Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: piglet    10/01/2015    4 recensioni
Inghilterra di fine ‘700, regno incontrastato dei pirati.
Una serie di coincidenze porterà nientepopodimeno che Daphne Greengrass, la figlia del potentissimo commodoro e la sua fidata dama da compagnia Hermione Granger a bordo de La Fenice, il Galeone pirata più famoso dei mari del nord. Resisteranno le due belle fanciulle in balia dei terribili pirati? E com’è che a Capitan Malfoy quella ragazza così saccente e petulante sembra tanto familiare?
Mappe del tesoro, battaglie all'ultimo sangue e canti pirateschi caratterizzeranno un’avventura che li trascinerà per tutti gli oceani.
[Pairing: Draco Malfoy/Hermione Granger; Blaise Zabini/Daphne Greengrass]
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Particular Encounters
-Incontri Particolari-




Londra, 1781
Quella mattina di fine settembre, Daphne Greengrass fece particolarmente fatica ad alzarsi dal suo comodissimo letto a baldacchino.
Come ogni giorno che Dio mandava in terra, era stata Hermione ad andare a chiamarla, ignorando bellamente le colorite proteste e le ben poco eleganti lamentele che uscivano dalla bocca della giovane signorina.
“Forza Daphne, ho già temporeggiato fin troppo” disse Hermione spostando le pesanti ed elaboratissime tende, facendo così entrare nell’ampia stanza un pallido sole settembrino “tua madre mi farà lavare tutte le stoviglie del palazzo se tra due minuti non sei nella vasca” continuò, sperando di far leva sul buon cuore dell’amica “nella vasca che sarà piena di acqua gelida se non ti alzi immediatamente!” aggiunse, dal momento che non aveva ottenuto risposta.
Le ultime parole, che nascondevano una ben poco velata minaccia, dovevano essere parse molto convincenti alle orecchie della giovane Greengrass, dato che si alzò immediatamente “sei proprio una serpe, sai?” commentò dirigendosi verso il suo bagno personale, seguita da una Hermione ormai troppo abituata a una scena del genere per farci ancora caso.
 
Immersa nell’acqua ancora tiepida, Daphne si mise a pensare a quella che sarebbe stata la sua giornata.
Bagno caldo seguito da un’abbondante colazione.
Lezione di storia e letteratura inglese con la McGranitt.
A seguire, dizione e portamento con sua sorella Astoria e quel rospo bisbetico della Umbridge.
Pranzo durante il quale sua madre le avrebbe chiesto cosa avesse imparato quel giorno, fino a quando la conversazione non sarebbe casualmente passata sugli scapoli più ambiti di Londra perché dopotutto, come le ricordava sempre Lady Greengrass, “Se non ci pensate voi a trovarvi un buon partito, dovrò pur pensarci io!”.
Lezione di pianoforte con il professor Vitous.
Uscita in carrozza insieme ad Astoria, alla Signora Greengrass e –Dio l’abbia in gloria– Hermione.
Di nuovo.
Giorno dopo giorno, anno dopo anno questo era quello che faceva. La sua vita. Costantemente uguale.
Sempre.
Lei era Daphne Greengrass, la figlia del grande Commodoro.
Lei era Daphne Greengrass, e da lei ci so aspettava un comportamento impeccabile.
Lei era Daphne Greengrass, e non ne poteva più!
Da un po’ di tempo a quella parte si era resa conto di essersi stancata di quella vita così monotona e vuota, piena solo di merletti e lezioni di dizione.
Non riusciva più a tollerare l’ipocrisia di quel posto magnifico, tanto grande quanto freddo, che faticava a chiamare casa.
A sollevarle il morale dopo quei cupi pensieri sempre più ricorrenti, per fortuna ci pensava Hermione. Già, meno male che c’era Hermione si trovò a pensare Daphne, la sua unica vera amica. L’unica che sapesse ogni suo segreto e pensiero. L’unica con cui fosse libera di essere davvero se stessa. L’unica in grado di vederla per quello che era realmente: una semplice ragazza di vent’anni e non la figlia del commodoro.
Non ricordava con esattezza come o quando fossero diventate amiche, era successo e basta.
Ne era passato di tempo da allora. Quindici anni forse? Anno più anno meno.
Sarà che erano le uniche due bambine –se si voleva escludere Astoria di quattro anni più piccola e quindi troppo giovane per giocare con loro– di tutto l’immenso palazzo, ma era come se fossero compatibili, fatte apposta per funzionare insieme.
All’inizio Lady Greengrass non si era rivelata esattamente entusiasta all’idea che la sua primogenita giocasse con la figlia della governante, ma dopo svariati tentativi di allontanamento e di incontri con bambini del giusto rango sociale –finiti quasi in tragedia– aveva finito per arrendersi, e permettere a sua figlia di giocare con quella bambina.
 
Richiamata alla realtà dalla voce dell’amica, Daphne finì di lavarsi e uscì dalla grande vasca.
Dopo aver aiutato Daphne a vestirsi (“beata te che non devi metterti tutta questa roba addosso! Oltre che essere orrenda è pure scomodissima” ansimò Daphne mentre Hermione le stingeva il corsetto), Hermione raggiunse le cucine, e cominciò ad occuparsi delle sue faccende.
Come l’amica, anche lei quella mattina era particolarmente pensierosa. La sera precedente i suoi genitori le avevano fatto una confessione piuttosto…importante.
Dopo cena l’avevano richiamata in cucina e le avevano detto che lei in realtà non era figlia loro. Le avevano spiegato che l’avevano trovata quando era ancora molto piccola e avevano deciso di tenerla, allevandola come se fosse stata loro. Non avevano avuto il tempo di aggiungere altro perché tutti i domestici erano stati chiamati nelle scuderie perché uno dei cavalli era imbizzarrito, e i fantini avevano perso il controllo. Le avevano però promesso che la sera successiva le avrebbero spiegato di più. Per carità, non che quello cambiasse effettivamente qualcosa, i signori Granger rimanevano –e sarebbero rimasti sempre– i suoi genitori, coloro che l’avevano cresciuta, amata e coccolata, però diamine! Non era proprio una notizia da tutti i giorni, ecco. Entro poche ore comunque avrebbe ricevuto i necessari chiarimenti, e poi ne avrebbe finalmente parlato con Daphne –non aveva di certo senso informare l’amica con così poche informazioni a disposizione, le avrebbe detto tutto quanto quella sera, dopo aver parlato per bene con i suoi genitori– così da potersi anche sfogare un po’.
S’incamminò con un grosso sacco stracolmo di mangime per animali verso il retro dell’immenso parco, con mille pensieri che le affollavano la mente
Chissà come si chiamavano, o chiamano?
Chissà se erano ancora vivi
Chissà perché l’avevano abbandonata
Chissà…
 
Se c’era una cosa di cui Lady Greengrass andasse fiera –sorvolando sul fatto che non fosse propriamente una cosa–, quella era sua figlia Astoria.
Biondissima, e con la pelle chiara e liscia come porcellana –una vera e propria Biancaneve insomma. Certo, se Biancaneve fosse stata bionda, o già conosciuta nel diciottesimo secolo-. I grandi occhi azzurri la facevano sembrare molto più giovane dei suoi sedici anni –anche molto più stupida, ma questo lo pensava solo Daphne– e la sua grazia era degna di quella delle migliori dame d’Inghilterra. Sempre col sorriso sulle labbra, faceva tutto quello che le veniva richiesto, senza mai lamentarsi o discutere.
Sì, era proprio l’orgoglio di sua madre.
Peccato che lo stesso non si potesse dire della sorella maggiore. Forse ancora più bella e aggraziata di Astoria, Daphne era dannatamente e irrimediabilmente…com’era il termine? Ah già: cocciuta.
Sempre intenzionata a dire la sua, parlava sempre nei momenti meno opportuni, uscendosene con affermazioni del tutto fuori luogo e decisamente poco sostenute dalle persone di cui amavano circondarsi i suoi genitori. Astrid sapeva che ad alimentare certe strane idee della figlia era quella ragazza. Aveva ormai capito che Hermione stava tentando di far entrare in testa le idee bellicose di quegli strani pensatori, quei pericolosi rivoluzionari francesi –o belgi che fossero, non sapeva e poco le importava da che posto effettivamente venissero– alla sua povera Daphne.
 
“Questo pomeriggio, dopo le vostre lezioni, non andremo a Hyde Park come di consueto” disse Lady Greengrass alle sue figlie dopo essersi tamponata la bocca con il tovagliolo dove risaltavano le iniziali ricamate.
Daphne lanciò alla madre un’occhiata sorpresa. Non succedeva mai che cambiassero i programmi della giornata.
“Come mai, madre?” chiese curiosa Astoria.
“Astoria cara, ci si pulisce la bocca prima di parlare. E comunque non fate domande indiscrete” la rimproverò la madre.
“Scusatemi” risposte mortificata la giovane, abbassando lo sguardo sulla tazza di caffè ormai vuota.
Quasi più per non dare a Daphne la soddisfazione di vedere la sorella rimproverata, che per rispondere effettivamente alla figlia, Astrid decise di spiegare il motivo di quel cambiamento “vostro padre è tornato dal suo viaggio con un giorno di anticipo, e domani verrà premiato a Westminster per i servigi resi alla corona inglese. Quindi questo pomeriggio gli andremo in contro nella zona del porto di Londra”
“Magnifico” rispose Daphne fingendo forse un po’ troppo entusiasmo.
“Che meravigliosa notizia! Questa mattina stavo giusto leggendo un articolo su nostro padre. I giornalisti affermano che le catture dei marchiati siano fortemente aumentate da quando il Commodoro è al comando. Ma cosa sono i marchiati, madre?” domandò timorosa Astoria, sperando di non aver posto una domanda indiscreta questa volta.
“I marchiati sono i pirati che hanno ucciso almeno una persona. Quei loschi barbari, dopo che commettono il loro primo omicidio, compiono una specie di rito, – proprio come dei selvaggi–  e si tatuano il Marchio Nero, un tatuaggio spaventoso, che segna il loro passaggio alla vera età adulta” spiegò inorridita Lady Greengrass, con uno sguardo che lasciava ampiamente trapelare ciò che pensasse sui pirati.
 
La gita al porto di Londra non si era rivelata molto migliore di quelle ad Hyde Park, ma se non altro le ragazze avevano potuto osservare un panorama completamente nuovo scorrere fuori dai grandi finestrini della carrozza.
Una volta arrivati a destinazione, Lady Greengrass venne invitata insieme ad Astoria a salire a bordo della nave del Commodoro, dal momento che quest’ultimo voleva presentare la più giovane delle sue figlie a un possibile pretendente francese, un certo Bastien Delacour.
Prima di lasciare la carrozza, Lady Greengrass impose alle ragazze di non uscire assolutamente, e mise il gancio a entrambe le porte per la loro sicurezza.
 
Non appena sua madre e sua sorella si furono allontanate abbastanza, Daphne scattò verso la portiera più vicina. Dopo qualche minuto, alcuni tentativi e diverse proteste da parte di Hermione, riuscì ad aprirla.
La bionda scattò fuori in un balzo –per quanto lo scomodo e ingombrante vestito che indossava potesse permettere–  e respirò a pieni polmoni l’aria salmastra del porto, che per lei aveva profumo di libertà.
“Dai, cosa aspetti?” domandò all’amica che non sembrava molto intenzionata a muoversi. Con aria circospetta, anche Hermione si decise a scendere dalla carrozza “Daphne, diamo solo un’occhiata in giro e poi torniamo qui, intesi?” impose, ma lei si era già allontanata, guardandosi in giro con aria curiosa.
Okay doveva ammetterlo, quel posto faceva schifo. Era sporco, decisamente troppo caotico, e c’era un insopportabile odore di pesce. Però, per una volta in vita sua, era libera. Non era mai andata in giro senza qualcuno che le dicesse cosa fare –o meglio, cosa non fare– o comunque che la controllasse, e quella ritrovata libertà la faceva sentire elettrizzata. Hermione invece, che al porto c’era già stata tante volte, non trovava in quella gita proprio niente di elettrizzante anzi, temeva il severo rimprovero di Lady Greengrass, se mai le avesse scoperte.
Impegnata a non perdere di vista Daphne –e il suo orologio da taschino onde evitare di fare troppo tardi– non si rese conto di aver seguito l’amica in una zona del porto in cui non aveva mai messo piede.
Quando se ne accorse, lei e l’amica erano già state avvicinate da due donne maleodoranti, vestite con logori abiti succinti.
“Ma guarda un po’ chi abbiamo qui” disse la più esile delle due “due belle signorine tutte sole, che hanno decisamente l’aria di essersi perse” continuò avvicinandosi maggiormente alle ragazze “noi..hem…signora, non ci siamo perse. Anzi, stavamo giusto andando via..” disse Hermione, prendendo Daphne per un braccio e iniziando a camminare all’indietro “non così in fretta, carina” affermò l’altra –decisamente più imponente e minacciosa della prima– mettendosi esattamente dietro di loro, tanto che le due ragazze sbatterono contro di lei.
“che bei vestiti che avete” commentò avvicinandosi quella che Hermione capì essere la mente del duo.
“Grazie, siete molto gentile” rispose Daphne con un sorriso, sperando che il suo tremore non si notasse “se volete possiamo farvene avere due uguali” propose speranzosa.
“Oh ma che pensiero gentile, hai sentito Milly?” rise la mente. Ormai si era avvicinata tanto che le ragazze potevano sentirne il pesante alito “e che graziosa collana che hai, carina” affermò, sollevando il ciondolo di Hermione dalla sua scollatura. Hermione fece per protestare, ma una voce fece subito allontanare la mano dal ciondolo della ragazza.
“Pansy, non starai mica importunando queste due fanciulle, vero?”
Alle loro spalle era comparso un giovane uomo –bellissimo, non poté impedirsi di pensare Daphne non appena ebbe il coraggio di voltarsi un minimo– che evidentemente conosceva quelle due signore.
“Certo che no, Blaise. Stiamo solo facendo amicizia” gli rispose Pansy “e ora se non ti dispiace…” continuò con una smorfia.
“A dire il vero sì, mi dispiace” ribatté Blaise “ma sono certo che a te e Millicent non dispiaccia affatto andarvene, giusto?” domandò con tono più che eloquente il ragazzo.
“Affatto” rispose Pansy dopo alcuni secondi di silenzio “io e Milly dovevamo giusto andare” affermò facendo cenno all’amica di seguirla “Ah, non disturbarti a portare i miei saluti al tuo capitano” aggiunse quando già si stavano allontanando. Blaise le rispose con un cenno del capo.
“grazie mille per averci aiutate” esclamò Hermione quando i tre rimasero soli.
“Sì, grazie. Anche se saremmo state perfettamente in grado di cavarcela da sole” aggiunse Daphne, lasciando Hermione interdetta e facendo spuntare un accenno di sorriso sul viso del giovane.
“Oh ma sapevo benissimo che ve la sareste cavata perfettamente da sole signorine” rispose lui, bellamente ignorando il ringraziamento di Hermione “è che non mi sono potuto impedire di avvicinarmi a voi” continuò guardando insistentemente Daphne. A quel punto allora Hermione suggerì che forse era meglio –decisamente meglio– tornare verso la carrozza. Il giovane si offrì di accompagnarle, ma le amiche -Hermione– declinarono la gentile offerta.
Da vero galantuomo allora, si apprestò a congedarsi dalle fanciulle con un perfetto baciamano. Nel tendere il braccio per prendere la mano di Hermione, la manica del cappotto del ragazzo si ritirò un poco, lasciando così intravedere sulla pelle scura dell’avambraccio il marchio nero. A quella vista Hermione sussultò, e un tintinnio attirò l’attenzione del giovane. Appeso al collo della ragazza impietrita davanti a lui c’era uno dei medaglioni delle Sette sorelle.
Dopo alcuni secondi in cui il tempo parve essersi fermato, il giovane parlò di nuovo “mie care fanciulle, sembra proprio che ci sia stato un interessante cambio di programma: adesso voi due venite con me”
“E cosa vi fa pensare che verremo con voi?” chiese Daphne con supponenza.
“Oh, so essere molto convincente quando voglio” rispose il pirata spostando un lembo del cappotto, mostrando così una rivoltella incastrata nella cintura.












 
Note:
Eccoci qui con il secondo capitolo, sono stata veloce, no?
Siamo ancora in alto mare con la trama (ok, battuta pessima), ma almeno iniziamo a conoscere un po’ meglio le nostre fanciulle e l’ambiente in cui vivono. Dal prossimo entreremo più nel vivo della questione, come anche il finale può suggerire. Sempre sperando che ci sia qualcuno a leggere ;)
Avendo già in mente la trama, proverò a mantenere l’aggiornamento della storia settimanale, ma essendo sotto esami non posso promettere nulla!
Vi lascio con un piccolo spoiler: il titolo del prossimo capitolo sarà
“Welcome on board, Ladies”
Fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto,
Piglet
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: piglet