Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Serpentina    19/01/2015    6 recensioni
Dopo quattro anni Faith Irving e Franz Weil hanno preso strade diverse, professionalmente. Il loro amore, al contrario, è più solido che mai, tanto che, sulla scia degli amici che hanno già messo su famiglia, o ci stanno provando, decidono di compiere un grande passo: sperimentare la convivenza. I due piccioncini sono convinti che l'esperienza rafforzerà ulteriormente il rapporto, che, invece, verrà messo a dura prova da un "terremoto" che rischierà di farlo naufragare definitivamente.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Bentrovate! Pronte a immergervi nel nuovo capitolo? Scommetto di sì!

Grazie, as always, ad abracadabra, Bijouttina, Calliope Austen, DarkViolet92 ed elev, che hanno recensito, e ad AmaZa1n, ayris e Rose6, che seguono la storia. :-*

Tenete pronto lo champagne/spumante! ;-)

Capodanno... al bacio

(Londra ci sarà sempre)

Le feste sembrano qualcosa di frivolo, casuale e privo di forma, in realtà sono eventi con forme intricate e coreografie di prim'ordine.

Bret Easton Ellis


29 Boulevard du Montparnasse, 14° Arrondissement, Parigi

Doveva smetterla.

L'aveva sognato di nuovo, e, sebbene fosse stato piacevole, era sbagliato: non poteva fantasticare contorsioni da Kamasutra col suo migliore amico, per di più impegnato, come partner!

“Un minimo di contegno, cazzo di Buddha! Niente più sognare quelle labbra succulente, quei pettorali perfetti, quel culo da mille e una nott... ehi! Basta! Al mio tre mi sveglierò e non farò mai più sogni erotici su Adam! Uno... due...”

Bonjour!- strillarono delle voci infantili.

La rossa sobbalzò, tolse la mano dalle mutande, aprì di scatto gli occhi e mise a fuoco cinque figurette in pigiama, accomunate soltanto dal colore di occhi e capelli (rispettivamente corvini e marroni).

–Ti abbiamo portato la colazione!- esclamò la maggiore, mettendole davanti un vassoio; tra le sorelle, era quella che parlava meglio l'inglese, senza accento francese, forse perché aveva passato molto tempo a Londra dai nonni.

Merci beaucoup, ma petite.

–Monjola, vitte- le suggerì una delle minori, storcendo il naso in direzione della sua gemella. –Senò se la sbafa Coraline!

–Non è vero!- protestò l'altra, prima di avventarsi sulla sorellina, mettendola al tappeto.

La rissa proseguì sotto gli sguardi divertiti delle sorelle di mezzo, le gemelle Celine e Camille, e della più grande, che arricciò le labbra, ad indicare che prendeva le distanze da quel comportamento immaturo.

Monica si affrettò a ingurgitare caffellatte e croissant: nella foga della lotta le bimbe avrebbero potuto rovesciare il vassoio, e addio colazione.

L'arrivo di un uomo alto e magro - con una zazzera di capelli nerissimi perennemente spettinati e due occhi profondi quasi dello stesso colore - dall'aria autorevole fece cessare il bisticcio.

–Caroline. Coraline. Possibile non riusciate a resistere più di cinque minuti senza accapigliarvi? Farete venire i capelli bianchi prematuramente a me e vostra madre!

Mais papà...

–Niente ma. Sono certo che avete un'ottima spiegazione per questa ennesima litigata, però non mi importa. Siete sorelle, per l'amor del cielo, dovreste non dico andare d'amore e d'accordo, almeno avere un rapporto civile, e imitare i lottatori di wrestling non è civile. Fate pace, tout de suite!

Le due litiganti si abbracciarono, borbottando delle scuse poco sentite in francese, poi Coraline, la più dolce delle due, azzardò un bacino alla gemella, che le restituì il cerchietto sottratto durante la lotta.

–Oh, che carine! Mi ricordano me e i miei fratelli... solo che io li tenevo, i bottini di guerra- cinguettò commossa Monica. –Ora rilassati, zietto: la catastrofe è scongiurata e io non ho scordato la nostra gitarella. Tre minuti, che mi rendo presentabile, e andiamo!

Si vestì alla velocità della luce - se infilarsi in tutta fretta i primi vestiti che capitano a tiro si può definire "vestirsi" - si pettinò - se due colpi di spazzola a casaccio si possono definire "pettinarsi" - e raggiunse il giovane zio, che le sorrise, indicando l'orologio.

La rossa si batté una mano sulla fronte, maledicendo la sua scarsa puntualità: nonostante l'impegno, tardava sempre di almeno cinque minuti. –Lo so, lo so, sono in ritardo- sbuffò, districandosi con le dita la lunga chioma, ancora ingarbugliata. –Chuck è convinto che riuscirò ad arrivare tardi persino al mio funerale!

–Sempre spiritoso, tuo fratello. Come sta?

–Alla grande!- rispose Monica, alzando entrambi i pollici. –Si è fatto una ragazza... in tutti i sensi! Il piccolo Chuck è cresciuto e copula, il che non lo rende meno secchione, ma meno borioso sì. Lei è semplicemente una santa.

–Perché lo sopporta?- insinuò Axel, stampato in faccia un ghigno perfido.

–Perché sopporta me!- ribatté la ragazza. –Uh! La prossima volta che la vedo, devo chiederle se Chuck parla in latino pure durante...

–Durante cosa?- domandarono in coro Celine e Camille - identiche fino al più infinitesimale poro della pelle, a differenza di Caroline e Coraline - materializzatesi improvvisamente nell'ingresso.

–Argh! Voi due dovete perdere il vizio di sbucare all'improvviso, mi farete venire un infarto!

–Non hai risposto alla domanda.

–Nicky, non ti azzardare!- tuonò Axel, tanto bonario con i figli dei cugini quanto severo con le sue. –Bambine, noi usciamo. Aiutate la mamma e Katie a tenere separate le due iene litigans.

–Eh?

–Cora e Carol.

–Come no! Chi le ferma, quelle?

Una volta in strada, Axel gettò la maschera e le pose la domanda che teneva in serbo da quando, contrariamente al previsto, Monica aveva accettato l'invito a trascorrere le feste in Francia.

–In questi giorni non ti ho mai sentita nominare Adam. Di solito lo inserisci in qualsiasi conversazione, come mai tutto a un tratto è diventato tabù? Complicazioni sentimentali?

–Capisco che hai la mania di risolvere i problemi di cuore, zietto, ma non c'è intervento che tenga per il mio. A dirla tutta, non so nemmeno se ho un problema, nè quale sia.

–Se ti accontenti del parere di un misero mediconzolo, forse posso aiutarti- si offrì allora lui, cingendole le spalle con un braccio. –Fingerò sia un caso clinico. Partiamo dall'anamnesi: sintomi?

–Adam è andato a Scarborough insieme alla sua fidanzata, per presentarla ai genitori.

–Ecco spiegata la tua presenza qui. Questo, però, non è un sintomo, è un segno... della mia mancanza di intuito nelle questioni di cuore non chirurgiche: ero sicurissimo da metterci la mano sul fuoco che voi due... insomma... hai capito, no?

–Oh, sì. Le mezze frasi smozzicate sono il massimo della chiarezza- ironizzò Monica.

–Lasciamo perdere- sbuffò lui, tirando su col naso. –Tiro a indovinare: lei non ti piace.

–Non mi piace?- ruggì la più giovane. –La detesto! Se stesse andando a fuoco e avessi in mano dell'acqua, ci annaffierei le piante!

–Ti supplico, risparmiami la scenata melodrammatica! Non ti sono mai piaciute le ragazze di Adam, però ti sei sempre limitata a gufare in disparte. Cos'ha di diverso questa nuova fiamma?

"Ha accalappiato il mio povero Adamino senza il mio permesso e tenta di estromettermi dalla sua vita. Ti pare poco?"

–A parte l'irritante perfezione e il fatto che lo tratta come un cagnolino ammaestrato?

–E lui? Lo vedi felice, innamorato?

–Io...- "Non ci ho mai fatto caso! Cazzo di Buddha, che razza di amica di merda sono?" –Non saprei. Ripete che è favolosa, che non potrebbe trovare di meglio, però si sente che, in fondo, non è convinto sia quella giusta.

–Sicura di non peccare di parzialità?

–Senti, conosco Adamino come le mie tasche, so che genere di donna fa per lui, e Momo - no, non è il suo vero nome... si chiama Monica, come me - rispetta soltanto un criterio: è rossa.

–Secondo me sei gelosa- la punzecchiò Axel.

"Se desiderare strangolare qualunque femmina gli si avvicini e pensare di essere l'unica degna di stargli accanto è gelosia, allora sì, sono gelosa marcia!"

–Gelosa? Io? Tu vaneggi! Dico semplicemente che Adam avrebbe bisogno di una fidanzata meno egoista, che lo ami così com'è, senza pretendere di cambiarlo e di organizzargli la vita, che lo sostenga, che non scappi alla prima difficoltà...

–Qualcuno come te?- insinuò l'altro.

"Perché no?"

–Non dire sciocchezze!- lo rimproverò Monica, la cui carnagione era diventata un tutt'uno coi capelli. –Siamo amici, non mi piace in... quel senso. E poi non funzionerebbe: i difetti che un amico ritiene spassosi per un fidanzato sarebbero intollerabili. Non dureremmo cinque minuti.

Axel si bloccò di colpo e, invece di imboccare l'ingresso alla metropolitana, deviò in una stradina laterale.

–Ehi! E Montmartre?

–Dopo, forse. Adesso devo farti un discorso serio. Ascoltami attentamente, senza interrompere- asserì imperioso. –Ti consiglio di piantarla con le stronzate, Nicky. Crescere significa anche accettare i cambiamenti, perciò basta lagne: sai meglio di me il motivo dell'ostilità verso questa... Momo, giusto? Fatti un esame di coscienza e scegli: se sei certa che Adam per te è solo un amico, lascialo libero di stare con chi vuole; in caso contrario, prenditelo, perché è chiaro come il sole che non aspetta altro. Ci sarà un motivo se ha scelto una rossa col tuo stesso nome... spera che l'originale si faccia avanti. La domanda, ora, è: lo vuoi?

"Sì! Sì! Sì!"

–Io... io... io non... non voglio mandare a puttane la nostra amicizia, zietto Ax. Per quanto adori la Ciambellina, Adamino è... inimitabile- pigolò la rossa, dondolandosi sul posto.

–La stai mandando a puttane comunque, quindi perché non rischiare?- replicò Axel. –E' il momento che rientri in scena la Nicky combattiva. Estrai gli artigli, tigre, e attacca. La tua latitanza è durata anche troppo.

***

Faith si sentiva stranamente debole, ma attribuì la sensazione alla noia. "Nulleggiare stanca" asseriva sua madre, e lei, pigra fino al midollo, era sempre stata in disaccordo con questa affermazione, prima di sperimentarla di persona. Le mancava il lavoro sul campo; purtroppo la gravidanza l'aveva costretta ad altre mansioni, e lei aveva obbedito senza battere ciglio per procrastinare la pausa per maternità il più a lungo possibile: meglio un mese di lavoro in più prima che uno in meno da dedicare al pargolo poi. Alla fine di un turno reso difficoltoso dai frenetici movimenti del feto, trovò ad aspettarla una sorpresa.

–Marcus? Cosa ci fai qui?

–Che domande: ti rapisco!- rispose lui, ammiccando nella sua direzione. –Ti porto a bere qualcosa e poi a casa, ok?

–Sei molto gentile, ma avevo chiesto...

–Informa il tuo autista che i suoi servigi non sono più richiesti e salta su!- sbuffò, sventolando una mano con fare sbrigativo. La Irving, spiazzata, inviò un messaggio a Franz e salì in macchina, destinazione un caffè poco frequentato dalle parti di casa sua.

–Allora, a cosa devo questa improvvisata?

–Ti devo parlare- rispose Marcus in tono grave, evitando di guardarla negli occhi. –Ho scelto apposta un territorio neutro per non mettere nessuno dei due a disagio.

–Avanti, spara, sono pronta a tutto.

–Non possiamo più vederci. Ne va della mia reputazione, dei miei affari! Sta cominciando a circolare la voce che stiamo insieme, e non solo questo ha attirato su di me la disapprovazione delle mie pazienti più anziane, che non tollerano di farsi operare da - cito testualmente - "un immorale che ha sottratto donna e figlio a un altro uomo", ma anche delle più giovani, che non mi credono più sul mercato.

–Smentiscile! Sono la prima a non desiderare questo genere di pubblicità- replicò Faith.

–Non è così facile, lo sai; il pettegolezzo è come l'Idra di Lerna: per ogni testa tagliata ne spuntano dieci, e non riesci a trovare quella originaria. Senti, ti sono stato accanto perché mi facevi pena...

–Io ti facevo pena?- ringhiò lei, talmente indignata che non avrebbe sorpreso nessuno se avesse sputato fuoco. –Credevo fossi semplicemente gentile!

–Non lo sono stato, forse? Gentilezza, compassione, pietà... non badare alle sottigliezze: ti ho fatto comodo, no?- sospirò, per poi sferrare il colpo di grazia –A meno che non abbia pensato a un ritorno di fiamma, perché in tal caso devo disilluderti: hai smesso di essere una donna quando ti sei fatta ingravidare.

La Irving si alzò con invidiabile compostezza, sibilò –E tu hai smesso di essere un uomo quando hai venduto le palle. Addio, Marcus- estrasse dal portafoglio una banconota da venti sterline e aggiunse –Tieni pure il resto.

***

Il trentuno dicembre, a casa di Brian, erano in corso gli ultimi preparativi per il party: nonostante fosse una tradizione consolidata, il padrone di casa se ne occupava con entusiasmo, ripetendo che avrebbero festeggiato l'arrivo del nuovo anno a casa sua finchè avesse avuto vita.

Scese in salotto col completo gessato che aveva scelto di indossare, ma che sarebbe tornato in naftalina, se non avesse ricevuto l'approvazione dei suoi più severi giudici.

–Che ve ne pare?

–Non male... Brian- sibilò Aidan, che non aveva digerito la storia di bugie e tradimenti degna di un romanzo che era la sua nascita, e si stava vendicando trattando il padre con freddezza.

–AJ ha ragione- gli fece eco Adam. –Amigo, sei figo!

–Capisco che ti senti il boss di casa, Cartridge, ma imitare Al Capone...- commentò una voce sarcastica.

L'interessato si voltò e sbuffò –Non accetto critiche da un uomo del ventunesimo secolo. Fila a metterti addosso qualcosa di più vintage!

–Non prenderò parte alla festa- rispose Franz. –Ti ringrazio del'invito, ma saluterò l'anno nuovo con la mia famiglia.

–Certo. La famiglia è famiglia e bla, bla, bla, però.... mi mancherà la tua lingua biforcuta- gnaulò Brian. –Non ho speranze di convincerti a rimanere almeno un pochino?

–Sarò sincero- sospirò stancamente Weil. –Credo che Faith si presenterà con quel gonfia-tette da strapazzo; non vorrei rendere memorabile la festa riducendolo a una frittella!

–Ridurresti a una frittella anche le possibilità di riconquistare la tua amata- asserì il suo interlocutore. –Perciò... va' pure, e divertiti.

–Beato lui, che può scappare- piagnucolò Adam. –Se potessi, mi rifugerei in un eremo fino a mezzanotte passata: so già che morirò di noia, senza Nicky.

–Chi è Nicky, zio?- chiese Aidan.

Suo padre glielo spiegò e il bambino, mettendo su un'espressione pensosa, domandò Perchè zio Adam ha un'amica sola e tu tante, Brian?

–AJ, da bravo, vai a giocare in camera tua- lo esortò Brian, che non gradiva la piega che stava prendendo quella conversazione.

Suo figlio fu di parere diverso, difatti si impuntò sbraitando Ma non mi hai risposto!

–AJ, in camera tua, ho detto!- ordinò Brian puntando l'indice verso le scale, e al pargolo non rimase che obbedire. Fece un paio di respiri profondi per ritrovare la calma, quindi chiese ad Adam –A proposito di rosse... com'è andata la trasferta?

–Male.

–Quanto male?- domandò Brian, bruciante dalla curiosità.

Adam sospirò tristemente –E' successo un pasticcio: non so quale rotella fuori posto ha fatto pensare a mia madre che la mia fidanzata Monica fosse Nicky. Quando ha visto Momo, un'altra rotella fuori posto le ha fatto esclamare "Credevo ci avresti portato Monica!", ed... è scoppiato il finimondo: Momo, incazzata da morire, ha risposto a tono, mia madre si è imbestialita... mio padre, del tutto indifferente, è andato a spalare la neve nel viale....

–Oddio, che scena! Avrei voluto esserci!- sghignazzò Brian, asciugandosi le lacrime.

–Avrei gradito che mia madre evitasse paragoni tra le due, Momo è già abbastanza gelosa!

–Chissà come mai- ridacchiò Brian. –Sveglia, cuginucolo: tutte le ragazze con cui sei stato erano gelose di Nicky perché è bella, simpatica, vulcanica e, più che da amico, ti tratta da orsacchiotto coccoloso. Facile fraintendere il vostro rapporto; confesso di averlo fatto e di continuare a farlo: attendo con ansia il giorno in cui vi sorprenderò a letto insieme!

"Già fatto, cugino. Già fatto. Alla faccia tua!"

–Brian, sei impazzito? Siamo amici, non... certo, sarebbe bello, ma... no! E... e Momo... ha questi stessi pensieri? Oh, merda! Forse avrei fatto meglio a continuare a stare lontano da Nicky- esalò Adam.

Brian scosse la testa ed asserì –Sciocchezze. Se la persona con cui stai è insicura, è un suo problema. Nicky è la tua migliore amica, finchè stai bene con lei non vale la pena di mandare al diavolo chi ti sarà sempre vicino per le fisime della fidanzata di turno!

–Wow, che pensiero profondo! Sicuro di non avere la febbre?

–Il tuo senso dell'umorismo diventa sempre più scadente. I miei consigli te li puoi scordare!

–Su, su, non fare la signorina permalosa, scherzavo- esclamò Adam. –Comunque, per il resto... tutto secondo i piani?

–Non proprio: gli ospiti saranno meno del previsto. Tolta una cinquantina di persone saremo solamente noi di famiglia.

–Cinquanta persone? Soltanto? Festicciola intima!

–Confermo: il tuo senso dell'umorismo sta diventando sempre più scadente.

–Perlomeno esiste, al contrario del tuo!- esclamò Adam.

Brian, piccato, lo spinse verso la porta sbuffando –Renditi utile, porta sederino e verve comica a sistemare i fuochi d'artificio!

***

Calò il buio, accompagnato da temperature rigide decisamente invernali. Il gelo, però, non scalfì i progetti di Mrs.Abigail Cartridge: aveva dovuto rinunciare al party da sogno per i suoi trent'anni perchè ancora spossata dal parto, si sarebbe rifatta con un evento memorabile. Fortunatamente, suo cognato aveva avuto la gentilezza di lasciare a lei gli onori di casa, quella sera.

A pochi minuti dallo scoccare delle nove stava ammirando la propria immagine riflessa nell'enorme specchio in camera da letto: l'abito rosso - corto e dalle maniche trasparenti ma castigato, con la gonna ricoperta di frange, secondo lo stile anni '20 - le cadeva alla perfezione, e i capelli, a due ore dalla piega, erano ancora boccolosi.

Per il momento stava andando tutto per il verso giusto.

Il trillo del campanello la avvisò che i primi ospiti avevano raggiunto il party. Abigail andò ad aprire curiosa di scoprire chi era arrivato, perchè da lungo tempo non conosceva nessuno che fosse puntuale, tranne lei, e ricordò con un misto di fastidio e ilarità tutte le volte in cui era arrivata in perfetto orario ad una festa senza trovare nessuno ad aspettarla, nemmeno il/la festeggiato/a.

Sorrise ad Adam e alla sconosciuta che lo teneva per un braccio, alla quale rivolse anche un'occhiata indagatrice, esaminandola minuziosamente dalla punta dei capelli all'apice delle scarpe: era molto bella, alta e longilinea - sebbene, forse, un tantino piatta per i suoi canoni estetici - i capelli ricci di un rosso vivo evidenziavano il pallore della pelle priva di imperfezioni, il trucco, studiatamente naturale, poneva in risalto gli occhi chiari e le graziose labbra sottili, incurvate in un sorriso di circostanza; l'unica critica che potè rivolgerle mentalmente fu: "Il vestito... troppo corto! Un movimento sbagliato e le si vedrebbero le mutande! E viola, per di più! Non si accoglie il nuovo anno vestiti di viola! Anche se devo ammettere che le sta divinamente, e i lustrini su di lei non paiono affatto volgari".

Rimosse quei pensieri e li salutò cordialmente, da brava padrona di casa.

–Buonasera. Bene arrivati.

–Grazie- rispose Adam. –Lei è Momo, la mia fidanzata.

–La tua... oh, è assolutamente meraviglioso! Lieta di conoscerti, Momo, io sono Abigail, la...

–Aspetta, fammi indovinare: sei la moglie del cugino di Adam, Brian- asserì Momo con convinzione, rivelatasi errata.

–Dell'altro cugino, Ben.

–Oh, scusa- pigolò Momo. –Ancora non conosco bene tutti...

Abigail la interruppe con un gesto della mano e disse –Non preoccuparti, è normale confondersi, i primi tempi. In fondo vi frequentate da poco...

–Nove mesi- sibilò Momo, facendo assumere ad Abigail un'espressione sbigottita, sostituita quasi subito da una comprensiva, seguita dalla frase –Appunto, vi frequentate da poco. Ben mi ha tenuta nascosta per quasi due anni!- mentì, ammiccando con discrezione in direzione di Adam, che le sorrise grato. –Voleva essere sicuro che tra noi sarebbe durata, non poteva certo portare in casa la prima venuta! I Cartridge sono così, in amore vanno con i piedi di piombo!

–Devo dedurre che, per gli standard familiari, Adam è frettoloso!- sibilò Momo, che non si era lasciata trarre in inganno dai modi accattivanti di Abigail, alla quale rivolse un sorriso freddo, prima di accomodarsi e sgomberare l'ingresso.

Faith fu la seconda ad arrivare; avendo assistito allo scambio di battute tra Mrs.Cartridge e Momo, non appena si fu sincerata che la donna fosse fuori portata d'orecchie, chiese in tono ironico –Credevo che la regina delle nevi vivesse ad Arendelle.

–Si è trasferita a Londra e si è fidanzata con Adam- sospirò Abigail, roteando gli occhi.

–Cosa?- esclamò Faith, esterrefatta.

Abigail trillò gioviale –Non è meraviglioso? Desidero metta la testa a posto e si sistemi; ora posso ragionevolmente sperare che avverrà in tempi brevi- arricciò il naso e aggiunse –Solo, non avrei mai immaginato avrebbe scelto...

–Un ghiacciolo. Sì, ti capisco: Adam, superata la timidezza iniziale, è tanto solare e dinamico, che ci fa con quella?- fu il secco commento di Faith, che fulminò Ben, comparso dal nulla, quando rispose –Oh, andiamo, con un "pezzo di ghiaccio" di quella qualità cosa potrà mai fare?

Abigail gli intimò fare meno il cretino lo sospinse verso la stanza dei bambini, per controllare che fossero ancora tutti interi. Con Kaori, non si poteva mai dire...

Faith, intenzionata a godersi la festa, si guardò intorno, sorseggiando acqua tonica. Trovandosi a poca distanza da Momo, si mosse verso di lei per appagare la propria curiosità. Quando Abigail le chiese dove stesse andando, rispose, agitando il bicchiere –A rifornirmi di ghiaccio!

Momo, scrutata con occhio critico la procace sconosciuta che l'aveva appena salutata, riconoscendola come fidanzata di Adam, ricambiò senza entusiasmo il sorriso, quindi cinguettò –Sono famigerata, a quanto pare.

–Direi, piuttosto, famosa. Io sono Faith, comunque, Faith Irving- disse tendendole la mano.

Momo la strinse senza entusiasmo, quindi chiese –La dottoressa Irving della squadra di Noyce? Quella Faith Irving?

–Sono famigerata anch'io, a quanto pare- ridacchiò Faith, per poi bere un sorso di analcolico.

–La nostra fama ci precede, è inevitabile. Tutto ciò che è in nostro potere scegliere è che tipo di fama vogliamo ci preceda.

–Saggia considerazione. Concordo- asserì Faith. –Tu, invece, di cosa ti occupi?

–Avvocato. Io e Adam stiamo facendo tirocinio nello stesso studio legale- rispose la rossa, poi schioccò le labbra color vinaccia, in tinta con l'abito.

Faith annuì e osservò, in tono leggero Vi siete conosciuti lì, deduco.

–Elementare, Watson. A cosa devo tanto interesse?- chiese Momo, infastidita dallo sguardo di sfida della Irving, che la fissava negli occhi, per nulla intimidita dal suo atteggiamento scostante.

–Semplice curiosità... è ancora legale, se non erro.

–Certo che sì.

In quel momento le raggiunsero Adam e Kaori, di rosa vestita, la quale ricevette una marea di vezzeggiamenti da Faith e Momo, ai quali rispose con uno scocciato –Grazie, ma, se devo dirla tutta, preferirei indossare la mia gonna di jeans. Mamma, però, ha voluto così, e questa è la festa di mamma. Almeno, così dicono papà e zio.

Faith raggiunse Bridget - in compagnia di un nuovo uomo - la quale la accolse con un sorrisetto perfido e un falsamente innocente –Allora, cosa ne pensi?

–Onestamente?- rispose Faith, velenosa –E' un peccato che dentro non sia bella come fuori!

–Sono totalmente d'accordo. Brindiamo alla sintonia di pensiero!

–Ogni scusa è buona per bere, eh, Bridge?

–Sì, e mi dispiace che tu non possa tenermi compagnia- gnaulò, delusa, indicando l'analcolico. –Quando scodelli il frugoletto?

–All'incirca prima metà di aprile.

–Splendido! Oh, girava voce che saresti venuta con Marcus - in senso buono, naturalmente, non... hai capito, no? - dov'è?- chiocciò l'amica tra un sorso e l'altro di Piña Colada.

–Non me ne può fregare di meno. E' una merda umana, non mi merita!- sputò la Irving con acrimonia, ripensando alle offese che le aveva rivolto. –Piuttosto, dov'è Franz?

–Te lo rivelerò se prometti di non arrabbiarti. Promesso? Bene. Ab - animata dalle migliori intenzioni, te lo garantisco - gli ha detto che Marcus sarebbe stato il tuo accompagnatore. Voleva ingelosirlo, e c'è riuscita... solo che non è andata come previsto: invece di una - secondo lei, eh, io ho idee più moderne - romantica sfida per il tuo amore, ha disertato la festa!

Faith non seppe se attribuire quel che accadde alle bevande, al suo stato d'animo, agli ormoni, oppure al fatto che era rimasta a lungo in piedi: venne assalita da un dolore lancinante all'addome, che la piegò in due. Preoccupata, Bridget la sorresse fino alla prima sedia libera, e avrebbe anche creduto alle sue rassicurazioni (–Non allarmarti, B, è semplicemente il piccolo karateka che si allena contro i miei organi!) se non fossero sopraggiuneta altre fitte, più intense e di maggiore durata.

Pallidissima e nel panico, la pluridivorziata - assodato che non avrebbe mai e poi mai avuto figli - avvertì Abigail che bisognava portare Faith in ospedale e lasciò la festa, pregando che le gambe tremanti non le impedissero di guidare.

***

Intanto Adam e Momo, rimasti soli con Kaori, furono sopraffatti dalla sua inarrestabile parlantina. Quando ebbe terminato il monologo, Adam le chiese –Allora, bionda, che te ne pare della mia fidanzata?

–Devo dire la verità?- pigolò la bambina.

–Naturalmente!

–La verità vera?

–Esiste forse la verità falsa? Avanti, su!- la incoraggiò, lanciando un'occhiata complice alla donna al suo fianco.

Kaori, tratto un respiro profondo, rispose –E va bene. Non sei malaccio...

–Grazie!- ridacchiò Momo.

–Però preferisco l'altra rossa!

–Quale rossa?- ringhiò Momo trapassandola da parte a parte con lo sguardo.

–La veterinaria di Plumpy, Nicky.

–Kaori!- la rimproverò Adam, bloccato da Momo, che gli posò una mano sul braccio per fargli capire che doveva tacere, e celiò –Non sgridarla: se non è sincera a quest'età, quando? E poi è a te che devo piacere, lei può preferire chi vuole! Adesso toglimi una curiosità, Kaori: chi è questo tuo animaletto, Plumpy?

–Lui- rispose la bimba, indicando il pingue bulldog appostato dietro la rossa.

Momo si girò e cacciò un urletto stridulo: nutriva una fobia viscerale per i cani, e Plumpy - per quanto addomesticato - era dotato di un aspetto feroce, con la mole esagerata, i canini in bella vista, gli occhi diversi e il collare con le borchie. Terrorizzata, si rifugiò dietro ad Adam, implorando Kaori di far allontanare quel bestio, che tentò di leccarla in segno di affetto, peggiorando la situazione: Momo, pietrificata, prese a tremare ad occhi chiusi, ripetendo la nenia isterica –Portalo via! Portalo via!- attirando l'attenzione di Abigail, che colse al volo l'occasione per costringere la figlia a chiudere il cane in cucina fino alla fine del party.

***

Adam Cartridge era uscito sul terrazzo e stava riempiendo i polmoni della fredda aria inquinata di Londra, di sicuro più ossigenata di quella respirabile nella casa affollata; come d'abitudine, era fuggito dalla calca per riflettere in pace: teneva le braccia appoggiate alla balaustra, la testa persa tra mille seghe mentali.

Iniziava ad essere stufo di Momo, della sua perfezione quasi inumana, delle sue manie di protagonismo, del suo stile appariscente, della sua smania di cambiarlo.

"Forse ha ragione Keith", pensò. "Se non puoi avere quello che vuoi, tanto vale non avere nulla".

Ad attrarlo, lo attraeva - era pur sempre un uomo, e lei una bellissima donna - non poteva negare il suo fascino rapace da pantera, caratteristica, questa, che non era sfuggita neppure ad un amico di Brian del quale non ricordava il nome. Lui, però, invece che ardere di gelosia perché un altro aveva flirtato lungamente e sfacciatamente con la sua fidanzata, era arrabbiato con se stesso per la mancanza assoluta di irritazione o qualsiasi altra sensazione avrebbe dovuto provare.

Volgendo lo sguardo alla città illuminata si chiese dove fosse Nicky, cosa stesse facendo, tremando alla prospettiva che, in quel preciso momento, uno sconosciuto qualunque stesse provando a rimorchiarla. Abbandonò quei pensieri sgradevoli, passando a rivangare ricordi tra l'imbarazzante e l'esilarante.

"Nicky si era ubriacata oltre ogni umana concezione, non era in condizione di tornare al B&B da sola. Il primo pensiero di Adam, quando se l'era caricata in spalla, era stato "Cavolo quanto pesa, eppure è magra!", seguito dalla sensazione quasi dolorosa di fastidio provata quando si era accorto che il vestito eccessivamente corto della ragazza stava attirando sguardi di apprezzamento sul suo innegabilmente perfetto didietro. Imbarazzato e incazzato, tentò di occultare l'occultabile... mettendoci una mano sopra. Naturalmente, la reazione della rossa non si era fatta attendere: la ragazza aveva preso a dimenarsi, intimandogli di togliere immediatamente la mano dal suo sedere. Non lo aveva intimidito (forse per via di tutto l'alcool che aveva in circolo), anzi, le aveva chiesto se preferisse che perfetti sconosciuti le guardassero il culo, quesito al quale Nicky rispose con una risatina da ubriaca e un divertito –Almeno a loro piace quello che vedono!

Adam, un po' alticcio, replicò –Te la sei presa per quello che ho detto stamattina? Ok, lo ammetto: hai un bel sedere! Contenta?

Nicky non proferì parola finché non la adagiò con delicatezza sul letto, quando pronunciò una di quelle imbarazzanti frasi da ubriaca che era una benedizione non ricordare.

Anche tu hai un bel culetto, Adamino. Dovremmo sposarci, ci chiamerebbero Mr. e Mrs. Chiappe d'oro.

Suona bene- ironizzò lui, arrossito dalla testa ai piedi.

Monica lo guardò accigliata e gli chiese –Davvero mi sposeresti?

Perchè no? Un'altra fuori di testa in famiglia non fa differenza!- rispose lui, dopodichè le diede la buonanotte e si infilò nel suo letto, crollando come un sasso non appena toccò il materasso."

Un saluto quasi urlato lo riportò sulla Terra. Non credette alle proprie orecchie, e per qualche secondo nemmeno ai propri occhi.

–Ciao, Adamino solitario.

–N-Nicky? C-Cosa... c-come... non è possibile!

–Ho preso al volo l'ultimo volo- mormorò, la voce attutita dai rumori della strada. –Parigi ci sarà sempre.

"Ecco dove si era cacciata!"

–Anche Londra- replicò lui, avendo colto la citazione dal suo film preferito. Le si avvicinò e allungò una mano a sfiorarle una guancia.

–Non questo momento.

–Vero. Come hai capito che ero qui? Te l'ha detto Momo?

–Stai scherzando?- sbottò Nicky. –Mi è bastato dare un'occhiata alla sala... avverto la tua presenza.

–Ah, sì? Emano una qualche specie di feromone?- ironizzò Adam.

Monica lo annusò divertita e rispose –Si, un costoso feromone di nome Hugo Boss!

–Un feromone di classe.

–Tu sei tutto di classe! Un giorno ti solleverò i capelli dallo scalpo e vedrò che sono griffati pure loro!- esclamò lei, lasciando scorrere una mano tra i capelli castani di Adam, che sorrise e ribattè –Tutto marca Cartridge, Rossa. Una garanzia!

Monica sorrise a sua volta e si avvicinò a lui per poggiare la testa sulla sua spalla, bloccandosi, però, a metà strada per chiedergli, titubante –Posso?

–Un tempo non avresti sentito il bisogno di chiedermelo.

–E' un si?

Il cenno di assenso di Adam dissolse ogni dubbio: poggiò il mento nell'incavo della spalla dell'amico, serrandogli un braccio nella morsa costituita dalle sue.

Con la segreta speranza di una risposta negativa, esalò –E' quasi mezzanotte, dovresti tornare dentro. Momo ti starà cercando.

–E' con te che voglio stare- asserì Adam senza esitazione. –Adesso.

–Contravvenendo alla tradizione del bacio di mezzanotte?- lo provocò l'amica, pizzicandogli il braccio. –Cattivo, Adamino. Non. Si. Fa!

–Puoi sempre sacrificarti tu per questa nobile causa.

–Mi stai facendo una proposta indecente, Cartridge?- sussurrò maliziosamente Monica, sollevando la testa per agevolargli l'accesso alle sue labbra. Moriva dalla voglia di baciarlo.

–Una proposta che non potrai rifiutare, Rossa- soffiò Adam prima di tapparle la bocca con la sua. Per una manciata di secondi rimasero immobili a godere del piacevole contatto, poi schiusero le labbra e approfondirono il bacio... senza riuscire a fermarsi (non che lo desiderassero). Quando Monica gli morse il labbro inferiore durante una breve pausa per respirare, il giovane Cartridge si vendicò lasciando una scia di baci umidi lungo la linea della mandibola e il collo, dove si fermò a lungo, molto a lungo.

La Hawthorne non gradì.

–Il succhiotto no, stronzo! Come mi giustificherò con gli zii? E i miei fratelli? Chuck mi deriderà a vita, Leo ti gonfierà di botte!

–Dovevi pensarci prima di mordermi a sangue- fu la secca risposta di Adam. –Come mi giustificherò con Momo?

–Non farlo- esalò lei, per poi fiondarsi di nuovo sulle sue labbra. –Non dirle niente. Non nominarla nemmeno. Non pensare a lei.

–Impossibile, anche volendo: non faccio che pensare a te- si lasciò sfuggire Adam, assuefatto al sapore della sua rossa preferita: era inteso, ma allo stesso tempo familiare, rassicurante. Un cocktail letale per i suoi ormoni, che non tardarono a risvegliare "l'inquilino dei piani inferiori".

Monica se ne accorse, e le scappò un risolino che instillò nell'altro una terribile ansia.

"Io mi eccito e lei ride? Che cazzo!"

–M-Mi d-dispiace.

–A me no- lo rassicurò con un'occhiata complice. –Significa che laggiù funziona tutto. Ottimo!

–E io? Che effetto ti faccio?

L'idillio venne interrotto dal commento sarcastico di Keith –Che teneri, carini e coccolosi! Basta guardarvi per diventare diabetici!

Adam, scocciato, si girò e ribattè –Vaffanculo, Allen!

L'amico replicò con la consueta flemma –Fossi in te mi rimangerei quello che hai appena detto, e ringrazierei in ginocchio che a trovarvi in questa inequivocabile posizione sia stato io, non Momo! Tra parentesi: è fuori gioco, puoi riprendere a respirare.

–Grazie, Keith. Meglio?

–Mi accontenterò.

–Come l'hai liquidata?- chiese poi Adam.

Keith sbuffò –Un colpo di genio di Connie: è bastato insinuare che quella specie di piumino per la polvere si fosse macchiato per farla fuggire. Ama quell'obbrobrio più di te!

Scoppiarono a ridere in perfetta sincronia. Era sempre stato un rapporto strano, il loro: secondo Keith, Adam era come un farmaco, tossico a dosi elevate, ma indispensabile per sentirsi bene, e Adam gli applicava la medesima definizione; la loro amicizia non era convenzionale, bensì il frutto imperfetto dei semi gettati da Vyvyan prima della sua morte prematura, fatto di battute e fracciatine, ma, soprattutto, di sostegno reciproco nel momento del bisogno.

Monica scese al piano inferiore, a cercare Connie, lasciando gli altri due a tremare sul terrazzo. Dopo qualche attimo di silenzio tombale, Keith esclamò –Non capisco perchè siamo qui: non siamo orsi polari, non fumiamo... perchè stiamo impalati come due stoccafissi a congelarci, porca miseria?

–Non saprei- rispose Adam, scosso da un brivido. –Per tonificarci i tessuti?

–Quanto hai bevuto, Cartridge?- esclamò Keith, trattenendo a stento le risate.

–Non tanto- si schermì Adam, per poi aggiungere –Abbastanza da non sentirmi in colpa nel dirti che Connie è veramente uno schianto stasera!

–Sì, è stupenda. Più del solito.

–A differenza di qualcun altro: non trovi che Momo fosse volgare?

Keith scrollò le spalle.

–E' la tua donna, non la mia, se la trovi volgare invece che eccitante hai un problema serio!

–Lo so. Un problema con nome e cognome- sospirò Adam, giocherellando con i bottoni della camicia mentre scrutava la strada sottostante, semideserta.

Keith sbuffò per la terza volta e lo rimproverò –Proprio non ti passa, eh?

–Mi hai visto, prima.

–Dovresti voltare pagina. Sono il primo a sostenere che hai fatto una cazzata enorme ad usare Momo come sostituta di Nicky, ma sono altrettanto stanco di vederti stare di merda! Con tutto il dovuto rispetto: adesso hai di meglio, perchè ti ostini appresso a lei?

–Ci sto provando! Non è facile!- sbraitò Adam. –E' come se... fossi passato da un'utilitaria nuova niente male a una Porsche usata da urlo; all'inizio credevo che non avrei sentito la mancanza della vecchia automobile, poi ho provato la nuova e ho capito che non fa per me: l'esterno è stupendo, e l'interno fa pregustare lunghi viaggi piacevoli, il motore è eccezionale, ma che me ne faccio, se fatico a metterla in moto e non vado oltre la prima?

Keith espirò profondamentre, e disse –So io cosa ti ci vuole per riprenderti da questo incidente automobilistico: un bel whisky doppio malto!

–Tu si che mi conosci!

***

Connie - liberatasi di Momo - approfittando dell'assenza del suo fidanzato ufficiale, era sgattaiolata in cucina per un incontro bollente con Kyle, che però l'aveva lasciata insoddisfatta. Non che l'uomo dalla tartaruga magica non le avesse fatto toccare le vette del piacere, però i continui riferimenti a Keith, che tanto lo eccitavano, acuendo i già opprimenti sensi di colpa, avevano su di lei l'effetto di una doccia fredda.

–So cosa pensi, dolcezza, so cosa provi- le aveva detto il suo amante dopo aver smaltito l'ebbrezza dell'orgasmo. –Ami ancora quel bamboccio, lo preferiresti a me... se non fossi consapevole che non ti darà mai quello che vuoi, anzi, se sapesse che razza di porca sei....

Aveva pianto, vergognandosi di se stessa, non tanto per i suoi desideri (sosteneva, infatti che fintantoché non si danneggiavano gli altri e si manteneva il controllo della propria vita, tutto era lecito), quanto per aver dato a un tale bastardo il potere di giudicarla.

Si ricompose e raggiunse gli amici, sorprendendosi dell'espressione accigliata di Keith finché non sentì lo sconosciuto che era stato attaccato tutta la sera a Momo come una cozza allo scoglio ridere di Adam e Nicky, che si stavano scatenando al ritmo del jazz.

–E lo chiamano ballare? Sembrano in preda a un attacco epilettico!

–Eppure Adam sembrava normale!

Si risvegliò il lato polemico della scrittrice, che intervenne –Ehi, deficiente, non ti permettere di sputare sentenze su chi non conosci! Adam è mio amico da undici, ripeto, undici anni, ed è sicuramente una persona migliore di quanto tu non sarai mai!

–Infatti non è lui il problema- sibilò Momo, e non ci volle un genio per capire a chi si riferisse. –Chi va con lo zoppo...

Connie, furibonda, aprì nuovamente la bocca per dirgliene quattro, ma non vi riuscì: Keith gliela coprì con la mano e la trascinò a forza in un angolo relativamente tranquillo della casa, dove la liberò dalla sua presa. Sorbì senza batter ciglio la sfuriata della bionda.

–Perchè cazzo mi hai tappato la bocca? Quella stronza meritava di essere mandata a fanculo! E' la più puttanesca troia della storia e si permette di giudicare Nicky! Nicky, un esempio di autentica purezza di cuore!

Keith ribatté, tra l'allibito e il divertito –E pensare che con quella bocca mi baci!

Connie, con le mani sui fianchi, sbuffò –E' garantita la libertà di espressione, in questo Paese!

–Non voglio impedirti di usare il turpiloquio, solamente avvertirti che è inadatto a una dolce ciambellina come te!- replicò lui con semplicità, incrementando la furia di Connie, che sbraitò –Proprio non impari: hai davanti a te un'adulta! Non riesci a prendermi sul serio? Non riesci a guardarmi come si guarda una donna? No, taci. Non disilludermi completamente, tanto sono cosciente che per te sarò sempre una dolce ciambellina, una docile bambina troppo cresciuta con due grosse tette con cui non. Vuoi. Giocare!

–Che ti importa? Hai trovato un sostituto, dotato, a quanto si vocifera, di addominali che parlano, cantano e fanno magie. Cosa te ne fai di me?- replicò Keith senza scomporsi, per poi aggiungere, divertendosi per l'espressione atterrita di Connie –Ti stai chiedendo come l'ho scoperto? Lo sospettavo da tempo, e vederlo con la mia stessa cravatta mi ha dato le conferme che cercavo. Sarai pure cresciuta, ciambellina, ma sei ancora tremendamente ingenua.

Fuori di sè, la bionda gli tirò una sberla da ematoma, ringhiando –Non. Ti. Permettere. Sei stato tu a cominciare, ricordi? Se non ti sta bene che mi conceda anch'io qualche svago, va' a farti consolare dalla tua Hailey, vai!

–Ottimo suggerimento- replicò freddamente Keith. –Purtroppo non posso seguirlo: ho lasciato Hailey. Da un pezzo.

Col cuore in gola, la Bishop balbettò –T-tu.... h-hai... perché?

–Buonanotte, Connie- le sussurrò all'orecchio Keith, prima di uscire di scena. –Spassatela quanto ti pare, non ti aspetterò sveglio.

***

Franz si spaventò nel trovare dieci chiamate perse di Faith. Si affrettò a richiamarla, stupendosi di sentire all'altro capo la voce di Bridget.

–Finalmente! Si può sapere cosa stavi combinando?- strillò.

–Scusa tanto se nel frastuono dei festeggiamenti non ho sentito il cellulare!- sbraitò. –Cosa combini tu, piuttosto! Dov'è Faith? Perché stai usando il suo telefono?

–Calmo, non è niente di grave... credo. Spero. Non lo so!

–Piantala di farneticare, parla chiaro- sbottò, stranito dai rumori in sottofondo, che gli ricordavano una corsia di ospedale.

La rabbia della donna esplose.

–Senti, cocco, fosse stato per me non avresti saputo niente, è stata Faith a chiedere di te, quindi metti le tue chiappette patrimonio dell'umanità sulla Harley e vieni subito qui!

–Qui dove?- ululò un disperato Franz.

–In ospedale. Il Queen Victoria. Sbrigati!

Note dell'autrice:

Cosa sarà successo a Faith? Si rimetterà? E Franz correrà da lei o si rivelerà ancora una volta egoista?

Marcus è stato inqualificabile, non spenderò altre parole su di lui. Per fortuna la nostra doc se n'è liberata! ^^

Nicky e Adam hanno fatto un passo avanti. Spero che il loro momento magico non sia risultato, per citare Keith, da diabete. Chissà, forse se passassero qualche ora chiusi in uno stanzino, darebbero libero sfogo agli ormoni! ;-)

Connie e Keith sono altri due che dovrebbero essere rinchiusi in uno sgabuzzino: non riescono proprio a capirsi! Prima lui, poi lei... non fanno che commettere errori stupidi, quando basterebbe sedersi e parlare per chiarirsi. E' evidente che si amano, devono solo dimostrarselo a vicenda.

Ho spostato la parte col mitico duo Gertie&Rosie nel prossimo capitolo, che vedrà Franz alle prese con l'indovinello e i primi assaggi di paternità, perciò stay tuned!

Serpentina

ps: qualcuno ha capito qual è il film preferito di Adamuccio? Vi do un indizio: anche se i cruciverba sono la sua passione, non è "L'enigmista"! ;-)

 

 

 


 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Serpentina