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Autore: Lachiaretta    14/01/2015    11 recensioni
Cosa sarebbe successo se dopo l'esplosione che portò via a Katniss una delle poche persone che realmente amava invece di essere salvata dalle forze della ribellione fosse stata catturata dai pacificatori. Quale sorte poteva riservare per lei il presidente Snow.
Katniss ora vive una vita tranquilla insieme alla sua nuova famiglia. Ignara di tutto ciò che era successo a Capitol City. Nessun ricordo degli Hunger Games. Della morte di Prim. Ma qualcuno non vuole rinunciare a lei e farà di tutto per ritrovarla.
DAL CAPITOLO 17: IO PEETA MELLARK PRENDO TE KATNISS EVERDEEN COME MIA LEGITTIMA SPOSA...
DAL CAPITOLO 10: mi lascio sfuggire due parole che non pensavo avrei mai potuto dire a nessuno. “TI AMO”.
Sono Katniss Everdeen, la ragazza in fiamme, e ora sto bruciando di passione e amore per il mio ragazzo del pane. Katniss Everdeen ama Peeta Mellark.
ATTENZIONE! SPOILER!!
Genere: Romantico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Prima di tutto voglio scusarmi per avervi fatto attendere così tanto... Prometto che non succederà più... Anzi tornerò a pubblicare regolarmente...
E grazie ancora a chi di voi ha pazientato così tanto per leggere questo capitolo. 
Spero di non deludervi...
Vi abbraccio.




 





“Usciamo a cercarla, magari è qui fuori!” Mi invita il mio amico cercando di celare la tensione.  Lo seguo fino all’ingresso quando con la cosa dell’occhio scorgo un particolare che ancora non avevo notato.
 
A terra, accanto alla ciotola in cui di solito sciolgo il lievito di birra, c’è una ciocca di capelli lunga all’incirca una ventina di centimetri e dallo stranissimo color argento.
 
Come abbiamo potuto dimenticarci di lei?
 
ALMA COIN.
 
 
 
 
CAPITOLO 27
 
 



Stringo la ciocca argentata tra i capelli maledicendomi per essermi dimenticato dell’esistenza di quella donna, e ora lei ha Katniss, la mia Katniss, e con lei il nostro bambino.
 
“Peeta, cos’è quella cosa?” Mi domanda Finnick scrutando ciò che tengo in mano.
 
“Capelli.” Inspiro profondamente fissando gli occhi in quelli del mio amico. “Conosciamo solo una persona che abbia i capelli di questo colore... ”
 
“La Presidente Coin.” Termina la mia frase passandosi nervosamente una mano tra la folta chioma castana chiara. “Maledizione. Deve averla presa.”
 
Annuisco guardando ancora una volta il disastro che mi circonda. “Deve aver fatto resistenza, deve aver combattuto.”
 
“Ovviamente, Katniss è una tosta, non si sarebbe mai lasciata prendere facilmente, secondo me non era sola.” Constata Finnick con timore, conosce bene le mie reazioni quando si tratta di Katniss.
 
E nella mia testa si propongono mille immagini differenti. La Coin e i suoi uomini che con la forza portano via la mia donna, la Coin e i suoi uomini che la colpiscono mentre lei cerca di difendersi con tutte le sue forze. La Coin e i suoi uomini che la torturano in tutti i modi conosciuti. 
 
“Dobbiamo trovarla, partiamo subito.” Mi affretto ad uscire e corro verso l’armeria. “Avvisa gli altri.” Urlo al mio amico che mi rincorre.
 
“Aspetta Peeta, aspetta.” Mi invita Finnick afferrandomi per il gomito e obbligandomi a fermarmi. Le sue braccia meccaniche hanno la meglio sulla mia protesi.
 
“Cosa devo aspettare? Non capisci che non c’è tempo da perdere.” Sibilo cercando di slacciarmi dalla sua presa.
 
“Che cosa dobbiamo fare? Partire senza nemmeno sapere dove andare? Bisogna riflettere Peeta, cercare degli indizi.”  Non ha tutti i torti ma io non posso perderla di nuovo, non ora che ero pronto a chiederle di diventare mia moglie, non ora che aspettiamo un bambino.
 
“Finnick tu non capisci, Katniss è … Katniss è incinta.” Balbetto insicuro se dirgli la verità o meno.
 
Il ragazzo di fronte a me strabuzza gli occhi incredulo. “Cosa? Da quanto?”
 
“è solo nel primo mese. Se le dovesse succedere qualcosa… se dovesse succedere qualcosa al bambino..” Mi lascio cadere sulle ginocchia coprendomi il capo con entrambe le mani, mentre con tutte le mie forze cerco di trattenere le lacrime.
 
“Tranquillo Peeta, Haymitch saprà cosa fare. Andiamo.” Mi solleva dal suolo e mi costringe a seguirlo lungo le vie del nuovo distretto 12 fino alla casa del mio mentore. Le luci sono spente ma le sue scarpe sono abbandonate fuori dalla porta, segno che l’uomo è all’interno dell’abitazione. Busso alla porta una, due, tre volte, sempre più violentemente finché il cinquantenne non apre la porta.
 
“Ragazzo spero che stia scoppiando un’altra guerra per avermi svegliato in questo modo, altrimenti ti stacco anche l’unica gamba sana che ti ritrovi e te la servo a spezzatino domani per colazione.” Brontola scontroso come al suo solito.
 
“Ha preso Katniss.” Urlo più forte di lui per porre fine al suo monologo.
 
“Cosa? Chi?” Biascica incredulo.
 
“La Coin.” Rispondiamo in coro io e Finnick.
 
Il mio mentore apre e chiude la bocca un paio di volte, probabilmente in cerca di qualcosa da dire. “Ne siete sicuri?” domanda infine.
 
“Conosci una sola persona a cui potrebbero appartenere questi?” Gli sventolo di fronte al volto la ciocca di capelli argentata che ancora stringo tra le mani, quindi mi deciso a lasciarla andare facendola ricadere al suolo.
 
“Maledizione, andiamo.”  Haymitch si stringe la vestaglia non preoccupandosi dell’assenza dei pantaloni e con ai piedi le sole pantofole si dirige a grandi passi verso l’ospedale nostro quartier generale. “Chiamate Beete, Thom e tutti gli altri.”
 
Finnick annuisce e come un fulmine si dirige verso le case dei nostri amici. Io e il mio mentore entriamo attraverso le grosse porte scorrevoli. Il solo attraversare il lungo corridoio semibuio, lo stesso in cui la mia Katniss meno di un paio d’ore fa mi ha confidato di aspettare il nostro bambino, mi fa impazzire. Non posso restare con le mani in mano, devo fare assolutamente qualcosa.
 
“Dobbiamo avvisare anche lui?” Sibilo indicando con il capo la camera in fondo al corridoio.
 
“Potrebbe esserci d’aiuto, in fondo è stato d’aiuto nell’ultima missione.”
 
Annuisco appena invitandolo a precedermi all’interno della sua stanza. Gale dorme steso sul fianco sano, il lungo braccio penzola oltre il bordo del letto e le dita sfiorano il freddo pavimento. Alle sua spalle, distesa accanto a lui Johanna Mason. Ha dimenticato in fretta quella che sembrava essere l’amore di tutta una vita.
 
“Che dici? Li svegliamo?”
 
“Aspettiamo Thom e Finnick, non voglio dover spiegare quello che è successo troppe volte.”
 
“Capisco…” Il mio mentore annuisce comprendendo la mia posizione e si accomoda su una delle sedie accanto al muro, accavallando le gambe nude e ricoperte da una folta peluria.
 
“Certo che potevi mettere qualcosa addosso prima di venire!” Biascico indignato comprendoni gli occhi con la mano dopo aver intravisto le sue mutande color senape. A volte mi chiedo come una bella donna come la Signora Everdeen possa avere una relazione con questo cavernicolo.
 
“Mi sembrava ci fosse una certa urgenza..” Si difende l’uomo stringendo maggiormente la giacca da camera e allungandola per coprire le cosce.
 
“Eccoci eccoci” Urlano Thom e Finnick entrando all’interno della stanza, quest’ultimo spinge la carrozzina di Beete.
 
Gale sobbalza sbilanciandosi verso il bordo del letto e se non fosse per lo scatto felino di Johanna Mason rischierebbe di cadere al suolo con il fianco ferito. “Ma cosa diavolo fate tutti qui?” Grida Johanna trattenendo il ragazzo per le spalle e riportandolo con la schiena sul materasso. “Ci state spiando?”
 
“Taci Johanna.” La zittisco guadagnandomi un’occhiataccia da parte della ragazza, se potessi leggere nei suoi pensieri sono certo che potrei vedere la sua accetta squarciare il mio cranio in due. “La situazione è grave.”
 
“Che succede?” Domanda il moro serio, sistemandosi il cuscino dietro la schiena.
 
“La Coin…” Biascico scuotendo la testa. “Ha preso Katniss.”
 
“Cosa?” Urlano in coro Thom, Beete e Gale. Credevo che Finnick avesse avvisato i primi due dopo averli costretti a seguirlo. E così per l’ennesima volta mi ritrovo a descrivere ciò che credo sia successo in casa mia mentre io chiedevo il permesso di poter sposare la mia donna.
 
“E adesso? Cosa facciamo?” Domanda Thom rigido, i pugni serrati.
 
“Dobbiamo andare a cercarla.” Sbotto nervoso rialzandomi nuovamente in piedi, sono stanco di perdere tempo.
 
Finnick mi cinge la spalla sinistra con la mano invitandomi ad accomodarmi di nuovo.
 
“Non capisci che più aspettiamo più diminuiscono le possibilità di trovarla. L’ultima volta ci abbiamo impiegato mesi.” Sibilo riportando lo sguardo verso il ragazzo disteso sul letto che abbassa gli occhi cosciente della mia non troppo velata accusa.
 
“Non mi sembra il momento di riaprire questioni ormai risolte.” Il mio mentore prende la parola posizionandosi in mezzo a noi. “E nessuno vuole perdere tempo, ma non abbiamo la minima idea di come cominciare le ricerche e non possiamo partire allo sbaraglio sena una direzione.”
 
Spalanco la bocca pronto a ribattere ma mi costringo a richiuderla rendendomi conto di non avere nulla da dire. Per quanto può essere difficile prenderlo sul serio così vestito Haymitch ha come sempre ragione. “E cosa proponi di fare?”
 
“Parlare con l’unica persona che potrebbe avere una minima idea di dove si nasconde la Coin.”
 
Strabuzzo gli occhi alle sue parole. “Scusa?”
 
“Con la persona che con lei è fuggita dalle nostre prigioni al piano di sotto.”
 
Quest’uomo è sempre un passo davanti a tutti noi, vede quello che c’è da vedere prima degli altri. Non mi stupisco che sia riuscito ad organizzare una rivolta dal cuore di Capitol City.
 
“Andate a prendere Delly.”
 
 
 
 
 
 
 
POV KATNISS
 
 
Sbatto un paio di volte le palpebre cercando di abituarmi invano al buio che mi circonda. Il freddo pavimento sta congelando il mio fondoschiena dolente per il troppo tempo costretto a contatto con la dura piastrella. Le mani bloccate sopra la testa da quella che dal modo in cui lacera la pelle dei miei polsi, credo sia una corda. Da quanto tempo sono qui? Ore?
 
Pian piano le immagini tornano vivide nella mia memoria.
Sono appena rientrata nella casa di Peeta, nella nostra casa, dove il mio uomo mi aveva detto di aspettarlo e dove avremmo dovuto festeggiare il nostro futuro. Sto chiudendo la porta alle mie spalle quando due uomini mi bloccano braccia e gambe contemporaneamente, provo a difendermi ma la paura di far del male al nostro bambino prende il sopravvento, finchè i miei occhi incontrano quelli della donna che per mesi ha finto di essere mia madre e io perdo il controllo di me stessa. Con un calcio ben assestato riesco a liberarmi dell’uomo che cinge le mie gambe facendolo ruzzolare al suolo che porta con sé le pentole e i tegami adagiati sul ripiano alla sua sinistra. L’aver liberato improvvisamente le gambe sbilancia l’uomo alle spalle che allenta la presa, e io con tutta la forza che mi rimane affondo i denti nella carne del suo avambraccio costringendolo a lasciarmi andare definitivamente, in cambio però mi guadagno un pugno ben assestato in pieno volto.
Vengo scaraventata contro gli sgabelli del bancone e a mala pena riesco a mantenermi in piedi mentre con le braccia avvolgo il mio ventre cercando di proteggere il nostro bambino da tutti i possibili urti. Un urlo strozzato mi esce dalla gola quando l’uomo alle mie spalle mi costringe a rialzarmi in piedi e mi colpisce la guancia a mano aperta.
 
“Peeta.”
 
Con tutto il fiato che ho in corpo chiamo il mio uomo pregando di vederlo varcare l’uscio della nostra casa e correre in mio aiuto.
 
“Il tuo ragazzo non potrà aiutarti, non stavolta.” Sibila maligna Alma Coin sogghignando.
 
Istintivamente mi lancio verso di lei colpendole prima un fianco e poi il volto. È una donna tanto intelligente quanto cattiva ma fisicamente non è superiore a me, anzi. I duri allenamenti di Capitol City in preparazione a ben due edizioni di Hunger Games mi hanno insegnato l’arte del combattimento. Le afferro i capelli e tiro con tutta la mia forza finchè le radici dei suoi capelli non cedono e io mi ritrovo a stringere tra le mani una corposa ciocca argentata mentre la donna di fronte a me grida per il dolore portandosi la mani sul capo.
 
Dopo questa immagine ricordo solo il colore nero. Devo essere svenuta, e dal dolore che sento al retro della mia testa immagino di essere stata colpita nuovamente da uno degli uomini alle mie spalle.
 
 
“Oh Peeta.” Sussurro non riuscendo più a trattenere le lacrime. “Ti prego aiutaci amore mio.”   
 



Continua... (Stavolta lo prometto... PRESTO massimo due settimane.)
 
   
 
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