CAPITOLO 17
Plinc.
Maledetta goccia.
Plinc.
Io ti odio.
Plinc.
Ma se ascolto te, non sento altro.
Plinc.
A parte i miei pensieri.
Plinc.
Il buio è fastidioso. Ma il silenzio tra un grido e l’altro è peggio. Insopportabile.
C’è dentro tutta un’attesa. Che mi inghiotte.
Plinc.
Plinc.
Non so neanche se ho paura.
Oramai vivo con questo pensiero martellante. Ha il tuo ritmo. Mi fa rimanere senza fiato. Fino a che non pulsa di nuovo.
Plinc.
Soffoco.
Plinc.
Respiro.
Plinc.
Silenzio.
Plinc.
Un grido.
Plinc.
Johanna.
Plinc.
Il tempo non esiste.
È tutto immobile.
Gelatinoso.
Un aspic.
Tranne te. Goccia maledetta.
Plinc.
Eccoti, mi stavo preoccupando.
Plinc.
Si hai ragione, è un po’ da scemi parlare con una goccia.
Ma non sono io a farlo.
È la mia mente che comincia a vacillare, nella disperata ricerca di un’occupazione meno dolorosa di quel pensiero che con la sua vibrazione mi spezza il respiro.
Plinc.
Vero?
Plinc.
Hai ragione.
Plinc.
Non ha molto senso domandarsi in continuazione cosa ci sarà dopo.
Plinc.
Dopo la morte, intendo.
Plinc.
Di sicuro anche da morta, oramai sentirò questo suono.
Plinc.
È tutto il resto che mi mancherà.
Mi mancherà la vita.
Plinc.
Mi mancherà?
Plinc.
Magari il problema è che non sarò cosciente di essere morta.
Plinc.
Ho bisogno di respirare.
Plinc.
Aria.
Plinc.
Soffoco.
Plinc.
Respiro.
Plinc.
Magari sarà come l’anestesia che mi hanno fatto quando ho ricostruito il naso.
Plinc.
No niente.
Plinc.
Non mi ricordo niente.
C’è solo il nulla.
Plinc.
Esattamente come qui.
Plinc.
Ma non c’eri tu a farmi compagnia.
Ho aperto gli occhi e la nebbia si è dissolta, ma prima che si alzasse, non ero neanche cosciente che ci fosse.
Come questo buio.
Non sono certa che ci sia davvero. O se sono bendata. Se sono diventata cieca.
Non c’è. Niente.
Ehi goccia?
Di nuovo grida.
Ma stavolta non è Johanna.
Grazie
Mor
Plinc.
Maledetta goccia.
Plinc.
Io ti odio.
Plinc.
Ma se ascolto te, non sento altro.
Plinc.
A parte i miei pensieri.
Plinc.
Il buio è fastidioso. Ma il silenzio tra un grido e l’altro è peggio. Insopportabile.
C’è dentro tutta un’attesa. Che mi inghiotte.
Plinc.
Plinc.
Non so neanche se ho paura.
Oramai vivo con questo pensiero martellante. Ha il tuo ritmo. Mi fa rimanere senza fiato. Fino a che non pulsa di nuovo.
Plinc.
Soffoco.
Plinc.
Respiro.
Plinc.
Silenzio.
Plinc.
Un grido.
Plinc.
Johanna.
Plinc.
Il tempo non esiste.
È tutto immobile.
Gelatinoso.
Un aspic.
Tranne te. Goccia maledetta.
Plinc.
Eccoti, mi stavo preoccupando.
Plinc.
Si hai ragione, è un po’ da scemi parlare con una goccia.
Ma non sono io a farlo.
È la mia mente che comincia a vacillare, nella disperata ricerca di un’occupazione meno dolorosa di quel pensiero che con la sua vibrazione mi spezza il respiro.
Plinc.
Vero?
Plinc.
Hai ragione.
Plinc.
Non ha molto senso domandarsi in continuazione cosa ci sarà dopo.
Plinc.
Dopo la morte, intendo.
Plinc.
Di sicuro anche da morta, oramai sentirò questo suono.
Plinc.
È tutto il resto che mi mancherà.
Mi mancherà la vita.
Plinc.
Mi mancherà?
Plinc.
Magari il problema è che non sarò cosciente di essere morta.
Plinc.
Ho bisogno di respirare.
Plinc.
Aria.
Plinc.
Soffoco.
Plinc.
Respiro.
Plinc.
Magari sarà come l’anestesia che mi hanno fatto quando ho ricostruito il naso.
Plinc.
No niente.
Plinc.
Non mi ricordo niente.
C’è solo il nulla.
Plinc.
Esattamente come qui.
Plinc.
Ma non c’eri tu a farmi compagnia.
Ho aperto gli occhi e la nebbia si è dissolta, ma prima che si alzasse, non ero neanche cosciente che ci fosse.
Come questo buio.
Non sono certa che ci sia davvero. O se sono bendata. Se sono diventata cieca.
Non c’è. Niente.
Ehi goccia?
Di nuovo grida.
Ma stavolta non è Johanna.
Grazie
Mor