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Autore: Vanya Imyarek    11/01/2015    2 recensioni
Per i Greci, il kosmos è l'ordine del mondo, basato sul perfetto equilibrio tra opposti, come luce e tenebre, bene e male. Ora, se la gente odierna sapesse che il kosmos è minacciato da un fantasma con vari problemi mentali e un chiodo fisso pr la propria divinizzazione, e che è invece difeso da un paio di ragazzi doppiogiochisti, opportunisti e pure alquanto iettatori, tutti impegnati a cercare di procurarsi un'antica corona egizia dai poteri straordinari, ci sarebbe da supporre che il mondo piomberebbe nel panico generale.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Servi del Kosmos'
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                                                       CHAD

 

 

 

PENELOPE  CI  FA  DIVENTARE  GLI  007  DEI  POVERI

 

 

 

 

“E’ la seconda proposta molto vantaggiosa che ci fanno in una giornata” commentai. “Non è che qui la gente brilli tanto per originalità, eh?”

Per somma sfiga, quella battuta non era del genere che si poteva fare tranquillamente davanti a quell’italiano.

“Seconda?” inquisì infatti immediatamente. “Qual è stata la prima?”

Devo ringraziare la presenza di quei due per il fatto che Penelope non abbia potuto tirarmi una delle sue sfighe, e si sia dovuta accontentare dell’occhiataccia più feroce che avessi mai visto. Ehi, non è stata colpa mia … lo conoscete quel tipo, no? Non puoi dirgli niente, che lui non lo analizzi in tutti i suoi aspetti. E non date retta alla Gufatrice, qui, che sostiene che anche un cretino l’avrebbe fatto.

 Comunque, in effetti quella situazione non era delle più piacevoli, visto che non sapevamo cosa rispondere- rivelarci come terza fazione in gioco non ci sorrideva molto, dato che se l’avessimo fatto, ci sarebbe toccato batterci con un mostro e un combattente probabilmente molto più esperto di noi - e intanto l’italiano (che tra parentesi sarebbe morto pugnalato) non smetteva di fissarci come se ci volesse fare la radiografia.

Fu quella specie di mostriciattolo cinese (che si sarebbe sfracellato al suolo da una qualche altezza, non sapevo come fosse possibile dal momento che aveva le ali) a salvarci. “Voi fate parte della Casa della Vita” asserì, notando le bende che mi ero avvolto intorno al braccio. “Quella è magia egizia. Ma i poteri che avete usato prima erano tipici degli Inferi greci”

“Come trovare accordo in un tal disaccordo?” chiese l’italiano con un sorrisetto impercettibile. “Forse siete semidei che non hanno ancora capito nulla di come vadano le cose, e la Casa della Vita vi ha arruolati per recuperare la corona?”

“Ehm … sì, mi sa che ci hai preso” disse Penelope, con un perfetto tono da ammissione strappata a forza.

“Curioso, però. Intendo il fatto che, se davvero siete della Casa della Vita, foste impegnati a inseguire la Chase e la Kane. Non dovreste essere dalla stessa parte?”

E ti pareva … era una domanda a trabocchetto. Iniziava a non piacermi per niente, quel tizio. Tanto più che il mostriciattolo cinese si mise a dargli manforte.

“Oltre al fatto che vi hanno lasciati qui alla nostra mercé. Si può dire tutto di quelle due, ma non che abbandonino i propri compari”

“Noi … non sapevamo che fossimo dalla stessa parte!” improvvisai. Zoppicava un po’ detta così, ma con qualche ritocco poteva essere credibile.

“Non siamo riusciti a capire bene cosa sia successo, ma credo che i maghi egizi che ci hanno affidato la missione non sapessero che quelle due sarebbero venute stanotte, quindi non ne sapevamo proprio niente. Non le avevamo neanche mai viste prima!”

“A dire il vero, non ne sappiamo proprio niente neanche adesso” intervenne Penelope. “Ci hanno detto solo che ci sono gli dei greci, gli dei egizi, Setne il fantasma pazzo che vuole conquistare il mondo, e questi maghi che ci hanno promesso di portarci in non so che campo se avessimo procurato per loro quella corona”

“Dei begli approfittatori” commentò l’italiano “Avrebbero dovuto portarvi immediatamente al Campo, se fossero stati onesti. E invece hanno preferito usarvi per una missione al posto loro … evidentemente contavano di prendersi tutta la gloria. Simpatici”

 Ecco, quella fu la prima volta che ci imbattemmo nel problema principale con quel soggetto: non riuscivi mai a capire se l’avessi davvero convinto di qualcosa, o se fingesse, o se la risposta fosse ironica. Io e Penelope, comunque, ci fingemmo molto colpiti dalle rivelazioni.

 “Ah. Gli stronzi …” mormorai io.

“Vuoi vedere che non ce l’hanno detto apposta di quelle due, perché prendessimo la corona al posto loro?” mi chiese Penelope.

“Sarebbe perfettamente nel loro stile” brontolò il mostro cinese. Evidentemente non aveva molta stima della Casa della Vita.

“Quindi … voi sete dalla parte di Setne?” mormorò Penelope in tono innervosito – falsamente, suppongo.

“Esattamente. Hai indovinato anche che la nostra offerta consiste nel farvi passare dalla nostra parte, per caso?”

Io e Penelope riuscimmo a fingerci scioccati con sufficiente prontezza, e in parte lo eravamo davvero. Oh dei, come avremmo dovuto reagire a quella proposta? Di passare dai loro, chiaramente, non se ne parlava. Ormai avevamo deciso da che parte stare, e nessuno di noi era propenso ad abbandonarla. Se favorire il male nel mondo per conservare l’equilibrio poteva non sembrare il massimo della moralità, schierarsi con un fantasma psicotico, pluriomicida e megalomane era troppo anche per noi. La domanda era quindi: opporre un rifiuto netto o fingere un tentennamento, per poi rimanere saldi sula proprie posizioni? Quale delle due cose avrebbe fatto un tizio che aveva appena scoperto di essere stato usato senza ritegno dalla parte con cui si era schierato?

“E noi dovremmo schierarci dalla parte di un fantasma megalomane, che ha provocato non so quante guerre e omicidi, e che adesso vuole rovesciare l’ordine costituito? Sei fuori?” sbottò Penelope.

“Prima di dire, così, ascolta un attimo un paio di cose” intervenne il mostro cinese. “Voi finora avete sentito solo la versione della Casa della Vita, giusto? Ed esattamente, quali ragioni avete per ritenere che tutto quello che dicono loro sia vero?”

“Be’, quando ci sentiamo presentare un tizio con delle credenziali del genere …”

“Se il problema sono le credenziali, pensate un attimo a quelle della parte con cui vi siete schierati” continuò il mostro. Notai che l’italiano si era messo un po’ in disparte, evidentemente riteneva che fosse l’altro ad avere gli argomenti vincenti.

“Quanto conoscete i miti greci?” fu la domanda successiva. La risposte furono diverse, per me ‘poco’ e per lei ‘abbastanza bene’.

“Okay, in ogni caso lo sapete il mito di Artemide che costringe Agamennone a uccidere sua figlia per essersi vantato di tirare con l’arco meglio di lei? Avete sentito quella di Zeus ed Era che, per punire una coppia che diceva di essere più felice di loro, inducono il marito a violentare la sorella della moglie, e poi moglie e sorella a uccidere il figlio dei due per vendetta, e tutti trasformati in uccelli come gran finale? Sapete il mito di Andromeda, offerta in pasto a un mostro marino perché sua madre si era vantata di essere più bella delle Nereidi? Sì? Allora, tenete presente che sono gli stessi dei a governare il mondo tuttora. Volete ancora stare dalla loro parte?”

Tecnicamente, noi non eravamo dalla loro parte, ma dovevamo fingere che fosse così. Dunque, le cose appena elencate erano davvero agghiaccianti. Credo che chiunque, a sentire che cose del genere sono state fatte da quelli per cui combatte, entrerebbe in crisi. Se non sbaglio, anche voi avete avuto qualche tentennamento, quando lottavate contro Crono, giusto? Ecco, noi dovevamo fingere una cosa del genere. Eseguimmo limitandoci a boccheggiare scioccati.

“Non li sapevate” concluse il mostro cinese. “E per quanto riguarda la Casa della Vita che vi ha arruolati, basta dire che ha ripreso a seguire il sentiero degli dei”

Questa, devo dire, ci lasciò un po’ confusi. “Perché, non l’hanno sempre seguito?” chiesi io, cercando di ricordare se Thoth avesse detto qualcosa del genere.

“E cos’hanno fatto gli dei egizi?” chiese invece Penelope.

“Loro in sé e per sé, niente” rispose l’altro. “E’ il loro potere, quello che crea danni. Non può essere controllato. Fino a qualche anno fa, la gente lo capiva e proibiva di usarlo, ma poi sono arrivati quei maledetti fratelli Kane”

 “Non erano quelli che hanno portato via la corona?” chiesi, perché mi sembrava di aver sentito quel nome prima.

“Solo la sorella. L’altra ragazza era una semidea. Comunque, questi due tizi si sono messi a rispolverare il sentiero degli dei. Tutti, com’era giusto che fosse, li hanno osteggiati, ma per colmo di sfiga hanno finito per cambiare idea. Sapete, c’era questo serpente gigante che voleva ingoiare il sole e sprofondare il mondo nel caos …” sì, l’ha detto proprio così en passant “… e quelli lì, con la loro magia divina, sono riusciti a sconfiggerlo. Quindi, naturalmente, tutti giù a osannarli. E a imporre l’uso della magia divina. Io … non sono nato così, sapete? Una volta, ero un normalissimo essere umano. Ero un mago della Casa della Vita, facevo parte della tradizione di Tokyo”

A questo punto, fui distratto da due considerazioni: primo, il tizio era giapponese e non cinese, e secondo, perché tutti continuavano a parlare di tradizioni in riferimento alla Casa della Vita?

 “Ero entrato nella Casa prima che i Kane stravolgessero tutto, e avevo iniziato come semplice negromante. Controllavo la magia degli inferi, un po’ come fate voi. Anch’io, quando i Kane sconfissero Apophis, pensai che la loro parte fosse giusta. Tutti lo pensammo, compreso Yoji … un mio amico. Cercammo entrambi di specializzarci in una magia divina. Io scelsi quella di Anubi, il dio della morte e dei funerali, lui quello di Set, il dio del Caos e delle tempeste. Per i primi tempi le cose andarono abbastanza bene … avevamo l’abitudine di improvvisare duelli per testare i nostri nuovi poteri, e ogni tanto era capitato che mettessimo più forza in un incantesimo di quanto avessimo calcolato. Poi un giorno … non so come sia potuto succedere, forse perché avevamo litigato proprio poco prima, cercavamo entrambi una rivalsa sull’altro … i poteri degli dei ci sfuggirono di mano. Lui mi ridusse come mi vedete adesso … a un demone, una creatura del caos. Io … io l’ho…”

“Yoji è morto” intervenne conciso l’italiano, tornando alla ribalta. Probabilmente pensava che il suo compare non sarebbe riuscito a finire la frase. E in effetti il tono di quel poveraccio si era fatto sempre più debole e tremante mentre parlava, gli occhi sempre più fissi e sbarrati, come se stesse ancora vedendo le immagini di quel giorno.

Io ero pietrificato. Quel racconto era raggelante. Chissà che razza di vita doveva fare quel poveraccio, con la consapevolezza di aver ucciso un suo amico …

Per la prima volta, ebbi qualche lievissimo dubbio. In fin dei conti io stavo lavorando per un dio egizio, come quelli che avevano causato quella tragedia. Avrei potuto continuare a farlo dopo aver sentito quella storia?

Sì, mi risposi subito dopo. Quella missione era troppo importante, ne dipendeva il destino dell’umanità: non era il caso di mettersi a fare gli schizzinosi nei confronti del boss. E del resto, non erano stati proprio gli dei a fare quell’orrore, ma piuttosto l’uso improprio dei loro poteri … (e qui permettetemi una domanda: Walt non lo so, ma tu Anubi la sapevi questa storia?)

 “La Casa della Vita ha preferito stendere un velo pietoso sull’intera faccenda” continuò l’italiano, dando una rapida stretta al braccio del compare, forse per una parvenza di rassicurarlo. Quello tacque, rosso in volto, forse ancora sconvolto dai ricordi, forse anche umiliato e vergognoso per la rivelazione di una cosa così grave.

“Non sappiamo se i Kane ne siano stati informati o meno, ma l’accaduto non metteva la nuova politica in una luce esattamente positiva. Dunque hanno lasciato il mio socio, qui, così com’era e l’hanno spedito nella tradizione in Antartide per punizione. Se lo vedete qui, è perché è stato abbastanza sveglio da scappare”

 “E’ terribile” disse Penelope, guardando il demone con sincera partecipazione.

“Bene, ora, tenendo presente tutte queste cose, riflettete sul fatto che il nostro signore sta cercando di eliminare i mali che gli dei hanno portato nel mondo. Se ci seguirete, vedrete con i vostri occhi quanto stiamo facendo. Ho come l’impressione che vi farà cambiare idea sull’eventualità che sia lui a governare il mondo. E per quanto riguarda i delitti che vi hanno raccontato … sono ragionevolmente certo che non vi abbiano detto tutti i lati delle questioni. Come si dice, la ragione e il torto non si dividono mai con un taglio così netto, che ogni parte abbia soltanto dell’una o dell’altro”

 L’italiano tacque, evidentemente in attesa di una nostra qualsiasi reazione. Okay, dopo tutte queste cose, chiunque si sarebbe schierato immediatamente dalla loro parte. Noi dovevamo comportarci nel modo più normale possibile, ma al tempo stesso non potevamo sceglierci una delle due fazioni.

 Ebbi un’idea: fingere un’improvvisa vigliaccheria all’idea di affrontare gli autori di cose così orribili. Non ci avremmo fatto una gran figura, ma saremmo usciti da quella situazione senza destare sospetti.

“Non vogliamo stare con gli dei” esordii, nel tono più esitante e titubante che mi riuscì. “Ma non credo che saremmo molto utili neanche a voi … non sappiamo esattamente combattere, e immagino che avrete bisogno di guerrieri subito …”

L’italiano mi studiò scettico per qualche istante, poi concluse. “A dire il vero, stavo pensando a un genere di incarico molto diverso per voi. E’ da tanto che discutiamo dell’opportunità di avere una spia al Campo Mezzosangue, per essere informati in tempo delle mosse del nemico. Disgraziatamente, l’idea non ci è venuta con sufficiente tempestività, che non avessimo avuti tutti il tempo di combattere con qualcuno dei loro. Siamo, quindi, tutti fin troppo conosciuti. Voi due, invece … anche se la Kane o la Chase vi avessero visti in faccia, avreste l’alibi della Casa della Vita, e sareste ammessi senza problemi. Ed è un incarico che non necessita di una preparazione militare, solo di una certa dose di cervello. Vi pare più congeniale?”

Mi guardò con aria vagamente beffarda. Dannato di un italiano: mi dava il sospetto che avesse fiutato i miei pensieri, e che anche quella frase fosse un tranello. Ora dovevo davvero impegnami per toglierci da quel casino senza comprometterci.

“D’accordo, accettiamo la vostra offerta” annunciò tranquillamente Penelope.

Mi dimenticai istantaneamente della necessità di recitare e la guardai con tanto d’occhi. Era impazzita? Si era dimenticata del nostro compito? Noi avevamo già una fazione, quella neutrale. Non potevamo metterci a fare una specie di triplo gioco. Anche perché, giusto tra parentesi, noi l’alibi della Casa della Vita non l’avevamo, non con delle persone che avrebbero potuto controllare almeno. E almeno avesse parlato solo per se stessa, ma aveva tirato in ballo anche me! Così, io non sapevo neppure cosa avesse in mente. Avrei vagamente gradito essere consultato prima, eh. Non appena ci fossimo trovati da soli, le avrei chiesto spiegazioni.

Questa sua uscita, comunque, non sorprese solo me: anche l’italiano parve vagamente stupito, il che confermava la mia teoria del tranello. In ogni caso, fece buon viso a cattivo gioco e ci dedicò un abbozzo di sorriso.

“Ebbene, siate benvenuti, nuovi compagni. Lieti che abbiate fatto la scelta giusta”

“E non sappiamo ancora come vi chiamate” intervenne il demone, in tono ancora nervoso. Noi ci presentammo.

“Dakao Miridoka” fece lo stesso il demone giapponese.

L’italiano fece un sorrisetto ironico e ci informò del fatto che: “Io ho due nomi. Luciano Macchiavelli in Italia, e Luusiano Maghiavelli qui in America. Con ambedue le denominazioni, figlio di Kratos, dio del Potere”

 “Uhm, bene” commentai io, non sapendo bene cosa dire davanti a una simile affermazione.

“Ora cosa facciamo? Dobbiamo inseguire le due ragazze, andare a una sorta di covo segreto …?” chiese Penelope.

“La seconda. Dakao, riesci a evocare un altro portale?”

Dakao annuì, e un nuovo vortice sabbioso si materializzò nella stanza. “Fa parte dei miei poteri di demone” ci spiegò il giapponese.

 Luciano fece un gesto educato verto il portale. “Oltrepassate quel vortice, signori, e sarò lieto di presentarvi alle nostre armate del terrore”

 

Le armate del terrore si rivelarono essere cinque tizi che giocavano a Un Due Tre Stella.

Furono sorpresi dal nostro arrivo, alcuni sobbalzarono, altri si immobilizzarono come per non perdere la posizione. In realtà, non feci molto caso alla reazione generale, perché la mia attenzione era stata catturata da una ragazza.

Era davvero splendida, con la carnagione olivastra, occhi dorati, lunghi capelli neri e bellissimi lineamenti. Faceva parte di quelli che si erano immobilizzati, ma aveva voltato la testa dalla nostra parte, la bocca semichiusa in un’espressione di sorpresa, che la faceva quasi sembrare un dipinto. Tra l’altro, non datemi del maniaco se lo dico, ma doveva avere un bel fisico, cosa che si notava abbastanza dalla camicetta abbottonatissima ma decisamente attillata. Ripeto, non datemi del maniaco, ci avrebbe fatto caso chiunque.

Piccolo problema: non appena posai gli occhi su di lei, le voci mi informarono cortesemente che sarebbe morta avvelenata. Ci rimasi malissimo. Dai, una ragazza così bella, non poteva fare una fine del genere. Lo sapevo che nella morte non c’era nessuna forma di giustizia, ma questo mi sembrava quasi troppo. Poveretta. Chissà se sarei riuscito a metterla sull’avviso e a posticipare l’evento il più possibile?

Anche per questi ragionamenti, temo di non essere riuscito a staccarle gli occhi, di dosso, malgrado i maggiori segni di vita provenienti dagli altri. Ovvero un coro di “Luciano! Dakao!” “Avete la corona?” “Chi sono questi?” “Ma proprio mentre stavo per vincere dovevate arrivare?”

A questo punto anche la ragazza, che fino ad allora era sembrata intenta (credo) a guardare me si rivolse a Luciano.

“Chi ci porti, fratellino?” chiese con una voce perfettamente adatta al suo aspetto … molto musicale. Ah, allora era la sorella di Luciano. Più giovane, probabilmente, avrà avuto sedici anni anche lei. Non aveva tracce di accento italiano, comunque.

“Se lor signori smettono di fare chiasso e qualcuno va a chiamarmi il capo, mi piacerebbe rispondere alla domanda di Hazelle” fu la risposta dell’italiano. Dunque la ragazza era Hazelle. Gran bel nome.

“Vado io” si offrì una ragazza castana, uscendo dalla stanza. Concretizzai di punto in bianco di avere addosso gli occhi di tutti mentre fissavo Hazelle, e perché la cosa non fosse notata mi sforzai di guardare anche gli altri.

Il primo a balzarmi all’occhio fu un bambino che non doveva avere più di dieci anni, cosa più che sorprendente – come ci era finito un bambinetto così piccolo in una guerra del genere? – castano e con grandi occhi scuri. Sarebbe morto nel crollo di un edificio, mi disserro le voci. Non in quella guerra speravo. Però, possibile che lì non ce ne fosse uno che sarebbe morto di morte naturale?

Poi un ammasso di muscoli con i capelli biondi tagliati cortissimi, con un’espressione ebete fissa su Hazelle. Mi augurai che non fosse il fidanzato, sembrava troppo brutto e stupido per stare con una ragazza del genere. E grazie agli dei, almeno quello sarebbe morto di vecchiaia.

Poi ancora una ragazza dei capelli neri, gli occhi verdi e un’espressione pensierosa. Vecchiaia anche lei.

Svolto questo compito, decisi che potevo arrischiarmi a un’occhiatina fugace ad Hazelle, e proprio in quel mentre, sollecitato dalla ragazza castana (che tra parentesi sarebbe morta trafitta da una spada), arrivò il pezzo da novanta.

“Ragazzi, spiegatemi un attimo cos’è questa storia. Com’è che ci sono dei nuovi arrivati?”

Quando vidi Setne, per poco non scoppiai a ridergli in faccia. Il motivo potete capirlo benissimo da soli: tenete presente la giacca con le spalle imbottite, i capelli impomatati, le scarpe bianchissime e gli anelli di diamanti, e avrete la risposta pronta.

“Li abbiamo trovati al Museo del Cairo” spiegò Luciano. “E prima che qualcuno me lo chieda, no, non siamo riusciti a prendere la corona. La Kane e la Chase ci hanno battuti sul tempo, e così hanno fatto anche con loro” ci indicò.

“Eravamo finiti in una sede della Casa della Vita, e quelli ci avevano detto che eravamo semidei e che se avessimo rubato quella corona ci avrebbero portato a un Campo per quelli come noi” continuai io, rifilandogli quella diventata ormai la versione canonica.

Lui parve sorpreso. “Ma tu guarda che roba. Fossero stati onesti, vi avrebbero portati direttamente lì. E avete accettato di seguire la nostra fazione?”

 “Dakao e Luciano sono stati molto persuasivi” continuò Penelope. “Abbiamo già discusso di parecchie cose, faremo le spie … sempre che a lei vada bene, s’intende”

 “Non avrei chiesto di meglio” si affretta a rispondere Setne. Non aveva nulla del pazzo psicopatico che mi aspettavo, ma probabilmente questo aumentava il suo pericolo. A vederlo lì, con quest’aria sorpresa e compiaciuta a un tempo, e soprattutto con quel ridicolo completo, sarebbe venuto spontaneo sottovalutarlo.

“Siete stati veloci, nel fare la scelta giusta, mi pare” continuò. Ahi, anche questo qui aveva fiutato qualcosa di equivoco.

“Luciano e Dakao ci hanno detto che state facendo qualcosa per limitare i danni degli dei al mondo …” dissi io, lanciandogli uno sguardo il più possibile da ‘questo è vero, giusto?’.

Lui rispose con un sorrisetto. “Regina, ti sei occupata tu dei moduli legali per quelle donazioni?” chiese a qualcuno.

La ragazza con i capelli neri e gli occhi verdi, evidentemente Regina, annuì e corse via dalla stanza, tornando poco dopo con alcuni fogli dall’aria ufficiale che ci piazzò sotto il naso.

“Ecco qua” disse con una strana voce flebile. Sia io che Penelope sgranammo gli occhi.

Erano documenti che attestavano la donazione di cifre da capogiro a organizzazioni di beneficienza e laboratori di ricerca per cure delle malattie. Vi giuro, non mi ricordo le cifre esatte, ma almeno quattro zeri c’erano tutti in ciascuna. Dove cavolo li pescavano tutti quei soldi?

“E questa è solo una parte del nostro operato” ci informò orgoglioso Setne. “Organizziamo ronde in varie città per prevenire la criminalità. Scopriamo i colpevoli di vari delitti tramite la magia, e con la stessa cosa improvvisiamo prove per i poliziotti”

Se non avessi saputo a che scopo erano fatte tutte quelle cose, li avrei stimati molto. Ma dato che sapevo tutto quello che c’era dietro, non fecero che preoccuparmi – come diavolo aveva fatto l’equilibrio a reggere fino a quel punto? Speravo davvero che vandalizzare e rubare fosse sufficiente a risistemare le cose.

“E’ … siete straordinari!” disse Penelope con un sorriso che pareva sinceramente ammirato.

“Visto che era la parte giusta?” sorrise la ragazza castana che aveva chiamato Setne.

“Dubito che ce ne pentiremo” commentai io, con un vago pensierino al mazzo quadrato che avrei fatto a Penelope per avermi coinvolto in quel casino.

Ma a parte questo, una cosa dava da pensare, e cioè che i soldati di Setne sembravano convinti della bontà di quello che facevano. Sembrava quasi che il loro capo li avesse tenuti all’oscuro delle sue vere intenzioni. Magari molti di loro erano brave persone, e avremmo potuto mostrare loro il vero intendimento di quelle operazioni per farli smettere …

“Come vi chiamate?” intervenne un po’ a sproposito il piccoletto, dando il via al secondo round delle presentazioni. Lui si chiamava Calvin Dubber ed era figlio di Ares, Regina di cognome faceva Smith ed era una ex maga della Casa della Vita, Hazelle era cognominata Fay, Mister Muscolo si chiamava Mortimer McDonn, figlio di Bia (dea della violenza), la castana era Gaia Lessing, figlia di Demetra.

Dopo la serie rituale di presentazioni e strette di mano, Setne decise di non perdere ulteriore tempo e ci spiegò nei dettagli il nostro compito.

“Il mestiere della spia non ha bisogno di tante spiegazioni: dovrete semplicemente essere i nostri occhi e le nostre orecchie al Campo. Riferiteci tutto quello che vi pare importante, dalle decisioni strategiche – soprattutto quelle – alle comunicazioni degli dei, e anche ai dettagli del carattere dei nemici che più vi sembrano rilevanti. Dovrete imparare come si fanno previsioni anche in base a quelli. Non c’è nulla di troppo complesso, a patto che siate capaci di recitare bene e ponderiate tutto quello che dite per evitare scivoloni”

Facilissimo, sì, e infatti qui Penelope mi indirizzò un’occhiata scettica. Risposi guardandola male. Colpa sua, se all’improvviso eravamo diventati le versioni per poveri di 007. O almeno lei, io avrei anche potuto calzare al ruolo della spia.

“Ho pensato a un modo piuttosto insospettabile per permettervi di comunicare con noi” continuò il fantasma. “Si tratta di un piccolo incantesimo che vi inscriverò addosso – vi assicuro che non si vedrà – e che vi consentirà di entrare in contatto mentale con il sottoscritto. Una sorta di telepatia a distanza, se preferite. Basta che non vi facciate beccare mentre la usate. Fate attenzione, inoltre, perché non ne sono sicuro, ma potrebbe interferire con quei vostri amuleti … egizi, per potenziare la magia. Perché li portate?”

“Ce li hanno dati alla Casa” risposi subito.

“Potenziano la nostra magia. Volevano che fossimo in grado di fare il viaggio nell’ombra per prendere la corona” contribuì Penelope.

 “Capisco” fu tutto il commento di Setne. Iniziavo a odiare quelle situazioni in cui non capivi se ti credessero o meno.

Luciano intervenne con un nuovo colpo di tosse. “Chiedo scusa, ma credo sia il caso di far partire costoro per il Campo il prima possibile. Un eccessivo ritardo a spedirli dove devono stare sembrerebbe sospetto, da arte della Casa della Vita”

“Hai ragione, Luciano” concordò Setne. “Dakao? Un nuovo portale, grazie!”

Io guardai il gruppo un po’ sorpreso dal fatto che ci mandassero subito via così, ma poi mi diedi dello stupido. In effetti, non sarebbe stato moto ragionevole lasciarci lì a fare amicizia. Peccato, non ero neanche riuscito a scambiare due parole con Hazelle. Magari ci sarei riuscito in un secondo momento.

“Su, muoviti!” sibilò quell’insopportabile ragazza che mi ritrovavo per compagna di avventure. L’ennesimo portale sabbioso ci stava davanti. Rivolgendo i miei saluti a tutti, vi entrai.

Almeno adesso, pensai, avrei potuto parlare a quattr’occhi con Penelope … e dirle esattamente cosa pensassi di lei e delle sue idee assurde.

 

 

Ringraziamenti:

Dreamer_10: Grazie per il commento, non sai quanto mi abbia tranquillizzata sapere di non aver fatto incoerenze o errori troppo gravi. Mi ha fatto davvero molto piacere leggere la tua recensione. Grazie davvero!

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

la situazione dei nostri eroi si sta facendo sempre più incasinata, come avete potuto vedere sopra. E vi assicuro che questo loro triplo gioco causerà a tutti un bel po’ di problemi. E ora, spoiler! Nel prossimo capitolo, Penelope spiegherà le sue ragioni, i due dovranno convincere tutti di essere davvero stati inviati a cercare la corona dal Nomo di Memphis, si faranno riconoscere dai rispettivi genitori in modi alquanto scenografici, e Thoth pretenderà spiegazioni.

 

 

  
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