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Autore: tasso85    23/11/2008    1 recensioni
La storia che leggerete e` un racconto fantasy che narra le avventure di un personaggio un po' particolare. Non e` il classico contadinello che per caso diventa un eroe, oh no... ma spero vi piaccia comunque. STORIA MOMENTANEAMENTE FERMA CAUSA BLOCCO DELLO SCRITTORE... Mi spiace :(
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Al tramonto erano pronti a partire.
Avevano passato il resto della giornata a riposarsi, ed ora che il Giorno dei Soli volgeva al termine, si dovevano preparare per la partenza. Elyran si svegliò, alzandosi dal letto che Jonathan aveva gentilmente messo a sua disposizione, ed entrando nella sala comune, vide che anche Arthur si era alzato, ed era pronto a partire.
Arthur salutò Elyran con un cenno del capo. Era teso, preoccupato, e non se la sentiva molto di parlare. Elyran gli chiese
"Sei pronto?"
ed Arthur gli rispose con un altro cenno del capo, le labbra serrate, e gli occhi lucidi.
Raccolsero i loro zaini, Arthur prese la spada, ed uscirono dalla casupola. Videro che i mercanti stavano iniziando a smontare i loro banchetti e a riporre le merci non vendute nel contenitori, pronti per proseguire il viaggio verso una nuova città. Nel regno viaggiavano molte carovane di mercanti come quella, nomadi che facevano tappa di volta in volta in una città od un villaggio diversi, portandovi le merci che avevano acquistato altrove da vendere, ed acquistando a loro volta nuove merci. Anche per loro era tempo di partire.
Jonathan era con i mercanti, stava chiacchierando con uno di loro, e si voltò quando loro si avvicinarono. Padre e figlio si abbracciarono nuovamente, e quando l'abbraccio si sciolse, Elyran tese la mano a Jonathan
"Ti ringrazio, Jonathan, per la tua ospitalità. Ora, dobbiamo andare. Ti prometto che faremo tutto il possibile per riportarti tua figlia sana e salva."
Jonathan strinse la mano che gli veniva offerta, e rispose dicendo
"No, Elyran, sono io che devo ringraziare te. Hai salvato il nostro villaggio. Comunque vada, siamo tutti in debito con te. Ma pregherò ogni giorno che voi abbiate successo. Buona fortuna."
Anche Jonathan aveva gli occhi lucidi, segno che stava cercando a tutti i costi di trattenere le lacrime. Un ultimo saluto, poi si avviarono verso ovest, verso il sole morente.

Camminarono per un paio d'ore, senza fretta e senza parlare, quando infine Arthur ruppe il silenzio e chiese
"Perchè andiamo ad Ardur, Elyran? Non dovremmo puntare direttamente a sud?"
"Andiamo là per due motivi. Il primo, è che là vive un mio amico che ha avuto la sfortuna di essere lui stesso prigioniero nei sotterranei di Everdusk, ed io spero che conservi abbastanza ricordi di quel posto per poterci aiutare. Il secondo, è che per quanto tu possa essere un valido guerriero, non puoi combattere protetto dai tuoi soli vestiti." rispose Elyran, lanciando un'occhiata eloquente ai semplici abiti indossati da Arthur, per poi aggiungere
"Hai mai usato un'armatura, prima d'ora?"
"Beh, mio padre possiede una vecchia cotta di maglia, che io usavo quando mi allenavo con la spada, ma non l'ho mai usata in combattimento. Effettivamente, prima di oggi non avevo mai combattuto."
Arthur annuì, poi proseguì con la sua spiegazione
"Come forse saprai, Ardur è la più grande delle città-stato naniche. E lì troveremo quello che è considerato il miglior fabbro di tutti i reami, mastro Regar Steelforge. I suoi lavori sono ritenuti i migliori in assoluto, da quasi duecento anni a questa parte."
"Ma io non possiedo certo denaro sufficiente per potermi permettere un tale acquisto!" disse Arthur, pensando alle poche monete d'argento che portava con sè. Elyran si lasciò sfuggire una risatina, prima di rispondere
"Non temere, Arthur. L'oro è l'ultimo dei nostri problemi."
"Non posso accettarlo, Elyran. Il mio debito con te è già troppo grande, senza che tu debba anche pagare un'armatura per me."
Ma Elyran lasciò cadere l'argomento, dicendo
"A questo penseremo quando saremo giunti là, d'accordo?", ed Arthur non potè far altro che annuire.
Il sole era ormai completamente calato, e le stelle scintillavano nel manto nero del cielo. Era una notte illune, e non v'era abbastanza luce a guidare i loro passi. Elyran fece un gesto con la mano, e due scintillanti globi luminosi apparvero ad illuminare il loro cammino. Uno seguiva lui, l'altro Arthur. Ancora qualche ora di cammino, e sarebbero giunti alla città di Ardur.

Ci volle più tempo del previsto, ed il sole stava oramai sorgendo quando infine videro, in distanza, i cancelli della città. Avevano camminato per tutta la durata della breve notte del Giorno dei Soli, ma non erano stanchi, avendo loro mantenuto un passo non troppo veloce.
Arrivati dinnanzi ai cancelli, furono fermati da due guardie, due nani dalla barba rossa, sulle cui armature splendenti era inciso il simbolo della città, il martello ed il fulmine. Una delle guardie disse loro
"Salute, viandanti. Prima di lasciarvi entrare in città, devo sapere i vostri nomi, e cosa vi porta qui tra noi."
Elyran, che conosceva la prassi, rispose sinceramente
"Il mio nome è Elyran Syan, e questi è il mio compagno di viaggio, Arthur Dragonbane. Siamo qui per affari con mastro Steelforge, e per far visita ad un vecchio amico."
la guardia annuì, prendendo mentalmente nota della loro risposta, prima di autorizzarli a passare dicendo
"Potete entrare."
Quando ebbero superato il cancello, Arthur gli chiese
"Sei sicuro sia stata una buona idea quella di dar loro i nostri veri nomi?"
ed Elyran gli rispose
"Non potevamo fare altrimenti. La città non è protetta solo dalle pareti della montagna che la contiene, ma anche da una potente magia. Se avessimo mentito, non saremmo potuti entrare."
"Eppure tu non gli hai detto il tuo vero nome." insistette Arthur, in tono di sfida. Elyran rise, e gli rispose
"Oh, invece sì, giovane amico mio. Il nome di Lothasar oramai non mi appartiene più. Me lo sono lasciato alle spalle, o almeno, ci provo. Quindi, a tutti gli effetti, io non ho mentito. Ecco perchè ci hanno lasciato passare."
Procedettero per le ampie vie della città sotterranea, illuminate da quelle che parevano sfere di pura luce appese alle pareti, piene di nani ed altre persone affaccendate, fino a giungere alla piazza centrale, in cui si trovava la statua di Ardur, il nano che oltre settecento anni prima aveva fondato la città, rappresentato in un atteggiamento di esultanza, la mano destra che stringeva un martello da guerra. Era un'immagine che suscitava timore, per la sua forza e potenza.
In quella piazza, inoltre, si trovavano tutte le più importanti botteghe della città, le più famose e costose, tra cui, ovviamente, quella di Regar Steelforge. Sembrava una bottega di fabbro come tante altre, con solo un'insegna a forma di incudine con un martello. Ma Elyran sapeva che lì lavorava il fabbro più famoso di tutto il regno.
Si avviarono verso la bottega, e vi entrarono. Dalla piazza, si accedeva ad un'ampia sala arredata con gusto, dove Regar accoglieva i clienti, per tenerli lontani dal frastuono delle fucine, dove lui ed i suoi apprendisti lavoravano incessantemente. Nella sala erano inoltre esposti moltissimi oggetti, armi od armature, pronte ad essere vendute, ovviamente al giusto prezzo.
Arthur si guardava attorno meravigliato. Non aveva mai visto delle armi così belle. Non sembravano nemmeno strumenti di morte, tanto erano aggraziate nelle linee e nelle forme. Anche Elyran era impressionato, ma non sembrava stesse vedendo qualcosa che soddisfacesse i suoi desideri.
Regar Steelforge entrò poco dopo da una porticina dietro il bancone. Era un vecchio nano, la fluente barba bianca gli arrivava fino alla vita, ma i suoi occhi brillavano ancora di vita e d'intelligenza; era anche alto rispetto agli standard nanici, ed il volto rugoso portava i segni di molte battaglie combattute, e vinte. Era inoltre molto sorpreso: nessuno Shanti aveva mai messo piede nella sua bottega, ma salutò cordialmente i nuovi clienti
"Salute a voi, mastro Shanti e giovane signore. Come posso servirvi?"
"Salute, mastro Steelforge." rispose Elyran, accennando un inchino, imitato da Arthur, per poi proseguire, "Sono qui per acquistare un'armatura per il ragazzo."
"Capisco..." disse il nano, per poi rivolgersi ad Arthur, "Avete già qualche idea di come questa armatura dovrebbe essere? Preferite qualcosa di leggero, che vi consenta di muovervi senza impaccio, o siete disposto a sacrificare un po' di mobilità in cambio di una protezione più efficace?"
Arthur non ebbe bisogno di riflettere molto sulla risposta
"Ecco... Io preferirei qualcosa di leggero. Non sono abituato a muovermi con un grande peso addosso."
"Allora, permettetemi di consigliarvi quella cotta di maglia che potete vedere alla vostra sinistra." disse il nano, indicando una scintillante cotta di maglia d'acciaio, in bella vista su un bancone laterale, per poi aggiungere, non senza una punta d'orgoglio, "E' stata realizzata dal mio migliore apprendista."
Elyran osservò l'armatura indicata dal nano. Era senza dubbio di ottima fattura, superiore anche a qualsiasi armatura un normale fabbro nano potrebbe offrire, ma per Arthur, voleva il meglio. Per cui, disse
"E' senza dubbio un ottimo pezzo. Ma noi vorremmo vedere qualcuna delle sue creazioni, mastro Steelforge, se possibile."
A queste parole, Arthur gli chiese sottovoce
"Ma perchè? E' un'ottima armatura quella che ci ha consigliato!"
"Lo è senza dubbio, migliore di molte armature io stesso abbia visto. Ma c'è anche di meglio." rispose a bassa voce Elyran.
Il vecchio nano stette un attimo a pensare, come a valutare se quello Shanti potesse effettivamente permettersi una delle sue opere. Poi, si decise a dire
"Ma certo, mastro Shanti. Prego, seguitemi, vi mostrerò la mia collezione privata.", ed indicò loro una porta laterale.
Varcata la porta, si trovarono in una nuova sala, simile alla precedente ma più piccola, e ciò che qui vi era esposto era di gran lunga migliore di quanto si trovasse nell'altra sala. Arthur era semplicemente sbalordito. Se gli oggetti che aveva appena visto gli erano sembrati magnifici, non trovava parole per descrivere ciò che aveva davanti ora. Il nano sorrise nel vedere lo sguardo di Arthur che vagava per gli oggetti esposti; di solito era proprio quello l'effetto che faceva alla gente vedere le sue opere migliori.
Anche Elyran osservava meravigliato tante stupende armi ed armature, finchè non notò qualcosa che lo lasciò senza fiato. In un angolo, quasi fosse dimenticata da tutti, stava una stupenda corazza a scaglie. Si trattava di un tipo di armatura normalmente più pesante di una semplice cotta di maglia, anche se offriva un grado di protezione notevolmente più elevato. Ma Elyran era sicuro che quell'armatura fosse leggerissima, era infatti costituita quasi interamente di Valyrian.
Si tratta di un metallo molto particolare, nonchè estremamente raro, dalle incredibili caratteristiche: pur essendo infatti molto più leggero del comune acciaio, era incredibilmente più resistente, e a parità di quantità, pesava meno della metà. Aveva inoltre una notevole affinità con la magia, che lo rendeva facilmente incantabile.
Infine, l'armatura che Elyran stava osservando aveva un'altra particolarità: le rifiniture erano tutte fatte in cristallo elfico, segno che quell'armatura era il prodotto della fatica congiunta di membri di due razze differenti, e non era pensata per un nano, sarebbe stata troppo grande da indossare. Insomma, un pezzo unico.
Il nano aveva notato che l'attenzione dello Shanti era stata catturata dalla magnificenza di quella corazza, e gli disse
"Vedo che qualcosa ha attirato la vostra attenzione, mastro Shanti. A onor del vero, devo dire che quella non è una mia opera, fu infatti realizzata da mio nonno quando ancora io non avevo la barba."
"Trovo incredibile che nessuno l'abbia ancora acquistata." disse Elyran, incredulo davanti ad un'opera di tale maestria.
"Il suo prezzo non è certo alla portata di tutti." rispose semplicemente il vecchio nano.
Elyran lanciò un'occhiata interrogativa ad Arthur, il quale capì e rispose
"Oh no, Elyran. Non potrei accettare un tale dono da parte tua!"
"Va bene. Allora consideriamolo un prestito: non ho intenzione di lasciarmi sfuggire l'occasione di acquistare una tale corazza. Diciamo che potrai usarla finchè ne avrai bisogno, poi quando torneremo infine al tuo villaggio, me la restituirai, d'accordo?"
Arthur non era molto convinto dalla proposta, ma annuì. Elyran chiese quindi al nano
"E' possibile farla provare al ragazzo?"
"Ma certamente. Avvicinati, giovane signore.", rispose il nano, ed intanto prelevò la corazza dal suo supporto. Con l'aiuto di Elyran, e le spiegazioni del nano, Arthur fu facilmente in grado di indossare quella magnifica armatura. Con sua somma meraviglia, sembrava fatta su misura per lui, la sentiva comoda come una seconda pelle, ed era leggerissima. Provò a muovere le braccia, a titolo di prova, e non avvertì alcun ostacolo al movimento.
"E' incantata." disse Elyran, spiegando che vi era stato posto sopra un incantesimo che la rendeva perfetta per colui che la indossava, e che probabilmente vi erano in essa altri incantamenti, di cui lui non era a conoscenza. Infine chiese al nano
"Molto bene, la prendiamo. Quanto chiedete per questa corazza?"
"Il suo prezzo è di centomila monete d'oro." rispose il nano, tranquillamente, aspettandosi una reazione incredula da entrambi.
In effetti, ad Arthur mancò il fiato a sentire un tale prezzo. In tutta la sua vita, non aveva mai visto più di dieci monete d'oro, che suo padre conservava per eventuali emergenze, che per fortuna non si erano mai verificate. Immaginare una simile quantità d'oro gli risultava impossibile.
Anche Elyran era rimasto molto colpito dalla richiesta del nano, ma non dubitava che l'armatura valesse il denaro richiesto. Posò a terra il suo zaino, e cominciò a rovistarvi dentro, cercando qualcosa. Alla fine, tirò fuori un sacchetto di cuoio, da cui però non proveniva il tintinnante suono di monete (sarebbe stato comunque troppo piccolo per contenere centomila monete d'oro), e lo diede al nano, dicendo
"Questo dovrebbe coprire il costo."
Il nano, incuriosito, aprì il sacchetto, lasciando scivolare una piccola parte del suo contenuto nel palmo della mano. Diamanti. Stupendi diamanti, dal colore bianco puro, ognuno all'incirca della stessa dimensione dell'unghia del suo pollice. Non aveva dubbi che fossero veri, li sapeva riconoscere, e nemmeno che bastassero a coprire il prezzo dell'armatura.
Anche Arthur non credeva ai suoi occhi. Sapeva che Elyran era un potente stregone, questo l'aveva visto, ma mai avrebbe pensato che fosse anche così ricco.
Il nano accettò il pagamento, porgendo la mano e dicendo semplicemente
"Affare fatto."
ed Elyran la strinse con vigore. Poi, aiutò Arthur a togliersi la corazza, che venne riposta nello zaino di Elyran, avvolta in un panno nero. Infine, salutò il nano dicendogli
"Arrivederci, mastro Steelforge. E' stato un piacere fare affari con voi."
"Arrivederci, mastro Shanti e giovane signore. Possa la stella della fortuna risplendere sul vostro cammino." rispose cordialmente il nano.
Si scambiarono un inchino, poi uscirono dalla bottega.

Arthur non trovava le parole per esprimere ciò che gli passava per la testa, ma trovò ugualmente il modo di domandargli
"Accidenti, Elyran... Non trovi sia stato un acquisto un po' avventato? Voglio dire, centomila monete d'oro... Persino un re farebbe fatica a permettersi un simile tesoro."
"Probabilmente è vero, Arthur, mi sono lasciato prendere un poco dall'entusiasmo. Ma questa armatura vale ogni singolo diamante che gli ho dato. Vieni ora, dobbiamo far visita al vecchio amico di cui ti parlavo."
E con queste parole, si incamminarono nuovamente per le vie della città sotterranea.
  
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