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Autore: Destyno    21/01/2015    1 recensioni
Come avrete sicuramente intuito, questo è un remake de "La Caduta di Aetheria".
Perché? Semplice.
Mi sono accorto che i miei personaggi facevano schifo, il titolo non aveva senso e i capitoli mi hanno provocato il vomito dopo averli riletti.
Spero che questa sia un po' meglio XD
La trama è più o meno la stessa di prima: Michael è un ragazzo più o meno normale, che vive ad Aetheria, mondo magico dove due forze, il Creatore e la Tenebra, si combattono da millenni.
La Tenebra venne sigillata molti anni prima della nascita del nostro protagonista, ma il sigillo sembra stia per cedere.
Michael si scoprirà Custode del Tempo, uno dei Sette Elementi che sigillarono la Tenebra dentro l' Accademia che Michael frequenta, dove i giovani cittadini di Ten'nazil, la capitale, imparano la magia degli Elementi.
Assieme agli altri Custodi, dovrà lottare duramente per non farsi sottomettere dalla Tenebra.
Spero che sia meglio della prima versione ;)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo IV: Lontano Ricordo
 
Confuso.
È così che mi sento in questo momento.
 
Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con il sonno.
A volte mi capita di alzarmi ed essere uno straccio, anche se ho dormito dodici ore filate.
 
Spesso faccio sogni assurdi, ma quello di questa notte è particolarmente bizzarro.
Quel violinista…
Perché ho la sensazione di conoscerlo?
 
«Ehi!» la voce del mio compagno di stanza mi riscuote.
 
C’è qualcosa di strano in lui, me ne rendo conto solo adesso.
Non “strano” in senso negativo, ma sento, come se ce l’avesse scritto in faccia, che ha un segreto nascosto.
 
Perché ho questa sensazione?
Voglio saperne di più.
 
Appena formulo questo pensiero, sento qualcosa. Qualcosa che proviene da Seraphin.
Provo a chiudere gli occhi.
C’è un filamento di energia che mi fluttua davanti, che sembra provenire proprio da Seraphin.
Riapro gli occhi.
Non c’è nulla.
Chiudo nuovamente gli occhi. Cos’è quel filamento?
Ignoro la vocina della prudenza, che in un angolo del mio cervello continua a ripetermi che è una pessima idea, e tocco quel filo di energia.
 
Immagini che non ho mai visto sfrecciano davanti ai miei occhi.
 
Un uomo con le ali nere che sorride benevolo.
Ha gli occhi blu e i canini affilati. Avrà non più di quarant’anni, la barba tagliata corta e la pelle abbronzata. Sembra davvero felice.
Poi la scena cambia.
Vedo una bambina che ride. Sta giocando con delle bambole.
È davvero strana. Alcune ciocche dei suoi capelli sono bianche, mentre altre sono nere come la pece.
L’eterocromia degli occhi accentua la sua stranezza: un occhio è blu, mentre l’altro è del colore del buio.
Ma la cosa più impressionante sono le piccole ali che gli spuntano dalle scapole.
Una ha le piume nere, che si schiariscono man mano che si avvicinano all’estremità dell’ala.
L’altra ala è identica, ma con i colori invertiti.
La scena cambia ancora.
Di nuovo, la stessa bambina, che viene trascinata via di peso lontano da dove mi trovo io.
Intorno a me si levano alte le fiamme. La bambina è portata via da misteriosi figuri vestiti di bende rosse.
La voce di Seraphin che grida un nome.
 
«MICHAEL!»
Le visioni si interrompono, e ritorno alla realtà.
«Ti senti bene, Michael?» mi chiede Seraphin.
Cavolo. Non devo avere un bell’aspetto.
«Non proprio…» borbotto io, alzandomi.
Seraphin si rilassa un poco - era davvero così preoccupato?
«Vedi di stare bene, Mickey. Non è carino arrivare in ritardo alla prima lezione.»
 
Sospiro. Mi piacerebbe rannicchiarmi nel letto e piangere disperatamente, ma non cambierebbe le cose e distruggerei quel briciolo di dignità che mi spetta, in quanto mezzosangue.
Poi mi rendo conto di come Seraphin mi ha chiamato.
«Chi ti ha dato il permesso di affibbiarmi un nomignolo?»
«Quanto sei poco divertente, Mickey. Avanti, vestiti che dobbiamo andare.»
Ingoio un amichevole insulto - è troppo affabile per arrabbiarmi sul serio - e mi preparo per la lezione.
«Ah, dovresti guardarti il polso destro.» mi consiglia il Demone.
«Perché dovrei-»
 Ma la domanda mi muore in gola, quando vedo cosa c’è, effettivamente, sul mio polso destro.
In inchiostro cangiante, impresso nella mia pelle, c’è un tatuaggio che raffigura un orologio.
La quantità di dettagli nel disegno è quasi sconvolgente.
I numeri sono scritti in rune Demoniache (sono i numeri romani, ma scriverlo direttamente mi pareva anacronistico NdA), mentre le tre lancette sono ornate da un complicato motivo geometrico quasi ipnotico, mentre dal centro, da dove queste partono, si possono vedere le migliaia di ingranaggi all’interno dell’orologio.
Ma la cosa più impressionante è che il disegno si muove.
Non come un normale orologio, no.
Ognuna delle lancette sembra avere un moto tutto suo: quella dei minuti al momento oscilla avanti e indietro tra l’uno e l’undici, mentre quella delle ore è ferma, impuntata sul sei. Quella dei secondi invece sembra impazzita: si ferma un istante sul dodici, per poi scattare fino al sette e tornare indietro, fermandosi a metà tra il tre e il quattro. Poi riprende a correre, ma all’indietro e fin troppo lentamente per poter segnare dei secondi.
«Ma che diavolo…?»
Con difficoltà stacco lo sguardo dal marchio, mentre Seraphin si tira su la manica del polso destro, mostrandomi così un uragano animato che sembra quasi vero.
«Ho scelto l’Aria, te l’ho detto. Questi tatuaggi servono a riconoscere l’Elemento che abbiamo scelto.»
Deglutisco a vuoto.
«Quindi ho scelto il Tempo.»
Seraphin sbuffa.
«A volte la tua banalità mi sconvolge.»
Rido. Così. Senza un perché.
Improvvisamente tutto mi sembra divertente.
 
Continuando a ridere, esco per andare a lezione di Scherma.
 
 
Lo odio.
Creatore, quanto lo odio.
Il nostro insegnante di scherma è un grasso ed odioso Sirenide, che, ovviamente, per tutta la durata della lezione resta seduto sulla sua sedia.
E, altrettanto ovviamente, mi aveva preso di mira. Non c’è altra spiegazione al suo comportamento nei miei confronti.
«Più dritto con la schiena, Wynter!» sbraita, mentre io cerco di tenere dritta la schiena e contemporaneamente schivare i fendenti del mio avversario.
Il grassone - professor Proteo, ecco come si chiama - ha inventato un ottimo (sarcasmo, sarcasmo ovunque) metodo di insegnamento, che consiste nel lasciare che gli allievi si colpiscano a vicenda con dei bastoni mentre lui resta seduto a leggere giornaletti di dubbia moralità.
E, ovviamente, riprendere me.
«Avanti, non dirmi che sai solo schivare…» rincara il mio avversario.
Non poteva andarmi peggio: un Angelo spocchioso e attaccabrighe, probabilmente di famiglia nobile, dato che - oggettivamente parlando - è un ottimo spadaccino.
Cerco di mantenere la calma, focalizzando la mia attenzione sui suoi movimenti.
Continuo a schivare o parare, finché non mette un piede nella posizione errata.
So d’istinto cosa devo fare.
Mi abbasso per schivare il suo colpo maldestro (anche se sarei riuscito a farlo anche da fermo, ma sono dettagli) e gli do una bastonata sulla gamba.
Più precisamente, sul ginocchio, in quel punto che è difficile da colpire, ma se ci riesci fa un male…
L’Angelo stringe i denti nel tentativo di non gemere dal dolore, ma mi basta la sua espressione per sentirmi soddisfatto.
Gli Angeli potranno anche volare od essere più veloci della norma, ma il loro punto debole sono le ossa.
Come gli uccelli, anche gli Angeli hanno le ossa cave, il che li rende molto leggeri e quindi veloci, ma anche molto fragili.
Probabilmente se avessi messo un po’ più di forza in quel colpo forse avrei potuto rompergli l’osso.
Ma non sarei mai capace di farlo. Credo.
Paro un altro colpo dell’Angelo, che si è ripreso. Forse non l’ ho colpito abbastanza forte.
Poi, inaspettata quanto desiderata, suona la campana di fine orario.
Il grassone - professor Proteo, professor Proteo! - di malavoglia ci ordina di smettere e di riporre le spade di legno nell’apposito contenitore.
Mi confondo tra la massa, buttando il bastone quasi a caso e cerco i capelli neri di Seraphin.
Lo trovo che sta conversando amabilmente con una ragazza, alta e dai capelli neri…
Con un corvo sulla spalla.
 Mi avvicino di più, e vedo che i miei sospetti sono fondati.
«Vyola!» la saluto.
Lei si gira confusa, per poi notarmi.
«Michael!» sorride, per poi scompigliarmi i capelli.
Come se fosse… la mia sorella maggiore.
«Allora? Come è andata questo primo giorno?» mi chiede allegra.
Linnaeus gracchia sulla sua spalla.
«Bene, se non fosse che il gras- ehm, volevo dire, il professor Proteo ha deciso che gli sto antipatico.»
«Ah, ma non darti pena per lui. Alla fine, potrebbe non servire una spada per combattere.» sorride lei.
«Piuttosto, cosa ci fai qui?» le chiedo.
Per un istante, mi sembra di intravedere un lampo nero nei suoi occhi.
Ma dura così poco che sono sicuro di essermelo immaginato.
«Cerco qualcuno.» dice, vaga.
Poi ci saluta e si allontana spedita.
«La conosci?» chiedo a Seraphin, che scuote la testa.
«Mai vista prima. Ma sembra che tu conosca lei.»
Annuisco, mentre la guardo camminare via.
 
Ha una grazia particolare. Sembra quasi che scivoli sul pavimento.
Mi ricorda qualcosa… anzi qualcuno.
Un flash mi trapassa il cervello da parte a parte.
Altre immagini si sovrappongono davanti ai miei occhi.
 
Una donna dai lunghissimi capelli del colore della notte, mi da le spalle. Dalle sue scapole partono due enormi ali dello stesso colore dei capelli, più grandi di quelle dell’uomo che ho visto stamattina. Tra le mani regge una falce nera.
 
Un’altra immagine.
 
Degli strani esseri neri, dalla forma di manichini neri, che si muovono in gruppo e in modo strano e meccanico, quasi innaturale.
 
 
Una singola parola cerca di farsi strada attraverso le mie labbra.
Una parola che io non ho pensato.
Una parola che non appartiene a me.
Una parola che appartiene a qualcun altro. Qualcos’altro.
Qualcosa di molto più antico di me.
«Ombra.» sussurra la cosa.
Il mio mondo esplode e precipito nel vuoto. 
   
 
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