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Autore: Anmami    27/01/2015    2 recensioni
Niente è più lo stesso dopo gli eventi del Grady. Beth se n'è andata portandosi via molte delle speranze del gruppo. In particolare quelle di Daryl che, svuotato e devastato, è alla disperata ricerca di qualcosa in grado di alleviare il suo senso di colpa per non averla protetta, una giusta punizione per aver fallito così miseramente.
Questa storia è un viaggio. Un viaggio attraverso il dolore, passando per la disperazione e la sconfitta, fino ad arrivare quasi in fondo al tunnel, fino a raggiungere un piccolo spiraglio di luce.
Dal testo:
"Beth finalmente riposava, avrebbe passato l'eternità in quel prato, circondata da fiori e all'ombra di un albero secolare. Da viva avrebbe adorato quel luogo.
Daryl aveva scelto con cura il posto, senza nemmeno interpellare Maggie."
"Un uomo distrutto, sia nello spirito che nel corpo. Un uomo incapace di trovare una motivazione che lo spingesse a non arrendersi, che gli desse ancora un briciolo di speranza."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Beth Greene, Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Rick Grimes
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 2. Non ho molto da dire a riguardo, piuttosto triste e deprimente. La storia sembra non piacere quasi a nessuno e quindi sono piuttosto dubbiosa sul continuarla o meno... vi terrò aggiornati comunque.
Grazie a chi ha recensito, a chi ha messo la storia tra le preferite ed anche a chi legge in silenzio.
A presto.


Capitolo 2
 
WALKING DEAD


Non aveva intenzione di fermarsi. Proseguiva imperterrito il suo cammino. Sei giorni erano passati da quando aveva abbandonato gli altri ed il groppo che gli si era formato in gola non accennava a volerlo abbandonare.
Non toccava cibo ormai da settantadue ore e la debolezza iniziava a farsi sentire.
Avrebbe potuto cacciare, avrebbe potuto raccogliere qualche frutto di bosco o allontanarsi dal sentiero e raggiungere il centro abitato, ma non erano quelle le sue intenzioni. Nutrirsi e mantenersi in forze non erano parte dei suoi piani.

Voleva solo continuare a camminare.

Era stanco, disidratato e affamato, perfino un uomo con un fisico forte come il suo non avrebbe potuto reggere molto in quelle condizioni.
Tuttavia a Daryl non sembrava importare. Il dolore ed il senso di impotenza lo avevano portato a disinteressarsi completamente di sé stesso e della sua incolumità.
Quella sera poi, il destino sembrava volersi prendere gioco di lui. Oltre il danno la beffa.
Mentre arrancava, ormai stremato, tra la fitta ed intricata rete di rami e arbusti, un violento acquazzone si scatenò, arrivandogli addosso come il colpo di grazia di un crudele aguzzino.

Gocce gelide lo investirono, indebolendo ancora di più il suo corpo intirizzito. I capelli, fradici un po' per la pioggia ed un po' per il sudore, gli si appiccicarono alla fronte, arrivando a coprire quasi  del tutto gli occhi ed impedendogli di vedere con chiarezza il percorso da seguire.
Un uomo distrutto, sia nello spirito che nel corpo. Un uomo incapace di trovare una motivazione che lo spingesse a non arrendersi, che gli desse ancora un briciolo di speranza.
Sconvolto e al limite delle forze, si fermò nel bel mezzo del bosco ed alzò lo sguardo verso il cielo.
La pioggia lo colpì in viso e, finalmente, dopo tre giorni riuscì anche a dissetarsi.
La situazione era davvero drammatica e Daryl sembrava davvero aver esaurito tutte le energie.

-Cosa aspetti eh? Cosa aspetti? Hai deciso di farmi soffrire ancora per molto? Cosa cazzo aspetti?- urlò con la voce rotta dalla disperazione e dalla fatica, inveendo contro il cielo.

Con quello sfogo, lasciò andare ogni cosa. Cadde in ginocchio scoppiando in un pianto incontrollato.
Lacrime salate gli solcarono il viso, mischiandosi alla pioggia che, battente ed incessante, pareva volersi unire al suo dolore.
Riacquistando un minimo di lucidità, però, si accorse del nutrito gruppo di erranti che lo stava raggiungendo.
Mettersi ad urlare nel mezzo del bosco, era stata una pessima idea e tutto quel rumore aveva attirato una mandria che ora si stava dirigendo, spalancando le fauci fameliche, nella sua direzione.
D'istinto inizio a correre, ma il suo stato psicofisico, lo rallentava parecchio.
Si muoveva in modo scomposto, continuando ad arrancare ed inciampare, somigliando molto più ad un vagante che ad un essere umano.

Ormai era uno di loro: un uomo morto che camminava.

Continuò a scappare, consumando ogni riserva di energia che gli era rimasta, riducendosi a gattonare e strisciare pur di proseguire.
Sebbene non gli importasse granché della sua vita, di una cosa era assolutamente certo: non voleva concluderla diventando uno di loro.
Non voleva andarsene per poi ritornare e passare le sue giornate a ciondolare in giro in cerca di qualche essere vivente di cui nutrirsi. 
La paura di trasformarsi in un mostro funzionò da spinta per aiutarlo ad andare avanti.
Corse a perdifiato, urtando rami e inciampando in radici sporgenti, sperando di riuscire ad allontanarsi a sufficienza dal pericolo.
Il buio della notte e quel violento temporale riducevano di molto la sua visuale ostacolandolo e rendendogli quasi impossibile evitare eventuali intoppi presenti sul suo cammino.

La mandria alle sue spalle, nonostante i suoi sforzi, stava riuscendo a mantenere il suo passo ed un altro piccolo gruppo sopraggiunse da sinistra obbligandolo ad affrettare ulteriormente il passo.
Quella fuga, diventata rocambolesca, aveva abbassato notevolmente il suo livello di attenzione, portandolo a voltarsi continuamente per controllare la situazione dietro di sé.
Una serie di sfortunati fattori, l'assenza di luminosità, la pioggia, la fretta e la paura, furono fatali.
Arrivato al limite di una scarpata ripida e scoscesa, non fu in grado di fermarsi in tempo.
Il terreno reso cedevole e scivoloso dalla pioggia, si sgretolò sotto il suo peso, facendolo precipitare nel vuoto.
Non appena toccò il suolo, le ferite, che si era procurato cadendo, iniziarono a sanguinare colorando di rosso il fango sul quale era atterrato.

La sua ora era finalmente giunta.

Una sola immagine apparve davanti ai suoi occhi. Una ragazza, Beth, quell'angelo biondo che gli aveva cambiato la vita. 
Convinto che quella fosse la fine della sua vita terrena, con un filo di voce, pronunciò le sue ultime parole

-Sto arrivando, aspettami...- 

E fu buio.
  
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