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Autore: eppy    19/01/2015    4 recensioni
Quando presente e passato si fondono, le convinzioni vacillano, le barriere si spezzano, desideri mai conosciuti sconvolgono, vecchi sospiri ritornano, e inevitabilmente, cominciano i casini.
Emma è testimone dell'esistenza di un passato che per lui è stato troppo breve e bello, e lo ha lasciato con l'amaro in bocca.
Ethan è semplicemente il ragazzo che è stato capace di farle tremare le ginocchia senza aver mai incrociato i suoi occhi, e che lei, a distanza di anni, ha inserito in una parentesi della sua vita che considera conclusa.
Londra è la meravigliosa città che ospita la vecchia biblioteca che inneschera' i sopracitati casini.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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ETHAN

Erano le undici le sera, e come mi capitava sempre più spesso, anche quella notte avevo deciso di non tornare a casa.
Tanto non cambiava nulla: vivevo da solo da un po' di tempo, e mi sentivo, terribilmente solo, soprattutto quando tornavo nel mio meraviglioso e costoso appartamento, e non c'era nessuno che mi aspettasse a braccia aperte, e poi mi riempisse di coccole e di baci, fino a ritrovarci entrambi nudi in un letto.
Mi sarebbe piaciuto avere una fidanzata..forse mi avrebbe aiutato a sentirmi più simile a tutti gli altri ragazzi della mia età. 
Si, perchè anni e anni dopo quel periodo che continuavo a definire il migliore della mia vita, ancora mi consideravo un ragazzo come pochi, nell'accezione più negativa del termine però.
Non ero iscritto all'univerisità, non avevo un vero lavoro, non sapevo a cosa aspirare, non riuscivo a decidere cosa volessi fare per realizzarmi, non capivo da dove cominciare, cosa fare per inserirmi nella società, non avevo nessun tipo di competenza in alcun ambito lavorativo e non avevo nè testa, nè voglia di mettermi a studiare.. mi sentivo come se mi stessi scavando la fossa da solo in quel modo, come se fossi cascato in una pozzanghera melmosa e non stessi facendo niente per uscirne, era come se vivessi in apnea permanente, come se avessi smesso di nuotare per tornare a galla, e sapevo bene che se avessi continuato così, sarebbe stata solo questione di tempo prima che affondassi del tutto.
Ce l'avevo con la gente, per come mi aveva trattato dopo la fine degli 'Uk Hearts', ma soprattutto ce l'avevo con me stesso, perchè sapevo che se avessi continuato a fumare due pacchetti di malboro a sera, e poi avessi completato l'opera con qualche bicchiere di vodka, di whishy o di qualsiasi altra porcheria in grado di farmi dimenticare tutto per un po', sarebbe finita male, molto male.
Ma non sapevo cosa fare: bere e fumare seduto sui gradini della porta sul retro della biblioteca, mi rendeva per un po' incolume ai mostri che mi portavo dentro.
Soltanto Emma, trascorrere del tempo con lei, aveva su di me lo stesso effetto che mi provocava lo stato di ebbrezza, con l'unica sostanziale differenza, che ubriacarmi di lei, della sua bellezza semplice, della sua risata, delle nostre ormai quotidiane chiacchierate, dei suoi progetti per il futuro, del suo amore per questa città, dei suoi sogni, delle sue paure e del rapporto che avevano instaurato così, dal nulla, era senza dubbio il modo più salutare di ubriacarsi. E più bello anche.
Le avevo parlato a mozziconi dei demoni che mi portavo dentro, del fatto che mi sentissi un fallito, e lei, anche se inconsapevolmente, mi aveva spinto a far qualcosa, a muovermi da quel mio stato di pericoloso torpore..come quando avevo ritoccato qua e là la biblioteca.
Ero sicuro che non se ne rendesse conto, ma quando mi raccontava della sua giornata a scuola come pseudo-insegnante, quando mi confidava come fosse felice di poter vivere a Londra dopo averlo desiderato sin da ragazzina, quando mi diceva che pregava tutte le sere affinchè riuscisse a inserirsi nella capitale, e pure quando si lamentava degli argomenti e dei tomi da studiare per la tesi, mi faceva sentire non un perdente, di più..ma mi dava inspiegabilmente la forza e la grinta che avevo perso da tempo. In quei momenti mi dicevo che anche io avrei trovato la mia strada, che le cose sarebbero andate meglio..mi ridava la speranza, mi restituiva la voglia di ricostruirmi una vita, la stessa vita che paradossalmente, mi stavo rovinando con le mie stesse mani, e con le sigarette, e l'acol che sempre più spesso mi scorreva nelle vene.
Ai tempi d'oro, ero riuscito a restare con i piedi relativamente per terra, mi sentivo fortunato e amavo alla follia la mia vita, e nonostante tutto il successo, i soldi, i premi, le serate, le discoteche, non avevo mai toccato una sola sigaretta, e sì, mi ero concesso qualche sbronza insieme ai miei amici, ma si trattava di eventi del tutto occasionali e comunque non avevo mai superato i limiti; avevo cominciato a fumare invece, dopo la rottura della band, e oltre a tutto il resto, anche questo contribuiva a farmi sentire un completo idiota.
Però non riuscivo a far nulla per evitarlo,e da quando avevo conosciuto Emma, le cose erano peggiorate, perchè avevo scoperto che mi piaceva da matti ubriacarmi di lei e di quella luce nei suoi occhi, perchè quando stavamo insieme mi sentivo di nuovo me stesso, e perchè mi aiutava a ritrovare i lati di me che avevo perso da tempo, ma quando lei se ne andava da Ricky, ripiombavo nell'apatia più nera. Ecco perchè mi ero ridotto anche quella sera a fumare sui gradini, perchè solo Emma riusciva a farmi dimenticare i miei guai, e nel momento in cui lei mi lasciava solo, avevo dannatamente bisogno che qualcos'altro sortisse su di me lo stesso effetto. Purtroppo non avevo trovato nulla di meglio della nicotina e dell'alcol.
Quella sera mi ero già scolato mezza bottiglia di vodka, ed ero già arrivato al secondo pacchetto, quando avvertii dei passi incerti alle mie spalle e mi voltai lentamente, con quella maledetta sigaretta stretta tra le dita. Essendo stato seduto, la prima cosa che vidi furono un paio di gambe nude e snelle, coperte soltanto dalle calze di nylon trasperente , e delle scarpe col tacco nere, modello decolteè. Da capogiro. Le vidi farsi sempre più vicine, e avvertii uno strano formicolio alle mani, poi mi costrinsi ad alzare il viso, anche se sapevo perfettamente chi potesse avere delle gambe così.
" Non ti hanno mai detto che fumare nuoce alla salute?" mi provocò lei, con fare forzatamente disinvolto, come se non fosse piombata lì, in una biblioteca dimenticata da tutti, tutta in tiro e fastidiosamente bella, in piena notte.
" E a te non hanno mai detto che non è questa l'ora per venire a chiedere libri in prestito?" la provocai a mia volta, fissando i miei occhi nei suoi e notando il mascara colato sulle sue guance. Aveva pianto, ne ero sicuro, e mi sentii come se qualcuno mi avesse tirato un pugno nello stomaco.
Emma scrollò le spalle, e stando attenta al vestito rosso che aveva indossato per l'occasione, prese posto accanto a me.
" Lo so, ma non sapevo dove andare...a casa, no, non ci volevo tornare, e poi me lo sentivo che tu fossi qui" mi spiegò un attimo dopo
" Che è successo?" domandai a quel punto, quasi sussurrando
" E' andato tutto a rotoli.Volevo fargli una sorpresa, ma evidentemente non ne sono capace, perchè ho finito per rovinargli la giornata" cominciò così, e poi mi raccontò per filo e per segno l'accaduto. Era triste, arrabbiata, incredula, sconvolta, agguerrita, sconsolata, ma anche troppo fragile e bella.
Probabilmente l'alcol mi scorreva già nelle vene, quando allontanai l'ennesima sigaretta dalle mie labbra e gliela passai, sorprendomi quando lei l'afferrò e la strinse tra le sue. La stessa che un attimo prima stavo fumando io. 
La osservai per qualche istante: il vestito rosso a pieghe abbinato ai tacchi, le gambe scoperte, il capelli legati in una coda disordinata, il collo nudo, il trucco colato sulle guance, e quella sigaretta stretta tra le labbra, la rendevano maledettamente sexy. E quando Emma prese a tossire, facendomi capire di non aver mai fumato prima di allora, la trovai ancora più provocante, se possibile.
" Guarda, si fa così" le sfilai delicatamente la sigaretta dalle labbra e la riportai tra le mie, avvertendo un retrogusto di lampone non appena la misi in bocca. Doveva essere stato il suo burrocacao, e mi piaceva, mi piaceva da impazzire. Feci il possibile per non pensarci troppo, e fumai lentamente, voltandomi subito dopo verso di lei, che stava seguendo con lo sguardo la nuvoletta di fumo emessa dalla mia bocca. 
" Ti faccio vedere di nuovo" proseguii, aspirando nuovamente, e ancora più piano, godendomi di nuovo la sua espressione rilassata, e quasi.. sognante. 
Un attimo dopo si scosse, e si riappropriò della sigaretta, la riportò tra le sue labbra e riprovò a fumare, questa volta con successo; non distolse lo sguardo dal mio fino a quando non ebbe terminato, poi schiacciò la cicca con la pianta del piede. Senza ragionare, gliene passai immediatamente un'altra, e lei la fumò, concedendosi questa volta di distendere i muscoli e socchiudere gli occhi; non riuscii a resistere e poco prima che finisse anche quella sigaretta, gliela rubai, appoggiandola sulle mie labbra, con il solo e unico scopo di risentire quel sapore di lampone. Andammo avanti così per una mezzoretta, sfilandoci a vicenda le sigarette dalle labbra, in un pericoloso gioco di sguardi, e sapori mischiati.
" Non sapevo che fumare fosse ..rilassante" sussurrò con voce roca, quando terminammo anche il terzo pacchetto, e in un barlume di lucidità mi chiesi l'assurdo motivo per il quale io le avessi insegnato a farlo, e lei me lo avesse permesso. Forse quella sera aveva voglia di dimenticare, proprio come me, e si stava lasciando andare, stava andando contro ciò che sapeva fosse giusto per il gusto di trasgedire una volta tanto..e vivere, vivere di puro istinto, passione e libertà, come forse si concedeva troppo poco spesso di fare. 
Quando le proposi di entrare dentro e le misi  un bicchiere di vodka tra le mani, lei non rifiutò, dandomi la conferma che per quella sera voleva fregarsene delle regole. Chiacchierammo per un po', probabilmente dicendo cose sempre più prive di senso con il passare dei minuti, ma ridemmo tanto, quasi fino a farci uscire le lacrime agli occhi, e mandammo giù diverse porcherie, superando di gran lunga il tasso alcolico consentito.
Ero ubriaco, ubriaco di tutto e di lei, e potevo giurare di non essermi mai sentito così bene, così in pace con me stesso, come durante quelle ore trascorse a parlare senza freni inebitori, e a mangiarci con gli occhi. Emma si era seduta su uno dei tavoli del locale con le gambe penzoloni, si era sfilata i tacchi lamentandosi dei piedi che le dolevano; io invece avevo preso posto su una sedia, quasi di fronte a lei, e sembravo non essere più in grado di smettere di percorrere la sua figura con lo sguardo. A delineare i suoi lineamenti soltanto la luce argentea della luna, e i miei occhi  la stavano divorando.
Perdemmo la testa quella notte, e continuammo a bere senza renderci conto di quanto pericolosa stesse diventando quella situazione..dire che desideravo ardentemente assaggiare il lampone direttamente dalle sue labbra,e dire che avevo una bramosa voglia di baciarla su ogni centimentro di pelle, accarezzare con lentezza estenuante quelle gambe, e morderla nei punti più fragili, e sentire il suo corpo spinto contro il mio, la mia pelle con il sapore della sua, le sue mani e la sua bocca su di me...Dio, era dire poco o nulla, perchè stavo seriamente impazzendo quella sera, e la cosa che più mi preoccupava, era che volevo impazzire, volevo impazzire per lei. Perchè pur essendomi ridotto uno straccio con quella robaccia, io stavo schifosamente bene, come non mi capitava da un botto.E tutto perchè lei era lì a farmi compagnia.
Nel riempire per l'ennesima volta i nostri bicchieri, finii per rovesciarle quella roba addosso, sulla parte inferiore del vestito e sulle gambe. 
" Scusami..sono un disastro" ero ubriaco, e capii che lo era anche lei, perchè scoppiò prima a ridere, e poi si tenne alle mie spalle per scendere dal tavolo; non capii le sue intenzioni fino a quando, non allontanò una delle sue mani dalle mie spalle, per aiutarsi a tirare giù le calze fino a sopra le ginocchia. Poi, sempre reggendosi a me, se le sfilò del tutto, borbottando che se le sentiva bagnate addosso e che le davano fastidio, mentre io seguivo con lo sguardo ogni suo movimento, trattenendo il respiro quando vidi l'indumento a terra, e mi resi conto che le sue gambe erano nude.
Mi eccitai al solo pensiero di poterle toccare, baciare, sfregare contro le mie...stavo impazzendo. La volevo, ogni parte di me la voleva.
Non so con quali forze, la sollevai di poco per permetterle di tornare a sedersi sul tavolo, ma in quell'esatto istante, per via di tutto quell'alcol che avevo buttato giù, persi l'equilibrio e le finii addosso, con le labbra che le sfioravano e le solleticavano il collo. Fu più forte di me, il desiderio che nutrivo per lei fu più forte di qualsiasi cosa, e ne ebbi la conferma quando presi a baciarla lentamente e avidamente su quel lembo di pelle, respirando su di lei, e caricandomi in modo assurdo quando la sentii sospirare di piacere.
Smettemmo di chiacchierare, così, di colpo, e continuai a baciarle e poi a leccarle il collo, risalendo con la bocca la mascella, fino a trovare le sue labbra.
Gliele coprii con le mie, senza darle e darmi il tempo per pensare: il nostro primo bacio fu irruento e passionale, fu appagante come un bicchiere d'acqua fresca in un afoso pomeriggio estivo, bramato come il podio per un atleta olimpico, atteso come il mese di giugno da uno studente, goduto come l'ultimo pezzo di torta, inetivabile come lo scorrere del tempo, e coinvolgente come il ritmo della propria canzone preferita.
 Furono fuochi d'artificio sin dal principio, ci baciammo con foga e frenesia sin da subito, e mi  persi completamente in quell'esplosione di passione che investì entrambi, senza darci respiro. Restai con la bocca incollata alla sua fino a quando non mi mancò il fiato, continuando a baciare avidamente le sue labbra morbide, carnose, dolci, e bollenti.
Fu stratosfericamente bello. Ed eccitante.
Quando fui costretto a separarmi dalle sue labbra, i miei occhi incontrarono i suoi, vi lessi soltanto brama, spensieratezza, desiderio, e allora davvero non ci capii più niente. Sapevamo entrambi di essere ubriachi, ma ci volevamo, terribilmente, e forse proprio perchè non eravamo del tutto presenti a noi stessi, riuscimmo a fregarcene delle conseguenze. Ero più che certo che da sobria non si sarebbe lasciata andare così, non avrebbe tradito il suo fidanzato con me, eppure era sul punto di farlo, e anche se sapevo che probabilmente nessuno di tutti e due avrebbe ricordato quella notte che stavamo vivendo, quello non mi sembrò un buon motivo per starle lontano..io la desideravo, mi stava facendo perdere la testa, ogni secondo che passava un po' di più, e anche lei mi voleva, glielo leggevo negli occhi. Me lo avevano detto le sue labbra, rispondendo a quel bacio.
Poco ci importava di quello che sarebbe successo l'indomani, quella notte sarebbe stata soltanto nostra.Tanto era tutta colpa dell'alcol, no?
Emma legò le gambe intorno al mio bacino, attirandomi di più a sè, mentre io ripresi a baciarle le labbra, il mento, il collo, e poi scostai il vestito, per poter posare avidi baci anche sulla sua spalla. La morsi, e lei portò le dita tra i miei capelli, tirandomeli, per trattenersi dal gemere svergognatamente.
Presi a carezzarle lentamente e sensualmente le gambe nude, come avevo desiderato poter fare sin dall'istante in cui l'avevo vista arrivare, e intanto la baciavo, sulle labbra e ovunque mi capitasse, percorrendo con i palmi ben aperti ogni centimetro di pelle scoperta, fino a giungere all'orlo del vesito, e infilarci le dita all'interno, senza riuscire a trattenermi oltre. Nel momento in cui le sfiorai la pancia, Emma mi allontanò di scatto da sè, ma ancora una volta mi bastò guardarla negli occhi per sapere che tutto aveva intenzione di fare, tranne che smettere di lasciarsi amare.
Mi liberò della maglietta con un gesto quasi violento, e poi reclamò le mie labbra, chiudendomi nuovamente tra le sue gambe. Mentre la baciavo con così tanta intensità,quasi come se volessi deformarle quelle perfette labbra, feci scivolare le dita sul suo collo, fino a raggiungere la cerniera del vestito. 
Nel momento in cui iniziai ad aprirglielo alla cieca, avvertii le sue braccia legate intorno al mio collo, il suo mento appoggiato sullla mia spalla nuda, e il suo respiro affannato all'altezza del mio orecchio: mi stava abbracciando, si stava tenendo a me, mi stava stringendo forte mentre la liberavo del vestito..la trovai la cosa più tenera al mondo.
Meno di un minuto dopo, pure i miei pantaloni andarono a fare compagnia al resto dei indumenti sul pavimento; poi Emma prese a tastarmi il petto, a disegnare chissà cosa con la punta delle dita, ero troppo eccitato per dare una forma al percorso che i suoi polpastrelli seguivano su di me, e quando la bocca si sostituì alle mani, riprendendo a baciarla avidamente sul collo e sulla parte superiore del petto, strinsi tra i denti le bretelline del suo reggiseno, tirandogliele giù, mentre con le mani provvedevo a slacciarlo da dietro. Non mi ero mai sentito così maledettamente vivo in tutta la mia vita, e potevo giurare di non essere mai stato con qualcuno in quel modo: nei nostri sussurri, sospiri di piacere, baci e sguardi infuocati, c'era passione allo stato puro, passione quasi animalesca, selvaggia, intensa, vorace, inarrestabile e implacabile. Quasi come se ci fossimo attesi da sempre.
Mi presi qualche istante per guardarla, quasi completamente nuda di fronte a me, e poi sprofondai con il viso nel suo petto; le torturai i seni, e le baciai il lembo di pelle attorno ai capezzoli, mentre lei teneva il collo teso all'indietro e le mani intente a scompigliarmi i ricci. Poi tornammo a baciarci sulle labbra, a guardarci, e completarci di nuovo, accaldati, sudati e non ancora sazi d'amore.
Dio solo sapeva che stavamo combinando..ma non eravamo disposti a fermarci. L'alcol ci aveva tolto ogni freno di inibizione, ogni briciola di buon senso, di responsabiltà, e di qualunque cosa ci avrebbe fatto rendere conto della cazzata che stavamo portando a termine. 
Mi feci spazio, portando un ginocchio sul tavolo, e avventandomi nuovamente su di lei, fino a farla stendere completamente sul legno duro. Ci spogliammo completamente, e tra altri milla mila baci, carezze, sospiri e gemiti strozzati, divenimmo una cosa sola. 
A dispetto della frenesia dei gesti che ci avevano portato a finire così, nudi e incuranti di tutto, mi mossi dentro di lei lentamente, e finimmo per amarci nel modo più totalizzante che un essere umano abbia mai conosciuto. Sul tavolo di una biblioteca dimenticata da tutti. E fu  intenso, sensuale, travolgente, proibito, inammissibile, alogico, sbagliatissimo, e stratosfericamente perfetto.




Buonsalveeeeeeeee :))
Sarò brevissima, promesso! Voglio soltanto ringraziare coloro che hanno recensito fino ad oggi la storia e chi vorrà farlo in futuro :D
Come credo di avervi già fatto capire, adoro interagire con voi.. perciò, che aspettate?  Forza, fatevi pure avanti! Io vi aspetto ;))
E soprattutto, che ne pensate di questo capitolo? Spero che non vi abbia deluso...
E secondo voi, cosa succederà adesso? Si accettano supposizioni e scommesse sulla storia :DD
Ancora grazie, con tutto il cuore <3<3<3 Un bacione a tutti, e alla prossimaaaaaaaa!!!















  
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