Cari lettori
scusate il ritardo ma l'università mi dà non
pochi impicci per cui chiedo scusa
per il lungo ritardo. La fic, per chi seguiva la vecchia versione, ha
uno
sviluppo completamente nuovo. Mi auguro che vi piaccia. Purtroppo, non
ho
potuto aggiornare subito perché il capitolo non era pronto,
nel senso che non
avevo finito di scriverlo.
Vorrei
ringraziarvi per avermi seguito finora.
Siete
molto gentili.
Penso di aver
risposto a tutte le recensioni, come faccio di solito, prima di
aggiornare...in
ogni caso, vi ringrazio di nuovo.
LA
TALPA
André venne
bruscamente svegliato da uno strano trambusto al piano inferiore.
Stizzito, si
mise a sedere sul letto, guardandosi attorno stranito.
Si era
addormentato molto tardi, preda dei pensieri che quell'incontro gli
avevano
scatenato dentro. Quei capelli biondi, lunghi e mossi, senza alcun
laccio,
pronto a legarli. Quegli occhi, carichi d'inquieta veemenza, come i
flutti del
mare tempestoso.
Che serata fu il primo pensiero mentre, con i soli pantaloni del pigiama, si avviava ciondolando in bagno. Non era un tipo mattiniero per natura e, a causa della notte insonne, era spossato e molto, molto seccato. Camille lo aveva preso in pieno e, non contenta, aveva preso a trattarlo come se fosse uno zerbino. Come fosse successo, bhé, era un mistero. Pensava che il nuovo incontro fosse diverso...ed era stato così ma non nel modo che credeva.
Ancora mezzo
ubriaco di sonno, si gettò sotto la doccia, sperando di
rinfrescarsi le idee.
Poi, una volta uscito, lindo e profumato come un bebé, scese
piano piano le
scale.
Mentre così
faceva, si vide di fronte una bambina.
Lei lo fissò a
sua volta, da dietro gli occhi marroni e inespressivi. André
aggrottò la
fronte. Aveva sempre associato il color nocciola al calore ma quelli
della
piccola Anja non possedevano nulla di tutto ciò. Indossava
un vestito largo e
privo di fiocchi. Edmée aveva dovuto lasciar perdere ogni
decorazione vagamente
femminile. La piccola strappava sistematicamente tutti i vestiti che la
donna gli
comprava, senza dire nulla.
-Ciao-fece,
abbozzando un sorriso...ma la bambina corse via.
-Non ci faccia
caso, padroncino-disse il maggiordomo, vedendo la scena- Anja deve
solamente
ambientarsi.-
André non
commentò.
-Sono passati
alcuni mesi-fece-ha parlato?-
L'uomo scosse il
capo. -Non spiccica una parola. Non abbiamo mai sentito la sua voce.
Mia moglie
non se ne preoccupa e neanche io lo farò. Ci siamo
affezionati ad averla
intorno però...-disse, non riuscendo ad andare oltre.
André non parve
sorpreso da quelle parole. Aveva fatto pressioni perché il
suo maggiordomo e
sua moglie riuscissero ad avere un figlio...ma l'unica cosa che erano
riusciti
a fare era stato di rivolgersi ad un'associazione religiosa.
Così era arrivata
Anja, una piccola bielorussa di sette anni.
I risultati
erano stati in chiaroscuro. Dopo un primo momento di gioia, i coniugi
D'Agout
avevano dovuto ridimensionare gli entusiasmi iniziali. Anja non
sorrideva mai
né, tantomeno, parlava. Guardava nervosamente ogni angolo,
correndo a nascondersi
sotto i mobili, non appena vedeva delle auto scure passare fuori dal
cancello
della sua casa.
-Ve l'avevano
detto gli assistenti sociali-.La bambina veniva da una zona di
guerra...sarà
meno semplice di quello che sembra. Limitatevi a lasciarle i suoi spazi
e a
ricoprirla d'affetto. Sono certo che prima o poi, Anja vi
darà la sua fiducia.-
D'Agout annuì.
-Voglio darle fiducia, padroncino. Anja è tutto quello che
abbiamo desiderato e
che non speravamo di avere.-
-A questo
proposito, devo andare in un posto. Stasera porterò un
animale. Starà nel
giardino.-disse.
Il maggiordomo
ci pensò su. -Oh, Anja sembra apprezzare gli animali
domestici, tranne i cani-
fece, prima di bloccarsi- non è un cane, vero?-
André si
fermò.
-No-rispose, senza alcuna esitazione.
D'Agout annuì,
mentre l'altro cominciò ad avviarsi.
-Non è un gatto,
vero? No, perché Edmée è molto
affezionata ai divani della casa...-continuò,
facendolo fermare di nuovo.
André pensò
al
cervide in salotto...ed un brivido gli corse lungo la schiena.
Edmée era una
donna dolce e sempre sorridente. Suo marito la venerava, amandola
teneramente
da tempo immemore, eppure ricordava bene il timore delle sfuriate che
questa
era in grado di sfoderare, nel malaugurato caso in cui qualcuno avesse
messo a
soqquadro, in modo irreparabile, qualsiasi angolo della casa. Anche i
suoi
tutori la temevano e André la adorava per questa ragione.
-No, non succederà.
Rimarrà nel giardino.-rispose, prima di raggiungere a passo
svelto la propria
auto.
André si
guardò
attorno, chiedendosi se fosse opportuno fare una mossa del genere ma
quando
vide la sagoma alta e minacciosa del vigile, ogni dubbio
passò in secondo
piano.
-Agente De
Soissons- disse, mentre lo vedeva girare tra le macchine, occhieggiando
le
targhe.
-Chi mi cerca?-chiese
questi...prima di ghignare -Che ci fai qui, di prima mattina?-
André alzò le
spalle.-Volevo vederti-rispose serafico.
Alain lo fissò,
salvo poi scuotere la testa. -Mi dispiace, so di essere un bell'uomo
ma,
seriamente, non sei il mio tipo.-disse, serio in volto.
Grandier non
apprezzò molto quella battuta, limitandosi a guardarlo
minaccioso.
-Oh Oh- disse il
guascone, notando l'espressione truce del moro dagli occhi verdi -Notte
in
bianco?-
L'altro sospirò.
- Più o meno...ho trovato Camille-disse, stirando le labbra-
O, forse, dovrei
dire che lei ha trovato me.-
Alain inarcò la
fronte. -Oh, bhé, adesso hai tutta la mia attenzione. Spara,
sono curioso di
sapere cosa è successo.-disse, accomodandosi sul cofano
della macchina e
accavallando le gambe con classe. André sospirò.
Non voleva vedere il modo
grossolano con cui le terga del suo amico prendevano possesso del
cofano della
sua macchina...ma aveva fretta e non voleva scatenare una delle sue
imprevedibili reazioni. Rapidamente snocciolò tutto quello
che era successo,
occhieggiando nervosamente la via e la penna di De Soissons.
Man mano che
proseguiva con il racconto, il guascone si fece sempre più
attento, tanto da
alzarsi in piedi. -Quindi hai trovato quella topa che ti sei trombato
allegramente dopo quella noiosissima serata...anzi no, mi correggo.
Quella
sventola ti è piombata addosso come una zecca su un cavallo
e tu, invece di
rimediare un rewind meraviglioso...hai preferito una bestia pulciosa e
agonizzante.-disse, tremando leggermente- Ti prego, dimmi che mi vuoi
prendere
per il culo per quella volta che mi sono spacciato per te per
concludere con
quella supermodella, dimmi che è così!-
André non rispose a parole...ma bastò il suo silenzio.
-No, sul serio. Non posso credere che tu ti sia lasciato andare la Venere per la quale mi hai rotto i coglioni nelle ultime settimane...dimmi che non è andata in questo modo.-lo supplicò il gigante, stravaccandosi maggiormente.
André aggrottò la fronte, guardandolo storto. Non aveva molta voglia d'indugiare in quel dialogo ridicolo, così finse un'espressione tesa alla vista del rolex. Sperava di simulare con l'impazienza la voglia di concludere quella conversazione di cui ora era seriamente pentito...ma cosa poteva aspettarsi? De Soisson era un seguace della dottrina filosofica do ut des "do perché tu dia". Non avrebbe fatto niente per niente e,dopo aver saputo della sua avventura con Camille, era più che ovvio che avrebbe domandato quello. Mai una volta che chiedesse di Anja...sempre e solo Camille.
Alain lo guardò
incredulo. -Il crollo di un mito- ripeté, facendo crollare
di schianto i suoi
90kg sulla macchina.
E della mia povera auto, testa d'asino si disse, guardando con preoccupazione il cofano e non sapendo se, dopo quell'incontro, avrebbe celebrato le esequie del suo bolide.
Un vero peccato che il guascone non si rendesse conto della sua possibile dipartita ma cosa doveva aspettarsi? Scialla! era il suo ultimo motto, dopo aver abbracciato per anni la frase Fracassa e vedrai cosa si incassa, ereditato dalla nonna. -Ad ogni modo, Alain, sono qui per chiederti un aiuto.-disse il moro, tentando di non perdersi nelle sue pessimistiche riflessioni.
-Se l'aiuto
consiste nel mettermi una parrucca bionda e le lenti a contatto
azzurre, non
contare su di me. Posso sacrificarmi, andando con quella virago della
tua
segretaria ma non certo fare questo per te.-disse il vigile.
André, udendo
quelle parole, scoppiò in una profonda e grassa risata. -Alludi alla signorina De
Jarjayes? Fidati,
non credo che sia il caso.-disse, tentando di rimanere serio. L'idea
che la sua
segretaria potesse attirare qualcuno lo lasciava sgomento, tanto da
fargli
pensare che fosse una cosa contronatura.
-No, sei tu che
non capisci. Può essere che abbia del potenziale...tutte le
donne ne hanno uno.
Dammi retta, amico. Anche la signorina De Jarjayes ha dei pregi, dietro
a
quella mise da nonna.- osservò, con un'espressione da
bambino. Prese una delle
penne che teneva nel taschino e, con fare esperto, cominciò
a giocarci,
facendole scivolare tra le dita. -Ad ogni modo, è inutile
che ti venga a fare
l'ennesima osservazione a riguardo, anche perché credo che
una così, capace di
reggere la tua odiosissima faccia ogni giorno senza farsi intimidire,
può
essere ammirata...ma amata, bhé, quello mi pare un
parolone...anche se credo
che quel seno che ha sia taroccato.-azzardò, guadagnandosi
un'occhiataccia- O,
stai calmino André!
Io faccio una mera
osservazione oggettiva e te la dico pur non avendo visionato la cosa di
mano...-continuò.
-Dannazione De
Soisson! Non ho voglia di parlare delle tette della signorina De
Jarjayes...non
mi sembra proprio il caso...e poi mi spieghi come siamo arrivati a
parlare di
lei in questi termini?-chiese, tentando di mantenere un barlume di
lucidità.
-Sono cose basilari invece! Tutte le donne sono fatte allo stesso modo anche se, come diceva la mia povera nonna Berenice, a chi troppo, a chi punto. Noi abbiamo il dovere di valorizzarle e loro ci ricompenseranno...come giustamente insegna il nostro Giacomo Casanova.- spiegò- Anche la tua segretaria, probabilmente, ha del potenziale, anche se ben nascosto. Basterebbe dargli una sbirciatina...-
-NO!- lo
interruppe l'imprenditore.
Alain si bloccò,
stirando le labbra con un sorriso allo Stregatto...e Grandier,
vedendolo, si
gelò sul posto. Come aveva potuto pensare a quella negazione
tanto netta?
Decise di soprassedere a quella possibile riflessione all'istante.
-Alain,
senti, io avrei davvero bisogno del tuo aiuto e queste domande non
portano da
nessuna parte. Ho trovato Camille e tu devi aiutarmi a scovarla.-fece.
Il guascone
incrociò le braccia. -E come posso trovarla? Mica l'ho
vista, io!-disse,
inclinando la testa...salvo poi illuminarsi. -Hai una foto?-
André
sospirò,
dandogli un pezzo di carta.
-Speriamo che
sia bella osè- disse il vigile, prima di sbottare un
elegantissimo- e questo
che cazzo è?-
-Numeri, come
puoi vedere- rispose impassibile il moro dagli occhi verdi- per la
precisione,
la targa del bolide di Camille.-
-E che ci dovrei
fare, scusa?- chiese l'altro.
André alzò le
spalle.
-Mi pare che tu ti occupi del traffico...non dovrebbe essere difficile
per
te.-rispose imperturbabile.
Non dovrebbe essere difficile gli aveva detto.
Alain si passò
una mano sulla fronte. Miseria ladra, altro che difficile! Quello era
un
incarico quasi da 007. -Sono stato un'idiota a tirare così
la corda con André-
disse, mentre il foglio tra le mani continuava a ricordargli la
fesseria appena
compiuta.
Non avrebbe mai
dovuto fare tanto lo spiritoso, soprattutto conoscendo la spaventosa
capacità mnemonica
di Grandier, una qualità che molti sottovalutavano,
ingannati dall'aspetto
dimesso che questi sfoggiava. De Soisson non si era mai lasciato
fregare...salvo rari casi come quello appena avvenuo. Ora
però era tardi per
rimangiarsi la parola ed avrebbe dovuto pagarne le spese.
O almeno così
pensava, mentre camminava ciondolando verso la stazione di polizia.
-Agente De
Soisson!-esclamò improvvisamente una voce vagamente stridula.
Il vigile si bloccò. Anche questo, deve capitarmi! si disse, vedendo la sagoma grassa dell'uomo di fronte a sè. -Comandi, signore!- rispose, ormai abituato a quel tono e al fischio che quello stridio gli procurava.
-Agente!-esclamò
di nuovo, venendogli incontro- Dannata testa di legno che non
è altro...dove
diavolo era?-
Alain se lo vide
di fronte. Basso e sovrappeso, abbastanza per i suoi 2 metri, De
Bouillet era
considerato una leggenda negli anni 70, malgrado si fosse distinto per
azioni
non sempre ortodosse. Non ne aveva una grande simpatia, soprattutto
perché
aveva partecipato negli anni 70 alla contestazione nelle scuole...per
metterle
a tacere.
Non potevano che
essere assolutamente incompatibili.
De Bouillet era
basso, lui era alto.
L'altro era di
destra, lui era erede della più pura e sincera tradizione
della sinistra.
De Bouillet
ascoltava le gerarchie, lui se ne fregava, mirando a rispettare la
legge.
Non potevano
essere più diversi di così e sicuramente non si
sarebbero mai guardati, se non
fosse stato per un particolare... e cioé che il primo era il
capo e Alain il
sottoposto.
Questo era un
dettaglio che il vigile aveva digerito piuttosto malvolentieri...ma
ormai ci
aveva fatto l'abitudine. -Ho diretto il traffico come stabilito dal
turno,
signore.-rispose, ligio al dovere.
-Sempre a fare
il simpatico, quando la smetterete?-domandò De Bouillet.
Alain subodorò
il pericolo. -Scusi signore.-rispose, tentando di recitare un tono
afflitto.
Aveva perfezionato un modo tutto suo per fingere rimorso ma era anche
consapevole che una simile mossa era controproducente per il suo
apparato
gastrico. Sapeva benissimo a cosa alludeva...ma fece comunque il finto
tonto.
Per non dargli soddisfazione, questa era la verità.
-Aaah, davvero,
io non so cosa fare con lei! L'ultima volta ho dovuto risolvere
l'equivoco che
aveva portato un membro della giunta comunale perché,
equivocando, ha fatto una
multa non autorizzata e poi...e poi ho perso il conto. Le sue azioni
scriteriate hanno rischiato di mettere in ridicolo il corpo dei
vigili.- disse,
interrompendo la sua predica - Ora però non ho tempo da
perdere. E'inutile
combattere i mulini a vento.-
Alain lo guardò
andarsene, un po'imbambolato.
Gli era sembrato strano che il suo superiore avesse mollato la presa così velocemente, come gli era parso altrettanto insolito che non avesse prolungato il suo predicozzo fino alla fine dei tempi. Che abbia litigato con sua moglie?si ritrovò a pensare, mentre andava in ufficio. In caserma girava voce che la signora De Bouillet fosse una donna tirannica e autoritaria e che , in sua compagnia, il suo superiore diventava praticamente un agnellino. Comunque vadano le cose, ci vado di mezzo sempre io si disse, scrollando il capo.
-Oh Alain!-
esclamò un uomo basso e dal viso rubicondo.
-Marcel- salutò
questi- mi sai dire che gli è preso al commissario?-
Questi si ritrovò
a sbuffare. -Pare che ci siano nuovi movimenti in
città...-disse sibillino.
Il guascone non
commentò. Sapeva bene che, pur essendo un vigile, il suo
reparto era comunque
interessato alle indagini poliziesche. Compiti marginali e monotoni,
come bloccare il
traffico. Nulla di
particolarmente rischioso, anche se doveva ammettere che una simile
posizione
lo annoiava un po'. -Immagino che tocchi a noi ricevere la sua stizza-
commentò
serafico.
-Esatto- rispose
Marcel-gira voce che ci sia qualcosa di nuovo nell'aria ma noi siamo
esterni.
Ad ogni modo, ora ti aspettano quattro ore di straordinari in ufficio.-
-QUATTRO!-esclamò
il gigante, strozzandosi con la sua saliva- Dannazione, ho sgobbato
come un
mulo nel traffico, facendomi il mazzo nelle ore di
punta...perché diavolo...-
-Il turno,
Alain. Oggi Armand ha ricevuto la chiamata dall'ospedale. Sua moglie
è entrata
in travaglio.-rispose.
Giuda Ballerino! Proprio oggi Annette doveva partorire? Proprio oggi che c'era la partita del Paris Saint Germain...dannazione, aveva ragione mio zio Claude. Le donne hanno la tempistica di un diavolo! pensava, mentre scriveva i testi ed i fascicoli da compilare. Armand si occupava della parte d'archivio, uno dei settori più sedentari e noiosi del dipartimento...e Alain odiava stare fermo.
Era più forte di lui. Istintivamente si avviò verso il computer. Mi conviene mettermi al lavoro si disse, prendendo in mano il foglio. Considerando le noiose ore che lo attendevano, tanto valeva avvantaggiarsi nel favore nei confronti di Grandier.
André batteva seccamente la penna contro il piccolo vaso sulla scrivania. Non sapeva quanto fosse opportuno fidarsi di De Soisson. Sarebbe riuscito a trovare Camille? Avrebbe finalmente messo fine a quella caccia? A quella domanda, non sapeva quale risposta dare.
La ricerca di lei era ormai diventato un chiodo fisso, che non riusciva a togliersi dalla mente.
Non sembrava comunque l'unico.
La signorina De Jarjayes pareva avere la testa tra le nuvole, malgrado il suo lavoro non ne avesse minimamente resentito. Continuava a prendere appunti e a fare le ordinazioni da lui emesse, senza sbagliare un colpo, perennemente avvolta da quel tailleur anni 40 grigio antracite.
Chissà come fa fu il pensiero dell'imprenditore, guardandola con un filo d'invidia. -Mademoiselle De Jarjayes- disse improvvisamente, facendo voltare verso di lui le spesse lenti della montatura vintage che era solita portare. Chissà come fa a vedere con quei fondi di bottiglia...io non ci riuscirei mai pensò, guardandola pensieroso.
-Monsieur.-fece.
-Cosa posso fare per lei?-chiese.
-Ho ricevuto la telefonata del consiglio d'amministrazione. Hanno chiesto di lei, due minuti fa ma non ho potuto informarla subito. Il suo telefono non era raggiungibile.-disse, studiandolo da dietro le lenti spesse.
-Urgente, ha detto?-domandò di nuovo.
La segretaria annuì.
André raggiunse a passo di marcia l'ufficio, posto all'ultimo piano dell'edificio. -Spero che abbiate una buona ragione per avermi fatto venire fin qui-disse, entrando dentro.
Tutti i vecchi collaboratori di suo padre erano riuniti al suo interno, capeggiati da De Bouillet. -Signore, dobbiamo discutere delle ultime entrate dovute alla vendita di quei prodotti.-disse, porgendogli alcuni fogli.
-Immagino che vi riferiate al prodotto K398H, destinato all'ottica di consumo, non è così?-chiese, fissando il foglio ed aggrottando la fronte di conseguenza.-Cosa significa tutto ciò?-domandò.
De Bouillet incrociò le braccia. -Da quattro anni stiamo osservando una fuga d'informazioni. I prodotti venduti presentano somiglianze con altri beni venduti sul mercato, malgrado l'anticipo ci abbia finora messo al riparo da ogni accusa di spionaggio industriale.- spiegò- Il problema è che adesso le cose sono peggiorate. L'anticipo si sta facendo sempre più risibile e noi rischiamo una causa che può farci finire sul lastrico.-
Grandier incassò la notizia.
Era peggio di quanto pensava. -Quindi cosa deducete?-domandò.
-Pensiamo che ci sia una talpa. Le somiglianze sono troppo evidenti per non far supporre una cosa del genere.-rispose uno degli anziani collaboratori di Grandier senior.
-Dunque la faccenda si è aggravata. Perché non mi avete informato?-domandò l'imprenditore, dominando i sentimenti che la notizia avevano scatenato in lui.
De Bouillet sospirò. -Volevamo avere la sicurezza che vi fosse effettivamente una talpa...e abbiamo provato fino all'ultimo a credere il contrario. Gli archivi non sono stati violati da manovre di aggiramento né da forzature. I codici di accesso sono rimasti perfettamente al loro posto, quindi la soluzione è una sola. Chi ha spifferato le informazioni, riducendo le entrate previste dalla vendita dei prodotti, è interno all'azienda.- spiegò, fissandolo gravemente -Dobbiamo trovare la talpa, signore, prima di avere perdite considerevoli. Non possiamo aspettare oltre.-
Bene, questo
nuovo capitolo è di passaggio. Mi auguro che piaccia e che
non sia troppo
frettoloso. Mi auguro che in questo tempo così sfortunato,
questo piccolo pezzo
sollevi un po'dalla situazione drammatica con cui è iniziato
questo 2015. Ci
sarà un po'di movimento in questa fic e spero di trovare il
tempo. Scusate il
ritardo ma spero che non ci siano
strafalcioni.