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Autore: effe_95    23/01/2015    3 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Salvami, ti salverò.

98. Quindici anni dopo.

Quella mattina Aleksej si svegliò con una sensazione di gelo per tutto il corpo.
Aprì gli occhi di botto come se gli avessero fatto una doccia fredda e per poco non perse la vista, la luce nella stanza era così forte che molto probabilmente le pupille gli si dilatarono a mille. Il ragazzo si portò entrambi le mani sugli occhi e mugugnò qualcosa di simile a uno sbadiglio e un’imprecazione, mentre con i piedi tentava inutilmente di afferrare le lenzuola che qualcuno aveva raccolto ai piedi del letto.
<< Sveglio dormiglione! Sono le sette e un quarto >> La voce calda e allegra di Claudia gli perforò i timpani, Alješa era abituato ad ascoltarla tutte le mattine, perché lei lo svegliava sempre in quel modo, ma era traumatico ugualmente.
<< Ma guarda, sei tutto congelato! >> Commentò la donna massaggiandogli le braccia come per scaldarlo, Alješa spostò le mani dagli occhi ancora un po’ appannati e la osservò sorridergli radiosa. Quella mattina i capelli rossi erano legati in un morbido codino sulla spalla, gli occhi leggermente truccati sorridevano e delle rughe sottili li contornavano.
<< No che non sono congelato >> Bofonchiò Aleksej tirandosi a sedere sul letto, i capelli biondi gli ricaddero davanti agli occhi come attirati dalla forza di gravità e Claudia glieli scombinò velocemente. << Alješa, ti prego, non andare a dormire in canottiera, siamo a Maggio, non è Agosto >> Lo supplicò Claudia mentre apriva la finestra della camera per far passare l’aria, Aleksej si passò distrattamente una mano tra i capelli cercando di controllare quel ciuffo ribelle.  << Ma fa caldo! >> Ribatté il ragazzo alzandosi in piedi, Claudia poggiò le mani sui fianchi e scosse la testa.
<< Sei tutto uguale a tuo padre, e metti un po’ in ordine questa camera! >> Sbottò lanciandogli una maglietta addosso, Alješa l’afferrò al volto e sorrise divertito, Claudia non sapeva tenere a lungo il muso e lui adorava quando cercava di essere arrabbiata per finta.
L’abbracciò di slancio stampandole un bacio sulla guancia.
<< Prima o poi lo farò … mamma >> Disse ridacchiando, Claudia alzò gli occhi al cielo e fece per tirargli addosso un’altra maglietta, ma lui lasciò la stanza prima che potesse farlo.
Aveva ancora il sorriso sulle labbra quando entrò in cucina.
<< ἡ χώρα, τῆς χώρας … si, poi τὴν χώραν … >>
<< Hai saltato il dativo >>
<< Davvero? ἡ χώρα, τῆς χώρας uhm … >>
<< τῇ χώρᾳ >> Esclamò Alješa entrando nella stanza, Yulian e Ivan si voltarono contemporaneamente verso di lui. Il primo era intendo a riscaldare il latte senza farlo uscire dal pentolino, lo fissava con i suoi intensi occhi azzurro/grigi/ turchesi contornati dalle rughe, il viso spigoloso e i soliti capelli ribelli, Alješa non poté fare a meno di notare che anche a quarantadue anni suonati suo padre sembrasse un ragazzino.  Il secondo era schiacciato con la faccia nel libro di greco, la zazzera di capelli ramati era sparata da tutte le parti e la luce vi giocava producendo dei riflessi dorati, gli occhi verdi erano completamente nascosti dalle sopracciglia aggrottate, sembrava più grande dei suoi quindici anni.
 Ivan mise su un broncio terribile quando Aleksej si mise seduto accanto a lui per fare colazione.
<< Non guardarmi in quel modo, non è colpa mia se sei una capra in greco! >> Commentò Alješa sorridendogli angelicamente, Ivan afferrò il libro di greco con l’intento di tirarglielo in un occhio, ma Yulian l’ afferrò prima che l’azione fosse portata a termine.
<< Smettetela voi due! “Buongiorno Aleksej” , “Oh, buongiorno Ivan, come stai?”. Una cosa del genere no? >> Sbottò Yulian imitando malissimo la voce dei suoi figli, i due ragazzi non lo calcolarono minimamente, Alješa si limitò a riempirsi il bicchiere di latte e cereali, Ivan afferrò nuovamente il libro e vi si seppellì con la faccia dentro.
<< Ho il compito di greco alla terza ora, tu che materia hai? >> Domandò Ivan scrutando il fratello più grande con sguardo truce, Alješa aggrottò le sopracciglia pensieroso.
<< Fisica con il professor De Santis >> Replicò infilandosi in bocca una cucchiaiata di cereali esagerata, Ivan lo imitò con un biscotto intero.
<< Quello un po’ svitato che non si accorge di nulla? >>
<< Quello >> Confermò il biondo, Ivan si passò distrattamente una mano tra i capelli ramati e guardò il fratello più grande con occhi svegli.
<< Quindi ti mando una foto della versione e tu me la traduci, giusto? >> Chiese con voce angelica, ad Alješa andò di traverso il boccone, afferrò velocemente un fazzoletto e tentò di non strozzarsi. << Еще?! >> Yeshche … Ancora …
<< Да, опять пожалуйста. >> Da, opyat' pozhaluysta … Si, di nuovo, per favore.
Yulian tossì ripetutamente nel pugno mentre i due ragazzi avevano quel battibecco, si mise seduto anche lui con la sua tazza di caffè tra le mani.
<< Potreste anche fingere di abbassare la voce >> Borbottò l’uomo alzando gli occhi al cielo, Ivan lo fece nello stesso momento del padre e ad Alješa scappò un sorriso soffocato, i due compivano quel gesto nello stesso identico modo.
<< Buongiorno >> Biascicò una voce ancora assonnata, tutti e tre si voltarono contemporaneamente verso il ragazzino che se ne stava sullo stipite della porta con i capelli biondi arruffati, gli occhi azzurri assonnati e la vestaglia sbottonata che gli pendeva di lato accanto al pantalone troppo lungo del pigiama.
<< Ciao Pavel >> Yulian sorrise in direzione del suo terzo figlio e gli fece cenno di andare a sedersi al suo solito posto, Pavel si trascinò inciampando più volte nella vestaglia.
<< Oggi hai l’incontro con la professoressa per la tesina? >> Domandò Yulian mentre gli versava il latte caldo nel bicchiere e gli passava la sua marmellata preferita.
A differenza dei suoi fratelli più grandi, Pavel Nikolaj Yulianovich Ivanov era un ragazzo timido ed introverso, parlava pochissimo e passava la maggior parte del tempo a leggere e disegnare, aveva un fisico mingherlino e una costituzione gracile, non sembrava un ragazzino di tredici anni già compiuti, Yulian non era sicuro di sapere da chi avesse preso, forse da suo fratello Il’ja.
<< Si >> Mormorò il ragazzino mordicchiando il suo toast con la marmellata spalmata sopra, mangiava sempre come un uccellino. << Devo ancora decidere l’argomento di geografia >>
<< Ti aiuto io con quella Pàsha >> Si offrì Alješa, accarezzando affettuosamente i capelli ribelli del fratello più piccolo, Pavel gli sorrise di rimando, esattamente nello stesso modo in cui sorrideva Claudia. << Aiuti anche me con il greco, vero? >> Si inserì prontamente Ivan con quella sua faccia da prendere a schiaffi, Aleksej alzò gli occhi al cielo e osservò con fare critico la sua tazza ormai vuota. Ivan era sicuramente il fratello con cui litigava di più in assoluto, ma soprattutto perché entrambi avevano preso il carattere di Yulian.
<< Lo sai che tanto alla fine ti aiuto lo stesso >> Commentò immusonito, Yulian guardò i suoi figli più grandi con il sorriso sulle labbra, non era mai stato così fiero di qualcosa come dei suoi figli. << E tu Alješa, la tesina la stai preparando? >>
Alla domanda del padre Aleksej arrossì leggermente, era al suo ultimo anno di liceo classico e avrebbe dovuto essere preoccupato per l’imminente esame di stato, ma non lo era affatto, se la stata prendendo comoda. Fece per rispondere quando una voce allegra e frizzante risuonò per tutto il corridoio. << Eccolo che arriva >> Commentò Yulian aspettando l’ingresso in cucina del suo quarto figlio, “Il terremoto vivente”, come era soprannominato in famiglia. Andrea Yulianovich Ivanov entrò nella stanza con un bel sorriso sulle labbra, le fossette in vista, i capelli biondo/rossicci tagliati cortissimi e gli occhi verdi screziati di azzurro da vero monello. Il quartogenito di Claudia e Yulian era la peste della famiglia e superava di gran lunga Aleksej e Ivan in quanto a marachelle, aveva undici anni e tantissima vitalità da spendere. << Buongiorno famiglia! >> Scattò il bambino iperattivo, saltando sulla sua sedia come un grillo canterino, Yulian rideva come un disperato, l’entusiasmo di Andrea lo lasciava sempre senza parole. Fin da appena nato si era rivelato un bambino speciale. Claudia era rimasta incinta di lui all’età di ventinove anni e per tutto il periodo della gravidanza, sia lei che Yulian avevano creduto fosse una femminuccia perché così aveva dichiarato la ginecologa, i due erano entusiasti di avere finalmente una bambina, avevano già comprato tutto il necessario per una lei, e quando Andrea era nato, per i primi mesi della sua vita era andato in giro con tutine da neonata.
Yulian non gliel’avrebbe mai raccontato, probabilmente.
Alla fine comunque, era arrivata una femminuccia per davvero.
Lisa Luna Yuliavovna Ivanovna entrò in cucina accompagnata dalla madre, Yulian poggiò lo sguardo sulle due principesse della casa. Lisa aveva i capelli rossi come quelli della mamma che le arrivavano a metà schiena, gli occhi azzurri erano esattamente come i suoi, e di viso era la fotocopia sputata di Yulian. Era il giorno del suo compleanno, il 18 Maggio, e compiva esattamente nove anni. << Ehi principessa, tanti auguri >> Yulian l’accolse tra le sue braccia e la baciò sulla guancia mentre la bambina rideva divertita, accogliendo con gioia gli auguri dei suoi fratelli più grandi. Claudia osservava tutta la sua famiglia dallo stipite della porta, e lo faceva praticamente tutte le mattine, si fermava un momento a guardarli e poi era sicura che il resto della giornata sarebbe andato per il meglio.
Andrò a sedersi anche lei al tavolo accanto a Yulian, che subito le afferrò una mano, come faceva sempre, tutte le mattine.
<< Andrea, mi raccomando. Ho messo la merenda nello zaino, non fare come l’ultima volta, ti prego. Non voglio che la professoressa mi chiami per dirmi che hai provato ad infilare la tua merenda della bocca di una mummia egiziana! >> Commentò Claudia mentre il figlio sorrideva allegramente senza essere per nulla rassicurante, aveva una guancia strisciata di marmellata e sembrava ancora più birichino.
<< No mamma, questa volta andiamo a vedere i pianeti e cose del genere, non potrei nemmeno volendo, ma … >>
<< E non puoi nemmeno provare a farla saltare in aria Andrea! >> Lo anticipò Yulian prima che il figlio potesse anche solo provare ad azzardare l’ipotesi, Andrea scrutò i genitori con aria furbetta, Yulian e Claudia si guardarono esasperati.
<< Se mi chiama l’insegnante io non rispondo! >> Replicò Claudia avvilita.
<< Io ho gli esami dei fuori corso >> Si giustificò Yulian, Aleksej ed Ivan scoppiarono a ridere. << Oh, la prendo io la torta per Lisa >> Continuò Yulian guardando velocemente l’orologio sulla parete. << Mi raccomando papà, è quella con l’immagine di Gogol’ sopra! >>
Gli ricordò la bambina con un sorriso bellissimo stampato sul volto, Yulian le fece l’occhiolino e poi si alzò dal tavolo, era strano che una bambina di nove anni nutrisse un amore così profondo per uno scrittore dell’800, invece che per le Barbie, i pony e altre cose simili, ma era cresciuta con quelle storie. Come regalo di compleanno Yulian e Claudia le avevano fatto fare un poster plastificato dell’autore e le avevano comprato la collezione personale di tutte le sue opere. << Io vado a lavorare! >> Annunciò l’uomo attaccandosi l’orologio al polso, salutò tutti velocemente, diede un bacio a Claudia e poi lasciò la stanza.
<< Vado anche io, Gabriele sarà qui a momenti >> Esclamò Alješa tirandosi su.
Claudia lo vide sparire dalla cucina e sentì la porta di casa chiudersi.
<< Ah, io non ci capisco nulla con tutte queste declinazioni e verbi >>
Brontolò Ivan richiudendo bruscamente il libro di greco.
<< Mamma, non dimenticarti di chiamare la nonna Katen’ka e nonno Alik. Oggi tornano da San Pietroburgo >> Le ricordò Pavel alzandosi anche lui dal tavolo, Claudia si portò una mano sulla fronte e sorrise al suo terzo figlio facendogli l’occhiolino.
In quel preciso instante suonò il citofono, Claudia si alzò e andò a rispondere.
<< Pronto zia, sono Gabriele, di ad Alješa di scendere >>
Claudia non fece nemmeno in tempo a rispondere che Aleksej imprecò nel bagno talmente ad alta voce che probabilmente lo sentì tutto il palazzo.
<< È di nuovo in ritardo? >> Domandò afflitto il figlio di Nicola e Lara.
<< Si >> Ridacchiò Claudia.
Era contenta della loro solita routine.
 


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Effe_95

Buonasera a tutti :)
Vi avevo detto che questo capitolo sarebbe stato un po' particolare?
Ecco, diciamo che gli ultimi capitoli saranno esattamente così, con uno sguardo puntato sul futuro.
Spero che l'idea vi piaccia, so che magari non ve l'aspettavate, ma io avevo una voglia matta di concludere in questo modo.
I cinque piccoli Ivanov vi sono piaciuti? 
Siamo ormai a meno due capitoli dalla fine.
Grazie mille come sempre.
Alla prossima.
 
  
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