Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: alga    05/01/2015    11 recensioni
Chi ha mai letto i romanzi di Anne Rice signora incontrastata di tutti i moderni romanzi sui vampiri? Io si tutti e in questi giorni ordinando una sovraffollata libreria li ho ritrovati e visto che non si può scrivere su Lestat De Lioncourt...
Be forse mi sarei dovuta astenere del tutto ma, magari chi ama il genere potrebbe trovare la cosa interessante.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era fermo innanzi a lei.
Un uomo alto bruno, con splendenti occhi verdi, in jeans e t-shirt con un blazer scuro.
Se il cuore di Oscar fosse stato vivo, in quel momento, avrebbe battuto all'impazzata.
André... era stata la prima cosa che aveva pensato vedendolo, per poi dirsi un attimo dopo che non era possibile, perché se fosse stato lui, ne avrebbe certamente avvertito la presenza.
Continuò a fissarlo per un lungo momento, senza riuscire a staccare lo sguardo dal suo volto e dai suoi occhi increduli che la scrutavano incerti, come se si stesse interrogando sulla natura della donna che aveva innanzi.
"Vi conoscete?"domandò l'amica con cui Oscar chiacchierava fino a poco prima, spostando lo sguardo dall'una all'altro con aria interrogativa.
André si avvicinò di un passo "Forse... " disse continando a fissarla.
Era la sua voce, l'avrebbe riconosciuta tra mille, il tono basso, il timbro profondo e quella vena di tenerezza che sempre aveva quando le parlava, era lui non c'erano dubbi.
Un'improvvisa paura l'afferrò, pensò di dover andare via subito, ma non riuscì a muoversi e continuò a fissarlo.
Si ritrovò a pensare che il dono oscuro lo aveva reso ancora più bello e che quell'abbigliamento gli donava molto.
Quante volte in quegli ultimi anni, pensando a lui si era domandata come sarebbe stato in abiti moderni, quante volte aveva lottato contro la tentazione di vederlo, magari solo per un momento, da lontano, ma aveva sempre resistito perché sapeva che, nonostante i secoli, se lo avesse rivisto le sarebbe stato impossibile stargli lontano, perché il tempo, al di là dei suoi sforzi, non era riuscito a toglierglielo dal cuore e i sentimenti che nutriva per lui continuavano a covare in un angolo sepolto del suo essere, come braci ardenti sotto la cenere della sua anima immortale.
"Credo si sbagli" disse infine trovando la forza di parlare "non mi pare di averla mai incontrata prima" aggiunse con la fredda cortesia di chi non vuole essere seccato e alzandosi dallo sgabello si rivolse all'amica "Scusami Claire, ma devo andare. Si è fatto tardi e domani mattina dovrò svegliarmi presto, ho ancora un sacco di cose da sistemare."
L'amica annuì e Oscar infilatasi la giacca afferrò la sua Retiro e si avviò verso l'uscita dell'affollatissimo bar.[1] .
Per un attimo, mentre lo superava, si sfiorarono e non riuscì a impedirsi di guardarlo negli occhi. 
Tanto bastò ad Andrè per capire di non essersi sbagliato, quella donna era la sua Oscar che per qualche inimmagginabile motivo aveva oltrepassato gli oceani del tempo per approdare in quel bar, viva e perfetta come la ricordava.
Non sapeva come fosse possibile, il calore, il profumo, le sfumature rosate della sua pelle, gli dicevano che era mortale, eppure era certo che l'avesse riconosciuto.
La guardò uscire frettolosamente, facendosi largo tra la gente che chiacchierava allegra e sparire tra la rumorosa folla che s’intratteneva al di fuori dei tanti locali che animavano le vivaci serate di Bastille. Oscar attraversò velocemente alcune affollate stradine, giunse alla sua auto e stava aprendo la portiera, quando si sentì afferrare per un braccio; ancor prima di voltarsi sapeva chi si sarebbe trovata innanzi.
Lo sguardo di Andrè la trafisse, i suoi occhi brillavano come smeraldi mentre la fissava come se non riuscisse a credere a ciò che vedeva e cercasse in lei qualcosa che desse conferma ai suoi dubbi.
Oscar avvertiva distintamente il contatto della sua mano sul braccio, come se in quel punto la sua pelle fosse nuda, la stretta di André era decisa, ma non forte come si sarebbe aspettata da un immortale, era evidente che aveva paura di farle del male, ma al contempo non voleva che gli sfuggisse.
Si fissarono negli occhi per un lungo momento, e lei ebbe l'impressione che tutto attorno a loro sparisse e il tempo si dissolvesse riportandola indietro alla riva di un fiume, a un bosco punteggiato di lucciole.
In qualche punto in fondo a se stessa sentì qualcosa che si lacerava con un grido soffocato.
Smise di lottare, dimenticò ogni prudenza, cancellò ogni paura per quel che sarebbe potuto accadere e si arrese.
Lasciò che alle labbra riaffiorassero quelle sillabe che tanto a lungo aveva custodito nel silenzio dei suoi pensieri, nascoste nell'angolo più inaccessibile della sua anima.
"André" disse quasi in un soffio.
Pronunciare quel nome dopo tanto tempo le provocò un'emozione indicibile, le sembrò che quel suono avesse qualcosa di unico, infinitamente dolce, rassicurante.
André si sentì improvvisamente smarrito, ebbe la sensazione di fluttuare al di fuori della realtà in una dimensione onirica. Senza rendersene conto, allentò la stretta trasformandola in una carezza che salì lenta lungo il braccio di Oscar fino alla spalla scoperta che si offriva al suo tocco, tra il drappeggio del foulard di seta e lo scollo scivolato della maglia.
"Sei tu... " le disse con voce spezzata dall'emozione.
Oscar gli sorrise annuendo piano e a lui sembrò di tornare alla vita.
"Sei tu... " ripeté ancora, incredulo, come se volesse convincersi che non fosse un sogno. 
Oscar allungò una mano verso il suo viso e lo accarezzò dolcemente, sfiorando leggera la sua pelle fredda ed André ebbe l'impressione che il suo cuore ritornasse a battere.
Una lacrima gli scese lungo il viso lasciando sullo zigomo una scia rossastra.
Oscar l'asciugò tremante.
Ritrasse lentamente la mano strofinando tra le dita il liquido viscoso e aperto il palmo lo fissò per un momento, mentre la mente tornava agli ultimi momenti che avevano passato insieme, al sangue che allora le aveva imbrattato le mani e gli abiti, quando morente, lo aveva stretto tra le braccia.
Tornò a guardarlo e l'immagine dei suoi occhi sbarrati che fissavano il vuoto si dissolse quando incrociò quegli stessi occhi che ora la fissavano esitanti.
André vacillava.
C'era stato un tempo in cui aveva potuto dire di conoscerla meglio di se stessa, ma quel tempo era passato, sepolto da secoli di assenza e ora non sapeva cosa pensare nè come comportarsi.
Si rendeva vagamente conto che lei sapesse ciò che lui era. Non gli era parsa sorpresa nel vederlo, non quanto lui almeno, ma Oscar era per lui un mistero.
Pur sapendo che non poteva essere una comune mortale, la percepiva come tale e di conseguenza temeva di averle fatto orrore con le sue lacrime di sangue.
Avrebbe voluto prenderla tra le braccia.
Tanto era il desiderio di stringerla a se che quasi sentiva dolore, ma aveva paura; paura che lei non volesse che un mostro la toccasse e così rimaneva immobile, senza saper che fare, guardandola semplicemente. Strinse i pugni e chiuse gli occhi in un ultimo tentativo di non cedere a quella pulsione e fu in quel momento che sentì le labbra di lei posarsi sulle sue.
Oscar lo stava baciando.
La sua bocca sfiorava morbida le sue labbra, schiudendole dolcemente in cerca della sua lingua, mentre le dita s’insinuavano leggere tra i suoi capelli.
Lentamente André le avvolse le braccia intorno al corpo, sfiorandole delicatamente la schiena, incerto, come se avesse paura che, come tante volte era accaduto nei suoi sogni, potesse svanire.
Il bisogno che aveva di lei era enorme e ben presto perse ogni esitazione e si ritrovò a stringerla con passione.
Oscar non sapeva quante volte aveva desiderato di poter essere ancora tra le sue braccia, ritornando infinite volte col pensiero a quell'unica notte che avevano avuto, a quei baci e a quelle carezze cui troppo presto aveva dovuto rinunciare.
Voleva tornare a essere sua, voleva che i loro corpi e le loro anime si fondessero, per sempre, totalmente.
Lasciò le sue labbra e cercò il suo sguardo, si sciolse dal suo abbraccio e senza perdere il contatto visivo con i suoi occhi, sollevò il polso, lo portò alla bocca e lo morse fino a farne sgorgare un rivolo di sangue.
André la guardò come ipnotizzato mentre gli porgeva il braccio.
Arretrò di un passo spaventato dall’effetto che gli faceva la vista del suo sangue, sentiva che se ne avesse assaporato anche solo una goccia non sarebbe più riuscito a fermarsi e avrebbe continuato a bere fino a lasciarla a terra come un fiore reciso.
"No Oscar, non posso…"
"Si che puoi André" ribattè lei con voce sicura. “Non temere, non mi farai alcun male”.
Gli si fece nuovamente vicina e gli sorrise dolcemente “anzi potrebbe accadere il contrario, ma sarà per un momento, poi ti sentirai più forte, il tuo corpo tornerà caldo, la tua sete si placherà per giorni.”
André la guardò incredulo e scosse la testa.
“Fidati” lo rassicurò Oscar fissandolo con i suoi limpidi occhi di zaffiro che tanto gli erano mancati “ poi ti spiegherò André, ma ora fallo, non abbiamo tempo, sento che sta arrivando” insistè con un’improvvisa urgenza nella voce.
Andrè la guardò sempre più confuso.
“Ti prego, non voglio perderti ancora” lo incalzò.
Ora la voce di Oscar aveva perso del tutto la calma e lei appariva agitata, quasi spaventata.
André non riusciva a capire il senso delle sue parole, avrebbe voluto domandarle il perchè di quell'urgenza, di cosa aveva paura, ma il richiamo del suo sangue lo incantava, annebbiando ogni altro pensiero. Le passò un braccio attorno ai fianchi e la attirò a se, mentre con l'altra mano le prese il polso e lo portò lentamente alle labbra e guardandola negli occhi affondò piano i denti nella sua carne.
Oscar fremette reclinando leggermente la testa all’indietro quando sentì la puntura dei canini sulla pelle e il suo sangue che iniziava a fluire nella bocca di André mentre la sua lingua le lambiva la pelle con tocchi di fuoco.
André non ricordava di aver mai assaporato nulla di simile, il sangue di Oscar aveva un sapore intenso e dolce che lo inebriava, e mentre gli scendeva in gola, sentiva una sensazione di benessere diffondersi in tutto il corpo. La strinse di più, tenendola avvinta, ne sentiva il respiro, i gemiti e il corpo che si lasciava andare al sostegno delle sue braccia. Un fremito estatico si diffuse in tutto il suo essere, un torpore che ingigantiva le sensazioni, rendendole più piene e intense lo invase lentamente, quasi stordendolo. Avrebbe voluto dirle che l'amava, ma non riusciva a staccarsi da lei, il sapore del suo sangue, denso, dolce, ricco offuscava la sua coscienza riversandosi in lui come un fuoco, cancellando ogni suo pensiero mentre saziava ogni suo desiderio.
Eppure in quell'oblio riuscì ad avvertire la sua sofferenza.
La sentì cedere, reclinare il capo in avanti e poggiare la testa sulla sua spalla; con uno sforzo allentò il suo morso e si staccò da lei ma Oscar scosse la testa.
"Non fermarti" gli sussurrò aggrappandosi alle sue spalle "Non ancora... " e lasciando andare la testa all'indietro gli offrì la gola.
La vena del suo collo lo incantò, fissò quella sottile linea azzurrognola che si offriva ai suoi occhi come un sentiero di delizia nel candore perlaceo della sua pelle, rapito, chiuse gli occhi e tornò a serrare le labbra.
La sentì gemere mentre il suo sangue tornava a invaderlo portando con sé un turbinio d’immagini. Volti, luoghi, voci e tutta la sua vita si riversò in lui avvolgendolo, vide attraverso i suoi occhi i loro anni assieme, conobbe i suoi sogni, i desideri, le paure e vide un uomo che si chinava su di lei.
Ne vide la pelle bianchissima e gli occhi scuri che la fissavano con bramosia, la vide colpirlo e sentì la sua risata e il terrore di Oscar, poi vide se stesso disteso in una chiesa e Oscar che lo fissava e quello stesso uomo alle sue spalle che le sussurrava qualcosa all'orecchio, scostandole i capelli e sfiorandole il collo con le sue dita bianche.
Poi d'improvviso ogni immagine si perse mentre una forza incalcolabile lo staccò dal corpo di Oscar scaraventandolo contro un albero dall'altra parte della strada.
L'impatto fu violentissimo, ma Andrè quasi non l'avvertì.
Si rialzò lentamente più per la sorpresa che per l'urto. Guardò l'uomo che gli stava davanti e riconobbe colui che aveva visto nei ricordi di Oscar. Lo vide rivolgergli un sorriso beffardo e poi voltargli le spalle e avvicinarsi a Oscar che, sfinita, faticava a reggersi in piedi e colpirla con uno schiaffo violento facendola crollare.
Sentì una collera spropositata esplodergli dentro, pensare di volerlo annientare ed essergli addosso fu un tutt'uno. In un istante lo afferrò lo spinse a terra e iniziò a colpirlo.
Il sangue di Oscar aveva operato in lui un cambiamento straordinario, amplificando la sua forza, centuplicandola. Sentiva un'energia e un vigore sconosciuti fluirgli nelle vene e i suoi colpi si abbattevano come magli di ferro sul corpo e il viso dell'uomo, che sobbalzava ricevendoli, urtando violentemente contro il suolo.
  Eppure non si dibatteva, non cercava di difendersi e non una goccia di sangue macchiava il suo viso.
Poi inaspettata, Andrè sentì una mano stringersi attorno al suo collo e una forza inimmaginabile spingerlo a terra inchiodandolo al suolo.
La situazione si era invertita ed ora era l'uomo a sovrastarlo.
"Stai per morire" gli disse con calma "tra poco staccherò la tua testa dal collo e ne farò dono alla tua amata, cosicché non dimentichi che un patto non va mai tradito."
André spalancò gli occhi e arrancò incapace di parlare, sentendo la presa serrarsi e il suo collo gonfiarsi.
L'uomo rise.
"Supplicami e forse ti risparmierò" disse ancora divertito.
Esasperato, André raccolse le ultime energie rimastegli, gli afferrò i polsi e li strinse con tutte le sue forze nel tentativo di liberarsi, ma le mani del demone erano artigli di pietra irremovibili.
Sentì il sangue che iniziava uscirgli dalla bocca, la vista gli si annebbiò le energie lo abbandonarono.
"Sono io a supplicarti Seamus, ti prego lascialo andare, non deve pagare per una mia debolezza." esclamò Oscar con voce spezzata avvicinandosi alle sue spalle.
L'uomo non si voltò neanche a guardarla .
"Cosa dici mia cara, lui è il prezzo della tua debolezza. Lo sai bene" le rispose con pacata indifferenza continuando a stringere.
Oscar scosse la testa senza riuscire a dir nulla e guardò André roteare gli occhi all'indietro, si sentiva morire e giurò a se stessa che se lui si fosse dissolto si sarebbe calata nella più fredda e oscura delle tombe e non ne sarebbe più emersa.
"No" disse infine scuotendo ancora la testa, ansimando "lui è il prezzo della tua... " stava per dire felicità, ma si rese conto che quella non era una parola che gli si addiceva, la felicità non era qualcosa che atteneva a Seamus, capriccio sarebbe stato più adatto o meglio ancora "soddisfazione" sibilò.
Seamus si voltò a guardarla.
Oscar lo fissava con occhi carchi d'odio, uno sguardo che non vedeva da tempo, uno sguardo che una volta l'aveva divertito, ma che aveva finito col desiderare di non vedere più nei suoi occhi quando lo guardava. 
Con un moto di fastidio lasciò la presa "Forse avresti dovuto dire ciò che avevi pensato" disse alzandosi e voltandosi a fissarla.
Oscar non riuscì ad impedirsi di avvampare, non sopportava che le leggesse i pensieri la faceva sentire nuda, ma era troppo esausta, troppo spaventata per riuscire a velarli.
"Non gli darò un'altra possibilità"
"Lo so" disse ingoiando un sospiro di sollievo. Le girava la testa.
Seamus la fissò per un lungo momento e Oscar resse il suo sguardo radunando tutte le sue forze perché lui trovasse nei suoi pensieri ciò che voleva vi fosse.
"Bene" disse infine soddisfatto e voltandosi si avviò verso l'auto di Oscar. "Non capirò mai cosa ci trovi di divertente in queste scatolette" osservò con tranquilla indifferenza mentre apriva la portiera del lato passeggeri e si accomodava in attesa che lei lo raggiungesse.
Oscar volse un ultimo sguardo ad André che, ancora stordito, aveva provato a risollevarsi per poi ricadere sulle ginocchia sputando un fiotto di sangue rosso e splendente come un rubino. Pensò che se non avesse bevuto il suo sangue, le dita di Seamus gli avrebbero staccato la testa in un attimo, spezzandolo come un fuscello.
Il pensiero che lui potesse smettere di esistere la atterrì, procurandole una sofferenza ancora più atroce di quella che le dava l'idea di averlo portato a un passo dalla distruzione.
In quel momento André sollevò la testa, i loro sguardi tornarono ad incrociarsi e lui capì che stava per perderla ancora una volta.
Sbarrò gli occhi e tese una mano verso di lei.
Oscar si sentì morire ancora una volta.
"È stato un sogno. Dimentica."
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[1] Oscar con una discreta ed elegante tracolla Louis Vuitton la vedo bene ! ;-)
   
 
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