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Autore: GabrielleWinchester    25/01/2015    2 recensioni
Dopo la battaglia contro Semeyraza, tutto sembra ritornare alla normalità nella famiglia Winchester...ma è una normalità che ha il sapore di mistero, un mistero legato al regno più misconosciuto di tutti, il Purgatorio e che darà modo ai fratelli Winchester e alle loro compagne di conoscere nuovi personaggi e scoprire verità nascoste. Buona lettura :-) Crossover Supernatural/Alphas/Guild Hunter di Nalini Singh :-)
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il quarantaquattresimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo visto le Moire Atropo e Lachesi venire a conoscenza della scelta di Cloto e la discussione molto particolare tra Balthazar, Gabe e Cass nei confronti del Creatore, una discussione che finisce con il Creatore che dice una verità molto scomoda...In questo nuovo capitolo si ritorna nuovamente a casa dell'arcangelo Haniel e ci saranno dei flashback di Christine e Sheeira all'interno del Purgatorio e un flashback sul passato di Christine e Violet...Ma non vi anticipo nulla :-)) Mi auguro solo che vi possa piacere ed emozionare :-)) Ringrazio di cuore tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, tutti coloro che la stanno recensendo e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie tra le seguite/ricordate/preferite e da recensire, tutti coloro che mi hanno messo e mi hanno messo come autrice preferita :-) Buona lettura :-)) Gabrielle :-)


 
                 Ricordi del passato e la partenza dei prescelti

Mentre Cass, Gabe e Balthazar stavano ritornando a casa dopo l’incontro-scontro con Dio, con la nuova missione di uccidere i tre Vigilanti e attivare così le catene di Semeyraza, per riparare la grazia rotta della loro amica ed evitare che potesse diventare un arcangelo vegetale, Christine e gli altri ricomparvero all’interno della biblioteca di Haniel, appena prima che la luce del sole desse l’ultimo fugace guizzo, colorando la stanza di arancione infuocato e nel cielo si stagliassero le prime timide stelle. L’arcangelo della misericordia e della giustizia calcolò male il momento in cui doveva fare riposare le ali e finì per sbilanciarsi contro un mobiletto, contenente libri di cucina, sbattendo violentemente la testa e procurandosi una ferita profonda lungo la guancia destra. Sam fu subito da lei e l’aiutò a rialzarsi. L’arcangelo delle Potestà non potè esimersi dal fare una smorfia di tristezza mista a disgusto nel vedere le ali della sua compagna ridotte in quello stato. Dapprima forti e maestose, vero simbolo e potenza delle Dominazioni, di quella gerarchia che proteggeva i sovrani di tutto il mondo, adesso stavano perdendo piume e i muscoli avevano perso tonicità e le ossa erano fragilissime. Sarebbe bastato un colpo ben assestato alle ali di Christine per compromettere la sua incapacità di volare. L’angelo che aveva scacciato Lucifero assieme a Michele, adesso stava diventando l’ombra di se stesso e Sam si arrabbiò perché non era in grado di aiutarla di più.
Attinse alla sua essenza da Potestà e cercò di guarirla, ma il danno era troppo esteso. In alcune zone i legamenti erano frantumati e ricostruirli avrebbe significato spendere un’energia che Sam non aveva.
L’unico modo per guarirla era ripristinare lo specchio di lapislazzuli, ma ripararlo significava far ritornare la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse e condannarla a morte.
Porca buttana!
Ovunque si girassero, sembrava che ci fossero più problemi che soluzioni nei paraggi. Indipendentemente dal fatto che avrebbero riparato o no lo specchio, Christine era spacciata. A un certo punto una delle ali di sinistra prese fuoco color azzurro chiaro, il quale partì dalle punte fino a salire alla sommità e la ragazza sussurrò debilitata “Tersicore è morta”.
La musa della danza era morta, dopo un lungo periodo di agonia. Era stata recuperata al limite delle forze dalla squadra di guarigione capeggiata da Raffaele, era stata sottoposta al trattamento con la grazia di angelo, per cercare di riparare i danni che il veleno dell’Idra di Lerna aveva provocato, danni che in un normale essere umano avrebbero portato alla morte nel giro di tre minuti, ma gli sforzi furono vani.
In realtà c’era un altro modo per poterla salvare, ma serviva la collaborazione delle altre sorelle. E con Crowley alle calcagna, le rimanenti muse avevano deciso di tenersi lontano dai riflettori. Nonostante fossero molto addolorate della sua morte, sapevano di non dovere correre rischi. Se fossero morte tutte le muse, le arti sarebbero scomparse definitivamente dalla Terra.
Nessuno aveva voglia di parlare, tutti erano concentrati su quello che era successo nell’Anti-Purgatorio, sul cercare di capire il senso dietro le parole di Gemma Ioanthe, la Lycos Eros. Si era congedata in modo misterioso, affermando che ci poteva essere una lievissima speranza per Violet, lasciando più dubbi che soluzioni.
“Come stai?” chiese Sam preoccupato.
“Sto bene” disse Christine con un sorriso anemico, togliendosi i pezzi di vetro dalle ali “Ho solo calcolato male il momento in cui dovevo far riposare le ali. Sammy conserva l’energia per cose più grosse di una mia caduta”.
“Christine” esclamò Sam preoccupato “Tutto questo vale la tua vita? Pensa alla tua famiglia, a tutte le persone che ti vogliono bene, pensa a me”.
Christine gli prese le mani e sospirò, commossa dall’amore che Sam aveva per lei, un amore che derivava dal Paradiso “Sam, che arcangelo sarei, se abbandonassi il regno cui ho prestato la mia fedeltà e la mia protezione? Sarei solo un arcangelo disonorevole e non avrei neanche la forza per guardarti in faccia”.
Sam scosse la testa, confuso e al tempo stesso molto orgoglioso di lei. Molti si sarebbero fermati a quel punto, ma lei era determinata a prendere molto seriamente quella missione, a difendere quel regno a metà tra il bene e il male. Ma si doveva ricordare che era una madre e non solo un angelo, cui il Paradiso aveva preteso troppo e distribuito quasi nulla. Aveva due figli di cui occuparsi.
“Quello che fai è molto nobile Chris, ma pensa anche alla tua famiglia!  Tu non sei solo un arcangelo, un soldato di Dio, ma sei anche una mamma e la mia compagna, la compagna con cui vorrei stare fino alla fine dell’eternità” fece un respiro profondo “ E anche oltre”.
La parola “compagna” la calcò più volte, speranzoso di poter fare sentire tutto l’amore che provava per lei. La ragazza si emozionò e baciandolo affermò “ Lo faccio anche per loro”.
“Se tu muori, allora morirò anche io” decise Sam, afferrandole le mani, memore di una Christine terrorizzata e di un Lucifero sghignazzante “Io non posso sopportare di nuovo la tua perdita. Io ti ho già perso troppe volte, per sopportare di nuovo tutto questo. Ci sono milioni di angeli che possono occupare il tuo posto Chris, non ti puoi addossare sempre tutto il peso dei problemi altrui. Se tu te ne vai, allora me ne andrò anche io!”
Christine impallidì e prendendogli il viso tra le mani “ No, non lo fare. I nostri figli hanno bisogno di un genitore accanto che li supporti e li consoli della mia morte, non hanno bisogno di due brutte notizie nello stesso tempo”
“Tu sei la loro mamma!” cercò di farla ragionare, scuotendola per le spalle “Per favore Chris”.
L’arcangelo della giustizia e della misericordia baciò appassionatamente Sam, il quale capì immediatamente che qualunque cosa avesse detto, sarebbe caduta al vento. Christine soffriva molto per quella scelta sofferta, a metà tra il suo dovere da madre e il suo dovere da arcangelo, eterna funambola di decisioni ultraterrene, le quali si divertivano a rovinarle la vita. Sam fletté il braccio destro e ruppe una vetrinetta con un pugno, ignaro del sangue che gli scorreva nel polso.
“In questo momento, prenderei Crowley a calci”.
“Conserviamo la rabbia per qualcos’altro che un demone con manie di grandezza, un demone con la sindrome del conquistatore spagnolo” gli consigliò Christine saggia “ Poi dovresti fare la fila, quel piccolo bastardo ha una fila di nemici infinita”
Il cacciatore fu contento che almeno la vena ironica di Christine non si fosse persa. Dopo l’arcangelo della giustizia e della misericordia baciò Sam e gli promise “Lotterò Sam, lotterò fino alla fine. Farò sudare sette camice a Empusa, prima di uccidermi, sta tranquillo”.
“Me lo prometti?”
“Ehi” esclamò Christine, fingendosi offesa e facendo la linguaccia “Ti vorrei ricordare che sono stata io a buttare a calci Lucifero. Abbi fiducia in me”
“Sei la mia rovina”
“Ti amo” ribattè Christine baciandolo in fronte “Hai fiducia in me?”
Sam annuì e Christine lo baciò appassionatamente.  Sapeva che gli stava chiedendo tantissimo, di stare rischiando più delle altre volte, ma voleva riscattare l’immagine di quel regno che molti avevano sfruttato per il proprio tornaconto. Voleva insegnare ai suoi figli il valore di difendere ciò che si amava, anche a costo della propria vita.
In Paradiso le avevano insegnato che il Purgatorio era il ricettacolo delle più orride creature, creature abituate solo al sangue e alla caccia, ma non era stato così.
La loro non era solo mera sopravvivenza e in alcune cose, bè i mostri del Purgatorio erano meglio di loro. Gli animali non erano buoni o cattivi, era l’ambiente che li influenzava al tal punto di farli diventare ciò che erano.
Ma se per gli angeli gli scopi erano animati da un bene superiore, un bene a volte troppo sottile e controverso, i demoni dai peccati e dai propri tornaconti, i mostri lo facevano solo esclusivamente per la sopravvivenza della propria specie. E lo aveva scoperto con i suoi occhi, durante un’escursione segreta con Sheeira, in un momento di disobbedienza ad Astrea.
*
“Shy, andiamo. Il sole sta calando all’orizzonte”
Sheeira sbuffò innervosita e si appoggiò al tronco di una betulla dalle foglie giallastre, spostando un ciuffo biondo dalla faccia “Per tutte le Moire, Hesy! Per essere l’arcangelo che butterà a calci Lucifero dal Paradiso, in questo momento mi sembri una che ha paura perfino della sua ombra. Dimostra il tuo coraggio!”
“Sono quasi i vespri” ribattè  Christine cocciuta, esasperata dalla testardaggine della sorella, notando come il cielo stesse mutando da un azzurro chiaro a un blu vellutato “Manca poco alla chiusura e non sappiamo quando potremmo ritornare indietro”
Sheeira spalancò le ali e nei suoi occhi si accese una luce di rabbia e di frustrazione, la seconda perché Hesediel non assecondava i suoi desideri.
“Se vuoi, torna tu indietro” esclamò Sheeira caparbia “Io voglio vedere se le voci sul Purgatorio sono vere oppure no. Voglio vedere se il Purgatorio è davvero il ricettacolo delle più orride creature. D’altronde anche Binael ci ha insegnato che dobbiamo andare oltre le apparenze e vedere il nascosto dietro la facciata. Bisogna smantellare i pregiudizi e vedere la verità”
Hesediel aveva capito il motivo della scelta della sorella, era onorata di tutto questo, tuttavia tentò invano di farla ragionare “Non puoi farlo di giorno? Abbiamo circa ventuno ore di luce. Le leggi ultraterrene sono abbastanza severe a tal riguardo”
“Che vadano a quel paese le regole!” esclamò Sheeira senza mezzi termini “ Durante il giorno, il Purgatorio è un mortorio. Durante la notte che si anima, che dà il meglio di sé”
E detto questo si ferì alle ali e lasciò cadere alcune gocce di sangue e grazia angelica sul terreno. Quest’ultime si fusero insieme a creare una porta dimensionale, un fragile velo tra i due regni, tra la promessa di libertà e un Panopticon sovrannaturale. Una leggera brezza scompigliò i capelli biondi di Sheeira e quelli castano scuro di Hesediel e al di là, le due ragazze sentirono il gracchiare dei corvi, il sibilo di alcuni serpenti che strisciavano e quelli che dovevano essere denti che digrignavano.
“Sheeira!”
“Io vado!” esclamò Sheeira convinta e incominciò ad addentrarsi “Tu vieni?”
L’angelo guardò con titubanza la porta sovrannaturale e dopo prese la mano della sorella. Il viso di Sheeira si illuminò dalla felicità e le promise “Vedrai che non ci pentiremo di questa scelta”
E dopo tutto venne sommerso da una luce accecante.
                                                                                                *
“Voi chi siete?”
Hesediel sobbalzò stupefatta e si rizzò a sedere, appoggiando la schiena su un albero annerito. Lei e la sorella erano circondati da un gruppo di licantropi, guardinghi con le lance in mano, in una proporzione di due a venticinque, tutti muscolosi e agguerriti. Una situazione ideale! Guardò la sorella, la quale non era affatto spaventata, anzi era affascinata e abbastanza incuriosita dal gruppo. La sua attenzione era concentrata su un licantropo di poco più grande di vent’anni, capelli tagliati corti e leggera barbetta, il quale era scostato dal gruppo e si fumava una sigaretta, come se il problema del gruppo non lo riguardasse minimamente. Il licantropo sorrise di sfuggita e dopo si concentrò sulla sigaretta. Sheeira lo fissò ancora per un po’ e dopo distolse gli occhi, imbarazzata. Era la prima volta che accadeva una cosa del genere. Di solito era lei che fissava così intensamente una persona da costringerla a calare lo sguardo.
“Vi abbiamo chiesto chi siete?”
Hesediel guardò negli occhi quello che doveva essere il capo del gruppo. Aveva i capelli rossi lunghi fino alle spalle, mascella pronunciata, barba folta e ben curata e nel braccio aveva tatuato un nome “Fabian”.
“Non sapevo che gli angeli fossero sordi oltre che a stupidi” sghignazzò il cosiddetto Fabian, facendo ridacchiare tutti gli altri licantropi “Che peccato”.
Sheeira si alzò di scatto, facendoli ringhiare e si presentò, per nulla intimorita dall’ironia di Fabian “Io sono Sheeira Kalievra, appartengo alla categoria dei Principati e se mi fate incazzare vi faccio un culo tanto. Lei è…”
“Io sono Hesediel o meglio Christine Lilyane e sarò la capogerarchia delle Dominazioni”
A quelle parole Fabian impallidì e si mise a confabulare con un suo collega, un tipo pelato e con un orecchino di diamante al lobo dell’orecchio destro. Hesediel poté distintamente sentirli dire, nonostante stessero parlando in ringhi e ululati “Non può essere il nostro arcangelo…”.
“Il vecchio sciamano Lithius è stato categorico su questo fatto. Dovrà essere un capogerarchia delle Dominazioni a proteggerci. Finalmente anche il Purgatorio ha un suo protettore”
“Una donna?”
“Non dirmi che sei sessista Fabian” lo rimproverò bonariamente il suo collega.
“Non dire cazzate Santiux” sbuffò il licantropo, mostrando una chiosa di denti appuntiti “Sai bene che mia figlia è a capo della guardia militare lupina, non sono sessista. Solo che...”
“Non ti fidi perché la ritieni inesperta?” terminò lui, capendo dove voleva andare a parare il suo collega “Se c’è una cosa che ho imparato qui Fabian, è che mai sottovalutare una persona. Da parte mia ha la più completa fiducia. Non sei stanco anche tu delle continue incursioni degli angeli, convinti che possono fare qualsiasi cosa, solo perché sono delle alte sfere?”.
Fabian annuì corrucciato e guardò Hesediel che si alzava, incerto su cosa fare. Nel frattempo che la situazione si sbloccava, Sheeira si concentrò sul licantropo misterioso e con coraggio si avvicinò, sapendo di rischiare molto “Io mi chiamo Sheeira”.
“Sheeira come la pronuncia della parola “francese” cher?”
“Esattamente” confermò lei “Ma ti posso assicurare che non sono così cara come la parola”.
Lui diede un’ultima occhiata alla sua sigaretta, si passò la lingua sui denti acuminati in un tentativo di essere sensuale e minaccioso “Io posso strapparti il cuore dallo sterno”.
“Io posso bruciare la tua anima nel sonno, senza che tu ne accorga” ribattè Sheeira per nulla impressionata.
Il licantropo sorrise divertito dall’intraprendenza di Sheeira e si congratulò con lei “Sei coraggiosa e spiritosa. Erano secoli che non vedevo una tipa come te”
“Dovresti mangiare il cuore di persone intelligenti” lo prese in giro un suo collega, un ragazzo dai capelli biondi e occhi verdi “Così almeno ti ricorderesti”.
“Grazie per il suggerimento Louis” sbuffò il licantropo seccato e dopo la sua voce cambiò tono, diventando più roca “ A proposito, io mi chiamo Anton Ematos”.
“Anton Ematos?” ridacchiò Sheeira, traducendo il suo nome “Fiore del sangue? Tua madre aveva bevuto per caso quando ti ha messo questo nome?”
“Bè” esclamò lui con un sorriso che si estese agli occhi e accarezzandosi la barbetta “Può darsi che abbia bevuto, ma non puoi negare che non abbia una certa poeticità criminale per un licantropo come me”.
“Tu sei pazzo!”
“Sono i pazzi che reggono il mondo e lo fanno meglio di quelli che si definiscono normali e normali non lo sono” decretò Anton  convinto di quello che stava dicendo “E tu a quale categoria appartieni?”
“Indovina”
L’angelo gli strinse la mano e per un po’ si guardarono negli occhi. Una pozza azzurra che rifletteva due occhi castano scuro e un viso difficile da dimenticare. A un certo punto Anton spostò il braccio destro all’indietro e dai polpastrelli uscirono degli artigli affilati.
“Sheeira, attenta” l’avvertì Hesediel.
Sheeira non si fece cogliere impreparata e altrettanto fulminea trapassò con un solo colpo d’ala Anton, frantumandogli la cassa toracica. Il licantropo spalancò gli occhi sorpreso e dopo sibilò “Non sei una fanciulla indifesa”
“Pensavi che noi angeli fossimo dei pappamolla buoni a nulla, dediti solo ai buoni sentimenti e a suonare l’arpa? Hai una pessima opinione di noi, lupacchiotto”
L’angelo girò l’ala e Anton urlò dal dolore. Aveva pensato erroneamente di avere trovato un angelo indifeso. Sheeira gli sussurrò all’orecchio “Ah, a proposito hai rovinato tutto con il tuo attacco”.
Sheeira chiuse gli occhi e si concentrò, producendo dalle piume dei filamenti in argento, avviluppando il cuore di Anton e facendo rantolare. Sapendo che l’argento era letale per i licantropi, Anton stava per avere un arresto cardio-circolatorio.
“Sheeira, basta!”
I compagni di Anton cominciarono a circondarle le unghie tirate fuori dai polpastrelli e fecero vedere i canini, indispettiti dall’atteggiamento di Sheeira. Fabian ordinò “Lascialo andare”
Per un po’ Sheeira fece finta di non sentire nessuno e con movimenti decisi lo trapassò da una parte all’altra. Hesediel era inorridita dall’atteggiamento della sorella, irrispettosa sì ma che teneva in grande considerazione la vita altrui, come era giusto per una Principato come lei. Ma in Purgatorio tutto sembrava cambiato, la sua parte irrazionale stava prendendo il sopravvento e la stava trasformando in un angelo ribelle. E le fece prendere una decisione importante. Concentrandosi, Hesediel materializzò un fuoco di grazia e lo lanciò contro la sorella “Adesso basta Sheeira, ha capito la lezione”.
“Ha incominciato lui” si difese Sheeira, trapassandolo da una parte all’altra. Poi senza preavviso, con un brusco movimento uscì l’ala e fece crollare Anton in una pozza di sangue, quasi morto.
“Dovete andarvene” ringhiarono i licantropi furibondi “Non siete più le benvenute”.
“No, devono rimanere”
La voce flebile di Anton fece sobbalzare tutti dalla sorpresa. Il licantropo era strisciato fino a raggiungere un albero e appoggiarvisi la schiena. La ferita si stava lentamente rimarginando. Fabian si inginocchiò vicino a lui e cercò di farlo ragionare “Quella ragazza ti ha quasi ucciso. È un pericolo per la comunità lupina”
“Sono stato io a incominciare” ammise Anton, trattenendo un urlo di dolore: il processo di auto guarigione richiedeva un grande sforzo di energia “Lei si è soltanto difesa”.
Fabian lo prese per il bavero e lo scosse innervosito “Anton, tu sei uno degli ultimi Lycos Eros. Non tirare troppo la corda!”
Anton sorrise, un sorriso pieno di sangue “Io e lei siamo più simili di quanto tu possa immaginare. Io sono un Lycos Eros e lei è una Principato, ovvero un angelo dedito ai buoni sentimenti. Entrambi siamo disgraziati dal cuore buono. Fabian, la sua è stata solo legittima difesa”
Il capo del gruppo sollevò le sopracciglia, colpito dall’atteggiamento remissivo del collega. Di solito non era così, di solito non aveva remore a uccidere chi osava fargli del male, ma sembrava che Sheeira lo avesse colpito nel profondo.
Non gli sembrava vero che era la stessa persona che aveva ordinato il massacro di alcuni vampiri.
“Spero che tu sappia quello che fai Anton. Ti ricordo che..”
“Non nominarla” ululò Anton furibondo “Fabian non nominarla mai più! Io voglio solo che sia un pallido ricordo nella mia esistenza, ti è chiaro?”
“Anton, tu sei come un figlio per me” affermò Fabian “Non…”.
 All’improvviso Hesediel si avvicinò a loro, avanzando con il palmo teso a indicare che non aveva cattive intenzioni. Sentendosi addosso le occhiate furibonde e sospettose dei licantropi, la capo gerarchia delle Dominazioni s’inginocchiò accanto a Anton.
Si strappò una striscia di tunica e la porse al licantropo, ordinandogli “Stringila tra i denti”.
“So resistere al dolore” disse Anton caparbio “Puoi procedere”.
“Non dire che non ti avevo avvertito” ribattè Hesediel sorridendo materna “Credimi, sarà peggiore di qualsiasi cosa tu abbia mai provato”.
“Ti fidi di lei?” domandò Fabian scettico “Ti vorrei ricordare che sua sorella…”.
“Mia sorella è una testa calda e la sua è stata una legittima difesa” interruppe Hesediel seria, fermando bruscamente la discussione prima che degenerasse “Se non lo guarisco subito, il processo di auto guarigione sarà completamente inutile e morirà tra atroci dolori. Indipendentemente da quello che tu pensi Fabian, io sono una speranza per Anton”
Fabian borbottò qualcosa tra i denti e dopo rimase in silenzio.
“Quale sarà il tuo nome sulla Terra?” domandò Anton incuriosito.
“Christine”
“Ottima scelta” disse Anton in tono debole: stava andando in ipotermia per l’eccessivo dissanguamento, ormai non riusciva più a tenere gli occhi aperti e le labbra stavano incominciando a colorarsi di blu. C’era pochissimo tempo a disposizione.
“Tu non interverrai” decise Fabian in tono duro, prendendo bruscamente un polso della ragazza.
“Ci tieni a lui?” domandò Hesediel arrabbiata e Fabian fu costretto ad annuire “ E allora fammi fare il mio lavoro e non ti impicciare”
Dal palmo della mano destra fuoriuscì un filamento di grazia, il quale andò a riparare il danno che Sheeira aveva combinato. Tutto il dolore che aveva provato Anton, bè non era niente a quello che stava provando in quel momento. I muscoli delle gambe fremettero, mosse la testa a sinistra e a destra, nella bocca si formò una schiuma bianca, la quale rischiò di mandare tutto a monte, in quanto se avesse occluso le vie respiratorie, avrebbe provocato la morte istantanea. Memore delle lezioni all’Accademia di Medicina di Raffaele, Christine si avvicinò con la sua grazia e riparò il danno, aggiungendo un piccolo dono personale. Involontariamente Sheeira aveva fatto rivelare un piccolo tumore nascosto al polmone destro e così Christine potè intervenire. Il licantropo la fermò con un gesto della mano “ Non scherzavi quando mi dicevi di stringere un pezzo di panno tra i denti”.
“Le questioni mediche non scherzano mai”
“Perché mi stai aiutando?” domandò Anton curioso “E non spararmi la cazzata che sei un angelo, perché tua sorella mi ha appena detto che…”.
“Non c’è bisogno che tu mi dica nulla” ribattè Christine, aggrottando la fronte di fronte a un osso difficile da riparare “Se trovo qualcuno in difficoltà, io lo aiuto, indipendentemente che sia un angelo, un demone o un mostro. Se non ti avessi aiutato, saresti stato costretto a essere rinnegato da tutti i tre regni ultraterreni. Credimi, non è una scelta felice”
 Tutti i licantropi rimasero a guardare l’arcangelo che guariva in un misto tra il sospettoso e il sollevato. L’intero processo durò un bel po’ e dopo Hesediel cadde su un fianco, esausta come se avesse corso per settanta chilometri su una gamba sola. Guarire Anton era stato più difficile del previsto.
Anton balzò in piedi ed esclamò giovale “Sono in pista!”
Fabian impallidì e sibilò “Allora, la leggenda era vera…”.
Hesediel si strofinò le mani per fare cadere gli ultimi residui di grazia e Sheeira si accorse della stanchezza nei suoi occhi. Ma prima che potesse parlare, Fabian interruppe tutto e affermò, rivolto a Christine “ Voglio che tu conosca una persona”
L’angelo annuì stupefatta e allora il gruppo dei licantropi scortò le ragazze all’interno del Purgatorio, Sheeira guardata a vista per paura di un altro suo attacco. Anton si posizionò accanto a lei con grande disappunto da parte degli altri licantropi e si congratulò “Ottimo attacco”
“Sei un tipo strano Anton. Dovresti starmi lontano”.
“Mi piacciono le sfide. Poi tu sei una tipa che non ha bisogno di un uomo per avere protezione. Sei un angelo con la pistola sovrannaturale” ribattè Anton “Non so se essere impaurito o ammirato”
“Tutte e due” gli sibilò Sheeira e dopo gli suggerì una cosa “Ah, a proposito, mai voltare le spalle all’avversario. Una frazione di secondo è importante per decretare la morte o la vita”
“Me ne ricorderò” affermò Anton con un mezzo sorriso.
“Toglimi una curiosità, perché mi hai attaccato?”
Anton fece una smorfia e dopo nel gruppo calò il silenzio. Il licantropo non poteva dirle che il suo attacco non era stato spontaneo, ma era stato calcolato nei minimi dettagli. Poco prima del loro arrivo, Anton aveva avuto la visione futura di Sheeira che precipitava all’Inferno per colpa della sua protetta, e con il suo attacco voleva distruggere ogni particella di ricordo di Ignitia, voleva che Sheeira non soffrisse, ma purtroppo era stato fermato dalla stessa interessata. Il ragazzo sbuffò innervosito, pensando al rimprovero che avrebbe avuto da Fabian riguardo alla sua decisione, che non doveva stravolgere il futuro, ma di sicuro non avrebbe rinnegato quello che aveva fatto. Nel frattempo che il licantropo pensava alle conseguenze del suo attacco, l’arcangelo guardò seccata il cielo che ormai era diventato scuro e la possibilità di ritornare a casa si stavano assottigliando sempre di più. La notte nel Purgatorio era strana, poteva durare un solo giorno o addirittura per sempre, il tutto dipendeva da quello che decideva Eve.
E solo con la luce del giorno lei e Sheeira potevano sperare di ritornare a casa. Laddove Astrea le avrebbe strigliate per bene.
Secondo quanto avevano studiato all’interno dell’Accademia del Sapere, gestita da Binael e Metatron, Il Purgatorio era una grande e immensa foresta che si estendeva a perdita d’occhio, un luogo dove i mostri sfogavano i loro istinti, liberi da cacciatori o comunque da chi avrebbe fatto loro del male.
Nell’aria c’era solo il gracchiare di alcuni corvi, il sibilo e il digrignare di alcuni mostri, i quali osservavano i nuovi arrivati, indecisi se attaccare o no. Hesediel ebbe la sensazione che due occhi gialli la fissassero nel buio, due occhi arrabbiati ma che nel contempo prospettavano grandi cose per lei. Una mano artigliata e un sorriso ferino furono le uniche cose che vide della creatura misteriosa. L’arcangelo raggiunse Sheeira, la quale stava chiacchierando amabilmente con Anton, come se l’attacco non fosse mai successo e la fermò “Ti devo parlare”.
“D’accordo” rispose Sheeira, capendo dove sua sorella volesse andare a parare.
La Principato si lasciò trascinare all’ombra di un albero, abbastanza lontane da non essere sentite e abbastanza vicine per non destare sospetti nel gruppo dei licantropi. Hesediel si mordicchiò il labbro, cercando di calmarsi e dopo le chiese “Ma che accidenti ti è venuto in mente?”
“Se non mi fossi difesa, lui mi avrebbe uccisa” si difese Sheeira punta sul vivo “Non farmi tante storie, lo hai salvato ed è questo l’importante”
Hesediel sospirò, cercando di fare capire quello che le voleva dire “Avresti potuto utilizzare il tuo potere da Principato, utilizzare quello, non trapassarlo da una parte all’altra. Siamo angeli, non demoni! Hanno recuperato un po’ di fiducia in noi, perché sono riuscita a guarirlo. Ma se non ci fossi riuscita?”
“Tu ci riesci sempre” esclamò Sheeira convinta “Sei la migliore allieva di Raffaele!”
“Il potere di guarire mostri è difficile e logora a poco a poco la grazia, non garantendo una guarigione completa al cento per cento sempre” affermò Hesediel triste, facendo impallidire Sheeira “Shy, ho potuto guarire Anton perché è forte e aveva volontà di guarire. Ma se non ci fossi riuscita?”
La Principato deglutì terrorizzata, immaginando la scena apocalittica che si sarebbe prospettata di fronte a loro, qualora l’arcangelo non avesse potuto salvare Anton. Orde di licantropi che si sarebbero avventate su di loro, gli artigli sguainati, le bocche che digrignavano, uno scenario di carni lacerate e sangue.
Erano due angeli potenti ma contro un’orda di licantropi furenti i loro poteri sarebbero serviti a nulla. Anton era lì che li osservava attento e Hesediel era stupefatta del suo atteggiamento. Si sarebbe immaginata che avesse ordinato un attacco contro di loro oppure che avesse attaccato lui stesso.
E invece nulla.
Sembrava quasi che fosse ammaliato da Sheeira.
Dopo riportò la sua attenzione a Sheeira e le chiese “Lo avresti benedetto se fosse morto?”
Sheeira rimase stupefatta della domanda della sorella, non sapendo quello che dire. La Benedizione dei Principati era una cosa da non perdere sotto gamba, in quanto se fosse stata fatta  bene avrebbe potuto trasformare il licantropo in un angelo, mentre se fosse stata fatta male non solo il licantropo avrebbe avuto l’anima bruciata, ma sarebbe stato rilegato nel peggiore inferno.
Il potere di una Principato era tremendo, poiché reggeva sull’amore e sull’odio, due sentimenti su cui era meglio non scherzare.
“Ragazze, non vorrei interrompere la vostra chiacchierata” affermò Anton “Ma il gruppo mi sta facendo segno di muoverci. Non penso che vorrete rimanere nostre ospiti per sempre?”
Lo strano gruppo arrivò in una radura spoglia e all’improvviso videro materializzarsi dal nulla una tenda. Senza troppi indugi, Fabian scostò con gentilezza un lembo della tenda e fece cenno a Hesediel “Prego, entra”.
L’angelo sollevò le sopracciglia, sorpresa, e stava per introdursi insieme a Sheeira, quando Fabian estese il braccio e disse secco “No”.
“Io non mando mia sorella allo sbaraglio” rispose Sheeira combattiva.
“Ci dovevi pensare prima di attaccare un nostro compagno” ribattè Fabian, mostrando una chiosa di denti appuntiti e bianchi “Hesediel andrà da sola”
“Io sono venuta in Purgatorio con l’intenzione di smentire le dicerie sul vostro conto, sul fatto che qui ci sono solo sangue e caccia” esclamò Sheeira, perdendo la pazienza “Io mi sono solo difesa”.
“Sarà” affermò Fabian scettico “Ma tu lì non entri, anche a costo di sventrarti da solo. Hesediel entrerà da sola, che ti piaccia o no”.
La Principato stava per sfoderare il suo pugnale dalla cintura, quando Hesediel la interruppe “Hai sparso troppo sangue. Me la cavo da sola”
“Io non ti mando da sola” esclamò Sheeira “E se fosse una trappola?”
“Chi è la sorella maggiore tra noi due?”
Detto questo, Hesediel si introdusse nella tenda. E fu come entrare in un altro mondo, un cielo pieno di stelle, appoggiato su un pavimento di fuoco e piume d’angeli, la perfetta unione tra l’Inferno e il Paradiso. Strinse tra le mani la spada d’ametista per infondersi coraggio, in quanto non aveva ancora l’investitura per poter utilizzare l’arma delle Dominazioni, dopo una voce roca la fece sobbalzare “Benvenuta Hesediel”
A parlare era stato un uomo dall’età indefinita, corpulento, capelli rossi, occhi gialli, orecchie da lupo, canini da vampiro e una lunga coda da sirena.
“Dove ci troviamo?” domandò Hesediel incuriosita, toccando una stella “Siamo nello spazio?”.
“In realtà possiamo trovarci nello spazio o ancora nel Purgatorio” rispose l’uomo misterioso, leccandosi un canino “In questa tenda ho scardinato le regole del tempo e dello spazio. Qualsiasi luogo tu pensi che questa tenda sia, sta sicura che lo diventerà. Tu sai chi sono io?”
“Tu dovresti essere Lithius”
Lo sciamano proruppe in una risata che fece rabbrividire l’angelo “In realtà piccina neanche io so che nome ho. Come hai potuto costatare tu stessa, non sono un mostro come tutti gli altri. Sono la mescolanza di razze che si odiano a morte ed Eve mi ha rilegato qui, pentendosi di avermi creato. Io sono un esperimento fallito agli occhi della sua creatrice. E so con amara consapevolezza che non sarò il solo. Una mamma adorabile. Mi chiamo Lithius, perché come le pietre mi logoro con il tempo”
Il futuro arcangelo delle Dominazioni deglutì imbarazzata, non sapendo quello che dire. Lithius era un personaggio davvero particolare e fu con grande sollievo che lui domandò “Vuoi sapere perché ti ho convocato qui?”
“Sì”
Lithius schioccò le dita e l’atmosfera all’interno della tenda cambiò radicalmente. Non era più il cielo stellato appoggiato su un pavimento di fuoco e piume d’angeli, ma erano all’interno di una foresta. Una fitta e costante pioggia cominciò a cadere e Hesediel domandò stupefatta, togliendosi un ciuffo di capelli zuppi dalla faccia “Perché mi hai portato qui?”
Lo sciamano fece un mezzo sorriso e dopo materializzò una lancia appuntita “Attaccami”.
“Che cosa dovrei fare? Io sono venuta a chiedere che cosa volessi da me e non…”.
“Ho detto attaccami” le ordinò imperioso “Tu attaccami e io ti spiegherò il motivo della tua convocazione”
Lithius mise il bastone davanti a sé e cominciò a ruotarlo sempre più velocemente, creando dei vortici d’aria potentissimi, impendendo all’arcangelo di avanzare e spingendola inesorabilmente verso un burrone, laddove si trovavano mostri con le unghie affilate e denti acuminati che la stavano aspettando.
“Tutti pensano che il mondo sia governato solo dal bene e dal male, che il mondo si possa colorare di bianco o nero, ma in realtà il Purgatorio è tutt’altra cosa. La sopravvivenza è una cosa che non può essere catalogata come buona o cattiva, ma dimostra la voglia di vivere che ha una persona. Il Purgatorio non punta sulla bontà o sull’interesse contorto, ma sulla sopravvivenza.  Possiamo cacciare, possiamo squartare le persone, ma non lo facciamo con cattive intenzioni, ma perché se non attaccassimo noi, sarà il nostro avversario a farlo per noi”
Hesediel era a un passo dal burrone e Lithius la spronò dicendo “Non pensare che tu mi voglia fare del male, ma pensa che tu voglia vivere.  Noi non vogliamo un arcangelo…”
“Un arcangelo che? Avanti, continua”
“Attaccami e forse ti darò la risposta” la stuzzicò Lithius enigmatico, facendo ruotare ancora di più il bastone.
Sapendo che Lithius non avrebbe parlato se lei non lo avesse attaccato, l’arcangelo chiuse gli occhi, aspettando che l’attacco si affievolisse, in quanto era tecnicamente impossibile che tenesse quel ritmo per sempre, e nel frattempo si concentrò sulla sua grazia, estendendola oltre il suo corpo e creando una corda. Gli occhi castani divennero viola chiaro e approfittando della distrazione dello sciamano lanciò la corda e lo fece sbilanciare. Il mostro stava per cadere su un letto di spine roventi elettriche, quando Hesediel gli tenne le mani per impedirlo.
“Ecco quello che volevo dirti!” esclamò Lithius trionfante.
Hesediel lo guardò confusa e Lithius si affrettò a spiegare “Sai la teoria della Scuola di Chicago?”
“Quella che afferma che è il luogo a influenzare le persone?”
“Precisamente” confermò Lithius, posando la lancia e battendo le mani: erano ritornati nel solito cielo stellato appoggiato su un pavimento di fuoco e piume d’angeli “Quando Dio ci mandò nel Purgatorio, lo creò ostile e inospitale, perché credeva che non fossimo abbastanza intelligenti da ascoltarlo…”.
“Dio ha creato il Purgatorio perché stavate distruggendo il Paradiso” controbattè Hesediel  “Nel Paradiso regna…”
“Calma e tranquillità” terminò Lithius scettico “Oh piccina, tu sai che meglio di tutti che  voi angeli siate dei grandi filibustieri quando vi mettete. Tua madre stava per essere giudicata per avere portato avanti la tua gravidanza e quella di Sheeira, nonostante sia la Personificazione della Giustizia. E lo sai che Lucifero vuole il potere tutto per sé?”.
“Non oserebbe!”
“Anche se la tua voce dice il contrario, io so che la tua grazia mi dà ragione” rispose Lithius “Io non sono una Moira, quindi non posso mostrarti ciò che avverrà. Ma posso dirti una cosa, piccola. Invece di dialogare con noi, lui creò un luogo ostile, laddove potessimo sfogare i nostri istinti. Se hai a che fare con un animale feroce, non lo chiudi in gabbia…”.
“Che cosa volete da me?” lo interruppe Hesediel sospettosa.
“Vogliamo che tu diventi il nostro Re Artù, il nostro cavaliere del Purgatorio”.
“Avete già Cassiel che vi protegge” disse Hesediel confusa “Non avete bisogno di me”.
“Già” mormorò Lithius enigmatico “ Ma la leggenda parla di te, solo di te. Tra qualche secolo un demone scombinerà le nostre esistenze e tu sarai la sola a potercela fare”.
Hesediel rimase lì, senza dire nulla.
“Pensaci alle mie parole. Solo un arcangelo del tuo livello è degno di rappresentarci. Poi solo una Dominazione può guarire un Lycos Eros”.
E dopo ci fu il buio assoluto.
Poi l’arcangelo ritornò di nuovo nella realtà, in una realtà che regala solo sofferenze. Nel frattempo Dean abbracciò Violet e le spostò i capelli da una parte all’altra. La cercatrice d’angeli si girò e per un po’ non si parlarono, occhi castani contro occhi verdi, occhi che avevano assaggiato l’Inferno e occhi che stavano diventando il peggior incubo dei tre regni. Il cacciatore ebbe modo di pensare al loro primo incontro a casa della signora Smith, quasi quattordici anni prima, durante la loro missione di proteggere i prescelti di Cassiel, persone speciali in grado di imprigionare Lucifero con un portale dimensionale e che potevano essere uccisi soltanto se nel cielo ci fossero state due lune nere. In quell’avventura avevano sconfitto Abbadon, il braccio destro di Lucifero, e a essa erano conseguite altre più mirabolanti. Gli Ariel’s Son, i Daemonus, l’avventura con gli angeli spagnoli, Christine incinta all’Inferno e lo scorrazzare dei mostri sulla Terra, fino a arrivare a Semeyraza.
“Violet…”
“Lasciami stare Dean” rispose Violet rattristata “Non ho voglia di parlare”.
Dean le mise una mano sul viso e lentamente le fece una carezza, tracciando il contorno del viso “Supereremo anche questa prova Vio. Io ho quarant’anni d’Inferno alle spalle e tu sai che non è una metafora, hai visto le cicatrici sulla schiena e ti ho raccontato quelle nel mio spirito. Hanno cercato di spezzarmi con la ruota delle torture, di fiaccarmi dandomi il ruolo di torturatore di anime innocenti, auspicando che io diventassi il vessillo di Michele e Sam quello di Lucifero. Tutti desideravano che Sam ed io scatenassimo l’Apocalisse, con tutte le conseguenze che ne comportava, ma noi abbiamo spezzato le loro aspettative, nonostante avessero tentato di farci cedere in tutti i modi. Per me hanno giocato la carta della ruota delle torture, solo per dimostrarti quanto sia sottile la linea del bene e del male, quanto il bene alcune volte sia più stronzo e figlio di buttana del male. Amore mio, il destino non lo costruisce Cloto con il suo filo e lo toglie Atropo con la sua Aletheia Gladia. Il destino ce lo costruiamo noi, con le nostre scelte e i nostri sbagli”.
“L’ultima frase non sembra farina del tuo sacco, te l’ha suggerita Sam?” domandò Violet divertita e Dean sorrise sollevato; era riuscito a stemperare la tensione per un po’.
“Devo ringraziare un’autrice in un sito di fanfiction” esclamò Dean orgoglioso.
“Come si chiama questo genio? Dovremmo farle una statua d’oro”
“Mi sembra che a che fare con i brindisi” mormorò Dean meditabondo “Comunque ha ragione, siamo noi che ci costruiamo il destino e non degli stupidi palloni gonfiati che credono che noi siamo solo marionette”.
Violet fu colpita dalle parole di Dean, commuovendosi. Nonostante avesse scoperto che lei era la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, lui non l’aveva abbandonata. Molti lo avrebbero fatto…
“Il tuo caso era ben diverso. Si trattava di una cosa che potevi rifiutare. Qui si tratta di eredità genetica, io sono condannata fin dall’inizio ed io non voglio uccidere la mia migliore amica”.
Dean sobbalzò quando vide le iridi castane di Violet cambiare in nero con sfumature di viola e sospirò sollevato quando tutto ritornò normale.
“Tu non lo farai e se lo facessi, ti assicuro che farò di tutto per farti ritornare quella di prima. Distruggerò il Paradiso e chiederò a quelli stronzi piumati di darti quella possibilità che ti hanno negato. Ti ricordi quando ti avevano detto di Sandalphon, del fatto che eri il suo vessillo? Alla fine siamo riusciti a liberarti del suo influsso!”.
Violet si mordicchiò il labbro inferiore, contenta e terrorizzata del fatto che Dean le stesse accanto e la difendesse. Che cosa sarebbe successo se lei non fosse riuscita a resistere all’influsso di Empusa? Si sarebbe fermata a uccidere Christine o avrebbe continuato, alimentando la sete di vendetta e sangue, distruggendo tutto quello che incontrava? E se dopo la sua migliore amica avesse ucciso i suoi figli? Non poteva permetterlo.
Con un movimento leggero tolse la spada angelico-demoniaca dalla cintura di Dean e l’ammirò alla luce di una lampada. Una spada fatta con la grazia d’angelo e sangue di demone, con l’elsa a forma di corna di demone e piume d’angelo intrecciate, una spada creata da Cassiel, uno degli angeli del Purgatorio. Una spada che poteva uccidere indistintamente angeli e demoni, poteva uccidere una creatura come lei?
Sam e Christine fecero un passo in avanti, pronti a intervenire in caso che ne fosse bisogno. Haniel e Sheeira osservarono attenti, la Vaso di Collera senza ironia negli occhi. La ragazza esclamò “Uccidimi”
Per un po’ Dean strabuzzò gli occhi meravigliato, convinto che sua moglie stesse scherzando, ma quando si accorse che non era così, si oppose con tutte le sue forze “Spero che tu stia scherzando. Io non lo farò”
Violet rimase con la spada, impugnandola per l’elsa per circa mezz’ora e dopo le cadde per terra, in un tonfo sordo. Dean non la raccolse e la cercatrice d’angeli scoppiò di rabbia.
“Cazzo, lo devi fare” urlò Violet infervorata, dimenticando le buone maniere “Vorresti vivere il resto della tua vita con un’assassina sovrannaturale? E se dopo Hesediel, io dovessi uccidere i nostri bambini e i nostri nipoti? Hai tenuto in considerazione questa cosa?”.
“Ne usciremo”
“Dannazione Dean” esclamò Violet e la sua voce assunse una sfumatura d’incertezza “Ho una cosa da confessarvi. Non l’ho detto prima, perché non volevo farvi preoccupare”.
“Che cosa non ci hai detto Violet?” intervenne Christine curiosa, sbattendo dietro di sé le sue sette ali, ali ormai malconce e allo stremo delle forze, una vera Paladina del Terzo Regno “Puoi dirlo”.
Violet deglutì e il coraggio le venne a mancare. Come faceva Christine a sopportare tutto questo senza impazzire? Aveva sopportato che lei fosse stata prescelta come il vessillo di Sandalphon, aveva visto il suo migliore amico ucciso da Lucifero con l’ausilio di Stefan Salvatore, aveva rischiato di partorire all’Inferno, laddove Lucifero l’aveva imprigionata, per finire con Semeyraza che aveva richiamato Sandalphon e aveva innescato il processo dell’heliobasileus, quindi del divenire un arcangelo del Purgatorio. Una persona normale non avrebbe mai sopportato tutto questo, neanche avendo una famiglia come la loro. Una persona normale sarebbe fuggita via dinanzi a tutto questo, ma lei rimaneva imperturbabile al suo posto, fermamente convinta delle sue convinzioni. D’improvviso rimembrò il momento in cui Christine era ricomparsa nella sua vita, determinata a difenderla, in quella stessa notte in cui i suoi genitori erano morti, quelli che credeva che fossero tali, in quella stessa notte in cui aveva scoperto che il suo primo fidanzato era un demone.
“Riposate in pace” la voce di Christine arrivò attutita alle orecchie di una Violet legata e imbavagliata, “Avete fatto un ottimo lavoro”.
La cercatrice d’angeli guardò l’arcangelo delle Dominazioni chiudere gli occhi ai suoi genitori, uccisi in maniera brutale. Sua madre era stata uccisa con un violento colpo alla testa e una pugnalata allo stomaco, mentre suo padre era stato sbattuto contro una parente elettrica e fatto morire folgorato. Violet chiuse gli occhi, pensando all’ultimo istante di vita di suo padre e le sue ultime parole rivolte a lei “Non ti preoccupare amore mio, non è stata colpa tua. Mamma e papà ti vorranno sempre bene”
“Guarda, guarda chi è arrivato a salvarti” sghignazzò Charlie contento “Lancillotta”.
Violet si sporse a guardare Hesediel affrontare con indomito coraggio e urlare “Peccato che la cavalleria sia morta”.
L’ex fidanzato di Violet s’inginocchiò e sorrise maligno “Nonostante vi siete lasciate in mal modo, è sempre pronta ad accorrere in tuo aiuto. Non so se trovo questa cosa dolce o profondamente patetica. Tu cosa dici?”
E nel dirlo le tolse bruscamente il fazzoletto che le copriva la bocca.
La ragazza non rispose e allora Charlie le diede uno schiaffo potente, il quale la fece cadere su un lato “ Rispondimi stronza”.
“Molto dolce” sussurrò Violet, sputando sangue.
“Hai sbagliato risposta” rispose Charlie, gli occhi iniettati di nero demoniaco “Dovevi dire…”.
“Lasciala stare”
Charlie sobbalzò e il suo sguardo si illuminò di gioia perversa quando vide Christine. L’arcangelo della giustizia e della misericordia posò la sua spada d’ametista, sporca del sangue dei mutaforma che aveva ucciso e ripetè “Lasciala stare”.
“Perché lo dovrei fare?” domandò Charlie in tono insolente “Non potrai salvarla per sempre”.
“Finché ho respiro in questo corpo, stai certo che lo farò”.
La cercatrice d’angeli osservò Christine e non seppe dire nulla, se non essere commossa dalla dedizione che lei aveva nei suoi confronti. Charlie le accarezzò i capelli e affermò “Siamo più simili di quanto tu possa immaginare”.
“Ti sbagli” dissentì Christine “Violet è diversa da te”.
“Allora, quando lei diventerà…”
Ma in quel momento Christine slegò la ragazza e Violet non perse tempo a trafiggere il cuore del demone con un pugnale, tirandolo fuori e rimettendolo dentro. Uno sguardo di pietà e un sogghigno demoniaco, l’anima umana e la sozzura dell’Inferno unite, l’ultimo sguardo rivolto a Christine “Non sai in che guaio ti sei cacciata”.
E dopo spirò.
La cercatrice d’angeli aveva sottovalutato quell’episodio, relegandolo in uno dei tanti episodi orribili che avevano vissuto. Ma alla luce dei recenti fatti avvenuti, Violet non poté fare a meno di considerarlo sotto una diversa prospettiva. Charlie sapeva benissimo che lei sarebbe diventata la Quinta Cavaliere, altrimenti perché morire e annunciare a Hesediel “Non sai in che guaio ti sei cacciata”.
Non avrebbe avuto senso.
“Amore, che cosa ci dovevi dire?”
Violet guardò Dean, mordicchiandosi il labbro inferiore e annunciò “Io posso sentire l’influenza di Empusa dentro di me e con difficoltà la sto respingendo”.
“Come puoi sentire la sua influenza dentro di te? I demoni non sono bravi a nascondere la loro presenza dei corpi che si impossessano?” domandò Dean perplesso.
“Tecnicamente la Quinta Cavaliere dell’Apocalisse non è un demone nell’accezione più pura del termine, anche se si comporta come tale” spiegò Sam, intervenendo nella discussione “Posso solo immaginare che le regole basilari per il Paradiso e l’Inferno non valgano per lei”.
“Sam, la lezione di Teologia più tardi” sbraitò Dean incazzato, afferrando le spalle della sua compagna “Vio, tu la devi respingere”
“Ci sto provando Dean, ma la sua voce e la sua influenza sono tentatrici. La sento vicino a me, come se mi sussurrasse all’orecchio, sento vicino a me la sua voglia di brandire un pugnale e affondarlo nel cuore di Chris... “.
E non seppe come continuare. Guardò Christine e non seppe davvero capacitarsi di come potesse avere tutto quel sangue freddo. Erano entrambe mamme, entrambe con due figli e la situazione si stava complicando ogni giorno che passava.
“Non puoi permettere a una puttana ultraterrena di decidere per te. Riusciremo a superare tutto questo”
Violet annuì non convinta e fu in quel momento che Christine le appoggiò una mano sulla spalla destra. Nel suo sguardo albergava la luce della vera amicizia. Qualunque cosa fosse successa, lei sarebbe stata al suo fianco. Anche se questo avesse significato la morte eterna.
“Tu non meriti di morire Chris”
“Non posso permettere che tu scivoli nell’oscurità. Finché ho respiro, io ti aiuterò a riemergere dalla tenebra”.
“Anche quando la tenebra ha avviluppato il mio cuore e la mia anima?”
“Nessuna tenebra è così impenetrabile da non permettere alla luce di passare” affermò Christine sicura, l’arcangelo che guardava l’umano “Nessuna persona è così irrecuperabile da non essere salvata”.
“Ma non ci pensi a Nathaniel e a Michelle?” domandò Violet sconcertata “Chris, tu sei una mamma, oltre che un arcangelo!”
“Quello che le ho appena detto io” asserì Sam sconsolato.
“Ci penso” disse Christine, la voce che tremò nel sentire i nomi dei suoi figli e istintivamente si toccò la pancia, laddove stavano crescendo i suoi tre gemelli “Sono il mio pensiero ricorrente ed è anche per loro che sto facendo tutto questo”.
“Tu rischi di morire per mano mia” ululò Violet, brandendo la spada angelico-demoniaca da terra “Se hai un briciolo di amor proprio, uccidimi”.
La cercatrice d’angeli tese la spada a Christine, la quale non la prese e dichiarò “Ho avuto molte occasioni di ucciderti Vio e non l’ho fatto. Ho disobbedito alle leggi celesti per salvarti e lo rifarei se potessi. Né io né Dean alzeremo un dito contro di te, ma faremo di tutto per aiutarti a uscire”
“Sono d’accordo con Chris”
Per la seconda volta la spada di Cassiel cadde a terra, un tonfo che risuonò cupo nel silenzio. Christine non la raccolse.
“Io non la raccoglierò” dissentì Christine, spegnendo immediatamente le speranze di Violet “Riusciremo a salvarti”.
“Perché devi fare il cavaliere della situazione della situazione?” urlò Violet arrabbiata, non riuscendo a capire il perché Christine non avesse preso la spada “Poni fine alle tue sofferenze”
E detto questo riprese la spada da terra e l’appoggiò sul palmo della mano destra della sua migliore amica, la punta rivolta verso il  cuore e le ordinò “Uccidimi”
Un filo di sangue colò lungo la maglietta rossa di Violet e Christine non potè fare a meno di pensare a lei bambina, ai sorrisi dopo essere ritornata dall’Inferno “Tu non mi dai ordini. Se c’è una possibilità, io la seguirò”
“La tua pietà sarà la tua lapide”
Fu un attimo, Violet prese la spada e si scagliò contro l’arcangelo, la quale non era pronta a contrattaccare e ricevette un colpo potente a una delle ali di sinistra, una delle poche ali buone, macchiando il pavimento. La Quinta Cavaliere aveva ripreso il possesso di Violet, a pochi giorni dalla precedente comparsa. Stava diventando sempre più potente e questo significava soltanto che la missione si stava compromettendo ogni minuto che passava. La risata di Empusa le risuonò nelle orecchie, come una campana stonata “Tu vorresti salvarla? Povera sciocca, lei è compromessa e molto presto lo sarai anche tu”
“Nessuno è compromesso fino in fondo” assicurò Christine, alzandosi a fatica e macchiando il tappeto persiano di sangue “Anche tu puoi aspirare..”
Ma non ebbe il tempo di dire altro che venne sbattuta da una parte all’altra, fino a quando Empusa non la fece finire contro una vetrinetta di opere latine e diede fuoco al mobile. L’arcangelo diede una rapida occhiata ai battiti dei suoi tre figli, tranquillizzandosi del fatto che era tutto apposto, e dopo diede fondo alle sue energie per allontanare il fuoco. Successe un fenomeno curioso, le ali presero fuoco ma le fiamme sembravano restie a lambire il resto del corpo, quasi come se non volessero distruggere una cosa importante.
I suoi figli.
“Interessante fenomeno” costatò Empusa divertita.
“Perché non ti riveli per quello che sei?” intervenne Dean arrabbiato, spostando l’attenzione della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse da Christine a lui “Ti atteggi a Cavaliere dell’Apocalisse, ma poi ti nascondi dentro un essere umano come una vigliacca. Tutti voi, angeli, demoni, Cavalieri vi atteggiate a grandi persone, ma in realtà non siete altro che vigliacchi, vigliacchi che non sanno fare le cose in prima persona!”
“Prepariamoci a scavare la fossa” sussurrò Sheeira mesta.
La Quinta Cavaliere socchiuse gli occhi neri con sfumature di viola, indecisa se essere divertita o infastidita dall’impudenza di Dean “ Sei talmente bello che sarebbe un vero peccato deturparti”
“Le tue percosse non mi faranno nulla. Sono stato tormentato da Alastair in persona”
“E secondo te da chi ha preso lezioni? Dalla sottoscritta! E pensare che una volta l’ho dovuto rimandare in Torture Oniriche, non ci metteva abbastanza impegno”
Dean ringhiò sconfortato ed Empusa fu vicino a lui. Per un momento non si parlarono e dopo la Quinta Cavaliere gli accarezzò la guancia “Tu mi desideri”.
“Io ho sposato Violet Gyselle CrystalLight, non tu” affermò Dean, mentre il suo sorriso era ferro incandescente su una ferita recente “ La mia donna non è una stronza come te”.
La Quinta Cavaliere ridacchiò “Se continui a insultarmi, potrei innamorarmi di te”.
“Non ci tengo”
“Ancora per poco non ci terrai” sghignazzò Empusa, tracciando con la punta del dito il profilo di Dean, il quale rabbrividì disgustato “Presto io e Violet saremo una cosa sola e personalmente io ti vorrei al mio fianco”.
“Preferisco morire”
“Ed io ti farò ritornare in vita. Sono una tipa dalle mille risorse” affermò Empusa  con un sorriso a metà tra l’ironico e l’arrabbiato.
Dopo l’attenzione si spostò su Haniel, il quale aveva fatto apparire una spada di diaspro rosso e stava cantando una canzone in enochiano. La Nenia della Dimenticanza.
“Questa nenia non servirà a molto quando lo specchio di lapislazzuli sarà ripristinato”.
“Dormi!” esclamò Haniel in tono imperioso, la potenza dei Principati “ Non è ancora il tuo periodo”.
“Sai a che cosa sto pensando?” lo stuzzicò Empusa “A te che uccidi tua figlia, il sangue caldo che esce dalle tue mani…”.
“Dormi!” ringhiò Haniel, la bella faccia deformata dalla rabbia e affondando la lama sul pavimento.
Empusa fece un ringhio e dopo sparì. Violet cadde carponi, esausta e Dean fu subito accanto a lei “Amore stai bene?”
La cercatrice d’angeli non rispose subito e impallidì quando vide Christine circondata dalle fiamme, un’ala quasi completamente incenerita.
“Chris” esclamò Sam terrorizzato “Spegni il fuoco”.
L’arcangelo lo guardò intontita e scosse la testa “Sam, non ho più le energie”.
Il cacciatore si preparò a spalancare le ali e a spegnere il fuoco della sua ragazza, quando si accorse che Sheeira stava facendo la stessa cosa. Insieme cominciarono a danzare, creando un piccolo vento che spense il fuoco. Dopo Haniel appoggiò le sue ali nelle parti malate di Christine, aiutando le piume a rigenerarsi, un acido ialuronico arcangelico.
Nella stanza calò un silenzio pesante e Dean sbottò arrabbiato “Che cosa abbiamo risolto andando da tua figlia?”
“Dean, non…” tentò Sam, ma il maggiore dei Winchester era arrivato a quasi a un tiro di schiocco dal viso dell’arcangelo, totalmente dimentico che Haniel era pur sempre un capo gerarchia angelico.
“Dimmi cosa abbiamo risolto Haniel” sbottò Dean arrabbiato “Ci avevi promesso che tua figlia avrebbe risolto la situazione di mia moglie e invece siamo punto e a capo. Mi sembra solo che ci indichiate soltanto la via per cadere sempre più giù. Volete davvero che questa situazione si risolva, oppure ci sguazzate nella tragedia?”
“Dean…” provò a calmarlo Violet, toccandogli il braccio “Haniel sta facendo il possibile per aiutarci, non essere duro con lui”.
“Non sta facendo abbastanza” urlò Dean furibondo, distruggendo lo specchio di petali di rosa e spargendo il contenuto nel pavimento “Tu ti stai trasformando nella peggiore assassina di tutti i tempi, qualunque cosa si farà, Christine è spacciata! Io non mi calmo Violet, i regni ultraterreni ci stanno chiedendo un prezzo troppo alto questa volta. Siamo venuti a chiedere aiuto, ricevendo solo un sacco di informazioni, ma nessun dettaglio in concreto”
L’arcangelo dell’amore non si fece sconvolgere più di tanto dal tono iroso di Dean e ribattè calmo “Ha detto che c’è una piccolissima speranza per lei ed è sempre un punto di inizio”.
Il cacciatore di demoni prese la spada angelico-demoniaca dal pavimento e la puntò al collo dell’arcangelo “Senti, io sono stanco di giochetti, sotterfugi, di mezze verità, così anche mio fratello. Se hai qualcosa da dire, dilla vigliacco”
“Tu non sai nulla di me Dean”
“So abbastanza su di te” esclamò Dean arrabbiato, non rendendosi conto del guaio in cui si stava cacciando “E so che io e la mia famiglia stiamo rischiando la vita per questa missione. Tu sei un vigliacco, tu stai qui senza fare nulla, mentre noi soffriamo!”
Haniel fece un sorrisetto di circostanza e d’improvviso scaraventò Dean contro una vetrinetta antica. Nessuno si aspettò una cosa simile da lui e tutti guardarono con stupore l’arcangelo che era a capo dei buoni sentimenti. Dean si tolse i pezzi di vetro dal braccio appena in tempo e dopo fu sollevato in aria.
“Haniel, rimettilo giù” esclamò Christine in tono stanco “Siamo tutti demoralizzati e vogliamo che tutto finisca. Dean non intendeva offenderti”
L’arcangelo dell’amore non ascoltò sua sorella e sollevò di un altro po’ Dean. Dopo schioccò le dita. Il cacciatore cominciò a ululare straziato, pur essendo perfettamente normale dal punto di vista esterno. Dalle bolle che comparvero sulle braccia e sul collo, Christine capì che Haniel stava provocando la combustione dell’anima e che se non avesse fatto qualcosa, Dean avrebbe subito dei seri danni, con il rischio di essere escluso dai tre regni ultraterreni.
“Haniel rimettilo giù”
“Se sapesse ciò che ho vissuto, non mi direbbe che sono un vigliacco”.
“Io lo so che non sei un vigliacco” affermò Christine in tono dolce “Ma per favore, Antoine, lascialo andare”.
Haniel rimase colpito dal fatto che sua sorella avesse utilizzato il suo nome terrestre, ma non demorse. E Christine dovette fare una cosa che non voleva assolutamente fare. Strinse il pugno destro e cantò in enochiano. Sam la guardò perplesso e dopo Haniel cominciò a sentire una pressione al petto “Chris…”.
“Lascia stare mio cognato” ribattè Christine in tono duro, l’essenza delle Dominazioni e del Purgatorio dietro di lei, a creare un ghirigoro di luce indaco e sangue purgatoriese “O io continuo con l’incantesimo della compressione del cuore. Non farmelo fare Haniel, non farmelo fare fratello. Non voglio scegliere tra la mia famiglia terrestre e la mia famiglia di grazia”
Il capo gerarchia dei Principati guardò quello delle Dominazioni, entrambi determinati a non cedere. Haniel mosse ancora un po’ le dita e il dolore di Dean aumentò un po’ di più, costringendo Christine a stringere il pugno. Sam osservò sgomento la battaglia che si stava svolgendo tra i due angeli, migliori amici e legati da esperienze mortali, e prese una decisione importante. Materializzando il suo pugnale di topazio, il cacciatore ferì alle ali sia sua moglie sia Haniel ed entrambi smisero.
Dean cadde a terra, dolorante, prontamente soccorso da Violet “Amore, come stai?”
“Benissimo” rispose Dean ancora scosso e dopo si rivolse a Haniel “Che accidenti pensavi di fare, stronzo?”
L’arcangelo dell’amore non ribattè subito e dopo guardò il cacciatore con uno sguardo duro e inflessibile “A volte si pensa che essere angeli, significhi non avere sentimenti, essere capaci di guardare il mondo senza lasciarci coinvolgere, ma ti sbagli. Io convivo con l’incubo di avere ucciso mia figlia”
Tutti rimasero di sasso alla rivelazione di Haniel, tranne Christine che aveva assistito alla scena e mai avrebbe potuto dimenticare lo strazio del suo migliore amico. Haniel era rimasto a tormentarsi per mesi e mesi su quello che aveva fatto e alla fine il tutto si era concluso con Stefan Salvatore  che gli aveva strappato il cuore. Fortunatamente l’imbarazzo che si era venuto a creato, fu interrotto da Sheeira “Sono spiacente di interrompere questo interessante incontro di pugilato, ma abbiamo una missione da completare e un demone da prendere a calci negli stinchi”
“Sheeira ha ragione” concordò Sam “L’incontro di boxe lo fisserete un altro giorno. Adesso ci dobbiamo occupare di fargliela pagare a Crowley per il casino che sta combinando”
“Per me la questione si è conclusa qui” affermò Haniel, spalancando le ali e rimettendo i petali di rosa all’interno della bacinella “E comunque se ci mettessimo a litigare tra i doni, faremmo solo il gioco di chi vuole che noi ci separiamo e in questo momento è l’ultima cosa che auspico per noi”
“Ci sono delle novità?”
L’arcangelo dell’amore immerse una mano nella bacinella e muovendo le dita avanti e indietro annuì “Ci sono delle novità”.
“Davvero?”
“Davvero Dean” rispose Haniel imperturbabile, non lasciandosi scalfire dall’atteggiamento del cacciatore di demoni “L’essenza dell’Inferno è stata presa dall’arcangelo Raphael e dalla sua compagna Elena…”.
“Io ancora non riesco a credere agli angeli che trasformano gli umani in vampiri. È contro natura!” protestò Dean scandalizzato.
“Hanno fatto scelte diverse” asserì Haniel, smuovendo i petali di rosa all’interno della bacinella “Quello che tu consideri contro natura, bè per loro potrebbe essere la più normale delle azioni. Figurati, io sono il padre di una Lycos Eros, di una licantropo dell’amore e potrei essere contro natura per te”
“D’accordo, ma come..”
“Dean, discuteremo dopo dell’etica degli arcangeli di New York” lo interruppe Sam serio “Vai avanti, Haniel”
“Infatti” confermò Haniel e riprendendo il discorso di prima “L’essenza del Purgatorio è stata presa dagli Alphas e qualche giorno fa Eve ha comunicato loro quello che dovranno fare nel Purgatorio, il che ci ricollega al vero motivo dell’utilizzo dell’Aletheia Gladia da parte di Crowley”
“Non voleva solo conquistare il Purgatorio, allargare i suoi orizzonti?” domandò Sheeira stupefatta “Quel piccolo demone dalla sindrome da conquistare spagnolo ha un piano?”
“Quella era una scusa” affermò Haniel “Ovviamente quel piccolo bastardo vuole il Purgatorio per allargare i suoi orizzonti e ampliare le sue terre. Ma in realtà lo ha fatto per incontrare sua figlia e ha torturato Persephone, la custode delle porte del Terzo Regno”
“Mi auguro che Persephone gli abbia fatto sudare sette camice” intervenne Violet
“Se per sette camice tu intendi un orecchio in meno, allora sì” dichiarò l’arcangelo dell’amore, abbozzando un sorrisetto “Prima di morire, Persephone ha ritenuto giusto vendicarsi del demone per quanto riguarda il pessimo modo in cui Crowley ha trattato sua madre”
“Peccato che sia morta, allora” esclamò Dean “Sarebbe stata l’ospite d’onore per la nostra cena di Natale. Ritornando a quello che hai detto prima, non ho capito bene, quel piccolo demone figlio di puttana quale esso è…” deglutì inorridito, non riuscendo a capacitarsi di quello che stava per affermare “Padre? E chi è la sciagurata che ha avuto la sfortuna di partorire sua figlia?”
“Eve” rispose Haniel senza mezzi termini.
“Bene” disse Sam “Di bene in meglio. Allora mia moglie e mia cognata stanno soffrendo perché Crowley vuole fare valere i suoi diritti di padre e ambisce al titolo di padre dell’anno? Vado a prendere il mio coltello demoniaco”
“Vengo anche io Sammy”
“Vai avanti Haniel” decise Christine “A Crowley penseremo dopo”
L’arcangelo dell’amore spostò ancora una volta lo specchio di petali di rosa e fece vedere una giovane donna di circa venticinque anni, dalla chioma leonina e le corna attorcigliate, le ali da serafino e i denti appuntiti davanti. L’unione tra l’angelico e il demoniaco. Davanti a loro si prospettò l’immagine di una persona in balia degli interessi dei loro genitori.
“Chronie è una creatura particolare, potrebbe essere considerata un demonangelo, ma non renderebbe l’idea di chi potrebbe essere. Essendo la figlia di un potente demone e della madre dei mostri del Purgatorio, dentro di sé ha l’anima del Purgatorio e dell’Inferno e quindi se venisse liberata…”
“Si scatenerebbe o un’ondata di mostri del Purgatorio o demoni” concluse Sam tetro “ Non vorrei essere nei panni della povera Chronie”
Haniel annuì e continuò “Eve ha cercato di proteggerla dalla sua parte demoniaca, imprigionandola dietro una porta di fuoco e sangue nero, una porta che serve per bloccare la sua parte demoniaca e purgatoriese di cui lei è discendente e mettendo un sigillo, da rompere solo con l’utilizzo dell’Aletheia Gladia. La Signora del Purgatorio ha chiesto agli Alphas di ucciderla”
“Ma come?” esclamò Dean “Non dovrebbe essere contenta di…”
“Anche i mostri del Purgatorio hanno un cuore Dean” intervenne Christine, ricordando lo sguardo di Anton mentre lo guariva “Penserai che i mostri siano solo spinti dal sangue e dalla caccia, ma ti posso assicurare che non è così. Nonostante possa sembrare logico che Eve possa attrarre a sé Chronie, è comunque una madre e fa quello che è bene per i figli”
“Forse l’unica cazzata che ha fatto è stato fare l’amore con Crowley” borbottò Dean arrabbiato, ricevendo l’assenso da parte di tutti.
“N0n posso fare altro che concordare” esclamò Haniel e continuando “Qualche giorno fa è stata tenuta una riunione segreta in Paradiso per la costruzione della Lancia di Lete e uno dei miei sottoposti mi ha riferito che Eve ha chiesto l’intervento dell’ArchangelDemonius Lira”
“Altri guai in vista per caso?”
“Dipende dai punti di vista” rispose Haniel e fece vedere l’immagine di un’arpa d’oro con i fili di seta, con i disegni del Paradiso e dell’Inferno “L’ArchangelDemonius Lira è uno strumento davvero particolare, è stato progettato da Gabriel per consentire una conversione dell’anima durante il periodo del Ritorno a Casa...”
“In poche parole” intervenne Christine “Era stata istituita da Metatron e da Binael una task force per recuperare gli angeli che avevano cercato di andarsene dal Paradiso. Tuttavia Metatron suggerì a Binael di creare uno strumento che convertisse senza forzature e solo se la persona lo consentiva, in modo tale da consentire anche agli angeli. Quindi se Eve suonasse l’ArchangelDemonius per Chronie…”.
“Fammi indovinare, Chronie diventerebbe il peggiore demone di tutti i tempi?”domandò Dean, fingendosi meravigliato “Chissà perché la cosa non mi sorprende. Io opterei per la fondazione “Free Chronie. Se Chronie vuole essere un mostro, lo deve essere perché lo vuole lei e non perché lo decidono gli altri”.
L’arcangelo dell’amore annuì e stava per aggiungere qualcos’altro, quando Sam intervenne “ Allora questo specchio di lapislazzuli è un’arma dalle numerose sfaccettature. Se rotto, provoca la morte degli abitanti del Purgatorio, con la conseguenza della perdita dell’anima, se riparato, provoca la comparsa della leggendaria Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, la quale è intenzionata a uccidere mia moglie, una Cavaliere che racchiude dentro di sé tutti i poteri dei suoi colleghi e il potere della natura. In più hai aggiunto che Eve ha apposto un sigillo sullo specchio per impedire a Crowley di vedere sua figlia. Dimmi adesso che hanno creato la Lancia di Lete”
“Dacci un po’ di buone notizie” rincarò la dose Sheeira “Oh a quanto pare, le buone notizie la redazione si rifiuta di darle?”
Haniel fece un sorrisetto, pensando al legame forte che la Vaso di Collera aveva stretto con sua figlia e nello specchio comparve l’immagine di un’arma. Una lancia lunga all’incirca tredici centimetri di zaffiro con intarsi di diamante.
“Durante la visita di Gabriel agli Alphas…”
“Perché Gabriel è andato a trovare gli Alphas?”
“Posso continuare il discorso senza che nessuno mi interrompa?” sbuffò Haniel ora leggermente contrariato “Ad ogni modo, sì è andato a trovare gli Alphas per illustrare alcuni dettagli della missione e ha fatto vedere una lancia di lapislazzuli decorata con onici, ametiste e amazzoniti…”.
“A me non interessa se l’arma è fatta di diamante o di carta straccia” interruppe Dean bellicoso “Voglio sapere come funziona questa stramaledetta Lancia di Lete e se può aiutare mia moglie o è solo una chimera”.
“La lancia di Lete è un’arma che è stata creata per addormentare lo Spirito della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, una soluzione temporanea.”
“Temporanea, quanto?”
“All’incirca trecentocinquanta anni. La lancia non ha il potere di distruggere lo spirito della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse, bensì di addormentarla. Prima che la battaglia finisca, Lucifero deve strappare il Cordos dal cuore di Violet, la sfera dei sentimenti e delle emozioni di Empusa e colpirla con la Lancia di Lete. Il Cordos dovrà poi essere portato nella Dimora di Astrea, e dopo la soluzione temporanea Michele dovrà collegare la sua grazia e il suo cuore angelico…”
“Aspetta un secondo” lo interruppe bruscamente Dean “Vorresti dirmi che sarà il diavolo in persona a mettere le mani su Violet?”
“Sì Dean”
“Io lo impedirò”
“Vuoi vedere salvata tua moglie oppure no?” domandò Haniel, perdendo d’un tratto la pazienza “Allora Lucifero è l’unica persona in grado di prendere il Cordos, in quanto solo la persona che ha creato l’Inferno può ambire a prenderlo. Ad ogni modo al termine dei trecentocinquanta anni, Michele dovrà collegare la sua grazia e il suo cuore angelico allo scrigno, diventando così il Guardiano della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse”
“Mi immagino Michele nel custodire qualcosa” sghignazzò Sheeira “Chris ti ricordi quando Dio ha commissionato a Michele..”
“Non si può fare altrimenti” esclamò Christine “Neanche io vorrei che Lucifero mettesse le mani su Violet…”.
“Io sono stato all’Inferno” protestò Dean ad alta voce “Perché non posso farlo io?”
“Solo chi ha creato l’Inferno può prendere il Cordos…”.
“Non mi interessa!”
Haniel chiuse gli occhi, cercando di calmarsi e di non utilizzare la combustione dell’anima e alla fine chiese al cacciatore “Ci vuoi provare?”
“A fare cosa?” domandò Dean guardingo.
“A prendere il Cordos da tua moglie” dichiarò Haniel serio “Forse così ti renderai conto che solo Lucifero può prendere la sfera dei sentimenti e delle emozioni di Empusa”.
L’arcangelo dell’amore schioccò le dita e aprì lo sterno di Violet. Il Cordos di Empusa, un cuore nero gaietto con le vene e le arterie argentate avviluppato al cuore umano. Il cacciatore di demoni si avvicinò con una certa titubanza e non appena la sua mano tentò di prendere il Cordos, successe l’inevitabile. Un fuoco argentato circondò il braccio di Dean e il cacciatore urlò dal dolore.
“Annabethe, mi dispiace sei stata scelta”
Sam capì subito che il Cordos stava facendo riaffiorare i ricordi dell’Inferno, quando era sceso dalla ruota delle torture e si era messo alla mercé di Alastair. Tempestivamente allontanò Dean dal Cordos, spegnendo il fuoco dal braccio, mentre Christine si occupò di chiudere la ferita a Violet.
“Anche se sei stato abbastanza all’Inferno, la tua anima non è corrotta come quella di Lucifero”.
“Ma Lucifero non ha la grazia?”
“Sam, la grazia può pulire la tua anima, ma non può certamente cancellare il passato” assentì Haniel “E comunque Lucifero dovrà tornare al più presto al suo posto”.
“Perché se no cosa succederà?”
“Questo non mi è dato saperlo” mentì Haniel, lanciando uno sguardo d’intesa a Christine, la quale capì subito “E anche se mi fosse dato saperlo, non potrei dirlo. Cloto mi ucciderebbe se vi rivelassi troppo”.
“E poi che missione sarebbe senza la suspance” costatò Sheeira divertita, facendo il verso alla pubblicità della Nutella “Una piccola zona d’ombra in un quadro di luce rende più interessante il divertimento”.
“Per quanto riguarda lo specchio di lapislazzuli, come possiamo ripararlo?”
“Dopo la vostra presa dell’essenza del Paradiso, ricavabile dalla battaglia dei capi gerarchia contro i corrispettivi colleghi oscuri, appariranno tre stelle nel cielo a formare un portale dimensionale, laddove si racchiudono le nuvole del Paradiso, le fiamme dell’Inferno e la fierezza del Purgatorio”.
“Il portale si deve aprire grazie alla musica della BiaThanatie, giusto?” domandò Violet e l’arcangelo dell’amore annuì.
“Sì, la BiaThanatie è uno dei tanti modi per aprire le porte del Purgatorio, senza fare spargimenti di sangue. Essendo Persephone uccisa da quel viscido di Crowley, la Moira della Morte ha deciso di istituire Michele e Lucifero come custodi delle porte del Purgatorio e avendo ottenuto il ruolo dei custodi del Purgatorio, essi hanno rinunciato a qualcosa e di conseguenza hanno costruito la Lancia di Lete”.
“Immagino la gioia perversa di Atropo per avere incastrato Michele” borbottò Sheeira divertita “Dopo che…”.
“Il tutto quadra in modo perfettamente logico” interruppe Sam sempre più interessato al discorso “Quindi per riparare lo specchio di lapislazzuli servono le tre essenze ultraterrene, l’essenza che ha tanto amato e...”
“Il ciondolo di Dio” confermò Sheeira amaramente “Già”.
“Un lavoro adatto solo alla ditta Winchester” esclamò Dean tutto baldanzoso “Quando le cose si fanno complicate, chiamate i Winchester e sarete soddisfatti. Anche perché i rimborsi non ci sono”
“Ammiro la tua voglia di scherzare in questo preciso momento” disse Sam in tono tetro.
“Che cosa posso fare Sam? O rido o mi vado a schiantare con la mia Baby nel canyon del Colorado” affermò Dean sicuro di sé “Se devo morire, lo voglio fare a testa alta e con il sorriso stampato in fronte”.
Sam annuì, colpito e allo stesso tempo confuso dall’atteggiamento del fratello maggiore e fu la volta di Violet di intervenire “Si ha qualche notizia su come sia questo specchio di lapislazzuli?
“E tu come fai a sapere che ci sono diverse versioni?” domandò Haniel e poi scosse la testa, capendo il sottointeso “Lascia perdere, credo di sapere che Empusa ti abbia già informato”
“Già”
“Perché ci sono diverse versioni dello specchio di lapislazzuli? Sembriate che ci godiate a farci impazzire!” costatò Dean perplesso “E come sarebbe questo specchio porta rogne sia che sia integro sia che sia rotto?”
L’arcangelo dell’amore guardò nello specchio e fece vedere ai presenti le varie versioni dello specchio di lapislazzuli, la prima con la cornice di rubino e le decorazioni di zaffiro bianco, l’altro con la cornice d’oro e iolite e racchiusa in una nuvola di sangue purgatoriese, paradisiaco e infernale.
“Scegliete la vostra versione”
“Haniel, abbiamo altre cose cui pensare che scegliere la versione dello specchio” sbuffò Sheeira seccata “Penso che quando saremo lì, scopriremo come è fatto sto benedetto specchio di lapislazzuli”
“Per una volta, mi trovo d’accordo con lei” borbottò Dean e chiedendo “Allora per andare in questo benedetto portale dimensionale per prendere l’essenza del Paradiso, abbiamo bisogno del potere dei nostri figli, di Mary e di Nathaniel Winchester?”
“Sì Dean”
“Hai altre cose da aggiungere? O le scopriremo strada facendo?”
“No vostro onore, non ho nulla da aggiungere” scherzò Haniel e tese la mano destra al cacciatore di demoni “Nessun rancore per quello che è successo”.
“Nessuna pugnalata alla schiena?”
“Mi hai preso per un demone?” domandò Haniel seccato “Anzi mi hai riflettere sull’importanza che bisogna lottare per ciò che si ha. E verrò con voi”
“Tu non andrai da nessuna parte” interruppe una voce femminile comparsa all’improvviso.
Tutti si girarono a vedere la moglie di Haniel con un grembiule e una ciotola in mano, laddove stava preparando uno zabaione.  Lo stomaco di Dean borbottò all’odore del dolce e Sam lo richiamò con gli occhi.
“Sam, io ho fame” mugugnò Dean arrabbiato.
“Non è tempo” lo rimproverò Sam “Non appena questa avventura sarà finita…”
“Mi chiuderò in un fast food e mi strafogherò” promise Dean e dopo gli sussurrò “Ma perché non ci può mai capitare un caso in cui ci sono delle spogliarelliste brasiliane?”
Sam ruotò gli occhi divertito e Christine ridacchiò. L’atmosfera si era alleggerita un po’ con quella battuta di Dean.  Dyane si avvicinò a loro e ripetè “Non andrai da nessuna parte”
“Lo devo fare”
“Così ti farai ammazzare di nuovo? Quante volte devi sfidare la sorte? Quante?” urlò Dyane furibonda, sbattendo il grembiule sul tavolo “Pensa a me e a tua figlia”
“Dyane..”
“No, Haniel” ribattè la moglie “Hai già sofferto abbastanza e hai una famiglia cui badare”.
“Anche mia sorella ha una famiglia ed io non posso e non voglio esimermi dall’aiutarla” la fece ragionare Haniel “Io lo so che tu sei preoccupata per me, ma questa volta io non posso fare finta di niente, non posso stare qui a non fare niente, mentre ogni giorno di più mia sorella è tra le braccia di Thanatos”.
“L’ultima volta…”
“L’ultima volta è stata l’ultima volta” terminò Haniel, posando le mani sulle spalle minute della donna “Dyane, io sono un capo gerarchia ed è mio dovere dare il buon esempio”
“Mamma, papà è un eroe e gli eroi devono fare sacrifici” interruppe Iolye, comparendo dietro la madre “Anche se pensa a noi, deve sempre svolgere il suo lavoro”
Entrambi i genitori rimasero di sasso alle parole di Iolye, perplessi dal fatto che una bambina potesse dire parole così importanti. Dyane posò la ciotola e guardò il marito, per un po’ nessuno dei due parlò. Poi la donna tirò fuori una foto, la foto di Gemma da piccola in braccio da Haniel “Lo fai per lei?”
“Lo faccio per tutti noi. Il Purgatorio è una responsabilità di tutti! Il terzo regno merita una seconda possibilità”.
“Stai attento!”
“Cautela è il mio secondo cognome” scherzò Haniel, scompigliando i capelli alla moglie “Starò attento a non farmi rubare il cuore”
La donna gli diede un buffo schiaffetto sul viso e baciandolo gli sussurrò “Non esiterò a fare un patto con un demone per farti ritornare indietro!”
Ma non diede il tempo a Haniel di replicare che se ne andò nella stanza. Iolye era ancora lì, sopra un tavolo con le gambe a penzoloni, lo sguardo serio di una custode della Fiamma della Fenice. La bambina si girò verso Christine e le chiese “Mi puoi promettere una cosa?”
“Tutto quello che vuoi piccolina” rispose Christine intenerita “Almeno cercherò di accontentarti”.
“Ritorna viva”
Due semplici parole che fecero calare il silenzio in sala. L’angelo si avvicinò e scompigliandole i capelli esclamò “Cercherò di farlo. Non posso darti la certezza assoluta della mia promessa, il destino non vuole essere imprigionato, vuole essere vissuto”
Iolye saltò giù dal tavolo e l’abbracciò calorosamente, ripetendo infervorata “Per favore, ritorna viva”
Christine fu molto colpita dall’insistenza della bambina, quasi come se stesse nascondendo qualcosa, ma non indagò oltre. Sicuramente Iolye si era affezionata a lei e come tutti i presenti in sala si augurava che lei ritornasse viva dalla missione e questa la commosse parecchio. Poi la bambina le aveva cinto la vita, appoggiato l’orecchio sulla guancia e le aveva sussurrato “Ritorna viva per Henry, per Nimuhiel e per Calliope”.
“Ma io non ho ancora decis…” rispose Christine stupefatta e dopo guardò Haniel, il quale annuì orgoglioso “Iolye possiede l’antico potere dell’Angelisione. Usa la tua grazia per analizzarla Hesy”
L’arcangelo della giustizia e della misericordia aveva sbattuto gli occhi, incuriosita dalla richiesta del suo amico. Era da tempo immemorabile che qualcuno non le chiedeva di utilizzare la sua grazia per analizzare una persona, precisamente dai tempi dei progenitori, da quando Eva le aveva chiesto di analizzare l’anima di Caino e lei le aveva dato l’infausto esito. Cioè che sarebbe diventato un fratricida e che avrebbe introdotto il reato di omicidio. Non potè assolutamente dimenticare le grida angosciate di Eva, la quale la sbattè fuori di casa, gridando che era una bugiarda e che il suo amato Caino non avrebbe mai ucciso Abele. Purtroppo la vita aveva dato tutt’altro esito.  Diede una rapida occhiata a Iolye e dopo avvertì Violet e Dean “Riparatevi gli occhi”.
“Siamo immuni alla tua grazia” esclamò Dean “Possiamo guardare”.
“Meglio che vi riparate gli occhi” li avvertì Christine in tono urgente “Sto utilizzando la mia grazia per analizzare una persona e la sua potenza verrà centuplicata. Se ci tenete gli occhi, riparateli”
La cercatrice di angeli e il cacciatore di demoni si misero un braccio davanti agli occhi e aspettarono. Con un grande respiro, Christine richiamò la sua grazia e sentì un dolore pulsante sempre più grande, come piccole punture trasformate in coltellate, le ferite dell’Inferno che ritornavano di nuovo a fare male, dopo anni di assopimento, dopo che l’arcangelo li aveva definitivamente accantonati nei suoi ricordi peggiori. Molto probabilmente la sua grazia era stata compromessa dopo il fendente di Sandalphon, ma l’arcangelo decise di non farci caso, curiosa di scoprire che cosa nascondesse Iolye. Guardò il suo Sam che le teneva la mano sinistra e lo sentì sussurrare “Posso farlo io amore, non ti affaticare”.
“Ce la posso fare” affermò combattiva “Non ti preoccupare Sammy”.
“Tu qualche giorno mi manderai al manicomio”.
“Abbi fiducia in me” disse Christine baciandolo sulla guancia.
La sua grazia si espanse intorno a sé e i suoi occhi castani scuro divennero viola chiaro e prese tra le sue ali Iolye. Quella che la lasciò perplessa, fu che scoprì che l’anima della piccola nata da un Principato, conteneva tracce di grazia di Dominazioni. Non era mai successa una cosa del genere, almeno che lei ricordasse. Forse c’era stato solo un caso nell’intera storia angelica.
“Diventerà una Dominazione” confermò Haniel, dissipando ogni dubbio della sua amica “Per questo ti ha chiesto di ritornare viva, vuole essere allenata da te”.
Christine si mise le mani sulla bocca, commossa da tanta generosità e inginocchiandosi di fronte a Iolye le promise “Ti prometto che tornerò viva”
La bambina la ricompensò con un bellissimo abbraccio.
Poi Violet affermò rivolta a Dean, Sam e Christine “Che ne dite di andare ad abbracciare i nostri figli?”
Tutti furono d’accordo e così scomparvero dalla casa del Principato, con Dyane e Iolye che li salutavano. Senza sospettare minimamente quello che avrebbero scoperto da lì a poco.

 
  
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