Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |       
Autore: Lory221B    27/12/2014    1 recensioni
Sherlock è in fase autodistruttiva e niente sembra più scuoterlo. Mycroft non vede altra soluzione se non mandarlo in terapia. Nel frattempo un nuovo, complicato caso, riemerge dal passato.
Riuscirà Sherlock a risolvere il puzzle della sua mente, risolvere il caso e riavvicinare John, che sembra sempre più distante e travolto dalla routine della vita familiare?
Aggiunto un epilogo bonus parentlock
Genere: Angst, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di sir A.C.Doyle, Moffatt Gatiss BBC ecc.; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro per il mio puro divertimento

Angolo autrice:
Vorrei fare una premessa, non sono una psicologa e non ho studiato psicologia ma ne sono appassionata a livello "amatoriale" , per cui  prendete tutto come finzione e senza pretese.
La storia si svolge dopo la 3x03 per cui, se non l'avete ancora vista, fermatevi prima che sia troppo tardi :-P!


Cap. 1 - Terapia

- Sociopatico iperattivo, Mycroft! - affermò pigramente Sherlock, distendendosi sul divano, ignorando la presenza ingombrante del fratello ancora in piedi nella stanza.

- Smettila, non sei così! - ribatté Mycroft, non potendo fare a meno di alzare gli occhi al cielo. Era l'ennesima discussione degli ultimi tempi, sembrava  che ormai non facessero altro.

Sherlock continuò a non guardarlo ed anzi si allungò fino al tavolino per prendere il suo portatile e continuare l'articolo che avrebbe pubblicato sul suo sito non appena il fratello l'avesse lasciato in pace.

- Sherlock - cantilenò Mycroft.

- Ho ucciso un uomo, sociopatico si adatta eccome -

- Lo hai ucciso per John Watson, non per sociopatia  - quasi gridò Mycroft. Sherlock si voltò a guardarlo, il volto del fratello ancora più stanco e pallido del solito che lo fissava preoccupato.

- Ho parlato con uno psicologo, come ti ho detto non sei un sociopatico, quasi sicuramente il tuo è un disturbo schizoide con una punta di paranoide e vorrei che ne parlassi con questo dottore - continuò Mycroft.

Sherlock non poteva credere che il fratello continuasse ad annoiarlo con proposte di quel tipo. Il mese prima voleva mandarlo in riabilitazione, il mese prima ancora gli aveva consigliato di andare a vivere lontano da Londra, magari cambiare addirittura Stato per ricominciare da zero, come se in un altro luogo avrebbe smesso di pensare agli ultimi quattro anni della sua vita.

- Sai benissimo che non lo farò, perché sprechi fiato? - si ritrovò a rispondere senza neanche rendersene conto.

- Se non sei in prigione o in una missione suicida nell'Europa dell'est è solo grazie a me - precisò Mycroft.

- Pensavo al provvidenziale ritorno di Moriarty -

- Un caso chiuso ormai e la spada di Damocle dell'esilio pende ancora sulla tua testa. -

- Mi stai minacciando Mycroft? Adesso, ogni cosa che mi ordinerai, dovrò farla perché altrimenti mi spedirai in esilio? Non ho intenzione di vivere così -

Mycroft prese a camminare per la stanza, il soggiorno era un caos totale, la cucina era completamente inguardabile. Quel posto non era mai sembrata una discarica come in quel momento, sembrava che Sherlock nemmeno ci vivesse. Guardandosi attorno non potè non notare che la poltrona di John era nuovamente sparita. Si chiese se l'avesse semplicemente spostata nella vecchia camera del dottor Watson o se l'avesse donata ai poveri o gettata direttamente in strada.

- D'accordo, facciamo un patto, vai a dieci sedute e poi non ti chiederò più niente sotto minaccia -

Sherlock storse il naso e si mise seduto ad ascoltare il fratello.

Mycroft capì che doveva giocare sporco  se voleva convincere il fratello ad andare in terapia. In realtà nemmeno lui pensava che potesse essere risolutivo ma il silenzio in cui si era chiuso cominciava a durare da troppo tempo. Non era più lo Sherlock che viveva solo e si eccitava risolvendo i casi, era un'altra persona, che soffriva e che era arrivata al punto di uccidere un uomo a sangue freddo solo per proteggere John. Decisamente non era più il vecchio Sherlock, il brillante detective che avrebbe messo Magnussen in un angolo senza bisogno della violenza. Qualcosa in lui si era rotto e l'unica cosa che gli veniva in mente per ripararlo era mandarlo da uno psicologo.

- Sherlock, ti è mai venuto il dubbio che se tu non fossi come sei non avresti allontanato John? Da quanto tempo non vi parlate? - esclamò freddamente, sapendo di affondare in una ferita aperta. Sherlock mantenne il controllo, non voleva dare a Mycroft la soddisfazione di fargli vedere che aveva colpito nel segno.

- Non sono affari tuoi - rispose seccato Sherlock. Era vero, non sentiva John da quanto lo aveva aiutato a risolvere il caso del ritorno di Moriarty. John lo aveva cercato all'inizio ma poi Sherlock aveva smesso di rispondere ai suoi messaggi o aveva inventato scuse patetiche per non vederlo e alla fine, dopo una discussione, anche John aveva smesso di farsi vivo.

- Non sei obbligato a vivere così, il muro che hai tirato su per proteggerti si sta sgretolando e io sono preoccupato. Sinceramente preferirei tu stessi lontano da John visto come sono andate le cose ma.. -

- Non ti preoccupare, ha una moglie, ha un figlio, game over - lo interruppe Sherlock rassegnato.

- Credevo che il gioco non finisse mai - fece Mycroft.

- A volte si perdono dei giocatori - affermò cupamente Sherlock. Era sempre stato l'unico giocatore finché non era arrivato John e gli sembrava strano adesso essere solo contro il mondo.

Mycroft lo guardò addolorato, aveva sempre saputo che John sarebbe stata la salvezza o la rovina definitiva ma di certo non pensava che suo fratello si sarebbe spinto tanto in là. Si sentiva stupido ad aver ignorato il legame profondo che univa Sherlock a John e a non aver pensato come sarebbe precipitata la situazione al ritorno del fratello dopo la finta morte.

- Potresti comunque avere altri amici - buttò lì Mycroft.

Sherlock rimase stranito, Mycroft si stava proprio sforzando per dire quelle cose - Detto da te, fa abbastanza ridere -

- A me non servono amici - rispose.

- Nemmeno a me - "se non hai amici non puoi essere ferito" pensò tra sé.

Mycroft sapeva che al fratello non servivano amici al plurale, aveva bisogno soltanto di uno, ma ormai o andava avanti o trovava un modo per convivere con la nuova situazione, indietro non poteva tornare.
Finché John abitava a Baker Street si sentiva tranquillo sapendo che il buon dottore teneva d'occhio Sherlock e che non avrebbe lasciato che passasse il tempo a drogarsi e nemmeno il fratello sembrava interessato a farlo durante il periodo trascorso con John, ma giusto qualche giorno dopo il matrimonio aveva ricominciato con l'eroina, "è per un caso Mycroft" aveva affermato per giustificarsi e poi non aveva mai più smesso del tutto.

- Non voglio passare a Baker Street un giorno e trovarti in overdose - affermò tristemente il maggiore degli Holmes.

Sherlock era stufo della presenza bacchettona del fratello che, come sempre, gli indicava cosa poteva o non poteva fare e soprattutto cosa dovesse fare, come se Mycroft effettivamente sapesse cosa lo faceva sentire meglio. Lo stesso Mycroft che lo aveva piantato in asso al matrimonio di John, l'unica volta che Sherlock lo aveva chiamato per un supporto, per non essere l'unico alieno al matrimonio del suo migliore amico; Lo stesso Mycroft che gli aveva detto di non farsi coinvolgere e subito dopo aveva rincarato la dose ricordandogli di Barbarossa. Su quali basi credeva di potergli dire come doveva vivere? Sherlock sentiva un enorme vuoto dentro e la voglia di colpire suo fratello. Non era fatto in quel momento ma gli avrebbe comunque spezzato un braccio volentieri.

- Questa conversazioni mi sta annoiando, se ti dico che accetto le condizioni, te ne vai Mycroft? - rispose per liberarsi di lui.

- Il dottore ti aspetta domani alle 16 -
E se ne andò, pregando che Sherlock per una volta lo ascoltasse.

***** *****

Il giorno dopo Sherlock si era alzato presto ed era andato direttamente da Lestrade, sperando avesse un caso per le mani. Anche con l'ispettore si comportava in maniera distaccata e più fredda del solito e Lestrade cominciava ad essere preoccupato quanto Mycroft, al punto che aveva deciso che non gli avrebbe affidato alcun caso finché non si fosse ripreso da qualunque cosa avesse. Così, nonostante le richieste sprezzanti ma quasi supplichevoli di affidargli un caso, anche banale, Sherlock dovette andarsene a mani vuote. Dopo aver passato altre ore senza nulla da fare, decise di accontentare Mycroft e recarsi all'appuntamento con lo psicologo; se non altro il fratello non avrebbe potuto dire che non ci aveva nemmeno provato.

Si accomodò nella sala d'aspetto. C'erano altre due persone in attesa con lui, una signora con evidenti disturbi ossessivo compulsivi e un uomo intorno ai 35 anni dallo sguardo vivace e l'aspetto curato. Sherlock passò il tempo dell'attesa a dedurre la  "banale" signora, mentre aveva qualche difficoltà a comprendere l'uomo, quando la segretaria del dottore lo avvisò che poteva accomodarsi nello studio dello psicologo.

- Buongiorno sig. Holmes, si accomodi - fece garbatamente l'uomo. Sherlock lo squadrò da capo a piede prima di sedersi, capendo subito che aveva divorziato di recente, sull'anulare sinistro c'era ancora il segno dell'anello, che non aveva figli e che aveva un gatto.

- So che non ha alcuna fiducia nella terapia - affermò il dottore in maniera comprensiva.

- Se pensa che mi metterò a parlare della mia vita con lei quando non ne parlo nemmeno con... - e Sherlock si bloccò, quale nome voleva dire?

- Non voglio forzarla a fare niente, possiamo anche stare in silenzio un'ora ma se vuole parlare di qualcosa, qualunque cosa può farlo. Anche se vuole parlare di qualcuno -

Sul "qualcuno" Sherlock si morse le labbra - Cosa le ha detto mio fratello? -

- Quanto mi è bastato per capire il quadro clinico -

- Quindi, secondo lei ho un disturbo schizoide -

Il dottore sorrise e prese un libro - Secondo me lei cela ogni emozione dietro ad una maschera, non è vero che non prova sentimenti ma ha deciso di ignorarli, probabilmente ha sofferto in passato e non vuole che la cosa si ripeta. Le leggo una breve introduzione al disturbo di personalità schizoide, vediamo se le ricorda qualcuno: il soggetto schizoide ha una vita affettiva ridotta, non manifesta i suoi sentimenti ed ogni emozione viene catalogata e valutata attraverso il pensiero e la ragione. I sentimenti sono valutati in maniera cinica, quasi disprezzati eppure lo schizoide ha un ricco mondo emotivo interno.  Preferisce attività solitarie e dimostra freddezza e distacco emozionale. Non vuole che gli altri sappiano che soffre, che ama, che prova rabbia e per questo cela ogni sentimento dietro una maschera di indifferenza. Non prova vero piacere in quasi nessuna attività e ha poco o nessun interesse in relazioni ed esperienze sessuali -.

Lo psicologo fece una pausa, dando il tempo a Sherlock di comprendere quanto aveva letto. Il detective sembrava stesse davvero riflettendo su quelle parole, cercando di capire quanto corrispondessero a realtà.

 -  Vuole parlarmi del dott. Watson? - disse tutto ad un tratto il dottore, con lo scopo di provocare una reazione nel suo paziente.

Sherlock alzò lo sguardo, quasi ferito, ma non disse nulla.

- Ho letto il  blog del dott. Watson. So che siete amici, che è il suo assistente, ma è da un po' che il blog non viene aggiornato - Continuò il dottore, cercando un modo per penetrare le difese di Sherlock e farlo parlare e soprattutto sfogare.

- Non lo aggiorna perché non partecipa più alle indagini - rispose freddo Sherlock, sperando di chiudere velocemente il capitolo John, ma lo psicologo non sembrava dello stesso avviso.

- E' perché si è sposato e ha avuto una figlia? -

- Esatto, quella vita non fa più per lui -

- E' successo qualcosa? -


Sherlock ripensò a una sera di qualche mese prima quando un incazzato John aveva fatto irruzione a Baker Street perchè Sherlock aveva risolto un caso difficile e potenzialmente mortale senza chiamarlo.

- Perché non mi hai telefonato?! Ho dovuto leggerlo sui giornali che sei quasi morto, di nuovo - aveva gridato John e  per poco non aveva preso a calci tutti i mobili dell'appartamento.

Sherlock si era sentito come sballottato da quello che sentiva dentro, da una parte avrebbe voluto che John restasse con lui ma al contempo non riusciva più a sopportare che le loro vite fossero cambiate e che John non sarebbe mai più tornato a Baker Street.


- Eri con Mary e tua figlia, non volevo disturbare - aveva buttato lì, non credendoci nemmeno lui.

- Non dire stronzate, tu che ti preoccupi di disturbare? Da quando? -

- Non mi serviva il tuo aiuto - aveva risposto calmo Sherlock, cercando di non farsi coinvolgere dall'espressione ferita di John.

- Perché fai così? Onestamente comincio a essere stufo del tuo comportamento! - aveva gridato nuovamente, furioso.

Sherlock aveva annuito nervosamente, come se si fosse aspettato quello sfogo, come se lo attendesse da tempo, per potergli indicare la porta e dirgli addio.

- Cosa dice Mary del fatto che la molli a mezzanotte per correre a casa mia a urlare? - aveva risposto, sottolineando il "mia" riferito a quello che era stato il loro appartamento.

- Niente, sa chi ha sposato -  "Già, quello che non lo sapeva eri tu" aveva pensato Sherlock fra sé.

- John, ci saranno altri casi, altri maniaci e tu non puoi rischiare di mettere in pericolo la tua famiglia -

- Della mia famiglia me ne occupo io -

- Allora sono io che non ti voglio tra i piedi, ok? - "Fa troppo male" aveva aggiunto, sempre tra sé.

John aveva stretto i pugni, cercando di calmarsi - D'accordo Sherlock, come vuoi tu, come sempre - ed era uscito sbattendo la porta.


- Sig. Holmes? - chiese lo psicologo

- Niente, non è successo niente di rilevante
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Lory221B