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Autore: Bumbix    11/01/2015    9 recensioni
In un mondo alternativo, la realtà non è divisa solo in creature magiche e babbani. Ci sono forze, da tempo dimenticate, che riposano dormienti sotto la superficie della terra, forze così spaventose che dovrebbero solo continuare a dormire, ma che si risvegliano al contatto con le paure di un bambino. Un bambino debole, abusato, seviziato, la cui vita è un circolo di miseria infinita a cui nessuno sembra voler porre rimedio. E se questa forze offrissero una scelta al bambino, che altri non è se non Harry Potter? Se si rivelassero migliori e più umane di quanto i babbani stessi siano, crescendolo ed addestrandolo al suo destino come Signore dei Demoni? In un mondo in cui la religione è più che fervida immaginazione, Albus Silente non è un paladino della Luce con una sfolgorante armatura, è solo un uomo vecchio che non riesce a rinunciare ai suoi piani da tempo architettanti, arrivando a fare l’impensabile pur di riottenere il bambino-sopravvissuto. Ed Harry tornerà ad Hogwarts, più forte di quanto sia mai stato, e con una volontà differente da quella di chiunque altro. Il sole continuerà a sorgere ed il mondo a girare, ma lo vedrete più allo stesso modo?
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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The Harry Potter’s Forbidden Story

Disclaimer: Non posseggo ne il mondo di Harry Potter, ne quello di High School DxD, che appartengono invece ai rispettivi autori. Questa storia è  stata scritta senza fini di lucro.

NB: Capitolo molto lungo (circa 20 pagine di Word), assumetelo a piccole dosi. Ci saranno più punti, mentre leggerete, che potrete usare come Break, non perdeteli. 

Capitolo 6

Hogwarts
10 Giugno 1992

Il pesante turbante venne rimosso, una zaffata penetrante di morte e decomposizione si diffuse nell'aria, mentre il volto butterato di Lord Voldermort prendeva forma sulla nuca del professor Raptor. “M-Maestro, non dovremmo aspettare che il castello sia vuoto, p-prima di rubare la pietra?” La voce debole e sottile dell'insegnante di difesa tremò mentre avvertiva il suo corpo cambiare e deformarsi sotto l'influsso del suo padrone. Se non fosse stato per il sangue di unicorno bevuto alacremente nelle ultime settimane, probabilmente sarebbe già morto.

“Silenzio, idiota! Non mettere in discussione i miei piani!” Una voce penetrante e profonda provenne dal volto che aveva finito di prender forma. “Stasera prenderemo la pietra, ed io rinascerò! Il mondo intero agonizzerà per il ritorno di Lord Voldemort e la prima cosa che farò una volta riottenuto il mio corpo, sarà uccidere quello sporco filo-babbano di Albus Silente e prendere il suo posto come Preside di Hogwarts!” Il sorriso sulla carne putrida e gli occhi incandescenti di Voldemort, fecero gemere di dolore il suo servo.

“E-e riguardo Potter? È estremamente potente, l'ha visto anche lei mio signore!” Il sorriso serpentino si adombrò mentre una scarica di dolore veniva inviata nel corpo di Raptor. “Il ragazzo ha più potere di quanto avessi immaginato, ma ha perso i suoi alleati in questa scuola. Avrà l'occasione di unirsi a me, altrimenti morirà...”  Raptor  singhiozzò, cercando di nascondere la paura. Aveva visto in prima persona in che modo il suo Troll fosse stato ucciso da un bambino così piccolo e non aveva assolutamente voglia di trovarsi sulla sua strada quella notte.

“So a cosa stai pensando patetico mago di mezza tacca. L’attuale te non ha possibilità contro di lui, e pure se ti possedessi pienamente sarebbe difficile affrontarlo viste le tue condizioni, ma ricorda quando ti dico che Lord Voldemort ha sempre un piano. Sempre!”  La voce di Voldemort divenne un sussurro ipnotico, mentre ristabiliva la sua presa sulla coscienza del suo servitore.

“Stanotte una nuova era ha inizio….”

*****************

Hogwarts
10 Giugno 1992
Ore 10:45 a.m.

Era l'ultima settimana di scuola, il caldo sole estivo aveva iniziato ad affacciarsi nelle giornate tipicamente uggiose della Gran Bretagna, ed Harry si trovava seduto sulle sponde del lago insieme a Blaise. Il suo capo era chino, l'aria rilassata, la mente sgombra dalle preoccupazioni. Avevano appena affrontato l'ultimo esame del loro primo anno, Trasfigurazione, ed ora stava prendendo in considerazione la proposta dell'amico riguardo l'estate.

“Dai, so che non vuoi tornare a casa per l'estate, perché non vieni da me? Sono sicuro che in due ci annoieremmo meno!”

La voce di Blaise era insistente, ma più di quello era il pensiero di passare l'estate lontano dagli Inferi ad allettarlo. Non voleva dover rivedere Lucifer, Grayfia e tutto gli altri servitori del castello del Maou, voleva star lontano da loro per affermare ancora di più la sua decisione di tenere le persone care lontane da lui. Il ragazzo sospirò, tese la bacchetta tra le mani, osservandola per qualche istante. Non aveva più avuto notizie dall'entità della bacchetta, nonostante tutti i suoi incantesimi e tentativi.

Voleva risposte, conferme, voleva sapere che non aveva intrapreso la strada sbagliata. Perché ogni giorno che passava lontano da Rias era un giorno in cui si sentiva solo ed abbandonato. Nonostante lei fosse sempre lì, a guardarlo tristemente da lontano senza osare avvicinarsi. Nonostante lei ci fosse, continuasse ad esserci e non fosse mai andata via.

L'umore di Harry iniziò a peggiorare man mano che la sua mente andava alla deriva nel mare di problemi che ora sembravano solo frutto della sua immaginazione. Del resto dopo l'attacco del Troll non c'era stato un altro evidente tentativo di arrivare alla pietra... certo, gli unicorni morivano a pioggia nella foresta proibita, ma questo non implicava che fosse Voldemort ad ucciderli. Sinceramente Harry iniziava a dubitare di sé, del suo raziocinio e delle motivazioni che l'avevano spinto a prendere la scelta di allontanarsi da tutti.

Come sempre voleva tutto, ed il contrario di tutto, dimostrando ancora una volta quanto il suo animo fosse tormentato ed afflitto per un bambino della sua età. Le mani strinsero l'impugnatura della bacchetta, le nocche sbiancarono, ed il legno iniziò ad incrinarsi sotto la sua forza, magicamente amplificata, ma nonostante tutti i suoi tentativi, la bacchetta continuava ad auto-ripararsi dimostrando l'effettiva presenza di qualcosa al suo interno.

“Blaise... non vorrei altro che venire da te per l'estate, ma... non lo so, penso che forse dovrei tornare. Tutta questa storia della pietra e di Voldermort...” Il compagno Serpeverde tremò visibilmente al sentir pronunciare quel nome. “... sembrano cose così insignificanti ora. Non so nemmeno perché continuo a restare a scuola, mi hai visto agli esami, non c'è stato nemmeno bisogno che mi impegnassi.”

La mano tornò nella tasca dell'uniforme, riponendo la bacchetta al sicuro, mentre il suo sguardo si spostava ora al parco, dove molti studenti li imitavano, godendosi quei raggi di sole. Tra i più giovani, in molti sembravano fissare lui ed il suo compagno di casa con fare insistente, quasi cercassero di attirare la loro attenzione. Blaise sorrise nel notare ciò, dando poi una gomitata ad Harry per renderlo partecipe.

“Amico, so che tutto questo è uno schifo, ma guardati intorno. Da quando sei nella squadra di Quidditch sei diventato una star. O meglio, lo sei diventato più di quanto già non lo fossi. Sei seguito e riverito dai Tassorosso, invidiato dai Grifondoro, acclamato tra i Serpeverde e studiato dai Corvonero, che ancora stanno cercando di capire come diamine hai fatto a non schiantarti nella partita contro i Tassi. Quella picchiata è stata davvero assurda, più figa di quella che hai fatto nella nostra prima lezione di volo! Pensi davvero che a casa tua potresti trovarti meglio che qui? Hai il mondo ai tuoi piedi ed un Serpeverde non potrebbe chiedere di meglio...”

Harry sorrise mentre le sue preoccupazioni scivolavano via a contatto con le rivitalizzati parole di Blaise. In effetti era comodo avere schiere di ammiratori da poter comandare a bacchetta per qualcosa che si era davvero guadagnato, imbrogliando con perizia. Certo, avrebbe potuto vincere anche senza imbrogli, ma perché scegliere la strada giusta quando c’è quella facile solo due passi più in là? Con questa mentalità aveva usato le sue conoscenze demoniache per alterare il risultato della partita, incantando la sua scopa perché fosse più veloce, cambiando la consistenza dell’aria intorno ai suoi avversari perché fossero più lenti, ed aggiungendo un piccolo incantesimo di intangibilità al suo manico in modo che fosse possibile risollevarsi da una picchiata alcuni istanti più tardi del normale. In questo modo era riuscito a risalire da un tuffo a spirale senza un graffio, con il boccino stretto in mano e l’aria vittoriosa, ed il bello è che nessuno si è accorto di nulla, perché gli incantesimi contro i Tassi non colpivano direttamente loro, ma l’aria che li circondava, rendendo di fatto l’incantesimo impossibile da individuare.

“Te lo concedo Blaise, sai esporre sempre motivazioni convincenti. Non sarebbe male vivere per un po’ nel mondo magico godendosi la fama che ho giustamente meritato…” Sorrise al suo compagno di casa, che era l’unico a sapere che lui avesse truccato la partita. “… ma ancora non lo so, lasciami del tempo per riflettere e fammi parlare con Hermione. Il suo punto di vista mi aiuta sempre  a capire qual è la cosa giusta da fare.”

Blaise sbuffo risentito, cominciando a fissare le nuvole in cielo. “Sai, ancora non credo ad una parola del fatto che tu sia un demone e che esistano altri mondi o dimensioni oltre questa? Cioè, mi hai dato delle prove e mi hai spiegato tante cose, ma mi sembra tutto così assurdo… davvero un giorno farai diventare un demone anche me, prendendomi come tuo servitore?” La voce del ragazzo era strana, esitante, quasi come se quel discorso fosse un percorso impervio per lui. E non poteva certo dargli torto, diventare un demone voleva dire rinunciare alla propria umanità, vedersi confinato in un modo fatto di rigide regole e poteri sconosciuti, senza contare il fatto che sarebbe stato come sbandierare che lui fosse dalla stessa parte di Harry, cosa che in tutta onestà non poteva proprio fare.

Come già il ragazzo gli aveva spiegato la famiglia Zabini era ricca all’inverosimile soprattutto grazie alla neutralità che dimostrava in ogni occasione. Andare contro quei principi che da sempre gli sono stati insegnati… beh, non era cosa da poco per lui. Harry sorrise, continuò a guardare i territori della scuola, soffermando lo sguardo su una massa di capelli castani cespugliosi che si muovevano rapidamente verso il castello. Hermione ritornava ad Hogwarts dopo una probabile visita ad Hagrid, con il quale aveva stretto amicizia. Per un momento continuò a fissarla domandandosi il motivo della sua fretta, ricominciando poi a parlare.

“Blaise, te l’ho già spiegato. Potresti essere già morto quando diverrò un demone di rango abbastanza alto da avere dei servitori tutti miei. Ora come ora sono ancora di basso classe e solo i demoni di classe Superiore o classe Ultima hanno diritto ad avere dei servitori…” Omise di proposito di parlare di Rias, che come demone purosangue avrebbe avuto il suo primo set di scacchi a tredici anni, indipendentemente dalle sue abilità. La cosa era ingiusta, ma impossibile da contestare viste gli attuali rapporti tra Harry ed il mondo degli Inferi.

“Va bene, va bene, però… beh se dovessi finire per avere dei servitori prima della mia morte, ripassa a trovarmi. Probabilmente sarò un vecchio decrepito, ma magari potrei offrirti qualcuno dei miei nipotini al mio posto. Sarei uno sciocco a rifiutare un potere così grande…” I due ragazzi si guardarono negli occhi per un breve istante, continuando poi a parlare del più e del meno.

Certo, c’era ancora una certa cautela in Harry, che non voleva assolutamente affezionarsi al punto da star male, ma senza dubbio Blaise era una delle poche cose per cui Harry sopportasse di rimanere ad Hogwarts.

Lui ed ovviamente Hermione…

*****************

Hogwarts
10 Giugno 1992
Ore 11:30 a.m.

Hermione corse a perdifiato, gli ultimi tasselli del puzzle andarono al loro posto nella sua mente mentre correva. Piton voleva rubare la pietra per consegnarla a Voldemort, lo stesso Voldemort che Harry le aveva assicurato nascondersi nel castello e che certamente avrebbe agito presto, visto e considerato che ora aveva scoperto come superare l’ultimo ostacolo ancora sulla sua strada.  Il sangue puramente Grifondoro che scorreva nelle sue vene, le fece accelerare il passo, fino a che voltando l'angolo non rischiò di andare a sbattere ad una nervosa Minerva McGrannit, che camminava lentamente con le braccia cariche di pergamene.

“Professoressa, io.. io...” Hermione ansimò, poggiò le mani sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato, mentre la donna la guardava irritata dall’interruzione del suo compito. Probabilmente quelli tra le sue braccia erano prove d’esame di un qualche anno scolastico, ed era per questo che non poteva trasportarle in modo magico, ogni pergamena era stata abilmente stregata perché fosse immune ai tipi di magia ordinaria.  “Devo vedere il preside!” La bambina si fece coraggio, mise da parte le remore, sperando di poter contare sul suo Capo Casa almeno per questo. “Piton vuole rubare la pietra, penso che agirà oggi stesso! Ha scoperto come superare la sorveglianza di Fuffy, Hagrid gli ha detto come fare!”

Si sarebbe aspettata un complimento o una qualche sorta di ammirazione da parte dalla donna, che invece si limitò a sobbalzare davanti alle sue parole, facendo crollare i rotoli in cima al mucchio proprio sul pavimenti di fronte a lei. Esibendosi in coloriti insulti nei confronti di un qualche Dio, la donna guardò fissa Hermione che ora si sentì in soggezione di fronte a lei. “Tu sai della pietra?!” L'anziana strega si guardò intorno, ripose il mucchio di rotoli a terra, imponendo su di loro un incantesimo per evitare che qualcuno origliasse. Nonostante le precauzioni però, abbassò comunque la voce prima di continuare. “Non so come tu abbia scoperto della pietra, ma stai certa del fatto che è completamente al sicuro. Molte difese sono state imposte per proteggerla e nessuno conosce lo schema completa per evitare fughe di notizie! Dunque smettila di farti problemi che non sono tuoi e non pensare più a questa storia, ci siamo capiti?!”

Hermione indietreggiò spaventata davanti ad una McGrannit più severa e dispotica del solito, ma non abbandonò quella battaglia. “Lei non capisce professoressa è tutto l'anno che Piton ci lavora! Sono sicura che Fuffy fosse l'ultimo tassello che gli mancava, ora potrà rubare la pietra! Dobbiamo avvertire il preside!” La bambina guardò la docente con convinzione, ma lei si limito ad incrociare le braccia al petto trasformando le sue labbra in una linea sottile. Quando parlò fu con voce lenta e misurata, ma da ogni parola si poteva avvertire la rabbia repressa a stento. “Senta signorina Granger, il Preside non c'è, ha ricevuto una chiamata urgente da Londra, ma come sua Vice le posso assicurare che non accadrà un bel nulla alla pietra, ne ora, ne mai! Ora torni nei suoi dormitori, hai il divieto di uscire dalla sala comune fino a domani sera e se parlerà ancora di tutte queste sciocchezze, allora la metterò in punizione per il resto dell’anno scolastico, ha capito?”

Hermione ingoiò a vuoto diverse volte, abbassando gli occhi lucidi ed appannati. Annuì silenziosamente tirando su con il naso, mentre la donna si chinava rimettendo a posto la pila di esami poggiati sul freddo pavimento in pietra. “Non se la prenda in questo modo signorina Granger, anche se succedesse qualcosa alla pietra, non sarebbe compito suo proteggerla. Nessuno studente potrebbe affrontare e vincere contro un professore, tanto meno qualcuno al primo anno che non ha ancora avuto modo di approfondire i suoi studi… Sarebbe impensabile anche solo supporlo, dunque lasci perdere a torni a giocare con gli altri bambini della sua casa.” Le parole volontariamente provocatorie la colpirono nell’orgoglio. Le era stato che era debole, impreparata, che le questioni serie non erano per lei, ma per gli adulti molto più forti di lei.

Mentre la docente si allontanava, con la pila barcollante di carte, Hermione alzò lo sguardo ancora puntata a terra, rivelando uno sguardo caparbio ed ostinato. Sebbene la professoressa fosse ormai lontana per sentirla, lei parlò come se fosse ancora lì. “Ed invece c’è uno studente al primo anno che potrebbe… uno c’è…”

Decisa, tornò sui suoi passi andando a cercarlo.

*****************

Hogwarts
10 Giugno 1992
Ore 06:12 p.m.

“Hermione, voi non potete venire.” Harry aveva ascoltato le parole della Grifondoro, su come qualcuno avesse scoperto come superare Fuffy e su come lei sospettasse che questo qualcuno fosse Piton. Al bambino-sopravvissuto l'idea sembrava ridicola, il suo capo-casa per quanto fosse di parte quando si parlava di assegnazione punti e valutazione dei compiti, non era malvagio. Lo sapeva bene lui, che era stato ammesso nella squadra di Quidditch di Serpeverde ed aveva iniziato ad apprezzare le doti in pozioni dell'uomo, senza parlare dell'ammirazione che provava nei confronti della sua Leadership.

Harry ammirava e stimava Piton quasi quanto lui veniva odiato e discriminato dallo stesso, il tutto senza una solida ragione. Semplicemente apprezzava il mondo in cui quello gli rivolge la parola, commentava in maniera pungente il suo lavoro, spronandolo ed istigandolo a migliorare sempre di più. Sotto la sua guida Harry era migliorato nell’unica materia in cui forse era allo stesso livello degli altri bambini e per quanto alcuni lo compatissero per il comportamento che subiva… beh, non era certo peggio del venire picchiato da suo Zio per non aver spolverato i ripiani più alti della libreria, cosa che nella sua vecchia vita capitava un giorni sì e l’altro pure.

Hermione scosse vistosamente il capo puntando i piedi “Non puoi andare da solo! Non ti lascerò andare da solo, o finirà come con il Troll! Noi lo fermeremo insieme!” Due ardenti occhi castani sfidarono gli occhi smeraldini di Harry, che risultò essere vagamente colpito dalle sue parole. Un sopracciglio si inarcò mentre le braccia si incrociarono al petto. “So di non essere al tuo livello, ma ti coprirò le spalle! Prometto che non dovrai preoccuparti per me, non voglio essere un peso! Ti dimostrerò che non sono solo una bambina che gioca a fare l’eroe!” Ora nella voce caparbia c’era una nota di apprensione che il bambino-sopravvissuto non manco di cogliere. Hermione era una delle ultime persone a cui tenesse a cui ancora poteva rivolgere la parola, non voleva rovinare il rapporto che c’era tra loro, ma non l’avrebbe nemmeno messa in pericolo.

Harry sospirò, le sue spalle si rilassarono ed un sorriso conciliante andò formandosi sul suo viso. “Va bene Hermione, sia tu che Blaise potrete venire, ma dovremo farlo stasera, poco prima di mezzanotte. Non penso che il ladro rischierebbe di rubare la pietra in pieno giorno, quando la sicurezza è al massimo, quindi dovremmo essere relativamente al sicuro. Incontriamoci davanti la sala dei trofei, poi andremo insieme a salvare la pietra.” Gli occhi di Hermione si spalancarono mentre il cuore di Harry si strinse. Lei gli sorrise felice, gettandogli le braccia al collo ed Harry arrossì senza volere. “Però devo avvertirti di una cosa Hermione. Tu non sarai mai un peso per me, e ti ricordo quello che ti ho detto il giorno che ci siamo incontrati e che ti ho ripetuto pure durante l’attacco del Troll… Io sarò sempre tuo amico, ti basterà chiamarmi ed io arriverò per difenderti e starti vicino. Non permetterò mai che tu ti faccia male. I Serpeverde non si rimangiano le promesse.”

Come quel lontano giorno a Diagon Alley Harry le fece un occhiolino ed ora fu Hermione ad arrossire. “V-Va bene. Allora ci vediamo stasera....” Hermione sciolse l’abbraccio, scostandosi dal tocco di Harry che aveva iniziato ad accarezzarle i capelli ricci ed indomabili, quasi come i suoi. “Sai… dovresti fare pace con Rias. Lei piange spesso quando tu non puoi vederla e sono sicuro che anche tu stai soffrendo… perché l’hai allontanata? Alla fine non me l’hai mai detto…” Un’altra fitta al cuore prima che la Grifondoro si giri iniziando a correre verso la sua Sala Comune.

Per qualche istante Harry la guardò andar via, estraendo poi dalla tasca il mantello dell’invisibilità, ripiegato su se stesso fino ad assumere le dimensioni di un fazzoletto. Con un rapido e fluido  movimento fece tornare l’artefatto alle dimensioni originali, poggiandoselo poi sulle spalle per scomparire alla vista. “Non permetterò mai che tu ti faccia male, anche a costo di agire alle tue spalle… e forse, dopo questo, anche tu mi odierai come già mi odia Rias…”

Dei passi riecheggiarono nel freddo pavimento in pietra mentre Harry si avviava verso il corridoio proibito del terzo piano. Non avrebbe atteso fino a notte fonda, se il ladro avesse voluto colpire lo avrebbe già trovato lì.

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Hogwarts
10 Giugno 1992
Ore 07:35 p.m.

Lo sguardo d Harry vagò, mentre il cuore batteva calmo nel suo petto e la mente studiava ed elaborava quando aveva davanti. Una scacchiera, un’enorme scacchiera, grande all’incirca venti metri quadri, si estendeva ai suoi piedi. Poco oltre questa c’era una porta che lo avrebbe condotto alla stanza successiva.

Harry sospirò, chiuse gli occhi, ed attirò a se l’aria e la miriade di incantesimi in essa contenuta. Alla sua mente si mostrò un intricato lavoro di bacchetta, ed una sequela di complicate istruzioni, che grazie alla magia infusa nelle pareti ed alla potenza millenaria di Hogwarts, aveva dato vita ad un’intelligenza artificiale.

Non un’intelligenza al livello umano, ma solo un’intelligenza meccanica, che poteva ragionare e rispondere a determinate circostanze con raziocinio e logica. In breve tutto questo era l’esaltazione della magia umana e la negazione della magia demoniaca, che invece della logica usava l’immaginazione. Per un momento Harry fu quasi tentato di rivelarsi a quell’intelligenza, giocare una partita a scacchi con lei, superandola in abilità, ma fu solo un istante il suo prima che la fretta tornasse ad assalirlo.

Non aveva tempo per giocare, nemmeno a scacchi che era il gioco che meglio conosceva per via del suo ruolo di Alfiere nella squadra del suo Re. Sospirando percorse la stanza, passò tra le file ignare di pedoni, arrivando alla porta. Il suo mantello lo aveva celato alla presenza di quegli occhi senza volto, permettendogli di bypassare le difese erette dalla McGrannit, l’unica con le competenze per creare un gioco simile.

La porta si schiuse subito al suo tocco, ed Harry si voltò un’ultima volta prima di entrare nella stanza successiva, che si rivelò essere ugualmente grande, ma stavolta ingombra di un enorme Troll, decisamente più grosso e forte dell’ultimo da lui affrontato. Fortunatamente la creatura era già morta e non c’era di che preoccuparsi, così Harry continuò ad avanzare, arrivando alla camera successiva.

Stavolta si trovò in un bugigattolo, grande a malapena come un ripostiglio delle scope, ed al suo interno vi trovò una scrivania con sopra sette fiale di diversa forma  e dimensione. Subito dopo aver varcato la soglia, alle sue spalle a precludergli l’unica via di fuga, si accese un fuoco. E non un normale fuoco, bensì un fuoco viola, dello stesso colore degli occhi di Vritra, il Re Drago che abitava all’interno della sua Sacred Gear.

Harry studiò le fiamme, provo a spegnerle, ma quel tipo di magia non era legata agli incantesimi, bensì alle pozioni. Questa era sicuramente una prova architettata dal suo Capo Casa, Piton. Maledicendosi per non aver fatto attenzione alle presenza di eventuali trappole, Harry passò il minuto successivo studiando la stanza, dalla quale era possibile uscire solo attraversando le fiamme viola alle sue spalle, oppure le fiamme nere di fronte a lui, apparse quando si era avvicinato all’unica altra porta presente nel ripostiglio.

Come già le prime, anche queste fiamme gli ricordarono  Vritra, che usava un fuoco maledetto, del medesimo colore per bruciare le sue vittime… Il sospetto che il suo professore sapesse qualcosa di lui iniziò a rodergli il petto, ma mise da parte quella preoccupazione superflua per concentrarsi su un foglio di carta sistemato sul tavolo insieme alle fiale.

Un indovinello vi era stato scritto sopra.


Davanti a voi è il pericolo, dietro la sicurezza
Due tra di noi vi aiutano, usate la destrezza
Una sola, di sette, vi lascerà avanzare
Se un'altra ne berrete, vi farebbe arretrare
Due son piene soltanto di nettare d'ortica
Tre, assassine, s'apprestano alla loro fatica.
Scegliete o resterete per sempre tra i supplizi.
Per aiutarvi a scegliere, vi diamo quattro indizi:
Primo, seppur subdolamente il velen non si svela,
Il vino delle ortiche alla sinistra cela;
Secondo, differenti sono quelle agli estremi
Ma per andare avanti rimangono problemi;
Terzo, come vedete, non ve n'è una uguale
Sol di nana e gigante il vin non è letale;
Quarto, la seconda a dritta e la seconda a sinistra
Sono gemelle al gusto, ma diverse alla vista.

 

Harry studiò i versi, li rimise al suo posto, osando addirittura azzardare qualche ipotesi per trovare una soluzione, ma alla fine adottò la risposta che risulta essere esatta in ogni situazione. Il palmo destro si alzò verso l’alto, diretto contro il muro che costeggiava la porta coperta da fiamme nere, sul quale prese forma e si illuminò un arcaico pentacolo. Il pentacolo trasse energia dal bambino, si intensificò, allargò fino a che non iniziò a brillare di una luce accecante come il sole.

Alla fine avvenne l’esplosione, che percosse la parente fece volare indietro la scrivania con il suo contenuto, riversando polvere e calcinacci ovunque. L’unica cosa incolume era Harry, che si era sistemato nell’angolo più lontano della stanza, ed ora guardava il foro circolare nella parete che dava alla camera successiva.

Evocando un pennino, sistemò il foglio stropicciato sui resti della scrivania, scrivendovi sopra la sua risposta.

E se la porta ancor non si sposta
Dopo un boato non sarà più tosta.

Sorrise a quella triste ironia, che vede la forza bruta vincere sul fine ragionamento del suo professore, varcando poi il foro nella parete, diretto al suo destino.

*************

Hogwarts
10 Giugno 1992
Ore 11:45 p.m.

Quando Hermione arrivò di fronte alla sala dei trofei, capì subito che c’era qualcosa che non andava. Lo intuì dal viso teso di Blaise, dalla sua postura scomoda, quasi pronta a scattare, con la testa che si girava velocemente da una parte all’altra del corridoio in attesa. Se fosse stato chiunque altro a trovarsi lì a quell’ora, Hermione avrebbe detto che tutti quegli indizi erano un sintomo di paura, probabilmente paura di essere beccati in piedi oltre il coprifuoco, ma nei tanti mesi in cui era stata costretta a frequentare il Serpeverde, aveva capito che lui non si scomponeva. Mai.

Nascondeva la paura, la rabbia, il risentimento e perfino il disgusto, dietro una maschera di cordiale, ma perfida ironia. Con il tempo aveva imparato ad apprezzare quel lato di lui, a decifrarlo ed usarlo a suo vantaggio, leggendo tra le righe di quanto lui ed Harry non si dicevano davanti a lei, ma proprio per questo, vederlo ora agitato la mise in profonda e pesante soggezione.

Aumentando il passo, si avvicinò a lui dandogli modo di vederla e fu in quel momento che lui quasi le si avventò addosso afferrandola per le spalle. “Harry è con te? Dimmi che è con te, non si è presentato ne a cena ne nel dormitorio! Ho paura che abbia fatto qualche cazzata!” Hermione aprì bocca, si preparò a rispondere, ma la sua mente reattiva giunse alla soluzione dell’enigma prima che lei potesse proferir parola. “È andato da solo… lui… è andato da solo.”

Dentro di se si sentì morire, sapeva che era tutta colpa sua, ma che ormai non poteva fare nulla per lui, se non raggiungerlo. Harry aveva quattro ore di vantaggio, ma forse… forse sarebbero stati in tempo. Gli occhi le divennero lucidi mentre pensava alle ragioni più disparate che potevano giustificare un ritardo così ampio del suo amico, ma facendosi forza ricacciò le lacrime indietro, fissando Zabini, ora terreo e sterile.

“Dobbiamo avvisare i professori… si, dobbiamo avvisarli, loro sapranno cosa fare.”

Il tono di voce di Zabini era neutro, quasi incolore, ma Hermione lo scosse parandoglisi davanti, così vicino che i loro nasi quasi si sfioravano. “Andremo noi. I professori non ci ascolterebbero, non lo fanno mai! Saremo noi a salvare Harry!”

Prendendo per mano il Blaise, la ragazza si mosse velocemente tra i corridoi, ignara di chi si trovasse dietro l’angolo a poca distanza da loro, preparandosi a seguirli.

***********

Hogwarts
10 Giugno 1992
Ore 08:00 p.m.

Come Harry varcò il foro nella parete creato con la magia, subito si accorse di essere arrivato alla fine della corsa. Di fronte a lui uno specchio, di fronte allo specchio un uomo, un uomo che di certo non era Severus Piton. “Professor Raptor, dunque è lei che lavora per Zio Voldy, devo ammettere che la sua recita da perfetto imbranato è stata impressionante. Ora però si sposti da quello specchio e venga con me, non vorrei essere costretto a far esplodere anche lei come ho già fatto con questo bel muro.”

Harry sorrise fiducioso, conscio di aver sprecato oltre il venticinque percento della sua forza magica per forzare l’ingresso alla stanza. Aveva ancora molte energie da spendere, ma forse non abbastanza da sopraffare un servo di Voldemort, ciononostante non provò paura. “Stupido, impudente ragazzo!” Il mago si voltò verso di lui, il viso contratto in un’espressione di disprezzo. “Come hai osato chiamare il mio signore? Te la farò pagare per questo!”

Senza nemmeno rispondere alle sue parole, il professore di difesa levò la bacchetta contro di lui, esibendosi in un complicato movimento in diagonale. Un raggiò color cenere proruppe dalla bacchetta dell’uomo, volando verso di lui, ma Harry era allenato a ben altro. Inarcò un sopracciglio mosse un passo laterale, iniziando ad avanzare. L’incantesimo gli sfiorò la spalla carbonizzando parte della sua divisa, ma non sfiorò nemmeno la sua pelle. Aver passato tre anni ad allenarsi costantemente con il Re dei demoni lo aveva reso molto più che capace di affrontare la situazione.

Questa volta non si trattava di un Troll immune alla magia, o di una qualche creatura dalla forza mostruosa, era solo un mago mediocre con una mediocre capacità magica. Altri incantesimi volarono verso di lui, in una catena di lancio collaudato, in cui la fine del movimento di un incantesimo si collegava perfettamente al successivo. Ancora Harry non si trovò in difficoltà, anzi era quasi annoiato. Schivò quasi tutti i colpi, erigendo un piccolo scudo azzurro di puro potere per bloccare quello che non era in grado di schivare.

Una fattura eviscerante, un incantesimo strozzante ed un non ben identificato incantesimo mongolo, vennero assorbiti dal suo scudo, mentre il bambino si fermava davanti al docente. Enormi gocce di sudore colavano la fronte all’uomo, mentre Harry era lindo e pinto come il culetto di un bambino asiatico. “Beh, tutto qui? Forse sul fatto di essere imbranato non ha mentito, è davvero un’incapace come mago. La prego di mettere giù la bacchetta e seguirmi, altrimenti sarò costretto a… si, direi che sarò costretto ad amputarle entrambe le braccia, giusto come precauzione.”

Non scherzava, era davvero fermamente… annoiato. Si sarebbe aspettato qualcosa di più dal servo dell’uomo che aveva ucciso i suoi genitori, condannandolo ad una via di miseria e soprusi, invece niente. Nemmeno qualcosa di vagamente impegnativo, solo un mago in punto di morte, che ora lasciava cadere la bacchetta ai suoi piedi. “Mio signore… Mio signore… ho fatto il possibile, ma non è bastato… Mi dispiace” La voce strozzata, lo sguardo lucido, il volto terreo.

Harry arrivò quasi a domandarsi con chi parlava, ma una voce che sembrava provenire da Raptor stesso lo fermò. “Inutile, docile Quirinus. Hai fatto tutto quello che ti ho detto, direi che ormai Potter è spacciato.” L’uomo chiuse gli occhi, chinò il capo, e sembrò quasi volersi arrendere, ma poi un fruscio attrasse l’attenzione di Harry.

“Satrda safun saeufnn sodoasun somicua”

Ora la voce che proveniva da Raptor aveva iniziato a parlare una lingua a lui sconosciuta, ma non appena quelle parole vennero pronunciate il suo braccio destro si infiammò e scaglie nere sostituirono la pelle umana. “Compagno! L’uomo-Serpente ha evocato il Re Dei Serpenti!  Chiudi gli occhi, ora!”

Vitra, il Re Drago che fino a quel momento si era rifiutato di apparire, era tornato improvvisamente alla vita, prendendo pieno possesso del suo braccio destro, che ora somigliava più al braccio di un drago che al suo. Eppure Harry non fece in tempo a metabolizzare le informazioni che gli erano state date, quando sentì qualcosa avvicinarsi si voltò d’istinto, incontrando due enormi e profondi occhi gialli.

Qualcosa in lui si spezzò ed il suo corpo crollò.

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Hogwarts
11 Giugno 1992
Ore 00:12 a.m.

Blaise ed Hermione esitarono, le scarpe a loro piedi parevano rimbombare nel silenzio della stanza di Fuffy, dove l’ingombrante cane dormiva con le tre teste poggiate sulle zampe anteriori. Hermione mosse ancora la bacchetta e l’incantesimo Carrilon si rinnovò, facendo riprendere la musica che fino a quel momento aveva salvato loro la vita.

“Dobbiamo calarci nella botola.” Hermione parlò decisa, ma più fissava l’oscurità che si allargava si suoi piedi, più sentiva il suo cuore vacillare.

“Tu sei pazza, non sappiamo nemmeno quanto è profondo. Dobbiamo andare ad avvertire i professori e tornare in sala comune, loro di certo sapranno cosa fare.” La voce di Blaise era lenta ed atona come al solito, ma tra le righe la Grifondoro poteva avvertire una nota di paura. Il ragazzo non doveva essere avvezzo ad essere in prima linea, infrangendo le regole, per il bene di un amico.

“Noi due ora ci caleremo. Se ti preoccupa la distanza ti ho già dimostrato che non è profondo con quell’incantesimo d’eco, dunque basta inventare scuse ed ora vai. Io sarò subito dietro di te.” La ragazza incrociò le braccia al petto, cercando di assumere un cipiglio simile a quello della McGrannit. Probabilmente non le stava riuscendo bene, ma il ragazzo sembrò esitare di fronte a lei. “Perché devo andare io per primo? Vai tu per prima, ed io ti verrò dietro.”

Hermione sbuffò, facendo caso a quanto più vicino a lei fosse il ragazzo rispetto alla porta. “Io sto trattenendo l’incantesimo, se andassi per prima questo si scioglierebbe, Fuffy si sveglierebbe e non sappiamo quanto le sue tre teste impiegherebbero a fare di te uno spezzatino di Serpeverde. Adesso calati! Dobbiamo andare a salvare Harry!”

Borbottando tra se, Blaise si sedette, facendo dondolare i piedi all’interno della botola. “Quando tutto questo sarà finito, dobbiamo chiarire questo tuo atteggiamento da stronza.” Il Serpeverde la guardò con un accennò di rabbia sul viso stoico, lasciandosi poi andare oltre il bordo. Non emise un fiato mentre cadeva, ma Hermione avrebbe pagato per vedere la sua faccia. Dubitava che il ragazzo sarebbe riuscito a mantenere la sua aria indifferente anche mentre andava incontro all’oblio.

Dopo pochi secondi, un tonfo attutito avvisò Hermione che era arrivato sul fondo. “Puoi venire giù! Una qualche specie di pianta attutisce la caduta!” Hermione sospirò di sollievo, felice di non aver dato il ragazzo in pasto alla morte, quando una mano si poggiò sulla sua spalla. La ragazza sobbalzò e per poco non cadde nella botola di schiena, ma delle mani la afferrarono tirandolo via da lì.

Rias, Akeno e Koneko la fissavano. I loro sguardi erano animati da una fiamma che non si sarebbe aspettata di vedere, ma non le ci volle molto per capire a cosa fosse dovuta. “Noi veniamo con te.” Le parole di Rias confermarono ciò che aveva supposto, mentre le altre ragazze si avvicinavano alla botola guardando di sotto. Koneko, sulla cui testa erano spuntate due orecchie bianche, fu la prima ad andare. Subito dietro di lei si calò Akeno, sulla cui schiena si trovavano due ali nere, una piumata l’altra da pipistrello.

Infine non rimasero che lei e Rias nella stanza, e solo vedendola ora, così da vicino, Hermione poté capire quanto la ragazza avesse sofferto per la mancanza di Harry. Il suo volto era scarno, la carnagione era terrea, i capelli sfibrati. Eppure si avvicinò alla botola con deciso, un’aura cremisi le circondava il corpo.

“Voi… che cosa siete voi?”

Rias si voltò, le sorrise ed in quel sorriso Hermione riuscì a vedere l’ombra della ragazza spensierata che aveva conosciuto all’inizio dell’anno.

“Noi siamo le donne della sua vita.”

Senza aggiungere altro la ragazza saltò giù, lasciando per ultima Hermione.

Dal basso venivano i lamenti di Blaise, il vociare concitato di Akeno ed il brillare cremisi di Rias. Hermione trasse il coraggio Grifondoro a sé e si calò anche lei.

*************

Hogwarts
10 Giugno 1992
Ore 09:45 p.m.

Harry si sentì fluttuare, come privo di peso  e sostanza. Una sensazione simile l’aveva già sentita quando aveva affrontato il Troll e la sua anima era stata richiamata all’interno della sua Sacred Gear, ma questa volta era diverso. Sotto di se poteva vedere il suo corpo esanime e di fronte a lui Raptor studiare e tastare lo specchio alla ricerca della pietra.

Per un momento pensò di essere divenuto un fantasma, nient’altro che l’ombra del suo Io terreno condannato a calpestare le strade che già aveva percorso in vita, ma poi giunse la voce. La voce del Re Drago Vritra. [Tutto questo è colpa tua ragazzo. Eppure ti avevo avvisato di chiudere gli occhi.]

Si voltò e nella stanza, tra il suo corpo e l’ingresso da lui distrutto, si trovava una versione ridotta dell’insolito abitate del suo corpo. Come sempre era grosso, nero, coperto di scaglie e con due penetranti occhi viola. Attraverso di lui, quasi fosse nient’altro che un’illusione, strisciava un enorme serpente, lungo più d dieci metri, che si portò dietro lo specchio rimanendo in attesa di altri ordini dal suo padrone. [Quello che vedi è quello che realmente sta accadendo di fronte a te, ma grazie alla tua idiozia non puoi che limitarti ad osservare. La tua Ghiandola Pineale, l’ancora che legava la tua anima al tuo corpo, è stata distrutta dal Basilisco, il Re dei serpenti richiamato dal tuo nemico.]

Harry sentì la rabbia e l’impotenza montare dentro di lui e formulò un pensiero nella speranza che Vritra potesse sentirlo. “Sono diventato un fantasma? Voldemort ha vinto?” La sua voce era strana, decisamente più roca di quanto ricordasse, ma sembrò raggiungere il drago che ridacchiò. [Bravo ragazzo, hai capito. Non puoi parlare, ne muoverti, ma non sei totalmente senza speranza. Io posso ancora sentirti e sì, sei ancora in questo mondo, ma ciò non è dovuto alle tue capacità quanto alla tua fortuna. Infatti il tuo corpo non è mantenuto in vita solo dalla tua Ghiandola Pineale, a vincolarti alla vita hai anche il tuo lato demoniaco più la mia Maledizione. Da questo ne consegue che anche se la ghiandola che hai ereditato dal lato umano è distrutta, il secondo tuo ancoraggio demoniaco e cioè il pezzo degli scacchi nel tuo petto, ed il terzo, cioè me possiamo mantenerti in vita fino ad un certo punto. Finché non distruggeranno almeno uno di noi, possiamo sempre riportarti indietro.]

La rabbia di Harry vacillò mentre osservava Raptor incantare lo specchio e parlare con Voldemort, che ancora non si era rivelato. Forse era nascosto sotto strati di incantesimi di disillusione, oppure magari era solo proiezione astrale. Harry riflette, cercò una soluzione, tornando infine al drago. “Tu puoi farmi tornare? Devo sconfiggere Raptor prima che qualcun altro si faccia male.”

Il drago si rigirò su se stesso, sistemandosi più comodamente sul pavimento. [Si, posso farlo. Posso rimettere insieme i pezzi della tua ghiandola dall’interno e permetterti di combattere ancora, ma anche così non saresti in grado di sconfiggere un Basilisco. Sei forte, molto forte, ma non abbastanza da sconfiggerlo. Le sue zanne sono ricoperte da un veleno che non posso eliminare ed il suo sguardo ti ha già incenerito una volta. Se dovesse succedere ancora non sarebbe solo la tua parte umana a rimetterci, ma anche io morirei con te.]

Il drago iniziò a leccarsi gli artigli, ostentando disinteresse, ma oltre Harry intuì che doveva esserci qualcosa. Altrimenti non gli avrebbe parlato, non gli avrebbe detto tutto questo dandogli nuovamente speranza.

“Cosa vuoi da me…”

Gli occhi del drago divennero più intensi e penetranti mentre continuava a leccare i lucidi artigli. [Ti ho già detto cosa voglio, ora sto semplicemente aspettando ad agire. Prima o poi Raptor entrerà in possesso della pietra, andrà via convinto che tu sia morto, ed in quel momento ti rimetterò in sesto. Non posso rischiare la mia vita per la tua, non adesso. Non per niente…]

Per come disse quelle parole, ad Harry sembrò quasi che il drago stesse ghignando mentre attendeva che lui arrivasse alla soluzione dell’enigma. “Mi hai condotto fino a qui per questo vero? Tu volevi che arrivassi a questo… mi hai allontanato dai miei amici, hai fatto in modo che fossi solo… tu volevi che io morissi…”

Il drago non respinse le accuse, non fece nemmeno finta di averle sentite, continuò semplicemente a curare gli artigli ricurvi. Tuttavia, sebbene non avesse proferito parola, sotto di lui le ombre iniziarono a cambiare trasformandosi in un’immagine offuscata. Hermione, Blaise, Rias e le altre combattevano Raptor mentre lui, Harry, rimaneva steso a terra nella stessa posizione di adesso. La battaglia andava bene, il numero soverchiava il professore, ma da dietro di loro, nascosto in qualche tubatura nel muro, si levò il Basilisco che li attaccò.

La prima a morire fu Hermione, che vide il suo petto trafitto dalle zanne del serpente. Poi fu il turno di Blaise, che fisso gli occhi della bestia e cadde come una bambola a cui erano stati spezzati i fili. Quando il serpente si volto verso le ultime tre rimaste, la lotta divenne più cruenta ed Harry a quel punto capì cosa guardava… quello era il futuro che aspettava i suoi amici se lui non si fosse svegliato.

Rias creò una sfera della distruzione, la prima che mai le avesse visto usare da che erano bambini, e l’attacco colse in fallo il Re dei Serpenti che vide la sua coda mozzata. Ma fu solo un attimo di trionfo prima che la bestia scattasse in avanti avventandosi su di lei, che era così stanca per l’attacco appena usato, da essere incapace di muoversi. Sembrava finita, ma Akeno si sacrificò per salvarla. La spinse via subendo l’ira della bestia, ed il suo corpo fu strappato in due ed ingoiato. Koneko provò ad attaccare Raptor, sperando che una volta morto lui l’ira del Basilisco si placasse, ma la coda ferita dell’animale si avvolse intorno al suo piccolo corpo da bambina schiacciandola e triturandola. Per minuti interi lei rimase in vita agonizzante, solo per morire alla fine tra atroci sofferenze.

Ed infine rimase solo Rias, ferita, sofferente, sola. Intorno a lei c’era solo morte e morte era quello che l’aspettava. Lei lo sapeva, ne era conscia, ma sebbene i suoi occhi fossero lucidi ed il suo corpo tremasse, non si tirò indietro ne tentò di scappare. Non poteva abbandonare le persone che amava, che aveva sempre amato e per le quali aveva rischiato la vita. Non poteva abbandonare lui, Harry, che doveva assolutamente salvare. Così sarebbero stati di nuovo felici, avrebbero vissuto di nuovo insieme e tutto sarebbe stato dimenticato.

Voldemort in persona si complimento con lei per il suo coraggio, prima che dal sorriso storpio di Raptor venissero pronunciate quelle parole ed un raggio verde partisse dalla sua bacchetta. Alla fine pure Rias cadde, vittima solo della follia di Harry. Così presuntuoso, vigliacco e stupido da rischiare la sua vita senza pensare a quanto gli altri avrebbero sofferto per lui, a cosa avrebbero fatto per salvarlo, a che pericolo si sarebbero sottoposti pur di riaverlo indietro.

[Non ti ho mentito, loro moriranno, questo non si può cambiare. Per questo è inutile che combatti. Hai provato a cambiare il futuro, ma il futuro non cambia… non cambia mai.]

La voce di Vritra era malinconica, come se quel suo dono di vedere tra le ombre del futuro fosse la maledizione a cui lui era sottoposto. “Fai di me ciò che vuoi, non mi importa, ma io lo cambierò. Prendi il mio cuore, le mie ali, tutte e due le me braccia, ma fammi combattere con loro… io…. Io devo combattere con loro.”

Gli occhi di Vritra, così intensi e pieni di malvagità lo scrutarono. [Non permetterò che tu muoia, dunque mi toccherà farti vincere. Il prezzo sarà alto e tu non sarai più lo stesso, lo sai questo?]

“Fallo!”

Ed il drago lo fece. Le sue zanne si scoprirono mentre attaccava Harry… lo attaccava prendendosi il pagamento per i suoi servigi.

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Hogwarts
11 Giugno 1992
Ore 00:40 a.m.

Rias avanzò spedita, dietro di lei una comitiva di scolari e demoni la seguiva senza fiatare. I suoi passi si inoltrarono nella camera del Troll, che giaceva morto stecchito e continuarono fino alla distruzione dello stanzino delle pozioni. Li vide il foro nel muro, riconobbe in quella distruzione il segno distintivo del passaggio di Harry, e si fermò.

Sul tavolo un foglio di carta stropicciato, con un indovinello e la sua inconfondibile grafia che dava una pungente risposta. Rias sorrise, carezzando quelle poche parole scritte dal suo Harry come se questo semplice gesto potesse farlo sentire più vicino.

“Harry è stato qui, questa è la sua grafia e solo lui potrebbe far saltare in aria una parete piuttosto che risolvere un indovinello. Sono abbastanza sicura che questa sia la penultima stanza posta a difesa della pietra, quindi una volta fuori di qui ci troveremo faccia a faccia con lui o con chi lo ha… lo ha…” Rias prese fiato, non potendo nemmeno contemplare lo scenario di Harry morto.

Avevano passato tante avventure insieme, trascorso tanti bei momenti, erano stati felici. Felici fino a che qualcosa era cambiato di punto in bianco senza nessuna ragione. Dal giorno alla notte Harry gli era sfuggito tra le dita, ed aveva iniziato ad odiarla. Lo stesso Harry che aveva promesso di renderla felice per vederla sorridere e che ora non riusciva nemmeno a sopportare la sua presenza nella stessa stanza.

La ragazza ingoiò a vuoto un paio di volte, represse quelle emozioni nel profondo del suo cuore, voltandosi verso Akeno e Koneko. Le due amiche avevano sofferto quasi quanto lei e non si vergognava ad esternare le sue emozioni davanti a loro. Se ancora si tratteneva era solo per la presenza di Hermione e Blaise, i nuovi amici di Harry, che avevano sostituito loro, i suoi vecchi amici.

“Fate ancora in tempo ad andare via, noi tre siamo abbastanza forti da affrontare qualsiasi cosa qui dentro, voi invece siete solo maghi bambini. Morirete e noi non potremo evitarlo.” Più volte avrebbe voluto attaccarli lei stessa, sterminare quegli insulsi umani che avevano rubato il suo compagno di una vita e lo avevano allontanato da lei, ma sempre era stata fermata dal suo cuore, il suo stupido, stupido cuore, così perdutamente innamorato di Harry da non poter sopportare l’idea di farlo soffrire nemmeno così.

“Noi verremo! Se non fosse stato per noi voi stareste ancora affrontando la prova della McGrannit, siamo stati noi maghi bambini a risolvere quella prova!” Hermione si erse, fronteggiò Rias, che la guardò con disprezzo. Dalle loro spalle la voce pacata di Blaise interruppe il confronto. “Veramente Hermione, sono stato Io a superare la prova della McGrannit. Devo ricordarti che finché hai giocato tu non abbiamo fatto altro che perdere pezzi? Ho dovuto dare il meglio di me per vincere una partita con solo quattro pedoni e due torri…”

Hermione arrossì, Rias sorrise, voltandosi verso il compagno di casa. In effetti non detestava Blaise, lui era un po’ la controparte di Harry, sempre in pieno controllo di se e della situazione. Facendogli un cenno di riconoscimento, l’ultima erede di casa Gremory si avvicinò al varco nel muro, voltandosi un’ultima volta prima di attraversare. “Ricordate, testa bassa, non proteggetevi, ma schivate ed il primo che trova Harry gli dia un pugno da parte mia.”

Rias sorrise un’ultima volta, varcando la soglia nel muro. Dietro di lei, in fila indiana, si trovavano Hermione, Akeno, Blaise e Koneko. Quando si lasciarono alle spalle la stanza devastata ed arrivarono nella camera nello specchio, successero molte cose contemporaneamente.

Gli occhi di Rias vagarono per pochi istanti nella stanza alla ricerca di Harry, notando il suo corpo disteso ed immobile vicino lo specchio. “Harry!” Nello stesso momento il professor Raptor, che stava esaminando il retro dell’antico artefatto, si sporse lanciando uno schiantesimo nella sua direzione. Schiantesimo che la mancò grazie ad Hermione che la spostò dal pericolo.

“Harry è lì!” Rias indicò il corpo dell’amico vicino allo specchio, mentre anche gli altri li raggiungevano, iniziando a lanciare incantesimi contro il professore di difesa. “N-Non capisco, perché sta dormendo? L-Lui è sempre mattiniero, l-lui non dorme mai durante gli scontri.” La mente bloccata nell’impossibilità di concepire quel pensiero. Semplicemente non poteva, in nessun modo, immaginare Harry morto. Era una cosa contro natura, che semplicemente non poteva accadere.

“Rias!” Rias si sentì scuotere per le spalle di Hermione, ma la ignorò, si sentì chiamare, ed avvertì la pressione di un incantesimo colpirla, ma ancora non se ne curò, tutto quello che voleva era sporgersi oltre i combattenti per guardare Harry, chiamare il suo nome, svegliarlo da quel suo sonno. Poco più in là Akeno e Koneko piangevano, ma avevano già messo via le loro bacchette, ed ora stavano lottando alla maniera dei demoni, la prima con esplosioni e tuoni, la seconda avvicinandosi e preparando qualche incantesimo da Nekomata. “Rias! Potrebbe essere solo svenuto, non sta dormendo! Ora devi aiutarci, aiutaci a battere Raptor  e poi recupereremo Harry!”

La principessa dei Gremory spostò il suo sguardo su Hermione, lo fece ritornare su Harry e poi di nuovo su Hermione. Lentamente riprese il controllo di sé, reprimendo tutte quelle emozioni, che rimaste imbottigliate per mesi nel suo cuore erano fermante fino ad esplodere alla vista di Harry incosciente. Il suo primo amico era sicuramente solo svenuto, non c’era modo che l’avesse lasciata, abbandonata, lui non lo farebbe mai.

“V-Va bene.” Rias si rimise in piedi, scostò Hermione con un braccio volgendo la sua attenzione al nemico. Normalmente un mago adulto ha vita facile contro cinque studenti del primo anno, soprattutto quando solo tre dei cinque studenti stanno combattendo e gli altri due sono nel mezzo di una crisi emotiva, ma in questo caso la situazione era diversa.

Akeno con le sue splendenti ali dal piumaggio nero, non era un semplice studente. Koneko, con la sua coda e le sue orecchie bianche come la neve, non era un semplice studente. Rias, con l’aura di potere cremisi che l’avvolgeva e smorzava ogni incantesimo lanciato contro di lei, Non era un semplice studente. Ed ora che Rias guardava con furia l’uomo che era certa avesse fatto del male al suo amico, le cose per il docente non poterono che peggiorare.

Prima lo raggiunsero con attacchi superficiali, Hermione mandò a segno un incantesimo Gambemolli, Blaise una fattura balbettante, Koneko colpì l’uomo con un uomo carico di Toki, che gli paralizzò il braccio ed Akeno lo stordì con un tuono così fragoroso da far vibrare lo specchio al centro della sala quasi infrangendolo.

Rias dal canto suo si limitò ad avanzare, schermandosi dall’offensiva del nemico, sperando che non fosse il fuoco amico a colpirla. Dopo un minuto arrivò all’altezza del professore, trenta secondi dopo fu oltre di lui e poté chinarsi su Harry. Fu in quel momento che un urletto di Raptor la fece voltare erigendo uno scudo solo per vedere il professore cadere in avanti lasciando andare la bacchetta. Era sicura che avessero vinto, battendo insieme quel nemico che Harry non poté affrontare da solo, ma fu quando si stavano cullando nell’ebrezza della vittoria, che il Basilisco colpì.

Come nella visione che il Re Drago aveva mostrato ad Harry, la prima a morire fu Hermione trafitta dalle sue zanne, poi toccò a Blaise, incenerito dal suo sguardo, e subito dopo tocco alle altre. Una ad una crollarono, sotto la forza della creatura millenaria, nata con il solo scopo di uccidere chiunque le capitasse a tiro e quando giunse il suo momento Rias tremò, barcollo.

La sua mano stretta intorno a quella fredda e senza vita di Harry. Anche lui era morto. Ora non poteva negarlo, non poteva sperare che fosse svenuto o stesse dormendo, Harry era morto come tutti gli altri, ed ora toccherà anche a lei. Ricacciando indietro le lacrime la bambina avrebbe osservato a palpebre socchiuse il serpente arretrare ed il Professore di Difesa avanzare.

Camminava all’indietro, in un modo che in una diversa circostanza avrebbe potuto ricordare Michael Jackson e far sorridere, ma ora non c’era nulla da ridere, nulla da sperare. L’uomo gli dava la schiena con il turbante che veniva sciolto dal capo, rivelando l’orrore di chi non è mai morto. Voldemort, l’oscuro Signore si mostrò a lei, che era l’unica che ancora poteva fronteggiarlo.

“Hai dei capelli molto belli bambina, lo sai? Mi ricordano quelli di una certa donna, una certa donna che causò quello che tu ora vedi. Fu per sua colpa che persi il mio corpo ed ora sono ridotto ad essere meno di uno spirito. Ed in sua memoria, ma soprattutto per premiare il tuo coraggio, che non ti ha fatto scappare via, sarò io stesso ad ucciderti.”

Il braccio di Raptor si sollevò con un’angolazione strana, le articolazioni stridettero e si ruppero mentre Voldemort le forzava indietro in modo che potesse puntare correttamente la bacchetta. E Raptor pianse per il dolore, il suo signore rise per il piacere e la luce verde, da sempre associata all’anatema che uccide, volò verso di lei, che non si scansò ne si difese. Accolse quel verde brillante che gli ricordava gli occhi di Harry, ora chiusi ed inviolabili.

E quando l’incantesimo la colpì, avvertì la sua vita venir meno ed il suo spirito andare oltre. Per un istante, poco dopo che il suo corpo cadde, ebbe la visione di tutte le altre vittime dello scontro appese come insoliti palloncini con i loro corpi come zavorra, poi avverti il dolore, un dolore straziante, di ferro che trafigge la carne, ed una catena si avvolse intorno a lei. E non riuscì a proseguire, rimase li a fluttuare fuori dal suo corpo, invisibile ai vivi, mentre Harry riprendeva a muoversi.

Il colore tornò a diffondersi sul viso del Bambino Sopravvissuto, le sue dita si strinsero così a fondo nella carne da sanguinare ed i suoi occhi si aprirono. Il verde smeraldo era scomparso, ora i suoi occhi erano enormi, viola, con profonde pupille verticali. La mano destra era stretta, coperta di scaglie nere con solo tre dita artigliate. Lui non era più Harry, lo sapeva, lo avvertiva, vedeva l’oscurità vorticargli intorno quasi abbracciando un fratello da tempo scomparso.

Harry era vivo, e quindi non avrebbe potuto vederli, ma nonostante questo, nonostante Rias non fosse più nemmeno sicura che fosse lui, il bambino si voltò verso tutti gli spiriti, che la maledizione di Vritra aveva condannato alla vita e con un sorriso parlò, la voce roca, grottesca, sovrapposta a quella di un’altra creatura che sembrava trarre gusto dalla situazione.

“[Ci metterò poco. Poi tornerò da voi…]”

Ed in quel momento ogni luce si spense e la stanza piombò nell’oscurità.

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Hogwarts
11 Giugno 1992
Ore 01:00 a.m.

Quando la stanza piombò nell’oscurità, per lui non fu un problema. Era stato Harry stesso a sfruttare le ombre per creare quell’effetto, per trarre vantaggio da quella situazione, per sopravvivere a quello scontro.

Voldemort aveva già iniziato a lanciare incantesimi i luce, ma come soffocati dalla sua maledizione, ogni magia brillava solo per pochi istanti prima di spegnersi. Harry approfittò di quei momenti per guardare il suo corpo, studiare il suo braccio da drago, avvertendo attraverso questo il pulsare possente di Vritra. Poi il suo sguardo si spostò allo specchio, lo specchio delle brame che al suo interno nascondeva la pietra Filosofale e che ora gli mostrava la sua immagine distorta.

Più del braccio si preoccupò degli occhi. Occhi non più verdi, occhi non più umani, ma occhi da drago. Aveva dovuto accettare quel sacrificio per affrontare il serpente, lo stesso serpente che Voldemort stava ora aizzando contro di lui. Le sue pupille si allargarono enormemente nell’oscurità, concedendogli la capacità di vedere oltre il buio da lui creata e fu così che schivò il primo attacco del Basilisco.

Si mosse di lato, vide il muso del serpente chiudersi dove pochi istanti prima c’era la sua testa, ma non ne fu spaventato, ora lui non stava combattendo da solo. [Partner, grazie ai miei occhi non devi temere ne lo sguardo del serpente, ne l’oscurità, ma devi sbrigarti, non posso mantenere la maledizione sui tuoi amici se affronto anche un mago oscuro. Ti concedo dieci secondi, dopodiché dovrò lasciare andare le loro anime una alla volta, partendo dall’ultima che ho incatenato.]

Le parole di Vritra era intrise di triste crudeltà. Il drago aveva già superato i suoi limiti quando aveva rimesso insieme la ghiandola Pineale del suo ospite, ma nonostante questo era andato oltre i suoi obblighi, piegando e fondendo le sue maledizioni con la magia di Harry, in modo da creare delle ancore provvisorie che legavano i suoi amici alla vita. Certo, erano banali e semplici imitazioni del loro legame, ma finché gli permetteva di salvarli, Harry avrebbe accettato qualsiasi cosa.

Nella sua mente il drago fece comparire un conto alla rovescia per tener fede alla parola data.

X

Dopo aver schivato il morso del serpente, Harry si sollevò, afferrò una zanna della bestia, ed usandola come appiglio improvvisato gli saltò sopra. Una maledizione che uccide volò contro di lui nel momento in cui raggiunse la cima del cranio del serpente, ma non appena Harry guardò l’incantesimo verde brillante, i suoi occhi emisero un flash viola intenso, e questo perse rapidamente energia venendo inghiottito tra le ombre.

[Delete Field!]

Grazie al sacrificio del braccio destro Harry poteva manovrare e modellare le ombre, usandole per attaccare, difendersi o per creare archetipi magici che negavano addirittura la morte. Attraverso il sacrificio degli occhi invece aveva ottenuto la seconda capacità di Vritra, quella di poter annullare qualsiasi potere o magia del suo avversario semplicemente guardandolo.

Certo, entrambe queste capacità avevano pesanti restrizioni, ed Harry non era in grado di usarle senza il supporto e l’aiuto del Drago, ma grazie a loro ora poteva affrontare e battere Voldemort.

IX

Il serpente si rigirò, cercò di scrollarsi Harry di dosso, ma più ci provava più Harry conficcava il braccio in profondità nel suo cranio. Il suo corpo colpì le pareti, il pavimento, i muri e fece perfino cadere lo specchio delle Brame durante una curva piuttosto stretta dell’anima, ma Harry non mollò la presa. Gli artigli del drago sgretolarono e corruppero le ossa del serpente come se fossero carta velina, e quando alla fine Harry giunse a toccare la materia grigia con le dita evocò un semplice incantesimo, che trasfigurò il sangue in acido. Il Basilisco si contrasse un’ultima volta, emise rauchi sibili agonizzanti e poi morì, lasciando al mondo solo le sue spoglie.

Forse avrebbe potuto regalarle a Piton per farci delle pozioni, il Capocasa avrebbe apprezzato il gesto…

VIII

Dopo l’uccisione Harry cadde dal serpente completamente stordito. La testa gli girava, non c’era parte del corpo che non gli facesse male, ma in alto, appesi sui propri resti mortali, i suoi amici facevano il tifo per lui. Harry li vide muoversi, agitarsi, strattonare le catene nere che gli ancoravano le caviglie, ma nonostante muovessero le labbra non poteva sentirli, poteva solo vederli grazie agli occhi di Vritra.

La cosa che però sentì fu l’urlò di Voldemort quando saltò oltre il corpo del serpente avventandosi su di lui.

VII

Voldemort stringeva in una mano una bacchetta, nell’altro uno stocco che rifulgeva di magia nera. Harry non sapeva da dove l’arma provenisse, ma se Voldemort aveva capito che le sue migliori magie non avevano effetto contro di lui, allora doveva essere passato a qualcosa che non fosse magia e che probabilmente non avrebbe potuto annullare. Il bambino sopravvissuto costrinse il suo corpo a muoversi, si portò fuori dalla portata dello stocco, estraendo un certo coltello dalla cintura.

[Partner, devi sbrigarti il tempo sta per finire, non so quanto potrò trattenerli ancora!]

VI

Le catene legate intorno alle anime cominciarono ad incrinarsi e l’oscurità a diradarsi, mentre Harry avvertiva il potere del Re Drago affievolirsi. Probabilmente Vritra aveva sovra-stimato le sue possibilità, i suoi poteri stavano venendo meno prima del previsto. Mentre Harry lottava con Voldemort scambiando con lui una serie infinita di attacchi, il Re Drago lottava per mantenere il controllo sulla [Shadow Prison], l’unico motivo per cui le anime dei suoi amici non erano ancora passate oltre.

V

Harry era in vantaggio, il corpo di Raptor era logorato dalle lunghe lotte con Harry ed i suoi amici, ma soprattutto dalla continua possessione del suo signore. Harry lo capiva dai suoi movimenti sempre più lenti, dagli occhi sempre più appannati, dal rivolo di bava che aveva iniziato a colargli dalla bocca. Per quanto Voldemort lo spingesse e tirasse, un corpo così mal ridotto non sarebbe arrivato lontano.

Lo stoccò lo colpì allo stomaco, mentre Harry era distratto da Rias, la cui catena aveva iniziato a spezzarsi. Le crepe si erano diffuse ed ora non mancavano che una manciata di secondi prima che lei passasse oltre. L’arma di Voldemort penetrò in profondità approfittando di quella distrazione, la lama intrisa probabilmente di qualche veleno iniziò ad emettere fumo grigio, ma quando Voldemort fece per ritrarsi Harry lo fermò.

IV

La mano di drago era saldamente ancorata allo stocco, lo teneva ben piantato nel suo stomaco nonostante il dolore. Vritra urlò con lui mentre la mano che condividevano iniziò a fumare con lo stesso fumo grigio che saliva dall’altra ferita, ma per quanto la sua vista fosse annebbiata Harry non vi badò. Scatto in avanti, trasse a se Raptor afferrandolo per il collo, conficcando il pugnale tra gli occhi di Voldemort.

Lo stesso pugnale che usava ogni giorno per allenarsi, lo stesso pugnale che gli era stato regalato dal suo maestro il giorno prima di partire per Hogwarts, lo stesso pugnale che probabilmente non riavrà più indietro.

III

Non appena conficcato nel cranio di Raptor, la lama, pregna di magia e potere, si attivò dando il via al trasferimento. Harry aspetto fino all’ultimo istante, combatté la voglia di vomitare, lasciando andare il suo ostaggio l’attimo prima che venisse trasportato via con lui. Subito dopo le ombre, che ancora impregnavano la stanza, si ritirarono venendo assorbite dal corpo di Harry, che forse per la decima volta in quella giornata, si ritrovò agonizzante al suolo. Vritra aveva ripreso il controllo della sua magia, aveva annullato il potere dei suoi occhi ed ora si stava concentrando unicamente sul mantenere salde le catene.

[Hai fatto un buon lavoro Partner, ma dove l’hai mandato?]

Harry tossì, sorrise, mentre il suo corpo tornava a respirare regolarmente. La mano umana tamponava il secondo ombelico che Voldemort gli aveva fatto. “U-Una realtà parallela. Il pugnale ha copiato questa stanza e l’ha trasferita in un’altra dimensione insieme a Voldemort. Non potrà scappare di lì, non da solo, nemmeno con tutto il suo potere. Per un’ora lo avremo in trappola.

Harry alzò lo sguardo, la vista di Vritra gli era stata sottratta, ma non faticava ad immaginare Rias sorridergli dall’alto del suo cadavere. “Vritra, ti devo… ringraziare. Solo tu potevi trovare questa soluzione… ora dobbiamo solo… dobbiamo solo rimetterli in sesto come tu hai fatto con me… dobbiamo solo farli sopravvivere…. Si, solo questo…”

[Sei tu che l’hai reso possibile. Hai capito che non potevi cambiare il futuro, allora hai trovato il modo di plasmarlo. I tuoi amici sono realmente morti come abbiamo visto, ma grazie ai nostri poteri combinati sono ancora qui, dobbiamo solo… com’è che hai detto? Farli tornare indietro…]

Gli occhi di Harry si appannarono, mentre nella stanza rifulgeva limpida la fiamma di una fenice. “Lascio il resto a te… partner…”

Il suo canto alleggerì il cuore del bambino sopravvissuto, che sopravvisse una volta di più.

*********

Epilogo

Un Mese più tardi – Mondo Demoniaco

Harry si stava rialzando, la mano umana che sfiorava il segno rosso sul suo viso dove Lucifer lo aveva schiaffeggiato.

“Hai fatto uccidere i tuoi amici…”

La voce del Maou era secca, rigida, come Harry non l’aveva mai sentita.

“È vero, ma sono… sono ancora vivi.”

Gli occhi di Harry erano bassi, fissi al suolo. La tensione gli impediva di rialzarli mentre riviveva l’ultimo mese nella mente. Solo ad un mese di distanza aveva avuto il coraggio di tornare, di rientrare al castello per scontare la sua punizione.

Vivi?” La voce del suo signore assunse una nota pericolosa. “Tu credi davvero che il sistema creato da Dio, si faccia beffare così facilmente da te? Loro non sono vivi, loro sono Maledetti! Hai negato loro un degno trapasso e perfino la possibilità di resuscitare come servitori di qualche demone di alta classe, condannandoli alle più atroci sofferenze. Sai perché si dice che Vritra sia stato diviso in quattro Sacred Gears da Dio? La sua è un’esistenza pericolosa, che manipola e manovra nell’ombra, e tu invece di venire a raccontarmi subito di lui hai preferito aspettare, facendoti carico dell’impresa come un qualche eroe tragico. Beh, fatti dire una cosa nanerottolo, tu sei solo spazzatura!  Io ti ho accolto nella mia casa, ti ho dato una famiglia, ti ho dato amore e tu mi ripaghi uccidendo il sangue del mio sangue!”

Harry iniziò a sentirsi male, la zampa di drago che ormai aveva sostituito permanentemente la sua mano destra si apriva e chiudeva convulsamente sotto gli strati di incantesimi d’occultamento che vi aveva imposto. [Non dargli retta partner, io e te abbiamo fatto quello che dovevamo. Abbiamo salvato tutti e fermato il cattivo. Il resto non conta.]

La voce di Vritra risuonò nella sua mente, inudibile a chiunque altro, mentre Harry ingoiava a vuoto. “L-Lui mi ha salvato. Ha salvato tutti… ed ha detto che se troveremo gli altri pezzi della sua anima, potrà rafforzare la maledizione, così… così gli altri potranno tornare come prima…”

Harry si aspettò un altro schiaffo, chiuse gli occhi vedendo la mano di Lucifer alzarsi, ma alla fine non venne colpito, semplicemente i sui suoi capelli vennero scompigliati docilmente. “Ti sei fatto abbindolare Harry Potter, tutto quello che Vritra vuole è il tuo corpo, ed ha già ottenuto i tuoi occhi e la tua mano destra. Più aumenterà il suo potere, maggiore sarà la presa che avrà su di te. Ciò non toglie che quest’ultima cosa sia vera, se vogliamo avere una possibilità di far tornare Rias, Akeno e Koneko com’erano, dobbiamo trovare gli altri pezzi del drago e rafforzare la maledizione, una volta che questa sarà al suo massimo, allora potremo eliminarla e curarle con metodi più convenzionali…”

Il Maou si voltò, allontanandosi da Harry per prendere posto sul suo scrigno d’oro. Harry  non era mai stato ricevuto nella sala principale, i suoi incontri con il Re erano sempre stati informali e felici. Questo era un’ulteriore segno che le cose tra loro erano cambiate. “Ieri c’è stato una riunione dei vertici dell’inferno per parlare della tua situazione. La maggior parte dei demoni premeva per una tua esecuzione essendo tu il responsabile della morte di un demone di alta classe, io ho suggerito che ti venissero tolti i titoli e diventassi un demone rinnegato. Alla fine nessuna delle due mozioni ha ottenuto la maggioranza, non possiamo ucciderti altrimenti infrangeremmo la maledizione di Vritra troppo presto e non possiamo rinnegarti altrimenti altri ti ucciderebbero per avere il tuo potere, dunque è stata presa una decisione. Ti sarà affidata una pericolosa missione nei territori della chiesa, li dicono che si trovi un frammento d’anima del Re Drago Vritra. Dovrai andare a recuperarla e tornare entro sei mesi a partire da oggi, pena la morte.”

La voce del Maou era perentoria ed Harry si sentì svuotato. Il sapere che lui avrebbe voluto rinnegarlo, cacciarlo dalla casa che gli aveva dato… ma sapeva che era solo colpa sua. Doveva essere lui a riguadagnare ciò che aveva perso e per farlo doveva prima riportare Rias e le altre alla loro forma originaria. Infatti le sue amiche, per quanto fossero vive, erano ridotte ad essere deboli come esseri umani, avevano a malapena accesso alla loro magia e non potevano nemmeno respirare l’aria sulfurea dell’Inferno. La situazione era più o meno la stessa per Blaise ed Hermione, che essendo però umani fin dall’iniziò, non videro peggiorare la loro situazione più di tanto.

Chinando il capo, Harry accolse la missione affidatagli. Le lacrime che minacciavano di colare lungo il suo viso vennero contenute. “Si, mio signore… e per quanto riguarda Hogwarts?” Harry osò chiedere, consapevole che se doveva partire per una missione all’estero difficilmente sarebbe tornato prima dell’inizio della scuola. Lucifer lo guardò qualche istante sciogliendo poi la sua maschera in un tiepido sorriso. “So che la colpa di tutto non è tua Harry, ma quello che hai fatto è grave e non posso trattarti diversamente da chiunque altro solo perché sei tu. Per quanto riguarda la scuola, ho distrutto metà del castello, ed ora sto provvedendo a rimetterlo in piedi con i soldi degli Inferi. Albus Silente è ancora preside, ma non ha più diritto di parola su nulla, a quanto pare il suo intero staff si è ritorto contro di lui quando l’ho costretto a rivelare il suo coinvolgimento negli eventi del 11 Giugno. Certo, pensare che avesse saputo di Raptor fin dall’iniziò e non abbia detto nulla… non ha proprio pesato in suo favore.”

L’incontro durò un’altra ora, durante la quale Harry ebbe le specifiche per la missione, tra le più importanti vi era la notizia che per la sua stessa sopravvivenza, non sarebbe stato mandato da solo, ma qualcuno lo avrebbe accompagnato in modo da sopprimere i suoi poteri se il drago avesse preso il sopravvento del suo corpo.

Harry rimase scioccato quando gli venne detto chi era il suo compagno in quest’avventura, ma fu costretto a rimanere in silenzio non avendo diritto di parola in merito.

“Il nemico del mio nemico è mio alleato, giusto?”

Una voce fermò Harry sulla via del ritorno alle sue stanze, voltandosi vide chi era al centro del suoi pensieri.

“Vali Lucifer della fazione degli Angeli Caduti….”

Il silenziò si tese nel corridoio mentre osservava il coetaneo dai capelli bianchi. Un sorriso smagliante gli illuminava il viso mentre i suoi occhi crudeli lo scrutavano attentamente.

“Già, proprio così moccioso… ne è passato di tempo dall’ultima volta che ti ho rotto il culo.”

E questo fu l’iniziò di un’altra avventura.

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N.D.A. Eccomi con le ultime note d'autore per un bel pò. Partiamo con le cose importanti, ringrazio vivamente IpseDixit per il betaggo ed Ansem per l'aiuto a strutturare il testo, per quanto riguarda quando riprenderò a pubblicare, penso per fine febbraio, dopo la sessione d'esami, ma potrebbe volerci pure più tempo. Voi scrivetemi, mandatemi mp e spronatemi, così mi sentirò motivato XD
Ad ogni modo, complimenti per chi è arrivato fino alle fine del capitolo incolume, non è cosa da poco aver letto un capitolo così lungo, ed ora voi che siete sopravvissuti ditemi, cosa ne pensate?
Questo capitolo l'ho suddiviso in molte parti, ognuna con il PoV di un personaggio diverso. Siamo passati da Raptor, ad Harry, ad Hermione a Rias. Tutto questo vi ha confuso in qualche modo?
Per caso la lettura è risultata pesante? Ed a livello generale, tra tutti i capitoli caricati qual'è la parte che vi è piaciuta di meno?
A me come autore, non è piaciuta molto il capitolo 5, con il litigio tra Rias e le altre e l'allontanamento di Harry. Probabilmente avrei potuto scriverlo e stutturarlo meglio, ma Aihme così non è stato.
E per voi?
Detto questo, avviso che il secondo anno scolastico ad Hogwarts sarà, per ovvi motivi, completamente diverso da quello di Zia Row, in primis perchè Harry non tornerà subito a scuola, ma avrà la sua missione da compiere, in secondo luogo perchè il Basilisco è già morto, quindi non è che possa giocarci più di tanto no? Inoltre il professore di difesa non sarà il tanto amato Allock, ma qualcuno che i lettori di DxD riconosceranno subito.
Silly vi sembra sconfitto? Tranquille, il vecchiaccio ha più di un asso nei suoi mutandoni ammuffiti. xD
Ora vi lascio, basta convenevoli, e se vi va recensite =)
Io sarò sempre qui per leggere i vostri pareri, buoni o cattivi che siano.
Bye, Bumbix
   
 
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