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Autore: effe_95    18/01/2015    3 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Salvami, ti salverò.

97. All my tears have been used up.
Ho asciugato tutte le mie lacrime.
 
<< Francesco! Puoi aiutarmi ad uscire da questa vasca? >>
Francesco stava correggendo dei disastrosi compiti di matematica quando Iliana lo chiamò, appuntò velocemente un quattro sul fronte del foglio e si alzò trascinando le pantofole sul pavimento. Quando entrò nel bagno, Iliana se ne stava nella vasca con le braccia incrociate sopra il seno e lo sguardo perso nei suoi pensieri. I capelli legati in una croccia sulla nuca fuggivano in alcune ciocche ribelli sul volto bello e riflessivo.
Iliana non si accorse di lui finché Francesco non si accovacciò accanto alla vasca giocando con le lunghe dita dell’acqua calda.
<< Oh, eccoti qui. Allora, mi aiuti? Ho paura di scivolare >>
Francesco continuò a giocare con l’acqua, poi la scrutò con i suoi occhi grigi e le sorrise, lasciando che delle piccole rughe gli si formassero agli angoli degli occhi, Iliana osservò quel sorriso e quei segni del tempo con un po’ di nostalgia, riusciva ancora a vedere il sedicenne che aveva conosciuto anni prima.
<< Perché mi guardi così? >> Domandò aggiustandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, Francesco continuò a tracciare disegni astratti sul pelo dell’acqua con il sapone.
<< Perché sei bella >> Il sorriso dell’uomo la contagiò e si ritrovò a sorridere anche lei e questa volta toccò a Francesco guardare le rughe sottili di Iliana con nostalgia.
Le accarezzò delicatamente il viso e poi si tirò su per darle un bacio sulla fronte.
<< Aspetta, ti aiuto ad alzarti >> Iliana si aggrappò saldamente alle due mani e si tirò su con pesantezza, era al sesto mese di gravidanza e la sua pancia era grande il doppio, non riusciva più a guardarsi i piedi, a salire le scale, a fare praticamente nulla.
Francesco l’avvolse nell’accappatoio e l’aiutò ad uscire senza farla scivolare, ultimamente quella era diventata una routine, ed ogni volta, prima di lasciarla, lui si chinava sull’accappatoio e le baciava il ventre.
<< Non vedo l’ora che nascano >> Commentò Iliana sciogliendo i capelli sulle spalle, erano diventati ancora più lunghi e le arrivavano a metà schiena, Francesco aveva imparato ad amare quella chioma bionda con il tempo, quando la baciava i capelli gli finivano in bocca, ma ci aveva fatto l’ abitudine.
<< Davvero? Pannolini, pappine, alzatacce durante la notte? >> Iliana lo fulminò con lo sguardo e Francesco scoppiò a ridere.
<< Beh, pesano! E poi si muovono come dei cavalli imbizzarriti, non riesco nemmeno più a vedere i miei bellissimi piedi! >> Protestò lei allungando lo sguardo verso il basso ma inutilmente, Francesco soffocò una risata e la guardò con amore, era bellissima in quell’accappatoio un po’ stretto e con il broncio sulle labbra carnose.
<< Saranno due pesti, me lo sento >> Dichiarò la ragazza esasperata, Francesco scosse la testa. << È ovvio, sono figli miei dopotutto! >>
Iliana gli lanciò uno sguardo così omicida che Francesco decise di lasciare il bagno prima che gli tirasse una spazzola in testa. Decise di tornare alla correzione dei suoi compiti, quando passando accanto alla porta di casa si accorse di una busta infilata sotto la porta, si chinò per raccoglierla e guardò l’indirizzo con le sopracciglia aggrottate.
Era di una città straniera, probabilmente inglese, nonostante la calligrafia fosse un po’ irrequieta era abbastanza leggibile, Francesco aveva il presentimento di averla già vista prima ma non ricordava dove. Andò a sedersi in cucina con lo sguardo ancora fisso sulla carta, i compiti dei suoi allievi potevano anche aspettare, aprì la lettera sperando che non fosse scritta in inglese perché era una vera schiappa in quella lingua.
Erano due fogli di carta e cominciavano in questo modo:
 
Caro Francesco
Ti chiedo scusa per il mio pessimo italiano, non ricordo più tanto bene come si parla, ma farò del mio meglio. Sono passati così tanti anni da quel giorno d’estate in cui ci siamo detti addio, che non ricordo più tanto bene quanti siano, ma ho portato quel momento nel mio cuore sempre. Ogni giorno della mia vita, mi sono ricordata di quel ragazzino dagli occhi grigi di cui mi ero innamorata a quindici anni e questo mi ha fatto forza.
Non abbiamo più niente da rimproverarci ormai, e tutto quello che avevamo da dirci l’abbiamo già detto. Le tue parole ‘ nessun problema’, mi hanno dato forza durante il mio cammino, e mi sono resa conto che per me hanno avuto più importanza di un perdono.
Non ti scriverò mai più e non voglio che tu risponda a questa lettera, se sei con Iliana adesso, già so che sei felice e non ho bisogno di prove. Lo so è basta.
Volevo solo che tu avessi questa foto che ti ho spedito.
Perché tutto sommato tu mi hai salvata, e volevo solo che lo sapessi.
Con affetto Agneszka”
 
Francesco finì di leggere la lettera con un magone nello stomaco, non credeva di meritare quelle parole, ma tutto sommato lo resero più felice.
Era da tantissimo tempo che non ripensava ad Agneszka, nonostante si fossero separati nel migliore dei modi possibili per loro, Francesco aveva sempre nutrito un senso di colpa per non aver potuto aiutarla, e lei invece gli stava dicendo il contrario.
Appoggiò la lettera tra i compiti e sbirciò la fotografia con il sorriso sulle labbra.
Agneszka sembrava più vecchia, anche lei aveva il viso invecchiato, gli occhi da cerbiatto azzurri come il cielo tempestoso erano sempre gli stessi, incorniciati dai capelli ramati tagliati cortissimi sotto l’orecchio, dall’altra parte della foto c’era un uomo. Non doveva essere più grande di Francesco se non di qualche anno, aveva un viso gentile, gli occhi verdi e i capelli castani un po’ lunghi che gli ricadevano sul viso. Tra i due adulti c’erano tre bambini piccolissimi, due maschi e una femmina che rideva felici con i loro genitori.
Francesco sorrise nel vedere i volti allegri di quei bambini e il sorriso di Agneszka, era sicurissimo che lei non l’avesse mai avuto così quando stavano insieme, nemmeno prima che lei se ne andasse e tutto finisse in malora.
Aveva trovato la sua felicità.
Per istinto, Francesco girò la foto, ricordando che Agneszka aveva il vizio di lasciarvi dei messaggi, e non sbagliò.
 
P.s  Non so se ti ricordi di questo mio brutto vizio, forse non leggerai mai questo messaggio.
Loro sono John, mio marito, Ally, Jason e James, i miei bambini. Loro mi hanno guarita, volevo li conoscessi.”
 
<< Che cosa stai guardando? >> Iliana era comparsa proprio dietro di lui, aveva un forte profumo di bagnoschiuma all’ iris e le mani poggiate sulle sue spalle.
Francesco si girò a guardarla sorridendo e le mostrò la fotografia.
<< Ho trovato questa lettera sotto la porta di casa >>
Iliana raccolse il pezzo di carta e lo scrutò allungo, poi lanciò un’occhiata veloce alla lettera ma non volle leggerla, non la chiese e Francesco un po’ se l’aspettava.
<< Una bella famiglia >> Replicò lei serena, mentre lasciava la foto sul tavolo tra i compiti di Francesco e la lettera.
<< Come la nostra >> Commentò lui abbracciandola, Iliana rise.
 
Yulian aveva un fortissimo mal di testa.
Era da notti che non dormiva, Ivan non faceva altro che piangere ad intervalli regolari, anche Claudia non ne poteva più, e Alješa era sempre più nervoso perché il fratellino lo svegliava.
Il bambino aveva appena compito un mese di vita e già dimostrava un bel caratterino, per Yulian era un sollievo andare a fare la spesa da solo quella mattina di Sabato.
Sicuramente aveva una pessima cera per le ore di sonno mancanti, ma staccare la spina ogni tanto faceva bene. Aveva appena parcheggiato quando Claudia lo chiamò.
<< Pronto Clo? >> Dall’altro lato del telefono Claudia sbadigliò.
<< Yul, devo dirti una cosa bellissima! >> Esclamò lei con voce allegra e stanca allo stesso tempo.
<< Cosa? >> Domandò lui sorridente.
<< Ivan dorme! >> Yulian rimase scioccato nel sentire quelle parole, non era possibile che suo figlio decidesse di dormire proprio quando lui non era a casa per fare un bel sonnellino.
<< Quel bambino mi esaspererà >> Commentò il biondo avvilito, Claudia ridacchiò divertita attraverso la cornetta.
<< Alješa è al settimo cielo >> Yulian rise nel sentire quelle parole.
<< Me l’aspettavo >>
<< Torna presto a casa che ci manchi >> Claudia gli mandò un bacio dall’altra parte della cornetta, Yulian ridacchiò divertito mentre attraversava con attenzione la strada.
<< Va bene >>
Quando chiusero la conversazione, Yulian era molto più allegro, aveva il sorriso sulla faccia quando passò davanti alla chiesa accanto al supermercato. Gli sposi erano appena usciti dalla chiesa, c’era un chiasso esagerato e la gente stava gettando il riso.
Yulian odiava il riso, quando si era sposato lui se l’era ritrovato anche nelle mutande.
Passando lanciò uno sguardo veloce ai due sposi e si immobilizzò, nessuno fece caso a lui, perché stavano festeggiando, ma sarebbe stato imbarazzante il contrario.
Yulian era rimasto così sorpreso che per poco non inciampò nei suoi stessi passi, lo sposo era una ragazzo con i capelli castani sparati da tutte le parti, gli occhi verdi, le fossette sul viso ben rasato e uno smoking nero senza cravatta. La ragazza era carina, lunghi capelli neri come la pece ed intensi occhi nocciola.
Era strano che Yulian fosse destinato ad incontrare Nathan proprio il giorno del suo matrimonio, ma dopotutto pensò che non fosse poi così tanto strano.
Nathan sorrideva quando incrociò per caso in suo sguardo tra tutta quella gente, ma né nei suoi occhi, né in quelli di Yulian passò l’odio.
Nathan lo fissò e fece un cenno del capo, prendendo la mano di sua moglie, come per dire:
“ Ecco hai visto? Sono andato avanti, sono felice!”
Yulian fece il suo sorriso provocatore e scostò lo sguardo, tutto sommato, a volte la vita restituiva quello che aveva preso, e il ragazzo si ritrovò a pensare che tutte le cose difficili che aveva affrontato non fossero inutili.
Fece un cenno a Nathan, e andò a fare la spesa.


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Effe_95 

Buonasera a tutti :)
Allora, la prima cosa che devo dire, altrimenti lo dimentico, è che il titono del capitolo è tratto dal testo di una canzone di Tom Odell che si chiama " Another love".
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, non volevo lasciare le cose incomplete, volevo che tutto quello che potesse trovare una fine la trovasse, e anche Agneszka e Nathan avevano bisogno del loro lieto fine. Credo che Claudia e Francesco non sarebbero stati felici del tutto se le persone che sono state importanti nella loro vita avesso continuato a soffrire. Volevo anche avvisarvi che il prossimo capitolo sarà un po' particolare e che ormai siamo a meno tre dalla fine.
Grazie mille a tutti come sempre.
Alla prossima.

 
  
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