Note dell’autore: Eccomi nuovamente
qui a scrivere e nuovamente con questa quarta stagione che sembra non finire
mai. Ma credetemi, ci sto mettendo tutto il mio impegno. Devo solo trovare il
tempo e l’ispirazione per concluderla, anche se sono già a buon punto, quindi
dovete avere un po’ di pazienza.
Comunque, eccovi il terzo capitolo di Turn Left. Spero vi
piaccia, mi raccomando recensite, recensite in tanti.
Beta: Paolettazza e Feyilin
Capitolo 3
Il Tardis
I loro passi
rimbombavano nel corridoio freddo e vuoto, davanti a lei e Sarah Jane un
soldato dal berretto rosso e il brigadiere.
L’ansia stava
aumentando sempre di più, voleva vedere il Tardis. Sperava che potesse aiutarla
in qualche modo, ma in realtà non ne era sicura. Non aveva le giuste conoscenze
per usare il Tardis, era solo una stupida scimmia del resto. Scacciò via quella
sensazione e cercò di concentrarsi su quello che andava fatto in ogni caso.
Avrebbe potuto chiedere a Tosh di lavorarci con Jack; sì, loro sarebbero state
le persone giuste.
Il soldato e il
brigadiere davanti a loro si fermarono, Lethbridge osservò le due per poi
scambiarsi un cenno con il soldato che si allontanò.
“Siamo arrivati?”
chiese Sarah avvicinandosi all’anziano. In quel momento Rose si rese conto che
era davanti una porta.
“Se volete, qui,
hanno conservato il suo corpo” disse con voce grave. A Rose sembrò mancare un
colpo nel petto, il Dottore, il suo Dottore, giaceva al di là di quella porta.
Le si stringeva il cuore al solo pensiero, tante volte nelle loro avventure
erano arrivati al limite, e lei aveva sempre sperato che un momento del genere
non arrivasse mai.
Sentì la mano di
Sarah sulla sua schiena e si riscosse dai suoi sentimenti, si voltò e vide che
la stava guardando.
“Ti lasciamo un
po’ di privacy, se vuoi entrare” disse sorridendole dolcemente. Rose guardò
ancora la porta davanti a lei, sospirò tremando e chiuse gli occhi. Non era il
suo Dottore dopo tutto, sicuramente si sarà anche rigenerato. Fece un respiro
profondo e attraversò la porta chiudendosela alle spalle.
La stanza era
buia e fredda come il resto della base, una luce sola era accesa, una serie di
tavoli susseguivano. Solo uno era coperto da un lenzuolo. Rose respirò ancora e
percorse la strada verso quel tavolo. Una volta avvicinata, con le mani
tremanti sollevò il lenzuolo bianco. Sussultò leggermente nel vederlo lì
disteso con gli occhi chiusi.
“Oh Dottore”
respirò a fatica, con la mano che le tremava gli accarezzò il viso, lasciando
che le lacrime le solcassero il viso.
“Mi dispiace … mi
dispiace così tanto” disse con la voce rotta dalle lacrime. In cuor suo sapeva,
sapeva che non era il suo Dottore, ma vederlo inerme lì era troppo anche per
lei.
“Non avrei dovuto
lasciarti, lo so, dovevo dirti tutto, e ora non so più come fare a ritrovarti”
continuò a parlare accarezzandogli i capelli soffici e sempre meravigliosi.
“Ti prometto,
però, che non mi arrenderò fino a quando non sarò nuovamente con te”
Si avvicinò e
appoggiò le sue labbra a quelle di lui in un delicato bacio.
“Ti amo” sussurrò
sulle sue labbra nella speranza che un giorno riuscisse a dirlo anche al suo
Dottore.
Si allontanò nel
sentire la porta aprirsi nuovamente, si asciugò di fretta le mani e venne
raggiunta da Sarah e dal Brigadiere, che l’affiancarono in silenzio.
Non era stato facile
e indolore vedere il Dottore disteso senza vita, ma doveva trovare il modo di
tornare da lui, doveva provarci almeno, e per fare questo aveva bisogno del
Tardis.
Sarah Jane, il
Brigadiere e lei si stavano dirigendo in un'altra sala, molto più grande, in
uno dei piani sotterranei della base.
“Dove l’avete
trovata?” chiese Sarah alla donna che li stava scortando.
“Era sotto il
Tamigi, non poco lontano da dove abbiamo trovato lui” disse la donna aprendo
una porta di metallo.
Rose fu la prima
a varcare la soglia, la stanza era buia tranne che per un faretto, che
illuminava la meravigliosa cabina. Si ergeva in tutto il suo splendore, con un
tocco di magia e mistero, richiamando le sensazioni che aveva provato la prima
volta che l’aveva vista.
Dietro di lei il
brigadiere e Sarah Jane parlavano con la soldatessa, ma non coglieva le sue
parole, e sicuramente non le importavano. Si avvicinò alla navicella, ne
accarezzò la porta con le dita e sentì la nave collegarsi a lei. Rose sorrise a
quel contatto.
“Ciao vecchia
amica” sussurrò con gli occhi umidi di lacrime trattenute, quel leggero
contatto le aveva fatto capire che una parte di quel vuoto che sentiva dentro
di lei era dovuto anche all’assenza del Tardis.
“Pensi ti farà
entrare?” chiese Sarah avvicinandosi a lei. Rose sorrise senza staccare gli
occhi da quella meraviglia che aveva davanti.
“Credo di sì”
disse e prese la sua chiave. La mise nella toppa e scoprì con piacere che la
nave non faceva resistenza, la lasciò entrare.
“Non eravamo
riusciti ad aprirla” disse la donna in uniforme che si era avvicinata.
“Perché voi non
avete mai viaggiato con lei” disse Rose, decise di entrare seguita dagli altri.
“Incredibile”
esclamò il Brigadiere entrando.
“Allora cosa
pensi di fare?” chiese Sarah mentre lei accarezzava la console godendosi
appieno la sensazione della nave nella sua testa, la sensazione di paura e
incertezza che aveva provato, sembravano svanire da lei, come se il Tardis
stesse cercando una soluzione e la stesse aiutando a trovare la strada di casa.
“Devo capire come
sono arrivata in questa linea temporale e cosa sta succedendo” disse sicura
guardando la colonna al centro della stanza.
“Una cosa però è
certa” disse voltandosi verso gli altri che sembravano ascoltare attenti quello
che lei aveva da dire.
“Senza il
Dottore, la Terra è vulnerabile, dobbiamo prepararci al peggio, credetemi io lo
so” disse con una sicurezza che non credeva di avere.
Guardò
nuovamente verso la colonna centrale, sapendo cosa aspettarsi e preparandosi a
quello che le sarebbe toccato.
Fine
Capitolo 3