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Autore: CrisBo    08/01/2015    5 recensioni
Il tavolo era imbandito di pietanze di ogni tipo. Una varietà di legumi e ortaggi erano stati disposti sopra i piatti, s'affollavano i formaggi e le piante verdi del vecchio contadino del decumano ovest, colui che coltivava le migliori carote di Hobbivile (il più quotato tra le hobbittesse, perbacco!)
Volavano i piatti e s'infrangevano nel fumo dell'erba pipa di Gandalf, spargendo i vapori di quell'odore per tutta la sala da pranzo. Bofur e Dwalin suonavano allegri, seguiti da Dori, i loro busti ondeggiavano a ritmo e con le braccia facevano saltare le stoviglie. C'erano tutti i nani chiamati per la spedizione di Scudodiquercia, persino quelli che non discendevano dai Durin. [ Dal prologo ]
***
- 2941, T.E. Partono in sedici dalla casa di Bilbo per la spedizione verso Erebor e ciò che l'avventura comporta cambierà le sorti dei discendenti di Durin. Il sedicesimo compagno è una nana, Berit, del quale si sa poco e niente. Mangia tanto, beve tanto, è chiassosa ed ha un rapporto particolare con Bofur. - Prima ff, c'è dell'autocritica in me.
[ IN REVISIONE! ]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bilbo, Bofur, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3.
Le buone idee fanno buone occasioni




Erano stati giorni di immenso cammino tra le lande.
I viveri stavano scarseggiando e Bilbo non faceva che pensare a quanto gli mancasse casa propria, un pensiero che tornava spesso. La convivenza con quei nani stava diventando qualcosa di insopportabile per la sua piccola mole e la freddezza che Thorin gli riservava non aiutava per nulla. Gli altri nani non lo trattavano come un estraneo, almeno.
Berit e Bofur non facevano che tormentarlo con domande senza senso e Bombur aveva la gentilezza di preparargli dei buonissimi stufati caldi, intorno al fuoco.
Balin non era da meno, tentava un approccio meno indiretto con Bilbo e ciò lo rasserenava quel tanto che bastava per non farlo tornare a casa di corsa. Gli mancava parecchio, il suo piccolo buco hobbit. Il calore del camino e le sue due sapienti colazioni. Persino gli mancava parlottare male dei Sackville-Baggins quando li incrociava nei sentieri, al mercato e ancor di più gli mancava l'aria fresca della Contea. Quella che respirava adesso non era fresca: era gelida.
I rumori della foresta non aiutavano la sua mente affollata di brutti pensieri e spesso si ritrovava a starsene in silenzio, sia mentre viaggiavano che nei momenti di ristoro, a osservare i suoi Compagni con attenzione. 
Aveva scoperto in Fili e Kili un certo calore fraterno che li aveva resi subito simpatici ai suoi occhi. Erano molto legati ed era una cosa che Bilbo gli invidiava.
Lui non aveva mai avuto alcun consanguineo con cui parlare così apertamente (togliendo i suoi adorati genitori), probabilmente era qualcosa che non avrebbe mai capito sul serio. Ma Fili e Kili non mancavano di renderlo partecipe dei loro pensieri, nonostante fossero avvezzi a scherzi quanto quegli altri due fuori di testa. Fu per colpa della loro testardaggine che si ritrovò in quel circolo vizioso coi Troll. Non stava cominciando proprio bene quest'avventura, gli mancava casa. Un pensiero che tornava spesso
«Oh, non mangiateli. I nani sono disgustosi. Hanno la pelle dura, le ossa scheggiate; voi meritate di meglio.» Si ritrovò a parlare così Bilbo dei loro amici. Alcuni erano chiusi in sacchi stretti, lasciati a terra vicino alla legna e gli altri erano legati allo spiedo, fatti letteralmente girare sul fuoco. 
Bofur, Ori, Nori e Bifur erano gli sfortunati rosolati. 
Erano stati fatti prigionieri da tre Troll di Montagna: Berto, Maso e Guglielmo, i loro nomi li ripetavano spesso come molte altre cosette poco o più interessanti e Bilbo si prese la briga di ascoltarli il più possibile, pronto a scattare per qualche passo falso. 
Erano grossi, orrendi e puzzolenti esseri stupidi che avevano rubato loro due pony e questo aveva dato inizio a quella spiacevole situazione. Bilbo era riuscito, senza alcuna sorpresa da parte sua, a venire catturato da uno dei tre poco prima che gli altri nani incombessero su di loro con le armi sguainate. C’era stata una battaglia rumorosa e assordante, con lame e martelli che fendevano sui loro corpi massicci. Ma nulla era valso e nessuno dei tre cadde. Erano stupidi ma tremendamente resistenti, quei tre.
«Ha detto che siamo meglio nudi?» biascicò Oin, ruotando il viso alla ricerca di quello dei suoi amici.
«Perchè ci fai questo, Bilbo?» Lagnò Ori, annaspando per il calore immenso del fuoco. Avevano ormai la pelle madida di sudore e gli occhi bruciavano all'inverosimile.
«Sarai tu disgustoso, razza di giardinaio.» Grugnì Dwalin, sputando via dei rami di terra dalla bocca, ringhiando parole in nanesco tra i denti alla volta di Bilbo.
Erano tutti esausti, avevano combattuto fino a che Bilbo non era stato catturato per la seconda volta. I Troll avevano preso la preda all'amo e li avevano ricattati, finendo col legarli tutti quanti senza che potessero controbattere. Bilbo non se lo aspettava, a dirla tutta.
Erano molto scettici sulla sua presenza in quella Compagnia, specialmente il Re sotto la Montagna. Gli erano passati diversi tormentosi pensieri quando lo avevano preso con gambe e braccia, pronti a strappargliele via come ali di mosca.
Ora mi lasceranno qui a morire…un pensiero in meno per loro, chi potrebbe dargli mai torto? Morirò come una piccola foglia strappata dal suo ramo, spezzato come un legnetto, lontano dal suo bel lettuccio caldo...
Ma smise ben presto con la melodrammaticità dei suoi pensieri quando vide Thorin gettare per primo l’arma a terra, seguito da tutti gli altri, sorprendendo l’hobbit per quella lealtà così improvvisa che gli dimostravano: un nano poteva essere molto cocciuto e diffidente ma era leale fino all'ultimo osso del mignolo
Ci restò bene
, per quanto in quella situazione ci si potesse sentire bene e la sua mente era riuscita a elaborare il piano più semplice e banale del mondo.
Prendere tempo. E così aveva cominciato a insultare i suoi amici, una volta che furono tutti stretti e legati. Quelli sullo spiedo erano alquanto impazienti e irritati, se non avessero avuto la pellaccia dura - com'era solito nei nani -  sicuramente avrebbero già lagnato ustioni su tutto il corpo. 
«Ma cosa stai blaterando, moscerino? Questi nani me li mangio in un sol boccone. Crudi e croccanti.» Berto strinse Bombur, che teneva tra le grinfie, con una stretta fin troppo ferrea per quel povero nano cicciotto. Quello era diventato più rosso della sua stessa barba intrecciata, cercando di guardare verso il fratello con sguardo allarmato.
«Non temere Bombur, ci penso io a salvarti.» Incalzò Bofur, divincolandosi dalla stretta dello spiedo. Non riuscì ad allentare le corde neanche un po'. Non aveva il suo cappello in testa e i capelli bruni penzolavano via dalle trecce. 
«Qui nessuno salverà nessuno. Presto vi ritroverete al caldo dentro la mia pancia.» E Guglielmo tirò indietro la testa, aprì le fauci e la gola grattò una risata malvagia che risuonò per tutta la foresta. La sua pancia grassa ballonzolava davanti a tutti quei movimenti, faceva venire il voltastomaco.
Pensa Bilbo, pensa ancora. Ci sarà qualcosa che puoi fare. Pensa. Pensa.
«Io non lo farei, se fossi in te. Quel nano che tieni in braccio..ha le piattole. È molto malato.» Incalzò lo hobbit. Bombur stava mugolando qualcosa, tra le mani del troll e Kili e Fili per poco non saltarono fuori dai loro sacchi.
«Cosa? Ehi. Avrai tu le piattole, ma senti un po' questo. Pensavamo fossi una persona buona!» Esclamò Kili tutto contrito.
«Ma cosa ti abbiamo fatto?» Piagnucolò Bofur sullo spiedo che continuava a roteare sul fuoco danzante. Spostò lo sguardo da Bombur ai Nani sdraiati a terra, continuando a divincolarsi. Tutto quel caldo stava cominciando a farli soffocare e tossire.
Berit era distesa dentro un sacco, vicino a Kili e a Balin. Guardava nella direzione dello spiedo con aria allarmata. Il cuore le batteva come impazzito e non faceva altro che pensare a piani del tutto privi di consistenza per ribaltare a loro favore quella situazione. 
Rotolare fino al fuoco e spegnerlo..sputando? 
Tentare di usare Dwalin come trampolo e lanciarmi di testa sulla pancia di quell’ammasso di grasso?
Fare il morto?

No, quello funzionava solo con gli orsi.
Non riusciva a capire dove volesse arrivare Bilbo con quelle offese così colorite, era ovvio che nessuno di loro si sarebbe salvato dall'essere la cena per quei tre bitorzoluti ma allora perchè continuava? Si ritrovò a fissare Thorin cercando nel suo volto qualcosa che non fosse sgomento e rabbia ma era proprio ciò che lesse quando incrociò il suo sguardo e si sentì sprofondare in uno sconforto violento. Fili e Kili accanto a lei si dimenavano come vermicelli dentro il sacco e quelli sul fuoco continuavano a tossire. 
«...perchè appunto nelle stagioni più calde, questi parassiti entrano sotto la pelle e rimangono invisibili agli occhi, cosa che rende il povero disgraziato una preda del tutto ignara ma dentro...il corpo brulicano e infatti creano proprio vere e numerose comunità, perchè sono anche disposte di intelligenza propria e..» Bilbo incalzava con discorsi su parassiti e piattole e i tre Troll sembravano davvero presi da quelle descrizioni così intense. Berit riuscì a capire le intenzioni di Bilbo giusto un secondo prima che lui cominciasse a descrivere la forma dei parassiti e la loro grandezza. 
Dette quasi una testata a Kili dopo il suo ennesimo lamento, tentando di rotolare ai piedi di Bilbo. Era l'unico in piedi quindi non gli fu difficile piantare gli occhi contro il suo mento glabro. Allargò lo sguardo e poi lo puntò sui tre Troll vicino al fuoco.
«Proprio così. Questo mezzuomo ha ragione. Siamo molto malati, una volta un mannaro ci ha assaggiati e non avete idea. Non respirava più. Dovevate sentire che puzza: fuochi d'artificio dal deretano e poi..puf. A terra. Raggrinzito quanto una verruca, morto stecchito. Era ricoperto di vermi, uno spettacolo tremendo.»
Tutti rimasero attoniti dal fatto che fu lei, ora, a ricalcare quell'assurda storia e Bilbo ricambiò il suo sguardo con un sollievo che lo fece addirittura sorridere.
Poi tornò sui Troll e si mise ad annuire, con un vigore più intenso. 
«...Ed era anche diventato verde.»
Fu allora che Thorin capì quello che capì qualche secondo prima Berit e si ritrovò a spintonare gli altri nani con il fianco fino a comunicare loro con il solo sguardo. Fili e Kili furono i primi a intuire e così seguiti da Dwalin e Balin. Thorin non disse una parola, gettò su Bilbo uno sguardo diverso e si sentì rinvigorito da una forza nuova quando i suoi compagni stettero al gioco dello hobbit. 
«Brutte malattie genetiche. Nessuno si salva.» Incalzò Kili.
«Appena ci toccano provochiamo allergie che durano per anni. Bitorzoli così grossi che a stento si vede la faccia.» Proseguì Fili, fiancheggiando il fratello.
«E parassiti enormi, viscidi, che scoppiano sotto la pelle e si nutrono del nostro sangue!» Dori e Bofur si ritrovarono a parlare dei loro parassiti interni con grandissima enfasi, avrebbero addirittura gesticolato se avessero avuto le mani libere. Dori, dalla descrizione dettagliata, stava facendo schifare il povero Ori che non riusciva proprio a descrivere sapientemente alcun essere schifoso, sperava che sarebbero bastati gli altri. 
I tre Troll si scambiarono delle occhiate spaventate e buttarono a terra Bombur con aria indignata.  Quello rotolò come un bruco nel bozzolo, scontrandosi contro Gloin che faceva versi disumani: non si capiva cosa stesse imitando, ma lo stava imitando bene
Finalmente Bilbo riuscì a tirare un sospiro di sollievo e tornò a guardare i Nani che ora lo stavano fissando con un sorriso riconoscente. Berit stava per rotolare alla volta dello spiedo - dimenticando la pericolosità di un gesto tanto avventato - ma si bloccò ben presto perchè Bilbo si era chinato verso di lei, continuando a lanciare occhiate ai tre Troll. 

«Questa è tutta colpa tua, che vuoi mangiare qualsiasi cosa ti capiti a tiro.» Incalzò uno dei troll, tirando un pugno ad uno dei fratelli.
«Sei tu il mentecatto qui.» Bofonchiò una voce dal nulla e Berto si girò di scatto verso Maso. Era furioso a dir poco.
Intanto Bilbo si liberò dai legamenti e tentava di fare lo stesso con tutti i suoi compagni, stando ben attento a ciò che intravide dentro la fitta vegetazione intorno a loro. Era una vera fortuna che quei tre fossero suscettibili alle cose "schifose" che destavano disgusto in tutti gli esseri; quando si tratta di cibo tutti si vogliono sempre trattare bene e come dar loro torto, in fondo.

«Cos'hai detto? Ripetilo, razza di ingrato.» Incalzò di nuovo Berto. 
«Cosa? Io non ho parlato. È stato sicuro Guglielmo.» Disse Maso, voltandosi verso l'altro Troll.
«Sei pure diventato sordo? Siamo messi proprio bene allora.» La voce di nuovo arrivò dal nulla ma Berto si voltò su Guglielmo. Gli occhi fuori dalle orbite e i pugni serrati in due morse talmente strette da indurire gli arti.
«Che cosa hai detto?»
«Io non ho detto niente, cosa vuoi da me? Sarà stato quel buono a nulla di Maso.» Disse Guglielmo, spingendo Maso con una manata possente.
«Hai sentito bene, rincitrullito.» Quella fu l'ultima goccia. I tre presero a picchiarsi selvaggiamente, affondando pugni e schiaffi potenti, tanto da rotolare a terra e dimenticarsi del tutto dei nani abbandonati alle loro sorti. Fu allora che Gandalf balzò allo scoperto, picchiò col bastone sul masso su cui era salito e quello si frantumò perfettamente a metà, scivolando via e liberando la luce albeggiante che era stata ostruita dalla massa rocciosa.
I raggi del primo sole del mattino, per quanto fossero un sollievo per tutti, non lo erano per i tre Troll. Cominciarono a urlare pieni di sgomento e angoscia mentre la loro pelle si trasformava, diventando dura e grigia; in pochi secondi divennero di pietra, bloccati nelle più doloranti espressioni che potessero avere. 
I nani si sciolsero dagli ultimi legacci e sospirarono di pura gioia quando videro lo spettacolo. Diciamo pure che se lo godettero appieno. Tutti festeggiarono l'arrivo di Gandalf e più di tutti Bilbo, ritrovando finalmente una sicurezza nuova. Lo Stregone era propenso ad allontanarsi dal gruppo e tornare, non era una cosa assai piacevole ma almeno ricompariva nei momenti più opportuni. Era stato proprio lui ad aizzarli gli uni contro gli altri, aiutato da quell'idea improvvisata di Bilbo dopo che i tre Troll avevano  - erroneamente per loro - fatto sapere che la luce del giorno li avrebbe trasformati in pietra.
Berit, intanto, liberandosi dal sacco con un ultimo calcio s'era precipitata verso Bofur col suo cappello in mano, glielo aveva infilato in testa e lo stava obbligando a ballare allegramente davanti ai tre massi pietrificati, canticchiando con gioia. Fili e Kili li raggiunsero dopo pochi secondi, esultando con aria vittoriosa. Anche Ori si ritrovò immerso in quel momento felice, in mezzo a pacche e sbuffi affettuosi. 
«Ma si può che quei quattro ballano sempre?» Thorin si sciolse dal suo sacco e recuperò le sue armi, cosa che fecero anche gli altri. Guardò Bilbo con un rapido cenno di gratitudine e quello ricambiò lo stesso sguardo. Forse non sarebbe stato un viaggio così tanto malvagio sapendo che erano pronti ad aiutarsi gli uni con gli altri, anche se con riflessi più combattivi che ingegnosi. Non si dissero niente, si voltarono a guardare Gandalf che li osservava con un pacato sorriso sul volto.
«Sei tornato.» Disse Thorin, ripiegando il capo.
«Ehi, ma qui c'è un sacco di cibo.» I loro discorsi furono interrotti da Bombur, che si incaponì verso qualcosa. Tutti lo seguirono poco dopo, riprendendo armi e pony. Non c'era solo cibo, quando trovarono il nascondiglio dei Troll. C'era un tesoro e qualcosa di molto utile.


Ori si stava riempiendo le tasche di sassi e Bilbo parlava con Gandalf.
Lo Stregone gli stava consegnando una spada dalla misura piuttosto ridotta, ottima per un piccolo uomo. Thorin, Dwalin e Balin erano immersi in una conversazione organizzativa e Nori continuava ad andare avanti e indietro dalla grotta, tintinnando ad ogni passo. Bofur e Berit erano immersi in uno stato contemplativo di un fungo dall’aria molto malconcia. Piegati sulle ginocchia, s’erano estraniati dal resto del gruppo. Solo Fili, mentre il fratello gli parlava, lanciava loro occhiate indiscrete alle loro spalle.
«Io dico che vedi lucertole con le ali d’alabastro.» Ruppe quel silenzio Berit, guardando di sbieco l’amico. Il nano col cappello storse il naso arrossato e la guardò con aria pensierosa. Non c'era stato modo di covare la loro passione per le sfide da quando avevano scommesso su Bilbo e la cosa sembrava mancargli parecchio. Non tutti i nani erano soliti sprecare denaro per delle scommesse, i più tirchi si vedevano bene dal non immergersi in queste situazioni, ma d'altronde ogni scommessa era ben conscia e non lasciava spazio ad interpretazioni: i nani puntavano denaro sulla propria parola per la sicurezza con cui rimanevano nelle proprie convinzioni, era un compito assai arduo districare un figlio di Aule da ciò di cui erano sicuri. Molto testardi i nani, erano una cosa che gli Umani e gli Elfi avevano ben appurato.
«Troppo comuni. Pensa più a fondo: farfalle d’orate con stivali in ferro.»
«Sì certo, che entrano in una Locanda e ordinano una pinta. Anzi: due pinte!» Berit indicò il numero due con le dita e Bofur sorrise. Subito le fossette gli comparvero ai lati delle guance. Berit rimase a guardagliele per un po’ e si ritrovò a sorridere di rimando. Anche a lei comparivano, a dir la verità, solo che non lo sapeva.
«Ma il locandiere ha la testa a forma di martello con gli spuntoni alle estremità. E parla con la voce di Ori.» Continuò Bofur.
«E ha una moglie Locandiera che in realtà è un arazzo, e ha i capelli di Gloin.»
«Sì ma la Locandiera deve avere la barba.» Incalzò il nano, alzando le sopracciglia.
«Non ha la barba, è un arazzo. La barba ce l’ha la figlia: una nana che al posto delle mani ha due fornaci. Una di quelle che dà carezze molto calorose.» Berit ridacchiò e Bofur lo fece di rimando. Fili dietro di loro continuava a sbirciare e dai movimenti delle loro labbra non riusciva a capire nulla. La cosa sembrava irrigidirlo e Kili, lesto come una faina, non ci mise molto a notarlo, gettando l’attenzione sui due nani che il fratello stava guardando. Non disse nulla, ma cercò di destare la sua attenzione stringendogli il braccio, tentando di tirarlo verso la postazione di Thorin.
«..se mai dovessi sposarmi vorrei proprio un arazzo come moglie.» Disse Bofur con risolutezza.
«Ottima scelta. Che ti prepari il maiale salato, però!»
«Oh per la barba bianca di Durin, assolutamente.»
«In inverno non devi preoccuparti neanche del fuoco, viste le mani a fornace, fai davvero un grosso affare.»
Dopo quell’ultima constatazione di Berit l’altro nano si decise finalmente a prendere il fungo nascosto dal cespuglio e se lo mise nella scarsella di cuoio al fianco. Subito puntò gli occhi sull’amica e sorrise pienamente.
«Allora è andata. Se vedo l’arazzo sono sessanta monete.» 
Berit non fece in tempo a rispondere perché venne preceduta da Thorin che disse loro di riprendere il cammino in tutta fretta, già avanzando lungo il sentiero, tra gli alberi. Non si erano resi conto che erano rimasti almeno dieci minuti buoni a fare congetture inusuali sulla presunta assunzione di un fungo marcito, provando a immaginarne gli effetti. Come al solito ne era uscita una conversazione alquanto stramba.
La nana, prima di issarsi, tese il volto verso Bofur e quello trattenne il respiro per un tempo che gli parve infinito. Non era mai pronto ad una troppa vicinanza con Berit, anche se spesso si erano ritrovati in situazioni piuttosto ambigue o imbarazzanti. Lei, poi, non sembrava trasmettere lo stesso disagio e questo lo rendeva ancora più imbarazzato. 
«Non devi scommettere contro di me, io vinco sempre.» Sussurrò al suo orecchio prima di ritrarsi con un sorriso buffo e del tutto smaliziato, correndo dietro a Bilbo e Gandalf. Fili, per fortuna, era già scattato dietro allo zio col fratello e non vide Bofur diventare rosso quanto una lama incandescente.
Il drago non faceva che volare sulle loro teste e soffiare fiamme sulle poche case rimaste ancora in piedi. Era del tutto inutile sfuggirgli, Bofur lo sapeva. Tauriel era ricomparsa poco dopo con una barca, obbligandoli a salire. Lanciò letteralmente i nani dentro, tranne Kili, che maneggiò con cura, e aspettò che salissero anche le ragazze di Bard. Del loro fratello non c'erano tracce e la cosa stava innervosendo tutti. Ma poi Bofur lo vide, sulla torre e con l'arco proteso in direzione di Smaug.
Bard
 era in piedi davanti ad una lunga freccia nera, tenuta contro la spalla del figlio a far da mira verso la corazza smussata del drago. Smaug era a lui che si rivolgeva con quella voce pesante, arrugginita dal ferro, dal fuoco. Faceva tremare le ossa e innalzava una paura scomposta nelle menti di tutti quanti.
«Ma che cosa sta cercando di fare?..Morirà.» Tauriel trattenne lo sguardo verso la torre e le due figlie di Bard, abbracciate, non facevano che urlare, cercando di richiamare l’attenzione del padre. Fili non pensava a nient'altro, invece. Tratteneva le mani su quelle di Kili e lo guardava, controllando la sua respirazione, la ferita, i suoi tremori. Bofur si mise dietro le ragazzine e cercò di posare loro una mano sulle spalle, trattenendole al riparo sulla barca. E poi chiuse gli occhi. 
Aveva ripensato a quanto le piacesse ballare davanti alle sue vittorie, avrebbe cantato di quelle gesta. 
Lo avrebbe fatto. Eccome se lo avrebbe fatto se quella calamità fosse stata finalmente sterminata.



NA. 
Due capitoli in una botta sola perchè sono quelli che mi sono piaciuti di meno! Ho seguito le vicende che conosciamo tutti e ho cercato di far fiorire qualcosa di più, specialmente su Berit. Ma per lei non è ancora il momento perciò rimango cauta.. anche perchè prevedo molti capitoli, ahimèèè, in cosa mi sono ficcata! xD Comunque, se non s'era capito, Berit e Bofur saranno un po' i protagonisti per eccellenza, insieme a quell'adorabile hobbit di Bilbo. Ma cercherò di dare a tutti, o comunque quasi tutti, un loro spazio. Bombur specialmente, un nano che secondo me è fortissimo e meraviglioso *_* E niente, per chiunque sia arrivato fin qui: GRAZIE. So che sono capitoli luuunghi e noiosi... purtroppo non riesco a scrivere di meno ç_ç
  
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