“AMA,
AMA
FOLLEMENTE, AMA PIU’ CHE PUOI E SE TI DICONO CHE E’
PECCATO, AMA IL TUO PECCATO
E SARAI INOCENTE”
-Shakespeare
POV GINEVRA:
DRIIIIN,
DRIIN,
Cos’era
tutto quel fracasso? Il suono del citofono era fastidioso, ma lo era
ancora di
più il bussare a mano aperta sulla porta. Aprii prima un
occhio e poi l’altro
per abituarmi alla luce che mi colpiva in faccia quando sentii le
labbra di
Riccardo posarsi sulla mia fronte; ero ancora assonnata e lui sembrava
un
sogno.
-Vado ad
aprire a quei due e torno, non ti muovere-mi lanciò uno
sguardo divertito
e lo guardai uscire
dalla porta a passo
veloce con indosso solo un pantaloncino. Sprofondai nelle coperte e mi
girai
verso la finestra sembrava una bella giornata pur essendo inverno ed
ero
tremendamente felice ora; svegliarsi con la persona amata al proprio
fianco era
una sensazione, unica, indescrivibile e bellissima al tempo stesso. La
mia
teoria era sempre stata quella del non fidarsi di nessuno e contare
solo su se
stessi eppure era bello per una volta affidare la propria vita nelle
mani di
qualcun altro e rischiare tutto anche a costo di essere ferita. Ho
imparato che
la paura è la cosa più pericolosa
perché è in grado di annientare tutti gli
altri sensi, ti manda in panico e non ti fa ragionare, per una volta
sono
riuscita a mettere da parte la paura. E rigirandomi nel letto pensai
alla sera
prima, quando eravamo tornati a casa e lui non aveva preteso niente, si
era
solo disteso accanto a me nel letto e mi aveva abbracciata forte per
proteggermi da tutto, da me stessa , e mi aveva guardata
finché non mi ero
addormentata;
-Eccomi sono
tutto tuo- comparve all’improvviso sulla porta
-Mi hai
fatto venire un infarto- si lanciò sul letto e mi prese la
mano baciandomela
-Lo so, sono
troppo bello per essere vero- mi lanciò un cuscino in faccia
-Ehi vuoi la
guerra, e guerra sia!!- mi tirai su in piedi e iniziammo a colpirci a
cuscinate
mentre Goose abbaiava divertito, Riki mi prese tra le braccia e lo
baciai per
mia iniziativa, lui ricambiò e sembrava che nessuno dei due
volesse staccarsi
ma quando restammo senza fiato ci allontanammo e ci osservammo, aveva
un
espressione buffa, il volto assonnato e i capelli scompigliati,
era perfetto,
poi un
pensiero mi attraversò la mente e dopo aver visto la sveglia
sul comodino mi
bloccai all’improvviso.
-Oddio-
gridai
-Che
è
successo?- all’improvviso mi si avvicinò Riccardo
preoccupato
-Sono le due
del pomeriggio, abbiamo saltato scuola- esclamai in preda al panico; in
passato
ero stata una ragazzina ribelle ma non avevo mai saltato la scuola.
-Tranquilla
tanto
è solo un giorno- se lui era calmo allora lo ero anche io in
fondo che
differenza faceva un assenza in più o in meno? lo stomaco mi
brontolò rumoroso
e diventai rossa.
-Andiamo a
mangiare- feci per aprire la porta ma lui mi bloccò e lo
fissai interrogativo
-Hai la
splendida abitudine di dormire mezza nuda- guardai il mio corpo coperto
solo
dal reggiseno e dalle mutandine e mi sentii in imbarazzo, non ero bella
né
tantomeno in forma e mi sentivo inadatta ai suoi occhi che indugiavano
sulle
mie curve, eppure non capivo dove voleva andare a parare.
-E quindi?-
-Vestiti
perché c’è Andrea giù-
scoppiai a ridere, era geloso perfino del suo migliore
amico nonché fidanzato della mia migliore amica. Indossai la
sua felpa e tirai
su la cerniera, era abbastanza lunga da coprirmi il sedere.
-Per favore
metti anche un pantalone- era una scena irripetibile, sembrava
esasperato e mi
faceva ridere ancora di più, così infilai il
pantalone della tuta e lo guardai
con un sopracciglio alzato, come per chiedere la sua approvazione.
-Ok, andiamo
a mangiare- mi prese per mano e mi portò giù.
Appena
entrammo in cucina Alice e Andrea ci corsero
incontro con le braccia aperte ma si bloccarono non appena
videro le
nostre mani intrecciate e i nostri sorrisi da innamorati. Alice
però capì tutto
al volo infatti dopo l’attimo di stupore
mi abbracciò e mi sussurrò un
“complimenti” all’orecchio lanciando
gridi
di gioia, Andrea invece era ancora confuso.
-Non capisco
che sta succedendo, lui ha un sorriso da idiota in faccia e tu, amore,
stai
gridando come una ragazzina- sembrava che al posto degli occhi avesse
due punti
esclamativi.
-Ma non
l’hai ancora capito!? Finalmente questi due spericolati hanno
capito di
piacersi-
-Che bello
sono così contenta- continuò lei
-E’
una
notizia bellissima, complimenti, noi però andiamo
perché siamo stanchi- Andrea
non sembrava molto felice o forse ero io troppo paranoica
-A proposito
com’è andato l’incontro con i genitori
di Andrea?-
-Sono
simpaticissimi e molto gentili- Alice aveva un sorriso enorme
-Però
all’inizio eri agitatissima, non facevi altro che stritolarmi
le mani- la
riprese lui
-Quelli sono
dettagli-
-Certo amore,
andiamo-
Li seguimmo
con lo sguardo mentre scomparvero su per le scale e dopo che io e Riki
ci
guardammo scoppiammo a ridere.
POV
RICCARDO:
Guardai il
suo viso così felice e sperai di essere io il motivo della
sua felicità così
come lei lo era per me, ancora non riuscivo a credere di essermi
innamorato. Ci
sono voluti diciotto anni per trovare quella giusta e non
permetterò a niente e
nessuno di portarmela via.
-Amore che
vuoi mangiare?- mi stava fissando in modo strano e mi preoccupava, era
in grado
di farmi andare nel panico anche con poco.
-Mi hai
chiamata…amore?- non me ne ero reso conto, eppure ero felice
di averla chiamata
così perché aveva un espressione dolcissima.
-Si, amore-
-Fai quello
che vuoi- si era alzata
all’improvviso
dalla sedia e mi aveva messo le braccia al collo
-Se mi dici
così, mi tenti- la voce mi uscì roca,
perché mi bastava stare a qualche
centimetro da lei e il cervello andava in tilt
-Ti tento? A
fare cosa?- era sexy e non avevo mai visto questo lato del suo carattere
-Questo- la
sollevai sul lavello della cucina e gli ficcai la lingua in bocca con
avidità,
lei rispose subito, si strinse con le gambe al mio bacino e le mani che
mi
accarezzavano il collo mi stavano eccitando terribilmente, tanto che
quando mi
appiccicai a lei se ne accorse subito e rise divertita.
-Mi desideri
così tanto?- mi disse con tono di sfida
-Non
immagini nemmeno quanto-
Non sapevo
dove voleva arrivare ma non potei chiederglielo perché il
cellulare mi squillò.
Quando guardai il nome capii che i guai erano in arrivo ma non volevo
preoccupare Ginevra.
-Vado un
attimo a rispondere tu inizia a preparare- annuì insicura e
me la svignai in
fretta al piano di sopra, sorpassai le camere e andai sul terrazzo,
lì almeno
nessuno avrebbe potuto ascoltare.
-Ehi cugino
mi serve una mano tra due settimane- era mio cugino Christian
-Chri non so
se posso, vorrei evitare per un po’-
-Cugino
questo è l’ultimo carico prima di Natale, ho
bisogno di te-
-Va bene
Chri ma questo è l’ultimo, non voglio
più avere niente a che fare con quella
roba-
-Si cugino
grazie-
-Di niente
Chri-
Chiusi la
chiamata e guardai il paesaggio fatto di tetti e case , e poi pensai a
ciò che
avrei fatto tra due settimane, non volevo mentire a Ginevra, ma quella
sarebbe
stata la prima e ultima bugia. Fin da piccolo ero stato molto legato a
mio
cugino di qualche anno più grande ed eravamo come fratelli.
Lui però aveva
iniziato a spacciare per divertimento e tutte le volte che la merce
arrivava
chiedeva aiuto a me per consegnarla ai suoi clienti; quella cosa mi
eccita e mi
fa guadagnare ma adesso che c’è anche Ginevra non
me la sento di continuare,
lei non vorrebbe.
Tornai in
cucina, che emanava un buon profumo di funghi e panna, e Ginevra era di
spalle
mentre cucinava e canticchiava, era un quadretto molto carino e pensai
che se
non ci fosse stata lei la casa sarebbe vuota, e del tutto priva di
vita. Mi
venne subito alla mente un’immagine con lei in cucina e dei
bambini che le
giravano intorno, ho sempre amato i bambini ma sto correndo troppo. La
raggiunsi e le baciai il collo sentendola sospirare.
-Sembri
preoccupato-
la baciai per non guardarla negli occhi
-Sono solo
stanco-
-Già
a chi
lo dici-
-Lascia
finire a me, dopo mangiato torniamo a dormire- le tolsi il mestolo di
mano
-Allora
mangiamo in fretta, perché ho tanto sonno- rise e
sbadigliò insieme
-Certo piccola
mia- le baciai la fronte e le servii il piatto
Dopo la
breve dormita eravamo entrambi riposati e allegri per il clima di festa
e
Ginevra non faceva altro che saltellare avanti e indietro per la casa
per
prendere misura e segnare le cose da comprare, mi aveva detto che amava
il
Natale ma non pensavo fino a questo punto; sembrava un giocattolo a
molla ed
era incontentabile.
-Ho sentito
dei rumori, che combinate?- Ginevra era appena inciampata nella
prolunga che
aveva in mano e ovviamente Andrea e Alice erano subito scesi.
-Stavo per
chiamarvi, noi dobbiamo andare al centro commerciale per comprare luci
e
decorazioni, venite?-
-Ovvio,
qualcuno dovrà evitare che compri tutto il negozio, ancora
mi ricordo casa tua
la sera di Natale, per tutte le luci che c’erano si vedeva
anche dallo spazio-
rise Alice.
-Prometto di
non esagerare-
Ero sicuro
che non avrebbe mantenuto quella promessa, amava esagerare e fare
sempre le
cose in grande infatti quando entrammo nel centro commerciale guardava
tutto
con gli occhi luccicanti, sembrava una bambina in un negozio di
caramelle. In
soli venti minuti il carrello era già pieno a
metà di luci multicolori,
ghirlande, scritte di “Buon Natale” glitterate, e
pupazzi di neve. Sotto
il braccio sinistro portava un Babbo
Natale luminoso a grandezza naturale mentre con l’altro mi
teneva a braccetto.
Eravamo terribilmente buffi e le persone che ci passavano accanto, ci
fissavano
divertiti.
-Uffa quanto
sei noioso- disse Alice ad Andrea
- Amore lo
sai come è finita l’ultima volta-
-Ma avevi
solo dodici anni, ti prego andiamo-
A Milano
avevano messo da poco una pista artificiale di pattinaggio su ghiaccio e Alice voleva andarci ma a
dodici anni Andrea
si era rotto un braccio proprio sul ghiaccio ed era rimasto leggermente
traumatizzato.
-Dai Andy
andiamo tutti insieme, in fondo “è una follia
odiare tutte le rose solo perché una
spina ti ha punto”- disse Ginevra
-Sei anche
poetessa?- la presi in giro io
-E’
una
citazione de “Il piccolo principe”-
-Lo so
piccola saputella- le scompigliai i capelli sapendo che lo odiava e la
guardai
-Allora
andiamo?- chiese di nuovo Alice
-D’accordo
andiamo- sbuffò Andrea
-Ali mi
passi la lista?- chiese Ginevra
-Tieni-
POV GINEVRA:
Presi la
lista e controllai se mancava qualcosa e in effetti mancava proprio la
cosa più
importante: l’albero.
-Andiamo di
là- indicai
un corridoio sulla sinistra
e camminai a passo spedito; da quando eravamo entrati in quel centro
commerciale
stavo trascinando gli altri avanti e indietro.
-Non
usciremo vivi da qui- Alice rideva con in mano un tubo colorato di
venti
metri che gli avevo
affidato
-Scusi gli
alberi sono in sconto?- mi rivolsi ad un dipendente
-Si ma solo
quelli da 180 cm e 190 cm-
-Va bene
grazie-
-Si figuri,
se deve acquistarlo posso portarglielo in macchina-
-Non
c’è
bisogno- si intromise Riccardo fulminandolo, il ragazzo se ne
andò
-Voleva solo
essere gentile, smettila di esagerare- mi piacevano i ragazzi gelosi,
ma non in
modo eccessivo: per uno spirito libero come me, Riccardo doveva
imparare a
gestire la gelosia.
-Ci stava
provando-
-Ok ragazzi
basta, paghiamo e andiamo a casa che stasera ci tocca il pattinaggio-
fui grata
ad Andrea che ci interruppe perché non volevo litigare
Arrivati
alla cassa, sistemammo sul rullo quello che andava e la cassiera
fissò
sbalordita il carrello strapieno, presi la carta di credito ma Riccardo
mi
bloccò e diede la sua.
-Riki non
è
necessario-
-Gin lo sai
che i soldi non sono un problema-
-Si ma..-
-Niente ma, aspettate qui
perché io e Andrea dobbiamo
caricare l’albero in macchina –
Dopo aver
caricato l’albero e tutte le buste andammo di corsa a casa
per fare uno
spuntino veloce e prepararci per la serata, ormai il freddo era
arrivato e non
volevo certo prendere l’influenza poco prima di Natale.
Indossai il mio adorato
maglioncino rosso con la renna e l’immancabile sciarpa e
cappello, ed ero
pronta per pattinare anche se non l’avevo mai fatto in vita
mia.
-Che carino-
alzai lo sguardo sorridendo ad Alice
-Ho anche un
maglione con il pinguino- risi io, ero fissata con quei maglioncini
natalizi
-Sei
adorabile, e scusa per oggi- mi sussurrò una voce
all’orecchio; mi girai e Riki
mi baciò la punta del naso
osservandomi
incerto
-Sei
perdonato ma devi imparare a fidarti di me, di certo non me ne vado con
il primo
che incontro-
-E’
degli
altri che non mi fido- mi disse dolce
-Ma io non
ho scelto gli altri, ho scelto te- lo fissai intensamente per fargli
capire la
verità delle mie parole
-Il destino
è stato generoso con me- mi prese la testa tra le mani e mi
baciò
delicatamente, un bacio delicato ma pieno di desiderio; mi staccai e
avvicinai
la bocca al suo orecchio.
-Ti voglio-
gli sussurrai
-Stasera-
rispose lui con gli occhi liquidi, io annuii mentre dentro sentivo una
baraonda
di emozioni: mi sentivo eccitata, felice, ansiosa ma anche preoccupata.
Non
vedevo l’ora che quella serata finisse perché
sentivo il bisogno di lui.
Un colpo di
tosse ci interruppe e ci voltammo verso i due che ci osservavano
divertiti,
prendemmo la macchina e arrivati alla pista prenotammo dei pattini.
Entrati in
pista ci scatenammo, all’inizio fu un po’ difficile
perché il ghiaccio era
molto scivoloso e mi mantenevo in continuazione al corrimano ma dopo
una mezz’oretta
avevo preso confidenza e pattinavo discretamente in mezzo alla pista
sottobraccio a Riki, l’unico che continuava a rimanere lungo
il bordo era
Andrea che sembrava preoccupato di cadere, mentre Alice tentava in ogni
modo di
farlo allontanare dalla ringhiera e di spiegargli come tenere i piedi
per non
cadere ma era tutto inutile. Mentre volteggiavo al centro pista il
telefono
iniziò a squillare e mi spostai vicino ad Alice
e Andrea per rispondere, ovviamente era Angelo e mi ero
completamente
scordata di chiedere agli altri se lui, Marco ed Emiliano potevano
rimanere per
Natale.
-Ehi Lollo
come va?-
-Bene
piccola, dovrei prendere i biglietti aerei però mi devi dire
quando possiamo
venire e fino a quando restiamo-
-Aspetta due
minuti in linea-
-Ragazzi per
Natale possiamo ospitare tre amici?- chiesi rivolta agli altri
-Per me non
c’è problema- disse Alice
-Neanche per
me- rispose Andrea; Riccardo non sembrava molto contento ma
annuì lo stesso
-Allora
potreste venire il 24 e rimanere fino all’ 1- mi rivolsi ad
Angelo
-Perfetto ci
vediamo tra cinque giorni principessa-
-Va bene
Lollo ciao-
Presi per
mano Riccardo e lo riportai in pista, sembrava triste e sapevo che
stava
lottando contro se stesso perché non era molto
d’accordo ad ospitare i miei
amici soprattutto Angelo ma era rimasto zitto e avevo lo apprezzato
molto.
-Grazie- gli dissi
-Di cosa?-
-Non
sopporti Angelo però non hai detto niente-
-Mi fido di
te- mi guardò con quegli occhi color ossidiana e rimasi
incantata.
ANGOLO
AUTRICE:
Lo so,
stavolta sono davvero imperdonabile, ma purtroppo a volte capita di
avere così
tante cose da fare da non riuscire a conciliare il tutto; sono
esattamente come
Ginevra a volte: indifferente agli altri e menefreghista. Lo ammetto
perché so
di essere piena di difetti e la puntualità non è
il mio forte, del resto però “La
puntualità è la virtù
dell’annoiato” diceva Evelyn Waugh. Che ne pensate
del
capitolo? Vi piace? Cosa accadrà nel prossimo? Aspetto le
vostre recensioni ;D
Xoxo
Blackshadow90