando lentamente gli ultimi rimasugli degli orrori che era stata costretta a vivere negli ultimi tempi.
Sognò di essere di nuovo a casa, tra i Babbani.
Era ancora una bambina di dieci anni, convinta che la magia esistesse solo nelle fiabe.
 
 
 
 
Diciotto anni dopo
 
 
 
 
La station wagon metallizzata si fermò sotto la pioggia battente.
Una donna minuta dalla fluente chioma di capelli scuri controllò per un attimo il suo riflesso nello specchietto retrovisore, gli occhi verdi che brillavano da dietro le lenti degli occhiali da sole.
La radio gracchiava un pezzo rock che andava molto di moda nell’ultimo periodo.
In quel momento, una folla di bambini prese a riversarsi sul marciapiede.
Jane riconobbe al volo suo figlio: era sempre l’ultimo, con la divisa stropicciata nonostante le cure e i corti capelli scuri arruffati dal vento.
Entrò in macchina con passi pesanti, schiaffando la cartella in mezzo alle gambe.
−Qualcosa non va, David? – domandò Jane dolcemente.
−Ho litigato con Eileen – rispose il bambino in tono imbronciato. – Le ho dato della strega.
Sua madre non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
−Ma no, poverina! Lo sai che nel mondo babbano è un insulto.
−Io ho provato a spiegarle che non è così, che anche mia madre è una strega. Lei l’ha detto alla maestra e io mi ha messo una nota. Che bel regalo di Natale!
−Immagino che Mrs Cheater abbia convocato me e papà per un colloquio.
−Esattamente.
Jane sospirò divertita.
Suo figlio era indolente e orgoglioso proprio come lei e Harry, ma aveva anche la stessa lingua biforcuta di Edmund.
Sarebbe stato un Serpeverde perfetto, l’anno successivo.
In fondo, era l’esatto opposto di Adam, il suo fratello maggiore, spedito a Grifondoro non appena il Cappello Parlante si era posato sulla sua testa.
−Quando mi arriverà la lettera da Hogwarts? Sono stufo di questi Babbani! – piagnucolò Adam mentre Jane metteva in moto e si dirigeva verso Hogwarts.
−Con calma, David. In fondo, il tuo compleanno è domani.
−Ma io voglio andarci! So già parlare ai serpenti.
Jane scoppiò a ridere.
−Se vuoi, durante le vacanze di Natale andiamo tutti insieme a Diagon Alley, così inizi a sceglierti il manico di scopa. Ma prima devi promettermi che chiederai scusa a Eileen per il tuo comportamento.
−Ma io…
−Non fare il testone con me. So che le vuoi bene.
David sbuffò.
I suoi occhi verdi erano velati di dispiacere malcelato.
−E va bene. Quando vado a casa posso telefonarle? Tu però stammi vicina.
−Certo che ti sto vicina.
La pioggia crebbe di intensità mentre madre e figlio si avviavano lungo i binari di King’s Cross e oltrepassavano furtivamente il binario nove e tre quarti.
Nel fumo della banchina, c’erano Harry e Edmund, entrambi ancora vestiti con le loro divise da Auror.
Ginny stava parlottando con Ron e Hermione, anche loro in attesa dei figli di ritorno da Hogwarts per le vacanze di Natale, e i due maggiori dei Pevensie.
Non appena la vide arrivare, Edmund si staccò dal gruppo e corse a salutarla con un rapido bacio sulle labbra.
Aveva i capelli di poco più corti rispetto ai tempi della scuola e si era lasciato crescere quel poco di barba che bastava a renderlo ancora più affascinante.
−Come sta il nostro campione? – domandò sollevando David tra le braccia.
−Si è preso una nota per aver dato della strega alla sua migliore amica – rispose Jane ridacchiando.
−Un’altra? Sei proprio il degno nipote di tuo zio! – esclamò Edmund divertito, alludendo a Harry.
−Piccola serpe! – fece lui scompigliando i capelli del bambino.
Al suo fianco, Ginny sorrideva radiosa, tenendo per mano Lily e Albus, i figli minori.
In quel momento, l’Espresso di Hogwarts arrivò fischiando.
In pochi minuti, una folla di studenti si riversò sulla banchina.
Alto, dinoccolato e arruffato, Adam Pevensie li raggiunse a grandi passi sulla banchina, gli occhiali storti sul naso lentigginoso.
Al suo seguito c’era James Potter, che si fiondò subito tra le braccia dei genitori.
Pochi istanti dopo li raggiunsero anche Evelyn e Igor, rispettivamente i figli di Peter e Susan.
−Sono stato preso anch’io nel Grifondoro! – annunciò Adam in tono orgoglioso. – Sono un Cacciatore!
−Ottimo lavoro, campione! Tu e James gli darete una bella lezione ai Serpeverde, quest’anno!
−HARRY!
−Scusa, sorellina.
−Non date retta a vostro zio. È sempre molto di parte… − intervenne Edmund scherzosamente.
−Cosa vorresti dire con questo, caro collega?
Lui e Harry finsero di guardarsi con aria di sfida, ma smisero subito.
−Allora stasera vi aspettiamo dai miei – disse Jane rivolta a Ginny, Ron, Hermione, Susan e Peter. – Ci saranno anche Dennis e Laura con i figli. Sarà una bellissima festa.
−Caspian mi ha appena mandato un gufo. Stasera ci sarà anche lui – rispose Susan raggiante.
Da quando era stato assunto a Hogwarts come insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, stare dietro a tutti gli impegni del marito era diventata un’impresa, soprattutto per non creare disagi a Igor, il loro unico figlio.
Susan, che nel mentre aveva iniziato a lavorare come avvocato in uno studio babbano, faceva continuamente la spola tra la scuola e Londra, anche se era ormai in cantiere il progetto di chiedere il trasferimento in posto più vicino alla sede lavorativa del marito.
−Allora ci vediamo stasera – salutò Jane baciando gli amici sulle guance. – A dopo!
I Pevensie e i Potter si allontanarono sulla banchina, David che aveva già preso a tempestare Adam di domande su tutto quello che era accaduto negli ultimi mesi di assenza.
Jane ed Edmund si presero per mano con un sorriso mentre avanzavano di nuovo verso la barriera, pronti a confondersi ancora per poche ore nel mondo dei Babbani completamente ignari della meraviglia che si nascondeva proprio davanti ai loro occhi.
−Tuo fratello Dennis mi ha già fatto recapitare il suo regalo di Natale – disse Edmund mentre tornavano alla stazione.
−Che cos’è? – domandò Jane.
−Dovrebbe essere una torcia. L’avrò smontata e rimontata una ventina di volte, ma non sono ancora riuscito a capire come diavolo funziona!
Jane scoppiò a ridere.
−Appena arriviamo a casa, te lo spiego – rispose scuotendo il capo.
Non appena accostarono con l’automobile il vialetto della piccola villetta di periferia, Jane non poté fare a meno di notare un gufo appollaiato sul tetto.
Aveva una lettera vergata di verde stretta attorno alla zampa.
La strega sorrise.
Sicuramente, David non avrebbe mai dimenticato quel giorno.
 
 
 
 
 
 
FINE


 
 
 



Ringraziamenti

 
 
Ebbene sì, siamo arrivati alla fine di questa avventura iniziata lo scorso marzo, ma le cui radici affondano nel lontano Natale del 2001, quando trovai sotto l’albero una copia di Harry Potter e la Pietra Filosofale.
Da lì è iniziato il mio viaggio nel mondo della magia.
Ho divorato la saga in pochissimo tempo, aspettando con impazienza l’uscita di un nuovo libro o di un nuovo film.
Ho fangrilleggiato come una pazza insieme a parenti e amici prima ancora che questa parola diventasse parte del vocabolario di ogni adolescente che si rispetti, con somma preoccupazione di genitori e insegnanti
Per anni ho conservato foto e ritagli di articoli di giornale (persino dei vecchi Topolino!) in cui annunciavano qualsiasi anteprima.
E sì, ho sempre desiderato avere un ragazzo che assomigliasse a Harry.
Le Cronache di Narnia sono arrivate qualche anno dopo.
Le ho scoperte per caso, quando mi trovavo in quarto ginnasio, e subito non ho potuto fare altro che accostarle all’universo creato dalla Rowling.
Senza contare il mio amore a prima vista per Edmund, il mio unico vero alter ego letterario.
Abbiamo lo stesso carattere, in fondo.
Come non spedire anche lui nella Casa del famigerato Salazar Serpeverde?
L’idea di unire le due saghe mi è ronzata per anni nella testa, fino a quando, a ridosso della laurea, ho deciso di darle finalmente vita.
E così è nata questa trilogia, quasi per gioco; eppure questo gioco è stato assai serio.
La gioia più grande è stata quella di condividere questa avventura con voi lettori, che mi avete accompagnata in ogni singola tappa senza stancarvi mai, anzi, incoraggiandomi a scrivere ancora e ancora, per non giungere mai alla fine.
Un’avventura che mi ha portata anche a conoscere delle persone meravigliose come Joy, Annalisa, Alice e tanti altri, con cui sono nate tanto altrettante meravigliose amicizie.
Un’avventura che mi ha permesso di crescere sia a livello artistico (se artistico si può definire) e personale, scavando in profondità nelle psicologie spesso contorte dei miei personaggi per scoprire cose fantastiche e, talvolta, terribili.
Un’avventura con cui sono cresciuta e che ora saluto con gioia come una “vecchia amica”, consapevole di tutto ciò che mi ha dato, che spero di far fruttare negli anni che verranno.
Per questo il mio ringraziamento più speciale va a J. K. Rowling per avermi permesso di viverla appieno, trasmettendomi sin dall’infanzia quei valori che dovrebbero essere considerati parti imprescindibili di noi stessi, come l’amicizia, il coraggio, la forza di affrontare i pregiudizi e comprendere il diverso…ma soprattutto l’importanza dell’amore, la cui forza è imprevedibile quanto potente.
Grazie anche a C. S. Lewis, per aver dato vita a una delle saghe fantasy più belle della letteratura inglese, e a tutti gli artisti che hanno ispirato ogni singola scena: The Ark, Elisa, i Litfiba, Ivan Torrent, Alexandre Desplat, Sia e molti altri che non sto qui a menzionare perché temo che la lista continuerebbe per molte pagine.
Grazie infine a tutti voi lettori, per il vostro sostegno e la vostra presenza costante che hanno reso possibile tutto questo.
Sono felicissima di avervi avuti accanto per quasi due anni e spero che continueremo a sognare insieme.
Il mio abbraccio più grande, insieme ai miei auguri di Natale, va tutto a voi! <3
Grazie di cuore per tutto!
Vostra
 
Fedra
 
 
   
   
    
   
    
 

    
   
   
   
   
 

       
    
   
 
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