CAPITOLO TRE
SIRIUS, LO SCAZZATO
Molly si sentiva parecchio frustrata. Aveva fallito con Remus, che era stato
vago oltre ogni dire e l'aveva bonariamente derisa, mandandola del tutto fuori strada.
Tonks si era rivelata così venale e poco disposta a scambiare confidenze con
una donna più anziana di lei, quindi più saggia e ferrata sulle questioni di
cuore, che la sua prima impressione di cara e brava ragazza aveva seriamente
vacillato. Con quel vestito arancione, poi, c'era ben poco da prenderla sul
serio.
Non rimaneva, quindi, che l'opzione Sirius. Era proprio brutta, come ultima
spiaggia, considerò sconsolata la strega; se il tranquillo Remus si era fatto
beffe di lei, figuriamoci quel mezzo criminale scriteriato e umorale.
Eppure la curiosità la stava uccidendo. Le discordanti versioni dei due membri
dell'Ordine non la convincevano. Il terzo parere poteva aiutarla a fare
chiarezza, pensò, mentre cercava di auto convincersi della validità di questa
sua ultima affermazione. Il proprietario di Grimmauld Place, per quanto padrino
di Harry, le pareva affidabile quanto un salto nel vuoto. C'era bisogno di
preparare un piano ben collaudato.
”Sirius, ho pensato di fare dei biscotti per il tè delle cinque, ne vuoi?”
disse la strega bussando alla porta dello studio. Bussare era un'arte davvero
sottovalutata, si rese conto, ripensando allo spettacolo di qualche giorno
prima.
”Avanti Molly, entra pure.”
Sirius rimase assai sorpreso nel vedere la frizzante signora Weasley entrare
nel suo studio con un adorabile vassoio contenente tè e pasticcini. Avrebbe
potuto presto abituarsi ad essere servito e riverito così.
”Mi sento in imbarazzo, se fai così.” disse lui affrettandosi a spostare la
scacchiera dal tavolo affinché la donna potesse appoggiare le sue delizie.
Molly sorrise accondiscendente e si sedette a sua volta, cominciando a riempire
due tazze del fumante e profumato liquido.
La situazione era sinistramente surreale, Sirius se ne accorse subito. Quella
donna non avrebbe voluto prendere amichevolmente un tè con lui nemmeno sotto
tortura, in condizioni normali. Chissà cosa la spingeva...
”Sai, è piacevole avere un po' di tranquillità di tanto in tanto.” esordì la
donna, mettendo un paio di zollette di zucchero nella sua tazza. “Anche se a
volte si rischia di fare strane scoperte.”
Sirius la squadrò per bene, con un ghigno divertito. Non era una bambino, e poteva dirsi un esperto in giochetti. Avendo passato l’adolescenza ad affinare questa sua arte, aveva capito fin dall’inizio le intenzioni della subdola signora Weasley.
Ok, ammettiamolo, il fatto che Remus e Tonks l’avessero separatamente placcato per bisbigliargli all’orecchio con fare cospiratorio “Occhio a quella ficcanaso di Molly” l’aveva messo ulteriormente in guardia.
“Strane… scoperte?” ripetè l’animago, perplesso. “A cosa ti riferisci, Molly cara?”
“Non ti ci mettere anche tu, Black!” sentenziò la donna, posando con vigore la tazza sul vassoio e puntando il dito contro di lui “E’ un trucchetto che ha già usato Remus per abbindolarmi, non funzionerà due volte di seguito.”
“Oh”. Fregato, pensò Sirius. Il lupacchiotto era stato più scaltro di lui, e ora non poteva più giocare la carta dell’adorabile tontolone. Avrebbe trovato il modo di cavarsela ugualmente. “Non credo che Remus sarebbe capace di usare trucchetti, non volontariamente.”
Falso. Remus era infido e bastardo,
ma con un’aria così tenera da riuscire a dissimulare ogni cattiva intenzione.
Un vantaggio di cui lui non aveva mai potuto godere.
“Sia come sia l’ha fatto.” Replicò Molly con calma, intingendo un biscotto nella bevanda, mentre l’uomo la imitava. “E sono oltremodo confusa riguardo a quello che ho visto l’altro giorno.”
Povera,
piccola tenera signora Weasley. Se la sarebbe mangiata in un boccone. Rapido,
veloce, senza farla soffrire troppo. Il cane dentro di lui scodinzolò per
l’eccitazione.
“Quindi
sei venuta da me, tutta premurosa e gentile, quando di solito non perdi
occasione per ricordarmi che razza di avanzo di galera sia, solo per la tua
mera curiosità?” Tanto valeva farle capire subito con chi aveva a che fare.
La
strega lo fissò, allarmata, e bevve un sorso di tè, cercando di dissimulare il
rossore e l’imbarazzo. “Oh, sciocchezze.” Disse “Non penso affatto tutte quelle
brutte cose di te, affatto!” Aggiunse frettolosamente.
“Molto
gentile, ma tu vuoi ugualmente delle risposte da me.” Rispose lui con fare
galante.
“Be’…”
tentennò la donna “Sì.”
“Chiedi
e ti sarà dato.” Disse Sirius stiracchiandosi voluttuosamente come un gatto. Il
divertimento era appena agli inizi.
“Oh.”
La signora Weasley rimase momentaneamente senza parole, incredula all’idea di
aver convinto un tale testone con così poco impegno. “Da quanto tempo si
frequentano Remus e Tonks?”
“Oh,
be’, da fine luglio mi pare. Hanno iniziato praticamente da subito a fare le
ronde insieme, gli appostamenti e cose del genere; è normale che abbiano fatto
amicizia, no?”
“Quindi
si stanno insieme da così tanto tempo?” chiese la donna, speranzosa.
“No.”
Disse, fingendosi sorpreso. “Non ho mai detto che stanno insieme.”
“Ti
prego, Sirius, mi hai appena detto che si frequentano…”
“Nello
stesso, identico modo in cui io e te ci frequentiamo, Molly”. Rispose,
consapevole di averla appena distrutta psicologicamente, probabilmente più per
il fatto di aver associato i loro due nomi al concetto di “frequentarsi” che
altro.
“Ma
com’è possibile, c’eri anche tu! Li hai visti, insomma, si stavano baciando!”
“Il
che non implica per forza che stiano insieme, da quello che mi risulta.”
“Oh,
Sirius, Remus non mi sembra certo il tipo…”
E
via, con la solfa di Lupin bravo ragazzo nonostante l’anima da lupo mannaro.
Quante volte era capitato a Sirius di sentire quella storia… diecimila? Forse
qualche migliaio in più. Piccolo dettaglio: nessuna di queste supposizioni era
vera. Remus era un malandrino come e peggiore di lui, e tutti lo credevano
l’angelo dell’Ordine. Bubbole.
“Be’,
Molly, puoi non credermi, ma si stavano baciando, con un certo impegno anche,
senza stare insieme.”
“E
perché mai?”
“Una
spiegazione c’è…” dopo aver condito la pietanza farla rosolare a fuoco lento
per un paio d’ore. “Ma non so se è il caso che tu lo sappia.”
“Oh,
Sirius, per favore…”
Poi
strinare con una bella fiammata potente. “Si trattava di una scommessa.”
“Una
scommessa?”
“Sì.”
“E
di che tipo?” chiese la donna, sopraffatta dalla curiosità.
“Da
me non lo saprai mai.” Disse Sirius, ridacchiando. “Ottimi questi pasticcini,
li hai fatti tu?”
CONTINUA...