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Autore: Bored94    26/12/2014    0 recensioni
La storia di due amici dal giorno in cui si sono conosciuti. Com'è stata la loro vita in Accademia, in quali guai si sono cacciati, le amicizie che hanno stretto...
Chi erano il Dottore e il Maestro prima che le loro vite venissero completamente stravolte?
[Riferimento a Universo Esteso. Academy Era.]
Genere: Angst, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Doctor - Altro, Master - Altro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2.


- Ti dico che non è così!
- Sì, invece! Ma cosa passo il mio tempo a discutere con te! È del tutto inutile. Sei solo una scienziata pazza che si diverte con esperimenti genetici, cosa ne vuoi capire di meccanica, matrice, circuiti di occultamento...
- Decisamente più di te visto che hai invertito lo stabilizzatore e sostituito il dispositivo di alterazione gravitazionale con un congegno di rilevamento delle onde emanate dalla materia oscura all'interno dell'Occhio dell'Armonia! Come se fosse mai possibile replicare un buco nero su piccola scala semplicemente studiando le particelle emesse da quello che presumibilmente è un buco nero!

- Vuoi abbassare la voce?! Se ci scoprono verremo espulsi e... - nessuno seppe mai cos'altro sarebbe potuto succedere perché il sibilare rabbioso del bambino venne interrotto da un colpo di tosse che fece sussultare entrambi i presenti.

- Scusate l'interruzione, ma è qui che si terrà la lezione di tecnologia, vero? - chiese un bambino dai capelli rossi, accompagnato da altri due, uno biondo e uno moro.

- Sì, sarà qui, inizierà tra una quindicina di minuti. - rispose uno dei due. I tre amici lo osservarono: il bambino era sporco di una qualche sostanza non ben definita, forse proveniente da uno dei macchinari o forse dalla boccetta nella mano della bambina vicina a lui. Teneva in mano diversi cavi e un oggetto rettangolare di cui non riuscirono a capire la funzione.
La bambina accanto a lui si limitò ad osservarli, la fronte aggrottata.

Magnus annuì e entrò con gli altri due. - Io sono Magnus, - si presentò - e loro sono il Dottore e Koschei.

- Il Dottore? - chiese la bambina, parlando con loro per la prima volta.

Il Dottore annuì imbarazzato. - Sì, è il nome che mi sono scelto, quelli datimi dai miei cugini erano imbarazzanti e li usavano per prendermi in giro.
La sua interlocutrice non sembrò dare particolare peso alla cosa e torno a fissare le formule sul suo quaderno.
- Io sono Drax, - si presentò il bambino castano dopo un attimo di esitazione in cui i tre poterono vedere chiaramente nel suo sguardo che aveva già capito chi erano le tre persone davanti a lui - e Miss Simpatia qui con me è Ushas.

La bambina non fece in tempo a ribattere che il professore si presentò in classe, lo sguardo arcigno rivolto ai bambini ancora in piedi.

I cinque si sedettero velocemente e rimasero in silenzio mentre il resto dei compagni di classe prendeva posto.

La lezione iniziò e stranamente il silenzio si protrasse lungo tutta l'ora: il Dottore, la testa appoggiata su una mano e lo sguardo perso, era già lontano anni luce da quell'aula; Koschei cercava di capire la spiegazione contorta del professore, spiegazione che, se una persona si fosse limitata ad osservare le espressioni di Ushas e Drax, sarebbe parsa incredibilmente noiosa e banale.

Magnus invece era in un mondo a parte, troppo occupato a lanciare occhiate furtive a Ushas, la quale sembrava essersi totalmente dimenticata della sua esistenza.

I cinque decisero di restare insieme quel pomeriggio e lasciare lo studio per un altro giorno, il Dottore e Koschei erano incuriositi dal discorso sentito poco prima tra i due; Drax aveva sentito delle voci sul loro conto, non poteva fare a meno di chiedersi se fossero vere o meno e il suo piccolo cervello da scienziato lo spingeva a pretendere una risposta inconfutabile; Ushas non aveva nulla di meglio da fare per occupare il proprio tempo libero e Magnus... beh, Magnus sembrava aver perso la capacità di articolare un discorso sensato e rivolgeva tutta la sua attenzione alla bambina castana come se fosse stata una rivelazione divina.

Furono presto raggiunti nel cortile da altri due bambini, impegnati a parlare fitto fitto e a ridacchiare.

La bambina aveva i capelli tagliati corti, a caschetto, e il bambino aveva la pelle scura.

Sembrarono accorgersi della presenza degli altri solo quando se li trovarono davanti perché si esibirono in uno sguardo confuso e incuriosito.

- Ciao, Ushas! Ciao, Drax! - trillò la bambina, stampandosi in viso un gran sorriso vedendo due facce conosciute.

Drax le sorrise ma Ushas si limitò a un cenno del capo.

Non sembra molto incline a conoscere o condividere il suo tempo con altre persone. si limitò a pensare Koschei per poi decidere che la questione non lo riguardava... certo Magnus avrebbe avuto un brusco risveglio, sghignazzò.

La nuova arrivata si voltò verso di loro e si presentò continuando a sorridere. - Io sono Millennia, la compagna di stanza di Ushas, e lui è Rallon, il compagno di stanza di Jelpax, Mortimus e Vansell - disse indicando il bambino accanto a lei e arrossendo leggermente.

Il piccolo sollevò una mano e salutò tutti quanti.

- A proposito... dove sono? - chiese lui, parlando per la prima volta da quando erano comparsi.

Drax alzò le spalle. - Jelpax avrà trascinato Mortimus e Vansell in qualche anfratto nascosto della biblioteca, speriamo non si facciano scoprire questa volta.

- Perché? Cosa hanno fatto la scorsa volta? - chiese il Dottore, improvvisamente interessato.

- Niente, in realtà. Li hanno presi prima. - rispose. - Sono stati scoperti mentre cercavano di entrare in un'ala protetta della biblioteca.

- C'è un'ala protetta?
- Non ci provare. - lo rimbeccò Koschei.
- Comunque, - esordì Magnus, uscendo dallo stato di muta contemplazione nel cui era caduto - io sono Magnus e loro sono il Dottore e Koschei.
- Piacere di conoscervi. - risposero i due nuovi arrivati.

- Aspettate... siete voi quindi quelli di cui parlano? - chiese Rallon. - I due di casa Oakdown e Lungbarrow?
Tutti si voltarono nella sua direzione: il Dottore e Koschei non sembravano arrabbiati, solo rassegnati a ripetere la stessa discussione fatta altre innumerevoli volte in quel periodo con un numero spropositato di persone che puntualmente avevano iniziato a evitarli.

Magnus non sembrava affatto contento di quell'allusione e Ushas alzò un sopracciglio, sembrava interessata alla questione.

- Rallon! - lo richiamò Drax ma fu preceduto da Millennia che gli assestò uno schiaffo sulla nuca.

- Ti pare il modo? - sbottò rompendo la tensione che si era venuta a creare. - Scusatelo, non sa quando tenere a freno la lingua... è solo che se ne dicono tante su di voi che non sappiamo più cosa sia vero e cosa no. - spiegò alzando le spalle. - Spero non ve la siate presa, era solo curiosità, non voleva essere sgarbato.

Il bambino non la contraddisse, si limitò a guardarla stupito, massaggiandosi la nuca, per poi spostare lo sguardo confuso su loro due. - Cos... no. Assolutamente, non intendevo quello, io...

- Non importa. - rispose Koschei prendendo alla sprovvista il Dottore e Magnus. - È inevitabile che le voci corrano, no? - aggiunse sorridendo.

Rallon sorrise sollevato. - Che ne dite di... uhm... andare a pranzo? Magari riusciamo a unire due tavoli in modo da starci tutti, se arriviamo prima degli altri.

Dopo qualche minuto erano già seduti a chiacchierare e scherzare senza troppe difficoltà, a loro si erano uniti anche Mortimus, Jelpax e Vansell, riemersi dalla biblioteca, il primo un po' più basso del secondo che portava gli occhiali.

Si stupirono tutti quanti di quanto fosse semplice parlare e capirsi, realizzarono inconsciamente di aver trovato dei nuovi grandi amici, certo, ma non sapevano ancora l'importanza che essi avrebbero avuto nello loro vite.

Non sapevano che era appena nato il Deca.

 

Magnus non riuscì a trattenere un verso strozzato rientrando nella camera seguito dal Dottore e Koschei, non si aspettava di trovarselo lì davanti e per poco non aveva cacciato un urlo.

- Che ci fai tu qui?
Drax gli rivolse un'occhiata confusa. - Non ve l'hanno detto?

Gli altri due scossero la testa. - Detto cosa? - chiese Kos.
- Mi hanno trasferito qui. La mia famiglia ha ritardato il mio trasferimento nel dormitorio perché volevano controllare non so che cosa. - fece una smorfia per indicare che non gliene poteva importare di meno.

- Quindi sarai nostro compagno di stanza? - chiese il Dottore entusiasta. L'altro annuì e stava per aggiungere qualcosa quando finalmente vide Badger. - Perché hai un avatroide nella camera dell'Accademia?

- Lui è Badger. Dormiva con me quando ero dai Lungbarrow perché ho paura del buio. - rispose lui senza esitare.

- Ah... ok... - si limitò a dire Drax appuntandosi mentalmente di non lasciare vestiti o altri oggetti delicati in giro per la stanza in modo da evitare che Badger glieli riempisse di pelo o li rompesse.

Inutile dire che nel giro di qualche giorno il proposito era andato felicemente a farsi benedire e nella stanza regnava il caos incontrastato.

- E i letti? - aggiunse. Perché in quella camera era tutto sottosopra?

- Di nuovo colpa mia. - rispose di nuovo il Dottore, questa volta un po' a disagio.
Drax alzò un sopracciglio ma lasciò perdere vedendo Koschei fare cenno di no con la testa.
- Beh, chi dorme dove? - chiese invece.
 

Quella fu un'altra notte popolata dagli incubi.

Drax si era alzato per andare in bagno e quando era tornato aveva trovato il Dottore raggomitolato sul letto che piangeva, Magnus e Koschei intenti a cercare di svegliarlo.

- Cosa succede?
Koschei storse il naso. - Un incubo. Li fa spesso ultimamente.

- Avete scoperto perché?
Magnus scosse il capo. - Non ce lo vuole dire.
- Aspettate. - li fermò Drax dopo l'ennesimo tentativo di svegliarlo. Gli mise le mani sul viso e appoggio la fronte alla sua tentando di non svegliarlo.

- Che stai facendo? - chiese Magnus.
- Secondo te?
- Ma non possiamo... - cercò di opporsi Kos.
- O così o continuiamo con gli incubi fino a quando non si deciderà a parlare.
Questo li zittì definitivamente e Drax riuscì finalmente a entrare nella sua testa e a vedere il suo sogno.

 

- Dai, Koschei, muoviti! - urlò continuando a correre e ridere. Era riuscito ad uscire di casa senza essere notare, non aveva intenzione di farsi scoprire proprio ora.

L'amico accelerò il passo e dopo un po' si buttò per terra a pancia all'aria. - Basta, mi arrendo. - disse ridendo e il Dottore tornò indietro.

Rimasero per un po' sdraiati in mezzo all'erba rossa a parlare delle rispettive famiglie, dell'Accademia, dei loro progetti, della voglia scappare via dalle loro case e non doversi più giustificare con nessuno.

Una volta che si furono sfogati iniziarono a ridere e scherzare, non volevano pensare che di lì a poco sarebbe davvero iniziata l'Accademia e avrebbero rischiato di vedersi meno.

Passata qualche ora, si alzarono di nuovo e iniziarono a camminare verso il fiume.

Intenti com'erano a chiacchierare, non si accorsero della persona che li stava seguendo.

O meglio, se ne accorsero quando era troppo tardi per correre.

- Guarda, guarda... lo scemo e il matto. Solo voi due potevate essere così disperati da diventare amici l'uno dell'altro. - sghignazzò.
- Torvic. - ringhiò Koschei a denti stretti, ma il Dottore gli fece cenno di trattenersi, lo afferrò per un braccio e iniziò ad allontanarsi.

Torvic sembrò non gradire affatto quel gesto e gli si parò davanti. - Mi dai le spalle, scemo?

- Torvic, lasciaci andare, per favore. - chiese il Dottore tenendo lo sguardo basso.
- Scemo e pure codardo. Un'accoppiata vincente. - rise l'altro.
Il Dottore strinse i denti ma non disse nulla e Torvic lo alzò da terra, afferrandolo per i vestiti.

Sospirò e lo guardò scuotendo la testa. - Vedi, - disse con tono falsamente dispiaciuto - questo è quello che succede a frequentare gli scarti.

- Torvic, non respiro. - mormorò il Dottore cercando di aprirgli la mano con cui teneva il colletto della sua maglia.
- Oh! Scusa tanto. - disse mollando la presa e lasciandolo cadere al suolo. - Lascia che ti aiuti. - continuò tirandolo su in malo modo e spingendolo fino quasi a farlo cadere.

Koschei cercò di trattenersi il più possibile, sapevano come andavano queste cose ormai, se si opponevano era solo peggio... dovevano aspettare che Torvic finisse con l'altro... quando, però, Torvic fece per gettare il Dottore nel fiume perché “un po' d'acqua fresca lo avrebbe sicuramente aiutato a riprendersi”, non ce la fece più e gli si avventò contro con tutto il suo peso, gettandolo a terra.

Il Dottore si ritrovò finalmente libero, passò lo sguardo da Torvic a Koschei e sbiancò quando si rese conto di cosa era appena successo. - Kos... - si limitò a sibilare.
L'amico fece qualche passo nella sua direzione e lo aiutò a rimettersi in piedi. - Tutto ok?
- Sì... ma che cavolo ti è saltato in mente?

Lui deglutì. - Bella domanda.
Torvic si alzò in piedi, azzerò la distanza tra loro e gli assestò un pugno in faccia.
- Tu, piccolo stupido scarto, pazzo difettoso. Come osi? Senti i tamburi, eh? Ora ti farò sentire io qualcosa di decisamente più reale! - continuò a insultarlo senza smettere di colpirlo fino a quando lo afferrò per la nuca e gli infilò la testa nel fiume.

Il Dottore rimase bloccato qualche secondo. Cosa doveva fare? Normalmente non... no.

Koschei aveva ragione. Adesso basta.

Cercò di attirare l'attenzione di Torvic ma era tutto inutile, la presa su Koschei non accennava a diminuire e la sua testa non era ancora riemersa dall'acqua.

La sua resistenza si stava facendo sempre meno decisa con il diminuire dell'ossigeno.

In quel momento il Dottore reagì d'istinto. Se gli avessero chiesto in seguito come fosse successo tutto quanto non sarebbe riuscito a spiegarlo.

Prese una pietra e la scagliò con tutta la sua forza contro la testa di Torvic, che non la vide arrivare e venne colpito in pieno.

Cadde a terra a peso morto.

Il Dottore corse verso Koschei che era riuscito a tirarsi finalmente fuori dall'acqua e stava tossendo carponi, cercando di riprendere fiato.

Si inginocchiò vicino all'amico. - Stai bene?
L'altro si sedette e annuì, continuando a prendere lunghi respiri, il Dottore lo studiò per qualche istante e lui finalmente cedette: scosse la testa e si mise a piangere, tremando.

Il Dottore si avvicinò e lo abbracciò per cercare di calmarlo, solo dopo qualche istante si accorse che non stava accadendo nulla: Torvic avrebbe già dovuto essersi alzato e avrebbe già dovuto ricominciare a dar loro il tormento... alzò lo sguardo e lo vide ancora riverso al suolo. Si allontanò da Koschei e si avvicinò a Torvic... era morto. Lo aveva ucciso.

I due bambini si scambiarono un'occhiata e, senza nemmeno parlare, spostarono il cadavere e gli diedero fuoco.

 

Drax interruppe la connessione mentale e sbatté le palpebre, incredulo. Koschei e Magnus si erano collegati a lui e avevano visto tutto.

Il bambino deglutì, si inumidì le labbra e finalmente parlò. - È... è successo davvero?
Koschei annuì, mentre Magnus brontolava un “merda” a denti stretti e si passava una mano tra i capelli.

- È morto. Quel tipo è morto. - continuarono a ripetere i due come se fosse un mantra. - Il Dottore lo ha ucciso.
Koschei li osservò sospettoso per qualche istante. - Non c'era alternativa. Avete visto anche voi.
- Noi... lo sa qualcuno? Lo avete detto a qualcuno? - chiese Drax.
- Ovviamente no. E voi non dovete...
- Fammi indovinare: dirlo in giro? Ci prendi per idioti? - rispose Magnus, la voce strozzata, mentre Drax si lasciava sfuggire un sospiro di sollievo e lasciava un “non lo sa nessuno, bene... bene”, come se stesse cercando di fare ordine nella propria mente.

Sembrò riacquistare velocemente lucidità. - Ma perché lo sta sognando ora? Voglio dire... è successo prima dell'Accademia, sono passati almeno un paio di mesi... perché proprio ora?
- Non lo so. - Koschei si strinse nelle spalle. - Forse è successo qualcosa.

- Possiamo sempre chiederlo a lui. - disse Magnus indicando il Dottore che aveva iniziato a muoversi nel sonno e ad aprire gli occhi.

Il bambino si guardò attorno e sentendosi osservato chiese che cosa fosse successo. Il suo viso si fece serio mentre loro gli raccontavano tutto quanto.

- Siete entrati nella mia testa? - chiese contrariato.
- Erano preoccupati perché facevi incubi e non volevi parlare. - li giustificò Drax. - Pensavamo fosse successo qualcosa... è così?
Il Dottore si morse il labbro e abbassò lo sguardo, finalmente si decise a parlare. - Ho paura di farlo di nuovo. - mormorò.
- Farlo di nuovo? E perché? - chiese Magnus.
- C'è qualcuno che ti sta dando fastidio? - chiese il suo migliore amico.
Il piccolo annuì senza alzare lo sguardo. - Si chiama Anzor. Da qualche tempo a questa parte mi viene a cercare a lezione quando non ci siete voi... sapete... quando dovete ancora arrivare o sono lezioni in cui non ci siamo tutti e non arriviamo tutti insieme... e mi costringe a fare le cose per lui perché è più forte di me.
- Tipo cosa?
- Passargli i compiti, soprattutto. Se non lo faccio usa su di me uno strano macchinario, non lascia segni ma fa male...
Drax sembrò particolarmente interessato. - Un “macchinario”, dici? È forse un piccolo oggetto fatto più o meno così? - chiese scarabocchiando velocemente su un pezzo di carta e mostrando la bozza al Dottore.

- Sì, - rispose il bambino - sì, è quello.

- Interessante... - disse l'altro sorridendo, suscitando gli sguardi interrogativi degli altri presenti. - Molto interessante.
- Cosa è interessante? - chiese Magnus irritato.
- Lo vedrete presto, se ho ragione... quel tipo si divertirà ancora per poco. - si limitò ad osservare con un sorrisetto stampato in volto.

 

Qualche giorno dopo qualcuno bussò alla porta ripetutamente e il Dottore si alzò per andare a controllare di chi si trattasse.

Una piccola orda di barbari si catapultò nella stanza, sette bambini fecero il loro rumoroso ingresso parlando nello stesso momento e spingendosi.

Il Dottore si tolse precipitosamente dalla loro traiettoria per non farsi travolgere.

- Oh, eccovi! - esclamò Magnus. - Li avete portati?
- Ovvio che li abbiamo portati. - rispose Drax, mentre Jelpax estraeva dei fogli da sotto la divisa.

- Cosa sono? - chiese il Dottore incuriosito. - Come mai siete tutti qui?
Tutti si limitarono a sorridere in modo enigmatico.

- Per quanto mi riguarda, io qui ci dormo. - rispose Drax. - Per fare ciò che avevo in mente avevo bisogno di un piccolo aiuto, quindi ho spiegato loro cosa sta succedendo, spero non ti dia fastidio.
Il Dottore non fece in tempo a rispondere che erano già seduti tutti in cerchio per terra, i fogli in mezzo a loro.

Sbirciò da dietro una spalla e loro gli fecero spazio.

- Allora, - iniziò Vansell - Anzor non è particolarmente difficile da seguire, la sua giornata tipo consiste nell'andare a lezione, fissare il vuoto, dare il tormento a qualche altro studente per ottenere compiti e suggerimenti, mangiare e dormire. Il macchinario che tu hai chiamato galvanizzatore è effettivamente uno dei prototipi scomparsi dal laboratorio, ma è abbastanza furbo da non usarlo in pubblico, quindi ho cambiato obiettivo. Stavo per demordere quando finalmente ho visto qualcosa di interessante. - fece una pausa per essere sicuro che l'attenzione di tutti fosse rivolta a lui. - Avete presente i danni che sono stati fatti in alcune aule di recente?
Tutti annuirono.

- Opera sua.

- Ne sei certo? - chiese il Dottore non molto convinto e non capendo il perché di quelle informazioni.

- L'ho visto io stesso. Inoltre si è introdotto nel laboratorio di tecnologia per alterare i registri. È tutto riportato qui. - disse indicando i fogli. - Orari, comportamenti, azioni... tutto quello che sono riuscito a raccogliere in questi giorni.
Tutti i presenti lo guardarono allibiti, sorpresi da tanta precisione.

- Le prove? - chiese Koschei dopo un momento di silenzio.
- Tutto qui. - fu la risposta pronta di Rallon che stava sventolando una specie di dischetto. - Io, Millennia e Mortimus siamo andati con Vansell e abbiamo posto cimici e microcamere messe a punto da Drax un po' ovunque. Ovviamente le abbiamo recuperate tutte. - si affrettò a precisare.

- E mentre loro erano occupati con questa piccola impresa di spionaggio, Jelpax, Ushas ed io ci siamo occupati di recuperare i codici della Matrice e di trovare un modo per aggirare la sicurezza in modo da poter immettere tutti i dati. - concluse Drax. - Magnus, Koschei, ci servirà un diversivo, non possiamo essere disturbati mentre ci avviciniamo alla Matrice e la hackeriamo.
- Lascia fare a noi. - rispose il bambino con i capelli rossi, mentre l'amico annuiva convinto.

- E io cosa dovrei fare? - chiese il Dottore confuso, avendo finalmente capito che quello che i suoi amici avevano messo in piedi era una vendetta ai danni di Anzor.
- Tu... tu dovrai limitarti a fare ciò che fai sempre. - gli rispose Mortimus con un sorriso inquietante sul volto normalmente pacifico. - E stare a guardare.

 

Passavano i giorni ma sembrava non accadesse nulla di anomalo.

Finalmente, un giorno, quando ormai il Dottore credeva che i suoi amici avessero dimenticato i loro piani, su tutti gli schermi della città si videro le stesse identiche immagini.

La faccia di Anzor era ovunque. Chiunque fosse davanti a un computer o a qualsiasi oggetto dotato di schermo aveva appena visto quelle immagini: il comportamento con gli altri studenti, i compiti copiati, gli esami compromessi...

Per qualche settimana il Deca non sentì nulla in proposito, solo quando fu passato qualche tempo vennero a sapere che Anzor era stato espulso dall'Accademia per condotta inappropriata.

Nello stesso periodo, per qualche ragione sconosciuta, si iniziò a mormorare che quel gruppo di dieci fosse coinvolto nella questione. Era una specie di leggenda diffusa tra gli studenti della scuola che sosteneva che era stato proprio il Deca a organizzare il tutto.

I più scettici scacciarono l'idea dicendo che un gruppo di bambini non poteva di certo aver realizzato una cosa simile... ma il dubbio rimase sempre e i bambini, diventando ragazzi e poi uomini, rimasero sempre avvolti da questa fama, accresciuta da molte altre avventure e storie.

Ma di questo loro erano ancora del tutto inconsapevoli, sapevano che si stava spargendo la voce e che i compagni li guardavano con rinnovato rispetto e a loro tanto bastava.

- Sai, c'è una cosa che non ho capito... - iniziò a un certo punto Drax. - Poteva copiare da chiunque: da Magnus, da Koschei, da me, da Jelpax... da chiunque. Perché proprio da te? Voglio dire... in media i tuoi voto sono Θ e Σ! Credo che d'ora in poi ti chiamerò Theta Sigma. - rise, seguito dagli altri.

Il Dottore non parve proprio divertito dal suo nuovo soprannome. - È che è tutto talmente noioso. Io voglio vedere l'universo, non starmene qui ad ammuffire sui libri dell'Accademia.

- Beh, credo proprio che se prima non esci da qui non potrai andare molto lontano, Theta. - gli disse Mortimus molto candidamente.

- Lo so bene, cosa credi? - il suo improvviso cambiamento d'umore li lasciò tutti allibiti. - E non chiamatemi Theta Sigma. - concluse tenendo il broncio. - Mi sembra di sentire i miei cugini quando mi prendono in giro perché dicono che sono lento e stupido.

Magnus alzò un sopracciglio, possibile che ai loro due amici non ne andasse dritta una?

- Sì, beh. - prese la parola Drax in quanto inventore del soprannome. - C'è solo una minuscola differenza, Theta.

Il bambino strinse i denti e lo osservò, in attesa. Sembrava stesse cercando appositamente di provocarlo, così lui rimase fermo immobile, deciso a sostenere lo sguardo. Non aveva intenzione di continuare a farsi prendere in giro.

- Loro sono degli idioti, noi siamo tuoi amici e in quanto tali scherziamo. - si spiegò. - E poi Dottore è un po' troppo altisonante come nome.
Il Dottore osservò per un attimo l'amico per poi far scorrere lo sguardo su ognuno dei membri del Deca. I loro sguardi non erano canzonatori, solo divertiti. - Sì, forse è vero. Ma ciò non toglie che che io sia il Dottore, non di certo Theta Sigma. - disse dandosi un tono e salendo su un masso per mettersi in una posa di superiorità.

- Sì, come no. - lo canzonò Koschei spingendolo leggermente. Il Dottore agitò forsennatamente le braccia per cercare di mantenere l'equilibrio ma fu inutile e si ritrovò con il sedere per terra. - Ripeticelo quando sarai in grado di stare almeno in equilibrio su un sasso.
Tutti scoppiarono a ridere, lui cercò di trattenersi e di fare il finto offeso ma alla fine cedette e si unì al gruppo.

 

Con il passare del tempo il gruppo di fece sempre più unito e diventò l'incubo di molti insegnanti.

Theta ottenne anche un nuovo soprannome, Wormhole, dovuto al fatto di aver rinchiuso un insegnante in un loop temporale per un giorno.

Un'altra volta, a causa di un esperimento di Ushas, Koschei era stato trasformato in un gatto. Avevano dovuto intrufolarsi nel laboratorio dell'Accademia in piena notte, armeggiare con un macchinario danneggiato e pregare che fosse sufficiente per riportare l'amico a una forma antropomorfa.

Cose che era successa.

Anche se ogni tanto scoprivano ancora Koschei a fare le fusa mentre dormiva e si divertivano a farlo arrabbiare lanciandogli gomitoli o passandogli cibo per gatti al posto degli spuntini che rubavano dalla mensa.

Un giorno, mentre si trovavano in biblioteca nel vano tentativo di studiare insieme, Millennia andò alle spalle di Koschei, fingendo di cercare un libro su uno degli scaffali, e gli infilò a tradimento le mani tra i capelli.

Iniziò a fargli una specie di grattino e tutti poterono vedere Koschei sgranare gli occhi, sconvolto dal gesto, per poi inclinare leggermente la testa, abbassare le palpebre e iniziare a fare le fusa.

Quando si rese completamente conto di ciò che stava accadendo, schizzò in piedi e rivolse a Millennia uno sguardo tradito, come se lei avesse cercato di ucciderlo.

Tutti scoppiarono a ridere davanti all'espressione attonita del loro amico che da quel giorno iniziò a fare molta attenzione a chi gli si avvicinava.

Questa precauzione si rivelò però inutile, perché con il passare dei giorni gli effetti collaterali della mutazione svanirono.

 

Un'altra volta, a causa di una discussione ormai dimenticata, avevano fatto scattare l'allarme del laboratorio e due robot riprogrammati da Ushas li avevano inseguiti fin nelle loro stanze cercando di ucciderli.

Per fortuna erano riusciti a bloccarli.

Facendoli saltare in aria.

Solo quando ormai erano riusciti a neutralizzarli, Jelpax se n'era uscito con una soluzione semplice e meno... drastica, beccandosi una valanga di cuscinate in testa.

La ragazza però decise di prenderla sul personale e si chiuse in camera, ci volle tutta la pazienza di Magnus, che in realtà era davvero minima, per farla uscire di lì... ma Magnus aveva i suoi motivi per voler mantenere la pace tra loro e l'amica... come erano soliti ricordargli i suoi compagni di stanza cercando di soffocare le risate davanti al suo visibile imbarazzo ogni volta che si parlava della piccola scienziata.

 

- Dottore.
Il bambino si mosse nel sonno.

- Dottore. - continuò la voce, solleticandogli l'orecchio.

Lui aprì finalmente gli occhi. Le assi non avevano scricchiolato, per questo non si era svegliato mentre arrivava.

Fisso la persona davanti a sé.

- Chi sei?
Il suo interlocutore sorrise. - Non mi riconosci?

Lui scosse la testa. - No. Non ti ho mai vista. Chi sei?
L'altra persona rise. - Io, piccolo amico mio, sono Morte.
Il Dottore sbiancò. - Cosa vuoi da me?
- Sto cercando il mio nuovo campione. Colui che dovrà combattere per me. Ho saputo cos'è successo al fiume...

Il bambino deglutì. - Non è stata opera mia. È stato Koschei.
- Koschei? Il tuo amico?
Lui annuì.
- Quindi devo prendere lui?
Il bambino annuì nuovamente.

- Molto bene... - furono le ultime parole della Morte prima di svanire così come era apparsa.

Theta si svegliò di soprassalto. Era all'Accademia. Non era nel fienile. Non era dai Lungbarrow. Era all'Accademia. Girò la testa e vide Koschei dormire poco distante, il respiro regolare e l'espressione tranquilla.

Era stato un sogno, solo un sogno. Era successo solo nella sua testa.

Certo che stava succedendo nella tua testa, piccolo. Ma perché mai dovrebbe voler dire che non era reale?

Quella voce nella sua mente lo fece rabbrividire, ma si accorse poco dopo di non ricordare cosa fosse appena successo: non ricordava il motivo per cui si era svegliato nel cuore della notte, terrorizzato da ciò che aveva visto; non ricordava perché era stato così felice di vedere Koschei lì con lui, sereno e al sicuro; non riusciva nemmeno a ricordare il perché di quel brivido improvviso.

Accantonò quelle sensazioni come una semplice sensazione dovuta a un sogno e si riaddormentò.

 

- Ragazzi! - Magnus, Theta e Drax si voltarono sentendo la voce di Jelpax che li chiamava. Accanto a lui c'era Mortimus, in piedi, che si sbracciava in modo che riuscissero a vederli.

I tre amici si avvicinarono al tavolo con i vassoi delle colazioni in mano e si sedettero con gli altri. Nessuno aveva una faccia particolarmente sveglia, ma Rallon era proprio in quella che loro ormai definivano “la posa della disperazione” e che era adottata almeno una volta da ognuno di loro durante la giornata; Millennia si reggeva il viso con le mani, ma aveva l'espressione di chi avrebbe preferito partecipare ai Giochi piuttosto che trovarsi lì; Ushas era silenziosa e imbronciata, probabilmente uno dei suoi esperimenti era andato a finire male; Jelpax aveva già un libro tra le mani, mentre Mortimus lo stava osservando come se fosse uno strano alieno a tre teste, senza riuscire a capire come potesse leggere quel libro a quell'ora del mattino; Vansell si limitava ad osservare la colazione come se stesse nascondendo il segreto della vita stessa.

- Dov'è Koschei? - chiese Rallon con voce d'oltretomba. - Ha deciso di non venire oggi?
Theta scosse la testa. - Non lo so, abbiamo provato a svegliarlo ma non si è mosso... e quando siamo usciti era ancora sotto le coperte. Crediamo di aver sentito un “vi raggiungo dopo”... immagino che lo vedremo spuntare da un momento all'altro.

Koschei non si presentò a colazione e nemmeno alla prima lezione.

- Possibile che sia rimasto a dormire? - chiese Millennia perplessa. - Non è da lui saltare una lezione... o meglio, saltarla senza di noi. - si corresse ricordando le volte in cui era sgattaiolati fuori dall'Accademia anche solo per prendere una boccata d'aria.

- C'è... c'è qualcosa che non ci avete detto? È successo qualcosa? - chiese Jelpax dubbioso.
Mortimus fraintese. - Avete litigato?

- No, non abbiamo litigato. Ne sappiamo quanto voi... credevamo ci avrebbe raggiunti... - rispose Magnus.
- Se andassimo a dare un'occhiata? Magari si è riaddormentato e si è dimenticato di venire a lezione. - propose Drax non molto convinto.

Gli altri annuirono. - Beh, noi andiamo a lezione... fatevi vivi quando avrete scoperto qualcosa. - disse Ushas, il suo umore era decisamente migliorato ma non era mai stata particolarmente affabile... questo non aveva fatto demordere Magnus, che ancora qualche volta veniva sorpreso a guardarla con occhi da pesce lesso.

Il gruppo si divise e i tre amici si diressero velocemente verso la loro stanza.

- Koschei? - chiamò Theta non sentendo nessun rumore all'interno della stanza. - Koschei, sei qui?

Nessun suono provenne dall'interno.

Entrarono e si diedero un'occhiata attorno, finalmente lo videro: l'amico era ancora a letto, rannicchiato sotto le coperte.

- Kos? Che stai facendo? È tardi, la prima lezione è già terminata. Alzati. - lo incalzò Magnus senza riuscire a capire cosa gli fosse preso.

L'unica risposta che ricevette fu un mormorio a malapena udibile.

Si avvicinarono al letto e videro più chiaramente ciò che stava succedendo: l'amico era raggomitolato in posizione fetale sotto le coperte, la testa fra le mani, gli occhi chiusi.

- Kos, cosa ti prende? Cos'è successo? - chiese Drax cercando di attirare la sua attenzione. Si avvicinò ulteriormente per sollevare un lembo della coperta.

- Andate via. - fu l'unica risposta che ottennero... e riuscirono a sentire solo perché ormai si trovavano molto vicini all'amico. - Andate via. Per favore.

- No che non ce ne andiamo. Che cosa ti sta succedendo?
Il ragazzino nascose ancora di più la testa tra le braccia e cominciò a singhiozzare, lasciando i tre presenti attoniti.

- Vogliono spingermi a fare cose brutte, se non ve ne andate potrei farvi del male. - sussurrò.
Drax, Magnus e Theta si scambiarono uno sguardo confuso. Di cosa stava parlando?

- Non lo farai. Dicci che cosa sta succedendo. - ripeté per l'ennesima volta Magnus. Theta non aveva ancora detto nulla: credeva di sapere cosa stesse succedendo ma sperava davvero di sbagliarsi.

- I tamburi. - fu l'unica cosa che riuscì a mormorare l'amico tra le lacrime.

Drax lo guardò sorpreso. - I tamburi?
- Nella mia testa. - continuò lui. - Non se ne vanno. Non vogliono smettere. Fa male.

- Tamburi? - ripeté Drax a mezza voce. - Quindi è vero? In questi anni, quello che dicono... - il resto della frase gli morì in gola, gli altri due avevano già capito cosa voleva sapere. Era perfettamente a conoscenza di ciò che si diceva in giro e aveva sostenuto a più riprese che non avesse importanza... solo ora si rendeva conto che probabilmente e inconsciamente non ci aveva mai creduto del tutto.

- Dipende a quale parte della storia di riferisci. - rispose Theta a voce sommessa. - Sì, i tamburi ci sono davvero. No, non è pazzo.

- Mai pensato che lo fosse. - si affrettò a precisare l'amico, non era quello che intendeva, in realtà non sapeva nemmeno perché aveva chiesto... li aveva sentiti altre volte parlare dei tamburi, era solo che gli era sembrato sempre qualcosa di così irreale...

Accantonarono la faccenda e si concentrarono su Koschei.

Theta iniziò a sfiorare la sua schiena con una mano, cercando di tranquillizzarlo. - Sta tremando. - osservò.

Gli altri due si sedettero accanto a lui sul letto, cercando di pensare a un modo per uscire da quella situazione.

- Li sento tutti. Sono troppi. C'è troppo rumore. - continuò. - Theta, perché sono così? Che cosa c'è di sbagliato in me?

Per la prima volta da quando erano entrati si era rivolto direttamente a qualcuno. I tre amici si guardarono sconvolti dopo quella domanda, sentendo un brivido correre lungo la schiena.
Come poteva anche solo pensare...

Theta aprì la bocca come per rispondere ma sembrò non riuscire a trovare le parole, cosa avrebbe potuto dire?

Per lui era perfettamente ovvio che non fosse colpa sua e che non fosse lui ad essere “sbagliato”, e dallo sguardo che si erano scambiati Magnus e Drax era pronto a giurare che avevano appena pensato la stessa cosa, ma come avrebbe potuto convincerlo del contrario?

Sentì un sospiro provenire dalla loro direzione, da quando si erano conosciuti non si erano mai sentiti così impotenti.

Avevano affrontato bulli, professori, si erano cacciati in ogni sorta di guai, anche con il Presidente... ma ne erano sempre usciti illesi, o quasi.

Questo era del tutto nuovo e non era nulla di tangibile o modificabile, non con le loro conoscenze, almeno.

- Fatelo smettere. Fa male. - erano le uniche cose che ormai Koschei riusciva a ripetere, continuando a piangere e tremare.

Theta si sdraiò accanto a lui e lo abbracciò, non sapendo in quale altro modo reagire. L'amico si accucciò istintivamente contro di lui, lasciandolo fare.

Passavano i minuti ma la situazione non sembrava migliorare.

- Forse... - mormorò Drax, attirando l'attenzione di Theta e Magnus. Si schiarì la voce. - Magnus, riesci già a isolarti dalla mente alveare?

L'altro annuì, non capendo dove volesse andare a parare.

- E riusciresti, tramite la telepatia, a isolare qualcun altro? A creare come una specie di estensione del tuo campo telepatico?
Magnus aggrottò le sopracciglia. - Stai proponendo di isolarlo dalla mente alveare?
- Una cosa simile. Ha detto che “c'è troppo rumore. Sono troppi”, non stava parlando dei tamburi, quando parla dei tamburi dice che “sono troppo forti”. Se riuscissimo a isolarlo dalla mente alveare forse riusciremmo a ridurre almeno in parte il rumore.

L'amico sembrò pensarci un attimo ma alla fine annuì. - Non credo ci perderemo qualcosa a provare. Theta, spostati.

Il diretto interessato si alzò lentamente, cercando di non fare movimenti bruschi per non peggiorare la situazione già critica.

Magnus si inginocchiò in modo che il suo viso fosse alla stessa altezza di quello di Koschei, cercò di spostare le sue braccia il più possibile, lo prese tra le mani e appoggiò la fronte alla sua, iniziando il collegamento telepatico.

Ebbe bisogno di qualche momento per riuscire a concentrarsi, non appena iniziò la comunicazione, infatti, la sua mente venne investita da un rumore insopportabile. Fu quasi sul punto di mollare la presa e allontanarsi per non dover più sentire, ma doveva resistere.

Se Koschei aveva davvero quel rumore in testa tutto il tempo, lui poteva sopportare per qualche minuto.

Theta e Drax si accorsero della smorfia di Magnus e sperarono che fosse davvero in grado di fare qualcosa.

I minuti passarono senza che nessuno muovesse un muscolo, l'unico rumore percepibile erano i singhiozzi trattenuti di Koschei, segno che ciò che stavano cercando di fare non stava funzionando.

Magnus parlò dopo un tempo che sembrò infinito. - Sto... forse ci sto riuscendo, non so quanto durerà, non ho mai fatto una cosa del genere. Riesco a sentire quello che sente lui. Forse ci sono. Il rumore sta diminuendo. I tamburi restano. - disse storcendo il naso.
- Quelli sono nella sua testa, Magnus, non puoi chiuderli fuori. - si limitò ad osservare Theta.

- No. - rispose l'altro. - Ma forse riesco a... - non terminò la frase, troppo concentrato su ciò che stava cercando di fare.

I due amici continuarono ad osservare la scena, carichi di aspettativa. Cosa stava cercando di fare?
Dopo un po' lo sentirono ridere sommessamente e lo videro staccarsi lentamente da Koschei che aveva smesso di piangere.

Lo videro alzare la testa e guardare Magnus confuso. - Come...
- Ci sono ancora? - chiese l'amico senza lasciarlo finire di parlare.

Lui annuì. - Ma non come prima, sono un rumore di sottofondo, come sempre. Erano... erano molto più forti prima. Come hai fatto?
- Come solito? Se quello è un rumore di sottofondo, io sono una donna. - sbottò l'altro insoddisfatto. Koschei si limitò a sorridere debolmente, esausto dalla notte passata quasi insonne e dal dolore causato dall'incessante martellare nella sua testa. - Va bene così, davvero. Sto molto meglio ora, grazie.

I tre amici si lasciarono andare a un sospiro di sollievo.

- Seriamente, Magnus. - riprese Drax. - Cosa hai fatto?
- Beh, ho cercato di zittire le voci come avevi detto. Poi ho pensato che forse avrebbe funzionato anche con i tamburi se fossi riuscito a proiettare la mia percezione all'interno della sua testa, dopo averlo scollegato dalla mente alveare il tempo sufficiente per riportare una specie di equilibrio, ho cercato di trasmettere il silenzio che sento io con lo stesso procedimento. Volevo zittire anche i tamburi, ma probabilmente essendo nella sua testa non posso annullarli del tutto. Non so però cosa succederà ora che abbiamo interrotto il contatto.

Drax annuì e tutti e tre rimasero a osservare Koschei, come se volessero vedere se avrebbe ricominciato a stare male o meno.

- Ora non fa più male, davvero. Non c'è bisogno che vi preoccupiate. - cercò di convincerli.

- Non c'è bisogno che... - sbottò Theta. - Ci hai spaventati a morte, ti saresti dovuto vedere dall'esterno. Non sapevamo come fare.
L'amico abbassò lo sguardo e deglutì a disagio. - Mi dispiace, non pensavo sareste tornati indietro a cercarmi.
- ...non ti sei presentato a colazione e nemmeno a lezione, era ovvio che ti saremmo venuti a cercare. - rispose Magnus perplesso. Che diavolo di ragionamento era? - Ora cosa facciamo?

I quattro amici rimasero un attimo a pensare.
- Usciamo? - chiese Theta. - Andiamo fuori dall'Accademia e restiamo in giro tutto il giorno, chiederemo agli altri di dirci cosa ci siamo persi. Tanto non possiamo andarli a recuperare ora.

Magnus annuì, più che entusiasta di saltare delle ore di lezione, entrare nella testa di Koschei e lo sforzo telepatico lo avevano sfinito. Non aveva voglia di sentire spiegazioni noiose. - Se andassi in classe in questo momento mi addormenterei sul banco, probabilmente.
- E fuga sia. Anche perché tanto ormai la seconda lezione della mattina è terminate ed è iniziata la terza. - aggiunse Drax.
Koschei aprì la bocca, dalla sua espressione sembrava sul punto di scusarsi per aver fatto perdere loro del tempo.
- Osa. - lo bloccò Theta. Koschei richiuse la bocca all'istante e tutti e quattro scoppiarono a ridere.

Il peggio era passato.
 

- Via libera. - I quattro ragazzini sgattaiolarono fuori dalla stanza del transmat, fuori dalla casa e, appena fuori dalla porta, iniziarono a correre. Si fermarono solo quando furono abbastanza lontani e si lasciarono cadere sull'erba rossa.

- Sei sicuro che la tua famiglia non si sia accorta di nulla? - chiese per l'ennesima volta Theta a Drax.
L'amico sbuffò esasperato. - Ti ho detto di sì. E comunque non mi risulta che avessimo alternative: dai Lungbarrow e dagli Oakdown voi non volete metterci piede, da Magnus sono tutti soldati e non saremmo riusciti a fargliela sotto il naso neanche pagandoli. Qui sono tutti troppo impegnati con i loro esperimenti per far caso a chi entra e chi esce. Sono troppo impegnati per far caso a qualsiasi cosa che non sia il loro lavoro, in realtà.

Rimasero così per un po', sdraiati sull'erba in silenzio.

Fu Theta a parlare. - Come va la testa?
- È passato. I tamburi restano, ovviamente, ma non sono più forti come prima...

- È sempre così? - si intromise Magnus alzandosi sui gomiti. - Nel senso... c'è sempre quel martellare nella tua testa? Sempre?
L'amico annuì senza incrociare il suo sguardo.

- Strano. - mormorò l'altro sovrappensiero.
- Cosa è strano? - Drax si ritrovò a chiedersi a cosa stesse alludendo Magnus, sembrava particolarmente pensieroso.
- È stata un'esperienza strana... non so come spiegarlo... ho percepito qualcosa di anormale in quel rumore stamattina. Intendo innaturale. - si affrettò ad aggiungere. - Quello che sto cercando di dire è che sembravano artificiali.

- Artificiali? - chiesero gli amici senza riuscire a capire.

Magnus sbuffò esasperato. - Non so come spiegarvelo... è stata una sensazione.

- Posso sentire? - chiese Drax curioso. Koschei storse il naso, gli sembrava strano che avessero sentito i tamburi così forti e fossero ancora lì, meglio non tirare la corda.

L'amico alzò gli occhi al cielo come se si fosse immaginato il suo ragionamento e chiese a Magnus di ricordare il rumore meglio che poteva per farglielo sentire, ma non fu sufficiente.

Insistette per un po', finalmente Koschei cedette e gli permise di ascoltare i tamburi.

- Magnus ha ragione... è strano. Mi è capitato di entrare nella mente di persone che sono impazzite a causa dello Scisma, ma non ho mai sentito nulla di simile. Probabilmente sto per dire un'assurdità, ma sembra quasi che qualcuno ce li abbia messi di proposito.
- Di proposito? Chi si prenderebbe il disturbo di mettermi dei tamburi in testa... e perché?

- Questo non lo so... e tieni presente che ho detto “sembra”. - fece una pausa. - È stata la prima volta? Che si facevano sentire così forte, intendo.

L'altro lanciò un'occhiata furtiva a Theta che annuì sorridendo.

- No, è già successo altre volte... una di queste anche il giorno in cui ho conosciuto Theta.
- E all'Accademia?
- Un paio di volte ma mai così... riuscivo a ignorarli. Stanotte invece sembrava che la testa mi si dovesse aprire in due e ha continuato anche al mattino. - perché gli stavano facendo tutte quelle domande?

- Quindi potrebbe succedere di nuovo. - osservò Magnus.
I ragazzini sembrarono riflette un momento. - Se dovesse succedere di nuovo, vedi di dircelo subito la prossima volta.

- Dirvelo? A che pro?
I tre amici lo guardarono come se avesse appena detto Gallifrey aveva un unico sole.

- Beh, Magnus è riuscito a farli andare via, no? Almeno un po'... - intervenne Theta. - Se ci avverti forse possiamo evitare che vadano avanti tutta la notte o il giorno.

Koschei scosse la testa. - Non posso dipendere da voi tutte le volte che succede. E di certo non posso svegliarvi nel cuore della notte.

Magnus sbuffò esasperato. - Pensavo che fosse Theta quello tonto, - esclamò causando le proteste del diretto interessato - ma anche tu non scherzi. Ti stiamo dicendo che se succede di nuovo ce lo devi dire. Può essere colazione, pranzo, cena, lezione o notte fonda. Diccelo.
- Ma...

- Niente ma. Abbiamo trovato un modo per farli tacere, anche se non del tutto, quindi non dircelo sarebbe stupido, non credi? Non c'è più bisogno che lo affronti da solo. - continuò Theta cercando di contribuire al tentativo di persuasione.

- Non è necessario, non voglio darvi fastidio. - la situazione si stava facendo davvero imbarazzante, non era abituato a essere così al centro dell'attenzione.

Drax scoppiò a ridere. - Te. Lo. Stiamo. Dicendo. Noi. - scandì come se stesse parlando con un bambino ritardato. - Non ci dai fastidio, almeno sappiamo che possiamo fare qualcosa.

Non ne era per nulla convinto ma annuì per accontentarli, perché avrebbero dovuto essere così interessati? Dopotutto era lui a essere difettoso, questo non andava a intaccare loro in nessun modo...

- Non ci credi, vero? - chiese all'improvviso Magnus. - Pensi che diciamo tanto per dire.
L'altro abbassò lo sguardo imbarazzato. - Non capisco perché vi dovrebbe interessare. - ammise con filo di voce. - Lo sanno tutti che sono difettoso. I miei cugini lo dicevano sempre.

- Anche i miei lo dicono. Che sono difettoso. E che sono stupido e codardo. - il sussurro di Theta fu a malapena udibile.

Drax sbuffò. - Capito, Magnus? Chissà per quale motivo continuiamo a frequentare questi due. Dobbiamo essere davvero masochisti visto che usciamo con due scarti da qualcosa come quattro anni!- esclamò, la voce che trasudava sarcasmo. Tornò serio. - Dovreste smetterla di dare ascolto a tutto quello che i vostri cugini dicono. Vi conosciamo da un po' ormai e decisamente non siete né difettosi, né stupidi o codardi.

Magnus annuì convinto. - E dovreste smetterla di autocommiserarvi. Gli altri lo vedono. Non dico che dovete fingere, ma solo di far vedere loro che si sbagliano. Theta, ti ricordi quando pensavi che vi stessi evitando per via di quello che si diceva su di voi? Sei venuto ad affrontarmi, giusto? E hai preso le difese di entrambi, non mi risulta che sia stata una mossa da codardo.

E Kos, che diavolo vorrebbe dire che non capisci perché ci dovrebbe interessare? Siamo amici, no?
Drax lo guardò con occhi sgranati. - Amici? Io pensavo di star dormendo nella stessa stanza con voi da quattro anni a questa perché in realtà vi detesto. Scherzi a parte, Magnus ha ragione. Non potete permettere che un branco di idioti vi definisca. O almeno, i due che abbiamo conosciuto non lo permetterebbero.

Continuarono a discutere per un po'.

Theta fu il più semplice da convincere, era estremamente fiducioso per natura e non faceva fatica a credere che quello che i due amici stavano dicendo fosse vero. Voleva credere che fosse vero. Alla fine si permise di aprirsi in un sorriso e di aiutare gli altri due a convincere Koschei.

L'altro bambino si rivelò molto più riluttante: gli era già capitato di fidarsi in passato, prima di conoscere Theta... di un cugino, di un amico... ma alla fine tutti lo avevano abbandonato o si erano presi gioco di lui. Non era sicuro che questa volta sarebbe stato diverso.

Alla fine anche lui cedette: accettò di dire loro quando i tamburi si facevano insopportabili così che loro sarebbero stati in grado di aiutarlo in qualche modo, anche solo restando svegli tutta la notte. Tanto, pensò, si stancheranno presto e mi lasceranno solo anche loro.

Non sapeva ancora quanto si stesse sbagliando. O quanto i suoi amici potessero essere testardi.

 

- Quindi cosa facciamo? - chiese Magnus sottovoce. Erano finalmente riusciti a convincere Koschei, o almeno così sembrava, e avevano passato le ultime ore a scherzare e pianificare una serie di dispetti a Borusa, al presidente e ad alcuni compagni dell'Accademia.

In quel momento l'amico stava dormendo sull'erba, poco distante da loro. Era crollato circa un'ora prima, esausto per la notte passata insonne, e loro non avevano nessuna intenzione di svegliarlo.

- In merito a cosa? - chiese Theta con lo stesso tono di voce.
- Per... quella cosa. Dovremmo annullare o rimandare secondo voi? - rispose il ragazzino con i capelli rossi.
Tutti e tre si voltarono verso l'amico addormentato. - Forse dovremmo spostare tutto a un giorno più adatto... potrebbe non averne voglia. Specialmente dopo la notte scorsa e questa mattina, mi stupisce che sia rimasto sveglio fino ad ora. - osservò Drax.

Theta annuì. - Capisco cosa volete dire, ma questo significherebbe avvertire gli altri e spiegare loro tutto quanto e far togliere tutto. Se uno di noi sparisse ora per andarlo a dire agli altri si insospettirebbe e sarebbe difficile inventare qualcosa per giustificare l'assenza. Al massimo potremmo... accorciare.
Gli altri due annuirono, non sarebbero mai stati abbastanza veloci da andare e tornare senza che lui si svegliasse. Decisero di lasciar perdere e di appellarsi alla buona sorte.

Come se avesse voluto dimostrare loro che non avrebbero fatto in tempo ad annullare tutto senza che lui se ne accorgesse, Koschei si svegliò in quel preciso istante, rivolgendo loro uno sguardo assonnato. Per un attimo sembrò che volesse alzarsi per raggiungerli ma lo videro stropicciarsi gli occhi, sbadigliare e sdraiarsi per tornare a dormire.

 

- Kos. Kos! Svegliati. - Theta continuò a chiamare l'amico e a scuoterlo fino a quando lui non aprì gli occhi. - È tardi, dobbiamo tornare all'Accademia.

L'altro grugnì qualcosa di non ben definito e finalmente si decise a mettersi almeno seduto. - È buio. - fu la prima cosa sensata che riuscì a dire.

- Certo che è buio. Hai dormito per sei ore. Dall'ora di pranzo ad adesso.

- Sei ore?! - urlò scattando in piedi. - Perché non avete detto niente?!
- Ci abbiamo provato. Ti giravi dall'altra parte e continuavi a dormire. Alla fine ci siamo arresi.

I tre ragazzini risero dell'espressione attonita dell'amico e tutti insieme si incamminarono per tornare all'Accademia. Riuscire ad arrivare al transmat fu semplice come uscire all'andata.

- Dove siamo? Questa non è la nostra stanza...
- È quella di Jelpax, Rallon, Vansell e Mortimus.
- Perché siamo nella loro stanza?
- Taci, Kos. Lo scoprirai presto. - lo spinsero fuori dalla stanza e corsero nel corridoio poco illuminato, mentre lui brontolava dicendo di aver fame perché non mangiava nulla dal giorno prima.

Si fermarono di botto davanti alla porta della loro stanza e si frapposero tra lui e l'entrata.

Koschei li guardò senza capire. - Ragazzi, non so cosa stiate combinando ma so che lì dentro c'è ancora il cibo che abbiamo rubato ieri dalle cucine. Vi consiglio vivamente di spostarvi o mangerò voi.

- Ora entriamo ma... volevamo avvertirti. Avevamo organizzato una cosa. - cercò di spiegare Magnus. - Sai, una delle idee balorde di Theta riguardante gli umani...
- Ehi! Eravate d'accordo con me. E pure entusiasti, quindi non dissociatevi così velocemente. - protestò l'amico.

L'altro continuava a guardarli come se stessero parlando una strana lingua aliena.
- Direi che è meglio entrare e fargli vedere. Sarà più facile fargli capire. - propose Drax.

Non fecero in tempo a entrare del tutto nella stanza che vennero afferrati e trascinati all'interno. - Finalmente! Si può sapere dove vi eravate cacciati?

- In giro. - si limitò a rispondere Magnus ammiccando alle ragazze.
- Ma piantala di fare il misterioso. Ammettete che avete fatto fuga senza dirci nulla, traditori. - lo sgonfiò Rallon guardandolo storto e fingendosi offeso.

- Oh, scusa, Rallon. La prossima volta faremo irruzione nella classe per venirti a rapire. Magari durante l'ora di Borusa. - sghignazzò l'altro.

- Ottimo modo per ucciderci tutti.

Ricominciarono a parlare, o meglio a urlare: il sovrapporsi delle voci non faceva altro che spingerli ad alzare la voce ancora di più... e la musica non aiutava.

Theta si guardò attorno e spense la musica, frastornato, mentre Koschei si guardava attorno come se si fosse trovato su un altro pianeta.

- Cosa significa?
Ushas si voltò verso di loro sentendo la domanda. - Non glielo avete spiegato? Che cosa avete fatto tutto il giorno?

- Girato. Dormito. Tramato per la conquista dell'universo. Le solite cose che facciamo quando ci siete anche voi. Ci è passato di mente. E poi pensavamo ci arrivasse vedendo tutto quanto. - rispose Magnus pronto ad approfittare di qualsiasi interazione con Ushas, indicando la musica, il cibo e tutti loro. - Credevo che Theta avesse spiegato quelle cose terrestri anche a lui.

- Infatti l'ho fatto.
Koschei parlò di nuovo, esasperato. - Di che diavolo state parlando?

Theta si girò verso di lui. - Ogni tanto dovresti ascoltarmi quando parlo, sai? Ricordi quell'usanza umana di cui ti ho parlato e che mi aveva nominato uno dei miei cugini? Il compleanno? - l'altro annuì in silenzio e lui continuò. - Noi non nasciamo, veniamo tessuti, ma volevo provare questa festa terrestre, così abbiamo fatto un paio di calcoli per trovare quella che sarebbe stata la nostra data di nascita, o meglio di tessitura, e la tua era quella più vicina così ci siamo organizzati.
L'amico si guardò attorno confuso. - Quindi tutto questo è per me? Ma perché? Voglio dire... nessuno ha mai fatto una cosa simile.
- Nemmeno a noi. - alzò le spalle Mortimus. - Non è esattamente una nostra tradizione, no?
- Sì, ma anche se...
- Ok, basta ma! - lo interruppe Theta, porgendogli un pacco incartato. - Aprilo.
Koschei gli rivolse uno sguardo perplesso.
- Regalo. - spiegò Magnus.
Millennia, scomparsa poco prima senza dare nell'occhio, rispuntò in quel preciso istante con altri pacchetti tra le mani. - Diciamo che usare il plurale sarebbe più appropriato.

Koschei li scartò un dopo l'altro fino a ritrovarsi circondato da carta strappata, fotografie, libri e oggetti dalle forme più disparate. Riconobbe uno dei cacciaviti sonici di Theta e una foto di gruppo scattata poco tempo prima e incorniciata, alcuni libri che aveva sempre voluto leggere e cose che aveva a lungo desiderato. - Come...?
- Come facevamo a sapere che li volevi? - lo prevenne Drax. - Diciamo che non ne fai esattamente mistero e poi basta fare un minimo di attenzione. Dopotutto tu sai cosa piace a noi, no?
L'amico annuì e tornò ad osservare i regali ricevuti. - Non era necessario, io non... come faccio a ricambiare?
Il gruppetto rise della sua confusione, fu Ushas a rispondere con grande sorpresa di tutti. - Non devi farlo. Stiamo festeggiando te, i regali fanno parte della festa. A quanto ho capito da quello che ci ha spiegato Theta è ciò che fanno gli amici il giorno del compleanno per dimostrare al festeggiato la loro amicizia. È un giorno o una serata dedicata completamente a quella persona.
- E il festeggiato riceve in dono ciò che desidera. - concluse Koschei e vide gli altri annuire. Fece un sorriso e continuò: - Grazie, non credevo che mi sarebbe successa un cosa simile un giorno... sapete una cosa?
Tutti tacquero aspettando che continuasse.
- Avete presente ciò di cui abbiamo parlato stamattina? Sì, insomma... il fatto che ciò che dicono non sia vero?
Theta, Magnus e Drax annuirono seri, come mai tirava fuori quel discorso in quel momento?
Gli altri presenti si scambiarono un'occhiata complice: avevano indovinato, era successo qualcosa quella mattina e dall'aria stanca di Kos dovevano c'entrare i tamburi.

- Credo che mi piacerà farmi convincere... - scherzò e i tre scoppiarono a ridere.
- Signori e signore, - esclamò Magnus - Koschei Oakdown è tornato tra noi!

Il resto della serata trascorse senza intoppi, mangiando schifezze, scherzando e fantasticando sul futuro.

- Dobbiamo rubare un Tardis! - propose qualcuno a un certo punto. - Per scappare da Gallifrey e girare l'universo!
Il consenso fu generale e iniziarono a elencare i luoghi che avrebbero voluto visitare una volta usciti dall'Accademia, a fantasticare sul modo in cui avrebbero rubato il Tardis e sarebbero riusciti a oltrepassare la barriera di trasduzione senza l'imprimatur e il codice presidenziale.

Dopo aver discusso per ore dei luoghi che avrebbero voluto visitare, iniziarono a pensare al tempo. Alle epoche che avrebbero voluto vivere e scoprire, c'era così tanto da vedere...

- Sarà una bella impresa... qualsiasi Signore del Tempo che abbia provato a lasciare Gallifrey ha rischiato il completo fallimento... e in ogni caso quelli che ce l'hanno fatta non superano la decina.

- Oh andiamo, Vansell! - esclamò Millennia eccitata, l'idea di lasciare il pianeta e partire all'avventura sembrava entusiasmarla incredibilmente. - Noi non siamo “qualsiasi Signore del Tempo”! Noi siamo il Deca, possiamo fare qualsiasi cosa! Insieme possiamo conquistare lo spazio e sconfiggere Tempo e Morte. - concluse ridendo.

Ushas le diede una leggere spinta e sorrise. - Non portare sfortuna, Millennia.

Continuarono a immaginare ancora a lungo, dopotutto sognare non costava nulla e chissà che non ce l'avrebbero davvero fatta.




Nota:
Badger, così come l'episodio di Torvic, quello di Anzor, quello del Giocattolaio (Toymaker), che scoprirete più avanti, e ciò che Theta ha fatto con Morte, sono tutti presenti in libri e audio.

  
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