Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: misslegolas86    15/01/2015    2 recensioni
Il sole alto nel cielo sopra i picchi di Zirak Zigil splendeva oscurato dal fumo di mille roghi nella valle dei Rivi Tenebrosi. Opaco e remoto sfavillava come una lontana torcia dai contorni vaghi. Nella valle il silenzio era rotto solo dal crepitare delle fiamme e da qualche singhiozzo.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dìs, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un vento gelido, implacabile si abbatteva sulla colonna di Nani in marcia verso nord.  Un numero irrisorio rispetto alla moltitudine che era scesa sul campo di battaglia ad Azanulbizar. I pochi sopravvissuti, piegati dal carico di armi e armature dei loro congiunti, tornavano a casa mesti e feriti. Non si udivano canti di vittoria né di cordoglio, era il silenzio che li accompagnava.
In testa alla colonna procedeva Thorin Scudodiquercia, le spalle piegate dal perso di tutto ciò che era appartenuto a Thror, Frerin e Andhod. La tradizione dei Nani voleva che tutto fosse seppellito insieme ai caduti ma, questa volta, non c’erano tombe. Quelle armi costituivano l’unico legame nonchè l’unica memoria per i congiunti dei caduti e non potevano essere lasciati alla mercé degli orchi.
Il giovane principe avanzava lento cercando di infondere in ogni passo la forza e la determinazione che l’essere un erede di Durin richiedeva ma, in realtà si sentiva completamente svuotato. L’immenso cielo azzurro terso e privo di nuvole gravava su di lui come un enorme macigno moltiplicando per mille il suo senso di solitudine. Quando era partito dagli Ered Luin, settimane prima, Thorin non aveva minimamente pensato che quello potesse essere il suo ritorno a casa: solo e gravato dalla responsabilità del suo popolo. Suo padre avrebbe guidato i nani per tanti anni dopo suo nonno, ne era certo, e invece in poche ore il suo mondo si era rovesciato. Perfino il desiderio di ritrovare Thrain si era scontrato con gli obblighi nei confronti degli eredi di Durin.
Dain aveva guidato i suoi guerrieri di nuovo ai Colli Ferrosi ma i nani di Erebor, che avevano seguito Thror fino a Moria tra morte e rovina, avevano guardato con naturalezza a Thorin come loro nuovo capo. Il giovane principe non aveva avuto scelta, si era messo alla testa dei sopravvissuti per riportarli sui Monti Azzurri. Era un’umile colonia, lontana dai fasti della Montagna Solitaria eppure, grazie agli sforzi di Thrain dopo la distruzione causata da Smaug, era l’unico posto in tutta la Terra di Mezzo che gli esuli di Erebor potevano chiamare casa.
Al sorgere della luna, una luna rossa, immensa i nani si fermarono per riposare poche ore fino alll’alba. Pochi fuochi furono accesi, giusto i pochi indispensabili per tener lontano gli animali notturni, mancavano le forze per mettere su un vero e proprio accampamento. Stretti semplicemente nei loro mantelli sulla nuda terra i nani, stremati da dolore e fatica, cercavano di recuperare le forze per la marcia del giorno dopo.
Eppure anche se a pezzi neanche la notte riusciva a portare la pace a Thorin. Dolore e preoccupazione tenevano il sonno lontano e, immancabilmente, ogni notte era possibile trovare il giovane principe accanto ad uno dei falò, immerso nei suoi mille pensieri.
“Mi fai spazio?” chiese con il consueto tono burbero Dwalin.
Thorin sollevò lo sguardo dal fuoco scoppiettante e vide l’amico sedersi con difficoltà a terra accanto a lui. Un lungo taglio insanguinato deturpava ancora il volto di Dwalin e la ferita alla gamba gli rendeva difficoltosi i movimenti eppure il nano non aveva accettato nessun aiuto nella lunga marcia anzi si era prodigato durante tutto il tragitto a dare una mano a qualche nano più in difficoltà. Thorin non fu sorpreso dall’arrivo dell’amico. Erano cresciuti insieme, avevano giocato e poi si erano addestrati insieme infine avevano combattuto fianco a fianco in ogni battaglia. Dwalin lo conosceva e lo capiva meglio di chiunque altro. Era suo cugino ma in realtà erano come fratelli.
“Sono giorni che te ne stai da solo.” Disse Dwalin dopo essersi riscaldato un po’ “La notte non dormi e non hai detto una parola da quando abbiamo lasciato Moria.”
“Mi sembra di aver dato l’ordine di accamparci qui stanotte non più di due ore fa.” Ribattè Thorin facendo a pezzi una foglia con le dita.
“Lo sai che cosa intendo, Thorin.” Calò il silenzio, nessuno dei due aggiunse altro e a lungo rimasero senza parlare.
“Domani arriveremo ai Monti Azzurri” riprese Thorin dopo un po’ “Domani dovrò parlare con Dis” aggiunse in un sussurro.
“Thorin, quello che è accaduto a Moria…” cominciò Dwalin
“Non sarei dovuto tornare.” Lo interruppe Thorin “Dovevo continuare a cercare mio padre. Era quella la cosa giusta da fare. E una volta trovato, Thrain avrebbe guidato tutti noi come è giusto che sia.”  Spezzò un ramo secco e lo gettò tra le fiamme pieno di frustrazione.
“Thorin, non c’era tempo. I feriti devono tornare a casa e Thrain è scomparso” disse ragionevole Dwalin “Hai fatto la cosa giusta guidandoci qui.”
“Non volevo tutto questo” disse disperato Thorin “Non volevo il comando, non ora. Mio padre era designato per guidarci ancora per lunghi anni. Se solo riuscissi a trovarlo..:”
“Thrain potrebbe essere morto o prigioniero non puoi inseguire una chimera. Non ora. Tu sei l’erede di Durin, il tuo popolo ha bisogno di te, la tua famiglia, Dis e i piccoli Fili e Kili non hanno che te. Tu dovrai essere la loro forza e la roccia per il nostro popolo.”
“Non so se sono pronto per tutto questo. Il popolo guarda a me come una guida ma io non sono sicuro neanche di ciò che devo fare io! Come faccio ad essere una guida per gli altri?” Dwalin aveva abbattuto la diga dietro cui si era barricato per giorni e giorni cercando di sconfiggere da solo le mille paure e i dubbi che attanagliavano il suo cuore. Ora che aveva cominciato a parlare era impossibile fermarsi. “Non ho la saggezza di mio nonno né la lungimiranza di mio padre. Non so se ho la forza per tutto questo.”
“Certo che ne hai la forza.” Rispose risoluto Dwalin “La forza è nel tuo sangue. Tu sei nato per essere un capo. Sarai grande come Thror e Thrain.” Dwalin si fermò. Avrebbe voluto aggiungere che sarebbe stato anche più grande di loro ma, in quel momento di dolore in cui l’amico piangeva per la loro perdita, sarebbe stato poco delicato. Eppure Dwalin era certo che Thorin fosse di caratura ben maggiore di quella di suo nonno e di suo padre. Era stato Thorin ad essersi opposto con coraggio all’arrivo di Smaug capeggiando la guardia reale davanti ai cancelli di Erebor. E sempre Thorin aveva affrontato da solo Azog laggiù a Moria. Thorin con il suo esempio riusciva a suscitare la stima, la lealtà e la devozione delle persone che aveva al suo fianco. Tali doti, invece, mancavano completamente a Thror e a Thrain.
“Come fai ad esserne così sicuro?” chiese con un filo di voce Thorin.
“A Moria ho perso mio padre. Il dolore è stato così forte che era impossibile pensare a null’altro che all’atroce sofferenza di quel momento. Tutto quello che ho fatto nei giorni successivi è completamente avvolto da una nebbia di confusione. Non ricordo ciò che ho detto o fatto. Tu sui campi di Azanulbizar hai perso tutta la tua famiglia, nessun nano tra i sopravvissuti ha subito le atroci pene a cui il fato ti ha sottoposto, nessuno ha perso tanto sui campi di Moria. Eppure tu hai avuto la forza di prendere le decisioni che andavano prese per i caduti e per noi sopravvissuti. Non ti basta questa come prova?”
Thorin rimase in silenzio perciò Dwalin continuò “Non temere di essere ciò che sei nato per essere.”
“Tutti si affidano a me ma io non ho più nessuno su cui contare” disse con amarezza Thorin fissando gli occhi sull’immensa luna di fuoco. Thror, Thrain e Frerin erano tutti scomparsi, nessuno lo avrebbe consigliato né aiutato a portare quel pesante fardello.
“Non sarai solo, fratello” disse deciso Dwalin “Io sarò sempre al tuo fianco.”
Si fissarono a lungo negli occhi e il fuoco illuminò con bagliori scarlatti la loro stretta di mano.
Anni sarebbero passati ma quel patto stretto alla luce di quella luna di fuoco sarebbe perdurato fino alla fine.
 
SPAZIO AUTRICE
Ed ecco il 2 capitolo interamente dedicato al rapporto fraterno Thorin/Dwalin. Ho sempre amato il loro legame, il fatto che Dwalin è sempre al fianco di Thorin, a come sia l’unico che può parlargli con sincerità senza diplomazia. Ho adorato le loro scene nella battaglia dei cinque eserciti: il drammatico dialogo davanti al trono e poi il riscatto sul campo di battaglia fino alla disperata lotta su Collecorvo.
Nel capitolo ho sottolineato molto la paura di Thorin nell’assumere il suo ruolo di legittimo erede di Durin. Dopo Moria tutto crolla sulle sue spalle e sicuramente mille dubbi lo avranno tormentato. Anche dopo molti anni nel dialogo con Gandalf a Brea Thorin è ancora alla ricerca del padre e Gandalf lo sprona a “reclamare ciò che suo. A diventare quello per cui è nato essere cioè il capo di tutti i nani.” E Thorin anche lì dopo tanti anni di comando dei nani sui Monti Azzurri tentenna è dubbioso. Figuriamoci quando è un giovane nano appena stravolto dal dolore di tanti morti.
Nel prossimo capito si torna a casa e faranno la loro comparsa Dis e i piccoli Fili e Kili.
A presto
 
PS piccola precisazione. Pur rimanendo fedele alle appendici del Signore degli Anelli ho scelto di adottare la cronologia e gli eventi narrati da Peter Jackson nello Hobbit. Con la perdita di Thror e Thrain come conseguenza della battaglia di Moria e non in tempi diversi (antecedente per Thror e successiva per Thrain) come rivelano le Appendici. Volevo descrivere un Thorin davvero solo e carico di ogni responsabilità a seguito della tragedia di Azanulbizar.
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: misslegolas86