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Autore: Alhena Devon    09/01/2015    3 recensioni
Dalla storia:
-Harry ragazzo mio, non ti posso spiegare niente per ora, non ho tutte le informazioni, e prima di spiegarti quello che ti sta succedendo io preferirei cercare alcune informazioni ma...- continuò il preside - tieni questo e non lo togliere mai mi hai capito?- io annuì e lui mi consegnò un ciondolo, rappresentava due fenici incrociate una rossa scarlatta e una nera.
Quella nera portava una spada con un serpente attorcigliato sulla zampa e quella scarlatta portava tra le zampe un'altra spada con dei rubini incastonati nell'elsa e infine dietro c'era uno strano simbolo, una stella a 8 punte metà bianca e metà nera. Infine mi disse di indossarlo sempre e che lo avrei dovuto avvertire per ogni singola cosa fuori dal normale.
Cos'è che mi nasconde?
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-Mira, Mira è mezzora che ti chiamo mi vuoi dare ascolto e smettere di sbavare!!- ecco la guastafeste di mia sorella
-Che c'è?- rispondo seccata
-Volevo solo chiederti di venire con me a fare un giro, ma vedo che sei impegnata- disse con aria maliziosa
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Questa è la mia prima ff è spero che possiate aiutarmi e l'unico modo per aiutarmi è RECENSIRE (è un'ordine)
Buona Lettura
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, James/Lily
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo revisionato dalla mia bravissima beta: Lady_Kid
 

Chiaccherate, litigi e gelosia


Pov Mira

Lo inseguii.
 Era veloce, troppo veloce.
 Un corridoio, due corridoi, tre, quattro, mi sembrava di essere in un labirinto ed a un certo punto si bloccò e aprì una porta.

“Ma da dove è spuntata quella porta?”
“E tu chi sei?”
“Io sono te.”
“Non dirmi che sei una di quelle vocine che si leggono sempre nei libri? Com’è che si chiamano? A si, voce della coscienza.”
“E si, sono proprio io.”
“Ma tutte a me capitano?”
“Zitta e seguilo.”
“Sissignore, signore!”
“Stupida muoviti!”
“Si, si mi muovo, mi muovo”


 Solo questa mi mancava, stavo impazzendo, comunque lo inseguì e sentì l’aria frizzante della sera sul viso.
 Lui era dall’altra parte della strada ed io lo seguì fino a un piccolo parco con qualche lampione illuminato.
  «Perché mi hai seguito?» Mi chiese con voce fredda, incolore.
«Perché mi andava» risposi semplicemente.
«Che vuoi?» Era arrabbiato, si stava trattenendo dall’urlarmi addosso.
 «Chi ti ha detto che voglio qualcosa?» Chiesi.
«Non si risponde con una domanda a un’altra domanda, sa che è maleducazione Signorina White?» Quella volta me lo disse in tono divertito.
«Ma davvero? Me lo sono scordato, spero che lei mi possa perdonare Signor Potter» risposi.

“Sai suona bene: Signore e Signora Potter… Mira Potter… sisi suona molto bene.”
“Sta zitta tu! Mi devo concentrare.”
“Oh-ho, ok sto zitta.”


«Vedremo, ma adesso mi dica Signorina White: per quale motivo ha voluto seguire me invece che andare a divertirsi con gli altri?» era risentito e arrabbiato, lo sentivo.
«Volevo avere delle risposte alle mie domande» dissi semplicemente.
«Allora hai perso tempo» ribatté lui ringhiando.
«Io credo di no… facciamo così: una domanda a testa» volevo delle risposte e le avrei avute.
«Hai vinto» si sedette sotto un albero ed io mi misi vicino a lui.

 “Nanannana…nanannana…Mari e Harry si voglion sposar.”
“Ora basta, così mi complichi il lavoro!”
“Uffa non ci si può divertire nemmeno un po’… stai attenta a non arrossire signorinella.”
“Maledetta.”


«Allora? Inizia tu a domandarmi qualcosa» mi disse lui.
«Come stai? Cioè… Come ti senti?» Mi venne spontaneo dirlo e credetti che non fosse una domanda sprecata.
«Vuoi la verità?» Mi chiese lui reclinando la testa indietro.
«Sì» dissi io.
«Beh, arrabbiato e poi confuso e… frustato è il termine più appropriato- rispose con un sospiro, come se si stesse levando un peso- mi sembra di avere le responsabilità di tutto il mondo sulle spalle, poi c’è la Gazzetta che continua ad infierire e quegli strani poteri che si sono risvegliati… non ce la faccio più» si sfogò.
«Meglio?» Chiesi con un sorriso dolce.
«Molto meglio grazie- rispose con un sorriso sincero che avrebbe fatto invidia al sole in persona- ma ora mi devi due domande» disse dopo un po’, con un ghigno
 Sbuffai e gli sorrisi.
«Uhm vediamo, che posso chiederti?» disse lui con finta aria pensierosa.
 Ad un certo punto si bloccò e mi guardò serio.
«Cos’è successo quando al parco ti sei immobilizzata? Che cosa hai visto?» mi chiese.
M’immobilizzai e ora cosa gli dicevo?
 «Io ho sentito una voce, mi diceva che io ero sua figlia e che quelli che vedevo erano i suoi servi e che non mi avrebbero fatto del male e io gli ho chiesto cosa stava succedendo e che cos’erano quelle cose, lui mi disse queste parole esatte:
 -Ma quante domande mea parvula. A tempo debito queste domande avranno una risposta e un giorno verrà il momento in cui dovrai affrontare il tuo destino; solo allora la verità sarà scoperta, antichi poteri nasceranno e antichi segreti saranno rivelati oh filia mea-
E poi svenni.» finii.
 Avevo il fiatone e lo vidi farsi pensieroso.
«Allora? Tocca a me» dissi per cambiare argomento.
«Si ci rifletterò e in caso ti farò sapere, ok? - mi disse con un sorriso così dolce da farmi rabbrividire - Dai tocca te»
«Ehm è più una richiesta. Mi potresti dire che cosa sta succedendo? Cioè maghi? Evocato? Patronus? Non sono cose normali e poi mi hanno chiamato babbana, che vuol dire?» chiesi io abbassando lo sguardo.
«Oh per questo ci vorrà tempo - disse mettendosi comodamente appoggiato al tronco dell’albero - Vedi, esiste un altro mondo nascosto a chiunque non ne faccia parte, questo mondo è chiamato Mondo Magico»
E così mi raccontò tutto, di Diagon Alley e della sua opposta Nocturn Alley, della Gringott la banca dei maghi, dei vari negozi, di Hogsmeade e di Hogwarts la scuola di Magia.
 Mi parlò dei vari termini di maghi purosangue, mezzosangue e sangue sporco, della guerra, di Voldemort e di tutte le materie di Hogwarts, compreso il Quidditch.
 Mi narrò la sua storia, la sua vita, il tempo trascorso dai Dursley, la lettera, gli anni passati a Hogwarts, la sua fama di Bambino Sopravvissuto, della pietra filosofale, del Basilisco, dei Dissennatori, di Sirius e la storia dei suoi genitori, della coppa del Mondo di Quidditch, del Torneo, del Ritorno di Voldemort e della Gazzetta che gli dava del bugiardo e del pazzo insieme a Silente.
 Mi raccontò tutto per filo e per segno.
 Ero affascinata, lo guardavo parlare sentendolo descrivere un mondo fantastico che solo un sogno avrebbe potuto creare, certo c’era la guerra ma non ci feci caso.
 Quando finì io avevo assorbito tutte le informazioni come una spugna e dissi solo: «Wow».
Lui ridacchiò.
«Bene ora tocca a me – disse - Cosa ci facevi dietro un cespuglio?» Volle sapere.
«Oh beh io… vedi stavo facendo una passeggiata e quando ti ho visto, mi sono nascosta e… beh poi lo sai» arrossii come un pomodoro.
«Oh ehm ok» disse lui perplesso.
«Tocca a me - dissi velocemente - che intendevi prima con “quegli strani poteri che si sono risvegliati”?» Domandai
«Credo che a questo neanche io possa…» prima che potesse finire un uomo ci chiamò per la cena.
 Aveva un ghigno sulle labbra, come se avessimo fatto chissà cosa e ci fece entrare in casa.
 
«E’ un piacere conoscerla signorina…»
«White» risposi e lui si mise a ridere.
 Ma che avevano tutti con il mio cognome?
 Sbuffai.
«Oh mi scusi signorina, non mi sono presentato, sono Sirius, Sirius Black» disse, calcando sul cognome.
 Ora capivo, era il padrino di Harry che era evaso da Azkaban, quando lui era al terzo anno, ed era dovuto scappare con Fierobecco.
 Era un fuggiasco, ricercato dal Ministero e con una taglia sulla testa.
 Adesso ricordava la frase dei gemelli

  
INIZIO FLACKBACK
 
«Salve magnifici e straordinari Fred e George io sono Mira, Mira White.» dissi con un sorriso.
«Oh fratellino credo che la ragazza qui presente sia nel posto sbagliato!» disse Fred o George, con un ghigno, al fratello.
«Ah! Anch’io lo credo Fredduccio» concordò George.
«Mi potete spiegare?» chiesi alzando un sopracciglio.
«Vedi Mira noi, per ora, siamo nella casa della famiglia Black e tu stoni proprio con il tuo splendido e adorabile cognome» mi rispose Fred.
 Io scoppiai di nuovo a ridere.

FINE FLACKBACK


 
Quindi se il ragionamento era corretto quella era casa sua.
«Salve Signor Black è un piacere conoscerla, spero di non essere di intralcio qui in casa sua» dissi porgendogli la mano.
 Scoppiò a ridere, anche se la risata era meno allegra di prima.
«Mi piaci ragazzina-  esclamò stringendomi la mano- su ora andate a lavarvi le mani e a mangiare se no la Signora Weasley vi crucia a tutti e due» ci fece l’occhiolino e se ne andò.
«Tipo alquanto particolare il tuo padrino» dissi rivolta a Harry.
«Già» e scoppiò a ridere, io non potei far altro che seguirlo a ruota.
«Dai andiamo, quando ci si mette la Signora Weasley farebbe scappare persino Voldemort in persona»
«Andiamo allora» dissi e subito mi misi a correre verso la stanza da cui era venuto Sirius.
«Vediamo chi arriva prima» gli gridai.
«Ah, non vale» disse e si mise ad inseguirmi.
 Impiegò poco per raggiungermi e quando si fermò mi cinse da dietro e poggiò il mento sulla mia spalla per riprendere fiato.
 Il suo respiro era caldo sulla mia pelle e le sue mani sui miei fianchi mi mandavano delle scosse elettriche e ovviamente quella maledetta voce non faceva che tornare.

“Bacialo su, su dai perfavoreeeee, pochi centimetri dai su che ce la fai!”
“Smettila non aiuti per niente.”
“E dai su bacialo, bacialo, bacialo…”
“Basta!”
“Cattiva.”
“Maledetta.”


 Stavo impazzendo, stavo litigando con me stessa.
 Poteva essere la sua vicinanza, ma era così confortevole e calda che diventare pazza sarebbe stato il prezzo minimo da pagare.
 Sentii dei passi che scendevano dalle scale, ma non m’interessava.
 Percepii voci che si avvicinavano, ma non m’importava.
 Alla fine i passi si fermarono di botto, ma la cosa non mi preoccupava.
 Ero a mio agio tra le sue braccia, era come stare in un bel letto caldo che mi cullava e mi proteggeva quando fuori la tempesta infuriava, ero finalmente a casa.
 Ad un certo punto una voce stridula ruppe il sogno urlando il nome di Harry, dividendo il nostro abbraccio e facendolo allontanare quel tanto che bastava da poter guardare negl'occhi il proprietario di quella voce odiosa: “Ginevra-antipatica-oca”.
«Harry» ripeté Hermione. Infatti, insieme a “Ginevra-antipatica-oca” c’erano anche Hermione, Ron e i gemelli.

  “La odio quell’ochetta da quattro soldi di Ginerva”

La mia amata vocetta era ritornata.

“Ma che piacere, sai questa volta sono d’accordo con te, ancora ancora Hermione può andare ma “Ginevra-antipatica-oca” no.”
“Sei d’accordo con te stessa cara mia.”
“Zitta e lasciami disprezzare in pace quell’odiosa antipatica oca.”
 

«Si? Volevi qualcosa Ginny?» chiese Harry con aria cattiva.
Diciamo che se prima il mio stomaco aveva le farfalle al suo interno, ora stava ballando la conga dalla felicità.
«Ma… Harry?» chiese lei sbigottita per poi guardarmi con odio (ben ricambiato, sapete meglio sottolinearlo, non si sa mai).
«Si? Sono io Harry Potter» disse malignamente Harry.
"Si vai così Harry" pensai.
«Tu odiosa che non sei altro, io…» iniziò a dire lei, rivolta a me ovviamente.
«NON.OSARE.DIRE.UN’ALTRA.PAROLA.» la interruppe Harry con sguardo minaccioso.
 Ero strafelice, la giornata più bella della mia vita, almeno per ora.

“Certo l’altra sarà il matrimonio con il tuo caro Harry.”
“Zitta, va beh ok, si hai ragione.”
“Alleluia l’hai ammesso.”


“Ginevra-antipatica-oca” si girò e scappò al piano di sopra mentre gli altri guardavano sbigottiti Harry, tranne i gemelli che ci guardavano con un ghigno.
«Ma state insieme?» chiese Ron, come se gli avessero fregato l’ultimo dolce al cioccolato.
«No, soltanto non voglio che la offenda solamente perché mi sono appoggiato a lei dopo una corsa per riprendere fiato, non sono il suo ragazzo se lo deve mettere in testa, non può vivere sperando che un giorno io le mostri il mio amore sproporzionato per lei che avevo tenuto nascosto per paura, deve smetterla di farsi i castelli in aria.» Disse con voce dura.
Ron tirò un sospiro di sollievo.
«Ma non sei stato troppo duro con lei?» disse perplessa Hermione anche se dall’espressione gli dava evidentemente ragione.
«No, ora andiamo altrimenti chissà cosa ci farà la Signora Weasley» disse con un ghigno girandosi verso di me.
«Si ho una fame» si lamentò Ron.
«Si andiamo» disse Hermione e ci avviammo tutti verso la sala da pranzo.

 
   
 
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