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Autore: Terre_del_Nord    25/11/2008    27 recensioni
Sirius Black e la sua Nobile Casata; gli Sherton e la Confraternita del Nord; l’Ascesa di Lord Voldemort e dei suoi Mangiamorte; gli Intrighi di Lestrange e Malfoy; le leggende di Potere e Sangue risalenti a Salazar Slytherin. E Hogwarts, i primi passi dei Malandrini e di chi, Amico o Nemico, condivise la loro Storia. UNA STORIA DI AMORE E DI GUERRA.
Anni 70. Il Mondo Magico, alle prese con Lord Voldemort, sempre più potente e feroce, farà da sfondo dark a storie d'amicizia per la vita, a un complicato rapporto tra un padre e i suoi figli, a vicende di fratelli divisi dalle scelte e dal sangue, a storie d'amore romantiche e avventurose. Gli eventi sono narrati in 1° persona da vari personaggi, canon e originali. "Nuovo Personaggio" indica la famiglia Sherton e altri OC.
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HABARCAT (Chap. 1/20) *** ORION (Chap. 21/24) *** HOGWARTS (Chap. 25/39) *** MIRZAM (Chap. 40/52) *** STORM IN HEAVEN (Chap. 53/62) *** CHAINS (Chap. 63/X) *** FEAR (Chap.97/) ***
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VINCITRICE 1° TURNO "Harry Potter Final Contest"
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Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'That Love is All There is' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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That Love is All There is

Terre_del_Nord

Slytherin's Blood

Habarcat - I.008 - L'Aquila e il Cacciatore

I.008


Alshain Sherton
Amesbury, Wiltshire - mart. 23 febbraio 1971

Camminavo nel bosco, l’aria fresca del mattino mi accarezzava il viso: non c'era altro luogo al mondo come quello, dove mi sentissi altrettanto al sicuro e in pace con l'universo. Herrengton era la mia vita. Amavo quella sensazione di libertà, lontano da tutte le pressioni e le passioni, così indegne, così abbrutenti; mi arrampicai lungo il crinale, guardai in basso, il fiume iniziava già a ingrossare nel fondo valle dopo le ultime piogge. C’era elettricità, nell’aria e tutto intorno a me. Il cielo carico del mio Nord maturava la tempesta. Da ragazzo questa era l'atmosfera perfetta per farmi sentire un dio, il padrone del cielo e della terra, quasi ci fosse un collegamento viscerale tra le forze della natura e il potere che stava crescendo in me, anche se spesso non riuscivo a controllarlo appieno, mi soverchiava e mi lasciava esausto quando cercavo di piegarlo al mio volere. Ormai erano passati anni, quel potere adesso fluiva generoso in me, assecondandomi in ogni situazione, poteva darmi tutto, in realtà, ed io per questo lo rispettavo, attingendo al suo favore solo quando era davvero necessario.
Mi reimmersi nel bosco, diretto di buon passo alla Radura della Sorgente, quella parte del bosco tanto segreta e sacra che la sua esistenza da sempre era nota solo ai membri della mia famiglia. E a Salazar. Non la raggiungevo quasi mai, la Sorgente non era nostra, gli Sherton ne erano solo i custodi. Una volta all'anno andavo a riempire alcune ampolle con le sue acque, per celebrare i riti del Solstizio, o per mescolarci i colori e il mio sangue fino a creare l'inchiostro indelebile delle rune. Inoltre era l'acqua con cui andavano benedetti i "figli di Hifrig", secondo un rito che si ripeteva identico a se stesso da circa dieci secoli. A breve avrei bagnato con quell'acqua il mio quinto figlio, probabilmente l'ultimo. Sorrisi: dopo secoli avari, la vita era stata davvero generosa con me e con gli Sherton.
Quel giorno, però, non mi sarei spinto fino alla Sorgente, dovevo solo raccogliere delle radici e alcune piante di mola, che crescevano rigogliose lungo quei crinali: era necessario preparare la Pozione entro il prossimo novilunio, Mey stava diventando una donna e la scuola sarebbe iniziata presto. Non potevo crederci, la vedevo e sentivo ancora così piccola tra le mie braccia, invece era ormai tempo di procedere con gli incanti, concessi da Salazar stesso, per proteggere le figlie degli Sherton dagli occhi indegni.
Avanzai ancora, raggiungendo la parte più intricata e selvaggia del bosco, mi attardavo ad accarezzare gli alberi, o a cercare la presenza timida di un cervo o di uno scoiattolo.
Ma non ce n'erano. Mi fermai di colpo: c’era un innaturale silenzio attorno a me, l’aria era ferma, cupa, opprimente. Morta. C’era la morte attorno a me. Mi circondava. Era ovuque. Tutto era silenzio: non c'era più il sospiro del vento, nè il canto degli uccelli, nessun verso di animali nè la lontana risacca del mare.
Misi mano alla cintola, estrassi la bacchetta ed avanzai cauto, facendomi scudo con gli alberi, leggendo le tracce sul terreno e assaggiando la rugiada che imperlava le piante. Doveva essere occorsa una disgrazia "naturale", nessuno poteva penetrare nella foresta di Herrengton senza invito, e nessuno poteva arrivare vivo fin lì, la Magia Oscura di quei luoghi avrebbe ucciso chiunque non avesse avuto il marchio di Salazar. Ad una attenta analisi conclusi che ero davvero solo, qualsiasi cosa fosse successa era passata, ma qualcosa di turpe era accaduto e stava ancora accadendo, la Natura aborriva quei luoghi, che solitamente erano un inno al suo potere e alla sua bellezza.
Spaziai con lo sguardo fino alla Sorgente e alla fine vidi: mi dovetti sostenere a un tronco per non cadere, le ginocchia erano burro, il sangue si era fatto ghiaccio, le forze mi abbandonarono. Avrei voluto strapparmi gli occhi, per non vedere, e il cuore per non dover più vivere: la sciagura si era abbattuta su Herrengton. L'acqua sacra della Sorgente era sparita, al suo posto s'innalzava un'orrida pozza, nera di sangue putrido, che come una mano espandeva fuoco tutto intorno a sè, venefica e mortale. Gli alberi e le piante inaridivano al suo semplice passagio, morivano nelle sofferenze tutte le bestie che semplicemente la guardavano. E urlai tutto il mio orrore quando vidi che già si espandeva a est, scendendo in basso, verso la mia casa, verso mia moglie e i miei figli.
Feci per correre, impazzito dall'orrore e dalla consapevolezza di essere impotente di fronte a tutto questo, ma mi ritrovai circondato: un'onda di sangue e di fiamme si abbattè su d me e mi travolse, poi mi sentii avvolgere in un mantello, buio come la notte. E occhi di fiamma e lunghe dita bianche ghermirono il mio corpo...
Mi svegliai. Il corpo appiccicoso, madido di tiepido sudore, i capelli appiccicati al viso, il respiro corto come dopo una lunga corsa, il cuore ancora a mille. Uno strano sapore metallico sulle labbra. Con gli occhi sbarrati a poco a poco rimisi a fuoco, nella timida luce lunare, il mio letto, la mia camera, la mia finestra, il dolce soffio della brezza notturna, la morbida linea di mia moglie al mio fianco. Respirai a fondo, era stato solo un orrendo incubo e dovevo calmarmi, o avrei svegliato Dei, e Merlino solo sapeva se aveva bisogno di riposo e calma, non di un marito che le causasse continue e inutili preoccupazioni. Mi alzai, lasciai che la brezza che saliva dal mare accarezzasse il mio corpo nudo che lentamente tornava a un respiro calmo e sereno, osservai le stelle del Triangolo Estivo sopra di me, poi chiusi gli occhi e risi della mia paura. Salazar, che grande mago! Ora mi lasciavo terrorizzare persino dai sogni! Tornai indietro, nella penombra, presi da terra una bottiglia e bevvi un lungo sorso d’acqua magicamente fresca, mi sedetti sul letto e mi voltai verso mia moglie, per un bacio lieve sulla sua spalla, sfiorandola appena: era fresca come una rosa, nonostante il caldo. Sorrisi, feci scendere la mano teneramente fino alla curva della pancia, nel giro di un paio di mesi la nostra famiglia sarebbe stata allientata dalla nascita di un altro bambino…
E il cuore si fermò. Di colpo. Nemmeno io potevo riconoscere, come mia, la voce che usciva dal mio corpo, cupa, violenta, simile all'urlo agghiacciante di una bestia selvatica. Nella luce lunare, le mie mani erano rosse di sangue, un sangue di cui non conoscevo la provenienza, di cui non volevo riconoscere la provenienza. Guardai in basso, il materasso era un lago di sangue, il mio corpo era rosso di sangue. Appiccicoso di sanque. Alla fine, con le lacrime agli occhi, guardai Dei, che non si svegliava nonostante le mie urla. E vidi il suo corpo esanime, pallido, uno strano tatuaggio nero a forma di teschio a deturpargli il braccio sinistro... non l'aveva avuto mai.
Scivolai con lo sguardo più giù: non c’era più un bambino, ma solo una orrenda voragine d sangue….

*

    "Alshain!Alshain!"

I miei occhi erano sigillati, le mani serrate sul lenzuolo, come se non volessi far fuggire Merlino solo sapeva che cosa.

    "Alshain, che ti succede?"

Spalancai gli occhi , Deidra era accanto a me, la sua mano sul mio petto.
Le toccai il viso, e rapido scesi a guardare la pancia: era lì, il bambino ancora nemmeno si vedeva, ma era lì. E anche Dei era lì. E m guardava, e mi sorrideva, ed era ancora viva. Anche io allora potevo dirmi vivo.

    "Cosa hai visto stavolta Alshain?"

Aprii la bocca ma all'inizio non uscì suono, mentre gli occhi spaziavano confusi all’intorno.

    "La Sorgente era in fiamme, e un fuoco di sangue correva fino al maniero e io non riuscivo a fermarlo, nè ad avvertirvi."

Mi sfuggì una lacrima, ero ancora angosciato, sembrava tutto talmente vero, che avrei pregato tutti gli dei per il miracolo di averla lasciata ancora al mio fianco. Non potevo dirle altro, non volevo spaventarla, anche perchè non capivo il significato di quei sogni. Merlino, erano solo sogni! Sapevo però che lei aveva capito: quella era solo una parte della verità.

    "Nessuno può toccare la Sorgente o la nostra famiglia, Al, non finchè ci sarà il nostro amore a proteggerci".

Dei mi accarezzò di nuovo il viso e io baciai quella mano che sapeva da anni riportare la pace nel mio cuore; ero stato un giovane perverso e violento fino al giorno in cui non capii... Anzi, all’inizio avevo creduto che anche lei sarebbe stata solo uno sfizio come tanti. Ma poi… Quando i miei occhi si posarono sui suoi, tutti i veli si squarciarono. Fu come vivere una seconda nascita. Ruppi le catene, la brama di sangue, il potere e la violenza non contarono più nulla. Divenni umile, baciai la terra su cui si muoveva con leggiadria e grazia. Per molti, mi lasciai addomesticare, mettere il giogo. Io però non ero servo, né avevo il giogo, ero anzi finalmente libero da tutto quello che non faceva librare in alto la mia anima.
Le mani di Dei scesero sul mio corpo, ormai ne conoscevano ogni più intimo segreto, sapeva come rubarmi un sospiro, una lacrima, o la gioia più piena; io affondai la mano su quei capelli di rossa seta, saziando la mia fame e la mia sete in quelle labbra che mi avevano stregato. Aprii gli occhi e lei mi rispose subito, m lasciò indagare nel verde prato del suo sguardo, in cui amavo perdermi e ritrovarmi. Scivolò al mio fianco, trascinandomi con sé, il suo bel corpo diafano si tendeva al tocco delle mie mani e delle mie labbra, raccoglievano i miei sospiri e i miei baci, mentre le sue mani indugiavano tra i miei capelli, liberando la mia mente da tutto quello che era inutile e malsano. Avrei voluto tutto da lei, animato dalla mia consueta fame, ma mi sentivo ancora impuro a causa di quei sogni e non potevo macchiarla, così mi ritrassi, affamato e al tempo stesso sazio, mentre lei mi guardava ironica, ben sapendo quanto m costasse tirarmi indietro. E come il mio sguardo le stesse promettendo che presto m sarei rifatto di quella momentanea tregua. Mi baciò a lungo, con gratitudine, con la stessa passione che ci infiammava da più di venti anni, provocandomi ogni genere di emozione e guidando le mie mani su d sé.
Poi annebbiò la mia mente, come solo lei sapeva fare, trascinando via preoccupazioni, terrore, morte, sangue, fino a riaccogliermi sfinito e indifeso come un cucciolo al suo fianco.


***

Alshain Sherton
Amesbury, Wiltshire - giov. 25 febbraio 1971

Avevamo fissato la nostra “base” ad Amesbury fin da ragazzi: l’avevo comprata con i soldi che avevo ereditato alla maggiore età dal fratello della mamma, Tobias Meyer.Mio padre aveva fatto fuoco e fiamme: dopo la morte di nostra madre voleva tenere me e mio fratello accanto a sé ancora più strettamente, perciò sosteneva che almeno fino alla fine della scuola io non dovessi muovermi da Herrengton. Anche perché sapeva benissimo che appena avesse mollato un po’ le redini, io mi sarei preso ben altro.

    Deidra Llywelyn. La mia Dei...

Era già da un po’ che quegli occhi verdi mi turbavano il sonno e che lasciavo da parte tutto il resto, persino il Quidditch. Inoltre mi comportavo come un pazzo ogni volta che cercavano di riportarmi alla ragione, ogni volta che provavano a farmi riflettere sul “dovere”: dovevo accettare il matrimonio con Elladora Lestrange. Mi ribellavo, gli chiedevo perché dovessi subirla io, visto che anche mio fratello, che tra l’altro era il maggiore, era ancora libero da vincoli, ma soprattutto volevo sapere perché proprio lui, mio padre, che aveva vissuto la sua vita e il suo amore in piena libertà, costringesse me a un’esistenza di dolore e di rinunce.A volte, ancora, ripensavo al giorno in cui avevo offeso a morte Elli dicendole che mai e poi mai avrei avuto una vita con lei, che mi sarei ucciso piuttosto, dopodiché lei aveva urlato e pianto a tal punto che suo fratello me l’aveva giurata. Mio padre, invece, per far capire che la mancanza di rispetto partiva solo da me, non da tutta la nostra famiglia, mi prese a cinghiate alla presenza d tutti quanti: a ricordo di quella giornata surreale, avevo un paio cicatrici ancora visibili sui polpacci. Due giorni dopo mio fratello annunciò il suo matrimonio con Elladora e mio padre mi cacciò di casa. Con la mente di allora, quello era stato il più bel giorno della mia vita, ero finalmente libero; l’unico dispiacere per me era non poter più mettere piede a Herrengton, ma verso la mia famiglia non avevo mai avuto dubbi o ripensamenti… Almeno fino alla nascita d Mirzam.
Tirai una profonda boccata, di tutti i vezzi babbani, quello del tabacco era l’unico - insieme all’arte e alla musica, e, d’accordo, anche alle auto veloci - che su di me avesse un certo fascino, o almeno l’unico che potessi rivelare in pubblico senza rischiare di essere guardato con sospetto. Merlino, Herrengton era il baluardo di Serpeverde nelle terre del Nord, era disdicevole, e di questi tempi, persino pericoloso, che io, l’attuale Custode mi concedessi piaceri così poco ortodossi, anzi, chiaramente filo babbani, ma a me piacvevano solo quelle cose, non i babbani che le avevano create, era difficile però da spiegare. A casa mia, comunque, non avevo problemi a concedermi quei sigari provenienti da Cuba, quell’ottimo vino italiano, quella musica celestiale, di cui godevo ampiamente allungato di fronte al caminetto, davanti al fuoco schioppettate, sdraiato sopra al divano, con i piedi poggiati in alto, a occhi chiusi … L’unica variante altrettanto intrigante era starsene nudo tra le coperte con Dei. Sorrisi.

    “Prima o poi ti accorgerai che non hai più l’età per fare queste cose da ragazzino! Come ti salta in mente di venire in questa catapecchia in pieno inverno? Ci saranno 150 cm di neve là fuori, questa è una ghiacciaia, non una casa!”
    “Smettila di rompere, Orion, questo è uno dei pochi momenti di piacere che riesco a concedermi ormai”
    “Lo so da tempo che sei un pazzo, ma, Merlino, pensavo di averti insegnato almeno il concetto di piacere: allora a cosa son servito fino adesso? Il piacere lo puoi ricavare dall’alcool, dal cibo, da una sana scopata, se vogliamo rimanere nelle cose elementari, non passando il tempo in una catapecchia come questa, dimenticata da dio, da solo, in mezzo alla neve. E Salazar, conciato così, ti beccherai un colpo, come minimo!”

Orion era seduto sulla poltrona dietro di me, si era sollevato appena per ravvivare il fuoco con la bacchetta, era sempre stato dannatamente freddoloso e ultimamente la cosa stava peggiorando, così vedermi in quel capanno gli mandava letteralmente il sangue al cervello. Eppure era necessario.

    “Non sono solo, mi pare, o hai una così bassa considerazione di te? Sarebbe una novità non da poco, signor Black! E poi, sentitelo, parla di scopate, lui, che si sente nudo e si vergogna come un ladro, se sta due secondi senza giacca e panciotto!”

Ghignai.

    “Certo, lo ammetto, a me non piace andare in giro mezzo nudo come fai tu, io ci tengo a essere sempre impeccabile, le vesti rivelano le condizioni del mago… dovresti averlo ben chiaro anche tu ormai! E almeno, io, non mi sono consacrato ad una sola donna per tutta la vita come hai fatto tu, a che età? un anno?”

Risi sul serio, stavolta aveva detto una sciocchezza dietro l’altra!

    “Non posso crederci! Tu credi davvero a questa stupidaggine dell’aspetto? Salazar, ma sei davvero Orion, o piuttosto Walburga, Black? E quanto all’essersi consacrati, m spiace, ma la tua è tutta invidia…. Tanto più che te la sei cercata! Ti ricordi chi me l’ha presentata? Sei tu che sei stato tanto stolto da fartela soffiare da sotto il naso!”

Risi d nuovo.

    “Vero! Sei sempre stato un bastardo immorale, ma pensavo che almeno l’amicizia per te fosse sacra!”
    “E lo è, Orion, te lo giuro, sei più di un fratello per me, ma mi conosci, non c’è nulla che conti per me, se il prezzo è rinunciare a Dei!”

Mi voltai verso di lui e gli sorrisi, Black fece altrettanto: erano quasi trent’anni che ci conoscevamo, per me era davvero più di un fratello, erano poche le cose che non sapeva di me, ed io avevo l’intima presunzione di sapere tutto di lui. Prese il foglio d carta che aveva scarabocchiato fino a quel momento, lo appallottolò e me lo tirò in piena faccia.

    “’Fanculo Sherton!”

Si versò altro whisky e si allungò meglio sulla sua poltrona, con il sigaro in bocca e gli occhi persi nel fuoco del caminetto. Avevamo deciso di passare due giorni lì, lontano da tutto e tutti, per parlare dei più recenti eventi in pace, ufficialmente eravamo andati a Glasgow per affari, non avevo detto la verità nemmeno a mia moglie, anche se forse visto il livello di agitazione che mi era rimasto dopo quella notte, sospettava che non era per affari se ero sparito con Black. Quella piccola casa da guardiacaccia, al margine settentrionale della tenuta di Amesbury, era ignota pressoché a tutti, io stesso ne avevo scoperto l’esistenza solo diversi anni dopo l’acquisto, per caso: mi ero perso nel bosco, a caccia di un boccino. Non l’avevo raccontato mai, non ci avrei fatto una bella figura, e soprattutto quel segreto mi serviva. L’assoluta discrezione, unita all’insieme di sortilegi e magia oscura che avevo intessuto tra quegli alberi e quelle pietre, ne faceva una specie di fortino a prova di nemici, l’ultima ancora di salvezza cui aggrapparsi se fossimo stati attaccati. Avevo persino creato delle “passaporta” apposite, da usare solo in caso d necessità, che collegavano quella piccola casa alle mie dimore abituali, così da riuscire a mettere al sicuro la mia famiglia in tutta fretta.

    “Io non avrei mai avuto le @@ che hai dimostrato tu, non sarei mai riuscito a rispondere picche a mio padre, perciò, se proprio doveva averla qualcuno, era meglio fossi stato tu…”
    “Sì, certo, raccontatela così, come se fosse stata una tua concessione….”
    “Uff…. Almeno concedimi un’illusione, no? Cosa ti costa!”

Risi e mi tirai su a sedere sul divano, quel dannato damerino non aveva poi tutti i torti, in effetti l’ultima volta la schiena mi si era bloccata per un paio d giorni, e non era stato molto piacevole.

    "Insomma vuoi smetterla di fare il gradasso e vestirti come Merlino comanda?"

Mi diedi un’occhiata addosso, il sigaro in bocca e il bicchiere in mano, non avevo come lui giacca, panciotto, cravatta e tutto il resto, solo una camicia e dei pantaloni, mi pareva fin troppo nell’intimità della mia casa."

    “Salazar, Orion, ma chi sei? Dico davvero! Va bene gli scherzi, ma ormai sembri tua madre o Malfoy …“
    “No ti prego, non offendermi così, puoi dirmi tutto ma non che ti ricordo tuo cugino! Salazar, se assomigliassi a lui ti concederei di uccidermi all’istante!"
    “Possiamo metterlo per iscritto?”

Ci guardammo e ridemmo ancora più sonoramente, mi andai a sedere sulla poltrona accanto a lui, mi diede una pacca entusiasta sulle spalle, come suo solito, e continuammo a ridere come due adolescenti, fino ad avere le lacrime agli occhi.

    “Salazar, ti ricordi quando alla fine di un pomeriggio come questo…"
    “Finimmo con il riempire di "rane schioppiette" gli schedari del custode?! Salazar, mai viste delle fiamme così belle, e che faccia quando ritrovò tutte le cartelle bruciacchiate!"
    “Non le nostre, le ho rubate, prima, e le ho conservate da allora, stanno a Zennor, protette da vari incanti."
    "Ahahahah! Merlino, ma tu seiun pazzo, Orion! Immagina se Walby scoprisse per caso che sei stato tu, all’epoca, a farle….."
    “Shh….”

Mi guardò complice, Merlino se c’eravamo divertiti a Hogwarts! In un certo senso mi rattristavo un po’, pensando a quanto dovesse fingere nella vita di tutti i giorni. Salazar, se avessi sposato Elli, probabilmente anch’io avrei dovuto fingere così. Gli versai un altro generoso bicchiere e feci altrettanto per me, poi mi rimisi tranquillo e buono davanti al caminetto, ignorando per l’ennesima volta la corrispondenza con scritto “URGENTE” che mi era arrivata da qualche giorno.

    “Non dovresti rispondergli?”
    “Malfoy deve smettere di pensare che se mi dice "SALTA", io salterò.”
    “Davvero ancora s’illude di questo? Allora è anche più ottuso di quanto immaginassi!”
    “Sai com’è fatto: è sempre stato prepotente con me, e non t’illudere che suo figlio sia diverso. Ha già iniziato, sia con Rigel che con Mey”
    “Mia nipote Cissa è completamente cotta di lui? Per carità è un ottimo partito, ma io sinceramente speravo in una scelta più… diciamo saggia, ecco.”
    “Beh, se le interessa il discorso puramente economico e di prestigio, in effetti, non credo possa trovare di meglio. In Inghilterra almeno…. Se pensa di trovarci anche la felicità, però, mi spiace per lei, perché si sbaglia di grosso! È una ragazzina ingenua, sicuramente presa dal bell’aspetto di quel damerino, ma se riuscisse a guardare dentro quell’anima, son sicuro che anche lei scapperebbe a gambe levate!”
    “Se pensi questo di lui per mia nipote, immagino quanto tu sia contento di quel famoso accordo di tuo nonno: Abraxas lo ricorda a tutti ogni volta che non sei presente!”
    “Vigliacco! Bastardo maledetto! Fa così perché lo sa: se lo dicesse davanti a me lo crucierei sul posto! Preferirei finire i miei giorni ad Azkaban per averli sterminati tutti, uno ad uno, che rispettare quell’accordo! Mia figlia non si chiamerà Malfoy! Tu mi sei testimone, Orion, M-A-I!”
    “Dai calmati adesso, credo anche sia meglio far sparire quest’alcool!"

Cercai di bere un altro sorso, ma Orion si allungò verso di me e mi portò via il bicchiere, prese la bacchetta e allontanò tutto quello che di alcolico c'era nelle vicinanze. Guardai deluso il whisky che spariva, e sospirai, sotto gli occhi preoccupati di Black. Tirai l’ultima boccata, poi schiacciai il sigaro su un posacenere a forma d serpe, al centro del tavolino, quindi ne accesi un altro e mi alzai, avvicinandomi al caminetto, posando una mano sulla mensola e guardando con più attenzione nel fuoco: c’era qualcosa di davvero attraente ora, in quelle fiamme. Anche Orion si alzò e andò alla finestra: nevicava di nuovo, immaginavo che a Herrengton non sarei potuto andare con Meissa da nessuna parte per giorni, tanto valeva restare qui, ma, ormai non era più possibile.

    "Ora basta con le buffonate, Sherton, c’è un motivo serio se siamo venuti a parlare qui. Tu sei proprio sicuro?"

Mi voltai, iniziai a slacciare la camicia e la gettai sul divano; Orion si era girato a guardarmi, si avvicinò e mi mise la pesante mano ingioiellata sulla spalla, mi osservò con attenzione, sfiorò la pelle con timore reverenziale, poi si staccò come percorso dalla corrente e mi guardò con occhi allarmati.

    “Salazar. Erano trent’anni che non lo vedevo più…. Il marchio è tornato... allora Lui è davvero tra noi, l’Erede di Salazar è tornato?”

Annuii, con occhi turbati.

    “Mi fido di te, Orion, questa storia non deve uscire da qui, lo sapete solo tu e Dei. Non l'ho detto nemmeno a mio figlio!”
    “Nessun altro sa cosa vuol dire questo marchio, vero?”
    “La leggenda la conoscono in molti, ma solo i membri più anziani della Confraternita sanno distinguere questo marchio dalle altre rune.”
    "Merlino… lo sai che non ci pensavo più da anni? È stato il più grande spavento della mia vita: ti conoscevo di nome, ma non ti avevo parlato mai, eri sempre con i ragazzi del Nord, non legavi con gli altri. Poi, quel pomeriggio, dovevo lavarmi le mani, ero stato a erbologia, entrai e sentii l’acqua aperta nelle docce, ed era strano, vista l’ora... Mi accorsi di tutto quel rosso, per terra, sembrava, anzi era sangue; sono entrato e, Salazar, ho temuto che fosse come l’anno precedente, quando era morta quella Mirtilla. Quando ti ho riconosciuto, ho urlato, ti ho preso in braccio e mi sono messo a correre per i corridoi, fino dal professore, da Dumbledore. Ero sotto shock, credevo fossi morto…"
    “E così mi hai salvato la vita, Orion, e sei diventato il mio amico più caro.”

Ci guardammo, non servivano altre parole, tra noi.

    “Non ho mai capito cosa fosse quel sangue, non ho mai avuto il coraggio di chiedertelo…. Se non eri ferito, perché diavolo c’era tutto quel sangue?”
    “Perché io non avevo mai avuto il marchio fino a quel momento, Orion: qualcosa o meglio, qualcuno, in quella scuola, l’ha, come dire, acceso, incidendolo in qualche modo nella mia carne. È sparito due anni più tardi, quindi secondo me, ad accenderlo è stato qualcuno che si è diplomato l’anno di Walby.”
    "Ed ora, dopo anni di silenzio, è riapparso, insieme a quello strano sogno?"
    “Già.”
    “Hai idea di chi possa essere?”
    “Più che un’idea, è una certezza, Orion, ma non ho le prove! Per averle, dovrei accettare le lusinghe di Abraxas.”
    “Perché mai Malfoy dovrebbe saperlo? Io non credo si tratti di lui! È impossibile, non sono legati in nessun modo ai Gaunt. Tu credi soltanto che lui sappia, pensi che lui conosca la sua identità, giusto?”
    “Orion, pensaci. Ti ricordi quanto erano amici, con quel mezzosangue? Malfoy è un purosangue, di quelli tosti, tra l’altro, senza dubbi né indugi, l’ho visto con i miei occhi, quanto è radicata in lui la fede di Salazar: per lui la caccia al babbano è sacra quanto per me lo è mia moglie. Allora come mai si è associato a quel mezzosangue? Riddle doveva per forza avere qualcosa di importante, di molto importante, per riuscire ad avvicinare Abraxas ed entrargli così profondamente nell’anima. E non solo a lui. Orion, secondo me in questi anni ha agito nell’ombra, si è preparato, si è rafforzato, ed ora è qui. Di nuovo.”
    “Io non ho mai visto Riddle da nessuna parte, è sparito dopo Hogwarts, dicevano addirittura che era andato a fare il garzone da Sinister! Suvvia, come puoi pensare che si tratti proprio di lui?”
    “Può essersi cambiato nome, Orion, e io credo anche di sapere che nome sta usando adesso!”
    “Parli di Lui? Davvero credi che Lui abbia il sangue di Salazar nelle vene? Cosa farai?”
    “Tu cosa pensi di fare Orion? Perché ti assicuro che verrà a bussare anche alla tua porta! Il tuo nome ha troppo peso al Ministero per non cercare di coinvolgerti…”
    “Sì, è vero, ma sei tu ad avere per le mani Herrengton, Alshain, non io. Se quello che immagini si avvererà, se le tue supposizioni sono giuste, si creerà una spaccatura tra gli Slytherins se non lo sosterrai, se non ti unirai a lui. E Merlino solo sa cosa potrebbe accadere a quel punto…. Un bagno di sangue! sarebbero travolti tutti, anche i purosangue! E la tua famiglia si ritroverebbe in mezzo!”
    “Non m piegherò mai a un mezzosangue, Orion!”
    “Salazar! Sappiamo entrambi la verità, e anche Abraxas, purtroppo, la conosce molto bene: tu hai un prezzo, come tutti... Non ti concederanno altre scelte, ti colpiranno in quello che hai di più caro per averti dalla loro, è così che va letto quel dannato sogno.”
    “Lo so, ed è per questo che ho bisogno del tuo aiuto.”

Lo guardai, Orion aveva capito cosa stavo per chiedergli, e mi implorava che non facessi sul serio, con occhi carichi di terrore.



*continua*



NdA:
Ringrazio quanti hanno letto, hanno aggiunto a preferiti/seguiti/ecc, hanno recensito e/o hanno proposto/votato questa FF per il concorso sui migliori personaggi originali indetto da Erika di EFP (maggio 2010).
1. Il titolo parla di Alshain e Orion: Alshain è infatti una stella della costellazione dell'Aquila, mentre Orion è il nome di un'altra costellazione.
2. Il Marchio che Orion vede sul corpo dell'amico non è il Marchio Nero dei Mangiamorte, ma un segno che, nel corso dei secoli, permette agli eredi di Salazar di riconoscere l'unico e solo erede di Hifrig (di questo si parlerà a lungo a tempo debito).
3. Il sogno iniziale di Alshain termina con il braccio di Deidra deturpato dal Marchio del Signore Oscuro. Questo non significa che sul braccio della Strega ci sia veramente quel segno o che ci sarà in futuro.

Valeria



Scheda
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