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Autore: Vanya Imyarek    25/01/2015    1 recensioni
Per i Greci, il kosmos è l'ordine del mondo, basato sul perfetto equilibrio tra opposti, come luce e tenebre, bene e male. Ora, se la gente odierna sapesse che il kosmos è minacciato da un fantasma con vari problemi mentali e un chiodo fisso pr la propria divinizzazione, e che è invece difeso da un paio di ragazzi doppiogiochisti, opportunisti e pure alquanto iettatori, tutti impegnati a cercare di procurarsi un'antica corona egizia dai poteri straordinari, ci sarebbe da supporre che il mondo piomberebbe nel panico generale.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Servi del Kosmos'
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                                                      PENELOPE

 

 

MI RENDO CONTO DI AVERCI MESSO IN UNA SITUAZIONE UN PO’ DIFFICILE

 

 

 

 

“Ma che cavolo ti è venuto in mente?!”

 Dato che avevamo usato un portale, nessuno svenne al nostro arrivo al Campo Mezzosangue. E ciò permise a quello stordito di Chad Mist di investirmi con tutta la sua collera.

“Ehi, datti una calmata, cos’hai che non va?” gli chiesi. Sul serio, ero, e sono tuttora, convinta che il mio piano fosse abbastanza facile da intuire.

 “Senti un po’” disse lui. “Noi ce l’abbiamo già una fazione, hai presente? E allora, che cavolo ti viene in mente di offrirti come spia al Campo per conto di quel fantasma sclerato?!”

“Parla più forte, forse qualche sordo al Campo non ha sentito” replicai io, iniziando a irritarmi.

 “Allora?” insistette lui, a voce più bassa.

“Allora, fingendo di essere dalla parte di Setne, capiremo i loro piani e sapremo sventarli meglio. E fingendo di essere dalla parte del Campo, avremo più occasioni di recuperare quella benedetta corona”

“E tu conti che quelli di Setne non si rendano conto di niente?”” replicò lui scettico.

 “Se agiremo con cautela, sì”

A dire il vero, non avevo ancora idea di come avremmo fatto ad ‘agire con cautela’, ma sperai che non lo chiedesse. Fortunatamente, si limitò a sbuffare, con l’aria ancora incredula.

“Ah, e per inciso: visto che questi piani dovrei seguirli anch’io, vorrei esserne informato e avere il permesso di dire la mia modesta opinione, se a sua signoria garba” replicò sarcastico. Ma quante storie! Io avevo semplicemente fatto la cosa migliore, non pensavo che avrebbe avuto qualcosa da opporre.

“Senti, non c’era tempo per discuterne democraticamente ...”

“E così hai deciso che la tua opinione valeva per tutti. Grandioso!”

 “Era la cosa più logica da fare!”

 “Per te, forse”

 “Be’, cos’hai da obiettare?”

“Okay, magari è anche un’idea sensata, ma stare a sentire gli altri prima?”

 “Ti ho già detto che non c’era tempo!”

“Okay, okay, ho capito, vossignoria ha sempre ragione” borbottò lui. “Adesso, se mi è concesso proporlo, direi di andare a presentarci a questo accidente di Campo”

Ciò detto, mandando allegramente a quel paese tutto quello che aveva appena detto sulla democrazia, si avviò verso un enorme pino con un vello d’oro sopra e un drago sotto senza più degnarmi di uno sguardo.

Io ero davvero innervosita. Ma tu vedi quel tipo! Che aveva da accusare tanto? Io avevo detto cose perfettamente logiche, e lui mi trattava come una mocciosa viziata. E io ero tutto, meno che quello: se la vedesse con Chelsea, piuttosto. E poi, se c’era qualcuno lì che voleva avere sempre ragione, quello era lui.

Comunque, cercai di mettere da parte l’arrabbiatura e lo seguii. Un vello d’oro e un drago sono in effetti dei bei sistemi per contrassegnare l’ingresso a un campo estivo mitologico, bisogna rendervene atto. Quell’animale ci fissò ringhiando sommessamente e sbuffando fumo, al punto che mi venne da chiedermi se non avesse capito i nostri discorsi.

Chad cercò di accattivarselo sorridendo, sollevando le mani in segno di resa e ripetendo “Ehi, calma … siamo semidei, vogliamo solo trovare un rifugio al Campo”

Probabilmente il drago decise di suo di lasciarci passare, anche se ora Chad se ne arroga il merito. In ogni caso, non appena riuscimmo a oltrepassarlo, corremmo a rotta di collo giù per la collina. E non date retta a Chad che dice di non averlo fatto: l’ho visto io.

Frenammo il nostro impeto non appena vedemmo le prime costruzioni del Campo: anfiteatri, uno strano padiglione con colonne, e un’accozzaglia di costruzioni allucinanti. Rimasi quasi senza fiato, quando mi resi conto che si trattava del luogo del mio sogno. Quel caro, vecchio sogno che non ero ancora riuscita a capire cose significasse, e che in qualche modo sarebbe stato profetico. Ma profetico di che cosa?

La prima ad avvistarci fu una ragazza dall’aria annoiata che sembrava starsi preparando per un’uscita in canoa. Si accigliò, non appena ci vide.

“Ciao. Sareste new entry, voi due?” ci chiese in tono più perplesso che amichevole.

“Esattamente. A chi dobbiamo presentarci, per essere ammessi qui?” chiese Chad.

La ragazza si accigliò ancora di più. “Ammessi? Guardate che questa non è mica una scuola privata. Se siete semidei greci, dovete venire qui. Che vi hanno detto i vostri satiri custodi?”

“Satiri custodi?” si lasciò sfuggire Chad. Io gli rifilai un’occhiataccia – poteva usare un tono meno stupito, eh.

La ragazza, comunque, sembrava sempre più perplessa e un po’ diffidente. “Ma insomma, come ci siete arrivati qui? Come l’avere scoperto, di essere semidei?”

 “Lascia perdere, è una storia un po’ complicata. Comunque, non sappiamo molto di questo Campo. Che procedure bisogna fare? Dobbiamo presentarci a qualcuno?” intervenni io.

La ragazza si strinse nelle spalle. “Di solito ci si presenta a Chirone … è il direttore del Campo, sapete. Avete presente il centauro mitologico? Lui. Solo che adesso è in riunione nella Casa Grande, non so quando la finiranno”

“C’è una riunione? E perché tu non sei lì?” le chiesi.

“Partecipano solo i capi capanna, e io non ho questo onore. E poi le convocano solo in circostanze straordinarie”

Stavo per chiedere cosa fossero le capanne e perché ci fossero dei capi, ma l’ultima parte della frase mi sembrò più interessante da approfondire.

“Straordinarie? E che cosa sta succedendo?” mi prevenne Chad, che a quanto pareva si era fatto i miei stessi ragionamenti.

La ragazza fece un gesto noncurante con la mano. “E’ un casino troppo lungo da spiegare, lo farà lui”

 Il casino, probabilmente, lo conoscevamo già benissimo, e probabilmente avevo anche appena capito il perché della riunione. Ma del resto, ero una povera semidea confusa che aveva appena scoperto tutte quelle cose, e probabilmente non aveva ancora ben del tutto chiara la situazione.

“Va bene, va bene. Puoi dirci almeno dove sia questa Casa Grande?” chiese Chad, con appena un’ombra di ironia. La ragazza, che a quel punto sembrava aver perso ogni interesse in noi e desiderare piuttosto di darsi alla sua canoa, ci diede alcune sbrigative indicazioni. Io e Chad le seguimmo, e in poco tempo arrivammo a un grande (appunto) edificio dipinto di azzurro.

Bussai, non rispose nessuno, entrammo lo stesso. Non vedemmo anima viva, ma sentimmo alcune voci piuttosto attutite. Seguendole alla meno peggio, giungemmo fino a una porta chiusa, davanti alla quale Chad propose di fermarci.

 “Non possiamo certo entrare così e pretendere che interrompano la discussione per occuparsi di noi” disse con, purtroppo, una certa logica. Tanto per fare qualcosa di utile, in ogni caso, decisi di attaccarmi alla porta per cercare di origliare, subito imitata da Chad.

Le prime frasi della diatriba le sentii bene: stavano parlando di incantesimi, e di quali fossero alla portata dei vari membri dell’esercito di Setne e quali no. Mi sarebbe tanto piaciuto seguire anche il resto, ma le conseguenze della nottata non solo insonne, ma pure decisamente movimentata, decisero di piombarmi addosso proprio in quell’istante. Mi sforzai di combatterle, chiudendo gli occhi per qualche istante, riaprendoli poi di scatto ricordandomi dove fossi e cosa stessi facendo, cercando di ritrovare il filo del discorso, e poi finendo per chiudere gli occhi di nuovo.

Questo si ripeté per quattro o cinque volte: poi mi addormentai definitivamente. Feci male, perché ne ebbi in cambio il peggior risveglio della mia vita: ovvero, una porta in faccia.

“Ehi! Ma cosa c’è qui dietro …” sentii protestare, poi alle mie orecchie da persona ancora stordita dal sonno giunse un urlo micidiale.

“Voi due?!” gridò una voce femminile che mi sembrava di ricordare vagamente. Tornando presente a me stessa, sollevai lo sguardo e mi trovai davanti la ragazza bionda e liscia, la stessa che avevamo incontrato poche ore prima al museo. Mi rialzai goffamente, mentre un ragazzo meticcio comparso alle spalle della ragazza la interrogava sulla nostra identità.

“Fanno parte dell’esercito di Setne” rispose lei.

“Cos … ma non è vero!” protestò Chad, anche lui col tono di uno che si era appena svegliato. La cosa buffa era che, tecnicamente, quello che lui aveva appena detto era vero.

“Certo. Avete cercato di impedirci di prendere la corona, ma non siete nostri nemici. Logico” replicò la biondina.

“Che cosa succede qui?” chiese una voce molto più adulta dall’interno della stanza.

“Ci sono dei membri dell’esercito di Setne fuori dalla porta” rispose qualcuno. Alcuni, tra cui il ragazzo meticcio, tirarono fuori delle armi. Oh cavoli, non avevano intenzione di ucciderci lì sul posto senza neppure starci a sentire, vero?

“Ehi, calma!” disse Chad, alzando le mani in segno di resa.

“C’è stato un malinteso” asserii io, imitandolo. Loro parvero perplessi per il nostro contegno, ma ci fecero entrare nella stanza e sedere su un paio di sedie libere. Tutto tenendoci sotto tiro con le armi, chiaramente.

 “Che malinteso ci sarebbe stato?” chiese la ragazza bionda riccia.

“Ci ha mandati la Casa della Vita …” esordì Chad.

“Impossibile” replicò una ragazza del tutto sconosciuta, una dall’aria decisamente araba, con i capelli neri e gli occhi ambrati. “Sono state scelte Annabeth e Sadie, per questa missione. Se avessero voluto mandarci voi, lo avremmo saputo”

 “E voi avete fatto sapere a tutte le sedi della Casa della Vita che ci sareste andate voi?” ribattei. Cercavo di non darlo a notare, ma ero tesa come una corda di violino. Se la ragazza avesse risposto affermativamente, saremmo stati fregati. Era una bugia piuttosto debole, quella che ci eravamo scelti. Mi rendevo conto in quel momento che la situazione era piena di rischi e possibilità che non avevo calcolato. Ero così preoccupata che una minuscola parte del mio cervello si spinse perfino a concordare con Chad.

Grazie a tutti gli dei di tutti i pantheon possibili e immaginabili, la ragazza esitò leggermente. “Al Primo Nomo lo sapevano di sicuro”

“Ci hanno mandati quelli di Memphis” asserì Chad.

“E perché l’avrebbero fatto?” chiese la ragazza bionda e riccia, l’altra che era stata a recuperare la corona.

“Non ne abbiamo idea” risposi io. “Ci hanno solo detto che eravamo semidei greci, e che ci avrebbero portati in un luogo sicuro, ma prima avremmo dovuto compiere una missione per loro. Non so perché abbiano scelto proprio noi, credo volessero acquistare più credito”

Tutti ci guardarono con aria vagamente scettica. Mai come in quel momento mi resi conto di quanto fosse debole quella storia. In realtà, era stata coniata per l’esercito di Setne, che non avrebbe avuto modo di controllare; ma a quelli davanti a noi sarebbe bastato mettersi in contatto con i maghi di Memphis. Dei, che sciocchezza avevamo combinato? Era impossibile uscirne bene.

“Mi sa di balla in maniera allucinante” asserì infatti la bionda liscia.

“Certo, fanno sicuramente parte di quegli stronzi di Setne” concordò un tizio muscoloso, che nessuno calcolò in minimo grado.

“Ma se stessero dicendo la verità?” meditò un ragazzo con i capelli neri.

“Percy, sinceramente, una storia così ti sembra vera?” ribatté la bionda riccia.

 “Lo è!” insisté Chad.

 “Basterebbe contattare la tradizione di Memphis” osservò un ragazzo di colore con i capelli cortissimi. D’accordo, era la fine.

“Vado a prendere le bacinelle della divinazione, voi teneteli d’occhio” annunciò il ragazzo meticcio, segnando la nostra condanna e uscendo dalla stanza. Tutti rimasero a fissarci in silenzio, chi scettico, chi arrabbiato, chi incuriosito.

Io feci del mio meglio per sembrare impassibile e sicura di me. Un atteggiamento terrorizzato sarebbe stato già una confessione. Dovevo pensare a cosa fare una volta che il ragazzo fosse tornato con la notizia che no, a Memphis non ci avevano mai visti. L’unica cosa che potevo fare era negare, e la cosa avrebbe finito per ridursi a una serie di accuse di star mentendo tra noi e i maghi di Memphis. Non propriamente il massimo della vita. Allora avremmo dovuto escogitare qualche sistema per tornarcene da Thoth e riprendere la nostra missione, scordandoci dello spionaggio.

“Ragazzi, hanno ragione, la tradizione di Memphis li ha davvero mandati qui”

Questa frase, pronunciata dal meticcio di ritorno, mi fece balzare il cuore in gola. Com’era possibile? Stava mentendo anche lui? Perché? Non poteva fare parte dell’esercito di Setne, ce l’avrebbero detto, se ci fossero state spie oltre a noi … anzi, secondo Luciano saremmo stati gli unici adatti a tale scopo.

E allora perché quel ragazzo aveva mentito così? Cosa voleva fare? Voleva arruolarsi nell’esercito di Setne? Saremmo finiti in una serie di casini ancora più grandi? La notizia avrebbe dovuto farmi sentire sollevata, in realtà iniziavo a sentirmi nel panico. Non ricordavo di essere mai stata tanto angosciata, avevo la sensazione che qualcosa sarebbe andato male di sicuro, sarebbe successo un disastro …

Ero su un divano, sdraiata con i piedi sollevati. Tutti erano riuniti attorno a me, e mi fissavano sconvolti.

“Cosa … cosa succede?” riuscii a gracchiare. Mi sentivo la gola indolenzita, come se avessi appena urlato fino a scoppiare. Ma mi sentivo ragionevolmente sicura di non aver mai fatto nulla del genere.

 “Succede che il tuo genitore divino ha appena scelto un modo alquanto scenografico per riconoscerti” disse un uomo in sedia a rotelle. L’avevo già visto prima, ma non era intervenuto nella discussione, limitandosi a osservarci.

“Ti è comparso attorno un alone nero e hai cominciato a dire un sacco di cose strane …” fu più specifico Chad, intento anche lui a fissarmi attonito.

“Una profezia” dichiarò la ragazza bionda e riccia. “Hai urlato che vedevi il dio incoronato attaccato a dei fili di marionetta, e che altre marionette li tagliavano, facendolo precipitare nell’abisso”

Mi ritrovai a ridacchiare. Sarà che in quel momento ero molto scossa, ma e trovai le cose più ridicole che avessi mai sentito. “E che cosa vorrebbe dire esattamente?”

 “Questo dovresti dircelo tu” puntualizzò lei.

“Io? Non mi ricordo niente di quello che è successo? … E pensi che stia mentendo anche su questo?” soggiunsi. La ragazza mi scoccò un’occhiata indispettita.

“Nessuno vi accusa di niente” affermò l’uomo in sedia a rotelle. “La vostra innocenza è più che dimostrata. E so bene che tu non ricordi niente delle tue visioni. A Moros piace fare questo scherzetto ai suoi figli”

Moros? Lo aveva già nominato Thoth come mio possibile padre, quando mi aveva detto che avrei potuto avere il dono della profezia. A quanto pareva, ci aveva visto giusto in entrambi i casi. E bravo il dio della sapienza.

 “Chi è Moros?” chiesi, ricordandomi che dovevo fingere di non aver mai parlato con nessun dio egizio.

“E’ il dio del destino avverso. Onnipotente e onnisciente. Zeus stesso lo teme”

Oh, questo non lo sapevo. Chissà che tipo era mio padre.

“Potrebbe essere inteso come dio della sfiga?” chiese la bionda liscia.

“Sadie!” la riprese il meticcio.

“A dire il vero credo che tu abbia perfettamente ragione” dissi a Sadie.

“Visto? Io ho sempre ragione” disse lei, indirizzando un sorriso soddisfatto al meticcio.

 La bionda riccia, intanto, non aveva smesso mezzo secondo di fissarmi con sguardo penetrante. “I tuoi poteri non si fermano qui” asserì. “Quando ti auguri che qualcosa di male accada a un tuo avversario, succede”

 “E’ vero” ammisi. “Scusate per quel monumento addosso”

Questa mia uscita provocò qualche risatina nervosa sparsa. “Decisamente il dio della sfiga” commentò Sadie.

Seguì un silenzio abbastanza imbarazzato. Ebbi il forte sospetto che tutta quella gente non sapesse bene come trattarci, date le ‘peculiari’ modalità del nostro arrivo. Io ero troppo occupata a pensare alla mia profezia per cercare di risolvere la situazione. Il dio incoronato … mi sembrava ovvio che la corona fosse quella di Tutmosi. Ma chi sarebbe stato il dio incoronato? Setne riuscito a divinizzarsi? Qualcun altro? E poi, se le figure che avevo visto sembravano marionette, chi sarebbe stato il burattinaio?

Ci pensò Chad a sbloccare la situazione, o meglio, a ciò provvide una specie di bastone nero che comparve sopra la sua testa, roteandovi per qualche istante prima di sparire.

“Thanatos?!” mormorò sbigottito Chirone.

“Cos’è successo?” chiese Chad per tutta risposta.

“E’ vero. E’ identico” osservò il ragazzo dagli occhi verdi.

“Sei stato appena riconosciuto anche tu” Chirone fornì una spiegazione un po’ più chiara al mio compare. “Tuo padre è Thanatos, dio della morte. E’ incredibile, finora non avevamo mai avuto notizia di figli suoi”

Naturalmente Chad l’aveva già saputo da Thoth, ma lo stesso doveva simulare una reazione adeguata (insomma, non credo che scoprire di essere figli della morte sia il massimo della vita …). Ci riuscì malissimo, borbottando un “Oh” che in assenza di altre idee fu interpretato come un segno di sbigottimento. Bene, e dopo sedici anni i nostri cari padri avevano deciso che massì, tanto valeva la pena di riconoscerci, non costava nulla. Commovente.

Fortunatamente, le espressioni irritate che probabilmente entrambi assumemmo per un pensiero simile furono giudicate più che normali, e si ritenne che ora che le controversie sul nostro arrivo erano state risolte, non c’era motivo per non trattarci come qualsiasi altro semidio appena arrivato al Campo. Il che significa, come saprete benissimo tutti, che Chirone convocò il tizio dall’aspetto più incredibile che avessi mai visto, con occhi sparpagliati in ogni dove, e da lui ci fece condurre a guardare un filmato di orientamento sulle attività del Campo.

Traduzione: ci spedì a guardare filmini di semidei che andavano in canoa e sventravano mostri, sorridendo felici, anziché lasciarci tranquillamente intenti nella sana operazione di origliare da dietro la porta. Sono abbastanza sicura che dopo aver sentito questa parte starete tutti osannando Chirone, sbaglio?

A parte questo, non credo che sia necessario descrivervi il filmato, né le cabine, né come fummo affibbiati alla capanna undici non essendoci luoghi appositi per nessuno dei nostri genitori. Credo invece che vi interesserà maggiormente sapere come mai il Nomo di Memphis abbia retto alla nostra versione dei fatti.

Non appena fummo riusciti a isolarci un po’ dagli altri, con la scusa di esplorare meglio il Campo e in realtà per discutere di come gestire la situazione da quel momento in avanti, la risposta ci si palesò tramite un palone da basket che, piovuto dal cielo, colpì giusto in testa Chad.

“Ahia! Ma che cavolo …”

“Agh!” strillò una ‘voce’ abbastanza familiare. Sollevammo lo sguardo e individuammo Coriolanus, il babbuino di Thoth, arrampicato su una grossa pianta lì vicino. L’animale saltò giù e atterrò stranamente senza troppi problemi, allontanandosi nella boscaglia e facendoci cenno di seguirlo. Obbedimmo.

Quando fummo a una distanza ce evidentemente lui reputò sufficiente a non farci udire da orecchio umano, si voltò verso di noi ed attaccò un discorsetto con la voce di Thoth.

“Ben trovati, cari i miei agenti. Ho ritenuto alquanto interessante il modo in cui avete svolto la missione affidatavi … sì, vi tenevo d’occhio tramite Coriolanus, l’ho incaricato di comunicarmi il vostro operato. Gradirei spiegazioni su quale sia effettivamente il vostro schieramento, grazie. Tanto per sapere”

 Piuttosto chiaro il rimprovero implicito. Chad mi scoccò un’occhiata come a dire che il casino l’avevo fatto io e io dovevo spiegare tutto. Molto maturo. Comunque eseguii, tesa come una corda di violino, raccontandogli tutto quello che avevo pensato e perché l’avessi fatto. A Chad il suo infantilismo non servì così a molto, perché Thoth fu favorevolmente colpito e io ebbi tutto il merito.

 “Bene, bene” mormorò con sguardo assorto e pensoso (vi raccomando un babbuino con uno sguardo assorto e pensoso, credo che sia uno spettacolo unico). “Allora non mi sbagliavo su di voi. Siete effettivamente le persone migliori, per assolvere a questo incarico. Il modo di ragionare è proprio quello che speravo. Nulla da eccepire: continuate la missione di spie il più a lungo che potete”

Queste frasi mi diedero un tale sollievo che sulle prime sospettai che ci stesse prendendo in giro. “Sul serio?” non potei fare a meno di chiedere.

“Per caso è stato lei a far mentire la gente di Memphis?” intuì invece Chad, cosa che mi indispettì alquanto.

“Esattamente. Ho preferito tirarvi fuori dai guai, in attesa di sapere cos vi passasse per la testa. Mi sono appena reso conto di aver fatto bene”

D’accordo, e un enigma era spiegato. L’onestà del meticcio era fuori discussione. Ora, però, c’era un’altra cosa che bisognava far sapere al nostro capo.

“Poche ore fa, mio padre mi ha riconosciuta” esordii. “Aveva ragione lei, si tratta proprio di Moros. Solo che per riconoscermi mi ha fatto pronunciare una specie di profezia …”

 “Qualcosa a proposito di un dio incoronato attaccato a fili di marionetta, che veniva fatto cadere da altre marionette” intervenne Chad. L’espressione pensosa del babbuino divenne ancora più impagabile.

“Dio incoronato … potrebbe riferirsi alla corona di Tutmosi, ma non ne sarei sicuro, con le profezie non si è mai sicuri di niente. Ci sono molti altri dei, sia greci che egizi, che portano usualmente una corona. Ma nel caso si riferisse alla ‘nostra’ corona, potrebbe trattarsi di Setne una volta divenuto dio, o di chiunque altro indossi quella corona …davvero le incognite sono molte. Il mio consiglio è tenere sempre a mente questa profezia, ma aspettare di vedere come si evolvono gli eventi”

 “Agli ordini” commentò Chad.

“Bene. Altro?” chiese Thoth.

“No” fu la risposta.

“D’accordo. Allora ci terremo in contatto tramite gli amuleti …”

“Setne ci ha messo un segno sulla fronte per uno scopo simile” intervenni. “Ha anche detto che potrebbe interferire con gli amuleti …”

“Mente” replicò Thoth immediatamente. “Un qualunque suo incantesimo non può competere con un oggetto creato da un dio, e lui lo sa benissimo. Probabilmente si chiede come facciate ad avere oggetti del genere, e sono ragionevolmente sicuro che abbia delle riserve su di voi”

“Andiamo bene” commentò Chad.

“Per il momento, non ho alcun consiglio da darvi, all’infuori di quello di essere prudenti. Non dategli nessuna ragione di sospettare della vostra lealtà, capite?” Annuimmo. “D’accordo. Allora vale quanto ho detto prima: ci terremo in contatto tramite gli amuleti”

Ciò detto, il dio lasciò il suo babbuino padrone di sé. Lo deducemmo dal fatto che strillò “Agh!” e tirò il pallone da basket in faccia a Chad, prima di defilarsi.

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

e questo è l’ultimo dei capitoli, così per dire, introduttivi al compito dei nostri eroi. A partire dal prossimo, infatti, inizieranno i vari scontri per recuperare quella benedetta corona, e i due dovranno affrontare meglio tutti i rischi a pericoli del fare le spie. E dunque vi lascio un piccolo spoiler: nel prossimo capitolo, Chad finirà in una pessima situazione, per colpa di Mortimer e dei figli di Hypnos.

 

  
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