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Autore: Libro_Dipendente    31/12/2014    3 recensioni
Una raccolta di flashfic su il passato di Leo. Spero vi piaccia :)
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1) Zia Rosa (REVISIONATO)
2) Piano C (REVISIONATO)
3) Nuova famiglia (REVISIONATO)
4) Scappo. Dove? Al centro commerciale, ovvio! (REVISIONATO)
5) Benvenuto alla Scuola della Natura!
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IN FASE DI REVISIONE
Genere: Comico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leo Valdez
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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2. Piano C


Il quattordicenne Leo Valdez stava amabilmente parlando con Evelyne Castle, la ragazza più carina della scuola, nonché fidanzata con Chris Smith, campione di football. (Cliché? No, per niente).
"Te lo ripeto per l'ultima volta, coso: spa-ri-sci" disse scocciata la ragazza, sbattendo lo sportello blu dell'armadietto dove fino a qualche secondo prima stava riponendo i .
"Shh, so che sei completamente pazza di me e che devi controllarti per non saltarmi addosso" ammiccò il ragazzo, più scherzando che provandoci veramente con Evelyne.
"Sì, ti amo quanto uno spillo nel deretano" Replicò la bionda (sì, la ragazza in questione, oltre ad essere la ragazza più carina della scuola, la fidanzata del capitano della squadra di football, era bionda con gli occhi azzurri, e, giusto perché non c’è mai fine al peggio, era a capo delle cheerleader. Una cosa mai sentita prima, no?)
"Visto? Che ti dicevo?"
"Coso, vattene" Evelyne non sapeva se piangere o urlare istericamente. Quel ragazzo era davvero -- no, non c'era modo per descriverlo, soprattutto per una ragazza che l'unica volta nella quale avrebbe potuto usare un vocabolario era al fine di appoggiarci sopra le mani dopo averle smaltate, onde evitare che si rovinasse lo smalto. "Nah, so che ti piace la mia meravigliosa compagnia..."
"Non l'hai sentita la mia ragazza? Vattene" Stavolta era stata la profonda voce di Chris Smith a parlare. "Amico! Ciao!" salutò Leo, fingendo un sorriso a trentadue denti. "Questo sgorbio ci stava provando con te, piccola?" Evelyne annuì piagnucolosa. "Cosa?" esclamò Leo, fingendosi sorpreso. "Io? Ma non è vero, la tua ragazza è intoccabile! E non- non è nemmeno il mio tipo. Io sono per le castane, sai?" Cercò di salvarsi la pelle, inutilmente.
"Non me la bevo, Valdez. Ci vediamo nel campetto di basket fuori la scuola alle tre in punto. Se ritardi o non vieni ti pesterò ancora di più domani" lo rassicurò il ragazzo, mettendo un braccio in spalla a Evelyne e avviandosi verso i suoi amici capelloni. Smith per essere uno tutto muscoli niente cervello non era così stupido. Oppure, semplicemente sentiva l’incredibile bisogno di prenderlo a botte, da uomo delle caverne qual era? Certamente la seconda opzione.

***

Tre meno cinque. Leo era nel campetto da basket, a riflettere in attesa di Smith. Rianalizzò bene la situazione: Chris l'avrebbe picchiato a sangue, ne era certo. E di umorismo il ragazzo non se ne intendeva proprio, anzi, odiava ogni tipo di battuta che non uscisse dalla sua bocca o da quella dei suoi amici trogloditi, quindi scherzare era fuori discussione. Sarebbe potuto scappare, ma poi sarebbe stato peggio in seguito. C'era solo un'altra possibilità: il Piano C. Leo non lo usava da tempi remoti, quindi non era nemmeno sicuro che riuscisse a farlo ancora, così si portò le dita vicino al viso e le schioccò. In meno di un secondo piccole fiammelle si sprigionarono dalle sue dita, impossessandosene. Il ragazzo sentiva calore, certo, ma quel tipo di calore che si ha quando, in una giornata fredda, ci si infila sotto una morbida coperta. La sua mente, però, era tornata indietro nel tempo, alla morte della madre. Allora era stata tutta colpa del fuoco. Sentiva ancora le sue urla, se si concentrava abbastanza. Anche la sirena dei pompieri, che dopo gli avevano fatto delle domande. Ovviamente non gli credettero quando lui disse loro della donna fatta di terra. All’improvviso, Leo sentì delle voci, e si affrettò a spegnere le fiamme, sia per non farle vedere subito ai ragazzi sia perché aveva paura di scoppiare a piangere come un moccioso di tre anni se si fosse permesso di ricordare di più, cosa che non faceva mai.

"Ehi, Valdez!" lo chiamò la voce di Smith, sempre in tono di scherno. Leo si voltò verso il ragazzo sorridendo, ma con gli occhi ancora lucidi. "Ehi bello!" salutò, senza che, per fortuna, la voce gli si incrinasse.
"Sei pronto ad essere picchiato, Valdez?" sghignazzò Chris, con i suoi amici a seguito. Leo scoppiò a ridere, facendo vacillare i perfetti sorrisi dei suoi quasi aggressori. "Non lo farai" continuò, alzando le spalle con il suo solito sorriso birichino come a dire 'eh, che ci puoi fare'.
"Cosa me lo impedisce?" Smith riacquistò il suo solito ghignetto da deficiente.
"Hai paura del fuoco?" domandò l'altro, ignorando la precedente domanda.
"Certo che no" Non vedo l'ora di vederlo urlare come una femminuccia, pensò Leo malignamente. "Allora non è problema se faccio un trucco di magia..." Alzò le dita, sempre pronte a schioccare, e le mise davanti a sé, con un piccolo sorrisetto indisponente.
"Valdez, se questo è un giochetto per non farti picchiare, giuro che-" Leo ridacchiò.
"No, ma per chi mi hai preso? E' solo un trucco di magia" spiegò, prima di schiccare le dita e prendere fuoco, dalla testa ai piedi. Durò tre secondi al massimo, ma per Smith e i suoi amici fu terrorizzante lo stesso.
"Ti piace? ci ho messo un po' a perfezionarlo" Balle, non ci si era mai allenato. Smith continuava a fissarlo, con gli occhi sgranati e la faccia di uno che aveva appena visto un'altra persona prendere fuoco e non morire bruciata, cosa che, in effetti, era accaduta.

Dopo un una dozzina di secondi, quando oramai Leo pensava che sarebbe rimasto con quell'espressione facciale tutta la vita (oramai cercava di immaginarsi il suo matrimonio con quell'espressione in viso), Smith urlò (sembrando irrimediabilmente Lydia Martin di Teen Wolf) e corse via, seguito da i suoi amici capelloni che lo imitarono. Una ventina di minuti dopo, Leo era intento a riempire il proprio zaino dei Power Rangers con tutte le cose che aveva intenzione di portare con sé nella sua (ennesima) fuga. Stava scappando (ancora) perché – andiamo! – non aveva alcuna intenzione di vedere Smith il giorno dopo (né mai più, sinceramente). In effetti, ora che ci pensava, avrebbe potuto saltare l’appuntamento e semplicemente andarsene, senza provocare dei probabili danni psicologici a quegli idioti che, già prima, di intelligenza ne avevano poca. Ah, pazienza, sospirò Leo, infilando a fatica una maglia di ricambio dentro lo zaino.


Angolo_Autrice Ehi, semidei! Sono in anticipo, nemmeno io ci credo 0.0 Vi adoro, insomma, tre recensioni! Ci vediamo l'anno prossimo!
Marta
   
 
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