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Autore: Lily Liddell    08/02/2015    4 recensioni
Effie's POV | Hayffie
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Prequel di Petrichor.
{Potranno comunque essere lette separatamente.}
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Tutti gli Hunger Games che Effie ha vissuto da accompagnatrice. Dal 60th al 73rd.
E' sostanzialmente l'evoluzione di Effie e del suo rapporto con Haymitch e con alcuni degli altri vincitori/accompagnatori.
In particolare immagino Finnick, Chaff e Johanna.
Alcuni di questi capitoli sono presenti anche all'interno di altre mie raccolte, quando sarà così, lo farò presente all'inizio o alla fine, in una nota d'autore.
Quando sarà finita, comincerò Rain, gli avvenimenti più importanti dei 74th Hunger Games dal POV di Effie.
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Capitolo 1:
Esattamente dieci anni dopo aver preso la mia decisione, dopo aver affrontato la scuola, le selezioni, le graduatorie e la forte opposizione di mia madre, finalmente sono riuscita a diventare un’accompagnatrice.
Sapevo che avrei dovuto cominciare dal basso, ma non immaginavo che il basso fosse così profondo.
La delusione che ho provato nell’incontrare finalmente di persona il Vincitore del mio Distretto, Haymitch Abernathy, è stata immensa.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Portia, Tributi edizioni passate, Vincitori Edizioni Passate
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Atmosphere'
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A/N: Le ultime righe sono prese da una precedente OS.


L’orologio a cucù sulla parete sta battendo le tre del pomeriggio.
Fra due ore esatte dovrò essere sul taxi diretto alla stazione, perché alle sei partirà il treno che mi porterà al Distretto 12, come ogni anno, per la mietitura.
Io e Lysander abbiamo appena finito di pranzare; solitamente non vedo nessuno poco prima della partenza, perché ho bisogno di prepararmi al lungo viaggio, ma lui ha insistito moltissimo, quindi non ho potuto rifiutare.
Sono arrivata nel suo appartamento e ho trovato una tavola imbandita, ha fatto arrivare tutti i miei piatti preferiti.
Decisamente una piacevole sorpresa.
Dovrei andarmene, adesso, perché devo passare a casa per prendere le valigie con tutto l’occorrente che mi servirà nei prossimi due giorni…
Ho preparato tutto ieri sera, ho preso tre parrucche – una per la mietitura, una per l’arrivo a Capitol City e una di riserva, perché con Haymitch non si sa mai.
Lo stesso vale per i vestiti e le scarpe, due d’obbligo e uno per essere sicura contro ogni imprevisto.
Ho messo da parte i cosmetici?
Credo di dover chiamare Orion per sapere come sta andando al Centro Immagine. È arrivato il nuovo preparatore ma non l’ho ancora incontrato. Non ricordo nemmeno il nome, non ho prestato attenzione quando lo stilista me lo ha comunicato.
È la prima volta che lui e Portia si scambiano i ruoli e sono un po’ nervosi entrambi.
Anche se non potranno cominciare a lavorare a nulla finché non incontreranno i tributi, il che mi riporta a pensare di dovermi dare una mossa, se non voglio fare tardi.
Appoggio appena il tovagliolo agli angoli della bocca e mi alzo lentamente. « Devo andare, ti chiamo quando arrivo ».
Lysander si alza assieme a me. « Aspetta, rimani un attimo qui » dice, e si allontana lasciandomi da sola.
Non torno a sedermi, ma ne approfitto per andare a prendere la mia borsa da una poltrona e comincio a riapplicare il rossetto turchese, abbinato alla parrucca.
Riflesso nello specchietto lo vedo che rientra in stanza e si avvicina alla finestra.
È una giornata veramente splendida; il sole filtra attraverso le tende chiare e illumina tutta la sala da pranzo.
Per l’occasione si è vestito di bianco, sa quanto mi piace con quel completo.
Continua a guardarmi, mentre io finisco di sistemarmi, prendendomela comoda. Immagino abbia un altro regalo per me, ultimamente non fa altro che ricoprirmi di gioielli e fiori.
La cosa non mi dispiace affatto…
Tira fuori un orologio da taschino, legato al primo bottone della sua camicia con un’elegante catenina d’oro bianco e controlla l’ora. Forse posso anche smetterla di farlo attendere.
Rimetto via tutto, recupero gli orecchini e mi volto verso di lui sorridendo divertita e soddisfatta.
« Devo chiederti una cosa » dice, mentre io cerco di infilare uno dei due pendenti senza farlo incastrare nella parrucca.
Gli faccio cenno di continuare, passando all’altro.
« A dire il vero volevo farlo fra un paio di settimane, dopo gli Hunger Games, ma non posso più aspettare » sembra piuttosto agitato e la cosa mi confonde alquanto, oltre a trasmettermi in parte il suo nervosismo.
Poi succede l’ultima cosa che potevo aspettarmi.
Lysander s’inginocchia di fronte a me sorridendomi e dalla tasca dei pantaloni tira fuori un piccolo cofanetto nero, rivelando subito dopo il magnifico anello che contiene.
Oh no.
« Sono mesi che penso ad un discorso e ultimamente non sono nemmeno riuscito a dormire la notte ».
Non è possibile. No. È uno scherzo.
Ti prego, fa che sia uno scherzo.
Ma non scherza affatto, e mi rendo conto di quello che sta veramente succedendo solo quando prende la mia mano e avvicina all’anulare quell’anello.
Mi ritiro come se avessi ricevuto la scossa, guardandolo con gli occhi sbarrati. « Non puoi- non… perché? »
« Come? » c’è spavento nella sua voce e io mi sento un verme.
Non posso fargli questo, non voglio che soffra ma non posso sposarlo. Non avevamo mai parlato di matrimonio, non puoi fare una proposta del genere ad una donna senza aver mai neanche vagamente trattato l’argomento, tastato le acque… gli avrei subito fatto capire che non era affatto mia intenzione sposarmi.
« Perché? » ripeto e lui non si è ancora alzato in piedi. Tiene l’anello in mano e io mi allontano facendo un altro passo indietro. « Insomma credevo che stessimo bene così, no? »
Il mio stomaco brucia di vergogna e sensi di colpa, vorrei piangere ma mi trattengo.
« Tu- » balbetta, è evidente che non si aspettava una reazione del genere da parte mia. « Sì, sì stavamo bene, è per questo che- » non sa cosa dire.
« Ti prego, alzati » non ce la faccio più a vederlo in ginocchio. Lui finalmente si rimette in piedi ma continua a tenere lo sguardo puntato su di me.
Mi sento nuda, nonostante abbia su di me la mia maschera.
Leggo risentimento e delusione nei suoi occhi, gli devo almeno una motivazione. « Io non ho mai pensato a sposarmi… » cosa assolutamente falsa, ho pensato mille volte a come sarebbe stato il mio matrimonio, Dio,  io e Portia abbiamo anche il vestito pronto… solo, non ho mai pensato a sposarmi con lui.
« Non dobbiamo sposarci ora » Lysander tenta un sorriso, facendo un passo verso di me ma io ne faccio un altro indietro. « Potremmo farlo fra uno, due, tre anni… non abbiamo nessuna fretta. Se il matrimonio ti spaventa, possiamo aspettare ».
Perché rendi le cose così difficili?
« No… » sospiro, chinando la testa e coprendomi il viso con le mani. Stanno tremando, come faccio a reggere una situazione del genere?
Penso a tutti gli anni in cui ho riso e scherzato per la morte di bambini di cui mi ero occupata fino a poche ore prima e sposto le mani dal viso.
« Stiamo bene insieme, sul serio. Ma non voglio passare il resto della mia vita con te » una frase del genere non dovrebbe essere detta con il sorriso sulle labbra, nonostante si tratti di un sorriso compassionevole.
L’espressione sul viso di Lysander cambia. I suoi tratti s’induriscono e la mascella si tira. Mi dà le spalle, infilandosi di nuovo l’anello nel suo cofanetto e poi lo lancia con rabbia contro una parete.
Il suo gesto improvviso mi fa sobbalzare e improvvisamente sono spaventata, ma si sente preso in giro ed è comprensibile.
Non farebbe mai nulla di avventato, o sì?
« E hai aspettato cinque anni per dirmelo? » la voce è bassa, minacciosa. Penso seriamente di dovermene andare, in fretta.
« Te l’ho detto » rispondo con una sicurezza che in realtà non ho affatto, « ci tengo molto a te ma non avevo mai nemmeno preso in considerazione l’idea di sposarti. Sapevo che un giorno avrei dovuto dirtelo ma finché continuavo a stare bene non ne vedevo il motivo » la mia spiegazione non sembra soddisfarlo, ma io non ho più altro da dire.
Lui resta in silenzio a guardarmi, fermo sul posto.
« Devo andare » mi congedo senza un saluto, senza nemmeno chiedergli scusa. Non posso rischiare che fraintenda le mie intenzioni.
Lascio il suo appartamento più in fretta che posso, sperando di non aver lasciato nulla indietro.


La mietitura più veloce della storia, ecco cos’è stata. Ho infilato il braccio fino al gomito nella boccia, finché le mie dita non hanno toccato il fondo di vetro e ho preso il primo bigliettino a tiro, sia per le ragazze che per i ragazzi.
Non vedevo l’ora di tornare sul treno per stare in pace…
Lysander si è sempre lamentato che lo trascuravo durante gli Hunger Games, che non pensavo abbastanza a lui. Bene, adesso non faccio che quello.
Ho chiesto a Portia se avevo fatto male a rifiutare e mi ha risposto che è stata la cosa più sensata che io abbia fatto da quando mi conosce.
Lysander non le era mai piaciuto molto, ma a Portia non sono mai piaciuti gli uomini con cui sono uscita.
Fra tutti Lysander è quello che è sicuramente durato di più.
Probabilmente mia madre si aspettava che lo sposassi. Probabilmente tutti si aspettavano che io lo sposassi…
Appena mi rendo conto di star mordicchiando la plastica delle unghie finte, allontano la mano dal viso e appoggio i palmi sulle ginocchia.
Stiamo riguardando i riepiloghi delle altre mietiture ma non sto prestando attenzione…
Comunque il raccolto di quest’anno non è nulla di speciale.
Finalmente mi vedo, stretta in un tailleur viola, che chiamo i nomi dei tributi e mi faccio indietro.
Sono felice di notare come il mio sorriso è impeccabile e il mio tono di voce allegro e pimpante come al solito.
Nessuno potrebbe dire che ho passato quasi un’intera giornata a versare lacrime nervose.
Finiti i riepiloghi, mi rivolgo ai ragazzi con fare gentile. « Perché non andate a letto? Domani sarà una giornata molto impegnativa ».
Basil, il ragazzo, mi trafigge con uno sguardo di sfida. « Tanto saremo tutti e due morti entro la fine della settimana ».
Sono perfettamente abituata a questo genere di atteggiamento, in genere tutti i tributi dai quindici ai diciotto anni si comportano in questo modo, con poche eccezioni. « Beh, se sarai così pessimista durante la permanenza al Centro di Addestramento non vedo quante possibilità potrai avere » mi rivolgo anche alla ragazza, e poi sorrido ad entrambi. « Ma se vi impegnerete e vi preparerete, sono sicura che avrete ottime chances » la voce sale, su quell’ “ottime” – come a sottolinearne il significato.
« Ah sì? » il tono di Dawn arriva meno aggressivo rispetto a quello di Basil, ma più sarcastico. « E chi dovrebbe prepararci? Lui? »
I miei occhi si spostano automaticamente su Haymitch – mezzo svenuto al lato opposto del divano. Si accorge a malapena che i ragazzi stanno parlando di lui e solleva di risposta il braccio, confuso, lasciandolo poi ricadere a peso morto accanto al corpo.
« Andate a letto… » ripeto, stanca e senza traccia di allegria nella voce. I due devono avvertire il cambiamento di atmosfera e si alzano senza ulteriori proteste.
Sarà meglio che vada anche io a letto.
Haymitch sul treno per Capitol City è quasi sempre intrattabile, quindi lo lascio stare e mi dirigo verso il mio scompartimento.
Passando per il corridoio incrocio un senza-voce e lo fermo, dandogli indicazioni precise per assicurarmi che Haymitch sarà scortato nella sua stanza il prima possibile. Non voglio che metta a soqquadro l’intero vagone come è successo qualche anno fa.
Nemmeno oggi riesco a dormire, sono troppo nervosa, troppo agitata.
Mi sento in colpa, forse dovrei chiamarlo e chiedergli scusa. Forse sono sul serio solo spaventata… o forse è solo paura di restare da sola.
E se non trovassi mai nessuno con cui voler passare il resto della vita?
Se fossi io ad essere troppo esigente?
Potrei accontentarmi di Lysander?
Ci tenevo sul serio a lui.
Non credo mi rivorrebbe dopo la mia risposta…
Quando è ora di andare a fare colazione, ci metto più del solito a prepararmi.
Devo coprire bene le scure occhiaie viola che circondano i miei occhi.
Per deviare l’attenzione applico un paio di ciglia finte talmente vistose da non poter notare nient’altro e data la loro pesantezza, sembrerà che le mie palpebre siano più pesanti del solito per questo motivo e non per la mancanza di sonno.
Infilo in bocca un paio di pillole colorate e le butto giù con un po’ d’acqua.
Appena posso mi attacco ad una tazza con doppia dose di caffè nero e nel giro di venti minuti mi sento carica di energie come se avessi dormito dodici ore di fila.
Sia Dawn che Basil non fanno nulla per collaborare. Fra loro parlano e confabulano.
Senza volerlo colgo stralci di conversazioni e vengo a sapere che si conoscono da prima della mietitura.
La ragazza sì è impuntata e pretende (giustamente) che Haymitch dia loro qualche consiglio, ma lui non si è ancora ripreso dalla sbronza di ieri sera e la ignora.
Quando si alza per allontanarsi, Dawn gli va dietro continuando ad insistere. Haymitch si ferma e si volta, inchiodandola al muro con il braccio messo di traverso e premuto contro la sua gola.
Non faccio in tempo ad andare a chiamare aiuto che l’ha già lasciata andare, e si sta avviando verso il suo scompartimento.
Mi avvicino alla ragazza per assicurarmi che stia bene, è un po’ sconvolta e impaurita, ma oltre all’aspetto emotivo non ha subito danni.
« Basil, per piacere, versale un bicchiere d’acqua » dico rivolta al ragazzo, tentando di mantenere il controllo. Poi mi alzo e marcio in direzione della stanza di Haymitch.
Senza bussare tento di aprire la porta, ma la trovo chiusa.
In genere non la chiude mai, ma adesso sa che entrerei e gli farei una paternale, quindi cerca di tenermi lontana.
Busso più volte, ma l’unica cosa che ottengo sono un insulto e un invito ad andare al diavolo.
Non so cosa gli sia preso, ma non ho assolutamente intenzione di avere a che fare con lui quest’anno se vuole continuare su questa strada.
Ho già i miei problemi senza dover badare anche lui e alle sue crisi.


Arrivati al Centro Immagine finalmente faccio la conoscenza di Flavius, un ragazzo giovane che però sembra assolutamente intenzionato a fare del suo meglio.
« Lei è Dawn » dico sorridente rivolta a Venia, spingendo appena la ragazza verso la preparatrice. « Mi raccomando, fatela splendere per Orion ».
Dallo sguardo della ragazza mi sembra di capire che non è molto entusiasta di rimanere da sola con loro. I suoi occhi passano dai tatuaggi sul viso di Venia, ai denti di Nova e si fermano sulle labbra color prugna di Flavius.
Venia le mette le mani sulle spalle e la osserva con occhio critico. « Sono sicura che diventerà bellissima, dopo che avremo finito con lei ».
Flavius subito annuisce, e i riccioli di un arancione intenso ballano attorno al suo viso. « Non riuscirai nemmeno a riconoscerla ».
E dal momento che Nova deve mettere bocca su tutto, si fa avanti con un largo sorriso sulle labbra – ancora più scintillante da quando si è fatta impiantare dei minuscoli diamanti sui denti. « Sta tranquilla Effie, è in ottime mani! »
Basil è già con i suoi preparatori e per lui ci vorrà molto meno, quindi vado ad assicurarmi che Portia sia pronta a riceverlo.
La trovo intenta a rifinire a mano alcuni dettagli sul tessuto del vestito per la sfilata.
Non alza nemmeno lo sguardo su di me quando entro nella stanza, è troppo concentrata.
Le sue mani salgono e scendono dalla stoffa, mentre un ago fissa saldamente alcune pietruzze cave.
« Che te ne pare? » mi chiede, alla fine. Si alza e porta con sé il quadrato di tela.
È scura, apparentemente molto semplice, ma poi accende una luce e le minuscole pietruzze nere simili a carbone mando deboli riflessi gialli e rossi. « Semplice ma d’effetto » commento e Portia mi sorride; evidentemente era quello il suo obiettivo.
« Sotto i riflettori dovrebbero brillare un po’ di più » dice, poi riprende ad aggiungere pietre nei punti in cui sembrano mancare.
Potrà cominciare il vero lavoro solo dopo che avrà incontrato Basil, per ora deve limitarsi a sistemare il materiale col quale dovrà preparare l’abito.
Sta lavorando seduta ad una grossa scrivania piena di carte, forbici, perline di ogni colore e tutti i suoi attrezzi del mestiere.
Dietro di lei c’è un divanetto davanti al quale è stato sistemato un tavolino basso e ancora più dietro, una grossa finestra con le tende tirate.
Mi avvicino ad un’altra parete, alla quale è poggiata una macchinetta automatizzata per le bevande.
Prendo un altro caffè, perché sento che l’effetto di quello che ho preso a colazione sta cominciando a svanire.
« Come va? » chiede Portia con fare apprensivo mentre io prendo posto sul divano.
Ho bisogno di pensarci prima di rispondere, non so nemmeno io bene come mi sento. « Il caffè e le pillole energizzanti mi fanno sentire magnificamente ».
La stilista non sembra molto contenta di questa mia risposta, così lascia perdere il suo lavoro e fa girare la sedia verso di me, in modo tale da potermi guardare in faccia. « Hai dormito un po’ stanotte? »
Scuoto la testa portando il bicchiere alle labbra e bevendo un lungo sorso di caffè caldo. La temperatura è perfetta e il sapore è amaro al punto giusto.
« Se andrai avanti così fino alla fine dei Giochi finirai per sentirti male » dice in tono grave. « Almeno hai mangiato qualcosa? »
Faccio di nuovo cenno di no con la testa, nascondendo ancora di più il naso nel caffè.
Non ho avuto la forza di toccare cibo dopo quello che è successo. « Da quanto non mangi? »
Poggio la tazza sul tavolo e faccio roteare gli occhi un po’ seccata. E da quando è compito suo controllare se mangio o no?
« Da quando ho lasciato la Capitale, ma sono stata talmente nervosa tutto il tempo che il mio stomaco si è completamente chiuso » provo a giustificarmi.
Portia si alza e mi raggiunge, cominciando a guardare sul menù, borbottando mentre scorre la lista di pietanze. « Non posso credere che tu sia andata avanti solo a caffè per due giorni, se svieni al Centro di Addestramento non credo che qualcuno sarà lì a raccoglierti ».
Con qualcuno è ovvio che intende Haymitch, nonostante io sia sempre lì a cercare di farlo rialzare ogni volta che perde i sensi sul pavimento, stordito dall’alcol. « Caffè e pillole energizzanti » ci tengo a precisare, ma lo sguardo di Portia non cambia. « E ho preso anche qualche integratore ieri sera, prima di andare a letto ».
Portia mi conosce fin troppo bene, quindi per farmi aprire lo stomaco ordina due tazze fumanti della migliore cioccolata calda, fragole, una ciotola di mele caramellate tagliate in pezzi, diversi tipi di budini, una crema al cioccolato e due scodelle piene di mousse
 una al cioccolato e l’altra al caramello e miele.
Per quanto adori i cibi salati, non posso proprio resistere ai dolci.
« Tu hai già fatto colazione… » le faccio notare, mentre infila in bocca un pezzo di mela caramellata.
Prima di rispondermi, mi costringe a prendere una fragola che non perdo tempo ad immergere nella crema al cioccolato. « Sono una stilista, non una modella » dice, e fa subito il bis.
Quando metà del cibo è sparito dal tavolino, io mi sento decisamente meglio e Portia si appoggia con la schiena al divano, guardandomi di sottecchi.
« Che c’è? » le chiedo curiosa, pulendomi i lati della bocca con un tovagliolo.
Portia solleva gli occhi al soffitto e inspira rumorosamente. « Perché gli hai detto di no? »
Credevo che volessimo evitare l’argomento…
« Te l’ho già detto » cerco di sbrigarmela, ma lei non se la beve.
« No, tu mi hai detto che lui ti ha fatto la proposta e tu l’hai rifiutata » specifica, con un sorrisetto sulle labbra e il suo solito tono un po’ allusivo.
Se devo parlarne con qualcuno, quel qualcuno è sicuramente lei. « Non lo so… » comincio, chinando gli occhi e sentendomi improvvisamente molto nervosa.
« Non c’è nulla di male se non eri innamorata di lui, sai? » dalla sua voce capisco che non mi sta giudicando, ma il problema è che non so nemmeno io se lo amavo o meno.
« Stavo veramente bene con lui. Insomma, era perfetto » dico, sollevando lo sguardo con un’espressione affranta. « Lui mi amava, mi riempiva di regali ed era intelligente, elegante, romantico… »
« Ma? » è ovvio che ci sia un ma, altrimenti non avrei detto di no…
« Ma non mi faceva provare nulla di speciale » Portia annuisce, sembra capire sul serio. « Insomma, in cinque anni che stavamo insieme non mi ha fatto provare le farfalle nello stomaco nemmeno una volta! » ammetto, chinando le spalle decisamente imbarazzata.
Avrei dovuto separarmi prima da lui? Mi ero abituata alla sua compagnia, alla sua presenza e non mi dispiaceva, ma forse Portia ha ragione… forse semplicemente non lo amavo.
« Non puoi passare il resto della tua vita con qualcuno che non ti faccia venire voglia di saltargli addosso appena si avvicina » la stilista si stringe nelle spalle, ridendo poi alla mia espressione contrariata.
« Portia! » mia madre mi ha insegnato che quello che succede in camera da letto, resta in camera da letto e fra le persone che la occupavano. Una signora può vantarsi delle sue conquiste, a patto che non entri nei particolari e lasci un’ombra di curiosità  in chi ascolta che non deve essere appagata.
Portia non è dello stesso parere.
« Cosa? » fa con naturalezza, continuando a prendermi in giro. « È vero! » dice convinta, « E tu hai bisogno di un uomo che sappia accendere la passione, che ti faccia venire i brividi ogni volta che ti tocca, che ti faccia vedere i fuochi d’artificio! Non di uno che ti tiene la mano e ti tratta con i guanti… sei già abbastanza repressa di tuo! »
« Detto da una che non ha una relazione seria da dieci anni è veramente credibile » ribatto, stringendo le labbra e impettendomi. Non ho intenzione di farmi prendere in giro oltre.
Portia la prende a ridere, sollevando poi lo sguardo oltre le mie spalle.
Daphne, Carius e Tobias sono alla porta e sembrano molto eccitati.
« È pronto! » annuncia Carius, congiungendo le mani sotto il mento.
Portia si alza e io faccio lo stesso, mentre usciamo mi stringe amichevolmente un braccio, parlando sottovoce. « Adesso non ci pensare, abbiamo davanti due settimane d’inferno ».


Dalla sfilata, alle interviste, ai primi giorni di Giochi  il tempo vola.
In un battito di ciglia siamo tutti catapultati nel mondo frenetico che caratterizza da anni il programma.
L’unico a non cambiare il proprio ritmo di vita è Haymitch, che come al solito passa gran parte delle giornate sul divano del salotto o al bar di sotto, con Chaff e gli altri vincitori.
Sembra aver stretto amicizia con Finnick; trovo la cosa alquanto strana. Non mi aspettavo che un ragazzo come lui si potesse avvicinare a persone come Chaff, Haymitch o Blight.
I più giovani generalmente fanno gruppo con i coetanei, soprattutto se si tratta di ex-Favoriti.
Mi aspettavo che facesse amicizia subito con Gloss e Brutus, e invece – nonostante non sembri disprezzare la loro compagnia – me lo sono ritrovato nell’appartamento almeno un paio di volte dall’inizio del reality.
Evidentemente l’ho valutato male; strano, perché di solito le persone le capisco al volo.
C’è da dire che da quando fa gruppo con Haymitch e Chaff, lo stormo di capitolini al suo seguito si è notevolmente ridotto.
Preferiscono stare alla larga dagli altri due mentori, anche se questo significa non avere un momento con Finnick.
Quest’anno sembrava stesse per andare meglio, onestamente.
Sia Dawn che Basil stavano per sopravvivere al bagno di sangue, finché il tributo femmina del Distretto 1 non ha piantato un coltello nella schiena della mia ragazza.
Basil se l’è cavata all’interno dell’arena per un giorno e mezzo, prima di essere ucciso dai Favoriti.
Haymitch avrebbe potuto fare qualcosa, e invece non ha aperto bocca per loro.
Ancora una volta 
l’arena non è molto originale.
Un paesaggio montano, con diversi nascondigli abbastanza facili da mantenere segreti.
Un fiume la divide in due, ma è troppo scoperto e nessuno osa avvicinarcisi. Una diga lo separa da un laghetto pieno di pesci grazie al quale i Favoriti stanno banchettando ogni giorno.
Non sto uscendo molto dall’appartamento al dodicesimo piano, perché qualcuno fra i preparatori deve aver ascoltato una delle conversazioni private fra me e Portia e adesso tutte le accompagnatrici  e gli accompagnatori sanno che ho rifiutato la proposta di matrimonio di Lysander.
Ogni tanto, comunque, devo far vedere che ancora esisto e quindi sono costretta a dover raggiungere il grosso salone col rinfresco.
L’ascensore in discesa si ferma al quarto piano e ad aspettare pazientemente ci trovo Finnick, mi saluta con il suo solito sorriso ed entra aspettando che le porte si richiudano.
« Ho sentito quello che è successo a Mags » gli dico, mentre l’ascensore riprende a scendere. Haymitch mi ha detto che ha avuto un ictus qualche mese fa e che non si è ancora totalmente ripresa, alla sua età è anche normale. « Portale i miei più sinceri auguri appena la rivedrai ».
Per un attimo gli occhi di Finnick mi scrutano, come se stesse cercando di capire se sono seria o meno. È uno sguardo intenso e non sono sicura di sentirmi completamente a mio agio, soprattutto in uno spazio ristretto come questo. Evidentemente supero la prova, perché annuisce e quando le porte si riaprono mi dice che lo farà, augurandomi un buon proseguimento della serata con lo charme che lo ha sempre caratterizzato.
Usciti dall’ascensore percorriamo insieme il corridoio che porta al salone 
– senza parlare  poi, una volta dentro prendiamo strade separate.
Do una rapida occhiata in giro per rendermi conto di chi è presente.
La prima persona su cui si poggiano i miei occhi è Antonia, la migliore amica di Lamia, accompagnatrice del Distretto 3, che chiacchiera amabilmente con due uomini accanto al bancone del bar.
Ottimo, ora so dove non devo andare.
Rivolta con le spalle al bar, mi dirigo verso l’enorme rinfresco.
Un senza-voce mi si avvicina con un vassoio ricolmo di bicchieri e ne prendo uno contenente un liquido rosa pallido.
Provo a bere un piccolo sorso e mi rendo conto che è alcolico e al sapore di lampone.
È buono, quindi continuo a sorseggiare mentre continuo a scansionare la stanza attentamente.
Cecelia e Woof, i mentori del Distretto 8, sono seduti su un divanetto circolare in compagnia di Blight e Rowan, del 7.
Vorrei andare a salutare Cecelia per chiederle come stanno i suoi bambini e per farle gli auguri, visto che aspetta il terzo figlio, ma Rowan mi detesta e non ho voglia di mettermi a litigare adesso.
Solomon e Bartholomeus stanno discutendo chiassosamente con Constantine, quindi probabilmente Finnick è di nuovo con Chaff – visto che ho lasciato Haymitch a bere fino all’oblio sul divano dell’appartamento.
È pericoloso continuare a rimanere da sola. Rischio che qualcuno di indesiderato si avvicini per iniziare una conversazione, ma non trovo nessuno con cui abbia veramente voglia di parlare.
Ci sarebbe Ophelia, l’accompagnatrice del Distretto 10. È una delle poche con cui mi trovo bene ed è un peccato che abbia legato con lei solo dopo gli ultimi Giochi – ma al momento è in compagnia di Lamia, quindi è assolutamente inavvicinabile.
Poi finalmente vedo Flavius e Venia dall’altro lato della stanza, accanto ad un tavolo imbandito.
I preparatori in genere non rimangono così a lungo, ma è il primo anno di Flavius, quindi immagino che voglia restare a contatto con l’ambiente e Venia gli fa da cicerone.
Comincio a spostarmi cautamente, continuando a bere piccoli sorsi dal mio bicchiere finché non raggiungo i due che mi accolgono con sorrisi e baci sulle guance.
Leggo negli occhi di Flavius che vorrebbe chiedermi della mia vita privata, ma mentre mi avvicinavo ho chiaramente visto Venia dargli un colpetto sul braccio e sussurrargli qualcosa all’orecchio e sono praticamente certa che gli abbia vietato di fare qualsiasi riferimento all’accaduto.
Dopo qualche minuto di chiacchiere di poco conto, Venia solleva lo sguardo sul maxischermo, portandosi alle labbra il suo calice di champagne. « Quest’anno gli Hunger Games sono ancora più noiosi dell’anno scorso » commenta, coprendosi uno sbadiglio con il dorso della mano.
Flavius annuisce, con un’espressione disgustata. « Dovrebbero fare qualcosa, ieri sera mi sono addormentato davanti alla televisione! »
Non posso dargli torto, a parte un paio di scontri piuttosto violenti non è successo nulla e stiamo andando avanti così da quasi quattro giorni.
Le immagini ora stanno dando l’intero gruppo dei Favoriti che cerca di addentrarsi in una caverna per capire se possono passarci o meno la notte.
Dopo qualche momento Venia si raddrizza e Flavius la imita, stanno guardando qualcuno alle mie spalle. Ho il tempo solo di voltarmi e di mettere su il mio solito sorriso da lavoro, prima di stringere amichevolmente la mano dell’uomo che mi è di fronte.
« Venia, Flavius » dico, spostandomi di fianco per permettere ai due di essere presentati come si deve « lasciate che vi presenti Seneca Crane ».
Non ce n’è veramente bisogno, entrambi lo conoscono perfettamente, ma era chiaro che volessero essere introdotti.
Gli stringono la mano eccitati, riescono anche a scambiarsi qualche battuta, prima che lui chieda se possono lasciarci soli qualche momento.
Sarei dovuta restare di sopra, lo sapevo.
« Cosa ci fai qui? » chiedo senza troppi preamboli, cercando di non sembrare eccessivamente dura, appena i due preparatori si allontanano. Resta comunque uno Stratega e farei bene a rimanere in buoni rapporti con lui, data la mia posizione.
Seneca solleva il bicchiere alle labbra e io faccio lo stesso, poi si guarda intorno. « Vengo a controllare di persona quanto la gente stia apprezzando quest’edizione » risponde, e devo ammettere che come scusa potrebbe anche reggere, se non sapessi che è una bugia. « Ovviamente non molto » continua, con un’evidente delusione nella voce.
Non dico nulla, aspettando il vero motivo della sua presenza e quando vede che non ho molta voglia di parlare, infila una mano nella tasca interna del suo completo celeste
– in tinta con gli occhi – e tira fuori un piccolo pacchetto che mi porge.
« Cos’è? » lo prendo in mano e lo studio da vicino: è più piccolo del mio pugno, sembra una scatola avvolta in una carta dorata.
« Orecchini » risponde lui. « Uno solo a dire il vero, dimenticato fra i cuscini del divano ».
Sospiro, abbassando le braccia e distogliendo per un attimo lo sguardo.
Ne ho così tanti di orecchini, potevo comunque sopravvivere senza un paio.
« Come sta? » gli chiedo alla fine, sembra che questa conversazione debba andare avanti a domande e risposte.
Seneca tira le labbra in un’espressione incerta. Calcola bene le parole da usare, prima di rispondermi. Non è proprio un ottimo segno. « Si sta abituando all’idea che fra voi due sia finita
» riponde, « ma mio fratello ha la pelle dura » aggiunge subito dopo, con un sorriso amaro.
« Lo so » dico, annuendo appena e poi torno a guardare il pacchetto che mi ha appena consegnato. « Apprezzo il fatto che non sia venuto di persona, sarebbe stato inappropriato ».
« Detto fra noi, non penso che la sua assenza c’entri molto con il buon gusto. Non aveva molta voglia di rivederti… » nonostante desideri chinare la testa, resto con il mento ben alto e mi costringo a sorridere, come se avesse appena fatto una battuta divertente.
« Beh, ringrazialo da parte mia » dico, portandomi al suo fianco per cominciare ad allontanarmi. « Buon lavoro ».
Mi congedo rapidamente, impaziente di tornare al mio appartamento per potermi allontanare di nuovo da tutti.
Sento un vociare indistinto mentre torno agli ascensori e non capisco da dove provenga, ma è chiaro che qualcuno stia parlando di me.
Appena metto piede in salotto, noto Haymitch semidisteso sul divano. « Quanto sei ubriaco? » chiedo velocemente, andando verso la mia camera da letto per mettere via il pacchetto.
« Non abbastanza, dolcezza » mi sento rispondere.
Almeno qualcosa di positivo…
Chiudo la porta della stanza e mi spoglio, levo anche la parrucca e mi infilo una vestaglia. Il trucco lo lascio intatto e cambio le scarpe, sostituendo i tronchetti con il tacco a spillo con dei sandali decisamente più comodi.
Ne ho avuto abbastanza per oggi; quando torno in salotto mi lascio cadere a peso morto sul divano – senza molta grazia, ma c’è solo Haymitch e a lui sicuramente non interessa con quanta eleganza io mi sieda.
Avverto il suo sguardo su di me e dopo un po’ incomincio ad avere la pelle d’oca dietro la nuca. « Nessuno ti ha detto che fissare è da maleducati? » sbotto, senza osare ricambiare lo sguardo.
Haymitch avvicina la sua bottiglia sotto il mio naso e l’odore pungente di whiskey mi dà la nausea. « Vuoi un goccio? Sembri averne proprio bisogno… » mi prende in giro con una mezza risata e io lo ignoro, tirando le labbra fin quasi a farle sparire in una linea sottile.
Rimaniamo seduti vicini a guardare la televisione senza scambiarci nemmeno una parola per un’ora almeno, prima che la voce dei cronisti non catturano la nostra attenzione e i miei occhi si concentrano sullo schermo per cercare di capire che cosa stia succedendo.
La telecamera inquadra il gruppo dei Favoriti e secondo Claudius probabilmente stiamo per assistere a qualcosa di molto interessante.
I sei ragazzi sono in una grotta buia, ma grazie alla tecnologia di Capitol City, noi riusciamo a vedere tutto molto chiaramente.
Vengono attaccati da uno stormo di pipistrelli ibridi, grossi quanto piccoli cani.
Il ragazzo del Distretto 1 è stato assalito e ucciso per primo, adesso la ragazza del Distretto 2 sta cercando di allontanarli con il fuoco di un razzo, e sembra riuscirci, ma poi un pipistrello le azzanna il braccio e lei lascia cadere a terra la fonte di luce.
Un altro razzo viene immediatamente acceso dalla ragazza del Distretto 4, che riesce a scacciare con successo due pipistrelli che volevano attaccarla.
Il ragazzo del Distretto 2 comincia a far roteare una pesante spada quando anche la ragazza dell’1 viene prima morsa ripetutamente e alla fine uccisa.
Un altro cannone suona.
I quattro rimasti cominciano a correre verso l’uscita della caverna, ancora inseguiti dagli enormi pipistrelli.
Il razzo retto dalle mani della ragazza del Distretto 4 riesce ad allontanare qualche ibrido, ma non abbastanza.
A pochi metri dall’uscita, i pipistrelli si stringono di nuovo attorno al gruppo e il ragazzo del 2, nel tentativo di colpire uno degli animali, sferra male un fendente – tranciando di netto la testa al ragazzo del 4, che ruzzola via, immediatamente aggredita con voracità da una delle bestie mentre le altre si contendono il corpo.
Il grido di terrore della sua compagna di distretto è agghiacciante.
Al punto tale da farmi rintanare con la schiena contro il divano e sono costretta a voltare la testa contro la spalla di Haymitch per non sentirmi male.
Ormai è un’abitudine. Trovo sempre conforto in lui quando le immagini si fanno esageratamente cruente.
Improvvisamente con la coda dell’occhio vedo che la caverna si riempie di fumo. Alcuni dei pipistrelli si allontanano all’istante.
Ovvio, penso. Gli Strateghi non possono permettersi di non avere un corpo da riconsegnare alle famiglie.
Questo dà il tempo agli altri di riprendere la loro fuga. Purtroppo non tutti i pipistrelli sono stati storditi e l’attacco continua.
Anche quando escono all’esterno i ragazzi sono costretti a correre in direzioni diverse per non essere presi.
Le immagini seguono la ragazza del Distretto 4, che con il viso rigato dalle lacrime non si ferma nemmeno dopo una brutta caduta che le ha causato un
evidente lussazione alla spalla.
Quando sembra essere fuori pericolo, le telecamere si concentrano su altro ma io rimango ferma accanto ad Haymitch. Respiro piano, cercando di cancellare dalla mia mente l’immagine della testa del tributo del Distretto 4 che traccia un arco dal suo collo fino a terra.
Almeno adesso gli spettatori saranno contenti.
Istintivamente porto una mano alla gola e la stringo appena, come per assicurarmi che la testa sia al suo posto. Ho la nausea.
Haymitch mi passa un braccio attorno alla vita con un po’ di riluttanza e il mio corpo reagisce al contatto facendomi rabbrividire, il mio viso rimane fermo contro la sua spalla.
« L’offerta è ancora valida » dice gravemente, avvicinando la bottiglia alle mie mani.
Sto ancora cercando di riprendere a respirare regolarmente, facendo passare l
’ossigeno lentamente attraverso le narici, poi decido che ha ragione: ne ho bisogno. Accetto il liquore e prendo un piccolo sorso, storcendo il viso in un’espressione disgustata.
Non mi abituerò mai al sapore di questo veleno.


La decapitazione del tributo del Distretto 4 è stata la prima ed ultima cosa eccitante successa, e da cinque giorni a questa parte le cose sono tornate ad essere mortalmente noiose.
Tanto che gli Strateghi hanno pensato di movimentare un po’ le cose. Letteralmente.
Un tremendo terremoto ha fatto crollare parte dell’arena, causando un paio di frane che hanno ucciso alcuni tributi – ma il danno più grave causato dal terremoto è stato sicuramente la rottura della diga.
L’intera arena è stata completamente allagata.
Tutti i restanti tributi sono morti annegati, tranne uno.
La ragazza del Distretto 4 – Annie Cresta – che ovviamente, dopo essersi nasconda in preda a crisi di panico per cinque giorni, è riuscita a nuotare molto meglio rispetto a tutti gli altri.
L’hanno tirata via dall’acqua con un hovercraft mentre eravamo nel salone del Centro di Addestramento.
Ci metterà un po’ ad arrivare qui, comunque, quindi tutti ne approfittano per avvicinarsi a Finnick e Troy e porgere loro i loro complimenti.
I presenti si preparano a fare festa, ma Haymitch sembra avere altri piani: agguanta per una spalla Finnick e lui e Chaff lo trascinano al bancone del bar, gli fanno da scudo, nessuno più gli si avvicina.
Prima che possa farlo io, sento una mano avvolgersi attorno al mio polso e quando mi giro mi ritrovo Bart che mi guarda con fare stanco. « Per piacere, puoi controllare tu che nessuno faccia sciocchezze? Ho mille cose da fare prima di poter far presentare Annie ufficialmente ».
Credo che con sciocchezze intenda fare mosse troppo azzardate nei confronti di Finnick, quindi annuisco con un sorriso e mi avvicino ai mentori. Anche Troy si è aggiunto al gruppo e adesso stanno bevendo tutti insieme.
Con mio sommo piacere, noto che né lui né Finnick esagerano con il whiskey – avranno da fare anche loro appena la ragazza sarà riportata qui.
Quasi due ore dopo, le porte dell’ascensore dell’attico si aprono davanti a me e io cerco di avanzare, ma con Haymitch appoggiato ad una spalla è piuttosto difficile.
Un suo braccio mi cinge la vita mentre con l’altro si appoggia allo stipite della porta.
È ubriaco perso.
Un altro paio di braccia si aggiungono a sorreggere Haymitch, è Finnick, che mi aiuta a trascinarlo su uno dei divani e a lasciarlo lì.
Chaff sembra controllare la situazione dietro di noi, senza fare nulla per aiutare.
Mi allontano per un attimo, vado in bagno a recuperare un panno pulito, la cassetta del pronto soccorso e due bacinelle. Una vuota, per ogni evenienza e l’altra la riempio di acqua tiepida.
Quando torno da Haymitch, Chaff e Finnick, vedo che il ragazzo gli sta sbottonando i primi bottoni della camicia per permettergli di respirare meglio, ma Haymitch con un grugnito e uno schiaffo sulle mani, gliele allontana.
« Non fare il bambino » lo rimprovero, mettendo a terra quello che ho preso, per poi sedermi accanto a lui e finire il lavoro che Finnick aveva cominciato. « Finnick sta solo cercando di aiutare, dovresti ringraziarlo ».
Haymitch borbotta qualcosa, poi lascia cadere la testa all’indietro.
Senza aspettare oltre, comincio a tamponargli la fronte, nella speranza che non si senta male di qui a breve.
Noto un piccolo taglietto appena sotto l
’attaccatura dei capelli, immagino se lo sia fatto prima che riuscissimo a convincerlo a lasciare il bar; è inciampato in avanti, battendo la testa contro il bancone.
Prendo un po’ di disinfettante e gli pulisco il graffio, prima di passargli giusto un velo di crema, così che domani non ci sarà più nulla.
« Da quando sei diventata la sua infermiera, bambolina? » ignoro la battuta di Chaff – anche lui parecchio ubriaco – e riprendo a tamponargli fronte e collo con il panno bagnato.
Haymitch ogni tanto borbotta qualcosa, o cerca di fermarmi la mano, ma basta chiedergli di smettere e lui mi fa continuare.
Dopo un po
’ lascia cadere la sua testa contro la mia spalla e avverto gli sguardi di Chaff e Finnick trapassarmi.
Arrossisco appena sotto il pesante strato di fondotinta e sono costretta ad allontanarlo, ottenendo lamenti indistinti da parte del mentore.

Non riesco a vederlo in questo stato; non provo pena per lui, più compassione.
Per quanto lui lo neghi, siamo amici e la salute dei miei amici mi sta a cuore… finirà per farsi molto male un giorno e io non posso fare niente per impedirglielo.
È una testa talmente dura che ogni tanto vorrei solo prenderlo a schiaffi.
Se soltanto non bevesse così tanto, se soltanto ci provasse sul serio a fare il suo dovere, sono sicura che potrebbe fare un ottimo lavoro.
Sì è dimostrato più volte sveglio ed intelligente, non capisco per quale motivo si ostini a comportarsi in questo modo.
« Ci sembri abituata » concentrata com’ero su Haymitch, la voce di Finnick mi fa sobbalzare; è più vicina di quanto mi aspettassi, ma annuisco.
« Lo sono… » preferisco non aggiungere altro, una parola di troppo potrebbe mettermi nei guai.
Finnick è giovane, ha solo diciannove anni, non so ancora se posso fidarmi di lui o meno e quello che faccio per Haymitch va ben oltre il mio dovere da accompagnatrice. Lo faccio per amicizia, certo, ma questo non esclude il fatto che se si dovesse venire a sapere, le voci comincerebbero a correre e questo porterebbe una terribile pubblicità a me, al mio Distretto, al mio vincitore e ai miei futuri tributi.
Non posso permetterlo. Adesso meno che mai…
Sento che Chaff borbotta qualcosa che non capisco, ma vedo gli angoli della bocca del ragazzo incurvarsi in un sorriso allusivo.
Prima che io possa anche solo pensare a cosa dire, le porte dell’ascensore si aprono nuovamente e questa volta ad entrare è Portia. Si avvicina a noi ma non si siede; poggia semplicemente una mano sulla spalla di Finnick e gliela stringe appena. « È arrivata. Ho sentito che hanno dovuto sedarla, ma ho visto Troy ed era tranquillo, ti sta aspettando al quarto piano ».
Finnick annuisce ringraziandola, poi si congeda da noi dandoci la buonanotte.
I Giochi sono finiti da qualche ora e dopo solo cinque anni di attesa, il Distretto 4 ha una nuova vincitrice.
Anche Chaff decide che può andarsene, visto che Haymitch è “chiaramente in ottime mani”.
Ora che mi sono assicurata che lui sta bene, teoricamente potrei anche tornare di sotto, ma non ne vedo l’utilità. Sono stanca e non mi va di incontrare altre persone.
Per quest’anno è fatta, se ne riparlerà l’anno prossimo.


 


 

A/N2: Salve!
Avete detto che vi piacevano lunghe, no? Ecco altre 7000 parole, circa.
Vorrei parlare un momento della scena iniziale, della proposta di matrimonio.
Allora, inizialmente non doveva esistere – mi spiego, non si doveva vedere, doveva solo esserci stata ed Effie aveva rifiutato. Poi, però, ho pensato che è un momento troppo importante e quindi l’ho messa.
Ora, spero di aver veramente reso tutto quello che volevo rendere perché scriverla è stato veramente difficile.
Volevo far percepire la tranquillità iniziale di Effie, pensa a tutt’altro, non se la aspetta proprio… e poi l’incredulità, l’imbarazzo e la fretta con cui vuole solo andarsene.
Spero di esserci riuscita…
Comunque ci siamo levati Lysander dalle scatole. (Ve lo immaginavate come nella foto? Ho scelto Andy Garcia, niente di che insomma). XD
Ma vogliamo parlare anche della chiacchierata Sex & The City fra Portia ed Effie? E vogliamo anche parlare di come la mia capitolina parli di farfalle nello stomaco? Magari le stesse che per poco non ti facevano saltare addosso ad Haymitch quando lui ti ha messa con le spalle al muro? Eh? EH?
Scusate, momento fra me e la mia bambina… è scema. Ma la guarirò.
Quindi… Seneca è il fratello di Lysander. Ho chiesto in giro perché e
ro un po’ parecchio indecisa, ma siccome la maggior parte delle persone hanno detto che l’idea era carina (vi adoro con tutto il cuore grazie mille!) ho deciso di renderlo ufficiale. :)
Per il resto, questo capitolo è stato difficilissimo da scrivere. Tutta la parte con Annie, mamma mia…
Come ultima cosa, ho cambiato font (tranne che per le note) si nota? È brutto? È bello? Torno a quello solito?
A presto con Johanna, il secondo amore della mia vita!!! Effie vi sorprenderà ;)
 

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Lily

   
 
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