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Autore: Chupacabra19    06/01/2015    3 recensioni
Kendra, una semplice ragazza, vittima anch'essa del nuovo mondo infetto. In queste pagine virtuali leggerete la sua storia, il suo passato, i suoi incontri, ciò che il destino le ha riservato dopo l'epidemia. Questa è la mia prima ff dedicata alla serie twd e segue parte della trama originaria, partendo dalla drammatica situazione della terza stagione.
[Dal capitolo 5] : Mentre Rick, ancora in preda al terrore, poggiava il viso fra i capelli del ragazzo, questo aveva gli occhi fissi su di me. Tornai in piedi lentamente, sperando che quella commovente scena terminasse. D'un tratto, bruciore. Una terribile fitta mi travolse. Un dolore acuto, straziante. D'impulso, mi irrigidii. La lima precipitò al suolo. Abbassai lo sguardo, per capire da dove provenisse tale sofferenza. Un dardo. Un dardo dalle alette verdi conficcato nel fianco. D'improvviso, mi sentii fiacca, debole. La vista mi abbandonò e tutto si fece scuro.
Genere: Avventura, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Il Governatore, Nuovo personaggio, Rick Grimes, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 2 : Casa


Amo l'odore di casa. Sembrerà sciocco, ma l'aria che respiravo in quell'ambiente era completamente diversa da quella che mi ero lasciata alle spalle, confinata dietro ai quei freddi cancelli. Un soldato si avvicinò mostrando i suoi dritti e perfetti denti bianchi in un sorriso.

-Cazzo, bentornata! Ancora non riesco a crederci. Ti davano tutti per spacciata sai? – continuava a parlare gesticolando e scrutandomi, quasi fossi un miraggio. – Ma come diavolo hai fatto? E gli altri?

A quella domanda abbassai lo sguardo, non contraccambiai le labbra spalancate.

-Ah, capisco.. ne parleremo dopo. Intanto seguimi, saranno tutti felici di rivederti.

Cercò di contenersi, ma ogni suo fottuto poro emanava gioia. Era bello, era bello essere di nuovo là, e Martinez non mi era mai sembrato così importante. Eppure, averlo di fronte a me che camminava tranquillo, con un mitra poggiato sulla spalla destra, mi faceva sentire bene. I cittadini corsero ad abbracciarmi, chi mi dava il benvenuto, chi mi accarezzava le guance, chi mi dava la spesa appena fatta e chi, in lontananza, comprendendo il terribile destino toccato ai propri cari, piangeva in silenzio. Incredulità, questo si leggeva dai loro volti. E lo capivo bene, dopotutto anch'io ero incredula. Ce l'avevo fatta.

-E lasciatela stare, suvvia! Finirete coll'ucciderla voi, diamine. Non l'hanno uccisa quegli stronzi e volete farlo voi? Sarebbe ironico! – disse scoppiando in una fragorosa risata.

-Non fateci caso, io vi ringrazio.

Martinez spinse comunque lontano la folla, affermando che mi stavano togliendo il respiro.

-Contenetevi, tanto organizzeremo sicuramente una festa per stasera. Lì sarà tutta vostra.

Allora si calmarono e mi salutarono raggianti, mormorando fra loro della festa. Martinez mi strattonò, con i suoi soliti metodi burberi. – Da questa parte, prima andiamo nell'ufficio del cervellone.

Mi lasciai tirare . La sua mano sul mio avambraccio mi ricordava che era tutto vero. Spalancò la porta con un calcio, facendo sussultare l'uomo che sedeva alla propria scrivania.

-Milton, afferra quei maledetti occhiali e guarda chi è tornata!

Egli si voltò velocemente, portando le asticelle alle orecchie. I suoi piccoli occhi si illuminarono. Scattò in piedi lasciando cadere la sedia e borbottò qualcosa, cercando di ricomporsi.

-Kendra, io.. io sono davvero felice di rivederti, avrai un sacco di cose da raccontare. Sto giusto raccogliendo varie informazioni ehm, sulle storie altrui e..- disse indicando un quadernino sul tavolo accanto. - .. ora non voglio importunarti, ehm.. ne parliamo poi, ok?

-Troppo gioioso Milton, davvero! – affermò ironicamente Martinez.

Milton si aggiustò gli occhiali, portando l'indice sul ponte.

-M-ma veramente sono felice, solo che mh, magari..-

Decisi di interromperlo, Martinez si divertiva sempre a metterlo in difficoltà. Non era davvero cambiato niente. Mi sembrava impossibile.

-Tranquillo Milton, sono felice anch'io di vederti. Sarò lieta di raccontarti tutto. – ma mentii, avrei preferito dimenticare certi avvenimenti.

-Oh bene, anzi benissimo. Ehm, finisco una cosa e vi raggiungo, andrete da Philip immagino.

-Sì, ora la porto dal capo, dovrebbe essere in casa. A dopo scienziato!

Milton sorrise amaramente e si sedette di nuovo, facendomi un cenno con la testa. Mi era mancato quel buffo uomo, incapace di mostrare le emozioni, sembrando sempre in imbarazzo o in difficoltà. Martinez mi fece spallucce e tornammo in strada. Il cielo si era colorato di un'arancione pesca. Perché era tutto così dannatamente perfetto? Mai visto un tramonto così meraviglioso quando ero là fuori. Tutto acquistava un'altra luce.

-Ehi Martinez, è tornato il gruppo dalla spedizione con le scorte.

-Arrivo subito Shumpert!

L'energumeno mi salutò calorosamente e mi derubò di Martinez. Non che ne avessi bisogno, sapevo benissimo dov'era la casa di Philip. Ma dopo tutto questo tempo lontana da Woodbury, mi sentivo quasi spaesata. Camminai fissandomi le punte sporche degli anfibi, ricordandomi di essere in condizioni pietose. Forse avrei dovuto prima cambiarmi, ma mentre ero sovrappensiero, mi scontrai contro qualcuno. Non mi ci volle molto per capire chi fosse. Quel petto, i vestiti immacolati. Alzai lentamente la testa e lo sguardo, temendo di perdermi in quei suoi occhi glaciali e profondi. Intanto le sue mani si posarono sulle mie spalle. Un balzo al cuore. Una benda all'occhio. Cosa diavolo era successo? Chi lo aveva ferito? Rimasi impietrita. Phil se ne accorse.

-Sì beh, non sono proprio come mi hai lasciato eh?

Senza parole, continuai a fissarlo.

-Dai, vieni su da me. Ti fai una doccia e poi ne parliamo, avrai sicuramente voglia di acqua calda immagino.

Quella benda lo rendeva più cattivo, ma gli donava anche un'aria misteriosa. Restava comunque l'uomo affascinante e carismatico che avevo salutato mesi orsono. Il suo sorriso delizioso, la sua voce. Mi era mancato, inutile mentire a me stessa. Anche l'acqua calda mi era mancata, eccome. Fu una sensazione indescrivibile sentire quelle piccole gocce infuocate scivolare sul mio corpo, sulla mia pelle. Quel box doccia, quattro mura. Sicurezza. Restai sotto l'acqua per parecchio tempo, non avrei mai voluto uscire. Phil aveva lasciato dei vestiti sul mobile in bagno. Una maglietta a costole grigia, dei jeans blu ed un paio di Timberland. Mi sentii rinata, più leggera. Nessuna macchia di sangue o terra. Uscii dal bagno con i capelli ancora un poco umidi.

-Il cavallo lo hanno messo nella stalla con gli altri. Lo zaino e i vari affetti sono già al tuo appartamento. Ah, dimenticavo. Ti ho fatto lavare i vestiti e i tuoi cari anfibi.

Meticoloso. Pensava sempre a tutto.

-Grazie mille, davvero.

Mi abbracciò. La mia testa poggiava all'altezza del suo cuore.

-Mi dispiace per quello che è successo, ho temuto il peggio. Ma sei qui adesso, sei tornata.

Avrei voluto dire mille cose, ma le parole mi restarono bloccate in gola, come spilli.

-Vieni, sediamoci qua. – disse indicando un divano – procediamo per gradi. Prima ti racconto io, ok ? Non dirmi che non sei curiosa.

Curiosa, lo ero. Arrabbiata, anche. Speravo in cuor mio che chi lo avesse ferito fosse morto.

-Certo, lo sono. Ma prima dimmi, come stai? E' passato molto o ti fa ancora male?

Posò la testa allo schienale del divano e tenendo le braccia conserte, mi rispose fissando il soffitto.

-Brucia, brucia ancora. Ma non tanto quanto l'orgoglio. - Odio, percepivo questo – Beh, la ferita risale a due settimane fa. Devi sapere che Merle aveva trovato due del suo gruppo di Atlanta, ricordi?

-Sì, ricordo la sua storia.. sono quei bastardi che lo hanno costretto a tagliarsi una mano per sopravvivere.

-Esattamente...abbiamo scoperto che vivono in una prigione, non molto lontano da qui.

-Una prigione.. è un luogo perfetto dove rifarsi una vita.

-E' questo il punto. Loro, gruppetto misero, sono riusciti a liberare gran parte della prigione. Per adesso vivono nel blocco C, ma con tutto il personale che abbiamo noi, potremmo liberarla da quei bastardi del tutto. Ho cercato di convincerli, dicendo che potevamo vivere tutti assieme là. Insomma, non che qui non sia sicuro, ma là avremmo avuto molto più spazio. Inoltre la terrà è coltivabile. Il loro capo, un certo Rick, è pazzo. Non ha accettato, capisci? Ci ha dichiarato guerra. Hanno organizzato un assalto, hanno ucciso alcuni di noi. Compresa Haley..

Mi alzai, non volevo sentire altro. Haley era come una sorella per me. Tirava con l'arco ed io le avevo dato qualche lezione. Non ci era molto portata, ma era determinata. Mi avvicinai alla finestra, osservando le altre case. Immaginavo ciò che Phil mi raccontava.

-Ho conservato il suo arco, anche quello è a casa tua.

-Grazie..

-Ad ogni modo, ci hanno sopraffatti quando eravamo in festa, non pronti. Hanno liberato i propri compagni ed una di loro, Michonne, che tempo fa avevo ospitato, ha deciso di vendicarsi.

-Vendicarsi di cosa?

-Avevo ospitato lei ed una sua amica. Le avevo trovate praticamente in fin di vita, gli ho dato cibo, alloggio, mura sicure, una speranza. Lei ha deciso di fuggire, capisci? Mentre la sua amica è rimasta. Ho dovuto ucciderla. Uno di quegli esseri è entrato dal secondo recinto e l'ha morsa. Le ho sparato e credimi, è stata dura. Lo sai..

Sospirai.

-Lo so Phil.. uccidi prima che si trasformino, ed è molto più difficile.

Si spostò i capelli indietro.

-Il problema, è che proprio in quell'istante lei è arrivata, volendo convincerla a seguirla. Ha visto da lontano la scena ed è fuggita. Ho mandato i miei uomini nel bosco, per cercarla. Volevo che sapesse la verità. Ma di lei nemmeno la traccia.

-Fammi capire bene, quindi si è unita a quel gruppi di matti per ucciderti, per sfruttarli per entrare qua?

-Proprio così. Lei aveva scoperto di Penny..

In quel momento, percepii gelarmi il sangue. Non volevo sentire altro, non volevo. Non l'aveva fatto, non poteva averlo fatto. D'istinto mi voltai verso la porta di legno, la quale permetteva l'entrata alla stanza in cui si trovava Penny.

-Kendra..

-No, non è vero!

Caddi a terra, le mie ginocchia non tennero il peso. Fui travolta dai singhiozzi e dalle lacrime. Phil si sedette sul pavimento, in modo da potermi abbracciare da dietro. Mi strinse forte.

-L'ha fatto, Kendra. Ha ucciso mia figlia, davanti ai miei occhi, e poi ha cercato di eliminarmi, ma è riuscita solo a deturparmi il volto.

-Perché? Era solo una bambina, non c'entrava niente. Milton avrebbe trovato una cura.. forse.

-Mi ha privato della cosa più importante che avevo. Vendetta pura e cruda. Mi sono disperato come te, ho pianto. Non lo nascondo. Ma Penny non avrebbe voluto questo. Penny..-

-Dimmi solo che l'hai uccisa..

-Non ancora, non ancora.

  
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