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Autore: littlemoonstar    31/01/2015    0 recensioni
Il mio nome è Cappuccetto Rosso, ma in questo nuovo mondo mi chiamano solo Red.
E in questo mondo un tempo fatato cerco di sopravvivere ora dopo ora, cercando di capire cosa lo abbia ridotto in questo stato pietoso e deprimente.
Io sono Red, e vivo in un mondo pericoloso, in cui il vissero felici e contenti non ha più senso di esistere.
Sono una sopravvissuta, e questa è la mia storia.
 
[Capitolo 18]
Ed ora era lì, quella bestia che sempre avevo temuto. Di fronte ai miei occhi, così feroce da paralizzarmi. Riusciva a risvegliare le paure più recondite, i ricordi più dolorosi e macabri della mia infanzia. Era la mia debolezza, il centro di tutta la mia paura.
Era il Lupo cattivo, ed era pronto a mangiarmi di nuovo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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21. And they lived...







Trenta giorni.
Erano passati esattamente trenta giorni dal memorabile giorno in cui Red Riding Hood aveva sconfitto il Lupo. A volte mi veniva da pensare che forse era stato il Lupo a farmi compiere il mio viaggio. Come se fossi stata attratta da lui. Come se ad ogni padrone di ogni Regno corrispondesse un malvagio. Sarei partita lo stesso se al posto del Lupo fosse stata, che so, la Regina di Cuori ad attingere dalla fonte?
Oppure il desiderio di partire sarebbe nato in Alice, ed io mi sarei ritrovata depressa in mezzo ai lupi e alla neve?
Certe volte ci pensavo e mi veniva da ridere. Altre volte invece quel pensiero assumeva una nuova logica.
Guardai il cielo: era di un azzurro terso, incredibile. Il sole riscaldava gli alberi, che si tingevano di fiori colorati. Il profumo in quel momento era incredibile. Nonostante la catastrofe, nonostante l'Apocalisse, la natura stava risorgendo, come a volersi ribellare da tutto quel marciume, da quella distruzione che l'aveva colta all'improvviso, togliendole la dignità. Come gli esseri umani, anche la natura stava ricostruendo, lentamente, e mettendo radici ancora più profonde.
In quei trenta giorni erano successe molte cose: dopo la sconfitta del Lupo e la distruzione del vincolo, il nostro obiettivo era stato quello di ridare vita ai Regni, cercando di ricominciare da capo. Nel mio bosco la neve si era sciolta definitivamente ed era tornata la Primavera: i lupi, senza le radiazioni e l'energia del vincolo a nutrirli, erano tornati in numero e dimensioni più che accettabili. Gli animali della foresta ricominciavano a popolare la boscaglia, ed io facevo l'unica cosa che in quel momento poteva farmi stare bene.
Ricostruire la casa della nonna. Stavo meticolosamente rimettendo in ordine tutto ciò che il tempo e il caos avevano distrutto, cercando di dare vita a quella casa in modo da ricordare sempre l'incredibile donna che mi aveva cresciuta. Oramai mancava poco alla fine, e sapevo che continuando con quel ritmo avrei di sicuro finito nel giro di qualche altra settimana. Gli abitanti del mio villaggio, appena fuori dal bosco, stavano ricostruendo ogni cosa. Nessuno di loro ricordava cosa fosse stato di loro nei mesi precedenti, e come mai improvvisamente si erano risvegliati di nuovo nel villaggio. Io ero più che sicura di non averli mai visti durante l'Apocalisse: ero sempre stata sola nel mio Regno, e nemmeno io sapevo spiegare il motivo di quel ritorno. Sapevo, tuttavia, che il Lupo non li aveva uccisi.
Se fossero tornati dal Regno dei morti, probabilmente sarebbe tornata anche mia nonna.
Invece non era stato così.
Con gli altri Regni eravamo costantemente in contatto, e accorrevamo in aiuto qualsiasi cosa stesse accadendo. Quella mattina avevo appreso da un falco viaggiatore che Biancaneve, grazie all'aiuto dei nani e degli abitanti del villaggio, stava ultimando la costruzione del castello con il sostegno dei nani e della magia dei Regni vicini. Come gli abitanti del mio villaggio, anche Pocahontas mi aveva inviato buone notizie: non era più sola, e non c'era nessun vincolo che la tenesse relegata nel suo mondo. Aurora e Filippo cercavano di aiutare come meglio potevano: il loro mondo non era stato quasi intaccato dall'Apocalisse, e con il ritorno della loro gente cercavano di portare aiuto il più possibile. Da quello che sapevo lavoravano freneticamente per aiutare Mulan a non essere più una nomade. Non avevo avuto alcuna notizia da Ariel, ma sapevo che se la cavava bene ed ero quasi convinta che fosse tornata alla normalità: Belle mi aveva riferito con gioia che Adam era tornato alla sua forma umana, e la rosa nel loro castello era di nuovo stata ridotta alle ceneri, come doveva essere. Le mutazioni – la maggior parte, almeno – stavano lentamente sparendo, e questo mi faceva pensare che forse erano le radiazioni portate dall'Apocalisse e dal Lupo ad alimentarle: i mutanti dall'istinto animale erano tornati alla loro forma umana, e gli umani avevano smesso di uccidersi fra loro. Jasmine e Aladdin stavano tentando di ricostruire la loro Agrabah dopo aver soppresso le rivolte, per riportare il regno al loro vecchio splendore. Certo, non era tutto come prima: il vecchio sultano era stato realmente ucciso, e ora toccava alla principessa e al nuovo principe prendere le redini del Regno. C'erano ancora molti luoghi distrutti, che andavano ricostruiti. E molte persone che non erano più tornate.
Sollevai lo sguardo verso quella casa che stavo riportando alla vita con meticolosa precisione, e un sorriso amareggiato mi sfuggì dalle labbra. Sarei ripartita dall'inizio, ma una parte del mio cuore sarebbe sempre rimasto lì, tra quelle mura, a contemplare il passato.
Oggi, trenta giorni dopo quel lungo giorno, ci eravamo ripromessi di incontrarci di nuovo lì, proprio dove tutto era cominciato, per chissà quale motivo.
Forse per fare il punto della situazione.
O forse semplicemente perché, dopo tutto quello che avevamo passato, incontrarci di nuovo ci sembrava ciò che di più rassicurante quel mondo ci offriva.



Camminare sull'erba fresca e verde era ancora strano per me: non avevo più l'aria ingenua da bambinetta, e questo non sarebbe cambiato. Se c'era una cosa che l'Apocalisse aveva portato dentro di noi, di certo quella cosa era il cambiamento. Tutti noi stavamo ricostruendo, ma di certo non avremmo mai cancellato ciò che era accaduto. Il cambiamento era in noi, e forse questo era un bene. Pensai a tutto quello che avevo fatto, e improvvisamente mi venne in mente la reazione di mia nonna, se fosse stata ancora lì con me, nel vedermi vestita di pelle e pelliccia, con i coltelli legati alle cosce e un braccio meccanico a comando. Osservai la mia mano, senza riuscire a distinguere la pelle sintetica da quella umana, riscaldata dal sangue e dal calore del sole. A volte, senza un motivo preciso, riattivavo il congegno del cannone, osservando quell'arma lucente apparire al posto dell'avambraccio: in quel periodo non ne avevo più avuto bisogno, per fortuna, ma rivederlo mi riportava alla mente tanti ricordi. E nonostante tutto avrebbe fatto parte di me per sempre. Ripensai a Belle, che con i suoi speroni e l'abito stracciato risaliva la torre del suo castello, o ad Aurora che mi aveva legata al muro dopo avermi dato una botta in testa. Forse l'Apocalisse aveva cambiato tutti noi: ci aveva resi guerrieri, più forti, più indipendenti.

Degni di vivere in quel mondo.
Raggiunsi il villaggio a passo spedito, notando con piacere che i lavori stavano procedendo bene: con l'aiuto della magia dispensata dalle varie fate e maghi dei mondi vicini, stavamo procedendo molto in fretta.
« Red, buongiorno. » mi salutò la fornaia, mentre passavo lungo il viale. La salutai con un cenno del capo, mentre il resto degli abitanti si fermava per aggiornarmi sui lavori e su ogni opera che stavano portando a termine. Ascoltavo con interesse tutti i loro aggiornamenti, sentendomi lievemente in imbarazzo per quel nuovo ruolo che avevo assunto. Eppure, dopo quello che avevo fatto, ero finita sulla bocca di tutti, una persona schiva e riservata come me, che improvvisamente diventava un'eroina a tutti gli effetti.
Bè, te la sei cercata, vecchia mia.
Raggiunsi il grande belvedere del villaggio, una grande terrazza lastricata da grandi pietre color sabbia. Vi si accedeva attraverso una breve scalinata, e tutto intorno sorgeva una balaustra in pietra, le cui colonne creavano dei meravigliosi giochi di luce sul pavimento. La attraversai per intero, e mi appoggiai alla balaustra sfiorando la pietra con i polpastrelli: tirai giù il cappuccio della mantella e lo lasciai cadere sulle spalle, mentre la lieve brezza mi scompigliava appena i capelli. La vista era meravigliosa: si intravedeva parte del bosco, poi la valle e infine, molto in lontananza, il mare.
E i ricordi presero il sopravvento, facendosi largo nella mia mente come sempre.
Ripensai a quel giorno, quando avevo sparato al vincolo. A Wendy. E a tutto ciò che sarebbe venuto dopo.
Un brusio in sottofondo mi distrasse da quel flusso di pensieri. Mi voltai, osservando l'orizzonte, e il tappeto volante che si avvicinava poco a poco al villaggio. Sorrisi, e con un cenno indicai ad Aladdin dove fermarsi. Jasmine scese ancor prima di toccare terra, e correndo mi raggiunse per abbracciarmi. Dopo un istante di esitazione, mi lasciai stritolare dalla sua morsa energica. Neanche una persona restia alle smancerie come me avrebbe potuto resistere a quelle dimostrazioni di puro affetto.
« Stanno arrivando tutti, li abbiamo visti dall'alto. » commentò Aladdin, stringendomi la spalla. Annuii.
« Ci sei mancata, piccola esploratrice. » aggiunse Jasmine, ricevendo subito un'occhiataccia.
« Sai che – » iniziai, ma venni improvvisamente interrotta da una folata di vento anomala, che riportò il cappuccio sulla mia testa insieme a tutti i capelli, in una massa scompigliata. Guardammo in alto, e subito dopo Peter Pan approdò su quelle acque tranquille, seguito da Campanellino e Wendy, cosparsa di polverina magica.
« Siamo in ritardo? » commentò lui, lanciandomi un sorriso divertito, ed io stetti semplicemente in silenzio a guardarlo, tradendo quel mix di emozioni che in quel momento si stavano impossessando del mio corpo.
« Mh, Aladdin, Jasmine? » mormorò Wendy, voltandosi verso di loro. « Vogliamo incamminarci? ».
Loro annuirono immediatamente, come a volersi allontanare da quel silenzio che era fatto solo per noi due. E Wendy l'aveva compreso immediatamente. Li vidi allontanarsi in silenzio, chissà verso quale parte del villaggio, mentre il vento continuava ad essere l'unico ad ululare in tutto quel silenzio.
In un primo momento nessuno dei due voleva fare la prima mossa. Poi, con cautela, lo vidi avvicinarsi a passo lento e fermarsi solo a pochi centimetri da me.
« Ciao, ragazzina. » mormorò con voce roca, aprendosi in quel sorriso da ragazzaccio che non era mai andato via, neanche ora che, finalmente, era diventato un uomo. Gli sorrisi, il viso contrito per la commozione, e in un attimo mi ritrovai tra le sue braccia. Mi aveva abbracciata senza neppure pensarci, stringendomi nella sua presa sicura. Sentivo il suo profumo, così familiare. E in un momento tutto ritornò alla mente. Quando avevo distrutto il vincolo, mi ero resa conto di aver anche ucciso Wendy. La dolce Wendy, che Peter aveva cercato così a lungo. L'avevo uccisa, e non me l'avrebbe mai perdonato. Eppure, quel pensiero era tutto ciò che avevo: perché pensare al suo odio, almeno mi avrebbe permesso di immaginarlo ancora in vita. In quel momento l'avevo lasciato nella prigione creata dal Lupo per distruggerci, e non sapevo che fosse ancora vivo. Quando avevo sollevato lo sguardo a quella vocina flebile che mi aveva chiamata, lì in quella distesa di neve fredda, c'era una sola persona davanti a me. Wendy, che inspiegabilmente era viva nonostante il vincolo fosse stato distrutto.
« Mi sei mancata. » aggiunse, cercando di sopperire al mio silenzio. Ripensai a quando ero tornata indietro, portando Wendy con me. Erano tutti lì, vicini al corpo del Cacciatore oramai in pace. E quando il suo corpo scomparve in una luce abbagliante, Peter ricomparve da quella prigione che lo aveva tenuto lontano da me.
Peter e...
Scrollai la testa. Peter. Peter era tornato. Era debole, seppur avesse risentito dell'improvviso fluire dell'energia dalla fonte originale, che non era più in possesso del Lupo. Quell'energia, che lentamente tornava a scorrergli nelle vene, gli diede la forza per alzarsi. Per guardare me. E nei suoi occhi vidi tutto ciò di cui avevo bisogno per stare bene.
« Io... » mormorai, senza sapere cosa dire. L'emozione era troppo forte, e ogni volta rischiavo di rovinare tutto. Sapevo solo che senza di lui mi sarei persa. E inevitabilmente ripensai a quel bacio che mi aveva dato. In quel momento aveva avuto bisogno di me, ma io mi ero resa conto che l'amore che provavo per lui era un'altra cosa. Qualcosa di inspiegabile. Un legame più profondo dell'amore.
« Wendy sta meglio. » conclusi, mentre vedevo che si allontanava con gli altri. Lui si voltò a guardarla, sorrise e tornò su di me.
« Si, si è completamente ripresa. Ma non voglio parlare di lei. » aggiunse poi, stringendomi le mani.
Il ritorno di Wendy per Peter aveva rappresentato l'avverarsi di un sogno. Per un tempo interminabile l'aveva cercata. Lei, l'amore della vita, scomparsa sotto i suoi occhi. Era convinto che fosse morta, lo eravamo tutti. E quando la vide, oh, la luce negli occhi che aveva prima che tutto quel caos scoppiasse riapparve misticamente. Come una magia. Una magia potente.
Forse la più potente di tutte.
Presi un lungo respiro, poi feci un passo in avanti e poggiai la fronte sul suo petto. Sentivo il battito del suo cuore, forte e vigoroso come un tempo. Lo sentii mentre poggiava la testa sulla mia, e con le braccia mi cingeva ancora.
« Te l'ho riportata. » sibilai, fiera di me. Fiera di noi.
« Me l'hai riportata. » ripeté lui, e la voce gli si incrinò. Sollevai lo sguardo, osservando i suoi occhi lucidi e pieni di emozione. « E sei tornata. Viva. ».
« Questa volta non mi sono cacciata nei guai. » ribattei, cercando di sdrammatizzare. Lui scosse la testa.
« No, invece l'hai fatto. Hai lottato da sola contro i tuoi demoni, nel tuo Inferno. Hai fatto scelte importanti, dolorose, e alla fine sei tornata. E se ti fosse accaduto qualcosa io...Red, io amo Wendy. Lei è...è Wendy. Ma tu...tu sei parte di me. Della mia anima. Se te ne vai, me ne vado io. Quindi non provare ad andartene. ».
Il silenzio calò di nuovo su di noi. Era un silenzio buono, docile e calmo. E noi ci entravamo perfettamente.
Eravamo stati distanti per quei trenta giorni: lui ad occuparsi di Wendy, dei suoi bimbi sperduti, della sua Isola; io a pensare al mio mondo, al mio villaggio, alla mia casa. Ma i nostri cuori non si erano separati mai. Ed era come se non fosse passato neanche un giorno.
« Non me ne vado. » mormorai, scuotendo la testa e riuscendo a guardarlo negli occhi senza emozionarmi di nuovo come una ragazzina. « Non me ne vado più Peter, promesso. ».
E lo abbracciai. Lo abbracciai con forza, facendogli sentire tutto l'affetto che provavo per lui. E in quel momento mi resi conto di non avergli mai chiesto una cosa importante nel corso di quei trenta giorni. Non ci eravamo visti, certo, ma ci scrivevamo spesso. Ma quella cosa, quella non gliel'avevo mai chiesta.
« L'hai poi ritrovata, la tua ombra? » chiesi, continuando a tenergli le mani. Lui sorrise.
Si dice che l'ombra sia il simbolo dell'essere umano. E Peter, che non voleva crescere ed essere umano fino in fondo, se la lasciava sempre scappare. Ma all'inizio di quel caos, quando anche Wendy se n'era andata, l'aveva persa per sempre. Se n'era andata con lei lasciandolo davvero solo, vuoto, e non umano. E ora?
Ora dov'era?
« Non lo so. Continuo a pensare che sia da qualche parte, e che non sia andata via definitivamente. Certe volte mi sembra di sentirla, soprattutto da quando tutto è tornato alla realtà. Ma forse non si farà mai trovare. Forse sono cresciuto, no? ».
Sorrisi. « Forse, Pan. Forse. » mugugnai, prendendolo un po' in giro, e lui mi diede un buffetto sulla guancia, com'era solito fare per infastidirmi. In quel momento mi tornarono alla mente altri pensieri. Più bui.
Più oscuri.
Mi voltai verso l'orizzonte, cercando di guardare oltre il mare. Sentii le mani grandi di Peter cingermi le spalle in una presa forte.
« Questa volta verrà. » mormorò a bassa voce, ma ricevette subito un mio segno di dissenso. Scossi energicamente la testa, come a non voler sentire quello che aveva da dirmi.
« No. Non è vero. Lui non verrà più. »
« Red, dagli del tempo. »
« Stronzate. » sibilai, e la voce mi si incrinò. Non ti azzardare a versare una lacrima per lui, capito?
« Red... » sussurrò di nuovo Peter, stringendomi in un abbraccio. « Io sono qui. Sarò la tua ombra. ».
Soffocai una risata amara, mentre lui mi lanciava un altro dei suoi mezzi sorrisi da teppista.
« Ce l'ho già la mia ombra, Pan. Cercati un'ombra tua. » gli risposi, a tono, di nuovo leggera.
Lui mi guardò di nuovo in silenzio. « La mia ombra. » ripetei, e di nuovo lo abbracciai.




Il sole cominciava a tramontare all'orizzonte. Lassù, su quel grande belvedere, il panorama era da mozzare il fiato. Si era alzato di nuovo un vento leggero, piacevole. Tutti quanti avevano ripreso la strada per i loro Regni, con la promessa di ripetere quell'incontro per fare il punto della situazione.
Salutai con la mano alzata Biancaneve, che stava prendendo la via del bosco insieme ad Esmeralda per tornare alla sua locanda a festeggiare con i suoi Nani il completamento del castello dove avrebbe vissuto come regina, senza un principe vigliacco al suo fianco. L'adoravo per questo.
« Red. » mi chiamò una vocina flebile. Mi voltai, serena. Wendy mi aspettava con l'espressione grata, e allo stesso tempo serena di chi ha ritrovato la felicità dopo un lungo periodo di sonno. Campanellino ci svolazzava intorno, spargendo polvere magica ovunque. Peter, a pochi passi da noi, ci osservava.
Andai ad abbracciarla. I delicati boccoli color nocciola mi oscurarono la visuale, ma lei restituì l'abbraccio senza pensarci.
« Fate attenzione. E salutatemi i ragazzi. » le dissi, stringendole le mani. Lei annuì, e dopo un istante si alzò in volo assieme a Campanellino. Peter si avvicinò e mi salutò con un abbraccio.
« Passo a trovarti fra qualche giorno, ragazzina. Non cacciarti nei guai. » mi ripeté lui, come sempre era solito fare. Gli sorrisi, lasciandolo andare. E istintivamente misi una mano sul cuore, dove lui aveva un posto assicurato ogni secondo, ogni minuto, ogni giorno.
Li vidi volare oltre l'orizzonte, oltre le nuvole fino alle stelle. Osservai quello scenario surreale, quasi incantato, mentre la brezza lieve sollevava appena la mia mantella. Un'altra folata di vento smosse il bustino di pelle, e un cigolio attirò la mia attenzione. Cercai di capire se provenisse dalla sacca che tenevo su una spalla, o se me lo fossi immaginato. Cercai di smuovere il bustino, ma le tasche erano talmente tante che non avrei potuto indovinare. Ripetei il gesto, e mi accorsi di un altro cigolio nel taschino sul fianco destro. Lo aprii, tirando fuori l'oggettino che proprio in quel momento cigolava senza sosta.
La bussola di Pocahontas.
Era sempre stata lì, eppure non avevo mai avuto modo di usarla. Ripensai alle sue parole.
La bussola ti guiderà dove il tuo cuore vuole portarti.
Ma ora la freccia si muoveva all'impazzata, roteando e cigolando. Sembrava stesse sul punto di rompersi.
Girava, girava, girava, fino a che...
Improvvisamente si fermò. La punta, rossa e sgargiante, indicava a Sud. Stava indicando...me?
Cosa voleva dirmi?
In quel momento sembrava stesse indicando il mio cuore, e forse era proprio lì che dovevo essere. Lì, in quel preciso istante, era il posto adatto. Ed io mi sentivo esattamente nel posto giusto.
Eppure c'era qualcosa che non quadrava. La freccia continuava a compiere piccolissimi movimenti a scatto, come se stare ferma a puntare qualcosa la infastidisse. O come se il luogo da puntare fosse oltre il mio corpo, oltre me stessa. Un rumore alle mie spalle mi distrasse da quei pensieri, e improvvisamente collegai tutto quanto.
La bussola puntava alle mie spalle, proprio dietro di me.
Dietro di me, dove ora c'era Jim.

















Nb. Siamo alle battute finali, ma come potete vedere i colpi di scena non mancano. Ci tenevo a dare un pò di spazio a Peter e Red, scrivere questo passaggio mi ha stretto il cuore! Oramai manca poco alla fine, cosa ne pensate? Fatemi sapere, aspetto i vostri commenti!
Un bacio,

L.



  
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