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Autore: _Burning_    05/02/2015    1 recensioni
Magia nera, magia antica. Magia che corrodeva l'anima di chi la subiva come di chi usava le proprie forze vitali per metterla in pratica. Magia che si era alimentata dei miei respiri crescendo insieme a me. Cicatrici che sembravano sane, nascondevano dentro e fuori di me ferite inguaribili. Prima di immergermi mi voltai, priva del senso del pudore come di qualsiasi percezione. Il mio sguardo calmo simile a quello della maschera di morte portata sul volto di mia madre quella notte di otto anni prima. Eppure la mia voce vibrava.
"Perché non passiamo subito alla maledizione successiva? so che la conosci".
E rimasi sul bordo della piscina, fronteggiandolo a pelle scoperta con quella muta preghiera negli occhi e nella voce.
"Uccidimi".

Tutto ebbe inizio quando Tom Riddle incontrò ad Hogwarts i due gemelli Pendragon.
Tutto finirà mezzo secolo più tardi quando Harry Potter troverà l'unica testimonianza rimasta di quell'incontro e deciderà di crescerla tra i suoi stessi figli, nella speranza di cancellare ciò che fu deciso dallo spettro del suo antico nemico.
Prologo e secondo capitolo in fase di revisione
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Silente, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Nuova generazione
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Parte Prima - Gli Eredi

Capitolo II

- Serpentigenae -




"Remiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato."
Francis Scott Fitzgerald






Il treno per Hogwarts aveva lasciato da poco King's Cross.

Emily Pendragon sistemò sulla grata di ferro il suo baule vicino alla civetta del fratello per poi lasciarsi cadere con fare abbattuto sul sedile del loro scompartimento.

"Non sembri molto contenta di tornare," Mavors le lanciò una delle sue occhiate inquisitorie, sporgendosi oltre la sua copia della Gazzetta del Profeta, nella cui lettura si era lanciato non appena avevano trovato posto sul treno.

"Cosa te lo fa pensare?" rispose sarcasticamente la ragazza.

"Non saprei, hai la faccia di chi sta andando incontro ad un dissennatore," ma già aveva riportato la sua concentrazione sulla lettura.

Emily in tutta risposta si limitò a sbuffare nervosamente.

No, non era poi così impaziente di arrivare a Hogwarts. Lei e Mavors si erano trasferiti all'inizio dell'anno precedente da Durmstrang, e per lei abituarsi non era stato così facile come per il gemello. Le mancava l'atmosfera severa di quelle mura. Le mancava la rigidità del suo Nord.

Nel giro di pochi mesi aveva dovuto dire addio ai suoi amici, alla sua città, alla scuola che l'aveva accolta quando era bambina. Sentiva che una parte importante di lei e della sua vita era rimasta in Russia. Suo fratello d'altro canto aveva accolto questo cambiamento con animo positivo.

"Questa non è mai stata casa nostra. Avanti, prima o poi avremmo dovuto tornarci in ogni caso", aveva detto per consolarla con la sua proverbiale mancanza di tatto.

Ma in fondo aveva ragione, lo sapeva anche lei.

La sua famiglia, tralasciando le origini di sua nonna, era gallese. Da infinite generazioni i Pendragon avevano abitato l'isola di Anglesey , per quello che si sapeva.

Così come la famiglia di sua madre, i Black, avevano da sempre abitato nei pressi di Londra.

Era stato solo per un capriccio di suo padre che lei e Mavors erano cresciuti tra l'altra società magica di San Pietroburgo. Rinnovò i suoi sospiri mentre osservava distrattamente le immagini che scorrevano oltre il finestrino.

Certo Hogwarts non era poi così male. Era più grande, più sfarzosa e vivace nei suoi ritmi e nella composizione del suo corpo studentesco. Tutto il discorso delle casate ne era la prova.

Già, le casate. Rivolse per un attimo lo sguardo alla testa bionda che si intravedeva dietro la pergamena del giornale e le si strinse il cuore.

Mavors era stato il primo dei due a essere smistato, subito dopo la lunga schiera di primini che li precedeva. Il cappello parlante aveva indugiato su quella testa per qualche secondo prima di decretare la sua appartenenza alle fila dei Grifondoro. Aveva tentennato anche con lei, ma l'indagine nella sua mente aveva avuto ben altro esito.

"Ah! Cosa abbiamo qui, un'altra Pendragon? Interessante... Una mente davvero curiosa la tua, certo non può essere altro se non..."

"-SERPEVERDE!"

Ricordava come se fosse ieri il suono di quell'annuncio riecheggiare minaccioso per la sala grande. Non era mai stata davvero divisa da suo fratello, e la cosa non era stata per niente facile. Non ci era voluto molto a scoprire quanto profondo e radicato fosse l'odio tra le loro casate, e la cosa non aveva mancato di sorprenderla nella sua ingenuità. A Durmstrang non esistevano queste faide, tra quasi tutti gli studenti vigeva un regime di severo rispetto e fratellanza sotto l'unica divisa rosso sangue.

Almeno Emily aveva ritrovato come nuovi compagni una buona parte della famiglia Black, e il legame che aveva con i suoi cugini le era tornato utile nel non sentirsi completamente sperduta. Certo si dava della stupida a questo pensiero. A Serpeverde sapeva che avrebbe dovuto sentirsi a casa senza problemi. Praticamente tutta la sua famiglia (quella parte che era stata destinata ad Hogwarts) si era vestita ben prima di lei dei colori verde e argento. E lì si respirava un'aria già più simile per certi versi a quella di Durmstrang. Anche lì gli studenti venivano da un passato molto simile per storia famigliare ed erano tutti eredi purosangue, tralasciando i casi particolari. Non era da stupirsi che fossero praticamente tutti più o meno imparentati.

Proprio quando si stava per appisolare trasportata dal corso dei suoi pensieri un ragazzo alto e smilzo irruppe senza convenevoli nello scompartimento.

"Al!" esclamò Emily riconoscendo il volto smaliziato del cugino. Si lasciò andare ad uno dei suoi sorrisi migliori. Insieme a Lucretia era senza dubbio il suo preferito tra i giovani Black.

"Cuginetti, finalmente!" esordì lui aprendosi in un sorriso smagliante. La sua esuberanza divertiva Emily quasi quanto riusciva ad infastidire Mavors.

"È un piacere rivedervi tutti interi", esclamò, una luce divertita nei suoi occhi grigi mentre prendeva posto vicino a Emily.

"Anche se non sembri ricambiare molto il mio affetto, Sissy caro."

L'unica risposta che ottenne fu il tipico grugnito da interpretare come "Sto leggendo. Non vedi?" Il Grifondoro odiava essere distubato quando la sua concentrazione lo assorbiva. Ma odiava ancora di più il soprannome che Alphard usava quando voleva provocarlo.

"Capito l'antifona, vecchia spugna d'un corvonero in incognito", sbuffò il ragazzo passandosi una mano tra i capelli neri già abbastamza in disordine.

Emily lo guardò divertita. In fondo era vero che Mavors sarebbe stato un corvo più che appropriato con la sua serietà impeccabile.

"Se non la smetti di provocarlo potrebbe addirittura svelare il suo altro lato serpe nascosto e cruciarti. Io ti ho avvertito."

Al finse di inorridire in preda al panico e le balzò addosso stringendosi contro di lei sui sedili. Emily si lasciò andare in una risata, dimenticando i castelli mentali che pochi secondi prima l'avevano turbata.

"Lo sapevo! Di nascosto sei più malvagio di Malfoy, ci scommetto," disse puntando un dito inquisitorio contro il profilo del cugino, che rimase impassibile all'intera scena.

"In ogni caso, mia cara dolce Aemilia, non sai quanto sia bello rivedere una faccia amica dopo tutto questo tempo", proruppe in un sospiro ricomponendosi e appoggiando la testa contro la sua spalla. Come Mavors odiava il suo soprannome, lei odiava essere chiamata con il suo nome per intero, ma lasciò correre per il momento

"Non ti starai lamentando per le tue vacanze in Francia con zia Charis. Ti uccido, io ho dovuto passare l'estate rinchiusa ad Anglesey con mio fratello e il gatto. Vedi tu." Prima di quell'anno avevano già passato periodi nel vecchio castello della famiglia in Galles, ma mai tre mesi interi.

"Ma sai non sono così sicuro sia nostra zia. È tipo la figlia della sorella della cu..."

"Ti prego risparmiaci" mugolò Mav con tono terribile.

"Si insomma è stato fantastico in realtà. Per un attimo ho preso in considerazione l'idea di trasferirmi a vita a Beauxbatons. Le francesi sono un'altro universo credimi".

Emily roteò gli occhi dalla disapprovazione. Poteva solo immaginare in che compagnia avesse passato le notti estive.

"...ma mi mancava la mia piccola cugina. Tu no Sissy, ovviamente. Ti disconosco ufficialmente solo per essere un Grifo," scherzò, come per ignorare il fatto che effettivamente quel pensiero era passato per la testa della maggior parte dei loro famigliari. Sua sorella Walburga aveva cancellato apparentemente l'esistenza del cugino, evitando anche solo di rivolgergli uno sguardo per tutto l'anno scolastico.

"Molto divertente si" sbuffò lui in risposta, distaccato come suo solito. Se quel particolare lo feriva, non lo aveva mai dato a vedere nei mesi dal suo smistamento, geloso com'era dei suoi sentimenti.

"In ogni caso, almeno qualcuno tra noi riesce ancora a non affossare il nome delle nostre famiglie" disse trattenedno il respiro prima di continuare la frase, ricercando uno dei suoi tipici effetti calcatamente drammatici.

"O, se non mi sbaglio, sono proprio seduto accanto al mio nuovo prefetto?"

Emily non battè ciglio, stando al gioco.

"Anche se fosse? Non ci provare Black, non chiuderò certo un occhio per te e le tue scappatelle."

"Sei terribile!"

"Dillo pure, ma io mi preoccuperei più di Mav. Lui pure è prefetto quest'anno."

Un suono di stupore e terrore uscì dalle labbra di Alphard mentre si prendeva la testa tra le mani.

"Meraviglioso, questo vuol dire che dovrò come minimo rimorchiarmi il nuovo prefetto dei corvonero se voglio sopravvivere quest'anno" questa voltà sembrava piuttosto serio.

"Se ti piacciono le tipe alla Mirtilla Wailmore," mormorò con un ghigno Mavors.

"Mi prendi in giro."

"Effettivamente non ho idea di chi sia. Ma te lo auguro con tutto il cuore".

Al stava per ribattere velenosamente ma Emily lo interruppe sul tempo.

"Calma Don Giovanni, ti prometto che se alla riunione ne trovo una di passabile te la presento personalmente."

Al se la mise via e calmò gli spiriti. La ragazza si rigirò tra le dita la nuova spilla da prefetto scintillante con fare annoiato mentre la conversazione veniva fatta convergere sulle loro vacanze. Al raccontò delle conoscenze di zia Charis (o chiunque fosse quella parente) tra le famiglie di maghi francesi, per poi soffermarsi a illustrare le sue avventure estive con una certa rossa di nome Elenoire che non avrebbe probabilmente mai più rivisto.

Mavors non smise di concentrarsi sul giornale. Emily sapeva che le notizie sull'ascesa di Grindelwald lo ossessionavano. La sua famiglia era fuggita dall'europa continentale per evitare quella guerra. Lui come suo padre non approvavano quei piani di conquista, e anche se non l'avevano mai contrariato con dichiarazioni pubbliche i coniugi Pendragon avevano scelto di tornare in Inghilterra e allontanare i loro figli da Durmstrang.

Improvvisamente depose il giornale e guardò l'orologio con uno sguardo preoccupato.

"Finiremo per far tardi alla riunione dei prefetti," asserì rivolto verso la sorella.

Emily annnuì. "Si è meglio che andiamo.. non voglio sorbirmi la predica di mister-perfezione-Riddle già il primo giorno," borbottò alzandosi.

Per poco Al non si soffocò con una cioccorana.

"Per la barba di Merlino, tu e Riddle! Come ho fatto a non pensarci, lavorerete in coppia al-" esclamò con fare malizioso, senza però riuscire a finire la sua provocazione.

"Oh Al non cominciare nemmeno, per favore. Ci vediamo dopo." Emily lo interruppe secca, fece scorrere bruscamente la porta dietro di se ignorando le possibili risposte canzonatorie del cugino e seguì il gemello verso la carrozza dei prefetti.

Già, lei e Tom Riddle erano i due nuovi prefetti di Serpeverde. In realtà non aveva nessuna notizia sicura a riguardo, ma la cosa era fin troppo ovvia. Riddle era lo studente più brilante del suo anno. O perlomeno della loro casata. Non le era servita nessun'altra conferma quando si era posta il dubbio quell'estate dopo la lettera del preside, che le aveva annunciato il suo nuovo ruolo.

Sapeva anche che non sarebbe stata una convivenza facile la loro. Sospettava già che tra le sue compagne ce ne sarebbero state di pronte a tutto per prendere il suo posto e passare del tempo con Riddle. L'effetto che aveva sulle ragazze la sconvolgeva e la irritava. Era innegabile che possedesse un certo carisma, ma personalmente ne era rimasta immune, come aveva scelto di rimanere distaccata da molte delle novità che Hogwarts le aveva offerto.

Tom Riddle era (quasi) un ragazzo normale. Non si erano mai rivolti una parola durante l'anno, ma Emily lo aveva osservato spesso. Si, all'inizio da parte sua c'era stata una punta di curiosità nei suoi confronti. Voti impeccabili, pupillo dei professori, sogno di ogni ragazza della scuola, rispettato da ogni studente... Perfino molti grifondoro lo trattavano in modo diverso dagli altri serpeverde. Ben presto il suo essere uno specchio di perfezione l'aveva annoiata e aveva lasciato perdere l'idea di conoscerlo. Le avrebbe ricordato suo fratello, se non fosse stato che i modi statuari e composti di Mavors erano frutto del suo carattere profondamento orgoglioso. RIddle era altrettanto simile ad un marmo nella sua posa, ma ostentava una modestia e semplicità che finivano invece per indicarlo come il suo opposto. Ma capire
cosa si nascondesse sotto quel bel faccino poteva non essere così facile. Emily, con il suo temperamento sanguigno, aveva archiviato le sue teorie su Riddle non appena si era resa conto della sua indecifrabilità e ben presto aveva trovato altre amicizie su cui concentrarsi.


Come previsto, furono gli ultimi a fare il loro ingresso nella carrozza scelta per la riunione. C'erano tutti: i due nuovi caposcuola, Lucretia Black e Kayleigh McDougal, Minerva McGrannit, che lanciò uno sguardo di rimprovero a Mavors, due Tassorosso che Emily non aveva mai visto, Jamie Davis e Lucy Steeval per i corvonero, e in angolo ecco lui, Tom Riddle.

Emily si era scusata per entrambi come niente fosse e aveva preso posto vicino al compagno di casa senza lasciarsi intimidire. Si era aspettata uno sguardo irato da parte sua come quello della McGrannit per suo fratello, ma niente. Rimase indifferente e quasi immobile per tutto l'incontro, ascoltando diligentemente le istruzioni per il loro lavoro di prefetti. Alla fine quando tutti si alzarono si avvicinò a Lucretia per salutarla e abbracciarla con affetto. Una parte di lei era orgogliosa di avere per cugina la ragazza caposcuola. I tre cugini stavano per tornare allo scompartimento dove Al li stava aspettando quando Emily si accorse che Tom Riddle in persona sembrava aspettarla nel corridoio. Era appoggiato al muro e teneva le braccia incrociate al petto con il suo solito cipiglio serio.

"Maledizione", imprecò tra i denti. Lucretia la guardò divertita.

"Signorina Pendragon, potrei una parola?" Il sorriso di Riddle la colse impreparata, ma non reagì. Ci mancava solo sciogliersi davanti a lui per una cosa così stupida al loro primo scambio di parole.

"Ci vediamo più tardi allora" la salutò Mavors senza neanche voltarsi verso Riddle.

Quando se ne furono andati Emily si voltò di nuovo verso l'altro prefetto.

Sfoggiava improvvisamente la sua migliore faccia da schiaffi, come la chiamava sua madre quando era sul momento di farle una predica.

"Si? Hai bisogno di qualcosa?" lui non fece una piega.

"Non penso ci sia mai stata occasione per presentarsi. Il mio nome è Tom Riddle. Penso sia il minimo dato che dovremmo lavorare insieme d'ora in avanti." Fin troppo cortese ed educato per essere vero, pensò Emily. Le sembrava di essere tornata alle serate organizzate da sua madre, che puntualmente le toccava passare quasi per intero a ricevere e a subire conversazioni di presentazione con gli ospiti illustri che affollavano il loro salotto. Se non fosse stato per il suo cognome babbano quel ragazzo avrebbe fatto la sua degna figura in un ambiente simile, ma si tenne anche questo pensiero per se.

"Oh ma lo so. Stesso anno, stessa casata... possiamo anche saltare le presentazioni Riddle" rise lei in risposta.

"Comunque se ci tieni, Aemilia Pendragon. Ma te ne prego, chiamami Emily." Forse doveva smetterla di comportarsi come Alphard. La sua ironia non spesso veniva apprezzata così su due piedi. Si morse il labbro inferiore mentre lo guardava dalla testa ai piedi in attesa di una risposta. Ma lui continuava con quel sorriso simile a un ghigno.

"Non capisco il perché, Aemilia è un nome.. interessante", rispose alzando impercettibilmente il mento.

"Cos'è mi prendi in giro?" questa volta era arrossita si, ma di irritazione.

"Emily è un nome così comune," alzò le spalle, quasi annoiato da quello scambio di parole oltre la coltre della buona educazione.

"Piuttosto che quelli latini con cui è fissato mio padre se permetti preferisco i nomi babbani. Come il tuo." questa volta il sorriso di Riddle si incrinò davvero. Un lampo poco rassicurante attraversò i suoi occhi neri.

"Comunque dato che non sono necessari convenevoli, ti dirò che d'ora in poi preferirei tu fossi più puntuale quando si tratta di ronde o altri nostri compiti. A stasera, signorina Pendragon" terminò bruscamente la direzione della conversazione. Emily non si lasciò intimorire, tuttavia dovette ammettere che un'affermazione simile se la meritava. In un anno si era fatta già conoscere per il suo essere una ritardataria cronica evidentemente. Era strano che nonostante ciò fosse stata scelta come prefetto, le venne da riflettere.

"Lo terrò in mente tranquillo" sospirò con fare seccato.

"Mister-perfezione-Riddle" aggiunse tra se e se sperando vivamente che non l'avesse sentita mentre si voltava di nuovo a raggiungere gli altri.



  
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