L’odore di sangue e carne bruciata invadeva l’aria del villaggio assieme al fumo degli ultimi roghi; si espandeva per le vie del villaggio, attorno al monastero, portando con sé il puzzo della morte e del terrore.
La notte sarebbe stata scura e tranquilla se non fosse stato per le alte fiamme che brillavano nella notte, e per le urla che, da quella mattina, riecheggiavano ancora. Urla di quei poveracci sacrificati in nome di un Dio ingiusto, e gemiti di disperazione e terrore provenienti dai sotterranei del monastero dove altre vittime venivano torturate; tanto che, disperate ed esauste, attendevano la morte come fosse una liberazione.
Con sguardo gelido, Frederick, posò gli occhi chiari sul monastero di San Jakob: coloro che vi dimoravano predicavano la povertà e la pace, affermando di parlare in nome di un Dio buono e compassionevole. E allora come era possibile che questo Dio permettesse un tale scempio?
Perché non muoveva un dito per salvare quella gente, coloro che credevano in lui e che venivano uccisi in suo nome dalla follia di pochi?