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Autore: Tefnuth    03/01/2015    1 recensioni
Eos ed Alec sono due demoni sopravvissuti all'assassinio della loro famiglia da parte di un componente del loro clan. Per poter sopravvivere si nasconderanno tra gli umani che fanno parte di un'equipe scientifica. Ma il pericolo è dietro l'angolo e il rischio è alto non solo per loro ma anche per coloro che gli stanno attorno.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Là sotto la luce era fornita unicamente dalle torce incastonate nella nuda roccia, la loro fiamma non bastava ad illuminare i cunicoli fino alla luce successiva ma per gli occhi di un demone bastava a penetrare il buio che vi dominava. Narlees non poteva far altro che seguire il suo carceriere, anche se avesse provato a scappare si sarebbe di certo perduta in quei tunnel e non ne sarebbe più uscita viva. In quel percorso scosceso che le faceva dolere terribilmente i piedi e su cui aveva rischiato più volte di cadere, Narlees poteva sentire le grida che provenivano dal fondo dei cunicoli laterali senza capire a chi o cosa appartenessero “Ti fanno paura?” le chiese il demone rosso, la sua voce roca sembrava ancora più inquietante dentro quella caverna e ad ogni suo respiro sentiva i brividi che dai piedi le risalivano su fino ai capelli “Non mi spavento per così poco, ho sentito e visto cose bene peggiori” gli rispose cercando di fare la baldanzosa “Come il nostro Segugio, sarà stato insolito per te” stava sogghignando “E’ stato interessante, fargli l’autopsia” “Avrai notato la cicatrice che l’animale aveva vicino all’orecchio” “ Veramente no” rispose cercando di fare l’indifferente, in realtà aveva notato quel brutto sfregio ma dopo aver conosciuto il padrone era stato immediato per lei collegarlo a dei maltrattamenti “Un regalo di Eos la notte in cui lui e Alec scapparono, pensavano di farla franca ma l’odore della sua mano è stato fondamentale per rintracciarli” rideva nel ricordare il momento in cui li aveva riportati al castello “Perché loro?” fu la domanda secca della donna, aveva anche fermato il suo passo “Mi servivano per i miei scopi, la nostra razza si è annichilita con quest’assurda idea di vivere nell’ombra. Io volevo creare una razza superiore che non potesse essere sconfitta da nessuno” si era girato verso di lei, il suo alito puzzava terribilmente “Questa mi pare di averla già sentita” “Immagino che tu non sappia cosa sia una Furia, vero?” la sua domanda la lasciò spiazzata, non conosceva la risposta “Demoni la cui abilità gli consente di sprigionare una forza e una ferocia incredibile, si contano sulla punta delle dita e sono state pochissime nella nostra storia. Io volevo riportarle in vita, tutte quante, però è molto difficile se il corpo del nuovo portatore non è adatto a contenere l’anima” “Arriva al dunque” nella mente di Narlees erano tornate in mente le parole che gli aveva detto Eos il giorno in cui si era rivelato “Eos e Alec sarebbero state le mie prime vittime, erano corpi giovani e per giunta promettevano di essere ottimi guerrieri, ma quella notte Eos si rivelò per quello che era veramente: uccise tutti i sacerdoti e molti dei miei uomini  da solo e poi scappò. Ne rimasi estasiato quando lo vidi e lo lasciai andare pensando che forse avrei trovato altri come lui, ma quello fu uno stupido errore come quello che feci quando lasciai Alec in cella senza sorveglianza” “Per me questa è solo una scusa, dì piuttosto che non sei in grado di fare quello che dici e che vorresti Eos perché è già bello e pronto” la donna stava rischiando molto nel fare questa affermazione, per fortuna Keres si fece una bella risata “Mi piace questa insolenza, sei molto più simpatica di quell’altro umano” “Pensavo ti piacessero i traditori, comunque Eos lo ha ucciso”. Finalmente arrivarono al centro di quel labirinto di roccia, un gigantesco spazio rotondo con un alto soffitto dove si erano riuniti tutti i demoni di cui Keres ancora disponeva, non ne erano rimasti poi così tanti dopo l’agguato al laboratorio “I tuoi figliastri hanno decimato le mie truppe, ma basterò io a cancellarli da questo mondo” anche se le parole del demone rosso erano minacciose, Narlees si sentì orgogliosa di Eos e Ale, in qualche modo avevano inflitto un duro colpo al nemico “Sono certo che non ci metteranno molto a trovarmi” continuò Keres che poi condusse la donna in un’altra ala del labirinto, quella dedicata alle prigioni, e là lasciò la donna sotto la custodia di due sottoposti puzzolenti e forse nemmeno troppo intelligenti.


Per Keres i corridoi erano improvvisamente diventati vuoti, nonostante i suoi sottoposti lo affiancassero nel suo cammino, pensava solamente a chi sarebbe presto arrivato e non vedeva l’ora. Da anni aspettava questo momento, il suo corpo fremeva come non mai , e là sul suo trono imperava la falce con cui avrebbe tagliato la testa di Alec; quanto a Eos ci avrebbe pensato in seguito anche se sapeva già che se non ci fosse stata speranza di averlo tra le sue fila avrebbe dovuto ucciderlo e sperare di riuscire in una resurrezione con il suo corpo, l’ultima carta nelle sue mani. La rabbia iniziò a farsi largo nella mente del demone alato, presto sarebbe esplosa.
“L’ho sempre detto che lui mancava di fantasia” disse Alec appena misero piede nel luogo dove il demone, che ora giaceva morto in una cella frigorifera, aveva detto loro: il castello, dove era cominciato tutto. Dall’esterno non era cambiato praticamente nulla, tranne che le finestre erano state sigillate con delle pietre, ma forse all’interno qualcosa era diverso da come lo avevano visto l’ultima volta “Sarà meglio dividerci, io cerco Keres e tu pensa a Narlees; probabilmente sarà nei sotterranei” ordinò Eos, non avrebbe ammesso repliche e il fratello lo sapeva “La troverò seguendone l’odore, tu piuttosto sta attento” era la prima volta che Alec raccomandava al fratello di fare attenzione, conosceva il suo carattere  e anche se non lo diceva aveva paura che Eos agisse in modo troppo impulsivo. Entrarono insieme dalla grande porta, ormai quasi caduta, e poi si divisero quasi immediatamente: Eos salì le grandi scalinate seguendo l’odore di Keres, mentre Alec rimase ancora un attimo al piano terra in cerca di Narlees.


Nonostante i sotterranei puzzassero più di una fogna, Alec riuscì a percepire l’odore del profumo di Narlees: un leggero bouquet di fiori, tipico per una donna, lo aveva condotto fino alla scalinata che portava ai sotterranei e da lì fino alle celle, situate in uno dei lunghi e numerosi tunnel. L’odore dei fluidi corporei dei demoni pungeva il suo naso come una miriade di spilli, eppure i suoi occhi videro solo i due demoni a guardia dell’unica cella occupata “Maledizione, stanno tutti aspettando Eos: devo sbrigarmi” pensò Alec che, facendosi giocoforza del colore della sua pelle da demone, si avvicinò sfruttando le molte zone d’ombra; non vedeva l’ora di cominciare a giocare. Nel buio di quei sotterranei dove l’unica fonte di luce era data da poche, piccole fiaccole, l’angelo nero arrivò in soccorso della donna: uccise senza pietà i due carcerieri maleodoranti, non chiese scusa per il caos, e aprì la porta con molta galanteria “Avevo detto loro che avrebbero fatto una brutta fine, ma non mi hanno dato retta” scherzò Narlees. La luce fioca donava ad Alec un aspetto inquietante, la donna era sicura che se fosse stata la prima volta in cui lo avesse visto sarebbe scappata a gambe levate “Ora se ne pentiranno all’altro mondo - rispose Alec - . Devo portarti fuori di qui e poi dare una mano ad Eos”  “Saltiamo la fase 1 e andiamo da Eos” ribatté la donna incamminandosi verso la direzione da cui era provenuto Alec “Sarebbe inutile provare a farla ragionare, tanto quella è più testarda di Eos” pensò il demone nero portandosi immediatamente al fianco della dottoressa. Ad ogni passo che facevano, Alec sondava i dintorni aiutandosi con le orecchie e il naso, a quanto pare di demoni nemmeno l’ombra “Hai visto molti demoni qui?” domandò a Narlees mantenendo un tono di voce basso “Non troppi” rispose lei, poi si ricordò di quello che le aveva detto prima Keres “Devo dirti una cosa: prima Keres….” le sue labbra vennero bloccate dalle lunghe dita fredde del suo angelo custode, dei demoni stavano facendo il turno di guardia ed erano belli grossi  “Finalmente si cominciano a vedere, stavo iniziando a preoccuparmi” sussurrò Alec. Narlees ammirava la freddezza del giovane demone, il suo respiro era calmo e sembrava che non avrebbe cercato di evitare quei demoni molto robusti dalla pelle verdastra, reazione del tutto diversa da quella di Eos “Cosa facciamo?” domanda inutile “Tu resti qui e io mi occupo di loro” fu la semplice risposta.

Narlees vide Alec dirigersi sicuro verso i due guardiani “Farà finta di essere uno del seguito di Keres per mandarli da qualche altra parte” pensò lei, era la cosa più logica. Quello che fece il demone nero fu tutt’altra cosa: colpì in pieno volto quello che dei due era il più grosso iniziando immediatamente un combattimento a tre. Era molto preoccupata perché Alec era fisicamente inferiore sia per altezza, lei non lo avrebbe mai detto, che per grossezza; ebbe quasi l’impulso di intervenire quando vide una delle due creature prenderlo alla gola con il braccio flaccido mentre l’altro lo colpiva allo stomaco “No” urlò nella propria mente, ma Alec non era tipo da sottovalutare: con la coda prese a sua volta il demone alla gola e quando quello iniziò a ritrarre il viso piantò una delle sue corna dritto al centro degli occhi “Aaaargh” fu l’ultima cosa che disse prima di cadere a terra con un grande tonfo. Quello che aveva fatto Alec aveva sorpreso l’altro guardiano che esitò qualche istante incerto sul da farsi dando così tempo al demone nero di riprendere fiato “Non stare fermo lì, ne ho anche per te” lo provocò tra un respiro e l’altro. Sfortunatamente, a causa del buio, Alec non aveva visto il fodero che cadeva parallelo sulla gamba del demone verde il quale ne estrasse una spada “Merda” pensò il demone nero ma non si fece distrarre troppo: dopo aver schivato il primo colpo piegandosi all’indietro con la schiena, lasciò che la lama trafiggesse la sua mano destra e con un colpo secco usò le unghie per bucargli la trachea; il guardiano morì nel proprio sangue tra rumori gutturali.


Scale, scale, e ancora scalini. Tortuose scale a chiocciola che salivano su nel buio impenetrabile di quelle mura, se ci fosse stata anche solo una flebile luce Eos sarebbe sembrato un fantasma agli occhi degli altri, e come tale si stava muovendo indisturbato: sapeva che lo stavano aspettando. Finalmente l’oscurità terminò e si ritrovò in un’ampia sala, l’unica ad avere delle finestre, ma la folla di cadaveri e il loro sangue ricopriva il pavimento in pietra. L’unico essere ancora in vita era il demone rosso seduto sul trono, anch’esso in pietra : Keres aveva ucciso quelli che erano rimasti del suo seguito in un impeto di rabbia. Su una cosa aveva ragione Narlees, l’unico reale oggetto del desiderio di Keres era Eos, la su abilità innata e quello che rappresentava; adesso che ogni speranza di riuscita era vana l’unico modo  per poter realizzare quel sogno era uccidere lui e cercare di riportare al mondo dei vivi l’anima di un’altra Furia, ma questo il demone rosso non lo sopportava perché voleva solo lui. “Qual è la logica di questa follia?” domandò Eos, non riusciva a comprendere l’insano gesto del demone seduto su quel trono di pietra e che stringeva a se la falce con cui anni prima il giovane demone aveva ucciso il sacerdote “Tu – lo indicò con l’arma – solamente tu e ciò che sei” digrignò tra i denti Keres, poi si alzò e continuò a parlare “I miei occhi conoscono la tua reale natura, e penso che lo sappia anche tu: è stato tuo nonno a parlartene” si era calmato anche se solo in apparenza, sembrava che la sua mente ora vagasse tra la ragione e la pazzia, non era lo stesso con cui si era scontrato nell’edificio. Eos aveva compreso che Keres si stava riferendo a quello che era successo il giorno in cui Alec venne sigillato, ma suo nonno non gli aveva mai detto nulla a proposito “Ti sbagli, lui non mi ha detto nulla. Non so a cosa ti stai riferendo” fu infatti la sua risposta.


Keres meditò qualche istante su quell’ultima affermazione ritornando con i ricordi a quel giorno lontano in cui aveva udito il vecchio parlare a uno dei nipoti e rivelare il tutto in gran segreto: in effetti lui non aveva visto che era Eos l’interlocutore perché le finestre erano coperte da una trave di legno e scostarla sarebbe equivalso a farsi scoprire; ora che ci pensava meglio le voci dei due fratelli erano molto simili quando erano piccoli e poteva esserci la possibilità che il vecchio avesse detto la verità ad Alec e non ad Eos, come pensava. Scoperto il malinteso ritornò al presente, allargò le braccia e disse “Forse si, non eri tu quel giorno: devo essermi confuso con tuo fratello. Però visto che ci siamo te lo dico io, tu – lo indicò col dito – sei una Furia”.

Improvvisamente per Eos tutto ebbe senso, non gli era necessario chiedere altro “Allora sarà meglio che la finiamo qui” una frase ad effetto che Keres non colse immediatamente “Cosa intendi dire?” domandò “Conosco le tue intenzioni, ricordo cosa mi hai chiesto quel giorno: la risposta è sempre no. Fatti fottere” la determinazione nei suoi occhi diceva tutto “Se è così hai ragione, finiremo qui”. Con un balzo Keres si alzò in volo dispiegando le sue grandi ali e, rasentando il soffitto, coprì la distanza tra se ed Eos per poi planare dritto su di lui che schivò l’attacco nell’ultimo momento utile. Sapeva benissimo che Keres aveva anni di esperienza in più che gli davano un enorme vantaggio, ma Eos aveva dalla sua l’agilità del suo corpo che era anche molto più leggero in quanto sprovvisto di ali e riusciva a starci dietro cogliendo anche occasioni importanti per mettere a segno dei colpi. Tuttavia non si accorse che poco dopo arrivarono anche Alec e Narlees, li aveva dietro alle spalle e l’odore dei morti copriva il loro; Keres invece li aveva davanti agli occhi e colse l’opportunità per stuzzicare Eos lanciandogli la falce contro di loro. Il colpo era controllato, ma per salvare Narlees il demone nero venne ferito in piena spalla “Ah” si lamentò e con un espressione di stizza sfilò la punta dalla propria carne. Quel gesto era una chiara minaccia alle persone che Eos voleva proteggere e questo lui non poteva sopportarlo. Bastò quel solo gesto, un unico attacco andato quasi a vuoto per riaccendere qualcosa che da tempo si era assopito nel demone bianco.


Chi era in quella sala vide i glifi sulla pelle di Eos accendersi come se sotto vi fosse stata della lava e gli aloni neri attorno agli occhi sembrarono espandersi “Ecco, è questo ciò che sei veramente Eos. Non negare te stesso” esclamò emozionato Keres, i suoi occhi brillavano di pura luce “Zitto, non parlo con chi sta per morire” disse Eos con una voce gutturale, adesso faceva veramente paura. Lo scontro prese presto una piega tutta diversa: se prima il demone bianco poteva solo cogliere pochi momenti per colpire Keres, adesso era il demone rosso che faticava a tenergli testa e ogni volta che il colpo andava a segno faceva molto più male di prima, se non avesse trovato una soluzione sarebbe stato spacciato.

 
  
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