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Autore: The Wretched And Divine    02/02/2015    1 recensioni
[Disney/Dreamworks]
'E vissero per sempre felici e contenti.'
E' la frase alla fine di ogni storia. E se invece non vivessero felici e contenti?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Wonderland
 
‘E’ tardi, è tardi, è tardi!’
Quelle due parole continuavano a susseguirsi nella sua mente in modo incessante.
E’ tardi, è tardi, è tardi!’
Andavano avanti da almeno sei mesi. Da quando quel coniglio bianco col panciotto era andato a trovarla.
Ricordava quell’episodio esattamente come se fosse avvenuto il giorno precedente. Era una calda giornata primaverile; il vento le sollevava delicatamente i capelli castani, mentre lei accarezzava la sua gattina.
Il coniglio le passò davanti all’improvviso, talmente veloce da apparire come una chiazza bianca. Lei lo seguì, incuriosita. Certamente, non avrebbe mai potuto immaginare il meraviglioso posto in cui l’aveva condotta.
‘Il Paese delle Meraviglie’, lo chiamava lei. E non avrebbe potuto trovare un nome più adatto.
Purtroppo però quei colori inebrianti, le strane creaturine e l’atmosfera fiabesca l’avevano decisamente traviata.
‘E’ tardi, è tardi, è tardi!’
La voce continuava incessante. Ma Alice non riusciva proprio a capire. Era tardi, ma tardi per fare cosa?
‘E’ tardi, è tardi, è tardi!’
‘Se questa voce non la smette immediatamente, rischio di impazzire.’ Pensò tra sé e sé.
E’ tardi, è tardi, è tardi!
Niente. Ogni tentativo di farla cessare sembrava nullo. Alice era parecchio irritata. Era difficile compiere il lavoro con quella voce in testa. Stava cercando di prendere un tè con i suoi amici. Non era tardi, era esattamente l’ora in cui i bravi inglesi bevono il tè.
E’ tardi, è tardi, è tardi!
Alice decise che l’avrebbe ignorata. D'altronde, i suoi ospiti non potevano aspettare. Sarebbe stata una grande maleducata a farli attendere troppo. E Alice, si sa, non era una ragazza maleducata.
Aveva organizzato tutto perfettamente.
Alla sua destra era seduto il Cappellaio. Un tipo allegro, con il sorriso stampato in faccia; portava un buffo cappello a cilindro, decisamente troppo grande per lui.
Alla sua sinistra c’era il Leprotto. Aveva delle grandi orecchie da coniglio, ma Alice aveva sempre pensato che non fosse troppo sano di mente. Ad ogni modo, comunque, non le importava.
 
***
Arthur Smith stava controllando alcune carte nel suo ufficio, quando sentì qualcuno bussare con foga alla porta.
«Avanti!»
Era un infermiere.  «Buongiorno Dottore. Avremmo bisogno di lei.»
«Potete attendere?» Chiese, lanciando uno sguardo alle pratiche sul tavolo.
«E’ una questione abbastanza urgente. Abbiamo un nuovo paziente.»
Dallo sguardo dell’infermiere, capì che non avrebbe potuto aspettare. Si alzò sospirando dalla poltrona, accomodandosi i piccoli occhiali sul naso aquilino.
Venne condotto lungo il corridoio, fino ad arrivare ad una cella di isolamento, con le pareti imbottite. Si accostò allo spioncino per guardare all’interno e fu sorpreso di vedere una piccola bambina dai capelli castani e gli occhi verdi, in camicia di forza, che lo fissava.
Guardò l’infermiere. «Avrà al massimo 10 anni. Perché è qui?»
«Perché non va a parlarci lei? Sono sicuro che il racconto sarà sicuramente più dettagliato, se glielo riferisce lei.» Fece un cenno in direzione della bambina.

***
E’ tardi, è tardi, è tardi!
La porta della sua stanza si spalancò, ed entrò un uomo. Aveva i lineamenti severi, il camice bianco che si abbinava perfettamente al colore dei suoi pochi capelli.
E’ tardi, è tardi, è tardi!
«Cosa vuole?» Chiese Alice.
L’uomo la scrutò attentamente, poi disse «Ti va di raccontarmi perché sei qui?»
La bambina portò lo sguardo verso il soffitto, pensierosa. Voleva raccontare a quel signore perché si trovasse lì, ma la verità è che non lo sapeva. Stava prendendo il tè con il Cappellaio ed il Leprotto, questo lo sapeva, poi vedeva solo buio. Per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare.
«Non lo so, signore.» Disse, sinceramente dispiaciuta.
Il dottore la guardò, disorientato. Uscì dalla cella e mandò a chiamare l’infermiere, ordinando di farsi portare la cartella clinica della bambina.
Aprì il fascicolo di fogli, e per poco non gli prese un colpo.
Le foto mostravano una bambina dai capelli castani e gli occhi verdi, con un vestitino azzurro, intenta a prendere il tè. Con due persone.
Leggendo, si accorse che erano i genitori della bambina.
Il padre aveva la bocca squarciata, modellata in un macabro sorriso.
Alla madre erano state cucite delle orecchie da coniglio sulla testa, precedentemente rasata.
La piccola sorrideva, con una tazza di tè in mano.
Poco dopo, la polizia si presento all’ospedale psichiatrico, avvertita dal dottore.
Quella che avevano portato lì non era una bambina. Era un mostro. Doveva occuparsene la polizia.

***
E’ tardi, è tardi, è tardi!
Alice era stata portata via da una carrozza con dei poliziotti. Non capiva il motivo, però.
Ora si trovava legata mani e piedi ad un lettino. L’acciaio era gelido contro la sua piccola schiena nuda. Provò a slegarsi, con scarsi risultati.
Entrò un uomo, con una grossa siringa in mano.
«Vedrai, non ti farò del male. Anche se lo meriteresti. Quale mostro farebbe una cosa del genere ai propri genitori?»
Alice ebbe un flash.
E’ tardi, è tardi, è tardi!
La voce continuava a ripeterle.
E finalmente, Alice capì.
  
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