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Autore: kristyblue    26/12/2014    1 recensioni
[Labyrinth/The Santa Clause crossover + altri]
Comincia tutto con una sfida, una scommessa fatta quasi per scherzo. Ma quando la figlia del Re dei Goblin e della Campionessa del Labirinto affronta Jack Brina, istrionico signore dei ghiacci, per decidere a chi spetti il trono di Jareth, la situazione degenera rapidamente in uno scontro che rischia di travolgere l'esistenza stessa del Labirinto e delle Creature Fantastiche di tutto il mondo. Ancora una volta Sarah e Jareth dovranno affrontare imprevisti e pericoli alla luce del sentimento di giocosa rivalità che li unisce, e contemporaneamente destreggiarsi nel non facile ruolo di genitori di una figlia ormai cresciuta, che ha ereditato la testardaggine di Sarah, l'astuzia di Jareth e la refrattarietà di entrambi a farsi comandare a bacchetta... Un crossover fra Labyrinth e la saga di Santa Clause con Tim Allen (sopratutto il terzo film, "Santa Clause è nei guai", anche se lo precede cronologicamente - è ambientata poco dopo che Scott Calvin è diventato Babbo Natale, quindi subito dopo il primo film), "contaminato" però anche con altri film come "Polar Express", "SOS Befana" e i romanzi della serie di Artemis Fowl.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jareth, Nuovo personaggio, Sarah, Toby
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questo capitolo partecipa alla challenge "La sfida dei duecento prompt" di kamy.
Prompt 186 - Padre


NOTA: Rieccomi! Dopo una latitanza lunghissima dalle pagine di EFP per tutta una serie di casini, torno a "regalarvi" un nuovo capitolo, quanto mai indicato visto il periodo dell'anno e il fatto che la mia storia è un crossover con la serie di Santa Claus :) Stavolta assistiamo a un "amorevole" (si fa molto per dire) faccia a faccia fra padre e figlia. La matassa comincia ad aggrovigliarsi, che starà complottando Jareth insieme all'Uomo dei Sogni? E in tutto questo, dove si è cacciata Sarah? Se vi va di lasciare un commento sarò felice di leggere cosa ne pensate fin qui :)

 
*** Più tardi ***
 
Furente, Trisha entrò nella sua stanza, sbattendo la porta dietro di sé, e si lasciò cadere davanti al tavolino da toeletta istoriato.

Scrutò con aria torva lo specchio che le rimandava la sua immagine. Con quei capelli che si arricciavano alle estremità, gli occhi impari, il naso dritto e la bocca tesa in una linea sottile, sembrava una versione scura di Jareth. Già altre volte la somiglianza con suo padre l’aveva infastidita, ma mai come in quel momento in cui l’unica cosa che avrebbe voluto fare era scagliargli contro una sfera e vederlo scomparire per sempre, magari nelle profondità delle segrete o nella Gora dell’Eterno Fetore. Dovunque, in qualsiasi luogo da cui il suo sorriso di scherno non potesse tornare a tormentarla.

Era stato un incubo trattenersi per tutta la durata del ballo; insopportabile sorridere e fingersi spensierata, mentre i suoi pensieri volavano lontano da lì.

Ecco fatto, padre. Ho evitato di rovinarti il divertimento, no?, pensò, mentre si spazzolava furiosamente i capelli. Peccato che ci abbiate pensato tu e mia madre a rovinarlo a me!

Quando li aveva raggiunti, dopo aver ballato con l’araldo invernale, si era subito accorta che qualcosa non andava. Sua madre, come al solito, tentava di salvare le apparenze; le aveva sorriso e chiesto se si stesse divertendo, ma si vedeva benissimo che era tesa come un elastico. Persino la sua voce suonava falsa, ancora prima che gli invisibili fili del destino che partivano da lei si intrecciassero con aria di sfida a quelli che partivano da Jareth.

E per quanto riguardava suo padre…

Lui, naturalmente, era troppo astuto per uscire allo scoperto. Ma dal modo in cui aveva sorretto lo sguardo di Trisha, da come l’aveva squadrata, lei aveva capito subito cosa doveva essere accaduto. Glielo aveva letto in faccia, chiaro come una confessione, e si era sentita perduta.

Cosa diavolo era saltato in mente a sua madre, di impicciarsi? Lei non  c’entrava neppure, in quella faccenda della successione! Anche se aveva sposato il Re dei Goblin e rinunciato alle sue spoglie mortali per diventare una Fae, non era comunque di stirpe reale. Perché aveva dovuto intromettersi, capovolgendo il filato del destino?

Sconfortata, Trisha balzò in piedi e si aggirò per la stanza come un’anima in pena, tormentandosi le unghie.

Che cosa faccio, adesso?

Non sarebbe mai riuscita a tener testa ai suoi genitori. Non contemporaneamente. Sarah forse poteva essere un’avversaria alla sua altezza, ma già per sconfiggere il solo Jareth avrebbe dovuto far ricorso a ogni fibra della sua magia, comprese quelle che non sapeva di possedere. Da qualunque angolazione lo guardasse, l’esito dello scontro era segnato; i fili del suo destino si ritraevano come serpentelli davanti a quelli congiunti dei suoi genitori, e la luce che emettevano era sempre più debole… sempre più fioca…

“Non è giusto!”, ringhiò Trisha, stringendo i pugni.

“Mi sembri sempre più simile a tua madre”, osservò improvvisamente una voce alle sue spalle, in tono canzonatorio.

Come già quel mattino, la giovane Fae non si voltò neppure. Il debole di suo padre per le entrate a effetto era cosa nota a chiunque si trovasse anche solo di passaggio per la città di Goblin. I mortali naturalmente non se lo aspettavano mai, e rimanevano di stucco quando Jareth compariva dal nulla con uno svolazzo, o emergeva dalle lacere vesti di un mendicante. D’altronde, la maggior parte dei mortali dell’Aboveground era anche stupida come la paglia.

“Che onore”, sibilò Trisha, rancorosa. “Il Re dei Goblin trascura i suoi regali doveri per conferire con me. Devo inchinarmi?”

“Ho dei doveri anche come padre”, ribatté Jareth, e lei avrebbe potuto giurare che stesse sogghignando. “Come mai tanto veleno, mia cara? E’ andato tutto a meraviglia, no?”

Lo sa?, pensò Trisha, con un tuffo al cuore. Non osò lanciare nemmeno un’occhiata ai fili del destino, con lui nella stanza; Jareth avrebbe potuto approfittare di quella sua distrazione per lanciarle contro una sfera. Se voleva aprire lui le ostilità, avrebbe sicuramente colpito a tradimento. Magari perfino alle spalle.

“Se ti riferisci al ballo”, disse, sforzandosi di ricacciare indietro la paura, “è stato uguale a quelli che l’hanno preceduto e a quelli che seguiranno, e che spero siano esigui come i mortali che nei secoli hanno attraversato con successo il Labirinto…”

Come se lui le avesse letto nel pensiero, una sfera di cristallo rotolò pigramente ai suoi piedi. Trisha si voltò di scatto a fronteggiare Jareth, che aveva incrociato le braccia sul petto e la fissava divertito.

“Che significa?”, sibilò la ragazza, con voce di ghiaccio.

Jareth le sorrise.

“Lo sai, no? E’ solo un cristallo…”

“Credevo che stessimo parlando del ballo, non dei miei sogni!”

“Una cosa non esclude l’altra. A proposito, ti ho visto ballare insieme all’araldo invernale…”

Trisha resistette all’impulso di abbassare lo sguardo. Sarebbe stato come tradirsi.

“Be’, non c’erano molte altre alternative. Il rinfresco era penoso e la compagnia uno strazio…”

“Quindi adesso siete amici, tu e quel… come si chiama… Bora?”, sghignazzò Jareth. “Per tutti i Goblin, sei davvero caduta in basso se non sai nemmeno sceglierti un alleato decente!”

“Si chiama Bruma”, lo corresse Trisha a denti stretti. “E si dà il caso che non sia affatto un mio alleato!”

“Come vuoi. Servitore, allora. Sgherro, lacché… o magari aiutante. Non è così che li chiama il loro capo?”

“Non mi serve l’aiuto di un galoppino di quello stupido Santa Clause! Quello che voglio me lo prendo da sola!”

Non come lui, che si circondava di servi stupidi e inetti! Trisha intendeva servirsi dell’araldo invernale solo come pretesto per evitare uno scontro diretto con Jareth, ma quando a città di Goblin e il Labirinto fossero stati suoi, lo avrebbe appeso in una segreta a mo’ di decorazione natalizia. Anzi, alla prima occasione avrebbe spedito l’intero Consiglio delle Creature Leggendarie a fargli compagnia. In fin dei conti, una volta esaurita la loro utilità, che cosa devo a quella gente?

Jareth stese una mano verso la sferetta di cristallo sul pavimento, che sfrecciò attraverso la stanza gli atterrò vorticando nel palmo.

“Dici che non ti serve nessun aiuto per prenderti quello che vuoi”, sibilò il Re dei Goblin. “Allora che cosa stai aspettando?”

Sorrideva ancora, ma dal suo viso era scomparsa ogni traccia di buonumore. Trisha ricordava di averlo visto così infuriato solo quando lei aveva attirato nel Labirinto quei due mortali. Istintivamente, arretrò di un passo.

“Io non… Cosa ti dà la certezza che sarò io, anziché lo zio Toby?”, proruppe disperata.

“Tuo zio non ha più rimesso piede nell’Underground,  da quand’era bambino. Il suo tempo mortale è agli sgoccioli, e se finora non ha manifestato nessun desiderio di unirsi a noi…”

“Però potrebbe farlo da un momento all’altro! Gli umani sono ossessionati da certe cose. Anche mia madre non riesce a smettere di contare il tempo che passa…”

Jareth ebbe un attimo d’esitazione, e lei lo incalzò;

“Finora lo zio Toby non ha mai pensato seriamente alla morte. Ma se cambiasse idea? O se zia Charlotte se ne andasse prima di lui? Non è escluso che succeda, lo dicono i suoi futuri possibili…”

“Ne hai parlato con tua madre?”

“No, lei non vuole nemmeno che accenniamo all’argomento… e tu, invece, gliel’hai detto?”, fece Trisha, con una smorfia. “Vi ho visti confabulare…”

“Le ho accennato qualcosa, sì.”

“Le hai detto anche che speri che suo fratello muoia prima di cambiare idea?”, lo sfidò lei. Jareth si irrigidì, mentre i suoi occhi si riducevano a due fessure lampeggianti di collera.

“Non so di cosa parli”, sibilò.

“E’ per questo che ultimamente non la smetti di tormentarmi? Vuoi sbarazzarti di me, intanto che aspetti la dipartita dello zio Toby?”, lo aggredì Trisha, che aveva recuperato un po’ di colore. “Durante l’ultimo ricevimento di corte, dopo che tutti gli altri se ne erano andati, ti sei attardato con l’Uomo dei Sogni. E quando sono tornata, stavate ancora parlando.”

Jareth arricciò il naso.

“Il giorno che deciderò di coinvolgerti nelle faccende fra me e i miei sudditi, te lo farò sapere.”

“Vi ho sentiti! Avete nominato lo zio Toby, e l’Uomo dei Sogni ha detto che era tutto sotto controllo. Cosa fai, gli mandi dei sogni creati apposta per tenerlo lontano dall’Underground?”

“Ti avverto, Trish…”, minacciò il Re dei Goblin.

“No, sono io che ti avverto! Se non mi lasci in pace, vado da mia madre e giuro che spiffero tutto! Scommetto che non sarebbe più tanto ansiosa di schierarsi dalla tua parte, se sapesse che stai facendo il lavaggio del cervello al suo adorato fratellino”, ribatté sardonicamente lei.
 
Jareth strinse la sfera di cristallo nel pugno e alzò il braccio per lanciargliela contro. In quel momento però un’altra sferetta apparve dal nulla; emetteva un leggero bagliore argenteo mentre scivolava verso di loro, come una ninfea trascinata dalla corrente. All’interno, fra mille sfavillii argentati, Jack Brina sorrideva compiaciuto.

“Desidero che la figlia del Re dei Goblin venga da me all’istante”, lo sentirono pronunciare.

“Parli del diavolo…”, mormorò Jareth.

Trisha sospirò stancamente, strofinandosi il setto nasale. “Immagino che dovrò andare a sentire cosa vuole. Senti…”, aggiunse, visto che il padre sembrava aver sbollito almeno in parte la rabbia di pochi istanti prima. “Hai qualcosa in contrario se mi faccio un giro per l’Aboveground, quando ho finito con lui? Preferirei stare alla larga dal Castello, per un po’.”

Jareth inarcò un sopracciglio.

“Allora non desideri riprendere il discorso di tuo zio Toby, mia cara?”

“Magari lo riprendiamo un’altra volta, quel discorso. Oggi non è giornata.”

“Ma se hai appena detto…”

“Devo andare”, tagliò corto Trisha, prima di scomparire in una nuvola di fumo luccicante. La sua voce aleggiò ancora per qualche istante dietro di lei. “Dì alla mamma di non aspettarmi.”
  
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