Serie TV > Doctor Who
Segui la storia  |       
Autore: CassandraBlackZone    30/12/2014    0 recensioni
[sequel de A person to remember]
Qualcosa nel mio petto inizia a pulsare violentemente, e un caldo tepore si espande in tutto il mio corpo, raggiungendo subito il cervello. Fa quasi solletico, ma fa anche terribilmente male. E ancora non riesco a muovere nemmeno un dito. Sento i neuroni che esplodono uno dopo l’altro, le cellule che muoiono e rinascono simultaneamente, e il sangue ribolle nelle vene. Pian piano una luce dorata inizia ad avvolgermi leggera e, con un piccolo sforzo, decido in fretta il colore dei miei capelli.
Genere: Avventura, Fluff, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Doctor - 11, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Impacciato più che mai e con le dita rigide per il freddo, David prese al volo il Maestro prima che cadesse. Al primo contatto la sua pelle era rovente e scivolosa “E-ehi! Va tutto bene?” gli scostò delle ciocche di capelli dalla fronte sudata.
“S-sì… tutto bene… anzi, veramente no…  sto male” cercò di sorridere l’alieno “Il mio tempo… è scaduto… il corpo di Laura non riuscirà a contenermi ancora per molto.”
Per comodità David si inginocchiò ignorando i suoi jeans ormai bagnati e appoggiò la testa di Laura sulle sue ginocchia “P-posso fare qualcosa?” tentò con la gola secca.
“No” lo tranquillizzò con un filo di voce “Fra un po’ non avrò più forze, e me ne andrò dal suo corpo.”
“E… tornerai nella tua dimensione?”
Fece spallucce “Più o meno. Non sarà un bello spettacolo.”
Un imbarazzante silenzio si intromise tra l’attore scozzese e il gallifreyano, lasciando che di tanto in tanto i tentativi di respirare correttamente di quest’ultimo lo spezzassero.
David si trovava tremendamente inutile. Aver sentito il nome di Matt gli stava provocando da un po’ una strana sensazione inspiegabile, se di ammirazione o gelosia non lo sapeva, ma sentiva che doveva fare qualcosa.
“Oh, ti prego… non fare così…”
L’umano rilassò le sopracciglia aggrottate involontariamente “Eh? Che cosa?”
“Quella faccia la fai quando ti senti inferiore rispetto a qualcuno… Non farla…”
“Io? Sentirmi inferiore? Non so di cosa stai parlando.”
“Non ti preoccupare, David, so che è così visto che sei tale e quale al decimo Dottore della nostra dimensione.”
Stranamente quell’incoraggiamento sembrò tranquillizzarlo davvero, al punto da dimenticarsi di Matt.
“Ah, questa posizione… in realtà mi tenevi con entrambe le braccia…” disse il Maestro strofinando la guancia sulla coscia di David, con gli occhi colmi di nostalgia.
“Ricordi? Ti incontrai quando mi ero rigenerato e inventato il nome di Harold Saxon per entrare in politica e avere il controllo sulla specie umano. Ero completamente pazzo” ridacchiò dolorante.
“Sì” rispose semplicemente David.
“Sai… quando stavo per morire, mentre cercavi di convincermi a rigenerarmi… ho pensato per un momento, dimenticandomi di quegli stramaledetti tamburi, alla nostra casa, a Gallifrey, e ai momenti passati lì. Ti chiamavo Theta Sigma, ricordi? Beh, un po’ come tutti all’università.”
David accolse quel suo sorriso nostalgico annuendo a tono. Era ovvio che se lo ricordava, da piccolo si segnava su un taccuino ogni pseudonimo e soprannome che gli affibbiavano, o almeno tutti quelli che riusciva a scrivere, tra cui c’era anche Theta Sigma.
Non sapeva bene dire perché, ma David si sentì tremendamente triste, tanto quanto il Signore del Tempo sulle sue gambe.
“Ah, David…” l’alieno avvicinò la mano destra al viso dell’attore per accarezzargli la barba incolta “che mi dici del quasi ritorno dei Signori del Tempo? Alla fine pensai che fosse troppo tardi per rimediare e così… sono andato avanti con la mia conquista del pianeta Terra.”
L’uomo sentì la sua mano diventare sempre più calda.
“Ma dopo aver scoperto… che erano stati proprio loro a rendermi pazzo… non ci ho visto più… presi per l’ultima volta una decisione folle e…”
“… E ti sacrificasti per rimandare indietro Rassilon” lo precedette lo scozzese.
“Ti correggo: avevo pensato di sacrificarmi per rimandare indietro Rassilon, finché qualcuno non mi tirò tirandomi per il cappuccio della felpa.”
Gli occhi pulsanti dorati del Maestro erano palesemente diretti verso David, accompagnati da un sorriso beffardo, ma soffrente. Quest’ultimo sbatté più volte le palpebre prima di indicarsi con un indice.
“Quello sciocco… prima si sacrificò per salvare il vecchietto umano assorbendo un’enorme quantità di radiazioni e poi si disturbò di salvare il suo acerrimo nemico.”
“Ti correggo: io credo che… si disturbò di salvare un amico.”
Il gallifreyano si lasciò andare in una breve risata sopportando il dolore. Due lacrime roventi gli rigarono le guance “Dici… dici che mi perdonerà?” chiese con la voce tremante e soffocata dal rimpianto.
David si limitò ad annuire e a sorridere.
L’alieno allargò a sua volta un sorriso pur avendo le sopracciglia aggrottate. Era davvero arrivato al limite della sopportazione, il mal di testa aumentava, non riusciva più ad ignorare i tamburi e sentiva fitte ai polsi e alle caviglie, segno che quell’essere gli stava stringendo ancor di più le cinghie.
“Se… se io posso fare qualcosa… dimmelo… io… ti aiuterò” tentò l’umano prima che il Maestro chiudesse gli occhi.
“Oh, il tuo cuore da bravo fan batte più di quello di un normale Signore del Tempo, lo sai?”
“E’ come se adesso dentro di me ne battessero dieci.”
“Dieci?  Sul serio? A quest’ora saresti già morto di infarto.”
“Ti prego” insistette lui quasi impaziente. Cosa voleva davvero ottenere, pensò imbarazzato. Che cosa mai poteva fare lui? Non era come Matt. Eccola. La gelosia.
“I figli.”
“Come?”
“Laura… sta pensando ai suoi figli. Le mancano.”
“Posso immaginare.”
“Devo lasciarla andare, ma… spero che mi possa perdonare.”
“Le spiegherò io la situazione, tranquillo.”
“Temo che non potrai farlo.”
“Eh?”
Con le ultime forze che gli rimanevano, l’ultima briciola di coscienza e i neuroni non ancora implosi da Signore del Tempo, pensò: ‘Poteva funzionare. Anche solo per poco’ e avvicinò al viso dell’attore anche l’altra mano per portarlo vicino al suo.
David non si oppose, si lasciò guidare fino a raggiungere le labbra di Laura, dove un intenso tepore lo scaldò dall’interno.
 
Matt si alzò di colpo col fiatone, come se per tutto il tempo in cui era svenuto avesse trattenuto il respiro. La sua gola era secca e la fronte bagnata di sudore, uno strano formicolio gli attraversava dalle mani fino alle spalle. Il suo viaggio nella sua testa era finito.
“Matt! Finalmente ti sei svegliato! Come stai? Ai male da qualche parte?” Asia sembrava essere del tutto ignorata dall’amico, che era pronta con una bibita fresca e uno straccio bagnato per rinfrescarlo, mentre lui si voltò verso quella che era l’ultima consolle del TARDIS,col i suo rotore centrale a luci al neon oscillanti, senza però i pannelli girevoli rotanti, il tutto immerso nella sua solita sala futuristica dai colori freddi e metallizzati.
“Ehi, Matt Smith. Allora? Hai qualche novità per noi?” gli chiese fredda Dalila “Avrai di certo compreso il perché ti abbia fatto addorm-… ehi! Mi stai ascoltando?”
Ignorata persino Dalila, Matt si avvicinò ai pannelli di controllo per giraci attorno. Perfetto, pensò soddisfatto, i comandi sono tali e quali.
“Bene” Matt iniziò a premere e ad abbassare con decisione e precisione tutti i comandi di cui aveva bisogno.
Tra una manovra e l’altra Astrid sembrò acconsentire con stupore “Wow! Caspita! Sei bravo, eh? Niente male.
“Un momento! Che diamine fa! Asia?” chiese furibonda l’aliena.
“Io… io non lo so.”
“E glielo lasci fare?!”
“Sarà meglio,” rispose Matt continuando a manovrare “perché così facendo non eseguirei gli ordini"
"Mi stai forse prendendo in giro, umano?"
"Forse sì o forse no, chi può dirlo? Ora se non ti dispiace, gradirei che tu la smettessi di comportarti da sontaran e mi lasciassi lavorare in pace, se non vuoi che ci scoprano."
"Tu piccolo... ti vorrei rammentare che tu non fai parte di questa dimensione e non sai cosa sia successo mentre ..."
"Doppelganger.”
“Come, scusa?”
Matt si concesse dieci secondi per girarsi verso l’aliena confusa “Lo hai detto così come me lo ha detto il Dottore. Prima che tu possa sbraitare qualcos’altro parlo io, se non ti dispiace, e ti ripeto doppelganger.”
Per qualche strano motivo Asia non riusciva a smettere di sorridere. Era davvero contenta che fosse ritornato il Matt di sempre.
 L’uomo alzò poi le braccia come un presentatore televisivo e sorrise “Io sono il doppelganger del Dottore che ti piaccia o no, e questo l’ho finalmente accettato dopo la bravata che hai fatto ovvero farmi ritornare nella mia bella testolina” si picchiettò con un indice le tempie.
Dalila inclinò la testa ancora più confusa girandosi verso Asia. Quest’ultima la guardò a sua volta con gli occhi spalancati.
“Beh? Che c’è? Ho detto qualcosa che non va?”
“Matt, mi stai forse dicendo che finora sei stato… nella tua testa?”
“Sì… perché?”
“Chi hai incontrato?” gli si avvicinò Dalila “Chi?!”
“I-io…  ho incontrato mia sorella! Anzi… in realtà non era proprio mia sorella, continuava a dire che non lo era senza dirmi propriamente chi era. Mi spiegate che succede?”
“Tu avresti dovuto metterti in contatto con mio padre a casa nostra.”
Matt aprì la bocca senza riuscire a dire nulla.
“Anche se siete divisi se ad una adeguata distanza papà può comunque mettersi in contatto con te. Dopotutto siete insieme nello stesso corpo per una trentina d’anni.”
“Mettersi in contatto con me? E’ perché?”
“Per spiegarti la faccenda. Vedendoti manovrare Astrid ero convinta che ti avesse dato delle istruzioni.”
“Io non… mi dispiace. Ma non ho visto il Dottore.”
Allora mi spieghi come hai fatto a riparare i diversi squarci che c’erano nel vortice?” si intromise Astrid tutta eccitata “Solo che ora c’è un problema.”
“Quale sarebbe?” chiese Asia col naso all’insù.
Che ho captato un segnale sospetto che si è agganciato a noi.”
 
La soddisfazione che brillava nei suoi occhi infondeva una certa carica anche alla sua subordinata.
Quel delizioso puntino rosso lampeggiante tanto atteso, era finalmente ben visibile sullo schermo “Magnifico. Splendido! Siamo pronti ad agganciarci! Che stupidi, si devono essere distratti, ma ora non hanno più scampo!”
“Sì, signore. Ha ragione. E’ stata una grande idea quella di aspettare!”
“Fate assolutamente in modo che non vi scoprano. Continuate con la procedura.”
“Agli ordini, signore!” la deliziosa novellina bionda uscì correndo ( più saltellando) dalla sala principale. Chiuse le porte, l’uomo smise di sorridere e ritornò a sedersi sulla sua solita poltrona girevole “Oh, Signore… con chi mi tocca collaborare! Sono stufo.”
Vedrai, ti ci abituerai.” Cercò di confortarlo una voce nella sua testa “Sai, mi sa tanto che ti sta facendo il filo.”
“Come se non lo avessi già capito… non è nemmeno l’unica.”
Oh, modesto.
“Vorrei vedere te al commando di questi tizi che non sanno nemmeno per chi e cosa stanno lavorando.”
Eh, lo so. E’ dura, ma almeno sono facili da controllare.
“A proposito di controllare. Vorrei sperare che io sia ben sistemato.”
Stai pure tranquillo. Fidati di me. Torniamo a parlare delle donne che ti vanno dietro? E’ divertente! Mi sto annoiando.
“Potrei aggiungere che anche gli uomini mi vanno dietro.” Disse l’uomo quasi divertito.
Noooo! Sul serio? Vai alla grande!
“Ma taci!”
Quasi con un balzo, il moro si rialzò dalla poltrona per avvicinarsi ad un porta affianco a quella principale. I filtri di percezione funzionano sempre in un modo impeccabile “Tanto lo sai bene. Non mi è possibile aver nessun tipo di relazione con loro”  aperte le porte con l’apposita carta magnetica, un vento gelido lo investì senza provocargli nessun tipo di brivido. Era una cella frigorifera dalle dimensioni colosso lai, dove giacevano tutti ammucchiati corpi di uomini e donne dalla pelle ormai bluastra per il freddo. Da quanto tempo erano lì? Lui stesso non lo sapeva. D'altronde, erano semplici pedine da sfruttare in quella particolare occasione, quasi tutte trovate per strada “dopotutto, sono tutti morti. No?”
 
Le dita di Asia scivolavano leggere sulla tastiera virtuale. La giovane gallifreyana aveva controllato che nulla fosse entrato in contatto con l’occhio dell’Armonia di Astrid. “Bene, almeno non si sono avvicinati a te, Astrid.”
Questo è un sollievo.
“Allora significa che ne hanno approfittato mentre richiudevo gli squarci.”
“Allora? Che facciamo?” gli chiese Dalila “Sai già come procedere?”
“Ora come ora… non possiamo fare molto. E’ importante invece che mi portiate dal Dottore. Ho bisogno di parlargli a quattrocchi.”
“Matt”
“Sì, Asia?”
La ragazza gli si avvicinò lentamente fissandolo negli occhi. Con prima una mano e poi con l’altra, prese ad accarezzare entrambe le guance dell’amico che lasciò fare “Stai bene, Matt?”
Lui annuì “Certo che sto bene. Perché non dovrei?”
“Beh, sono successe molte cose, sarai stanco.”
Matt sorrise davanti a quel tenero faccino mortificato per chissà quale misfatto. A tono, rispose con un bel bacio sulla fronte, come era solito fare il Dottore “Puoi pure stare tranquilla. Sto bene.”
“Dunque, non sai chi hai incontrato nella tua testa, eh?” interruppe l’atmosfera Dalila “Hai detto che era tua sorella, ma non lo era.”
“Aveva preso le sue sembianze. Non era lei.” Cercò di spiegare l’attore.
“E come facevi a saperlo?”
“I suoi occhi. Brillavano d’arancione e oro.”
“Arancione e oro?” ripeté l’aliena con un sopracciglio alzato.
“Sì. Mi disse anche che non poteva dirmelo perché qualcuno molto probabilmente ci stava ascoltando.”
“Ne sai qualcosa a riguardo Asia?”
La ragazza scosse la testa “I miei sogni mi avevano rilevato che Matt avrebbe incontrato papà e non… qualcun altro. Il che è strano…”
“Io non la vedrei in questo modo.”
“Eh? Che vuoi dire, Matt?”
“Nel senso… solitamente i sogni sono mere immagini della nostra testa.”
“Il suo caso è diverso. Da poco i suoi sogni sono premonitori.”
“Premonitori o meno, Nei sogni è sempre possibile cambiare qualcosa. Sognando è pur sempre possibile viaggiare sia nel tempo che nello spazio. In questo caso il momento era giusto, ma l’incontro no.”
Prima di riprendere a parlare, Dalila sembrò per un attimo persa nel discorso dell’umano “Asia… è una cosa possibile?”
“Io… non saprei… Matt, un giorno mi dovrai spiegare come fai a fare certi discorsi. A volte sembri davvero mio padre.”
“Lo prendo come un complimento” ridacchiò.
“Bene, basta parlare. Il Dottore ci sta aspettando.”
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Ok, innanzitutto… BUONE FESTE A TUTTI!! L’anno nuovo si sta avvicinando!! Tanti tanti auguri tutti!!! Vi chiederei estrema pazienza, ma tra vacanze in famiglia… la mia testa è annebbiata e di conseguenza lo sono anche le mie idee… gli ultimi due capitoli non sono il massimo, lo so… devo cercare di riprendermi bene… lo prometto!! Come al solito vi chiederei di segnalarmi ogni tipo di errore!! Grazie e ancora auguri!!
 
Cassandra
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: CassandraBlackZone