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Autore: Abigail_Cherry    25/12/2014    1 recensioni
Tutti i diciassettenni delle razze pure (umani, fate, elfi e maghi) sono stati raccolti in un unica accademia: la "Valiant Academy". Il motivo? Nessuno lo sa ancora. Ma non si può disobbedire ad una decisione di importanza mondiale. Qui, i protagonisti: Ashley, Amy, Kay ed Anta dovranno affrontare lezioni di combattimento, medicina, latino, magie oscure... e, chissà, sboccerà anche l'amore?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9:

Conflitti e relazioni

 

Il crilis stette fermo, immobile, a guardare le sue prede prepararsi a combattere. Si poteva sentire la tensione salire nell'aria.

- Coprimi le spalle. - fece Kay, rivolgendosi ad Amy.

- Neanche per sogno! Sei tu che mi devi coprire! - gli rispose lei.

In quel momento, il crilis scattò in avanti verso Ashley. Fortunatamente lui era preparato ad un attacco: eseguì un veloce movimento con le mani guantate e subito le piante ai piedi della creatura si mossero, attorcigliandosi attorno alle zampe, facendolo cadere a terra. A quel punto Anta puntò la pistola alla testa della creatura e sparò. Ma il proiettile rimbalzò sul cranio del crilis. Se Anta non avesse avuto dei buoni riflessi, il proiettile l'avrebbe colpita subito dopo, ma per fortuna schivò il colpo, che andò a finire nella corteccia di un albero dietro di lei, ma la ragazza perse l'equilibrio e cadde a terra. Kay tese l'arco, preparandosi a colpire, la freccia in mano.

- Non penso che servirebbe. - fece Amy, guardando il crilis dimenarsi per sfuggire alla forte presa delle piante. - Il proiettile non gli ha fatto niente! Figuriamoci una freccia! Ci penso io. - Amy sollevò la bacchetta.

- No! Stai ferma! Non devi fare nessun incantesimo! - le urlò Kay.

- Perché? Vuoi avere tutta la gloria per te? - Amy scosse la testa. - Non oggi. - detto questo, puntò la bacchetta verso il crilis e cominciò a pronunciare delle parole in latino. Kay si lanciò su di lei con un balzo veloce, lasciando cadere a terra la propria arma. Appena dopo che Amy aveva finito di pronunciare l'incantesimo, Kay le diede un colpo forte sulla mano che teneva la bacchetta, facendo deviare l'incantesimo.

Ma lo deviò nel punto sbagliato: Ashley si trovò davanti ad enormi fiamme che minacciavano di avvolgerlo.

Prima che le fiamme potessero raggiungerlo, Ashley fece solo in tempo ad alzare le braccia per proteggersi. Poi, d'un tratto, tutto scomparve. Tutto divenne bianco.

- Levati! - gridò Amy.

Ashley si girò a guardare la scena: Kay era caduto addosso ad Amy, dopo l'impatto, ed adesso le stava sopra. Lei cercava di toglierselo di dosso, con le mani che fremevano dal picchiarlo. Ma Kay non si mosse dalla sua posizione. Prese i polsi di Amy e le inchiodò le mani al pavimento. - Stai zitta! - le urlò di rimando lui.

- Lasciami andare! - continuò Amy, cercando disperatamente di sfuggire alla presa di Kay.

- Non provare mai più ad agire senza prima ascoltarmi! Quello era un crilis, santo cielo! Se avessi usato la magia ti si sarebbe rivoltata contro! Hai rischiato di compromettere la salute tua e della tua squadra.

Amy continuava a scalciare, cercando di liberarsi da Kay, ma senza successo. - Lasciami andare! - ripeté.

- Solo quando ti sarai calmata!

Anta ed Ashley si scambiarono uno sguardo, indecisi se intervenire o no. In fondo, erano giorni che i due amici erano arrabbiati l'uno con l'altra, dovevano essere faccende private, che avrebbero dovuto risolvere tra di loro.

Qualcuno entrò dalla porta. - Kay, lascia andare subito la tua compagna! - gli urlò il loro professore di combattimento di squadra, Arthur. - Cosa ti hanno insegnato nei tuoi brevi diciassette anni di vita?

Kay esitò ancora un attimo prima di alzarsi bruscamente in piedi, Amy dopo di lui.

- In questa prova voi due avete fatto davvero schifo! Se non fosse stata una simulazione, a quest'ora Ashley sarebbe stato bello che morto! Cosa diavolo vi è preso? - urlò il professore, riferendosi a Kay ed a Amy. - Capisco che potreste avere avuto dei dissidi, tutti li hanno, dopotutto. Ma in vista dell'esame finale, dovrete fare molto meglio. Quindi, ve ne prego, cercate di andare d'accordo! Eravate un magnifico duo, in combattimento, davvero, non avevate pari. Tornate come prima! - il professore fece un lungo sospiro, battendo velocemente un piede sul pavimento bianco. - La lezione è finita. Potete andare.

 

Erano successe parecchie cose, nelle successive tre settimane.

Prima di tutto, Anta aveva fatto coppia fissa con Amyas, anche se non aveva avuto molto tempo per stare con lui, dopo che Ashley le aveva annunciato che i suoi voti erano troppo bassi e non sarebbero mai arrivati primi in classifica se lei non avrebbe studiato di più. Non è che Anta non fosse brava a scuola, ma era sempre stata una ragazza da sette o otto, mentre per arrivare in prima posizione, la squadra aveva bisogno che lei arrivasse al nove. Così le fu toccato studiare per tutte le due settimane successive con l'aiuto – a rotazione – dei suoi compagni di squadra.

Amy e Kay avevano smesso di parlarsi e, se lo facevano, erano discorsi freddi o litigi. Anta non sapeva spiegarsene il motivo. Un po' le spiaceva non vederli più bisticciare come prima.

Ashley non era quasi mai in appartamento, troppo impegnato ad organizzare il ballo che ci sarebbe stato un paio di giorni più tardi.

Il preside era sparito dalla scuola da più di una settimana, nessuno ne sapeva il motivo, e la scuola era temporaneamente in mano alla vicepreside Punkins che, fortunatamente, non si faceva quasi mai vedere in giro.

- Ehi! Mi stai ascoltando? - fece Kay con voce di rimprovero, ma il suo viso era calmo.

- Eh? - Anta diede un'occhiata al libro di testo che aveva davanti: matematica. - S-sì. - fece un sorriso imbarazzato. - Dicevamo?

- Qual è il risultato di questa operazione? - Kay indicò con un dito un punto del foglio su cui Anta stava scrivendo. Lei guardò quei numeri come se volessero attaccarla. Non capiva come fossero arrivati lì, con quali procedimenti c'era arrivata o come facesse a risolvere l'operazione. In più, la troppa vicinanza con Kay le faceva sobbalzare il cuore. Da quando usciva con Amyas era migliorata in quel campo, ma quando cominciava a stare troppo vicina ad un ragazzo non riusciva a non imbarazzarsi. Ed in quel momento, seduti così vicini da far toccare le sedie, il cuore di Anta non aveva scampo.

- Ecco... - cominciò lei, ma si rese presto conto di non saper finire la frase.

- Non lo sai, vero? - Kay si lasciò cadere sullo schienale della sedia, con le mani incrociate dietro la testa.

- Mi dispiace tanto! - Anta sospirò. - Non è colpa tua... ma questo argomento proprio non lo capisco.

- Beh, certo che non è colpa mia, in matematica ho sempre preso voti altissimi. - Kay si raddrizzò e prese dalle mani di Anta la penna. - Ti faccio vedere come si fa.

Qualcuno bussò alla porta.

Anta tirò un sospiro di sollievo e si alzò dalla sedia per andare ad aprire.

- Amyas, ciao! - Anta spalancò un sorriso radioso – Cosa ci fai qui?

- Mi serve un motivo per vedere la mia bellissima ragazza? - Amyas cinse il bacino di lei con un braccio, costringendola a sé, e la baciò.

Anta non si era ancora abituata. Ai baci, agli abbracci, alle sorprese o a quel calore che provava dentro ogni volta che Amyas la sfiorava anche solo con un dito. Le sembrava tutto così strano: Amyas era stato il suo primo ragazzo, e quindi spesso Anta era impacciata, insicura, non aveva idea di come ci si comportasse davvero in amore. Ma sapeva che lei ed Amyas stavano facendo un discreto lavoro come coppia. Persino Amy le aveva detto che erano una coppia bellissima.

- Stavamo studiando, Amyas. - si intromise Kay, interrompendo il bacio. Anta, imbarazzata, cercò di allontanarsi da Amyas, ma lui la strinse di nuovo a sé, rendendole impossibile scappare.

- Oh, scusa. - fece Amyas con un sorriso. - Non volevo interrompervi. Ma dovrei rubartela per un po'.

- Un po' quanto? Deve studiare.

- Con tutto rispetto, Kay, Anta è un'adulta, ormai. Può decidere da sola cosa fare e non fare. - gli occhi dei due ragazzi si posarono su Anta, ancora indecisa sul da farsi. Ma dopo aver guardato per qualche secondo il viso sorridente e bellissimo di Amyas, non ebbe più dubbi. - Un'oretta? - propose alla fine.

Kay storse la bocca, non del tutto felice della decisione. - E va bene. Ma poi dovrai saper risolvere quel famoso calcolo.

- Promesso. - fece Anta sorridente.

E così, mano nella mano, la ragazza uscì dall'appartamento con Amyas.

- Dove stiamo andando? - chiese Anta.

- Lo vedrai. Intanto, stai zitta e mangia. - le rispose Amyas mostrandole una Fry. La ragazza divorò la deliziosa pallina in pochi morsi. Amyas estrasse dalla tasca una striscia di stoffa e bendò velocemente la ragazza. - Non sbirciare. - le ordinò poi con voce ferma ma in un certo senso dolce. Anta ridacchiò, eccitata come non mai da quella situazione, e sussurrò debolmente un “okay”.

Amyas prese di nuovo la mano della ragazza e i due cominciarono a camminare per infiniti corridoi fino ad arrivare – circa cinque minuti più tardi – a fermarsi. La ragazza sentì Amyas pronunciare delle parole, e la serratura di una porta scattare.

- Amyas... tu sei un... - cominciò lei, ma lui la interruppe più pacatamente possibile. - Shh. Dopo. - disse.

Anta sorrise mentre Amyas la faceva entrare nella misteriosa stanza. Una leggera brezza – dovuta, probabilmente, ad una finestra aperta – le scompigliava le punte dei capelli, ed un odore di tempera fresca le inebriò le narici. Il ragazzo fece fermare Anta e le tolse la benda dagli occhi lentamente.

Una tela di medie dimensioni, ancora sistemata sul cavalletto, si presentò davanti agli occhi di Anta. Rappresentava una ragazza con la pelle pallida, le guance e le labbra rosee e delicate, i capelli leggermente mossi castano chiaro e lo sguardo concentrato.

- Amyas... l'hai fatto tu? - disse lei, meravigliata da quel capolavoro.

- Si. Per te.

A quelle parole, il cuore di Anta palpitò: nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per lei. - È magnifico. Chi è la ragazza?

Amyas parve deluso – Come, non si capisce? Dovresti essere tu.

Anta osservò con maggiore attenzione il dipinto. Effettivamente c'erano parecchie somiglianze ma... - Io non sono così bella.

- Hai ragione. - le rispose Amyas in modo dolce, poi le prese il viso tra le mani e le accarezzò una guancia con il pollice. - Tu sei di più. Non sei bella, sei perfetta.

Amyas si sporse in avanti e la baciò, prima dolcemente, poi con più decisione. Fece scendere le mani dal viso di Anta verso il basso, accarezzandole dolcemente il corpo, provocando dei dolci sussulti al cuore di Anta, che fremeva ad avere di più, sempre di più. Senza quasi accorgersene, Anta si ritrovò con le spalle al muro e con i baci di Amyas che le stuzzicavano il collo. Fece passare le dita tra i riccioli scuri del ragazzo, lentamente. Lui frugò sul bacino di Anta per trovare la cerniera della gonna e, una volta afferrata, la tirò, facendole scendere la gonna fino alle caviglie.

Mentre la ragazza era intenta a sbottonare la camicia di Amyas, si chiese cosa sarebbe successo dopo. Cosa sarebbe successo se si fossero spinti troppo oltre? Amyas avrebbe prima di tutto scoperto quell'orribile pezzo di passato che Anta si portava ogni giorno, nascosto sotto la camicia. E poi... non sapeva se era pronta a donarsi completamente ad Amyas. Non in quel modo... non in quel momento... ma il calore che Amyas le stava facendo provare in quei brevi e preziosi minuti, la stava mandando in estasi.

- Amyas... - provò a dire lei. Il ragazzo la guardò negli occhi, e quando Anta cercò di parlare di nuovo, la zittì dolcemente con un dito e le sussurrò – Ti amo.

A quel punto, Anta seppe di essere pronta: lui la amava e lei amava lui. Non serviva altro per creare il momento perfetto. Ricominciarono a baciarsi. Ma quando le mani di Amyas ebbero raggiunto i bottoni della camicia di Anta, la porta si spalancò.

E qualcuno entrò nella stanza.

 

Ashley era in piedi davanti al leggio nell'aula magna, piena di sedie ancora vuote, a provare e riprovare a mente il discorso che avrebbe dovuto tenere una mezz'ora dopo. Agitato, prese i fogli dalla tasca e li posizionò sul leggio, leggendo quelle parole centinaia di volte senza mai capirle davvero, troppo nervoso per anche solo pensare.

Sentì qualcuno aprire la porta e si girò a guardare chi fosse arrivato. Una ragazza minuta, dai capelli arancioni, era entrata nella stanza.

Ashley sentì un sapore amaro espandersi in bocca: non gli piaceva avere attorno Summer. In realtà, non gli piaceva avere attorno nessun robot.

- Buongiorno Ashley. - lo salutò Summer con un breve inchino. La voce sempre senza sentimento.

- Summer. - la salutò di rimando lui, freddo – Sei in anticipo. Tutti gli A.S.P. dovevano essere qui tra mezz'ora assieme agli altri alunni.

- Si, ma ho inaspettatamente finito prima i miei ordini, e quindi sono arrivata prima.

- Ah, capisco. Cos'è successo?

- Avevo l'ordine di portare delle nuove tempere in aula d'arte e di metterla in ordine. Ma appena arrivata ho visto Anta ed un altro ragazzo che stavano... non so che espressione usare. Avevano le labbra attaccate, Anta era senza gonna ed al ragazzo mancava la maglietta. Mi hanno dato l'ordine di andarmene.

- Cosa?! Anta che amoreggia con un ragazzo in aula d'arte? Non è da lei... - fece Ashley, scosso dalla notizia.

- Ashley, sai cosa stavano facendo? Non so dare un nome a ciò che ho visto, era per caso “amoreggiare”?

- Beh... direi più che si stavano baciando... in modo un po' più spinto... - Ashley era imbarazzatissimo mentre parlava ad un robot di baci e... rapporti romantici umani.

- Quindi... si stavano “baciando in modo spinto”?

- Ehm... ecco, sovrapporre delle labbra a delle altre si chiama comunemente “bacio”.

- E quale sarebbe il suo scopo?

- Ecco, non ha un vero e proprio scopo. È un modo per dimostrare che si ama una persona, che le si vuole bene.

- Capisco. Appreso.

Summer si avvicinò ad Ashley, sul palco. Solo allora lui si rese conto del nuovo vestito di Summer: verde smeraldo, con la gonna lunga fin sopra le ginocchia, senza maniche ma con le spalline ed una profonda scollatura sul davanti – Sai dirmi il nome del ragazzo? Così lo inserisco nel mio database. - fece poi lei.

Ashley, distratto dal seducente vestito di Summer, ci mise un attimo prima di rispondere – Ehm... sì. Se non mi sbaglio dovrebbe chiamarsi Amyas. Lui ed Anta si frequentano da qualche settimana. - Ashley sorrise imbarazzato, cercando di distogliere lo sguardo da Summer.

- Appreso. Ti ringrazio. - rispose Summer.

Gli occhi di Ashley ricaddero sul seno di lei, in un attimo le sue guance diventarono infuocate. Solitamente non si comportava così, era sempre stato un gentiluomo, così come gli avevano insegnato fin da piccolo a casa. Ma era pur sempre un ragazzo adolescente in piena pubertà, santo cielo!

- Ashley, - fece Summer – ti senti bene? Sei tutto rosso in viso.

- C-cosa? S-sì... benissimo. Sarà solo il nervosismo per il discorso che devo tenere. Ma... volevo chiederti... come mai le... le scollature? Ogni volta che ti vedo indossi sempre questi vestiti molto scollati e...

- Sì. Indosso queste scollature per non surriscaldarmi. Vedi, la ventola per tenere i miei circuiti puliti e freschi non può essere coperta o mi surriscalderei.

Ah... allora è solo un fatto di meccanica... pensò Anshley, ma il suo pensiero fu interrotto dalla mano di Summer, che afferrava la sua. Ashley la guardò incuriosito, e quando si sorprese a toccare il centro del petto di Summer, il suo cuore fece un salto, cominciando a battere sempre più velocemente.

- Lo senti? Qui lo strato di pelle sintetica è molto più sottile.

Ashley aveva totalmente perso l'uso della parola. Non aveva mai toccato il seno di una ragazza. Anche se, tecnicamente parlando, Summer non era una ragazza... eppure era così liscia e morbida. Ma una cosa le mancava. Sentiva lo strato di pelle sintetica più sottile... ma mancava il battito del cuore.

Scosse la testa e tolse la mano velocemente. - Potresti farmi un favore? - chiese abbassando lo sguardo, cupo.

- Certamente, Ashley.

- Vai nel mio appartamento e prendi... - Ashley ci pensò su un momento. Aveva solo bisogno di mandarla via per qualche minuto con una semplice scusa - … una bottiglietta d'acqua dal minibar.

- Subito. - e Summer se ne andò.

Ashley si passò le mani tra i capelli biondi e, esasperato, fece un lungo sospiro.

Che giornata! Già quella mattina aveva dovuto rifiutare una ragazza, che neanche conosceva, che gli aveva confessato l'attrazione nei suoi confronti, ed adesso si trovava a palpare il seno finto di un robot... beh, almeno nessuno gli aveva visti.

Passarono pochi minuti e Sky entrò nella strada.

- Hei, ciao! - la salutò Ashley ricomponendosi, sinceramente sollevato nel vederla. - Come mai da queste parti?

- Sono venuta ad augurarti buona fortuna, a giudicare da quanto tu possa essere timido a volte, ti servirà qualcuno che ti sostenga.

- Grazie, è gentile da parte tua. - Ashley sorrise – In effetti... ne avrei proprio bisogno.

- Beh... - fece lei, avvicinandosi al ragazzo ancheggiando – ...potrei stare dietro le quinte a fare il tifo per te. Che ne dici? Anche Eric si è proposto.

- Sì, mi sembra un'ottima idea. Certo, se non vi provoca troppo disturbo.

Sky sospirò ed appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo – Ashley, ti preoccupi troppo. Davvero troppo. Dovresti provare... - la ragazza si avvicinò ancora di più ad Ashley, facendo scendere la mano fino al petto di lui – … a rilassarti un po'.

I due si guardarono per qualche secondo negli occhi: lei con sguardo malizioso, lui confuso ed imbarazzato. Era davvero così bello da attrarre le ragazze dopo solo un paio di settimane? Lui non se l'era mai immaginato... nel paesino dove abitava lui, era riuscito a fidanzarsi solo tre o quattro volte, tutte erano troppo prese a guardare un altro ragazzo, Chris. Beh, lui si che era un bel ragazzo! Gli avevano chiesto di posare per modello su una rivista! Figuriamoci se le ragazze stavano a guardare Ashley piuttosto che Chris!

Poi Sky si staccò da lui all'improvviso, come se avesse dato una caramella ad un bambino e poi, senza un motivo apparente, gliela strappasse di mano. - Secondo me hai solo bisogno di una piccola spinta. - disse poi lei. Frugò nella tasca della gonna e ne tirò fuori un dolcetto grande più o meno come una pallina da ping-pong – Prova a mangiare questa.

 

Entrarono in un piccolo sgabuzzino in uno dei centinaia di corridoi della scuola ed Amy chiuse la porta a chiave.

- Kay. - cominciò lei. - Quando ricomincerai a parlarmi?

Amy attese parecchi secondi, paziente, ma Kay non rispose. - Sei solo un'idiota! - continuò lei. - Non mi parli da tre settimane e sei arrivato addirittura a compromettere il rendimento della squadra! La verità, caro mio, è che tu non sei abituato a tradimenti da parte delle ragazze, perché sei sempre tu a tradirle! Le usi come se fossero fazzoletti! Almeno ora sai cosa devono provare loro!

Ci fu un attimo di silenzio.

- L'hai fatto solo per questo? - disse Kay, la voce triste ed arrabbiata allo stesso tempo. - Per farmi una delle tue solite prediche su quanto io sia stronzo? Lo so già da me, grazie tante!

- No, non l'ho fatto certo per quello. Certo, è vero, un po' mi diverte farti la predica, ma ciò che ho detto prima era solo una provocazione per farti parlare. - Amy sogghignò. - Ed ha funzionato.

- Io... - Kay cercò di finire la frase, ma non ci riuscì: la rabbia e la delusione gli bloccarono le corde vocali.

- Non volevo che finisse così. - disse Amy. - Tu mi piaci davvero, Kay.

- E Gabe?! Lui come lo spieghi? - Kay aveva alzato la voce.

- Ho una spiegazione ma... non so se è giusto parlarne. Non è giusto nei confronti di Gabe. Sono cose private.

- Beh, non era neanche giusto nei miei confronti tradirmi!

Quelle parole trafissero il cuore di Amy come nessun'altra arma avrebbe mai saputo fare. Ma riuscì a trattenersi dal piangere o dall'urlare. - Touchè. - disse solo.

Inspirò ed espirò un paio di volte prima di ricominciare a parlare. - Conosco Gabe da quando sono nata. Lui è figlio del miglior amico di mio padre, quindi da piccoli abbiamo trascorso molto tempo assieme. Quando mio padre cominciò ad essere troppo impegnato per badare a me e mia madre aveva cominciato a sentirsi male, continuando a fare avanti ed indietro dall'ospedale, Gabe prese le orme di fratello maggiore, nei miei confronti.

Kay ridacchiò. - Forse un po' più di un fratello.

Amy lo fucilò con lo sguardo. - Lasciami finire. - prese la sua bacchetta dalla tasca, ma non per attaccare, la fissò per qualche secondo, poi la strinse tra le mani, come se la volesse spezzare, come se le facesse tornare alla mente dei brutti ricordi. - C'è una legge, nel mondo dei maghi. Se un cittadino si ammalasse gravemente e i medici gli diagnosticassero una malattia in grado di compromettere le capacità cognitive del cervello, allora al cittadino verrebbe tolta la bacchetta. - Amy sospirò. - Quando compii quattordici anni, mio padre mi regalò la mia prima bacchetta, come di consueto. Ma quando la presi in mano e riconobbi quella di mia madre... quel giorno non fu più un giorno felice. Le avevano tolto la bacchetta perché la malattia che aveva si era espansa fino al cervello. E mio padre aveva voluto regalarmela, come simbolo della famiglia. Ma per me significò solo che mia madre sarebbe morta di lì a pochi anni. All'epoca Gabe aveva già diciotto anni. E mi stette vicino anche quel giorno.

- C-cosa?! - esclamò Kay.

- Non fare quella faccia! Quattro anni di differenza non sono niente!

- Ma...

- Fatto sta, - lo interruppe Amy. - Che qualche giorno più tardi di quel compleanno, mio padre mi disse che era ora di trovarmi un buon partito, perché ormai ero una signorina e... mi obbligò a fidanzarmi con Gabe per faccende politiche. All'inizio rimasi scossa. Non ero innamorata di Gabe e lui non era innamorato di me. Eravamo come fratello e sorella, ma i nostri padri ci costrinsero a stare insieme. Io e Gabe concordammo di provarci. Magari, stando insieme come una coppia, ci saremmo innamorati

- Ed è successo?

- No. - Amy fece un sorriso triste. - No, ovviamente no. Ma non sai quanto avrei voluto che succedesse. Sarebbe stato tutto più semplice.

- Tuttavia, questo non giustifica ciò che hai fatto.

- Non penso che niente possa giustificarlo. Ma in mia difesa posso dire che... volevo provarci. A stare insieme, intendo. Insomma, se noi saremmo scelti per la missione della profezia, potremmo non tornare vivi. E se non fossimo scelti, ci cancellerebbero la memoria dell'ultimo anno e non ci ricorderemmo più l'uno dell'altra. Quindi volevo provare. Non mi sono mai innamorata, Kay. E volevo provarci. Almeno per una volta, prima di tornare al mio futuro già segnato in cui sposo Gabe.

Ci fu qualche istante di silenzio, poi Kay aprì la porta e se ne andò.

 

Ashley sfiorò con le dita le delicate tende rosse del palco e sospirò. Anche se era ancora dietro le quinte, il suo nervosismo non diminuiva, anzi, aumentava ogni secondo di più.

- Andrai benissimo. - lo rassicurò Sky. - Tra poco il cibo che ti ho dato farà effetto e ti sentirai meglio. - sorrise, dandogli una leggera pacca sulla spalla.

- Speriamo. - rispose lui, e dopo qualche paio di sospiri per allentare la tensione, si decise a fare la sua comparsa sul palco.

Arrivò fino al centro ed appoggiò i fogli del discorso sul leggio già pronto per lui. Poi guardò i volti degli studenti presenti in sala, con centinaia di occhi fissi su di lui. Cominciarono a sudargli le mani e se le asciugò sui pantaloni. Sbirciò Sky e Eric, ancora dietro alle quinte, entrambi a fare il tifo per lui.

Deglutì e, finalmente, cominciò a parlare. - Buon pomeriggio, ragazzi ed A.S.P. Mi chiamo Ashley e sono a capo del consiglio studentesco. Mi hanno chiesto di illustrarvi come si svolgerà il nostro ballo d'autunno, che avrà luogo tra un paio di giorni. - Ashley si rese conto in quel momento che la misteriosa pallina di Sky stava facendo effetto: si sentiva la mente vuota, serena, fresca. Sbadigliò. In effetti, si sentiva un po' meglio. - Il ballo si svolgerà nella palestra nord ed in una parte del giardino. Non bisognerà pagare l'ingresso, ovviamente, ma ai bar della scuola saranno in vendita i fiori per invitare la propria dama al ballo. Per chi non avesse un compagno od una compagna, tutti gli A.S.P. saranno a vostra disposizione per parlare o ballare.

D'improvviso, Ashley si bloccò. Sentì una forte emicrania ed una fastidiosa sensazione allo stomaco. Cercò di resistere e continuare il discorso, ma non ci riuscì.

Camminò veloce verso Sky, dietro le quinte. - Continua tu. - le disse.

Senza aspettare una risposta, corse verso il bagno più vicino. Eric lo seguì, preoccupato per lui. Appena Ashley fu arrivato in bagno, cominciò a vomitare nel lavandino. L'amico lo guardava confuso, non poteva fare niente, quindi si limitò a dargli un paio di pacche sulla schiena.

- Tranquillo, - gli disse – Non so cosa diavolo hai combinato, ma starai meglio.

Ashley avrebbe voluto che fosse così. Oh! Quanto l'avrebbe voluto! Perché subito dopo i conati di vomito, svenne tra le braccia di Eric.

 

Spazio autrice!

Eccomi con un nuovo spazio autrice! :D Ho voluto farlo per augurarvi un buon Natale ed un felice anno nuovo! Avrei pubblicato il capitolo prima, ma con tutte le verifiche, il Natale... Ci ho messo un po' a scriverla. In realtà ce l'avevo già pronta da un paio di settimane, ma volevo aspettare il Natale, per farvi un regalo! :3 Beh, cambiando discorso, stavo pensando di cambiare il titolo della storia perché non mi piace, quindi se un giorno vi trovate il titolo della storia cambiato, è la stessa storia! Non preoccupatevi! Comunque, io sono pessima con i titoli, quindi se avete qualche consiglio, per favore, AIUTATEMI! Detto questo, di nuovo buon Natale! Aggiornerò la pagina il prima possibile! <3

   
 
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