#2. Finn [2x06]
«A
monster, a monster,
I'm
turning to a monster»
Continuo a fissare la luce traballante del bunker, piegando un po' la testa e sospiro. Non riesco a sentire nulla, nessuna emozione, nessun pensiero. Assolutamente nulla. Mi sento svuotato di tutto ciò che ero, rimpiazzato da qualcuno che non conosco, qualcuno che non sono io, che non risponde ai miei impulsi, che non mi parla. Percepisco l'orrore di quelle azioni, il disprezzo per averle compiute, la paura per ciò che rappresentano. Ma non sono io, non posso essere io ad aver impugnato un fucile, non posso essere stato io a far saltare il cervello a un uomo disarmato, a sparare su un villaggio di vecchi e bambini. Non è possibile, non è vero.
Ricordo
la furia di quei momenti, che mi ribolliva nel sangue assieme ai
globuli rossi; ricordo l'odio, il disprezzo, il terrore puro di
averla persa per sempre, la disperazione di non poterla vedere e di
non poterle dare giustizia. Ricordo il buio che è sceso
sulla mia
mente, la facilità con cui il mio braccio scattava ancor
prima che
potessi pensare di farlo. Ricordo il vuoto nel mio sguardo.
Non
sentivo nulla, più nulla, solo il senso del dovere, il
bisogno.
Avrei fatto qualsiasi cosa per lei, qualsiasi cosa per ritrovarla.
Avrei
fatto qualsiasi cosa per ritrovarla, ma il mio fare qualsiasi cosa me
l'ha portata via per sempre. Lo leggo nei suoi occhi, non disgustati:
spaventati.
"Non
so più chi tu sia".
Ma
io so: ho fatto ciò che andava fatto. Era l'unica cosa da
fare.
No, non era l'unica cosa da fare. L'orrore di ciò che ho fatto mi piomba addosso tutto d'un tratto, e il vuoto che sentivo dentro di me si riempie di disprezzo e autocommiserazione con una violenza tale che temo di poter esplodere in mille pezzi proprio qui, davanti a lei. Mi manca il respiro. Soffoco dentro me stesso. Vorrei urlare, ma non riesco ad articolare parola. Crollo a terra, le gambe improvvisamente molli. Un tremito mi scuote, attraversando tutto il mio corpo. Posso biasimarla? Non so più chi io sia, come potrebbe lei riconoscermi? Non mi perdono, perché dovrebbe farlo lei? Chi sono, cosa sono?
Lo
sento dentro di me: quel liquido nero che esplode e corrode ogni
cosa, che mi riempie le viscere e si impossessa di me. Lo
sento in ogni fibra, in ogni cellula, in ogni vena.
"Neanch'io”.
Ma
io lo so. Un assassino, un mostro,
un pericolo.
Angolo Autrice:
Secondo capitolo, secondo
personaggio. Diciamo che non tutti amano Finn (io ho avuto un rapporto
un po' altalenante con lui, inizialmente non mi dispiaceva, poi
semplicemente mi era indifferente, ma non credo di averlo mai odiato) e
che molti lo accusano, come credo tutti sappiamo, di essere un
mostro/un incoerente/un falso e quant'altro. Con questa Flashfic io non
voglio né accusarlo né giustificarlo, ma
semplicemente indagare sulla sua interiorità;
perché, checché se ne dica, è un
personaggio comunque molto umano, che ha compiuto l'errore
più grande della sua vita e che, per questo, si odia. La
scena finale qui descritta (e ripresa dall'episodio 2x06) ne
è la prova. Ho voluto immaginare un iniziale momento di
negazione, un secondo in cui si accorge di ciò che ha fatto
ma cerca di trovare una giustificazione e, alla fine, il momento in cui
realizza che ciò che ha fatto non era inevitabile e si odia
per tutto. Spero vi sia piaciuta! Ho una sola nota da fare: tutte le
scene sono riprese dall'episodio, ad eccezione quella iniziale in cui
fissa la luce ecc., l'ho immaginata inserita nell'intervallo di tempo
da quando arrivano al bunker a quando viene mostrato l'imbarazzo fra
lui e Clarke. La prossima flashfic sarà su Bellamy :) A
sabato prossimo, baci, e godetevi le calze e i dolci ♥