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Autore: AlessiaDettaAlex    03/01/2015    5 recensioni
Che i trentaquattresimi Hunger Games abbiano inizio!
Alyss Knight si è offerta volontaria alla mietitura per proteggere Laree Amberdeen, la ragazza che ama. Ma, oltre a sopravvivere all'arena, ha un altro obiettivo importante da adempiere: nascondere alle telecamere di Capitol City la sua relazione omosessuale con la giovane Laree, che potrebbe costare loro la vita a causa delle ferree leggi di Panem a riguardo.
[Capitolo 1]
«No!» grido con rabbia, «non lei!» tremo di terrore e di fatica, quando la raggiungo davanti al palco. «Mi offro volontaria come tributo al suo posto!». Non posso credere di averlo fatto sul serio. Un brivido mi corre lungo la schiena, di paura ed eccitazione insieme, nella consapevolezza che sto per morire. Sto per morire per lei.
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[Capitolo 4]
"Noi tributi siamo solo questo: gli agnelli più belli, giovani e forti del gregge, strappati dai propri compagni per attendere al sacrificio da tributare a dèi oscuri. E il nostro sangue bagnerà l’altare dei potenti, tra grida di giubilo e l’eco lontana del lamento degli ultimi, che piangeranno per lunghi secoli i loro figli."
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 3

Roy sta ingurgitando affamato un’intera scodella di zuppa di verdure quando arriviamo. Anche lui forse non ha mai avuto abbastanza da mangiare. Ma a sorprendermi davvero è tutto quello che c’è sopra alla tavolata del vagone: o forse dovrei dire quello che non c’è! Lo potrei definire un banchetto da re, ma ho dei dubbi che gli antichi re di questo pianeta mangiassero così tanto e così bene. Mi avvento su una succosa fettina di manzo come se fossi un animale affamato. Ma, in fondo, chissà che Capitol City non ci veda proprio così? Tanti piccoli animaletti affamati, pronti a sbranarsi a vicenda nell’arena.
«Piano, piano…» commenta Julius con una punta di apprensione «Così vi verrà un’indigestione!»
«Vi conviene alzare lo sguardo dai piatti, ragazzini» interviene Layla indicando con un cenno del capo la televisione. Siamo all’inizio della mietitura del Distretto 8: quella del 7 dev’essere finita da poco. Guardo distrattamente la tv mentre vengono annunciati i tributi che combatteranno contro di noi nell’arena. No, è assolutamente impossibile concentrarsi sulla propria pancia vuota e sulle mietiture insieme. E io voglio mangiare tutto quello che mi entra in corpo. Così comincio a provare ogni varietà di formaggio con miele e salsine varie, mentre con la coda dell’occhio noto che anche Roy mi segue. Davvero squisito! Il vecchio Sirius me lo fece provare una volta sola, il formaggio. La maggior parte delle volte che gli avanzava diceva che era preferibile buttarlo piuttosto che darlo a me, col rischio che mi sentissi male. Per questo il giorno in cui entrò nella mia locomotiva con una mezza forma di pecorino avvolta da un panno azzurro e un filone di pane sotto il braccio, sbarrai gli occhi incredula: quella sera mi disse che quando lo aveva assaggiato era così buono che non poteva non condividerlo con me. Mangiammo pane e pecorino spalmato insieme sotto le coperte. Avevo appena dodici anni, e fu uno dei giorni più belli della mia vita.
Un pugno sbatte con forza sul tavolo, facendomi quasi andare di traverso il melone che avevo appena messo in bocca.
«Basta ingozzarvi. Lì sopra ci sono i vostri avversari!» ringhia Layla a due centimetri dalla mia faccia, indicando lo schermo alle sue spalle.
«Ma tanto ci sono le repliche stasera!» mi lamento io.
«Lo ripeterò una volta sola: guardate quella cazzo di tv!» ruggisce lei per tuta risposta, esalandomi addosso il suo alito da caffè misto a nicotina. Anche Sirius spesso ha quell’odore. Trattengo a stento un conato di vomito.
«Stanno estraendo i tributi dell’11!» interviene Julius a mani giunte rivolto verso lo schermo. Sembra perennemente in apprensione per noi. Che significato abbia un atteggiamento del genere da parte di un accompagnatore, mi chiedo, non lo so.
Mi degno di guardare la mietitura – giusto perché non voglio più ritrovarmi il fiato asfissiante di Layla in faccia. I due tributi dell’11 non sembrano un granché: alti, dalla carnagione scura ma piuttosto mingherlini e decisamente spaventati. Anche i due tributi del 12 non lasciano molto da immaginare: hanno la faccia di chi sa che andrà a morire. Almeno su questi quattro ho quindi un discreto vantaggio.
«Stasera a Capitol City rivedremo le mietiture dei distretti dall’1 al 10. Ora sparite dalla mia vista» sospira Layla. È ironico come sembra sia lei quella più stufa della situazione. Ma siamo noi che stiamo andando a morire, lei ha già superato vittoriosa un’arena!
Inutile dire che la mia mente, anche su un letto, preferisce viaggiare per i suoi sentieri invece che spegnersi per riposarsi. Una sfilza di volti mi passano davanti intrecciandosi: Laree, Sirius, Layla, Roy, Julius, i tributi dell’11 e del 12… e quando mi addormento è anche peggio: incubi di ogni sorta sull’arena mi inseguono, una Laree insanguinata e disperata finisce tra le fauci di un ibrido gigante, somigliante a quella specie di troll che sbranò brutalmente metà dei tributi dell’anno scorso. Io, a dirla tutta, non ho mai dovuto seguire gli Hunger Games alla televisione. Il vecchio Sirius ha cercato sempre di impedirmelo e nessun’altro mi obbligava a guardarli. Ma la verità è che non puoi evitare per sempre qualcosa che è tanta parte della vita di Panem. Non potevo evitare, andando a casa di Laree o girando per il cantiere, di posare lo sguardo sui tanti maxischermi che tappezzavano i luoghi di lavoro e le vie principali. Solitamente distoglievo lo sguardo quasi subito, ma c’erano volte in cui quello che vedevo mi paralizzava, mi rendeva schiava delle immagini. Mi ritrovavo così, senza apparente motivo, a non riuscire a non fissare i cadaveri vuoti, le battaglie, le morti orrende, la fine delle alleanze. E ne avevo estrema paura. Mi spaventava l’idea di un’arena piena di ibridi e bambini che volevano il mio sangue. Provavo angoscia per i tributi che venivano estratti ogni anno e, ben nascosta nel gruppo degli adulti, davo mentalmente il mio addio ad ogni ragazzo, sconosciuto o meno, che sapevo sarebbe entrato in quell’inferno. Finché un bel giorno tutte le mie energie non furono concentrare a preoccuparsi solo di Laree.
Mi risveglio col fiatone nemmeno due ore dopo. Ci metto dieci minuti buoni per tranquillizzarmi, ricordando a me stessa che sono io, non lei, che entrerà nell’arena. Lei è salva, è al sicuro a casa. Butto indietro la testa sul cuscino e sospiro. Nonostante tutto, adesso voglio solo dormire.
Mi sveglio definitivamente quando arriviamo a Capitol City.
Questa città mi dà le vertigini. Ripenso alla piccola cuccetta che avevo in quella locomotiva rotta al 6, e la paragono a questi palazzi immensi e sfavillanti: le vertigini aumentano. Una mano mi tocca la spalla.
«Tra poco saremo nel nostro appartamento al Centro di Addestramento!» sorride eccitato Julius, «l’amore che Capitol City nutre per voi abitanti dei distretti è così grande! Vedrai come verrete trattati bene!». Io tiro su a forza l’angolo sinistro della bocca, simulando un sorriso. Fortunatamente arrivano Layla e Roy a far tacere quel sacco di menzogne che è il nostro accompagnatore per parlare di cose più serie.
«Appena ci sistemeremo al Centro i vostri preparatori vi riporteranno al Livello di bellezza zero» fa la nostra mentore.
«Che significa?» bisbiglia Roy, tutto tremante.
«Significa che vi faranno belli per la sfilata di domani»
Istintivamente mi tocco la cicatrice sulla guancia con l’indice e il medio.
«Te la cancelleranno dalla faccia, non preoccuparti»
Cancellare? Veramente questa è la cosa che mi lega più di tutte a Laree. Non voglio privarmene. Non voglio assolutamente. Credo che si legga negli occhi il mio disappunto perché mi guarda alzando un sopracciglio.
«Io… vorrei che la lasciassero» e lei mi fissa. Punta indice e pollice sotto il mio mento e mi sposta il viso di lato, in modo da analizzare meglio lo sfregio biancastro e rugoso.
«Li avvertirò di non toccarla»
Ah, davvero? Non credevo sarebbe stato così semplice ottenere questa concessione. Ancora una volta legge l’incredulità nei miei occhi, e per tutta risposta caccia dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette e se ne accende una al volo, soffiandomi il fumo in faccia con un ghigno. Non mi abituerò mai a questa puzza.
 
Quando arriviamo a sera, io e Roy siamo sfiniti e decisamente traumatizzati. Sono stata spellata e torturata in tutti i modi possibili con creme, pinzette e anche spazzole di ferro. I miei capelli, prima una matassa corta e nera, ora hanno una parvenza di ordine e sono tenuti fermi da una discreta quantità di gel. Come promesso, la cicatrice non è stata neanche sfiorata. A conclusione di tutto ciò io e Roy ci siamo infine ritrovati nella stessa stanza, già sulla difensiva come se ci aspettassimo di subire chissà quante altre angherie, di fronte a due ragazzi di giovane età. Gemelli, maschio e femmina, sono i nostri stilisti. Si sono presentati come Seismòs e Telluria, altrimenti conosciuti a Capitol City come i gemelli Rikter.
Sospiro al ricordo delle ore passate a farmi rivoltare come un calzino da quei pazzi e mi butto sul divano accanto al mio compagno di distretto. Layla non perde tempo e accende la tv di fronte a noi.
Le repliche delle mietiture sono appena cominciate e già i Favoriti riservano una sorpresa: nel Distretto 1, ad offrirsi volontario al posto di un suo coetaneo, è un ragazzino castano di soli tredici anni. Cerco di cogliere la reazione di Roy alla notizia che un altro tredicenne, in un altro distretto, parteciperà come lui agli Hunger Games. Evidentemente però questo tributo e il bambino moro che ho affianco non hanno altro in comune oltre all’età: infatti lo si vede sul palco mentre agita i pugni con aria di sfida, grida, ride. Ride. Cosa faranno agli abitanti dei primi distretti per convincerli ad amare in questo modo gli Hunger Games? Un tredicenne. È allucinante accorgersi di come un semplice bambino non veda l’ora di diventare un assassino. Cosa ci sta facendo la Capitale? La nostra mentore interrompe il flusso dei miei pensieri con delle delucidazioni di carattere tecnico.
«Il protocollo del volontariato nei primi due distretti funziona così: può offrirsi volontario solo un coetaneo del ragazzo che è stato mietuto. Questo per evitare che questi distretti, noti per la loro preparazione fisica e mentale, abbiamo sempre i tributi più grandi e allenati. Solitamente quando estraggono nomi di dodicenni o tredicenni non c’è nessun loro coetaneo abbastanza forte da volersi offrire, così capita che vadano ai Giochi i bambini estratti dalla boccia. Questo Axel, quindi, è un’eccezione».
Axel. Mi era sfuggito il suo nome, prima.
Rimango senza parole: lui, così giovane, eppure già così sicuro di se stesso!
«Ma lui non sarà una minaccia, giusto?» chiede Roy. Layla gli getta uno sguardo crucciato. Giuro di aver visto addirittura un lampo di mestizia nei suoi occhi.
«Per quanto mi riguarda, sì. Perché se si è offerto volontario non è sicuramente per fare amicizia con te».
Il Distretto 2 si distingue in ugual modo per alcuni particolari che mi rimangono impressi: la ragazza ha uno sguardo sicuro di sé ma anche molto dolce e quasi umile, il che si intona malissimo con l’idea di tributo Favorito che dovrebbe rappresentare. Il ragazzo invece ha dei capelli lungi raccolti in una coda di cavallo, tinti di rosso fuoco, con due smeraldi incastonati in un viso duro e spigoloso. Entrambi volontari, ovviamente. Il 3 e il 4 passano velocemente sullo schermo, ma io mi soffermo un attimo di più sui codini biondissimi e gli occhi verdemare della ragazza del 4, di cui registro anche il nome – Lavender. Il Distretto 5 ha due tributi molto giovani, immagino usciranno praticamente subito dai Giochi. Guardiamo in silenzio tombale la replica del nostro distretto: io che mi offro volontaria, che ringhio contro i Pacificatori che mi riconoscono, che poso gli occhi sulla mia ragazza. E poi il piccolo Roy, terrorizzato e in lacrime, che aggiunge un tocco di orrore a questa mietitura. I telecronisti commentano la replica in diretta, puntando l’attenzione su di me, la ragazza fantasma, e sulla mia particolarissima storia. Poi li sento fare riferimenti a parole che non conosco, probabilmente a un commento precedente a questa trasmissione, quando questo pomeriggio mostravano la diretta. Noi rimaniamo in silenzio.
Il Distretto 7 offre uno spettacolo sorprendente: il tributo maschio, un giovane dagli occhi dorati, ride sguaiatamente quando viene estratto il suo nome. Lo vediamo salire sul palco velocemente, e quando si volta verso le telecamere i suoi occhi sono luminosi e un sorriso – che assomiglia di più a un sogghigno – è stampato sul suo volto.
Sento Roy tremare al mio fianco.
«Credevo che solo i Favoriti provassero soddisfazione nel partecipare ai Giochi» mormora al vento, non rivolgendosi a nessuno in particolare.
«Ognuno entra nell’arena con una propria storia, diversa da quella di tutti gli altri» risponde Layla, giocando a bruciacchiarsi le punte dei capelli con l’accendino, «non giudicare mai un tributo dal distretto da cui proviene».
I tributi dell’8, il 9 e il 10 non sembrano nulla di speciale, a prima vista. Ciò che tutti hanno in comune è solo quell’aria molto, molto, spaventata. Come dargli torto? Tutti abbiamo paura.
Layla spegne il televisore e sparisce dietro la porta trascinandosi dietro Roy, senza una parola. Allora decido di ritirarmi nel silenzio della mia camera a meditare sui miei futuri nemici. La camera è gigantesca, almeno per i miei standard, e davvero non avevo idea che una persona potesse aver bisogno di tutte queste cose. Anche se non sembra che Capitol City ragioni in base al semplice bisogno. Nella mia esistenza ho sempre fatto a meno di così tante comodità che adesso che sono qui, seduta su un morbido letto a due piazze al centro della stanza, mi sembra di essere dentro a un museo di oggetti da contemplare. Un grosso museo di cianfrusaglie inutili, di quelli che una volta Laree mi disse di aver visitato durante una gita scolastica. Per cominciare ad ambientarmi decido che è cosa buona e giusta farmi una doccia. Appena finisco di armeggiare con il complicato touch screen del bagno ed esco dall’ampio box rettangolare, mi ritrovo una Layla in vestaglia da notte stesa sul mio letto con una sigaretta in bocca.
«Che ci fai tu qui?!» sbraito io coprendomi con l’accappatoio.
«Era ora che uscissi. Dobbiamo discutere della tua strategia»
«Adesso?»
«Adesso»
«Ok, ma potresti per favore evitare di fumare sopra il mio letto?» dico con astio.
Lei per tutta risposta mi guarda e poi preme uno dei tanti bottoncini colorati che stanno sopra il comodino, che attiva una specie di ventola – dal rumore sembra così – che risucchia verso una grata sul soffitto tutto il fumo della sigaretta, lasciando al suo posto un lieve aroma di vaniglia.
«Va meglio adesso?» mi chiede facendo un’ultima tirata e gettando poi il mozzicone su un portacenere di legno intagliato. Io annuisco e mi siedo sul letto.
«Allora, cosa farò per accaparrarmi sponsor?»
La mia mentore si tira a sedere affianco a me.
«Pensavo di presentarti come una guerriera» comincia lei. Già mi piace. «Ci ho pensato oggi, quando hai voluto tenerti la cicatrice: quello dovrà essere un segno, il tuo segno, un monito per tutti gli altri tributi di stare in guardia da te, perché sei già reduce di grandi battaglie per la sopravvivenza nel tuo Distretto» dice mentre con il pollice traccia la linea del mio taglio. Io annuisco con decisione, e un sorriso si forma sul mio volto. Alyss Knight, l’implacabile guerriera da temere. Come per tirarmi giù dalle nuvole, lo sguardo di Layla si fa improvvisamente duro e mi strattona con forza per il bordo dell’accappatoio finché i nostri visi non sono, di nuovo, vicinissimi.
«Questo, Knight, significa anche che diventerai un obiettivo di primaria importanza per tutti gli altri tributi. Per questo voglio che durante l’allenamento tu tenga gli occhi bene aperti e ti cerchi uno o più alleati. In caso contrario, preparati a essere predata senza pietà».
«Vedrò cosa riesco a fare» concludo io distogliendo lo sguardo da lei. La sento mollare la presa e dirigersi verso la porta con passo svelto. All’ultimo si gira verso di me.
«Vedi di valutare bene, Knight» e chiude la porta con un tonfo.
Subito mi assale il sonno. Dovrei rimuginare su tutto quello che ho visto e sentito oggi, farmi un’idea già da ora di chi dovrei fidarmi nell’arena e riflettere su come comportarmi domani quando sfilerò di fronte a tutta Panem. Però la stanchezza dell’agitazione e lo stress hanno la meglio e io mi ritrovo quasi senza accorgermene tra le coperte con ancora solo l’accappatoio addosso.

 
Note di Alex
E rieccomi qua! Incredibile quanto ci metto a pubblicare. Forse dipende dal fatto che porto avanti troppe long contemporaneamente? >_>
Che poi... "portare avanti" è una parola grossa.
Beh, BUON ANNO A TUTTI! Vi auguro tutto il bene di questo mondo e spero che questo lungo capitolo non faccia talmente schifo da rovinarvi l'inizio del 2015 <3 vi avverto che più avanti allegherò al capitolo anche i miei disegni su i tributi dei 34° Hunger Games. Sì, ovviamente ci sarà anche Alyss.
Lasciate un commentino! (non disprezzo nemmeno le lunghe recensioni dettagliate, eh)
A presto (spero)
Alex
   
 
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