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Autore: Matih Bobek    28/12/2014    1 recensioni
Brevi ma intensi spaccati di vita familiare ambientati nei giorni nostri. Simpatici, allegri e solari, questi piccoli racconti vertono su una voce narrante, il giovane figlio, nato e cresciuto nella periferia romana, e la protagonista indiscussa della casa, nonché della storia, la madre: personaggio stereotipato, a tratti assurdo, tanto da sembrare quasi... un alieno.
le storie affrontano, di volta in volta, momenti tipici della quotidianità familiare, prendendosi beffa, in modo ironico e sottile, dell'idea maschilista della donna casalinga.
Lo stile utilizzato è fresco, colloquiale, giovanile e numerosi sono i riferimenti alla cultura popolare, comunemente nota, al fine di rendere più partecipe il lettore.
All'interno del singolo episodio, i cambi di narrazione sono frequenti, pur mantenendo fissa la focalizzazione interna: ogni storia è costruita su uno schema fisso, che vede una breve premessa della situazione, in cui la voce narrante è direttamente coinvolta nel racconto, poi una dettagliata narrazione, da vicino, guidata da una seconda persona, per facilitare la personificazione, e infine il dialogo, in cui il narratore spesso interviene come voce fuori campo.
Spero che vi piacciano, o perlomeno che vi lascino un sorriso, e che lascerete consigli e opinioni, per me utili al fine di perfezionare stile, trama o personaggi.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Dunque, si sparecchia velocemente, anche in questo caso guidati dal vostro elegantiae arbitrer di famiglia, e poi si prepara la tovaglia per giocare a carte.
Sono più o meno le tre, tra una cosa e l'altra, ma sai benissimo che non riuscireta a giocare prima delle cinque. Perchè? Per un dannatissimo susseguirsi di cazzatelle insopportabili. E prima tutti in bagno, e poi a limarsi le unghie, e poi i pettegolezzi di vario genere, e poi l'università, e mio zio si è dimenticato questo e quell'altro, poi i regali, poi bisogna pensare al menù di santo Stefano, poi capodanno, e poi tua madre che sclera contro te, tuo fratello, l'altro tuo fratello, tuo padre, i cani, tuo cugino, e poi si mette a ridere, apre la finestra perchè fa caldo, poi accende il camino perchè ha freddo, si nasconde da sola il torrone per non mangiarlo, e poi si mette a cercarlo pure nel cesso, e poi il caffè, che viene fatto per la quarantesima volta, i cellulari che squillano come trombe e finalmente, si gioca a carte.  O almeno, si tenta di iniziare, perchè non è tutto rose e fiori come si potrebbe pensare, figuriamoci.  Giocare richiede una concentrazione che non tutti i miei parenti sono in grado di mantenere per lungo tempo. Mettiamo, per esempio, di cominciare una partita di trentuno; lo conoscete tutti no? Ecco, sicuramente occorreranno minimo minimo un paio d'ore per finire la partita. Sì, perchè ogni motivo è buono per distrarsi: nonna, tagli il torrone? Un pezzo de pandoro?? Ma un bel caffè?? Uh, squilla il telefono! Poi, non capisco per quale ragione, decidono sempre di incastonare nelle partite a carte quel terribile momento in cui si scartono i regali. Mi direte, come può essere terribile lo scambio dei regali? Natale ruota intorno a questo! E io potrei tirare su una menata esistenziale senza precedenti, affermare che siete dei biechi materialsiti, degli inariditi accattoni che non hanno capito lo spirito del natale, ma mentirei spudoratamente. La realtà dei fatti è che a me i regali non li fa nessuno. E non capisco perchè, sinceramente: insomma, non solo è Natale, ma tre giorni prima è pure il mio compleanno. Cazzo, il mio compleanno! Non è che una cosa elimina l'altra! Quindi, a me non resta che osservare il parentame estrarre enormi pacchi infiocchettati da  orridi sacchi di canapa e farli sfilare davanti ai miei occhi.  Certo, è pur vero che tre anni fa la nostra famiglia è stata benedetta dal dono di una piccola nipotina, dalla chioma d'orata e il sorriso birbantello, e quindi è sacrosanto che la maggior parte dei doni siano destinati a lei, ma su, esclusa lei, sono sempre io il più piccolo della famiglia! Nonostante i miei ventidue anni suonati. Poi parliamoci chiaramente: tutti quei soldi mal spesi per certe inquietanti riproduzioni di bambini, o per le varie versioni di Barbie strappona, e i suoi improbabili completini floreali che nemmeno negli anni '60, o ancora gli smalti sbiaditi e le trousse sessite e male assortite,  insomma tutti quei soldi, se li avessero dati a me, non sarebbe stato meglio? Cioè, non puoi spendere quasi cento euro per un bambino di gomma, grandezza naturale, che piange, ansima, si ammalla e guarisce. Intanto per il messaggio in sè per sè, secondo poi perchè non ho mai visto nulla di più inquietante. Ieri sera, mi sono alzato nel cuore della notte, e mi sono recato in cucina per bere un sorso d'acqua. Poggiato sui mobili del lavello, guardando l'albero di natale, mi sono accorto di un inquietante sospiro. Non sono esattamente un cuor di leone, più di una volta mi è capitato di prendermi veri e proprio colpi al solo guardare la mia ombra. Eh no, non sto scherzando. Quindi, sentire un fagottino di plastica frignare come un infante nel buio delle tre del mattino il ventisei dicembre, non è proprio il massimo. Eh no, non mi dite che niente è più bello di qualsiasi cosa faccia un neonato, non è così, no, non è per nulla così, soprattutto quando in casa tua non dovrebbe esserci nessun bambino. 
Tornando a noi, le partite di carte sono un vero è prorpio supplizio, quando dovrebbero essere il momento più gasante del Natale. 
Eccoci! Tutti in cerchio, pronti a combattere con le unghie e con i denti per accappararci quei quattro spicci. Eccoci! Agguerriti e assetati di sangue. E di panettone e pandoro. Perchè a casa mia, vanno giù come l'acqua. Eccoci! Brandiamo le carte come vibranti spade, ostentiamo pancioni mastodontici come corazze di amianto, e mia madre si è dimenticata che è il suo turno. Sempre così. A due minuti dall'inizio del gioco, lei si astrae, vieni risucchiata in un mondo tutto suo. La si può chiaramente osservare mentre vaga sperduta nelle vallate dei suoi pensieri, con gli occhialetti da nonnina e la chioma di lana caprina. E' fuori di casa, con l'anima e con la mente. Lo capisci perchè è in silenzio. E lei non è mai zitta.
"A ma'!!!" Tutti in coro.
" Eeeh! Dai, giocate!!"
" Guarda che tocca a te, ma'!" Le fa notare mio fratello senior, con la delicatezza e la calma di uno scaricatore di porto. 
" Ah sì? Ma a che stiamo giocando?" Io non mi stupisco nemmeno più. Succede tutti gli anni ormai. Mi limito a scambiare sguardi d'intesa con la cognata dai capelli rossi, il cui sarcasmo e cinismo la fanno rassomigliare tanto a Karen Walker di Will&Grace, e a macinare in testa le parole con cui massacrerò i miei amati parenti.

Un grande augurio di buon Natale e buone feste a tutti voi che continuate a leggermi, e un grande ringraziamento! Questo episodio termina qui, non ci sarà un parte riguardante la cena, d'altronde scusate eh, ma che volete pure cenà?? Dopo quel pranzo apocalittico? Eh su! 

Mi dispiace per i lunghi tempi d'attesa, ma tra lezioni, esami e feste, non so più a chi dare i resti!  


   
 
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