In caso vi stesse domandando qual è il conto in sospeso tra Zero e Ultear, c'è un flashback per spiegarlo. Buona lettura!
Riavvolgere il tempo
Kinda lose your sense of time
'Cause the days don't matter no more
All the feelings that you hide
Gonna tear you up inside
You hope she knows you tried
Follows you around all day
And you wake up soaking wet
'Cause between this world and eternity
There is a face you hope to see
You know where you've sent her
You sure know where you are
You're trying to ease off
But you know you won't get far
And now she's up there
Sings like an angel
But you can't hear those words
And now she's up there
Sings like an angel
Unforgivable sinner
(Unfogivable sinner - Lene Marlin)
Ormai era trascorsa qualche settimana dopo i terribili eventi di
Shirostune ed adesso la notte era scesa di nuovo, profondamente sul Regno di Fiore.
Erza ed il suo gruppo di amici aveva trovato rifugio in un vecchio edificio
abbandonato lungo la costa. In passato i pescatori dovevano averlo usato per
riporre le reti e l’intero posto era ancora impregnato dell’odore del sale e
del pesce. Il soffitto era decrepito e bucato, il pavimento fatto di terra
battuta ma era pur sempre meglio della cella in cui erano abituati a stare
nella Torre del Paradiso.
Erza stava dormendo come sempre stretta
accanto a Jellal; il ragazzo le teneva un braccio attorno alla vita. Non
importava quanto la giornata fosse stata difficile o quali terribili avventure
avesse dovuto affrontare, averlo così vicino la calmava sempre. Ma quella notte
Erza non riusciva lo stesso a dormire bene. Forse era colpa del suono delle
onde che si infrangevano sulla battigia e che le ricordavano il mare che si
increspava sugli scogli giù dalla Torre. Forse era colpa delle stelle luminose
che occhieggivano attraverso le travi marce del soffitto. Forse del pavimento
duro e freddo. Forse di tutte queste cose insieme.
Alla fine, Erza si rassegnò aprendo l’unico
occhio che le rimaneva. Aveva tolto la benda che aveva tenuto per settimane, ma
il suo occhio destro ormai era chiuso da una grossa cicatrice. Non riusciva
nemmeno ad aprirlo e non lo sentiva nemmeno più.
La ragazzina si guardò un po’ intorno nella
stanza. Hoteye dormiva pacificamente abbracciato ad un vecchio pezzo di legno,
Wally accanto a lui con le mani incrociate sul petto, stava rigido e steso come
un morto nella tomba. Kagura era poco più in là, con la testa appoggiata sul petto
del fratello. Simon russava. Millianna invece era raggomitolata in un angolo
proprio come avrebbe fatto un gattino e Sho stava steso per terra con le
braccia e le gambe spalcante come una stella. Ma Ultear non c’era.
Erza si alzò con uno scatto, per controllare
meglio la stanza ed il suo movimento improvviso finì per svegliare anche
Jellal; quando il ragazzo le chiese cosa stava succedendo la sua voce era
ancora roca e impastata.
- Ul non c’è. - Sussurrò piano Erza per non
svegliare e non allarmare anche gli altri, ma mantenere la voce bassa quando
era necessario gestire un Jellal mezzo addormentato, forse era impossibile.
- Non è quella vicino ad Hoteye? -
- Hai ancora due occhi e ci vedi peggio di
me? - Il sibilo di Erza riportò definitivamente il ragazzo alla realtà e, dopo
essersi sfregato un po’ il viso, anche Jellal si mise a sedere. - Forse è
uscita: la porta è socchiusa. -
Era vero ed Erza non esitò un solo istante a
precipitarsi fuori, saltellando tra i compagni per non pestarli e senza nemmeno
curarsi se Jellal le stesse venendo dietro oppure no. Lei e Ultear si
conoscevano da poco tempo, ma la ragazzina venuta dal nord aveva conquistato
già tutta la sua simpatia. Aveva più autostima di Wally e Kagura messi insieme,
sapeva tenere testa a Jellal meglio di lei, era intelligente, senza modestia e aveva
qualcosa di magnetico quando sorrideva. In realtà Erza pensava che fosse
impossibile non amare Ultear ed ormai la considerava a pieno titolo parte dei
suoi amici. Si preoccupava per lei, esattamente come faceva per tutti gli altri
e per questa ragione, non appena ne scorse la figura in riva al mare, non fece
altro che correrle incontro.
- Ul, che ci fai qui? -
Quando la ragazza si girò, Erza notò subito
che aveva gli occhi lucidi ma Ultear si affrettò a sfregarli per nascondere il
fatto che stesse piangendo. Erza avrebbe voluto chiederle che cosa c’era che
non andava ma venne zittita da uno splash assordante e una raffica di spruzzi.
Mentre cercava di rincorrerla, Jellal aveva finito per colpire un sasso con un
piede ed era precipitato indecorosamente in acqua. Davanti a quella scena lei ed
Ultear scoppiarono immediatamente a ridere e così forte che soltanto per un
puro caso non finirono per svegliare tutti i loro compagni. Jellal per tutta
risposta si mise a sedere, senza nemmeno spostarsi dall’acqua, incrociando le
braccia e girando la testa con aria imbronciata. - Ah - ah! Ridete pure! E io
che mi ero preoccupato per voi! -
- Sei adorabile Jelly! - Anche se fino ad un
attimo prima Ultear stava piangendo adesso l’unica cosa che le rigava le guance
erano lacrime dovute al troppo ridere. Erza stava ridendo così forte che ci
mise qualche istante per calmarsi e riprendere a respirare normalmente, ma era
ancora preoccupata per l’amica e non esitò oltre a chiederle perché non era con
gli altri dentro a dormire.
- Hai avuto un incubo? - Azzardò la ragazza,
ma Ultear scosse la testa - In realtà stavo pensando. -
- Pensavi alla tua famiglia? - Continuò ad
azzardare Erza perché quando si erano incontrate la prima volta l’altra ragazza
le aveva detto di essere scappata di casa. Ultear non confermò né smentì la
cosa, limitandosi a dare un calcio alla sabbia bagnata - Nha, tanto te l’ho
detto: nessuno mi sta cercando. -
- È questo il problema? Vorresti che
qualcuno venisse? - Questa volta fu Jellal a parlare.
- Nemmeno. Tanto se venisse sarebbe di
sicuro qualcuno che non voglio vedere. -
Jellal lanciò anche lui un sospiro, senza sapere
bene come continuare. Per fortuna fu Ultear ad interrompere il silenzio,
avvertendo improvvisamente il bisogno di parlare.
- Lo
sapete? Io sono cresciuta in un laboratorio. -
La sua dichiarazione catturò subito
l’attenzione tanto di Erza, quando di Jellal.
- Ma in un certo senso ero una prigioniera proprio
come la Torre per voi. Con me non c’erano i miei genitori, ma solo dei maghi. -
Ultear non aveva mai raccontato la sua storia a nessuno per paura che qualcuna
delle informazioni così rivelate, potesse portare di nuovo quegli uomini sulle
sue tracce. Ma Erza, Jellal e gli altri ragazzi che aveva incontrato, le
avevano raccontato la loro storia e sentiva di poter ricambiare in un certo
senso il favore. - Studiavano i miei poteri e mi hanno insegnato come usarli. Mi
hanno insegnato anche altre magie ma non erano uomini buoni, per loro ero solo
un’espirmento. E il loro capo era il peggiore di tutti! Si faceva chiamare Zero
e ogni volta che mi vedeva non faceva altro che ripetermi che ero fortunata ad
essere stata accolta da lui, perché mia madre mi aveva abbandonata e buttata
via non appena aveva scoperto della mia magia. Diceva che mia madre era
un’esperta nelle arti del ghiaccio e che si era infuriata quando aveva scoperto
che non avevo ereditato i suoi poteri. Mi diceva anche che se fossi diventata
abbastanza brava mi avrebbe preso a lavorare con lui e che non avrei dovuto più
sentirmi sola. Diceva che potevo chiamarlo padre, ma io non volevo stare con
lui. Non gli ho mai creduto! - Ultear sottolineò il concetto tirando un altro
calcio alla sabbia - E così un giorno, quando lui non era in giro, sono
scappata mettendo a ferro e fuoco tutto il laboratorio. Avevo solo il nome che
mi aveva dato Zero ... - Confessò - Ma mi misi lo stesso a cercare mia madre e
chiedi di qua, chiedi di là ... Alla fine l’ho trovata. - Ultear si fermò per
un attimo, come per riprendere fiato; tutto l’atteggiamento spavaldo che
l’accompagnava ogni giorno era sparito. - Ma quando sono arrivata lì ho capito
che in realtà Zero aveva ragione. Mi sono nascosta dietro agli alberi e ho
visto che ormai mia madre aveva già preso due apprendisti con cui sostituirmi e
che stava insegnando loro come manipolare il ghiaccio. Avrei vuluto prenderla a
schiaffi, ma ero così arrabbiata che alla fine sono corsa via senza dire una
parola. Non verrà mai a cercarmi ... - Concluse Ultear - L’unico che potrebbe
venire è Zero e non voglio vederlo neanche da lontano! -
Ascoltando la sua storia di abbandono e di
dolore, Erza non potè resistere alla tentazione di stringerla forte in un
abbraccio. Ultear la lasciò fare, ricambiando la stretta e premendole la faccia
contro la spalla.
- Non preoccuparti, Ul. - La rassicurò anche
Jellal, ancora seduto nel bel mezzo della battigia - Adesso non sei più sola
perché fai parte del nostro gruppo e ti prometto che se Zero dovesse azzardarsi
ad avvicinarsi a te lo spazzerei via con un colpo solo! - Mentre lo diceva e
sollevava un pugno con aria bellicosa, Jellal era ancora un ragazzino inzuppato
d’acqua di mare che non avrebbe fatto paura a nessuno, ma Ultear si sentì lo
stesso rassicurata dalle sue parole. Non sapeva che con gli anni sarebbe
diventato il suo master e il suo migliore amico e non poteva ancora immaginare
quanto Erza e gli altri sarebbero diventati importanti per lei: la famiglia che
aveva sempre desiderato.
Quella prima volta sulla spiaggia fu solo un
piccolo assaggio di quello che Ultear avrebbe dovuto affrontare crescendo e
conoscendo meglio il suo passato.
Ormai erano trascorsi anni da quella sera e
già molti mesi da quando Erza aveva deciso diinfiltrarsi a Fairy Tail. Era lì
che la ragazza aveva conosciuto Gray e ascoltato la sua storia, scoprendo
inaspettatamente quanti punti di contatto avesse con quella della sua vecchia
amica Ultear. Avrebbe potuto contattarla grazie alla piccola lacryma che le
aveva regalato, ma vista la delicatezza dell’argomento le aveva chiesto di
incontrarsi da vicino. Aveva preso la prima missione che le era capitata a tiro
e con quella scusa si era allontanata dalla gilda. Le due si erano incontrate
in un anonimo pezzo di foresta non troppo lontano dalla città e, come la volta
precedente, Jellal le aveva seguite.
Erza le raccontò quello che aveva scoperto
grazie a Gray: in realtà la madre di Ultear non l’aveva mai abbandonata. Sin da
quanto aveva pochi mesi di vita, la bambina aveva manifestato un potere magico
così alto e incontrollabile da intossicarla. Ultear era stata vittima di febbri
terribili e la madre aveva provato disperatamente a chiedere aiuto ad un centro
di ricerca direttamente affiliato al Consiglio che si trovava non molto lontano
dal villaggio in cui vivevano. Si trattava dello stesso laboratorio e degli
stessi maghi che l’avevano tenuta prigioniera per anni. Così come avevano
ingannato Ultear, avevano ingannato anche la madre, facendole credere che la
piccola fosse morta per poterla usare per le loro ricerche. Quando la Ultear
era scappata, aveva raggiunto la madre ed aveva scoperto che aveva due nuovi
apprendisti, la donna in realtà pensava di averla già persa per sempre. Ma la
parte peggiore della storia era un’altra. Poche settimane dopo la fuga di
Ultear, sua madre aveva perso la vita, sacrificandosi per fermare un terribile
demone che stava devastando le terre del Nord: Deliora, lo stesso mostro che
aveva distrutto la famiglia di Gray e che forse era stato lo stesso centro di
ricerca a riportare in vita con i suoi esperimenti.
Quelle notizie colpirono Ultear con la
stessa forza di una pugnalata al cuore. Erano semplicemente troppo per lei,
così tanto che la prima reazione della ragazza fu quella di non crederci, poi
di gridare che era tutto falso e infine scoppiare in lacrime e scagliarsi contro
la sua stessa amica. Erza venne colta così alla sprovvista da non riuscire ad
evitare il suo spintone e Jellal così tanto di sorpresa da non riuscire nemmeno
a bloccare l’altra prima che usasse uno dei suoi incantesimi di teletrasporto e
sparisse nel nulla, nonostante i suoi poteri lo rendessero molto più veloce di
lei. Erza si ritrovò quindi seduta in mezzo all’erba, ammutolita per lo stupore
e per il dolore che provava in mezzo al petto: un misto per lo spintone che
aveva ricevuto e per la stretta al cuore che le aveva provocato vedere l’amica
in quello stato.
Jellal la lasciò subito dopo, rassicurandola
che si sarebbe occupato lui in persona di cercare Ultear e di riportarla alla
ragione, ma Erza passò comunque i giorni successivi aspettando invano notizie
da lui e da Crime Sorcière. Spesso stringeva inutilmente e in silenzio la
lacryma che le era stata regalata, sperando di essere contattata dall’amica.
Sapeva che scoprire la verità doveva essere stato molto doloroso per lei, ma
non poteva fare a meno di pensare che rinchiudersi nella rabbia e nel dolore
non era la scelta giusta. Se solo Ultear avesse potuto parlare con Gray, se
solo avesse potuto vincere i suoi pregiudizi ed incontrarlo ... Forse entrambi
avrebbero trovato un po’ di sollievo sostenendosi l’uno con l’altra. Ma Erza
sapeva anche che questo pensiero era pura utopia e che sventuratamente non c’era
alcun modo per realizzarlo.
Quando le due amiche si incontrarono finalmente
per una seconda volta, ormai era passata più di una settimana dal loro scontro.
Era sera ed Erza aveva appena fatto ritorno nella sua stanza al dormitorio di
Fairy Tail. Pensava da tempo di fittare o compare un appartamento tutto per
lei, ma non aveva ancora raggiunto la somma desiderata.
Erzai era già richiusa la porta alle spalle,
quando accese la luce e scoprì di non essere sola.
- ULTEAR! -
Era un bene che le altre stanze fossero
ancora vuote e che nessuno potesse sentirla gridare. La ragazza se ne stava
rannicchiata sul letto con le ginocchia strette al petto ed un pezzo di carta
raggrinzito tra le mani. Stava singhiozzando e quando Erza le corse accanto non
esitò un solo istante a stringerla forte.
- Avevi ragione! - Fu la prima cosa che le
disse Ultear - Avevi ragione tu! Scusa se non ti ho creduta subito! Ho letto le
sue carte: c’era scritto tutto! Tutta la mia storia! Il Consiglio aveva
raccolto un sacco di file su mia madre e Deliora! Ma non solo quelli ... - Per
un attimo Ultear si morse le labbra, attanagliata dalla rabbia. - Ci crederesti
mai? Zero lavorava per loro! Quel laboratorio era davvero affiliato al
Consiglio! È tutta colpa loro se ci hanno divise! Colpa loro se quel mostro è
tornato in vita! Oh, ma io un giorno lo troverò quell’uomo! Troverò Zero e lo
strangolerò con le mie stesse mani! -
Erza provò a sussurrarle qualcosa per
calmarla ma le lacrime di Ultear non sembravano fermarsi più: erano come un
fiume in piena. - Ho sbagliato tutto! Ho sbagliato tutto nella mia vita! Se
solo le fossi corsa incontro invece di credere alle sciocchezze che mi aveva
detto Zero! Se l’avessi abbracciata e le avessi detto che le volevo bene! Se
solo potessi riavvolgere il tempo, Erza! Se solo potessi ... I miei poteri
possono controllare il tempo delle cose ma non possono niente contro quello del
mondo! Se solo potessi farlo ... -
- Se un potere del genere esistesse davvero
credo che ognuno di noi lo vorrebbe per sé. -
Prima ancora che Erza potesse trovare le
parole giuste per rispondere, qualcun altro lo fece al posto suo e quando la
ragazza alzò la testa per capire di chi si trattasse, scoprì che la finestra
della camera era stata spalancata per lasciar passare due figure incappucciate.
La più piccola si lanciò subito in mezzo a loro abbracciandole con tutta la forza
che aveva: era Meredy. L’altra invece era quella di Jellal ed era lui che aveva
parlato; entrambi dovevano aver seguito le tracce di Ultear fin lì.
- Ma noi abbiamo altre specie di poteri. -
Le spiegò il ragazzo accovacciandosi anche lui accanto a loro
- Abbiamo il potere della nostra amicizia e
anche se non possiamo più tornare indietro nel tempo, possiamo fare qualcosa in
più per affrontare il futuro insieme. Non devi preoccuparti Ultear, te l’ho già
promesso e non me ne sono dimenticato: se dovessimo anche solo incrociare Zero
lo eliminerò per te. -
- Ed anche io ti aiuterò. - Aggiunse Erza
accarezzandole dolcemente i capelli - È vero che non siamo stati insieme alla
Torre, ma è come se fossimo stati ugualmente nella stessa cella, perché
sappiamo tutti cosa significa essere prigionieri. Ci siamo giurati amicizia ed
abbiamo giurato di combattere insieme contro il male. Tu ci hai promesso di
aiutarci a cercare Tartaros, che amici saremmo se non ti promettessimo anche
noi di starti vicino nelle tue battaglie? -
Meredy sorrise senza dire una parola in più,
ma fu soprattutto grazie a quel sorriso che Ultear alzò la testa.
- Andiamo adesso. - Jellal le tese una mano
sorridendo - Hai sentito Scarlet e dovresti sentire anche gli altri! Non hai
idea di quanto ti abbiamo cercato in questi giorni! Se non ci sbrighiamo a
raggiungerli, sono sicuro che si precipiteranno qui strillando così tanto che
tutta Magnolia finirà per scoprirci. - Jellal non aveva finito neanche di
parlare che le massicce figure di Hoteye e Simon finirono per incastrarsi
entrambe nello spazio angusto della finestra mentre strillavano il nome della
compagna. Fu soltanto per miracolo e grazie ad uno strattone che Sho riuscì a
tirarli via, facendo posto anche per lui e per Wally.
- Finalmente eccoti Ul! -
- Che cosa cool rivederti! -
Ma in pochi secondi un colpo di spada li
aveva già fatti entrambi da parte per far posto ad una Kagura così furiosa da
sembrare il ritratto stesso del demonio - Ti insegno io a sparire così senza
avvisare nessuno! E senza avvisare me prima di ogni altro! - Millianna riuscì a
metterle una zampa sulla bocca giusto in tempo, sussurrando - Ragazzi, credo
che qualcuno stia arrivando davvero adesso. -
Il gruppo si scambiò qualche occhiata
perplessa, senza sapere cosa fare, prima che Ultear decidesse finalmente di
alzarsi, liberandosi dall’abbraccio di Erza e prendendo Meredy per mano.
- Grazie per esservi preoccupati per me, ma
stavo facendo solo qualche indagine segreta: ecco perché non ho potuto
contattarvi. - Il suo sguardo poi si spostò tutto su Jellal ed Erza - Promesso
allora? -
- Promesso. -
A quel punto Ultear non perse più tempo,
fece un cenno di saluto ad Erza e si infilò una mano nella scollatura per
estrarre un piccolo foglio di carta. Non appena lo gettò a terra il
teletrasporto si attivò svuotando la stanza e trascinando via anche tutti
quelli ammassati fuori alla finestra.
Anche se era rimasta di nuovo
improvvisamente da sola, Erza si ritrovò a sorridere.