Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Isidar Mithrim    13/01/2015    1 recensioni
Hogwarts, tanti anni or sono. È una notte come tante per tutti gli abitanti del Castello. Per tutti, tranne quattro ragazzi. Per loro, quella notte - rischiarata dalla luce della Luna piena – è la migliore di sempre.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Old Generation Ordinary Tales'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Profumo di libertà
Profumo di libertà

La miriade di sensazioni umane, l’intelletto, la ragione, la coscienza. Improvvisamente svaniscono, e l’istinto prende il sopravvento. Le mille e più sfaccettature dell’animo umano ritornano allo stato primordiale, il complesso meccanismo che ci rende capaci di intendere e di volere si dilegua, così come nacque, a suo tempo.
Antiche cicatrici cedono, cupe ferite si riaprono.

Una tenue luce illuminava debolmente l’interno di un locale angusto e polveroso, schiarendolo con delicatezza.
Sedie rovesciate, porte divelte, mobili distrutti, solitudine, desolazione.
Così aliena, seducente, triste, misteriosa, tranquillizzante e romantica, mai la Luna avrebbe scoperto quanta sofferenza sarebbe stata in grado di infliggere, semplicemente splendendo, al massimo della sua luminosità, nel mezzo dell’infinito firmamento.

Lunastorta abbaiò violentemente, lo sguardo spietato, il muso allungato, le gambe sottili e allungate, il corpo ricoperto da ispidi peli bruni.
Poi colse accanto a sé la loro presenza. Si calmò, controllando la sua irruenza e guardando dritto negli occhi il cane nero che ricambiava, docile e cordiale.
Il suo amico. Uno dei suoi amici. Nessun Lupo Mannaro ne aveva. Nessuno, tranne lui, ovviamente. Il più fortunato di tutti.
Accoccolato tra le orecchie sollevate dell’animale che, per definizione, è il migliore amico dell’uomo, un topo pingue con gli occhietti acquosi vagamente impauriti si stava a mano a mano tranquillizzando, mentre il Lupo si acclimatava nuovamente alla loro preziosa presenza.
Sovrastandolo da sotto un imponente palco di corna, due intensi occhi nocciola si muovevano vivaci, come ansiosi di cominciare a giocare, sciogliendo i muscoli del corpo forte e snello.
Eccoli là, loro tre. Chiunque fossero, da qualsiasi luogo giungessero, ogni volta erano lì, senza pretese, senza domande, a sua disposizione; sempre così spontanei, ma senza esigere in cambio alcunché. E sarebbe stato loro eternamente riconoscente, poichè erano gli unici che lo sostenevano, che lo avevano aiutato, che lo accompagnavano, placando la sua ira distruttrice.
Era grazie a loro che riusciva a controllarsi, per merito di quei tre che i suoi ululati non si udivano più, sostituiti da quei rumori artificiali, originati da chissà quale astruso miracolo.
Era passato molto tempo dalla prima volta in cui gli erano apparsi, timidi e timorosi.
Si erano studiati con circospezione, annusati con curiosità, avvicinati con cautela. Erano stati all’inizio vicini silenziosi, quindi amici nel gioco, ed infine, quando dopo svariati incontri lo avevano condotto fuori da quella sua malvagia prigione, compagni nella corsa. Una magnifica, liberatoria, entusiasmante corsa. Avevano scorazzato silenziosi per i verdi e freschi prati, imperlati di piccole gocce di rugiada notturna, che riflettevano la bianca luce lunare, si erano avventurati nella Foresta impervia, avevano ululato insieme nella campagna sconfinata.

Forse chiunque altro avrebbe pensato di essere stato messo in disparte, là, seduto sul lungo pelo nero che copriva la fronte di Felpato. Eppure Codaliscia, al contrario, si sentiva protetto e partecipe, coinvolto dai suoi amici in quel pericoloso gioco perché, in fondo, solo così riusciva a stare alle calcagna dello scattante cervo, del cane atletico, del rapido lupo. Gli bastava poter essere là con loro, ospitato in quella corsa che solo in quattro al mondo potevano assaporare. Così, fra di essi, all’apice della spensieratezza, si sentiva membro di quella buffa, ma quanto mai affiatata, piccola famiglia.

Di quelle notti all’insegna del rischio, Ramoso cercava sempre di cogliere ogni istante, ciascun magnifico momento. Quando i Malandrini, una volta al mese, tornavano a scorrazzare di nascosto, tutte le preoccupazioni gli scivolavano rapide e veloci giù per le spalle possenti, lasciandolo privo di problemi, ospite di quella natura lieta che da sempre li accoglieva come parte integrante del proprio habitat.
C’era solo una cosa che gli regalava le stesse seducenti sensazioni: il volo, con quella morsa che gli coglieva lo stomaco ogni volta che con abilità si librava da terra solcando l’aria, sorvolando tutto il mondo, allontanandolo da ogni pensiero, avvolgendolo in una libidine unica.
E mentre osservava quel Lupo, dalla natura quanto mai feroce, facilmente domato solamente grazie alla forza della loro presenza, si sentiva onorato che gli fosse stata concessa la fortuna di incontrare amici come loro, i fratelli che mai aveva avuto, e che, finalmente, gli erano stati regalati.

Felpato adorava quella sensazione. Passo dopo passo, leggero nonostante la mole, correva spedito affianco a Lunastorta, un fratello per lui, sia come cane, sia come uomo. Ed ogni volta che con grazia posava il piede per darsi un nuovo slancio, sentiva sotto le zampe la terra compatta, i sassolini solitari, i formicai addormentati e la brina fredda, che gli inumidiva le dita solleticandole dolcemente.
Senza guardarsi indietro, procedeva instancabile, il vento sferzante che gli rinfrescava il muso, rinvigorendolo col suo soffio vitale. Il topolino zompettante gli sfrugugliava la testa, facendolo sorridere, mentre la sua lingua rosea ballava, abbandonata fuori dalla bocca.
Quando correva, gustava con goduria quella sensazione gentile dell’aria che gli accarezzava la pelle, scompigliandogli il pelo con fare giocoso. Sentiva il sangue pulsargli nelle vene, rinforzandolo; si concedeva il lusso di muovere la coda con allegria, abbaiando in un sussurro, esprimendo uggiolii di gioia.
La sua pelle rinfrescata gli dava una sensazione di benessere che difficilmente era riuscito a percepire altrove e mentre i suoi amici, le persone migliori sulla faccia dell’intero pianeta, lo seguivano, assaporava quell’unico, inequivocabile, meraviglioso profumo di libertà.




****



Ciao carissimi lettori,

grazie mille per aver letto questo breve stralcio della mia immaginazione ☺
Sarei ben lieta di scoprire cosa ne pensiate!

Aggiungo due piccole note, se vi va di leggerle! ;)
La prima è che questo pezzo era originariamente parte di una FF sui Malandrini che non ho mai completato (e già qua cominciamo male!) e che ultimamente ho riletto dopo tantissimo tempo, decidendo che nel complesso non mi piaceva affatto… Quindi l’ho cancellata, fatta eccezione che per alcuni pezzi, come ad esempio questo, a cui ero più affezionata e che ho pensato quindi di salvare, sia per me che per un’eventuale pubblicazione, se ben estrapolabili dalla FF.
La seconda è che non ho idea di quanto Remus fosse cosciente durante le sue trasformazioni, qui ho immaginato che quando era Lupo avesse solo i ricordi del Lupo (e viceversa), e che in realtà fossero gli altri Malandrini a raccontargli delle loro scorribande a trasformazione terminata, anche se lui si deliziava nell’aiutava a progettarle.  Lo immagino comunque consapevole del loro effetto benefico, perché al “risveglio” credo dovesse stare molto molto meglio rispetto a quando era da solo rinchiuso a mordere se stesso nella Stamberga Strillante.

Isidar

ps ovviamente la prima parte in corsivo è la trasformazione di Remus


   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Isidar Mithrim