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Autore: Tarisha    28/01/2015    1 recensioni
Serie: Cuore di Draco
N° 10
inserita dopo gli avvenimenti narrati nel libro "Harry Potter e i doni della morte"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'CUORE DI DRACO'
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E SE...

 

 

Draco sbuffò esasperato.

Diagon Alley era più affollata del solito e lui non aveva mai amato la confusione.

 

Era già trascorso un anno dalla morte di Voldemort ma la gente non si era ancora stancata di festeggiare l'avvenimento. E spendere galeoni a più non posso faceva parte di quel divertimento.

 

Storse la bocca osservando la via principale con occhio stanco.

Era stato trascinato da alcuni amici a quella noiosa passeggiata giacché secondo loro era ora di smetterla di vivere come un recluso a Malfoy Manor. C'era la vita fuori da quella tetra dimora e lui doveva ritornare nel mondo. Una bella bevuta alla Zucca Stregata gli avrebbe di certo risollevato lo spirito.

Draco non lo pensava affatto ma aveva accettato per dare fine alle loro esasperanti insistenze.

Cosa della quale ora si stava pentendo.

«Draco! Vieni! Si è liberato un tavolo!»

Sospirò contrariato e stava per avviarsi verso l'interno del locale quando si bloccò di colpo.

 

Immersa nella folla, con gli occhi puntati sulle vetrine scintillanti dei negozi, Hermione, bellissima e luminosa, camminava a passo lento ignara della sua presenza.

 

La seguì come trascinato.

 

Il cuore batteva colpi irregolari, qualcosa dentro di lui stava ritornando in vita.

Tremava. Era sconvolto.

Voleva fermarsi per riprendere il controllo ma temeva di perderla in quella folla vociferante e la seguiva come un naufrago segue una stella.

La trovava ancora più bella.

E lui beveva quella bellezza con avidità perché per troppo tempo ne era stato privo.

Lei si era fermata presso una vetrina e lui si arrestò.

Mandò un profondo respiro. Doveva calmare quel suo cuore indocile che galoppava frenetico nel suo petto facendogli quasi male.

Non l'aveva dimenticata. Non poteva dimenticarla. Aveva creduto di aver placato quel suo sentimento inutile ma ora si accorgeva che non era vero, era risorto ancora più forte di prima.

Se era possibile la amava ancora di più.

 

Si rese conto che lei si era fermata davanti ad una libreria. Sorrise.

Certe cose non cambiavano mai.

 

E per guardare lei aveva dimenticato la vetrina che esponeva libri antichi, piume colorate, boccettine di inchiostro trasparente e pergamene raffinate.

Il vetro rifletteva la sua immagine e lei lo vide.

Una figura alta, elegante, vestita di nero, che portava piegato su di un braccio un cappotto.

Si voltò prendendolo di sorpresa, facendolo trasalire.

«Malfoy!» lo salutò sorridendo.

 

I suoi occhi immersi dentro di lui.

Lo vedevano dopo quel giorno terribile.

Ecco. Alla fine era accaduto.

 

«Granger.» mormorò cercando di placare quel suo cuore indocile che voleva saltargli fuori dal petto.

«Come stai?» chiese lei.

«Bene. E tu?»

Il sorriso di lei si fece più ampio.

«Bene, grazie.»

Il silenzio calò fra di loro, imbarazzante. Draco cercava di tirare fuori un argomento ma, maledizione! non gli veniva niente in mente!

«Come hai preso la decisione di non farci ritornare ad Hogwarts per recuperare l'ultimo anno?» chiese lei donandogli quell'argomento che tanto cercava.

«Oh... ecco... credo sia stata una buona idea.»

«Una buona idea! Distribuire diplomi senza aver studiato e superato tutti gli esami! E' stata una pessima idea invece! E l'ho detto alla professoressa McGranitt! Ma lei ha risposto  che non avevamo più niente da imparare e che era perfettamente inutile frequentare l'ultimo anno. L'ho trovato ingiusto! C'era ancora tanto da studiare!»

Sorrideva nel vederla così infervorata e ancora arrabbiata.

Lei se ne accorse e scoppiò a ridere.

«Ok, lo so. Sono solo io a considerarla una decisione tremenda.»

La guardava affascinato e lei a sua volta ricambiava lo sguardo in modo franco e luminoso.

 

Era come un libro aperto per lui.

Non era altro per lei che un conoscente, nemmeno un amico.

Non c'era alcun segno in lei che gli facesse pensare di essere qualcosa di più di una vaga memoria ai suoi occhi.

Non c'era niente.

 

Niente.

 

Il silenzio si faceva ancora imbarazzante.

Non riuscì più a sopportarlo. Doveva andare via.

Mosse la mano prendendo il cappotto che aveva sul braccio e rivelò ciò che l'altra mano tratteneva.

Una meravigliosa rosa rossa. Turgida, profumata.

La porse a lei.

Hermione guardò la rosa poi guardò lui, gli occhi spalancati, la bocca socchiusa.

Prese la rosa lentamente e se la portò al viso.

«Tu.» mormorò.

Draco mandò un profondo respiro.

Il dolore era diventato un compagno silenzioso che non lo avrebbe mai abbandonato.

Che ci faceva ancora lì? Era tempo di allontanarsi perché non ne poteva più.

Era troppo bella.

«Addio.» disse e si voltò allontanandosi a gran passi da lei.

 

Si morse le labbra e strinse i pugni perché violento era il desiderio di ritornare indietro e abbracciarla, baciarla. Nella solitudine della sua casa si era crogiolato in sogni impossibili credendo assurdamente che un giorno avrebbe potuto averla tutta per se', ma non era così, non era così!

Ah! era meglio che le cose fossero andate in quel modo! Perché gli ostacoli da affrontare sarebbero stati troppi e lui era stanco di combattere contro il pregiudizio, l'odio, l'arroganza.

Un Mangiamorte con una Grifondoro. Dove si era mai visto? Il mondo intero si sarebbe rivoltato contro di loro.

Basta!

Non voleva più pensare, non voleva più sentire quel dolore che lo dilaniava dentro, non ne poteva più.

 

La sua mano fu afferrata da una stretta decisa e lui si girò di scatto.

Rimase immobile fra la folla, fissando Hermione che gli era corsa dietro prendendolo per mano.

Lei lo guardava con un sorriso timido e le gote arrossate.

Piano gli si avvicinò e lui la fissava smarrito.

I suoi occhi.

I suoi occhi luminosi gli stavano rivelando qualcosa.

Non era vero. Stava sognando. Era un incantesimo. Qualcuno si stava prendendo gioco di lui.

Lei si avvicinò ancora un po' a lui.

Draco, invaso tutto dalla sua presenza, si portò la mano di lei al cuore.

«Non può essere vero.» mormorò a fatica.

Il sorriso timido di lei si tinse di malizia.

Si sollevò con la punta dei piedi e gli sfiorò le labbra con le sue.

Draco la abbracciò di colpo, e la strinse a se' come se la stritolasse, perché era sua. Era sempre stata sua.

«Lo sai, vero? lo sai che sono io!» le sussurrò disperato all'orecchio.

«Si, Draco. Lo so.» sospirò lei.

Le cercò le labbra con furia, perché voleva essere sicuro, perché stava accadendo una cosa meravigliosa e lui doveva sentirla, doveva annusarla, gustarla, toccarla perché ancora credeva di essere vittima di un sogno.

Affondò il volto nei suoi capelli che profumavano di tutte le cose stupende che sarebbero state.

La sua stretta era una morsa dolorosa ma lei non se ne liberava e lui sentiva le sue braccia che lo stringevano, sentiva le sue labbra scivolare sul suo collo in piccoli baci.

La gioia era un dolore sottile e voluttuoso.

E lei era reale, fra le sue braccia, bellissima e innamorata di lui.

Di lui!

Draco Malfoy.

 

«Ci riusciremo, Hermione. Ci riusciremo!» sussurrò al suo orecchio.

«Si, Draco. Ci riusciremo.» rispose lei nascondendo il volto nel suo collo.

 

La gente li urtava, qualcuno da lontano li chiamava, ma loro non c'erano.

Non c'erano per nessuno.

Loro erano in un luogo meraviglioso che aveva il nome di Amore.

 

   
 
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