“IMPREVISTO:
Non previsto; dovuto a circostanze puramente
fortuite; inaspettato; circostanza
imprevedibile
E’
questa la
definizione che riporta il dizionario eppure non avrei mai pensato che
un
imprevisto mi avrebbe rovinato il capodanno e avrebbe allontanato la
persona
che amo ”
POV GINEVRA:
Era la
mattina di Natale ed eravamo tutti quanti riuniti in soggiorno per
scartare i
regali; ero emozionata e curiosa di aprire i miei ma prima di tutto
quello di
Riccardo che era enorme e invitante. Mentre gli altri avevano iniziato
a
scartare io ne avevo approfittato per sgattaiolare in cucina e
prepararmi una
cioccolata, seguita da Riccardo, che era abbastanza strano: ero sicura
che
stava organizzando qualcosa perché l’avevo beccato
,appena sveglia, che parlava
al telefono e diceva che andavano bene tre stanze.
-Allora non
vuoi proprio dirmi con chi stavi parlando stamattina?- gli baciai il
collo e mi
morsi un labbro sperando di farlo parlare con qualche mossa sensuale
-Amore ti ho
già detto che è una sorpresa…e ti
prego smettila di morderti il labbro mi stai
facendo impazzire-
-L’obbiettivo
è quello- sorrisi leccandomi lentamente il labbro superiore
-L’hai
voluto tu- con un sorriso perverso si avviò verso la porta
della cucina, la
chiuse a chiave e poi prese la chiave e la infilò nei
pantaloni o forse nei
boxer; rimasi a bocca aperta per la sorpresa.
-Sei proprio
insopportabile- misi il broncio
-Però
mi
ami-
-Dammi la
chiave-
-Se la vuoi,
devi venire a prendertela- rise lui divertito
-Cos’è
una
sfida? Lo sai che non ho paura- dissi orgogliosa
-La
convinzione fotte la gente-
-Dipende dai
punti di vista- mi
parai di fronte a lui
che mi superava di dieci centimetri buoni e lo guardai furiosa;
allungai una
mano per riprendere la chiave ma venni bloccata da lui.
-Sei proprio
una bambina capricciosa- mi prese in giro lui; si allontanò
veloce e iniziammo
ad inseguirci in tondo ridendo come matti e facendo cadere gli oggetti,
rimasto
in trappola vicino alla porta fece gli occhi da cucciolo bastonato.
-Mi dispiace
ma con me non attacca- gli saltai al collo ,facendogli perdere
l’equilibrio e
mi sedetti subito su di lui a cavalcioni per impedirgli di muoversi. Un
lampo
di divertimento e desiderio passò nei suoi occhi e
anch’io non potei impedirmi
di pensare alla posizione in cui ci trovavamo e la sua erezione che
premeva
contro la mia coscia di certo non aiutava a cancellare le immagini
sconce che
mi stavano passando per la mente.
-Non volevi
prendere la chiave?- aveva il respiro affannato per
l’eccitazione
-Certo-
allungai la mano e la infilai nei boxer, sotto lo sguardò
stupito di Riccardo
che di certo pensava che non avessi il coraggio, ma proprio in quel
momento la
maniglia della porta iniziò a muoversi e sentimmo le voci
attutite di Alice e
Marco che ci chiamavamo preoccupati. Trovai la chiave e, leggermente
imbarazzata ,tirai fuori la mano vittoriosa.
-Mi stupisci
sempre, gattina- odio i soprannomi
-Lo so
“tigrotto”- lo presi in giro e mi guardò
storto
-“Tigrotto”
è orrendo- rispose lui
-E tu non
chiamarmi gattina-
-Va bene
amore- vittoria!!
Infilai
subito la chiave nella toppa e spalancai la porta, forse
però era meglio se mi
fossi guardata allo specchio.
-Una
sveltina in cucina?- rise Marco mentre Alice rideva sotto i baffi, mi
guardai
allo specchio e capii il perché: avevo il viso in fiamme e i
capelli in
disordine e ora tutti mi fissavano compreso Angelo che aveva uno
sguardo
gelido.
-Ma che
dici?! Ci siamo rincorsi perché io anzi lui… non
stare lì impalato a ridere e
aiutami- mi voltai disperata verso Riki.
-Ha ragione
lei- scoppiò a ridere e lo fulminai con lo sguardo
-Lasciamo
perdere…-
- Ragazze vi
va di uscire? Voglio fare un pupazzo di neve- disse allegro Emiliano
-Si,
andiamo- disse Alice
-Noi due
rimaniamo a casa, dobbiamo aggiustare delle cosa sul terrazzo e
controllare la
macchina che non sta funzionando- strano… quella macchina ha
sempre qualcosa
rotto.
-Aspetta, ma
non hai aperto il mio regalo- dissi a Riccardo, ci tenevo molto.
-E tu non
hai aperto il mio, ma non ti preoccupare piccola, li apriremo insieme e
ti dirò
io quando-
-Arrogante e
presuntuoso- lo presi in giro
-Capricciosa
e orgogliosa- gli feci la linguaccia e mi girai ancheggiando
-Allora ci
vediamo dopo- mi mandò un bacio
POV
RICCARDO:
Appena
uscirono tutti, io e Andrea prendemmo il telefono e il computer e
iniziammo a
fare chiamate a destra e a sinistra per capodanno; avevamo deciso di
fare una
sorpresa alle ragazze e portarle in montagna e ci eravamo messi
d’accordo con
Marco, Angelo ed Emiliano perché dovevano tenerle occupate.
Avevo deciso con
Andrea che saremmo andati a Madesimo, un piccolo comune della provincia
di
Sondrio: distava solo due ore di macchina e sembrava un posto carino,
adatto a
Ginevra che amava quei paesini e avevo anche prenotato
l’albergo quella
mattina. Lei si era svegliata e aveva fatto subito domande- la sua
curiosità e
la sua cocciutaggine sono le cose che più adoro- pensai,
perché aveva cercato
in ogni modo di farmi parlare, e devo dire che stavo per
cedere….per non
parlare poi della chiave, pensavo che si sarebbe arresa e invece ha
infilato la
mano nelle mie mutande senza battere ciglio e mi ha eccitato in una
maniera
incredibile; se non ci avessero interrotti l’avrei presa
lì, nella cucina e le
avrei tappato quella bocca perfetta e sexy con la mia.
-Ehi fratello,
ti sei incantato?- Andrea mi riportò alla realtà
-No no, dimmi-
-Ti ho
chiesto quanti giorni restiamo lì-
-Allora partiamo
il 30 pomeriggio così facciamo con calma e arriviamo la sera
perché ci vogliono
due ore e dobbiamo anche calcolare il traffico e poi la sera
dell’1 dobbiamo
stare qui visto che i ragazzi tornano in Sicilia-
-Sarei
voluto stare fino alla befana- già avrei voluto anche io ma
Ginevra ci teneva
ad accompagnarli in aeroporto
-Ai preso le
tute e la mia tavola da snowboard dal garage?- chiesi
-Si, ho
preparato tutto-
Sapevo che
quel viaggio avrebbe reso felice Ginevra che essendo nata al sud non
era
abituata alla neve, e anche io ero felice di fare una vacanza con lei,
sarebbe
stato romantico, anche se avevo una strana sensazione….
30
DICEMBRE:PARTENZA
POV GINEVRA
Ero
elettrizzata all’idea di partire, avevo sempre adorato i
viaggi e amavo anche
la neve, infatti appena eravamo saliti in macchina e avevo visto la
tavola da
snowboard nel portabagagli avevo intuito la meta: la montagna. Non
vedevo l’ora
di arrivare e vedere il posto che avevano scelto, ma avevo anche una
sorta di
radar per i guai e avevo paura che a causa della mia sfortuna sarei
finita in
ospedale cadendo dalla funivia o con gli sci. Andrea si era messo al
posto di guida
con Alice accanto mentre Angelo, Marco ed Emiliano si erano messi
dietro, io
invece sarei andata con la macchina di Riccardo: un’Audi.
-Non sapevo
avessi una macchina- eravamo appena saliti in macchina e stava
accendendo il
navigatore: forse distraendolo avrei potuto leggere la meta
-Non la uso
mai, per questo la lascio a casa dei miei-
-Capisco…te
lo chiedo di nuovo, mi dici dove andiamo? Non amo le sorprese- lo
guardai
sbattendo le ciglia; con i miei funzionava sempre.
-Questo
l’avevo già capito, ma la risposta è
no- sorrise e mi diede un rapido bacio
Misi il
broncio e guardai fuori dal finestrino il paesaggio bianco che rendeva
tutto
allegro e natalizio; non avevo mai amato l’inverno,
l’estate era la mia
stagione, ma la neve rendeva tutto magico. Il riscaldamento era al
massimo e
dopo soli dieci minuti stavo già sudando: tolsi cappello,
sciarpa e guanti.
Riccardo mi fissava continuamente e io ridendo sotto i baffi mi girai
dall’altro lato facendo la finta offesa, ma quando
partì Ed
sheeran con quella musica così dolce con
lui che canticchiava sottovoce mi sentii sciogliere e mi appoggiai alla
sua
spalla, inspirando il suo profumo di menta e fumo. Me la cantava
nell’orecchio
e ogni tanto girava lo sguardo. Sembrava la muta promessa che non mi
avrebbe
mai abbandonata e mi avrebbe amata per sempre, ad ogni costo e pensai
che forse
come diceva la canzone avevamo trovato
l’amore, davvero.
-Può
un
momento essere più perfetto?- sussurrai
-Tutti i
momenti passati con te sono perfetti- io lo amo, ma ora ho di nuovo
paura
-Sei troppo
sdolcinato- scherzai
-E’
colpa
tua, tu mi rendi diverso- sorrise in imbarazzo
-Quanto
manca?- cambiai argomento
-Manca
ancora molto, dormi- era dolce e premuroso
-Posso farti
una domanda?-
-Tutto
quello che vuoi-
-Io…
sono
stronza, orgogliosa, insopportabile, fredda a volte, acida, irritante
sono
piena di difetti eppure tu hai detto di amarmi e sei cambiato
completamente per
me, perché? Perché hai scelto me?-
-Tu pensi di
essere sbagliata ma non è così, ti comporti in
questo modo solo per
proteggerti, ho visto come sei davvero: sei generosa, dolce, forte e
coraggiosa.
Sei una vera e propria forza della natura e non ti fermi davanti a
niente, ho scelto
te perché non potrei immaginare
nessun’altro al mia fianco, io TI AMO e te lo
ripeterò finché non capirai che è
la verità- non sapevo cosa rispondere
-Ora
però
dormi piccola- mi baciò la fronte e riportò gli
occhi sulla strada, io invece
mi addormentai.
-Svegliati
amore siamo arrivati- una voce bassa e dolce
mi svegliò e sentii un’aria fredda
alle gambe, aprii subito gli occhi
curiosa di vedere il paesaggio. La prima cosa che vidi fu Riccardo, in
piedi
davanti lo sportello aperto, con in mano le nostre valigie;
-Benvenuta a
Madesimo- gridò eccitata Alice, tirandomi fuori
dall’auto.
Erano circa
le otto e mezza di sera ed era tutto buio, ma le luci mostravano una
magnifica
baita di legno con l’insegna dell’hotel
e sullo sfondo tante case bianche: era semplicemente
bellissimo. Ci
trovavamo nel parcheggio dell’hotel e gli altri stavano
già scaricando i
bagagli, io andai ad aiutarli e subito entrammo: un’aria
calda e profumata di
cioccolata ,ci accolse. Al bancone c’era una donna di mezza
età intenta a
sorseggiare della cioccolata, appena ci vide ci venne incontro.
-Buonasera
ragazzi, voi avete prenotato le tre stanze vero?- chiese cordiale
-Si-rispose
Riccardo
-Venite vi
accompagno-
Salimmo su
una rampa di scale, anch’essa in legno e ci condusse in fondo
al corridoio,
lungo le pareti era
appese numerose
fotografie di bambini sulla neve e alcuni quadri di paesaggi.
-Queste sono
le due stanze matrimoniali- disse indicando due stanze una accanto
all’altra
con i numeri 25 e 26
-Questa
invece è la camera tripla- indicò la porta in
fondo col numero 30
-Ecco a voi
le chiavi, la colazione è alle 8:00, il pranzo dalle 12:00
alle 14:00 e la cena
dalle 20:00 alle 22:00, per qualsiasi cosa chiedete a me- sorrise
gentile
-Grazie
mille- disse Andrea
-Di niente-
se ne andò in fretta ed entrammo ognuno nella propria
stanza; appena entrai
restai a bocca aperta: c’era una sorta di ingresso con un
divanetto beige e di
fronte la tv al plasma a muro, oltrepassato l’ingresso
c’era un grande arco di
legno di castagno che partiva dal soffitto fin giù e segnava
l’inizio della
zona notte. Qui c’era un bellissimo letto matrimoniale tondo
con la base dello
stesso legno usato per le finestre e i pensili posti su di esso e
infine il
bagno ovviamente anch’esso in legno e molto elegante. Avevo
sempre sognato di
vivere in una di quelle casette di legno nei boschi come Heidi e ora mi
ritrovavo circondata dalla natura e dal legno di questa stanza.
-Ti piace?-
mi chiese lui
-Riki ma
scherzi?! E’ bellissima!- lasciai i bagagli e mi buttai sul
letto, lui mi
raggiunse e mi baciò la spalla, poi guardò il
letto con un sorriso strano.
-Pensi a
quanto è morbido il letto?- dissi sarcastica accarezzandolo
-Penso a te,
nuda nel letto- quella semplice frase bastò ad infiammarmi e
a risvegliare
sensazioni piacevoli nel basso ventre. Presi l’iniziativa e
mi misi su lui
togliendogli la maglietta, poi gli baciai il petto lenta facendolo
sospirare, e
arrivai fino ai pantaloni, li sbottonai e glieli sfilai. Lui osservava
ogni mio
movimento studiandomi e osservandomi compiaciuto.
-Non smetti
mai di stupirmi- poi in un solo movimento le posizioni cambiarono e mi
ritrovai
sotto di lui
-Ora tocca a
me spogliarti- ammiccò malizioso; scendendo con una scia di
baci lungo il
collo, mi tolse rapido la maglietta e i jeans: lui era capace di farmi
sentire
donna, di farmi sentire bella solo con il suo tocco. Poi mi venne un
idea che
mi ronzava in testa già da un po’.
-Stavo
pensando…e se andiamo prima a fare una doccia?-
alzò il viso, poggiato sulla
mia pancia, e fece un sorriso luminoso
-E’ un
idea
fantastica-
Mi alzai e
andai verso la porta seguita da Riki che continuava a baciarmi il
collo, dove
avevamo lasciato le valigie, per prendere un completo intimo e il
pigiama,
quando qualcuno bussò la porta. Eravamo troppo presi
l’uno dall’altra per
accorgerci di essere in biancheria e
quando Riccardo aprì, sarei voluta sprofondare: Angelo era
lì davanti seguito
dagli altri e noi eravamo mezzi nudi.
-Ehm…volevo
solo avvisarvi che stiamo andando a mangiare- Angelo mi
guardò il corpo e
Riccardo gli lanciò un’occhiata furente
-Vi
raggiungiamo dopo- e gli chiuse la porta in faccia
-Potevi
essere meno maleducato- lo sgridai
-Eri mezza
nuda e ti stava guardando-
-Riccardo
non è la prima volta che mi vede mezza nuda e ora possiamo andare a fare la
doccia?- il suo
sguardo si addolcì
-Si, scusa-
Amavo fare
le cose con calma, soprattutto se lui era con me, ma era già
tardi e se
avessimo perso tempo sotto la doccia, non avremmo cenato
così rimandammo la
“questione” al dopo cena. Mangiammo tranquilli e
per fortuna ero seduta lontana
da Angelo: gli volevo bene ma certe situazioni erano imbarazzanti anche
tra
migliori amici. Tornammo in camera alle dieci e dopo esserci distesi
sul letto
ci spogliammo e riprendemmo tutto da dove si era interrotto senza
preoccuparci
di niente e nessuno.
-Wow
sei…instancabile- risi tra le sue braccia muscolose e mi
baciò fra i capelli
-Si piccola,
sono un vero stallone- gli tirai un pugno sul petto e lui
scoppiò a ridere
-Ehi calmati
piccola furia, scherzavo-
-Che ne dici
del secondo round?- chiesi maliziosa spostandomi su di lui
-Non vedevo
l’ora che me lo chiedessi- mi circondò tra le
braccia e continuammo a rotolarci
sotto le coperte.
Il suono di
una tromba si diffuse per tutta la stanza e saltai per la paura: era la
mia
sveglia. La spensi subito per evitare che Riccardo si svegliasse e mi
rimisi al
calduccio tra la sue braccia; lo guardai e il suo viso era dolce e
rilassato e
non riuscivo a tenere ferme le mani così lo accarezzai e lo
baciai piano.
-Mmh…-
scoppiai a ridere e lui mi strinse
-Perché
ridi?- aprì un occhio e mi baciò il naso
-Sei buffo
quando dormi, ora però devi alzarti dobbiamo andare a
sciare-gridai felice
-Di solito a
prima mattina sei scorbutica- mi prese in giro
-E’
vero ma
oggi si scia-
POV
RICCARDO:
Era davvero
felice e allegra così mi alzai a mi vestii in fretta insieme
a lei, pronti per
la neve. Scendemmo al piano inferiore a fare colazione dove trovammo
gli altri
e mi avviai da Andrea, tutto sorridente.
-Vedo che
hai passato una bella serata- alzò troppo la voce infatti i
ragazzi si girarono
ma ne fui contento perché aveva sentito anche Angelo e
nonostante i miei buoni
propositi mi sentivo in competizione con lui.
-Bellissima…tu
la sai la strada per arrivare alla pista?-
-Si
tranquillo-
-Ok allora
sbrighiamoci perché le piste stanno aprendo ora-
Mezz’ora
dopo eravamo tutti con la gli sci ai piedi ad ammirare il paesaggio e i
numerosi sciatori che ridevano e scherzavano; Ginevra aveva scelto lo
snowboard
come me e Angelo e di certo era molto riconoscibile con la sua tuta
rosa e gli
occhiali fuxia.
-Voglio
andare laggiù- gridò eccitata Ginevra
-Aspetta
Gin, puoi cader…- non feci in tempo a finire la frase che
finì con le gambe all’aria;
era già la seconda volta che cadeva ed ero sicuro che a fine
serata le sarebbe
uscito un livido enorme sul sedere, ma era testarda e nonostante tutti
gli
avvertimenti che gli avevo fatto, non mi ascoltava, e mi avrebbe fatto
seriamente impazzire.
-E’
meglio
se prima ti insegno ad andare sulla tavola- la tirai su
-Mi
insegnerà Lollo…ha dei parenti in trentino che
visita spesso ed è bravissimo
con lo snowboard- devo darle fiducia, lei mi ama.
-Va bene, sta
attenta- le diedi un rapido bacio e poi saltellò verso
Angelo.
POV GINEVRA:
-Allora maestro
cominciamo?-
-Ogni
desiderio è un ordine principessa-
Fu una
mattinata bellissima ma anche stancante, non pensavo che uno sport del
genere
fosse così faticoso; tutte le volte che avevo visto un
servizio in tv sembrava
abbastanza semplice e invece solo dopo quattro ore di esercizio
finalmente
riuscivo a percorrere la pista ad una velocità moderata e
pur non essendo una
grande sportiva avevo un buon equilibrio. Avevo fatto così
tante cadute che
avevo perso il conto e adesso mi ritrovavo con il sedere e le ginocchia
doloranti ma non mi importava e non vedevo l’ora di ritornare
il pomeriggio perché
volevo fare una gara con Angelo.
-Piccola- mi
voltai e vidi Riccardo che mi veniva incontro veloce, frenò
e mi sollevò gli
occhiali sulla fronte
-Mi sono
divertita un mondo anche se adesso mi fa tutto male, e Lollo
è un bravo maestro-
risi io massaggiandomi le natiche
-Da quanto
tempo fai snowboard?- apprezzai il suo interessamento verso Angelo e
notai
anche il tono gentile
-Da quando
ero piccolo, perché ho degli zii in trentino a cui sono
molto legato e mi
invitano ogni anno-
-Secondo me
saresti bravo come istruttore- li osservavo mentre parlavano pacifici
ed ero
davvero orgogliosa di loro due
-Non
è il
mestiere che fa per me-
-Che lavoro
fai?-
-Sono un
meccanico, mi hanno sempre appassionato i motori-
-Anche a
me…
ehi ragazzi andiamo a mangiare- nel frattempo avevamo raggiunto gli
altri e
tutti insieme tornammo in albergo per pranzare, dopo un rapido riposo
saremmo
tornati il pomeriggio a sciare e poi la sera avremmo festeggiato la
vigilia di
capodanno, sarebbe stato bellissimo…..
ANGOLO
AUTRICE:
Helloooo:D
La scuola è ricominciata, che tristezzaa… allora
nel cap. precedente vi avevo
accennato qualcosa, la storia però non è ancora
finita, purtroppo scrivendo mi
sono accorta che il capitolo per intero sarebbe stato troppo lungo
infatti
questa prima parte sono già 10 pagine perciò la
seconda parte la pubblicherò in
seguito. Grazie mille a tutti quelli che seguono la storia, mi rendete
davvero
felice
Un bacio
enorme :*
Balckshadow90