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Autore: StellaDelMattino    29/01/2015    3 recensioni
"Un ballo con il nemico?!" disse la ragione.
"Sì, dai, un ballo non ha mai ucciso nessuno!" ribattè l'istinto.
"Ma un nemico sì!!"
Il mondo in cui vive Gemma è un mondo strano. È un mondo in cui i draghi parlano alla luna, i gatti sono parrucchieri e ci sono sfarzosi balli in cui i reali di ogni regno si incontrano.
È proprio durante uno di questi balli che la Guerriera di Tigerheart accetta di ballare con William, abitante di Secreteyes. Il problema è che tra i due regni sta per scoppiare la guerra e Gemma non ha nessun intenzione di rivelare dettagli sul suo regno. Quell'improbabile ballo fatto di bugie cambierà per sempre il destino dei due giovani, ma anche quello dei loro regni.
Oh, di certo non fu un colpo di fulmine, ma si sa, l'amore per i Guerrieri non è mai stato semplice.
Dal capitolo 1:
-E avete ragione. Eppure sono comunque intrappolato nei vostri occhi coraggiosi come quelli di una tigre.
-In effetti, io lo sono dai vostri profondi come i segreti.
William sorrise, non per niente era il Principe Guerriero di Secreteyes.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 35:

Salvarsi o salvare:
La profondità dei segreti

 

Il terreno era vicino, così come la salvezza.
L'accampamento era sempre più chiaro alla vista, mentre la battaglia prendeva le fattezze di una massa indistinta di spade e sangue.
Ancora solo un momento, uno solo.
Una piccola scintilla, il sollievo nato nel suo cuore appena prima di toccare terra.
Poi dolore, atroce.
Sebbene sapesse quanto stessero rischiando, quella freccia arrivò con la violenza di un colpo inaspettato.
Jerry spalancò gli occhi, il respiro mozzato, mentre un dolore inimmaginabile si estendeva per tutto il suo corpo da drago.
William urlò, ma Jerry sentiva solo più un fischio. Stava cadendo, rovinosamente, rischiando di far davvero male al Guerriero.
Utilizzò tutta la forza che gli rimaneva per atterrare nel modo migliore possibile. Nonostante questo tentativo, le sue zampe non ressero il suo peso e cadde a terra, peggiorando la ferita. Jerry emise un rantolo.
William scese velocemente dal drago e, preoccupato, gli si avvicinò.
Lo chiamò, il cuore gli batteva come mai aveva fatto.
"Mi dispiace, Will..." disse il drago. La sua voce melodiosa era ridotta ormai ad un roco sussurro.
Alzò un'ala, mostrando la ferita troppo vicina al cuore.
William capì in quel momento che Jerry non ce l'avrebbe mai fatta.
"Dimentica il tuo passato" disse il drago "Fallo per me, ti prego."
"Lo farei" replicò il ragazzo con voce spezzata. Accarezzava il muso di Jerry lentamente, la sua pelle rugosa così fredda. "Ma non posso."
"Lascia che esso muoia con me" ripetè lui.
William non gli avrebbe detto che non sarebbe morto, non lo avrebbe fatto. Non gli avrebbe mai mentito, nemmeno in quella situazione.
"Preferirei mille volte esser tormentato per sempre dal mio passato che perderti!"
"Lo so, Will, lo so."
Il Guerriero aveva gli occhi pieni di lacrime, la vista offuscata e il male quasi fisico che provava non facevano che peggiorare quella situazione.
Come una luce che sfarfalla prima di spegnersi, all'immagine di Jerry si sovrapponeva quella del piccolo fratello, Jasper, che lo guardava con la stessa espressione di tanti anni prima, mentre moriva.
"Lasciaci andare" sussurrava.
"Non posso, non voglio" disse il ragazzo, aggrappandosi a quella immagine. Del fratello non gli rimaneva altro che essa.
William si rese conto che aveva paura di dimenticare: il tormento, il dolore gli facevano sembrare di essere in qualche modo più vicino a chi aveva perso e lui non era pronto a dire addio. A nessuno dei due.
"Promettimelo" disse il drago, spazzando via quel ricordo. "Voglio morire sapendo che tu la smetterai di guardare il passato e ti godrai il futuro. Fallo per me. Per noi."
Il piccolo Jasper tornò e guardò William con la decisione che lo aveva sempre caratterizzato. Allungò la piccola mano paffuta verso il viso del ragazzo e gli tolse le lacrime dalle guance.
"Combatti, Guerriero" disse, poi svanì. Forse per sempre.
"Te lo prometto" disse William a Jerry "Addio, fratello."
Il drago sembrò sorridere, ma non riusciva più a sopportare quel dolore. Le palpebre sembravano essere troppo pesanti. Rivolse solo una preghiera alla luna, le chiese di avere cura di quel ragazzo.
"Combatti, Guerriero" sussurrò.
Poi la morte lo colse.

***

Sapere che c'è un assassino incaricato di ucciderti non è una notizia che si prende proprio alla leggera, neanche Gemma riusciva a ragionare lucidamente.
Sapeva di non avere tempo, così come sapeva di non poter agire impulsivamente. Si prese un solo attimo per pensare, prima di chiudere dietro di sè la porta dello studio della Volpe.
Gemma realizzò che il re non aveva mai creduto a ciò che gli aveva detto e si insultò mentalmente pensando che una Volpe non avrebbe mai potuto credere alle storie di una ragazza che già di suo non sapeva fingere. Ma non era quello il momento: doveva agire.
Non poteva più restare, ormai: il re si sarebbe accorto che qualcuno aveva rovistato fra le sue lettere.
Doveva andare a prendere Trevor.
Pensò anche all'altro prigioniero, si era ripromessa di aiutarlo: decise che avrebbe liberato anche lui.
Corse verso le prigioni, cercando di dare nell'occhio il meno possibile, sebbene sul suo volto ci fosse un'espressione che mostrava chiaramente quanto fosse sconvolta.
Gemma non aveva ancora pensato al suo piano di fuga, ma sapeva che uscire dal castello con due prigionieri non sarebbe stato semplice, per niente.
Durante il percorso, trovò varie guardie, che la osservavano con la solita espressione impassibile. La ragazza cercò di mantenere tutto il suo contegno, ma era maledettamente difficile, essendo consapevole di ciò che doveva fare.
Quando fu fermata dalla guardia del re, Gemma iniziò a tremare. Che l'avessero già scoperta?
"State bene?" chiese la guardia "Vi ho vista preoccupata."
La ragazza trattenne un sospiro di sollievo.
"Sì, sto bene... penso di essermi persa di nuovo" disse sperando di sembrare sincera.
"Dove stavate andando? Vi indico la strada."
Gemma esitò. Avrebbe sospettato qualcosa se gli avesse detto la verità? Non aveva abbastanza tempo per cambiare strada.
"Nelle prigioni" rivelò allora.
La guardia indicò un corridoio a destra e se ne andò.
La Guerriera ricominciò a camminare, sempre più velocemente.
Non ci mise molto ad arrivare da Trevor, nè a liberarlo. Non gli disse cos'era successo nè dove stavano andando: gli chiese soltanto di avere fiducia. E così fece anche per l'altro prigioniero.
Uscirono il più velocemente possibile.

***

William aveva promesso a Jerry che avrebbe dimenticato il passato e lo avrebbe fatto, ma in quel momento non riusciva a frenare la furia che si era impossessata di lui.
Forse, a volte, per dimenticare il passato devi riviverlo. E in quel momento era l'unica cosa che riusciva a fare.
Il Guerriero si addentrò nella battaglia.
Numerose lacrime scorrevano per la guance di William, ancora macchiato del sangue del drago.
Brancolava, avanzando su passi incerti, la spada che strisciava la punta a terra, trascinata dalla sua mano malferma. Era scosso da tremiti.
Gli altri soldati sembravano ignorare quel suo lento progredire, quasi si fosse formata una bolla invisibile intorno a lui, che a sua volta non sembrava esser consapevole della loro presenza.
Non riusciva a far altro che pensare che Jerry non c'era più. Che aveva perso un fratello, di nuovo.
Che per quanto avesse voluto lasciarlo andare, non ci sarebbe mai riuscito prima della morte di colui che aveva scagliato la freccia.

Aveva un segreto così profondo che avrebbe condizionato per sempre la sua vita. A meno che non si fosse finalmente riuscito a vendicare. Ed era quello il momento, poi avrebbe potuto lasciarli andare.
E, come tanti anni prima, avanzava spietato verso la sua vendetta, pronto a rendere giustizia a chi aveva perso. William era spinto dalle stesse emozioni del bambino che aveva visto suo fratello morire.
Mentre il suo passato riviveva in lui più doloroso che mai, il Guerriero lo vide.
Era sicuro che fosse lui, il comandante che aveva scoccato la freccia. Quando le prime frecce erano state scagliate, William lo aveva visto: era lui.
Il ragazzo guardò il sangue che stava sopra le sue mani. Chiuse gli occhi, mentre sentiva un lacrima solitaria che passava sulla sua guancia. Ti vendicherò, promise a Jerry.
Avanzò quasi correndo, finchè non si ritrovò davanti al Barbaro. Lo guardava con un odio che gli sembrava uscire dal petto, mentre l'altro aveva un'aria di superiorità sprezzante.
"Ding" disse quest'ultimo "Sappi che è questo il nome del tuo uccisore."

***

"Il re ha assoldato un assassino per uccidermi" spiegò Gemma non appena furono fuori dal castello.
Per quanto il pericolo si stesse allontanando, la Tigre sapeva che c'era qualcosa che non andava. Sentiva che William era in pericolo.
Non sapeva perché avesse quella sensazione, così forte e così dolorosa. Provò a farla tacere, ma continuava a crescere e, impertinente, chiedeva di essere sentita.
"La nostra strategia stava funzionando" disse, riscuotendosi dal torpore in cui l'aveva fatta cadere quel presentimento.
"Decisamente il momento di darsela a gambe" disse JJ "Quindi tu sei dalla nostra parte?"
Gemma sorrise. Quel ragazzo le era subito piaciuto: in qualche modo le ricordava se stessa e la Tigre fu davvero felice di aver la possibilità di salvarlo, di salvare qualcuno fra tutti quelli che avrebbero perso la vita in quella guerra.
"Sì, lo sono."
"Lo sapevo!" rispose il ragazzo con un'espressione divertita.
Corsero per la foresta senza mai guardarsi indietro ed erano quasi arrivati. Mancava così poco.
Ma il re gli si parò davanti. E non era solo: aveva un intero esercito con sè.
Eppure anche davanti a tale incontro, Gemma non fece altro che cadere nuovamente in quello strano limbo che la estraniava da tutto e tutti, non smettendo mai di ripetere: William sta per morire.

***

Jackson stava combattendo.
In realtà si aspettava che i Bruti fossero più forti, ma di certo non si lamentava.
Volse lo sguardo a ciò che lo circondava, mentre la battaglia diventava sempre più violenta.
Alla sua sinistra, William avanzava spietato. Proprio come nella visione di Christine.
Nella mente di Jackson, un campanello di allarme iniziò a suonare. Doveva assolutamente fare qualcosa.
Cercava di farsi strada fra i soldati, in modo da raggiungerlo, ma passare era difficile. In più sapeva di dover fare attenzione a chi lo circondava: non doveva essere colpito.
Fra un colpo di spada e l'altro, Jackson era quasi arrivato a William, mentre ormai il duello stava per raggiungere la fine.
Eppure lui sapeva benissimo che non sarebbe arrivato in tempo. Era vicino, ma non abbastanza per combattere.
In quel momento che avrebbe potuto cambiare tutto, Jackson si pose una singola, breve domanda: salvarsi o salvare?
Non esitò un solo istante.

***

William si scagliò contro il Bruto con forza, ma lui parò il colpo.
I colpi del Guerriero erano forti, ma troppo prevedibili, erano dettati dalla rabbia. Gli prendevano energia e gli sbilanciavano l'equilibrio.
Perfino Ding riusciva a parare i suoi attacchi facilmente, colpendo con lentezza ma anche forza.
William normalmente lo avrebbe potuto battere a occhi chiusi. Ma il suo animo era agitato, le lacrime minacciavano di offuscargli la vista.
La rabbia è il peggior nemico di un Guerriero.
Ormai era stanco, per difendere l'ennisimo attacco cadde in ginocchio e rialzandosi con uno slancio impetuoso cercò di colpire il Barbaro.
Quest'ultimo schivò ancora una volta e, approfittando della situazione, provò a infilzare William.
All'ultimo momento, un'altra figura fece da scudo al Guerriero, buttandosi davanti a lui.
Jackson sentì il dolore irradiarsi dal punto in cui la spada di Ding lo aveva colpito. Crollò a terra, mentre William attaccava il Barbaro che non si capacitava di cosa fosse successo.
Ding spalancò gli occhi, portandosi le mani alla ferita mortale, mentre il Guerriero otteneva la sua vendetta.
Ma la vendetta ha sempre il suo prezzo e William lo capì non appena vide Jackson agonizzante sul terreno ancora innevato.
 

***

Gemma non capiva più nulla.
Sentiva voci che sembravano lontane, nonostante sapesse benissimo quanto fossero vicine. Si ricordava di esser vicina a Trevor, che a sua volta aveva di fianco JJ, e di aver di fronte il re, ma non se ne capacitava. Non le sembrava di essere davvero lì.
Sentiva il cuore battere velocemente e le lacrime che chiedevano di scorrere, mentre sentiva quel legame, l'unica cosa che ancora la attaccava a William, essere sul punto di spezzarsi.
Ma forse la cosa peggiore era il sentirsi inutile: Gemma non poteva assolutamente fare nulla per impedire che morisse.
Per quanto quella situazione necessitasse della sua massima attenzione, era come se la sua mente fosse scaraventata da un'altra parte, lontano, dove il suo cuore apparteneva. Da William.
Ma quando ormai questa sensazione era al suo apice, in un attimo svanì, riportandola bruscamente alla realtà. 
Appena in tempo per intravedere, con la coda dell'occhio, una lama che veniva sguainata, proprio di fianco a lei.
Fu un attimo: Gemma fece in tempo a strattonare via Trevor, prima che fosse infilzato da un pugnale.
La ragazza sbarrò gli occhi, quando finalmente realizzò che colui che aveva attaccato era JJ. La sua mente non ci mise molto a capire come era stata ingannata.
Jade Jailbird. JJ.
Letteralmente il suo nome significava "avanzo di galera", così aveva finta di essere un prigioniero.
Nondimeno, era stato catturato per tradimento e ora eccolo lì, a tradirli.
Aveva calcolato che lei gli si sarebbe affezionata e le si era avvicinato, con una bella storiella del ragazzo infelice ma coraggioso. Aveva contato sul fatto che lei non avrebbe abbandonato qualcuno in pericolo.
E aveva capito tutto.

***

Gli urlatori li stavano sovrastando.
Erano troppi, sembravano non finire mai. E, di certo, mai sarebbero riusciti a batterli.
Axel e Lavinia combattevano fianco a fianco, cercando di aiutarsi il più possibile. Le loro mani, in alcuni momenti, si sfioravano: in qualche modo si sentivano meglio, come se solo così percepissero di non essere soli in quella battaglia dall'esito scontato. Ed era anche il loro modo di dirsi addio, come se il successivo combattimento fosse l'ultimo.
Erano solo le due: non ce l'avrebbero mai fatta.
Lavinia pensò di chiudersi nell'accampamento, infuocando il cerchio di legno che lo circondava, ma sapeva che quello avrebbe solamente prolungato l'attesa. Dovevano combattere.
Le forze stavano finendo.
Axel era accerchiato dagli urlatori, ma per quanto provasse a difendersi, muovendo la spada freneticamente, un urlatore lo prese.
Gli mise le mani, sempre che potessero essere definite tali, sulle spalle, impedendogli di scappare e tenendolo con una forza inaspettata.
E poi iniziò a fare ciò per cui si meritava quel nome. Urlare.
Axel si sentiva come se gli stessero strappando via l'anima, risucchiata da quel buco vuoto che avevano come bocca.
L'urlatore si stava cibando della sua vita in un disperato tentativo di riempire quel nero. Tutto bruciava.
Anche Axel si mise a urlare.

***

Gemma rimase a guardare JJ, per alcuni istanti, mentre ancora non si capacitava di ciò che fosse successo. Non era possibile.
Stringeva a sè Trevor, come a proteggerlo dall'assassino, che la guardava con uno sguardo divertito e allo stesso tempo quasi sadico. Sembrava così felice.
Tanto quanto il re sembrava soddisfatto.
"Non te lo aspettavi, non è vero?" chiese quest'ultimo indicando il Jade Jailbird. Gemma non rispose nemmeno, aspettando che la Volpe continuasse quello che sarebbe stato quasi un monologo.
"Io in realtà volevo che ti uccidesse nel sonno, ma lui ha insistito per conoscerti di persona" continuò con lo stesso tono che avrebbe qualcuno mentre racconta una barzelletta "Sai, ha detto che quell'espressione di tradimento sarebbe stata meravigliosa e non ci voleva rinuanciare. Ora non posso non essere d'accordo."
Gemma tremava e continuava a spostare lo sguardo dal re all'assassino, mentre con lenti passi incerti indietreggiava. Non proferì parola.
"Avrei lasciato che ti uccidesse senza interferire," stava dicendo il re "ma di certo non voglio che tu muoia pensando che state vincendo. Perché non è così: domani tutti quelli che combattono sul confine fra Tigerheart e Foxiness saranno morti."
"Piano, piccola" intervenne l'assassino avvicinandosi a Gemma "Io e te non abbiamo ancora finito, quindi non allontanarti troppo."
La ragazza infatti stava indietreggiando sempre più velocemente, rischiando di cadere. Teneva ancora stretto Trevor.
A quelle parole, si fermò di colpo e deglutì.
"Scappa" sussurrò al bambino "Io non ho scampo. Fallo per me: scappa più veloce che puoi."
Trevor le ubbidì: si girò e scappò.
Il Jade Jailbird guardò il re, come se stesse domandando cosa fare. La Volpe si limitò a fare un cenno negativo, ordinandogli silenziosamente di non inseguirlo.
Gemma sperò che almeno lui si salvasse.
"Stavo dicendo..." riprese il re "Penso che tu, da brava Tigre, conosca il Covo dei Fenicotteri."
La ragazza pensò a tutti i pomeriggi che aveva passato in quello stretto passaggio, tra Foxiness e Tigerheart, dove vivevano i fenicotteri.
Era un luogo magnifico, uno spettacolo pari alla più bella delle albe. Un paesaggio colorato e meraviglioso, ma allo stesso tempo una possibilità per i nemici.
Nessuno entrava in quel luogo con armi, era questa la regola. Lo era sempre stata e nessuno, in pace o in guerra, aveva il diritto di infrangerla.
Ma a quanto pare alle Volpi non interessava quanto quel posto fosse speciale, quasi sacro: loro avrebbero infranto ogni legge, degli uomini o della natura, pur di conseguire il loro scopo.
"Beh, mentre sono in corso le battaglie non sarà difficile passare di lì inosservati, con le ultime truppe che Mountainsky ci ha inviato: truppe che a loro non servono, avendo richiesto una pace momentanea ai vostri amici di Hawkvengeance. Ora immagina quanto saranno stupiti i tuoi amici, quando stanotte saranno svegliati dalle urla dei compagni morenti. E, ora, immagina quanto sarà facile sconfiggere il resto dei tuoi alleati senza più le truppe sul nostro confine e, probabilmente, neanche quelle a Doerate. Immagina la tua gente morire. E il fatto che quel bambino sia scappato non fa che posticipare la sua esecuzione."
Con una risata soddisfatta, il re si gustò l'espressione di sgomento di Gemma, immobile. Poi si girò verso i suoi soldati, con un ultimo ordine per l'assassino.
"Ora puoi ucciderla."

***

Furono gli attimi peggiori di tutta la sua vita.
Una vita che si stava staccando da lui, il suo proprietario.
E furono solo attimi, che ad Axel sembravano passare tanto lentamente quanto sembravano veloci a Lavinia.
La ragazza agì di impulso, avvicinandosi all'urlatore e spezzandogli le braccia con un solo colpo di spada.
Axel cadde a terra, svenuto, con ancora quei rami dalle fattezze degli arti umani attaccati alle spalle.
Lavinia non poteva far altro che difenderlo come meglio poteva: colpiva quei mostri con tutta la forza che aveva, lottava con la consapevolezza che il domani fosse una remota possibilità, ma sicura che, se ci fosse stato, il suo futuro era per Axel.
Alla fine cadde in ginocchio vicino a colui che solo in quel momento capì di amare davvero.

Il destino era davvero crudele.
Proprio lei, che aveva passato la vita cercando di star lontana dall'amore e allo stesso tempo a rincorrerne uno non corrisposto, aveva trovato la sua metà solo alla sua morte.
E l'unico lato positivo che ancora vedeva era che l'ultimo calore che avrebbe sentito sarebbe stato quello della mano di Axel, stretta nella sua.
Guardò il cielo, per l'ultima volta.
E in quell'azzuro senza nuvole, vide dei draghi.

Tanti draghi, troppi per essere solamente quelli che avevano all'accampamento.
Lo stemma che portavano, poi, era inconfondibile. Oceanshark.
I genitori di Axel erano andati ad aiutarli.
Erano salvi.


Angolo dell'autrice
Salve a tutti!

Allora? Piaciuto il capitolo? Siete un po' sconvolti?
Questa volta i commenti li lascio tutti a voi e non dico nulla: di cose ne sono successe.
Ah, un'informazione: in realtà questo capitolo doveva comprendere anche tutto quello che sarà il prossimo, ma mi sembrava troppo sproporzionato quindi l'ho diviso in due. In questo modo, mancano ancora tre capitoli alla fine :)
Al prossimo capitolo!
StellaDelMattino

   
 
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