The
Harry
Potter’s Forbidden Story
Disclaimer: Non posseggo ne il mondo di Harry Potter, ne quello di High School DxD, che appartengono invece ai rispettivi autori. Questa storia è stata scritta senza fini di lucro.
NB: Capitolo molto lungo (circa 20 pagine di Word), assumetelo a piccole dosi. Ci saranno più punti, mentre leggerete, che potrete usare come Break, non perdeteli.
Capitolo
6
Hogwarts
10 Giugno 1992
Il
pesante turbante venne rimosso, una zaffata
penetrante di morte e decomposizione si diffuse nell'aria, mentre il
volto
butterato di Lord Voldermort prendeva forma sulla nuca del professor
Raptor.
“M-Maestro, non dovremmo aspettare che il castello sia vuoto,
p-prima di rubare
la pietra?” La voce debole e sottile dell'insegnante di
difesa tremò mentre
avvertiva il suo corpo cambiare e deformarsi sotto l'influsso del suo
padrone.
Se non fosse stato per il sangue di unicorno bevuto alacremente nelle
ultime
settimane, probabilmente sarebbe già morto.
“Silenzio,
idiota! Non mettere in
discussione i miei piani!”
Una voce penetrante e profonda
provenne dal volto che aveva finito di prender forma. “Stasera
prenderemo la
pietra, ed io rinascerò! Il mondo intero
agonizzerà per il ritorno di Lord
Voldemort e la prima cosa che farò una volta riottenuto il
mio corpo, sarà
uccidere quello sporco filo-babbano di Albus Silente e prendere il suo
posto
come Preside di Hogwarts!” Il sorriso sulla carne
putrida e gli occhi
incandescenti di Voldemort, fecero gemere di dolore il suo servo.
“E-e
riguardo Potter? È estremamente potente,
l'ha visto anche lei mio signore!” Il sorriso serpentino si
adombrò mentre una
scarica di dolore veniva inviata nel corpo di Raptor.
“Il ragazzo ha più
potere di quanto avessi immaginato, ma ha perso i suoi alleati in
questa
scuola. Avrà l'occasione di unirsi a me, altrimenti
morirà...” Raptor
singhiozzò, cercando di nascondere la paura.
Aveva visto in prima
persona in che modo il suo Troll fosse stato ucciso da un bambino
così piccolo
e non aveva assolutamente voglia di trovarsi sulla sua strada quella
notte.
“So
a cosa stai pensando patetico
mago di mezza tacca. L’attuale te non ha
possibilità contro di lui, e pure se
ti possedessi pienamente sarebbe difficile affrontarlo viste le tue
condizioni,
ma ricorda quando ti dico che Lord Voldemort ha sempre un piano.
Sempre!” La voce di Voldemort divenne
un sussurro
ipnotico, mentre ristabiliva la sua presa sulla coscienza del suo
servitore.
“Stanotte
una nuova era ha inizio….”
*****************
Hogwarts
10 Giugno 1992
Ore 10:45 a.m.
Era
l'ultima settimana di scuola, il caldo sole
estivo aveva iniziato ad affacciarsi nelle giornate tipicamente uggiose
della
Gran Bretagna, ed Harry si trovava seduto sulle sponde del lago insieme
a
Blaise. Il suo capo era chino, l'aria rilassata, la mente sgombra dalle
preoccupazioni. Avevano appena affrontato l'ultimo esame del loro primo
anno,
Trasfigurazione, ed ora stava prendendo in considerazione la proposta
dell'amico riguardo l'estate.
“Dai,
so che non vuoi tornare a casa per
l'estate, perché non vieni da me? Sono sicuro che in due ci
annoieremmo meno!”
La
voce di Blaise era insistente, ma più di
quello era il pensiero di passare l'estate lontano dagli Inferi ad
allettarlo.
Non voleva dover rivedere Lucifer, Grayfia e tutto gli altri servitori
del
castello del Maou, voleva star lontano da loro per affermare ancora di
più la
sua decisione di tenere le persone care lontane da lui. Il ragazzo
sospirò,
tese la bacchetta tra le mani, osservandola per qualche istante. Non
aveva più
avuto notizie dall'entità della bacchetta, nonostante tutti
i suoi incantesimi
e tentativi.
Voleva
risposte, conferme, voleva sapere che non
aveva intrapreso la strada sbagliata. Perché ogni giorno che
passava lontano da
Rias era un giorno in cui si sentiva solo ed abbandonato. Nonostante
lei fosse
sempre lì, a guardarlo tristemente da lontano senza osare
avvicinarsi.
Nonostante lei ci fosse, continuasse ad esserci e non fosse mai andata
via.
L'umore
di Harry iniziò a peggiorare man mano
che la sua mente andava alla deriva nel mare di problemi che ora
sembravano
solo frutto della sua immaginazione. Del resto dopo l'attacco del Troll
non c'era
stato un altro evidente tentativo di arrivare alla pietra... certo, gli
unicorni morivano a pioggia nella foresta proibita, ma questo non
implicava che
fosse Voldemort ad ucciderli. Sinceramente Harry iniziava a dubitare di
sé, del
suo raziocinio e delle motivazioni che l'avevano spinto a prendere la
scelta di
allontanarsi da tutti.
Come
sempre voleva tutto, ed il contrario di
tutto, dimostrando ancora una volta quanto il suo animo fosse
tormentato ed
afflitto per un bambino della sua età. Le mani strinsero
l'impugnatura della
bacchetta, le nocche sbiancarono, ed il legno iniziò ad
incrinarsi sotto la sua
forza, magicamente amplificata, ma nonostante tutti i suoi tentativi,
la
bacchetta continuava ad auto-ripararsi dimostrando l'effettiva presenza
di qualcosa
al suo interno.
“Blaise...
non vorrei altro che venire da te per
l'estate, ma... non lo so, penso che forse dovrei tornare. Tutta questa
storia
della pietra e di Voldermort...” Il compagno Serpeverde
tremò visibilmente al
sentir pronunciare quel nome. “... sembrano cose
così insignificanti ora. Non
so nemmeno perché continuo a restare a scuola, mi hai visto
agli esami, non c'è
stato nemmeno bisogno che mi impegnassi.”
La
mano tornò nella tasca dell'uniforme,
riponendo la bacchetta al sicuro, mentre il suo sguardo si spostava ora
al
parco, dove molti studenti li imitavano, godendosi quei raggi di sole.
Tra i
più giovani, in molti sembravano fissare lui ed il suo
compagno di casa con
fare insistente, quasi cercassero di attirare la loro attenzione.
Blaise
sorrise nel notare ciò, dando poi una gomitata ad Harry per
renderlo partecipe.
“Amico,
so che tutto questo è uno schifo, ma
guardati intorno. Da quando sei nella squadra di Quidditch sei
diventato una
star. O meglio, lo sei diventato più di quanto
già non lo fossi. Sei seguito e
riverito dai Tassorosso, invidiato dai Grifondoro, acclamato tra i
Serpeverde e
studiato dai Corvonero, che ancora stanno cercando di capire come
diamine hai
fatto a non schiantarti nella partita contro i Tassi. Quella picchiata
è stata
davvero assurda, più figa di quella che hai fatto nella
nostra prima lezione di
volo! Pensi davvero che a casa tua potresti trovarti meglio che qui?
Hai il
mondo ai tuoi piedi ed un Serpeverde non potrebbe chiedere di
meglio...”
Harry
sorrise mentre le sue preoccupazioni
scivolavano via a contatto con le rivitalizzati parole di Blaise. In
effetti
era comodo avere schiere di ammiratori da poter comandare a bacchetta
per
qualcosa che si era davvero guadagnato, imbrogliando con perizia.
Certo, avrebbe
potuto vincere anche senza imbrogli, ma perché scegliere la
strada giusta
quando c’è quella facile solo due passi
più in là? Con questa mentalità aveva
usato le sue conoscenze demoniache per alterare il risultato della
partita,
incantando la sua scopa perché fosse più veloce,
cambiando la consistenza
dell’aria intorno ai suoi avversari perché fossero
più lenti, ed aggiungendo un
piccolo incantesimo di intangibilità al suo manico in modo
che fosse possibile
risollevarsi da una picchiata alcuni istanti più tardi del
normale. In questo
modo era riuscito a risalire da un tuffo a spirale senza un graffio,
con il
boccino stretto in mano e l’aria vittoriosa, ed il bello
è che nessuno si è
accorto di nulla, perché gli incantesimi contro i Tassi non
colpivano
direttamente loro, ma l’aria che li circondava, rendendo di
fatto l’incantesimo
impossibile da individuare.
“Te
lo concedo Blaise, sai esporre sempre
motivazioni convincenti. Non sarebbe male vivere per un po’
nel mondo magico
godendosi la fama che ho giustamente
meritato…” Sorrise al suo compagno di casa, che
era l’unico a sapere che lui
avesse truccato la partita. “… ma ancora non lo
so, lasciami del tempo per
riflettere e fammi parlare con Hermione. Il suo punto di vista mi aiuta
sempre a capire
qual è la cosa giusta da
fare.”
Blaise
sbuffo risentito, cominciando a fissare
le nuvole in cielo. “Sai, ancora non credo ad una parola del
fatto che tu sia
un demone e che esistano altri mondi o dimensioni oltre questa?
Cioè, mi hai
dato delle prove e mi hai spiegato tante cose, ma mi sembra tutto
così assurdo…
davvero un giorno farai diventare un demone anche me, prendendomi come
tuo
servitore?” La voce del ragazzo era strana, esitante, quasi
come se quel discorso
fosse un percorso impervio per lui. E non poteva certo dargli torto,
diventare
un demone voleva dire rinunciare alla propria umanità,
vedersi confinato in un
modo fatto di rigide regole e poteri sconosciuti, senza contare il
fatto che
sarebbe stato come sbandierare che lui fosse dalla stessa parte di
Harry, cosa
che in tutta onestà non poteva proprio fare.
Come
già il ragazzo gli aveva spiegato la
famiglia Zabini era ricca all’inverosimile soprattutto grazie
alla neutralità
che dimostrava in ogni occasione. Andare contro quei principi che da
sempre gli
sono stati insegnati… beh, non era cosa da poco per lui.
Harry sorrise,
continuò a guardare i territori della scuola, soffermando lo
sguardo su una
massa di capelli castani cespugliosi che si muovevano rapidamente verso
il
castello. Hermione ritornava ad Hogwarts dopo una probabile visita ad
Hagrid,
con il quale aveva stretto amicizia. Per un momento continuò
a fissarla
domandandosi il motivo della sua fretta, ricominciando poi a parlare.
“Blaise,
te l’ho già spiegato. Potresti essere
già morto quando diverrò un demone di rango
abbastanza alto da avere dei
servitori tutti miei. Ora come ora sono ancora di basso classe e solo i
demoni
di classe Superiore o classe Ultima hanno diritto ad avere dei
servitori…”
Omise di proposito di parlare di Rias, che come demone purosangue
avrebbe avuto
il suo primo set di scacchi a tredici anni, indipendentemente dalle sue
abilità. La cosa era ingiusta, ma impossibile da contestare
viste gli attuali
rapporti tra Harry ed il mondo degli Inferi.
“Va
bene, va bene, però… beh se dovessi finire
per avere dei servitori prima della mia morte, ripassa a trovarmi.
Probabilmente sarò un vecchio decrepito, ma magari potrei
offrirti qualcuno dei
miei nipotini al mio posto. Sarei uno sciocco a rifiutare un potere
così
grande…” I due ragazzi si guardarono negli occhi
per un breve istante,
continuando poi a parlare del più e del meno.
Certo,
c’era ancora una certa cautela in Harry,
che non voleva assolutamente affezionarsi al punto da star male, ma
senza
dubbio Blaise era una delle poche cose per cui Harry sopportasse di
rimanere ad
Hogwarts.
Lui
ed ovviamente Hermione…
*****************
Hogwarts
10 Giugno 1992
Ore 11:30 a.m.
Hermione
corse a perdifiato, gli ultimi tasselli
del puzzle andarono al loro posto nella sua mente mentre correva. Piton
voleva
rubare la pietra per consegnarla a Voldemort, lo stesso Voldemort che
Harry le
aveva assicurato nascondersi nel castello e che certamente avrebbe
agito
presto, visto e considerato che ora aveva scoperto come superare
l’ultimo
ostacolo ancora sulla sua strada. Il
sangue puramente Grifondoro che scorreva nelle sue vene, le fece
accelerare il
passo, fino a che voltando l'angolo non rischiò di andare a
sbattere ad una
nervosa Minerva McGrannit, che camminava lentamente con le braccia
cariche di
pergamene.
“Professoressa,
io.. io...” Hermione ansimò,
poggiò le mani sulle ginocchia, cercando di riprendere
fiato, mentre la donna
la guardava irritata dall’interruzione del suo compito.
Probabilmente quelli
tra le sue braccia erano prove d’esame di un qualche anno
scolastico, ed era
per questo che non poteva trasportarle in modo magico, ogni pergamena
era stata
abilmente stregata perché fosse immune ai tipi di magia
ordinaria. “Devo
vedere il preside!” La bambina si fece
coraggio, mise da parte le remore, sperando di poter contare sul suo
Capo Casa
almeno per questo. “Piton vuole rubare la pietra, penso che
agirà oggi stesso!
Ha scoperto come superare la sorveglianza di Fuffy, Hagrid gli ha detto
come
fare!”
Si
sarebbe aspettata un complimento o una
qualche sorta di ammirazione da parte dalla donna, che invece si
limitò a
sobbalzare davanti alle sue parole, facendo crollare i rotoli in cima
al
mucchio proprio sul pavimenti di fronte a lei. Esibendosi in coloriti
insulti
nei confronti di un qualche Dio, la donna guardò fissa
Hermione che ora si
sentì in soggezione di fronte a lei. “Tu sai della
pietra?!” L'anziana strega
si guardò intorno, ripose il mucchio di rotoli a terra,
imponendo su di loro un
incantesimo per evitare che qualcuno origliasse. Nonostante le
precauzioni
però, abbassò comunque la voce prima di
continuare. “Non so come tu abbia
scoperto della pietra, ma stai certa del fatto che è
completamente al sicuro.
Molte difese sono state imposte per proteggerla e nessuno conosce lo
schema
completa per evitare fughe di notizie! Dunque smettila di farti
problemi che
non sono tuoi e non pensare più a questa storia, ci siamo
capiti?!”
Hermione
indietreggiò spaventata davanti ad una
McGrannit più severa e dispotica del solito, ma non
abbandonò quella battaglia.
“Lei non capisce professoressa è tutto l'anno che
Piton ci lavora! Sono sicura
che Fuffy fosse l'ultimo tassello che gli mancava, ora potrà
rubare la pietra!
Dobbiamo avvertire il preside!” La bambina guardò
la docente con convinzione,
ma lei si limito ad incrociare le braccia al petto trasformando le sue
labbra
in una linea sottile. Quando parlò fu con voce lenta e
misurata, ma da ogni
parola si poteva avvertire la rabbia repressa a stento.
“Senta signorina
Granger, il Preside non c'è, ha ricevuto una chiamata
urgente da Londra, ma
come sua Vice le posso assicurare che non accadrà un bel
nulla alla pietra, ne
ora, ne mai! Ora torni nei suoi dormitori, hai il divieto di uscire
dalla sala
comune fino a domani sera e se parlerà ancora di tutte
queste sciocchezze,
allora la metterò in punizione per il resto
dell’anno scolastico, ha capito?”
Hermione
ingoiò a vuoto diverse volte,
abbassando gli occhi lucidi ed appannati. Annuì
silenziosamente tirando su con
il naso, mentre la donna si chinava rimettendo a posto la pila di esami
poggiati sul freddo pavimento in pietra. “Non se la prenda in
questo modo
signorina Granger, anche se succedesse qualcosa alla pietra, non
sarebbe
compito suo proteggerla. Nessuno studente potrebbe affrontare e vincere
contro
un professore, tanto meno qualcuno al primo anno che non ha ancora
avuto modo
di approfondire i suoi studi… Sarebbe impensabile anche solo
supporlo, dunque
lasci perdere a torni a giocare con gli altri bambini della sua
casa.” Le
parole volontariamente provocatorie la colpirono
nell’orgoglio. Le era stato
che era debole, impreparata, che le questioni serie non erano per lei,
ma per
gli adulti molto più forti di lei.
Mentre
la docente si allontanava, con la pila
barcollante di carte, Hermione alzò lo sguardo ancora
puntata a terra,
rivelando uno sguardo caparbio ed ostinato. Sebbene la professoressa
fosse
ormai lontana per sentirla, lei parlò come se fosse ancora
lì. “Ed invece c’è
uno studente al primo anno che potrebbe… uno
c’è…”
Decisa,
tornò sui suoi passi andando a cercarlo.
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Hogwarts
10 Giugno 1992
Ore 06:12 p.m.
“Hermione,
voi non potete venire.” Harry aveva
ascoltato le parole della Grifondoro, su come qualcuno avesse scoperto
come
superare Fuffy e su come lei sospettasse che questo qualcuno fosse
Piton. Al
bambino-sopravvissuto l'idea sembrava ridicola, il suo capo-casa per
quanto
fosse di parte quando si parlava di assegnazione punti e valutazione
dei
compiti, non era malvagio. Lo sapeva bene lui, che era stato ammesso
nella
squadra di Quidditch di Serpeverde ed aveva iniziato ad apprezzare le
doti in
pozioni dell'uomo, senza parlare dell'ammirazione che provava nei
confronti
della sua Leadership.
Harry
ammirava e stimava Piton quasi quanto lui
veniva odiato e discriminato dallo stesso, il tutto senza una solida
ragione.
Semplicemente apprezzava il mondo in cui quello gli rivolge la parola,
commentava in maniera pungente il suo lavoro, spronandolo ed
istigandolo a
migliorare sempre di più. Sotto la sua guida Harry era
migliorato nell’unica
materia in cui forse era allo stesso livello degli altri bambini e per
quanto
alcuni lo compatissero per il comportamento che subiva… beh,
non era certo
peggio del venire picchiato da suo Zio per non aver spolverato i
ripiani più
alti della libreria, cosa che nella sua vecchia vita capitava un giorni
sì e
l’altro pure.
Hermione
scosse vistosamente il capo puntando i
piedi “Non puoi andare da solo! Non ti lascerò
andare da solo, o finirà come
con il Troll! Noi lo fermeremo insieme!” Due ardenti occhi
castani sfidarono
gli occhi smeraldini di Harry, che risultò essere vagamente
colpito dalle sue parole.
Un sopracciglio si inarcò mentre le braccia si incrociarono
al petto. “So di
non essere al tuo livello, ma ti coprirò le spalle! Prometto
che non dovrai
preoccuparti per me, non voglio essere un peso! Ti
dimostrerò che non sono solo
una bambina che gioca a fare l’eroe!” Ora nella
voce caparbia c’era una nota di
apprensione che il bambino-sopravvissuto non manco di cogliere.
Hermione era
una delle ultime persone a cui tenesse a cui ancora poteva rivolgere la
parola,
non voleva rovinare il rapporto che c’era tra loro, ma non
l’avrebbe nemmeno
messa in pericolo.
Harry
sospirò, le sue spalle si rilassarono ed
un sorriso conciliante andò formandosi sul suo viso.
“Va bene Hermione, sia tu
che Blaise potrete venire, ma dovremo farlo stasera, poco prima di
mezzanotte.
Non penso che il ladro rischierebbe di rubare la pietra in pieno
giorno, quando
la sicurezza è al massimo, quindi dovremmo essere
relativamente al sicuro.
Incontriamoci davanti la sala dei trofei, poi andremo insieme a salvare
la
pietra.” Gli occhi di Hermione si spalancarono mentre il
cuore di Harry si
strinse. Lei gli sorrise felice, gettandogli le braccia al collo ed
Harry
arrossì senza volere. “Però devo
avvertirti di una cosa Hermione. Tu non sarai
mai un peso per me, e ti ricordo quello che ti ho detto il giorno che
ci siamo
incontrati e che ti ho ripetuto pure durante l’attacco del
Troll… Io sarò
sempre tuo amico, ti basterà chiamarmi ed io
arriverò per difenderti e starti
vicino. Non permetterò mai che tu ti faccia male. I
Serpeverde non si rimangiano
le promesse.”
Come
quel lontano giorno a Diagon Alley Harry le
fece un occhiolino ed ora fu Hermione ad arrossire. “V-Va
bene. Allora ci
vediamo stasera....” Hermione sciolse l’abbraccio,
scostandosi dal tocco di
Harry che aveva iniziato ad accarezzarle i capelli ricci ed indomabili,
quasi
come i suoi. “Sai… dovresti fare pace con Rias.
Lei piange spesso quando tu non
puoi vederla e sono sicuro che anche tu stai soffrendo…
perché l’hai
allontanata? Alla fine non me l’hai mai
detto…” Un’altra fitta al cuore prima
che la Grifondoro si giri iniziando a correre verso la sua Sala Comune.
Per
qualche istante Harry la guardò andar via,
estraendo poi dalla tasca il mantello
dell’invisibilità, ripiegato su se stesso
fino ad assumere le dimensioni di un fazzoletto. Con un rapido e fluido
movimento fece
tornare l’artefatto alle
dimensioni originali, poggiandoselo poi sulle spalle per scomparire
alla vista.
“Non permetterò mai che tu ti faccia male, anche a
costo di agire alle tue
spalle… e forse, dopo questo, anche tu mi odierai come
già mi odia Rias…”
Dei
passi riecheggiarono nel freddo pavimento in
pietra mentre Harry si avviava verso il corridoio proibito del terzo
piano. Non
avrebbe atteso fino a notte fonda, se il ladro avesse voluto colpire lo
avrebbe
già trovato lì.
*****************
Hogwarts
10 Giugno 1992
Ore 07:35 p.m.
Lo
sguardo d Harry vagò, mentre il cuore batteva
calmo nel suo petto e la mente studiava ed elaborava quando aveva
davanti. Una
scacchiera, un’enorme scacchiera, grande
all’incirca venti metri quadri, si
estendeva ai suoi piedi. Poco oltre questa c’era una porta
che lo avrebbe
condotto alla stanza successiva.
Harry
sospirò, chiuse gli occhi, ed attirò a se
l’aria e la miriade di incantesimi in essa contenuta. Alla
sua mente si mostrò
un intricato lavoro di bacchetta, ed una sequela di complicate
istruzioni, che
grazie alla magia infusa nelle pareti ed alla potenza millenaria di
Hogwarts,
aveva dato vita ad un’intelligenza artificiale.
Non
un’intelligenza al livello umano, ma solo
un’intelligenza meccanica, che poteva ragionare e rispondere
a determinate
circostanze con raziocinio e logica. In breve tutto questo era
l’esaltazione
della magia umana e la negazione della magia demoniaca, che invece
della logica
usava l’immaginazione. Per un momento Harry fu quasi tentato
di rivelarsi a
quell’intelligenza, giocare una partita a scacchi con lei,
superandola in
abilità, ma fu solo un istante il suo prima che la fretta
tornasse ad
assalirlo.
Non
aveva tempo per giocare, nemmeno a scacchi
che era il gioco che meglio conosceva per via del suo ruolo di Alfiere
nella
squadra del suo Re. Sospirando percorse la stanza, passò tra
le file ignare di
pedoni, arrivando alla porta. Il suo mantello lo aveva celato alla
presenza di
quegli occhi senza volto, permettendogli di bypassare le difese erette
dalla
McGrannit, l’unica con le competenze per creare un gioco
simile.
La
porta si schiuse subito al suo tocco, ed
Harry si voltò un’ultima volta prima di entrare
nella stanza successiva, che si
rivelò essere ugualmente grande, ma stavolta ingombra di un
enorme Troll,
decisamente più grosso e forte dell’ultimo da lui
affrontato. Fortunatamente la
creatura era già morta e non c’era di che
preoccuparsi, così Harry continuò ad
avanzare, arrivando alla camera successiva.
Stavolta
si trovò in un bugigattolo, grande a
malapena come un ripostiglio delle scope, ed al suo interno vi
trovò una
scrivania con sopra sette fiale di diversa forma
e dimensione. Subito dopo aver varcato la
soglia, alle sue spalle a precludergli l’unica via di fuga,
si accese un fuoco.
E non un normale fuoco, bensì un fuoco viola, dello stesso
colore degli occhi
di Vritra, il Re Drago che abitava all’interno della sua
Sacred Gear.
Harry
studiò le fiamme, provo a spegnerle, ma
quel tipo di magia non era legata agli incantesimi, bensì
alle pozioni. Questa
era sicuramente una prova architettata dal suo Capo Casa, Piton.
Maledicendosi
per non aver fatto attenzione alle presenza di eventuali trappole,
Harry passò
il minuto successivo studiando la stanza, dalla quale era possibile
uscire solo
attraversando le fiamme viola alle sue spalle, oppure le fiamme nere di
fronte
a lui, apparse quando si era avvicinato all’unica altra porta
presente nel
ripostiglio.
Come
già le prime, anche queste fiamme gli
ricordarono Vritra,
che usava un fuoco maledetto,
del medesimo colore per bruciare le sue vittime… Il sospetto
che il suo
professore sapesse qualcosa di lui iniziò a rodergli il
petto, ma mise da parte
quella preoccupazione superflua per concentrarsi su un foglio di carta
sistemato sul tavolo insieme alle fiale.
Un
indovinello vi era stato scritto sopra.
Davanti
a voi è il pericolo, dietro la sicurezza
Due
tra di noi vi aiutano, usate la destrezza
Una
sola, di sette, vi lascerà avanzare
Se
un'altra ne berrete, vi farebbe arretrare
Due
son piene soltanto di nettare d'ortica
Tre,
assassine, s'apprestano alla loro fatica.
Scegliete
o resterete per sempre tra i supplizi.
Per
aiutarvi a scegliere, vi diamo quattro indizi:
Primo,
seppur subdolamente il velen non si svela,
Il
vino delle ortiche alla sinistra cela;
Secondo,
differenti sono quelle agli estremi
Ma
per andare avanti rimangono problemi;
Terzo,
come vedete, non ve n'è una uguale
Sol
di nana e gigante il vin non è letale;
Quarto,
la seconda a dritta e la seconda a sinistra
Sono
gemelle al gusto, ma diverse alla vista.
Harry
studiò i versi, li rimise
al suo posto, osando addirittura azzardare qualche ipotesi per trovare
una
soluzione, ma alla fine adottò la risposta che risulta
essere esatta in ogni
situazione. Il palmo destro si alzò verso l’alto,
diretto contro il muro che
costeggiava la porta coperta da fiamme nere, sul quale prese forma e si
illuminò un arcaico pentacolo. Il pentacolo trasse energia
dal bambino, si
intensificò, allargò fino a che non
iniziò a brillare di una luce accecante
come il sole.
Alla
fine avvenne l’esplosione,
che percosse la parente fece volare indietro la scrivania con il suo
contenuto,
riversando polvere e calcinacci ovunque. L’unica cosa
incolume era Harry, che
si era sistemato nell’angolo più lontano della
stanza, ed ora guardava il foro
circolare nella parete che dava alla camera successiva.
Evocando
un pennino, sistemò il
foglio stropicciato sui resti della scrivania, scrivendovi sopra la sua
risposta.
E
se la porta ancor non si sposta
Dopo un boato non sarà più tosta.
Sorrise
a quella triste ironia,
che vede la forza bruta vincere sul fine ragionamento del suo
professore,
varcando poi il foro nella parete, diretto al suo destino.
*************
Hogwarts
10 Giugno 1992
Ore 11:45 p.m.
Quando
Hermione arrivò di fronte
alla sala dei trofei, capì subito che c’era
qualcosa che non andava. Lo intuì
dal viso teso di Blaise, dalla sua postura scomoda, quasi pronta a
scattare,
con la testa che si girava velocemente da una parte all’altra
del corridoio in
attesa. Se fosse stato chiunque altro a trovarsi lì a
quell’ora, Hermione
avrebbe detto che tutti quegli indizi erano un sintomo di paura,
probabilmente
paura di essere beccati in piedi oltre il coprifuoco, ma nei tanti mesi
in cui
era stata costretta a frequentare il Serpeverde, aveva capito che lui
non si
scomponeva. Mai.
Nascondeva
la paura, la rabbia,
il risentimento e perfino il disgusto, dietro una maschera di cordiale,
ma
perfida ironia. Con il tempo aveva imparato ad apprezzare quel lato di
lui, a
decifrarlo ed usarlo a suo vantaggio, leggendo tra le righe di quanto
lui ed
Harry non si dicevano davanti a lei, ma proprio per questo, vederlo ora
agitato
la mise in profonda e pesante soggezione.
Aumentando
il passo, si avvicinò
a lui dandogli modo di vederla e fu in quel momento che lui quasi le si
avventò
addosso afferrandola per le spalle. “Harry è con
te? Dimmi che è con te, non si
è presentato ne a cena ne nel dormitorio! Ho paura che abbia
fatto qualche
cazzata!” Hermione aprì bocca, si
preparò a rispondere, ma la sua mente
reattiva giunse alla soluzione dell’enigma prima che lei
potesse proferir
parola. “È andato da solo…
lui… è andato da solo.”
Dentro
di se si sentì morire, sapeva
che era tutta colpa sua, ma che ormai non poteva fare nulla per lui, se
non
raggiungerlo. Harry aveva quattro ore di vantaggio, ma
forse… forse sarebbero
stati in tempo. Gli occhi le divennero lucidi mentre pensava alle
ragioni più
disparate che potevano giustificare un ritardo così ampio
del suo amico, ma
facendosi forza ricacciò le lacrime indietro, fissando
Zabini, ora terreo e
sterile.
“Dobbiamo
avvisare i professori…
si, dobbiamo avvisarli, loro sapranno cosa fare.”
Il
tono di voce di Zabini era neutro,
quasi incolore, ma Hermione lo scosse parandoglisi davanti,
così vicino che i
loro nasi quasi si sfioravano. “Andremo noi. I professori non
ci
ascolterebbero, non lo fanno mai! Saremo noi a salvare Harry!”
Prendendo
per mano il Blaise, la
ragazza si mosse velocemente tra i corridoi, ignara di chi si trovasse
dietro
l’angolo a poca distanza da loro, preparandosi a seguirli.
***********
Hogwarts
10 Giugno 1992
Ore 08:00 p.m.
Come
Harry varcò il foro nella
parete creato con la magia, subito si accorse di essere arrivato alla
fine
della corsa. Di fronte a lui uno specchio, di fronte allo specchio un
uomo, un
uomo che di certo non era Severus Piton. “Professor Raptor,
dunque è lei che
lavora per Zio Voldy, devo ammettere che la sua recita da perfetto
imbranato è
stata impressionante. Ora però si sposti da quello specchio
e venga con me, non
vorrei essere costretto a far esplodere anche lei come ho
già fatto con questo
bel muro.”
Harry
sorrise fiducioso, conscio
di aver sprecato oltre il venticinque percento della sua forza magica
per
forzare l’ingresso alla stanza. Aveva ancora molte energie da
spendere, ma
forse non abbastanza da sopraffare un servo di Voldemort, ciononostante
non
provò paura. “Stupido, impudente
ragazzo!” Il mago si voltò verso di lui, il viso
contratto in un’espressione di disprezzo. “Come hai
osato chiamare il mio
signore? Te la farò pagare per questo!”
Senza
nemmeno rispondere alle sue
parole, il professore di difesa levò la bacchetta contro di
lui, esibendosi in
un complicato movimento in diagonale. Un raggiò color cenere
proruppe dalla
bacchetta dell’uomo, volando verso di lui, ma Harry era
allenato a ben altro.
Inarcò un sopracciglio mosse un passo laterale, iniziando ad
avanzare.
L’incantesimo gli sfiorò la spalla carbonizzando
parte della sua divisa, ma non
sfiorò nemmeno la sua pelle. Aver passato tre anni ad
allenarsi costantemente
con il Re dei demoni lo aveva reso molto più che capace di
affrontare la
situazione.
Questa
volta non si trattava di
un Troll immune alla magia, o di una qualche creatura dalla forza
mostruosa,
era solo un mago mediocre con una mediocre capacità magica.
Altri incantesimi
volarono verso di lui, in una catena di lancio collaudato, in cui la
fine del
movimento di un incantesimo si collegava perfettamente al successivo.
Ancora
Harry non si trovò in difficoltà, anzi era quasi
annoiato. Schivò quasi tutti i
colpi, erigendo un piccolo scudo azzurro di puro potere per bloccare
quello che
non era in grado di schivare.
Una
fattura eviscerante, un
incantesimo strozzante ed un non ben identificato incantesimo mongolo,
vennero
assorbiti dal suo scudo, mentre il bambino si fermava davanti al
docente.
Enormi gocce di sudore colavano la fronte all’uomo, mentre
Harry era lindo e
pinto come il culetto di un bambino asiatico. “Beh, tutto
qui? Forse sul fatto
di essere imbranato non ha mentito, è davvero
un’incapace come mago. La prego
di mettere giù la bacchetta e seguirmi, altrimenti
sarò costretto a… si, direi
che sarò costretto ad amputarle entrambe le braccia, giusto
come precauzione.”
Non
scherzava, era davvero
fermamente… annoiato. Si sarebbe aspettato qualcosa di
più dal servo dell’uomo
che aveva ucciso i suoi genitori, condannandolo ad una via di miseria e
soprusi, invece niente. Nemmeno qualcosa di vagamente impegnativo, solo
un mago
in punto di morte, che ora lasciava cadere la bacchetta ai suoi piedi.
“Mio
signore… Mio signore… ho fatto il possibile, ma
non è bastato… Mi dispiace” La
voce strozzata, lo sguardo lucido, il volto terreo.
Harry
arrivò quasi a domandarsi
con chi parlava, ma una voce che sembrava provenire da Raptor stesso lo
fermò. “Inutile,
docile Quirinus. Hai fatto tutto quello che ti ho detto, direi che
ormai Potter
è spacciato.” L’uomo chiuse
gli occhi, chinò il capo, e sembrò quasi
volersi arrendere, ma poi un fruscio attrasse l’attenzione di
Harry.
“Satrda
safun saeufnn sodoasun somicua”
Ora
la voce che proveniva da
Raptor aveva iniziato a parlare una lingua a lui sconosciuta, ma non
appena
quelle parole vennero pronunciate il suo braccio destro si
infiammò e scaglie
nere sostituirono la pelle umana. “Compagno!
L’uomo-Serpente ha evocato il Re
Dei Serpenti! Chiudi
gli occhi, ora!”
Vitra,
il Re Drago che fino a
quel momento si era rifiutato di apparire, era tornato improvvisamente
alla
vita, prendendo pieno possesso del suo braccio destro, che ora
somigliava più
al braccio di un drago che al suo. Eppure Harry non fece in tempo a
metabolizzare le informazioni che gli erano state date, quando
sentì qualcosa
avvicinarsi si voltò d’istinto, incontrando due
enormi e profondi occhi gialli.
Qualcosa
in lui si spezzò ed il
suo corpo crollò.
***********
Hogwarts
11 Giugno 1992
Ore 00:12 a.m.
Blaise
ed Hermione esitarono, le scarpe a loro
piedi parevano rimbombare nel silenzio della stanza di Fuffy, dove
l’ingombrante cane dormiva con le tre teste poggiate sulle
zampe anteriori.
Hermione mosse ancora la bacchetta e l’incantesimo Carrilon
si rinnovò, facendo
riprendere la musica che fino a quel momento aveva salvato loro la vita.
“Dobbiamo
calarci nella botola.” Hermione parlò
decisa, ma più fissava l’oscurità che
si allargava si suoi piedi, più sentiva
il suo cuore vacillare.
“Tu
sei pazza, non sappiamo nemmeno quanto è
profondo. Dobbiamo andare ad avvertire i professori e tornare in sala
comune,
loro di certo sapranno cosa fare.” La voce di Blaise era
lenta ed atona come al
solito, ma tra le righe la Grifondoro poteva avvertire una nota di
paura. Il
ragazzo non doveva essere avvezzo ad essere in prima linea, infrangendo
le
regole, per il bene di un amico.
“Noi
due ora ci caleremo. Se ti preoccupa la
distanza ti ho già dimostrato che non è profondo
con quell’incantesimo d’eco,
dunque basta inventare scuse ed ora vai. Io sarò subito
dietro di te.” La
ragazza incrociò le braccia al petto, cercando di assumere
un cipiglio simile a
quello della McGrannit. Probabilmente non le stava riuscendo bene, ma
il
ragazzo sembrò esitare di fronte a lei.
“Perché devo andare io per primo? Vai
tu per prima, ed io ti verrò
dietro.”
Hermione
sbuffò, facendo caso a quanto più
vicino a lei fosse il ragazzo rispetto alla porta. “Io sto
trattenendo l’incantesimo,
se andassi per prima questo si scioglierebbe, Fuffy si sveglierebbe e
non
sappiamo quanto le sue tre teste impiegherebbero a fare di te uno
spezzatino di
Serpeverde. Adesso calati! Dobbiamo andare a salvare Harry!”
Borbottando
tra se, Blaise si sedette, facendo
dondolare i piedi all’interno della botola. “Quando
tutto questo sarà finito,
dobbiamo chiarire questo tuo atteggiamento da stronza.” Il
Serpeverde la guardò
con un accennò di rabbia sul viso stoico, lasciandosi poi
andare oltre il
bordo. Non emise un fiato mentre cadeva, ma Hermione avrebbe pagato per
vedere
la sua faccia. Dubitava che il ragazzo sarebbe riuscito a mantenere la
sua aria
indifferente anche mentre andava incontro all’oblio.
Dopo
pochi secondi, un tonfo attutito avvisò
Hermione che era arrivato sul fondo. “Puoi venire
giù! Una qualche specie di
pianta attutisce la caduta!” Hermione sospirò di
sollievo, felice di non aver dato
il ragazzo in pasto alla morte, quando una mano si poggiò
sulla sua spalla. La
ragazza sobbalzò e per poco non cadde nella botola di
schiena, ma delle mani la
afferrarono tirandolo via da lì.
Rias,
Akeno e Koneko la fissavano. I loro
sguardi erano animati da una fiamma che non si sarebbe aspettata di
vedere, ma
non le ci volle molto per capire a cosa fosse dovuta. “Noi
veniamo con te.” Le
parole di Rias confermarono ciò che aveva supposto, mentre
le altre ragazze si
avvicinavano alla botola guardando di sotto. Koneko, sulla cui testa
erano
spuntate due orecchie bianche, fu la prima ad andare. Subito dietro di
lei si
calò Akeno, sulla cui schiena si trovavano due ali nere, una
piumata l’altra da
pipistrello.
Infine
non rimasero che lei e Rias nella stanza,
e solo vedendola ora, così da vicino, Hermione
poté capire quanto la ragazza
avesse sofferto per la mancanza di Harry. Il suo volto era scarno, la
carnagione era terrea, i capelli sfibrati. Eppure si
avvicinò alla botola con
deciso, un’aura cremisi le circondava il corpo.
“Voi…
che cosa siete voi?”
Rias
si voltò, le sorrise ed in quel sorriso
Hermione riuscì a vedere l’ombra della ragazza
spensierata che aveva conosciuto
all’inizio dell’anno.
“Noi
siamo le donne della sua vita.”
Senza
aggiungere altro la ragazza saltò giù,
lasciando per ultima Hermione.
Dal
basso venivano i lamenti di Blaise, il
vociare concitato di Akeno ed il brillare cremisi di Rias. Hermione
trasse il
coraggio Grifondoro a sé e si calò anche lei.
*************
Hogwarts
10 Giugno 1992
Ore 09:45 p.m.
Harry
si sentì fluttuare, come privo di
peso e sostanza.
Una sensazione simile l’aveva
già sentita quando aveva affrontato il Troll e la sua anima
era stata
richiamata all’interno della sua Sacred Gear, ma questa volta
era diverso.
Sotto di se poteva vedere il suo corpo esanime e di fronte a lui Raptor
studiare e tastare lo specchio alla ricerca della pietra.
Per
un momento pensò di essere divenuto un
fantasma, nient’altro che l’ombra del suo Io
terreno condannato a calpestare le
strade che già aveva percorso in vita, ma poi giunse la
voce. La voce del Re
Drago Vritra. [Tutto questo è colpa tua ragazzo. Eppure ti
avevo avvisato di
chiudere gli occhi.]
Si
voltò e nella stanza, tra il suo corpo e
l’ingresso
da lui distrutto, si trovava una versione ridotta
dell’insolito abitate del suo
corpo. Come sempre era grosso, nero, coperto di scaglie e con due
penetranti
occhi viola. Attraverso di lui, quasi fosse nient’altro che
un’illusione,
strisciava un enorme serpente, lungo più d dieci metri, che
si portò dietro lo
specchio rimanendo in attesa di altri ordini dal suo padrone. [Quello
che vedi
è quello che realmente sta accadendo di fronte a te, ma
grazie alla tua idiozia
non puoi che limitarti ad osservare. La tua Ghiandola Pineale,
l’ancora che
legava la tua anima al tuo corpo, è stata distrutta dal
Basilisco, il Re dei
serpenti richiamato dal tuo nemico.]
Harry
sentì la rabbia e l’impotenza montare
dentro di lui e formulò un pensiero nella speranza che
Vritra potesse sentirlo.
“Sono diventato un fantasma? Voldemort ha vinto?”
La sua voce era strana,
decisamente più roca di quanto ricordasse, ma
sembrò raggiungere il drago che
ridacchiò. [Bravo ragazzo, hai capito. Non puoi parlare, ne
muoverti, ma non
sei totalmente senza speranza. Io posso ancora sentirti e
sì, sei ancora in
questo mondo, ma ciò non è dovuto alle tue
capacità quanto alla tua fortuna.
Infatti il tuo corpo non è mantenuto in vita solo dalla tua
Ghiandola Pineale,
a vincolarti alla vita hai anche il tuo lato demoniaco più
la mia Maledizione. Da
questo ne consegue che anche se la ghiandola che hai ereditato dal lato
umano è
distrutta, il secondo tuo ancoraggio demoniaco e cioè il
pezzo degli scacchi nel
tuo petto, ed il terzo, cioè me possiamo mantenerti in vita
fino ad un certo
punto. Finché non distruggeranno almeno uno di noi, possiamo
sempre riportarti
indietro.]
La
rabbia di Harry vacillò mentre osservava
Raptor incantare lo specchio e parlare con Voldemort, che ancora non si
era
rivelato. Forse era nascosto sotto strati di incantesimi di
disillusione,
oppure magari era solo proiezione astrale. Harry riflette,
cercò una soluzione,
tornando infine al drago. “Tu puoi farmi tornare? Devo
sconfiggere Raptor prima
che qualcun altro si faccia male.”
Il
drago si rigirò su se stesso, sistemandosi
più comodamente sul pavimento. [Si, posso farlo. Posso
rimettere insieme i
pezzi della tua ghiandola dall’interno e permetterti di
combattere ancora, ma
anche così non saresti in grado di sconfiggere un Basilisco.
Sei forte, molto
forte, ma non abbastanza da sconfiggerlo. Le sue zanne sono ricoperte
da un
veleno che non posso eliminare ed il suo sguardo ti ha già
incenerito una
volta. Se dovesse succedere ancora non sarebbe solo la tua parte umana
a
rimetterci, ma anche io morirei con te.]
Il
drago iniziò a leccarsi gli artigli,
ostentando disinteresse, ma oltre Harry intuì che doveva
esserci qualcosa.
Altrimenti non gli avrebbe parlato, non gli avrebbe detto tutto questo
dandogli
nuovamente speranza.
“Cosa
vuoi da me…”
Gli
occhi del drago divennero più intensi e
penetranti mentre continuava a leccare i lucidi artigli. [Ti ho
già detto cosa
voglio, ora sto semplicemente aspettando ad agire. Prima o poi Raptor
entrerà
in possesso della pietra, andrà via convinto che tu sia
morto, ed in quel
momento ti rimetterò in sesto. Non posso rischiare la mia
vita per la tua, non
adesso. Non per niente…]
Per
come disse quelle parole, ad Harry sembrò
quasi che il drago stesse ghignando mentre attendeva che lui arrivasse
alla
soluzione dell’enigma. “Mi hai condotto fino a qui
per questo vero? Tu volevi
che arrivassi a questo… mi hai allontanato dai miei amici,
hai fatto in modo che
fossi solo… tu volevi
che io
morissi…”
Il
drago non respinse le accuse, non fece
nemmeno finta di averle sentite, continuò semplicemente a
curare gli artigli
ricurvi. Tuttavia, sebbene non avesse proferito parola, sotto di lui le
ombre
iniziarono a cambiare trasformandosi in un’immagine
offuscata. Hermione,
Blaise, Rias e le altre combattevano Raptor mentre lui, Harry, rimaneva
steso a
terra nella stessa posizione di adesso. La battaglia andava bene, il
numero
soverchiava il professore, ma da dietro di loro, nascosto in qualche
tubatura
nel muro, si levò il Basilisco che li attaccò.
La
prima a morire fu Hermione, che vide il suo
petto trafitto dalle zanne del serpente. Poi fu il turno di Blaise, che
fisso
gli occhi della bestia e cadde come una bambola a cui erano stati
spezzati i
fili. Quando il serpente si volto verso le ultime tre rimaste, la lotta
divenne
più cruenta ed Harry a quel punto capì cosa
guardava… quello era il futuro che
aspettava i suoi amici se lui non si fosse svegliato.
Rias
creò una sfera della distruzione, la prima
che mai le avesse visto usare da che erano bambini, e
l’attacco colse in fallo
il Re dei Serpenti che vide la sua coda mozzata. Ma fu solo un attimo
di
trionfo prima che la bestia scattasse in avanti avventandosi su di lei,
che era
così stanca per l’attacco appena usato, da essere
incapace di muoversi.
Sembrava finita, ma Akeno si sacrificò per salvarla. La
spinse via subendo
l’ira della bestia, ed il suo corpo fu strappato in due ed
ingoiato. Koneko
provò ad attaccare Raptor, sperando che una volta morto lui
l’ira del Basilisco
si placasse, ma la coda ferita dell’animale si avvolse
intorno al suo piccolo
corpo da bambina schiacciandola e triturandola. Per minuti interi lei
rimase in
vita agonizzante, solo per morire alla fine tra atroci sofferenze.
Ed
infine rimase solo Rias, ferita, sofferente,
sola. Intorno a lei c’era solo morte e morte era quello che
l’aspettava. Lei lo
sapeva, ne era conscia, ma sebbene i suoi occhi fossero lucidi ed il
suo corpo
tremasse, non si tirò indietro ne tentò di
scappare. Non poteva abbandonare le
persone che amava, che aveva sempre amato e per le quali aveva
rischiato la
vita. Non poteva abbandonare lui, Harry, che doveva assolutamente
salvare. Così
sarebbero stati di nuovo felici, avrebbero vissuto di nuovo insieme e
tutto
sarebbe stato dimenticato.
Voldemort
in persona si complimento con lei per il
suo coraggio, prima che dal sorriso storpio di Raptor venissero
pronunciate
quelle parole ed un raggio verde partisse dalla sua bacchetta. Alla
fine pure
Rias cadde, vittima solo della follia di Harry. Così
presuntuoso, vigliacco e
stupido da rischiare la sua vita senza pensare a quanto gli altri
avrebbero
sofferto per lui, a cosa avrebbero fatto per salvarlo, a che pericolo
si
sarebbero sottoposti pur di riaverlo indietro.
[Non
ti ho mentito, loro moriranno, questo non
si può cambiare. Per questo è inutile che
combatti. Hai provato a cambiare il
futuro, ma il futuro non cambia… non cambia mai.]
La
voce di Vritra era malinconica, come se quel
suo dono di vedere tra le ombre del futuro fosse la maledizione a cui
lui era
sottoposto. “Fai di me ciò che vuoi, non mi
importa, ma io lo cambierò. Prendi
il mio cuore, le mie ali, tutte e due le me braccia, ma fammi
combattere con
loro… io…. Io devo combattere con loro.”
Gli
occhi di Vritra, così intensi e pieni di
malvagità lo scrutarono. [Non permetterò che tu
muoia, dunque mi toccherà farti
vincere. Il prezzo sarà alto e tu non sarai più
lo stesso, lo sai questo?]
“Fallo!”
Ed
il drago lo fece. Le sue zanne si scoprirono
mentre attaccava Harry… lo attaccava prendendosi il
pagamento per i suoi
servigi.
*************
Hogwarts
11 Giugno 1992
Ore 00:40 a.m.
Rias
avanzò spedita, dietro di lei una comitiva
di scolari e demoni la seguiva senza fiatare. I suoi passi si
inoltrarono nella
camera del Troll, che giaceva morto stecchito e continuarono fino alla
distruzione dello stanzino delle pozioni. Li vide il foro nel muro,
riconobbe
in quella distruzione il segno distintivo del passaggio di Harry, e si
fermò.
Sul
tavolo un foglio di carta stropicciato, con
un indovinello e la sua inconfondibile grafia che dava una pungente
risposta.
Rias sorrise, carezzando quelle poche parole scritte dal suo Harry come
se
questo semplice gesto potesse farlo sentire più vicino.
“Harry
è stato qui, questa è la sua grafia e
solo lui potrebbe far saltare in aria una parete piuttosto che
risolvere un
indovinello. Sono abbastanza sicura che questa sia la penultima stanza
posta a
difesa della pietra, quindi una volta fuori di qui ci troveremo faccia
a faccia
con lui o con chi lo ha… lo ha…” Rias
prese fiato, non potendo nemmeno
contemplare lo scenario di Harry morto.
Avevano
passato tante avventure insieme, trascorso
tanti bei momenti, erano stati felici. Felici fino a che qualcosa era
cambiato
di punto in bianco senza nessuna ragione. Dal giorno alla notte Harry
gli era
sfuggito tra le dita, ed aveva iniziato ad odiarla. Lo stesso Harry che
aveva
promesso di renderla felice per vederla sorridere e che ora non
riusciva
nemmeno a sopportare la sua presenza nella stessa stanza.
La
ragazza ingoiò a vuoto un paio di volte,
represse quelle emozioni nel profondo del suo cuore, voltandosi verso
Akeno e
Koneko. Le due amiche avevano sofferto quasi quanto lei e non si
vergognava ad
esternare le sue emozioni davanti a loro. Se ancora si tratteneva era
solo per
la presenza di Hermione e Blaise, i nuovi amici di Harry, che avevano
sostituito loro, i suoi vecchi amici.
“Fate
ancora in tempo ad andare via, noi tre siamo
abbastanza forti da affrontare qualsiasi cosa qui dentro, voi invece
siete solo
maghi bambini. Morirete e noi non potremo evitarlo.”
Più volte avrebbe voluto
attaccarli lei stessa, sterminare quegli insulsi umani che avevano
rubato il
suo compagno di una vita e lo avevano allontanato da lei, ma sempre era
stata
fermata dal suo cuore, il suo stupido, stupido cuore, così
perdutamente
innamorato di Harry da non poter sopportare l’idea di farlo
soffrire nemmeno
così.
“Noi
verremo! Se non fosse stato per noi voi
stareste ancora affrontando la prova della McGrannit, siamo stati noi maghi bambini a risolvere quella
prova!”
Hermione si erse, fronteggiò Rias, che la guardò
con disprezzo. Dalle loro
spalle la voce pacata di Blaise interruppe il confronto.
“Veramente Hermione,
sono stato Io a superare la prova
della McGrannit. Devo ricordarti che finché hai giocato tu
non abbiamo fatto
altro che perdere pezzi? Ho dovuto dare il meglio di me per vincere una
partita
con solo quattro pedoni e due torri…”
Hermione
arrossì, Rias sorrise, voltandosi verso
il compagno di casa. In effetti non detestava Blaise, lui era un
po’ la
controparte di Harry, sempre in pieno controllo di se e della
situazione.
Facendogli un cenno di riconoscimento, l’ultima erede di casa
Gremory si avvicinò
al varco nel muro, voltandosi un’ultima volta prima di
attraversare.
“Ricordate, testa bassa, non proteggetevi, ma schivate ed il
primo che trova
Harry gli dia un pugno da parte mia.”
Rias
sorrise un’ultima volta, varcando la soglia
nel muro. Dietro di lei, in fila indiana, si trovavano Hermione, Akeno,
Blaise
e Koneko. Quando si lasciarono alle spalle la stanza devastata ed
arrivarono
nella camera nello specchio, successero molte cose contemporaneamente.
Gli
occhi di Rias vagarono per pochi istanti
nella stanza alla ricerca di Harry, notando il suo corpo disteso ed
immobile
vicino lo specchio. “Harry!” Nello stesso momento
il professor Raptor, che
stava esaminando il retro dell’antico artefatto, si sporse
lanciando uno
schiantesimo nella sua direzione. Schiantesimo che la mancò
grazie ad Hermione
che la spostò dal pericolo.
“Harry
è lì!” Rias indicò il corpo
dell’amico
vicino allo specchio, mentre anche gli altri li raggiungevano,
iniziando a
lanciare incantesimi contro il professore di difesa. “N-Non
capisco, perché sta
dormendo? L-Lui è sempre mattiniero, l-lui non dorme mai
durante gli scontri.”
La mente bloccata nell’impossibilità di concepire
quel pensiero. Semplicemente
non poteva, in nessun modo, immaginare Harry morto. Era una cosa contro
natura,
che semplicemente non poteva accadere.
“Rias!”
Rias si sentì scuotere per le spalle di
Hermione, ma la ignorò, si sentì chiamare, ed
avvertì la pressione di un
incantesimo colpirla, ma ancora non se ne curò, tutto quello
che voleva era
sporgersi oltre i combattenti per guardare Harry, chiamare il suo nome,
svegliarlo da quel suo sonno. Poco più in là
Akeno e Koneko piangevano, ma
avevano già messo via le loro bacchette, ed ora stavano
lottando alla maniera dei
demoni, la prima con esplosioni e tuoni, la seconda avvicinandosi e
preparando
qualche incantesimo da Nekomata. “Rias! Potrebbe essere solo
svenuto, non sta
dormendo! Ora devi aiutarci, aiutaci a battere Raptor
e poi recupereremo Harry!”
La
principessa dei Gremory spostò il suo sguardo
su Hermione, lo fece ritornare su Harry e poi di nuovo su Hermione.
Lentamente
riprese il controllo di sé, reprimendo tutte quelle
emozioni, che rimaste
imbottigliate per mesi nel suo cuore erano fermante fino ad esplodere
alla
vista di Harry incosciente. Il suo primo amico era sicuramente solo
svenuto,
non c’era modo che l’avesse lasciata, abbandonata,
lui non lo farebbe mai.
“V-Va
bene.” Rias si rimise in piedi, scostò
Hermione con un braccio volgendo la sua attenzione al nemico.
Normalmente un
mago adulto ha vita facile contro cinque studenti del primo anno,
soprattutto quando
solo tre dei cinque studenti stanno combattendo e gli altri due sono
nel mezzo
di una crisi emotiva, ma in questo caso la situazione era diversa.
Akeno
con le sue splendenti ali dal piumaggio
nero, non era un semplice studente. Koneko, con la sua coda e le sue
orecchie
bianche come la neve, non era un semplice studente. Rias, con
l’aura di potere
cremisi che l’avvolgeva e smorzava ogni incantesimo lanciato
contro di lei, Non era un semplice
studente. Ed ora che
Rias guardava con furia l’uomo che era certa avesse fatto del
male al suo
amico, le cose per il docente non poterono che peggiorare.
Prima
lo raggiunsero con attacchi superficiali,
Hermione mandò a segno un incantesimo Gambemolli, Blaise una
fattura
balbettante, Koneko colpì l’uomo con un uomo
carico di Toki, che gli paralizzò
il braccio ed Akeno lo stordì con un tuono così
fragoroso da far vibrare lo
specchio al centro della sala quasi infrangendolo.
Rias
dal canto suo si limitò ad avanzare,
schermandosi dall’offensiva del nemico, sperando che non
fosse il fuoco amico a
colpirla. Dopo un minuto arrivò all’altezza del
professore, trenta secondi dopo
fu oltre di lui e poté chinarsi su Harry. Fu in quel momento
che un urletto di
Raptor la fece voltare erigendo uno scudo solo per vedere il professore
cadere
in avanti lasciando andare la bacchetta. Era sicura che avessero vinto,
battendo insieme quel nemico che Harry non poté affrontare
da solo, ma fu
quando si stavano cullando nell’ebrezza della vittoria, che
il Basilisco colpì.
Come
nella visione che il Re Drago aveva
mostrato ad Harry, la prima a morire fu Hermione trafitta dalle sue
zanne, poi
toccò a Blaise, incenerito dal suo sguardo, e subito dopo
tocco alle altre. Una
ad una crollarono, sotto la forza della creatura millenaria, nata con
il solo
scopo di uccidere chiunque le capitasse a tiro e quando giunse il suo
momento
Rias tremò, barcollo.
La
sua mano stretta intorno a quella fredda e
senza vita di Harry. Anche lui era morto. Ora non poteva negarlo, non
poteva
sperare che fosse svenuto o stesse dormendo, Harry era morto come tutti
gli
altri, ed ora toccherà anche a lei. Ricacciando indietro le
lacrime la bambina
avrebbe osservato a palpebre socchiuse il serpente arretrare ed il
Professore
di Difesa avanzare.
Camminava
all’indietro, in un modo che in una
diversa circostanza avrebbe potuto ricordare Michael Jackson e far
sorridere,
ma ora non c’era nulla da ridere, nulla da sperare.
L’uomo gli dava la schiena
con il turbante che veniva sciolto dal capo, rivelando
l’orrore di chi non è
mai morto. Voldemort, l’oscuro Signore si mostrò a
lei, che era l’unica che
ancora poteva fronteggiarlo.
“Hai
dei capelli molto belli bambina, lo sai? Mi
ricordano quelli di una certa donna, una certa donna che
causò quello che tu
ora vedi. Fu per sua colpa che persi il mio corpo ed ora sono ridotto
ad essere
meno di uno spirito. Ed in sua memoria, ma soprattutto per premiare il
tuo
coraggio, che non ti ha fatto scappare via, sarò io stesso
ad ucciderti.”
Il
braccio di Raptor si sollevò con
un’angolazione strana, le articolazioni stridettero e si
ruppero mentre
Voldemort le forzava indietro in modo che potesse puntare correttamente
la
bacchetta. E Raptor pianse per il dolore, il suo signore rise per il
piacere e
la luce verde, da sempre associata all’anatema che uccide,
volò verso di lei,
che non si scansò ne si difese. Accolse quel verde brillante
che gli ricordava
gli occhi di Harry, ora chiusi ed inviolabili.
E
quando l’incantesimo la colpì, avvertì
la sua
vita venir meno ed il suo spirito andare oltre. Per un istante, poco
dopo che
il suo corpo cadde, ebbe la visione di tutte le altre vittime dello
scontro
appese come insoliti palloncini con i loro corpi come zavorra, poi
avverti il
dolore, un dolore straziante, di ferro che trafigge la carne, ed una
catena si
avvolse intorno a lei. E non riuscì a proseguire, rimase li
a fluttuare fuori
dal suo corpo, invisibile ai vivi, mentre Harry riprendeva a muoversi.
Il
colore tornò a diffondersi sul viso del Bambino
Sopravvissuto, le sue dita si strinsero così a fondo nella
carne da sanguinare
ed i suoi occhi si aprirono. Il verde smeraldo era scomparso, ora i
suoi occhi
erano enormi, viola, con profonde pupille verticali. La mano destra era
stretta, coperta di scaglie nere con solo tre dita artigliate. Lui non
era più
Harry, lo sapeva, lo avvertiva, vedeva l’oscurità
vorticargli intorno quasi
abbracciando un fratello da tempo scomparso.
Harry
era vivo, e quindi non avrebbe potuto
vederli, ma nonostante questo, nonostante Rias non fosse più
nemmeno sicura che
fosse lui, il bambino si voltò verso tutti gli spiriti, che
la maledizione di
Vritra aveva condannato alla vita e con un sorriso parlò, la
voce roca,
grottesca, sovrapposta a quella di un’altra creatura che
sembrava trarre gusto
dalla situazione.
“[Ci
metterò poco. Poi tornerò da voi…]”
Ed
in quel momento ogni luce si spense e la
stanza piombò nell’oscurità.
*************
Hogwarts
11 Giugno 1992
Ore 01:00 a.m.
Quando
la stanza piombò nell’oscurità, per lui
non fu un problema. Era stato Harry stesso a sfruttare le ombre per
creare
quell’effetto, per trarre vantaggio da quella situazione, per
sopravvivere a
quello scontro.
Voldemort
aveva già iniziato a lanciare
incantesimi i luce, ma come soffocati dalla sua maledizione, ogni magia
brillava solo per pochi istanti prima di spegnersi. Harry
approfittò di quei
momenti per guardare il suo corpo, studiare il suo braccio da drago,
avvertendo
attraverso questo il pulsare possente di Vritra. Poi il suo sguardo si
spostò allo
specchio, lo specchio delle brame che al suo interno nascondeva la
pietra
Filosofale e che ora gli mostrava la sua immagine distorta.
Più
del braccio si preoccupò degli occhi. Occhi
non più verdi, occhi non più umani, ma occhi da
drago. Aveva dovuto accettare
quel sacrificio per affrontare il serpente, lo stesso serpente che
Voldemort
stava ora aizzando contro di lui. Le sue pupille si allargarono
enormemente
nell’oscurità, concedendogli la
capacità di vedere oltre il buio da lui creata
e fu così che schivò il primo attacco del
Basilisco.
Si
mosse di lato, vide il muso del serpente
chiudersi dove pochi istanti prima c’era la sua testa, ma non
ne fu spaventato,
ora lui non stava combattendo da solo. [Partner, grazie ai miei occhi
non devi temere
ne lo sguardo del serpente, ne l’oscurità, ma devi
sbrigarti, non posso
mantenere la maledizione sui tuoi amici se affronto anche un mago
oscuro. Ti
concedo dieci secondi, dopodiché dovrò lasciare
andare le loro anime una alla
volta, partendo dall’ultima che ho incatenato.]
Le
parole di Vritra era intrise di triste
crudeltà. Il drago aveva già superato i suoi
limiti quando aveva rimesso
insieme la ghiandola Pineale del suo ospite, ma nonostante questo era
andato
oltre i suoi obblighi, piegando e fondendo le sue maledizioni con la
magia di
Harry, in modo da creare delle ancore provvisorie che legavano i suoi
amici
alla vita. Certo, erano banali e semplici imitazioni del loro legame,
ma finché
gli permetteva di salvarli, Harry avrebbe accettato qualsiasi cosa.
Nella
sua mente il drago fece comparire un conto
alla rovescia per tener fede alla parola data.
X
Dopo
aver schivato il morso del serpente, Harry
si sollevò, afferrò una zanna della bestia, ed
usandola come appiglio
improvvisato gli saltò sopra. Una maledizione che uccide
volò contro di lui nel
momento in cui raggiunse la cima del cranio del serpente, ma non appena
Harry
guardò l’incantesimo verde brillante, i suoi occhi
emisero un flash viola
intenso, e questo perse rapidamente energia venendo inghiottito tra le
ombre.
[Delete
Field!]
Grazie
al sacrificio del braccio destro Harry
poteva manovrare e modellare le ombre, usandole per attaccare,
difendersi o per
creare archetipi magici che negavano addirittura la morte. Attraverso
il
sacrificio degli occhi invece aveva ottenuto la seconda
capacità di Vritra,
quella di poter annullare qualsiasi potere o magia del suo avversario
semplicemente guardandolo.
Certo,
entrambe queste capacità avevano pesanti
restrizioni, ed Harry non era in grado di usarle senza il supporto e
l’aiuto
del Drago, ma grazie a loro ora poteva affrontare e battere Voldemort.
IX
Il
serpente si rigirò, cercò di scrollarsi Harry
di dosso, ma più ci provava più Harry conficcava
il braccio in profondità nel
suo cranio. Il suo corpo colpì le pareti, il pavimento, i
muri e fece perfino
cadere lo specchio delle Brame durante una curva piuttosto stretta
dell’anima,
ma Harry non mollò la presa. Gli artigli del drago
sgretolarono e corruppero le
ossa del serpente come se fossero carta velina, e quando alla fine
Harry giunse
a toccare la materia grigia con le dita evocò un semplice
incantesimo, che
trasfigurò il sangue in acido. Il Basilisco si contrasse
un’ultima volta, emise
rauchi sibili agonizzanti e poi morì, lasciando al mondo
solo le sue spoglie.
Forse
avrebbe potuto regalarle a Piton per farci
delle pozioni, il Capocasa avrebbe apprezzato il gesto…
VIII
Dopo
l’uccisione Harry cadde dal serpente
completamente stordito. La testa gli girava, non c’era parte
del corpo che non
gli facesse male, ma in alto, appesi sui propri resti mortali, i suoi
amici
facevano il tifo per lui. Harry li vide muoversi, agitarsi, strattonare
le
catene nere che gli ancoravano le caviglie, ma nonostante muovessero le
labbra
non poteva sentirli, poteva solo vederli grazie agli occhi di Vritra.
La
cosa che però sentì fu
l’urlò di Voldemort
quando saltò oltre il corpo del serpente avventandosi su di
lui.
VII
Voldemort
stringeva in una mano una bacchetta,
nell’altro uno stocco che rifulgeva di magia nera. Harry non
sapeva da dove
l’arma provenisse, ma se Voldemort aveva capito che le sue
migliori magie non
avevano effetto contro di lui, allora doveva essere passato a qualcosa
che non
fosse magia e che probabilmente non avrebbe potuto annullare. Il
bambino
sopravvissuto costrinse il suo corpo a muoversi, si portò
fuori dalla portata
dello stocco, estraendo un certo coltello dalla cintura.
[Partner,
devi sbrigarti il tempo sta per
finire, non so quanto potrò trattenerli ancora!]
VI
Le
catene legate intorno alle anime cominciarono
ad incrinarsi e l’oscurità a diradarsi, mentre
Harry avvertiva il potere del Re
Drago affievolirsi. Probabilmente Vritra aveva sovra-stimato le sue
possibilità,
i suoi poteri stavano venendo meno prima del previsto. Mentre Harry
lottava con
Voldemort scambiando con lui una serie infinita di attacchi, il Re
Drago
lottava per mantenere il controllo sulla [Shadow Prison],
l’unico motivo per
cui le anime dei suoi amici non erano ancora passate oltre.
V
Harry
era in vantaggio, il corpo di Raptor era
logorato dalle lunghe lotte con Harry ed i suoi amici, ma soprattutto
dalla
continua possessione del suo signore. Harry lo capiva dai suoi
movimenti sempre
più lenti, dagli occhi sempre più appannati, dal
rivolo di bava che aveva
iniziato a colargli dalla bocca. Per quanto Voldemort lo spingesse e
tirasse,
un corpo così mal ridotto non sarebbe arrivato lontano.
Lo
stoccò lo colpì allo stomaco, mentre Harry
era distratto da Rias, la cui catena aveva iniziato a spezzarsi. Le
crepe si
erano diffuse ed ora non mancavano che una manciata di secondi prima
che lei
passasse oltre. L’arma di Voldemort penetrò in
profondità approfittando di
quella distrazione, la lama intrisa probabilmente di qualche veleno
iniziò ad
emettere fumo grigio, ma quando Voldemort fece per ritrarsi Harry lo
fermò.
IV
La
mano di drago era saldamente ancorata allo
stocco, lo teneva ben piantato nel suo stomaco nonostante il dolore.
Vritra
urlò con lui mentre la mano che condividevano
iniziò a fumare con lo stesso
fumo grigio che saliva dall’altra ferita, ma per quanto la
sua vista fosse
annebbiata Harry non vi badò. Scatto in avanti, trasse a se
Raptor afferrandolo
per il collo, conficcando il pugnale tra gli occhi di Voldemort.
Lo
stesso pugnale che usava ogni giorno per
allenarsi, lo stesso pugnale che gli era stato regalato dal suo maestro
il
giorno prima di partire per Hogwarts, lo stesso pugnale che
probabilmente non
riavrà più indietro.
III
Non
appena conficcato nel cranio di Raptor, la
lama, pregna di magia e potere, si attivò dando il via al
trasferimento. Harry
aspetto fino all’ultimo istante, combatté la voglia di
vomitare, lasciando
andare il suo ostaggio l’attimo prima che venisse
trasportato via con lui. Subito
dopo le ombre, che ancora impregnavano la stanza, si ritirarono venendo
assorbite dal corpo di Harry, che forse per la decima volta in quella
giornata,
si ritrovò agonizzante al suolo. Vritra aveva ripreso il
controllo della sua
magia, aveva annullato il potere dei suoi occhi ed ora si stava
concentrando
unicamente sul mantenere salde le catene.
[Hai
fatto un buon lavoro Partner, ma dove l’hai
mandato?]
Harry
tossì, sorrise, mentre il suo corpo
tornava a respirare regolarmente. La mano umana tamponava il secondo
ombelico
che Voldemort gli aveva fatto. “U-Una realtà
parallela. Il pugnale ha copiato
questa stanza e l’ha trasferita in un’altra
dimensione insieme a Voldemort. Non
potrà scappare di lì, non da solo, nemmeno con
tutto il suo potere. Per un’ora
lo avremo in trappola.
Harry
alzò lo sguardo, la vista di Vritra gli
era stata sottratta, ma non faticava ad immaginare Rias sorridergli
dall’alto
del suo cadavere. “Vritra, ti devo… ringraziare.
Solo tu potevi trovare questa
soluzione… ora dobbiamo solo… dobbiamo solo
rimetterli in sesto come tu hai
fatto con me… dobbiamo solo farli sopravvivere….
Si, solo questo…”
[Sei
tu che l’hai reso possibile. Hai capito che
non potevi cambiare il futuro, allora hai trovato il modo di plasmarlo.
I tuoi
amici sono realmente morti come abbiamo visto, ma grazie ai nostri
poteri
combinati sono ancora qui, dobbiamo solo…
com’è che hai detto? Farli tornare
indietro…]
Gli
occhi di Harry si appannarono, mentre nella
stanza rifulgeva limpida la fiamma di una fenice. “Lascio il
resto a te…
partner…”
Il
suo canto alleggerì il cuore del bambino
sopravvissuto, che sopravvisse una volta di più.
*********
Epilogo
Un
Mese più tardi – Mondo Demoniaco
Harry
si stava rialzando, la mano umana che
sfiorava il segno rosso sul suo viso dove Lucifer lo aveva
schiaffeggiato.
“Hai
fatto uccidere i tuoi amici…”
La
voce del Maou era secca, rigida, come Harry
non l’aveva mai sentita.
“È
vero, ma sono… sono ancora vivi.”
Gli
occhi di Harry erano bassi, fissi al suolo.
La tensione gli impediva di rialzarli mentre riviveva
l’ultimo mese nella
mente. Solo ad un mese di distanza aveva avuto il coraggio di tornare,
di
rientrare al castello per scontare la sua punizione.
“Vivi?” La
voce del suo signore assunse una nota pericolosa. “Tu credi
davvero che il
sistema creato da Dio, si faccia beffare così facilmente da
te? Loro non sono vivi, loro sono
Maledetti! Hai negato
loro un degno trapasso e perfino la possibilità di
resuscitare come servitori
di qualche demone di alta classe, condannandoli alle più
atroci sofferenze. Sai
perché si dice che Vritra sia stato diviso in quattro Sacred
Gears da Dio? La
sua è un’esistenza pericolosa, che manipola e
manovra nell’ombra, e tu invece
di venire a raccontarmi subito di lui hai preferito aspettare,
facendoti carico
dell’impresa come un qualche eroe tragico. Beh, fatti dire
una cosa
nanerottolo, tu sei solo spazzatura!
Io
ti ho accolto nella mia casa, ti ho dato una famiglia, ti ho dato amore
e tu mi
ripaghi uccidendo il sangue del mio sangue!”
Harry
iniziò a sentirsi male, la zampa di drago
che ormai aveva sostituito permanentemente la sua mano destra si apriva
e
chiudeva convulsamente sotto gli strati di incantesimi
d’occultamento che vi
aveva imposto. [Non dargli retta partner, io e te abbiamo fatto quello
che
dovevamo. Abbiamo salvato tutti e fermato il cattivo. Il resto non
conta.]
La
voce di Vritra risuonò nella sua mente,
inudibile a chiunque altro, mentre Harry ingoiava a vuoto.
“L-Lui mi ha
salvato. Ha salvato tutti… ed ha detto che se troveremo gli
altri pezzi della
sua anima, potrà rafforzare la maledizione,
così… così gli altri potranno tornare
come prima…”
Harry
si aspettò un altro schiaffo, chiuse gli
occhi vedendo la mano di Lucifer alzarsi, ma alla fine non venne
colpito,
semplicemente i sui suoi capelli vennero scompigliati docilmente.
“Ti sei fatto
abbindolare Harry Potter, tutto quello che Vritra vuole è il
tuo corpo, ed ha
già ottenuto i tuoi occhi e la tua mano destra.
Più aumenterà il suo potere,
maggiore sarà la presa che avrà su di te.
Ciò non toglie che quest’ultima cosa
sia vera, se vogliamo avere una possibilità di far tornare
Rias, Akeno e Koneko
com’erano, dobbiamo trovare gli altri pezzi del drago e
rafforzare la
maledizione, una volta che questa sarà al suo massimo,
allora potremo
eliminarla e curarle con metodi più
convenzionali…”
Il
Maou si voltò, allontanandosi da Harry per
prendere posto sul suo scrigno d’oro. Harry
non era mai stato ricevuto nella sala principale, i suoi
incontri con il
Re erano sempre stati informali e felici. Questo era
un’ulteriore segno che le
cose tra loro erano cambiate. “Ieri c’è
stato una riunione dei vertici
dell’inferno per parlare della tua situazione. La maggior
parte dei demoni
premeva per una tua esecuzione essendo tu il responsabile della morte
di un
demone di alta classe, io ho suggerito che ti venissero tolti i titoli
e
diventassi un demone rinnegato. Alla fine nessuna delle due mozioni ha
ottenuto
la maggioranza, non possiamo ucciderti altrimenti infrangeremmo la
maledizione
di Vritra troppo presto e non possiamo rinnegarti altrimenti altri ti
ucciderebbero
per avere il tuo potere, dunque è stata presa una decisione.
Ti sarà affidata
una pericolosa missione nei territori della chiesa, li dicono che si
trovi un
frammento d’anima del Re Drago Vritra. Dovrai andare a
recuperarla e tornare
entro sei mesi a partire da oggi, pena la morte.”
La
voce del Maou era perentoria ed Harry si
sentì svuotato. Il sapere che lui avrebbe voluto rinnegarlo,
cacciarlo dalla
casa che gli aveva dato… ma sapeva che era solo colpa sua.
Doveva essere lui a
riguadagnare ciò che aveva perso e per farlo doveva prima
riportare Rias e le
altre alla loro forma originaria. Infatti le sue amiche, per quanto
fossero
vive, erano ridotte ad essere deboli come esseri umani, avevano a
malapena
accesso alla loro magia e non potevano nemmeno respirare
l’aria sulfurea dell’Inferno.
La situazione era più o meno la stessa per Blaise ed
Hermione, che essendo però
umani fin dall’iniziò, non videro peggiorare la
loro situazione più di tanto.
Chinando
il capo, Harry accolse la missione
affidatagli. Le lacrime che minacciavano di colare lungo il suo viso
vennero
contenute. “Si, mio signore… e per quanto riguarda
Hogwarts?” Harry osò
chiedere, consapevole che se doveva partire per una missione
all’estero
difficilmente sarebbe tornato prima dell’inizio della scuola.
Lucifer lo guardò
qualche istante sciogliendo poi la sua maschera in un tiepido sorriso.
“So che
la colpa di tutto non è tua Harry, ma quello che hai fatto
è grave e non posso
trattarti diversamente da chiunque altro solo perché sei tu.
Per quanto
riguarda la scuola, ho distrutto metà del castello, ed ora
sto provvedendo a
rimetterlo in piedi con i soldi degli Inferi. Albus Silente
è ancora preside,
ma non ha più diritto di parola su nulla, a quanto pare il
suo intero staff si
è ritorto contro di lui quando l’ho costretto a
rivelare il suo coinvolgimento
negli eventi del 11 Giugno. Certo, pensare che avesse saputo di Raptor
fin
dall’iniziò e non abbia detto nulla…
non ha proprio pesato in suo favore.”
L’incontro
durò un’altra ora, durante la quale
Harry ebbe le specifiche per la missione, tra le più
importanti vi era la
notizia che per la sua stessa sopravvivenza, non sarebbe stato mandato
da solo,
ma qualcuno lo avrebbe accompagnato in modo da sopprimere i suoi poteri
se il drago
avesse preso il sopravvento del suo corpo.
Harry
rimase scioccato quando gli venne detto
chi era il suo compagno in quest’avventura, ma fu costretto a
rimanere in
silenzio non avendo diritto di parola in merito.
“Il
nemico del mio nemico è mio alleato, giusto?”
Una
voce fermò Harry sulla via del ritorno alle
sue stanze, voltandosi vide chi era al centro del suoi pensieri.
“Vali
Lucifer della fazione degli Angeli Caduti….”
Il
silenziò si tese nel corridoio mentre
osservava il coetaneo dai capelli bianchi. Un sorriso smagliante gli
illuminava
il viso mentre i suoi occhi crudeli lo scrutavano attentamente.
“Già,
proprio così moccioso… ne è passato di
tempo dall’ultima volta che ti ho rotto il culo.”
E
questo fu l’iniziò di un’altra avventura.
N.D.A. Eccomi con le ultime note d'autore per un bel pò. Partiamo con le cose importanti, ringrazio vivamente IpseDixit per il betaggo ed Ansem per l'aiuto a strutturare il testo, per quanto riguarda quando riprenderò a pubblicare, penso per fine febbraio, dopo la sessione d'esami, ma potrebbe volerci pure più tempo. Voi scrivetemi, mandatemi mp e spronatemi, così mi sentirò motivato XD
Ad ogni modo, complimenti per chi è arrivato fino alle fine del capitolo incolume, non è cosa da poco aver letto un capitolo così lungo, ed ora voi che siete sopravvissuti ditemi, cosa ne pensate?
Questo capitolo l'ho suddiviso in molte parti, ognuna con il PoV di un personaggio diverso. Siamo passati da Raptor, ad Harry, ad Hermione a Rias. Tutto questo vi ha confuso in qualche modo?
Per caso la lettura è risultata pesante? Ed a livello generale, tra tutti i capitoli caricati qual'è la parte che vi è piaciuta di meno?
A me come autore, non è piaciuta molto il capitolo 5, con il litigio tra Rias e le altre e l'allontanamento di Harry. Probabilmente avrei potuto scriverlo e stutturarlo meglio, ma Aihme così non è stato.
E per voi?
Detto questo, avviso che il secondo anno scolastico ad Hogwarts sarà, per ovvi motivi, completamente diverso da quello di Zia Row, in primis perchè Harry non tornerà subito a scuola, ma avrà la sua missione da compiere, in secondo luogo perchè il Basilisco è già morto, quindi non è che possa giocarci più di tanto no? Inoltre il professore di difesa non sarà il tanto amato Allock, ma qualcuno che i lettori di DxD riconosceranno subito.
Silly vi sembra sconfitto? Tranquille, il vecchiaccio ha più di un asso nei suoi mutandoni ammuffiti. xD
Ora vi lascio, basta convenevoli, e se vi va recensite =)
Io sarò sempre qui per leggere i vostri pareri, buoni o cattivi che siano.
Bye, Bumbix