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Autore: Blackshadow90    21/01/2015    1 recensioni
Ginevra:una cicatrice e un tatuaggio che le ricordano sempre il passato.
Riccardo:arrogante e sexy, vuole a tutti i costi scoprire i suoi segreti.
Cosa lega questi due ragazzi?Le gare di moto,la scuola,ma soprattutto la casa che condividono con due amici.
Dal cap. 6:
-E se facessimo una gara?-disse Riccardo,amavo le sfide,non dicevo mai no.
-Una gara?-chiesi interessata
-Si:se vinci tu ,ti lascerò in pace,promesso,ma se vinco io...-lasciò la frase in sospeso.
-Se vinci tu,invece?-
-Quando vincerò allora ti dirò cosa voglio-era fin troppo presuntuoso.
-Affare fatto-amavo giocare con il fuoco.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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LA SOLA COSA CHE MI CHIEDO E’: PERCHE’?

PERCHE’ NON NE COMBINO MAI UNA GIUSTA?

PERCHE’ FERISCO TUTTI QUELLI A CUI VOGLIO BENE?

PERCHE’ ROVINO SEMPRE TUTTO?

PERCHE’ SONO SBAGLIATA?

PERCHE’, PERCHE’, PERCHE’?”

 

POV GINEVRA:

Dopo aver pranzato ci prendemmo tutti una fetta di dolce al cioccolato offerto dalla casa, Riki invece se andò nella stanza perché doveva fare una cosa: avevo cercato di seguirlo ma mi aveva detto che era una sorpresa e quindi dovevo prima finire il dolce. Mi stavo mangiando il cervello per la sorpresa ma avevo anche altre cose a cui pensare, per esempio dovevo sistemare sul letto il vestito e gli accessori che avrei indossato quella sera: ovviamente avevo optato per il rosso. Il vestito era di raso con le spalline in pizzo e le scarpe nere, scelte da Alice, erano di un’altezza vertiginosa con cui sicuramente sarei caduta. Non appena alzai gli occhi mi accorsi di essere arrivata davanti la porta della nostra stanza così la aprii  emozionata; il sorriso e l’emozione scomparvero all’istante perchè le luci erano tutte spente- forse Riki si è addormentato per la stanchezza- non potevo biasimarlo, era stata una lunga mattinata ma  mentre chiudevo la porta sentii una certa delusione, speravo che mi avesse preparato qualcosa di carino, perché nonostante la mia dura corazza amavo i gesti semplici e romantici. Fu il pensiero di un istante perché non appena mi voltai notai una cosa spettacolare, assolutamente splendida: per tutta la stanza c’erano miriadi di stelle luminose e sul soffitto invece c’erano tutti i pianeti allineati con il sole, la luna e le costellazioni, per finire sopra il sole c’era la scritta TI AMO. Per qualche secondo restai stordita e imbambolata ad osservare il soffitto poi misi a fuoco la figura sorridente accanto al proiettore e gli corsi incontro per baciarlo.

-E’ assolutamente il regalo più bello che abbia mai ricevuto, ti amo anch’io- lui mi strinse più forte e mi baciò

-Riesci sempre a capire ciò che mi piace…avevo un proiettore da piccola che mostrava le stelle e suonava una ninna nanna e mi piaceva molto-  lui fece il suo classico sorriso da bimbo scoperto con le mani nel sacco

-Ora ho capito…te l’ha detto Alice- risi io

-Le avevo chiesto di raccontarmi cosa ti piaceva da piccola ed ha parlato per più di un’ora, però ne è valsa la pena-

-Ora apri il tuo- speravo gli piacesse

-E poi festeggiamo…- sussurrò malizioso

-Amore “festeggeremo” stasera dopo la festa, ora voglio andare a sciare-

-D’accordo piccola- ammiccai vittoriosa

Aprì prima il bracciale e poi il mappamondo con delicatezza e subito si illuminò:

-Ho pensato che con questo penserai sempre a me e su quello segneremo tutti i nostri viaggi- lo guardai timida

-Piccola sono bellissimi- si infilò il bracciale e mi baciò

-Sono contenta che ti piacciono, ora però andiamo, ho un conto in sospeso con Angelo-

-Poverino, il tuo sguardo non promette nulla di buono- era ironico

-Stamattina ho fatto anche un po’ di pratica con gli sci e ho intenzione di fare una gara con lui e batterlo-

-Piccola, sono contento che tu voglia fare il culo ad Angelo ma sei sicura di saper andare con gli sci?-

-Mi bastano un altro paio d’ore di pratica e poi sarò pronta per batterlo- io ed Angelo ci eravamo sempre sfidati: con le moto, con i giochi di società, con la cucina anche con il karaoke (quel giorno rompemmo i timpani a Marco ed Emiliano perché eravamo stonati come campane) per non parlare poi delle gare di nuoto al mare, in cui rischiai di annegare per colpa di un crampo, e della gara a chi infilava più marshmallow in bocca. Era il nostro modo di dimostrarci affetto e quindi non mi sarei tirata indietro.

Alle 4 del pomeriggio eravamo tutti in pista, anche se le persone erano in poche perché di certo tutti quelli dell’hotel, giovani come noi, si stavano tirando a lucido per la festa in discoteca che sarebbe cominciata alle 22:00. Ero ancora carica ed energica come la mattina e così, messi gli sci ai piedi iniziai a sgranchirmi; avevo deciso che per le seguenti due ore mi sarei allenata con Riccardo con gli sci, perché mi avrebbe insegnato molti trucchi del mestiere per battere Angelo. Lui era lontano dalla nostra postazione e si allenava con Marco ed Emiliano ed ogni tanto mi spiava per vedere i miei progressi: gli unici che non riuscivo a vedere erano Alice e Andrea che come me e Riccardo erano stati tutto il tempo chiusi nella loro stanza.

-Ma che fine hanno fatto i due piccioncini?- avevamo deciso di fare una pausa e intanto continuavo a stendere le braccia su e giù, ma per sbaglio colpii Riccardo in faccia.

-Oddio amore scusa, ti ho fatto male?- gli controllai il viso

-No tranquilla…dovresti usare le mani per fare altro- rise lui

-E’ meglio se stai attento a come parli perché adesso devo allenare le gambe, non vorrei colpire qualche “parte in basso”- sorrisi perfida

-In questo caso non potrei più usare la mia “parte in basso” e ci rimetteresti anche tu- andai a fuoco ed ero sicura che se non avessi avuto la tuta, le neve intorno a me si sarebbe sciolta per il calore

-Allora per questa volta sei perdonato- sussurrai all’orecchio poi scivolai via verso i ragazzi che discutevano.

-Si voglio andare sul Canalone adesso, perché fra un po’ dobbiamo andarcene- Angelo parlava e come al solito gli altri pendevano dalla sue labbra; io arrivai alle sue spalle abbracciandolo.

-Di che parlate?-

-Quante volte devo dirti di non gridarmi nelle orecchie?- rise lui

-Tante, troppe… allora andiamo al Canalone a fare la gara? Ho sentito che è una pista bellissima- intanto mi ero staccata da lui perché Riccardo lo stava guardando male

-E’ una pista pericolosa- si intromise lui e sapevo che quel tono era di sfida

-Io sono uno sciatore esperto, conosco quella pista- e anche Angelo era sulla difensiva

-Bene, allora possiamo andare, ho voglia di vincere- presi Angelo sotto braccio e lo trascinai verso la funivia che ci avrebbe portato a 2800 m di quota, ma Riccardo ci bloccò.

-Ginevra non andare- il suo tono di voce basso e scandito mi fece capire quanto fosse arrabbiato

-Fidati di me-  mi voltai ma lui mi prese per un braccio e mi fece voltare

-Torna presto- mi baciò a fior di labbra, gli rivolsi un sorriso e scivolai via.

Durante il tragitto in funivia restai aggrappata al braccio di Angelo perché il vuoto mi faceva paura e notai il suo sorrisetto compiaciuto.

-Ehi, lo sai che ho paura dell’altezza-

-Scusa principessina-

-Smettila o ti butto giù dalla funivia-

-Ma davvero? Come fai a buttarmi giù se siamo appena arrivati?- mi guardai intorno e in effetti il macchinario si era fermato

-Ci penserò al ritorno-

Scesi imbronciata e mi allontanai di qualche metro: ero orgogliosa di me stessa perché riuscivo a reggermi in piedi sugli sci senza finire ogni cinque secondi gambe all’aria e nonostante Angelo fosse un professionista speravo che con qualche colpo di fortuna e qualche trucchetto, vincessi.

-Ansiosa di perdere?- rise lui

-Si certo, continua a sfottere…quando vincerò mi dovrai portare in uno di quei ristoranti chic che mi piacciono e pagherai il conto-sorrisi trionfante

-Non ci contare  molto perché non vincerai- andò avanti e fece strada; ci allontanammo sempre più dalla funivia e faticavo a stargli dietro, dopo dieci minuti abbondanti arrivammo su una discesa che portava all’interno di un boschetto e Angelo si fermò: da quassù si vedeva ogni cosa del paesaggio vasto.

-Bello vero? Forse però è troppo difficile per te-

-No, ce la posso fare, ti prego, ti prego, ti prego- gli feci gli occhi dolci e mi guardò un ultima volta incerto

-Oh, va bene: arriviamo fino alla fine del boschetto, stammi sempre dietro e se c’è qualcosa che non va, avvisami-

Si diede la spinta e iniziò a scendere lungo il pendio, io feci lo stesso e iniziai a prendere velocità dietro di lui, tutto ciò che aveva a che fare con la velocità mi piaceva ed emozionava un po’ come la moto; rimanevo sempre dell’idea che la sensazione più bella fosse quella del vento sulla faccia. Dopo alcuni minuti che parvero secondi ci addentrammo all’interno de boschetto e rimasi incantata a guardare gli enormi alberi ricoperti dalla neve; Angelo era a qualche metro da me ma  non mi preoccupava perché ci sarebbero voluti ancora una decina di minuti per arrivare al traguardo immaginario deciso da lui, così rimasi dietro di lui e mi voltai per guardare il paesaggio ma notai che iniziava a nevicare di nuovo e ne fui contenta. La neve però iniziò a scendere sempre più veloce, il vento si alzò all’improvviso e in pochi secondi iniziò una vera e propria bufera che mi mandò nel panico: non era certo una situazione a cui ero preparata. Angelo si voltò preoccupato e mi gridò di rallentare mentre si fermò anche lui, ma capii troppo tardi e quando cercai di rallentare, per il panico e la poco visibilità, persi il controllo degli sci e andai a sbattere contro un albero a qualche metro di distanza. Rimasi lì immobile e intontita e quando capii cos’era successo mi tastai la fronte umida, guardai le dita ed era sangue: dovevo aver battuto la testa contro l’albero così cercai di alzarmi per cercare Angelo ma non appena ci provai la caviglia sinistra mi provocò una fitta e ricaddi sulla neve: dovevo rimanere ferma per evitare danni peggiori alla caviglia. Dopo qualche secondo sentii una voce chiamare il mio  nome, e vidi all’improvviso la figura sfocata di Angelo correre verso di me.

-Oddio Ginevra come stai? Che hai fatto alla testa? – mi prese tra le braccia e iniziai a battere i denti per il freddo: ormai era sera e la temperatura a causa della bufera stava scendendo velocemente. Poche volte avevo avuto paura nella mia vita e avevo cercato sempre di affrontare tutto ma adesso avevo davvero paura: una paura profonda e terribile di morire, di non farcela. Avevo pian piano superato la morte di Niki, grazie alla vicinanza di Riccardo e dei miei amici ma forse tutto quel casino era successo per una sola ragione: io dovevo morire ma non volevo. Quella sera di agosto in macchina ero sfuggita alla morte e per il senso di colpa volevo morire, avevo cercato di uccidermi; adesso che invece avevo ritrovato la voglia di vivere, per uno strano scherzo del destino, rischiavo seriamente di morire assiderata insieme ad Angelo.

-Ginny, ehi Ginny so che fa freddo e hai preso una bella botta ma per favore, ti prego non chiudere gli occhi- non mi ero neanche accorta di aver chiuso gli occhi, sentivo solo la stanchezza che intorpidiva le ossa e pesava sulle palpebre, ma dovevo restare sveglia

-Tu come stai?- la voce mi uscì a tratti

-Io sto bene ma tu rimani con me ok? Ci staranno già cercando, lo so perché Riccardo sarà già impazzito perché non siamo ancora tornati- feci un lieve sorriso

-Mi devi fare un favore, so che sembra drammatico ma…- mi bloccai per riprendere fiato, era come se non mi passasse più aria nei polmoni

-non so quanto ci metteranno a trovarci e se io...non dovessi farcela- le lacrime mi scesero calde sulle guance mentre sentivo di nuovo il torpore

-Non dire così, ci troveranno- la sua voce però tradiva paura

-Se non dovessi….dì a Riccardo che lo amo e mi dispiace-la stanchezza era troppa

-Glielo dirai tu, tieni quei cazzo di occhi aperti Ginny-

-Va bene ma non ti arrabbiare- lui rise e mi strinse più forte

-Ti ricordi tutte le volte che venivi da me e i ragazzi ti stavano intorno come cagnolini?- voleva tenermi sveglia e gli ero grata ma non avrei resistito per molto

-Si, Marco si era preso una cotta per me-

-E ti ricordi quanti disastri combinavamo ogni volta che cucinavi per noi? Noi volevamo aiutarti e invece ti facevamo saltare i nervi-

-Già come quando vi preparai i cannoli: tu facesti cadere tutta la farcitura sulla mia maglietta e non ti parlai per due giorni- mi ero davvero arrabbiata

-E per farmi perdonare ti feci consegnare a casa un mazzo di rose rosse con un maxi pacco di marshmallow e una confezione di cioccolata calda-

-Sei stato un santo a sopportarmi- aveva le labbra viola e tremava anche lui

-Non sono un santo, ma un semplice innamorato- la testa pulsava

-Innamorato?-

-Si, di te ma sono arrivato troppo tardi- lo guardai sbalordita ma forse in cuor mio l’avevo sempre saputo e adesso che eravamo entrambi fragili e stanchi non avevamo timore di parlare dei nostri sentimenti.

-Io… amo Riccardo- tossii senza fiato

-Lo so, si vede da come vi guardate ma rimarrai sempre la mia piccola principessa e prometto che ti riporterò da lui, starai bene- mi cullò e mi addormentai  immaginando Riccardo che mi abbracciava e i suoi intensi occhi neri a infondermi coraggio e speranza di rivederlo. Sentii all’improvviso un rumore forte e martellante e anche se aprire gli occhi mi costava una fatica immane, ci provai: un’enorme elicottero stava atterrando ad alcuni metri da noi, non eravamo più nel bosco ma su una piana desolata e la bufera era cessata.

-Ci hanno trovato- all’improvviso come una doccia gelata mi baciò e io confusa ricambiai, poi capendo il terribile sbaglio mi allontanai come scottata; non avevo provato niente, come se avessi baciato mio fratello ma questa giustificazione non sarebbe bastata a Riccardo.

-Io…scusa, non dovevo, fa finta che non sia mai successo-mi fissò imbarazzato

Oddio, che avevo fatto? Non volevo baciarlo, non lo amo, ma ero stata colta alla sprovvista e per un attimo avevo creduto che fosse Riccardo: Riccardo….cosa gli avrei detto? Non riuscivo a ragionare, era come se il mio cervello fosse congelato. Alzai lo sguardo e vidi due soccorritori correre verso di noi con una barella, ci chiesero se eravamo solo noi due e cosa era successo intanto uno dei due, un uomo sulla trentina, mi trasportò all’interno dell’elicottero; la stanchezza stava prendendo di nuovo il sopravvento e così una volta che l’elicottero partì e Angelo si sedette accanto a me, sprofondai nel sonno.

Un forte odore di disinfettante mi entrò nelle narici e sentii un vociare di persone, forse erano già tutti al piano di sotto a fare colazione e come al solito mi avevano lasciato dormire fino a tardi eppure qualcosa non quadrava: di solito Riccardo veniva a darmi il buongiorno con un bacio sul naso e io inevitabilmente mi svegliavo e scendevo giù con lui, ma non sentivo le sue braccia sulla mia pancia né il suo mento ruvido per la barba sulla mia spalla. Allora aprii gli occhi preoccupata e cercai di alzarmi ma sentii un forte capogiro e mettendo a fuoco la stanza d’ospedale, ricordai tutto: la bufera, io che sbatto contro un albero, il bacio e l’elicottero che ci salva. Sentii la mia mano stretta in quella di qualcun altro e quando abbassai lo sguardo vidi la testa di Riccardo sul letto e un improvviso senso di colpa mi assalì; allungai la mano e gli accarezzai i capelli, lui scattò e si voltò verso di me.

-Amore- si alzò e mi baciò piano preoccupato

-Oddio, sei sveglia, quanto sono felice- Alice corse verso di me seguita da tutti gli altri.

Ero abbastanza confusa e indolenzita ma ero felice di rivedere i miei amici e ascoltarli chiacchierare e fare battute, mancava però una persona e subito mi ricordai di quel maledetto giorno d’agosto: ero nella stanza d’ospedale con i miei genitori ma Nicolò non c’era.

-Dov’è Angelo?- ero terrorizzata dalla paura e Riccardo serrò la mascella

-Sta facendo dei controlli medici-

-Che controlli?-

-Sta bene, tranquilla, sei tu quella conciata peggio- disse arrabbiato

-Che hanno detto i medici?-

-Hai un lieve trauma cranico e una distorsione alla caviglia, in un paio di settimane ti rimetterai- alzai le coperte e mi guardai la caviglia fasciata stretta, Riccardo mi osservava teso

-Ehi…- gli presi la mano e lo costrinsi a guardarmi

-Sto bene, sarebbe potuta andare peggio e invece sono qui con te- continuai

-Sapevo che con lui non saresti stata al sicuro-

-Riki, lui non c’entra, è stata solo sfortuna, ti prego non te la prendere con lui-

-E’ questo che mi fa arrabbiare… tra me e lui io sarò sempre la seconda scelta- cercò di divincolarsi dalla presa ma lo trattenni e avrei voluto gridare contro me stessa

-Riki tu sei la mia prima scelta…quando io e lui stavamo in mezzo alla bufera ho pensato che io…non c’è l’avrei fatta e sai cosa ho chiesto ad Angelo? Gli ho chiesto di dirti che ti amavo. Ho pensato solo a te e alla paura che avevo di non rivederti mai più-

-E’ solo che ti amo così tanto e sono quasi impazzito ieri sera quando il tempo passava e non tornavi, e quando non vi trovavano mi sentivo così impotente perché volevo venire a cercarti ma non me lo permettevano-

-Lo so amore, però ti prego non pensiamoci più- volevo dirgli la verità ma non ora

-Ti amo, questo lo sai vero?- chiese lui

-Si lo so-

-A proposito buon anno-risi piano e mi diede il primo bacio dell’anno…però, era iniziato proprio bene l’anno!

 

6 GENNAIO:

Era la mattina della befana, scattai dal letto come una molla e stando bene attenta alla caviglia non ancora guarita, corsi in punta di piedi al piano di sotto per prendere la mia calza appesa al caminetto. Tutta la casa taceva e nessuno si era ancora svegliato, nemmeno Riccardo che di solito si alzava prima di me, ma quella era una mattina particolare: Angelo, Marco ed Emiliano se ne sarebbero andati. Mi dispiaceva che se ne andassero ma ero felice perché erano stati molto più tempo rispetto a quanto avevano deciso in precedenza e avendo perso il volo dell’1 avevano posticipato il ritorno a casa. Sfilai dal gancio la mia calza, enorme e piena di dolci fino all’orlo: Riccardo conosceva i miei gusti e sapendo quanto amassi i dolci aveva deciso di rovinarmi la dieta riempendomi di quelle schifezze che tanto amavo. La aprii e presi due cioccolatini, e tornando in camera spiai Riccardo che dormiva beata: sembrava un bambino. Con la delicatezza di un elefante in una cristalleria mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio a stampo.

-Mmh…sai di cioccolata- aprì gli occhi e mi fissò incantato

-Non ho resistito- alzai la calza e gliela mostrai

-La mia solita curiosona- mi buttò sotto le coperte con lui e sperai che la mia decisione non avrebbe rovinato tutto: gli avrei detto del bacio dopo la partenza dei ragazzi.

-Forza bell’addormentato alzati, dobbiamo accompagnare i ragazzi in aeroporto- si alzò di scatto e mi fece un sorriso smagliante

 

Mezz’ora dopo eravamo tutti in aeroporto seduti ad attendere il volo che aveva dieci minuti di ritardo e l’agitazione era palpabile: Angelo evitava il mio sguardo e Riccardo ci fissava perché evidentemente si era accorto che qualcosa non andava tra noi. Marco ed Emiliano invece facevano battute e mi stavano appiccicati come cozze, tristi per la partenza.

-Mi raccomando chiama sempre e tu amico trattala bene- disse Marco

-Altrimenti prendiamo il primo aereo e ti facciamo il culo- rise Emiliano

-I passeggeri del volo per Catania sono pregati di recarsi al check-in per l’imbarco- una voce attraverso l’altoparlante ci avvertì che era arrivato il momento di salutarci

-Non ti dimenticare di noi- Marco mi abbracciò seguito da Emiliano, Angelo fu l’ultimo

-Perdonami per…-sussurrò all’orecchio –Spero che siate felici insieme, te lo meriti- annuii con le lacrime agli occhi

-Sei il mio fratellone, ti voglio bene-

-Anche io-

Restai lì ferma a guardarli andare via mentre le lacrime scendevano silenziose, se ne andavano e con loro se ne andava un pezzo del mio cuore: un braccio mi strinse e sorrisi. Non ero sola, avevo lui- per il momento- gridò una vocina nella mia testa.

-Andiamo a casa, dobbiamo parlare- Riccardo mi guardò preoccupato dal mio tono serio

Il tragitto dall’aeroporto a casa sembrava interminabile e le mie dita picchiettavano fastidiose contro il vetro, al ritmo del piede che faceva su e giù sul tappetino della macchina. Vidi il profilo di casa in lontananza  e il cuore accelerò all’improvviso, Riccardo intanto mi fissava stranito. Dopo aver finalmente parcheggiato, scesi in fretta seguita da Riccardo, Alice e Andrea ed entrai dentro casa.

-Che mi devi dire?- stavo appendendo il cappotto e la sua voce alle spalle mi gelò

-Andiamo in camera- si incamminò e giunti in camera chiusi la porta alle mie spalle e lo raggiunsi sul letto

-Quando io ed Angelo abbiamo fatto la gara io ero eccitatissima perché andavo veloce la vista era bellissima e poi non avevo mai preso la funivia poi però è arrivata la bufera io sono entrata in modalità panico e non vedevo più niente e quindi sono andata a finire contro un albero e ho battuto forte la testa ma Angelo mia ha ritrovata e io avevo paura e non sapevo se ti avrei rivisto e poi  mi sono addormentata e…-

-Ehi, piccola, rallenta non sto capendo che vuoi dire- mi interruppe

-Ok rapido e indolore….io e Angelo ci siamo baciati- mi tappai subito la bocca perché ero stata una stupida, non doveva andare così e ora lui mi fissava gelido con la mascella serrata e gli occhi grandi per la delusione.

-Io non lo amo ok? Lui mi ha baciata ed ero confusa, pensavo fossi tu ma quando ho notato l’errore l’ho subito respinto-

-Riccardo? Per favore dì qualcosa- era immobile e avevo paura di averlo perso sul serio stavolta, tutto per colpa mia

-Ho bisogno di riflettere- si alzò come in trans e si avviò giù per le scale

-Aspetta, per favore perdonami, ho sbagliato- lo afferrai per un braccio e si allontanò

-Esco, non mi aspettare-

-Ti prego non fare cazzate per colpa mia-

-Cazzate? Cazzate dici? Quella che hai fatto tu è stata una cazzata- gridò arrabbiato

-E’ vero e mi dispiace così tanto-

-Devo andare-

-Ok…-

Abbassai lo sguardo sulla caviglia pulsante, l’avevo sforzata correndo giù dalle scale ma mi piaceva quel dolore, me lo meritavo perché io avevo fatto soffrire lui e senza di lui non ero niente: neanche la ricordavo la mia vita prima di lui….

ANGOLO AUTRICE:

Grazie mille a chi segue la storia, non smetterò mai di ringraziare e grazie anche alle mie amiche che continuano a sostenermi e a seguirla :D

Un bacio :*

Blackshadow90

 

 

   
 
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