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Autore: jess87    09/02/2015    2 recensioni
Lady Felicity Smoak ha rinunciato al vero amore quando il suo cuore è stato spezzato da un poco di buono e la sua reputazione rovinata. Si è ormai rassegnata ad una vita passata in solitudine, quando un giorno, durante una delle sue passeggiate ad Hyde Park nel centro di Londra, la sua vita viene scossa da due piccoli diavoletti e il loro affascinante e intrigante padre, il Marchese di Beaufort, Oliver Queen.
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Oliver Queen, il quarto Marchese di Beaufort, resistette all’urgenza di guardare indietro verso la graziosa, anche se mordace giovane donna che aveva lasciato vicino al lago Serpentine. Con i suoi capelli biondi, nascosti da un cappuccio rosso, gli occhi grandi e azzurri e la pelle di un bianco candido, gli faceva venire in mente cose tutt’altro che appropriate. E non aveva davvero senso. Perchè con la sua figura minuta e la sua semplicità, non era di certo il tipo di bellezza sgargiante che aveva sempre preferito, anche nella sua elegante moglie. Il suo stomaco si strinse. Ma dopotutto, dopo i vari tradimenti di Laurel, probabilmente ora si sentiva attratto da una bellezza completamente differente.

Charlotte tirò la sua mano, e lui diminuì il passo. “Prendimi su, papà.”

“Prendimi su, per favore,” la corresse automaticamente.

Charlotte ridacchiò. “Non posso prenderti su, papà. Sei troppo grosso.”

Daniel tirò con le scarpe della neve alle gonne della sorella. “Papà, vuole dire che dovresti dire per favore, stupida.”

“Non chiamarmi stupida!” pianse la bambina, tirando di rimando della neve al fratello. Continurarono a parlarsi l’uno sull’altro in un tripudio di parole poco gentili che fecero sobbalzare perfino Oliver.

“Basta!” tuonò. Entrambi immediatamente si fecero silenziosi. Oliver si abbassò e prese in braccio la figlia. Mentre i tre camminavano a fatica tra la coltre di neve che copriva Hyde Park, si ritrovò a riflettere sul suo incontro con Lady Felicity Smoak. Era stato burbero e brusco verso la giovane donna. Dopotutto, non tollerava la crudeltà e insensibilità verso i suoi bambini. Se fosse stato completamente onesto con se stesso, poteva ammettere che per certi versi Lady Felicity aveva ragione. I suoi figli erano maleducati e arrabbiati – ma per una buona ragione. Una madre perfida tendeva ad avere quell’effetto su dei bambini. E dato che si ritrovava ad essere onesto – ma solo con se stesso – poteva anche ammettere che molte volte era stato un padre troppo accomodante.

Che cosa ci faceva una graziosa giovane donna nel bel mezzo del parco in una giornata fredda e glaciale, senza un accompagnatore? Mentre si poneva questa domanda, un’ondata di senso di colpa lo attanagliò nell’avere lasciato da sola la giovane. Oliver imprecò.

Gli occhi di Charlotte si spalancarono. “Papà ha imprecato,” sussurrò.

“Dire ‘merda’ non è un’imprecazione,” disse Daniel con tutta l’indignazione di un bambino di otto anni che pensava di essere più un adulto che un bambino.

Oliver si voltò ed osservò l’area nella speranza di vedere Lady Felicity Smoak. Dov’era andata? Presumeva che la cosa più cavalleresca da fare fosse assicurarsi che la giovane non avesse bisogno di aiuto. Dopo essere stato sposato per 10 anni con la sua ora defunta e disonesta moglie, Lady Laurel, aveva perso tutte le sue buone maniere da gentiluomo.

Sua figlia gli tirò l’orecchio. “Dire ‘merda’ è imprecare?”

“Mmm?” mormorò in modo assente, cominciando ad avvicinarsi alla rive del lago.

“Dove stiamo andando, ora?” borbottò Daniel, trascinando i piedi, mentre cercava di tenere il passo del padre.

Le giovani signore non dovrebbero essere fuori di casa, in una giornata simile, senza un accompagnatore per lo più.

“Merda,” mormorò Charlotte.

Oliver si accigliò. “Che hai detto?”

“Ho detto..”

“Ho sentito quello che hai detto.” Si passò la mano sulla faccia. Riprovevoli e maleducati. “Perchè hai..?”

Charlotte gli prese il viso tra le mani e lo obbligò a guardarla negli occhi. “Hai detto che non era un’imprecazione.”

“Non ho mai detto una cosa simile, Char.” Riprovevoli e maleducati. “E’ un’imprecazione,” disse bruscamente, quando la bambina aprì la bocca per replicare. La richiuse in fretta. “Mmm.”

Diavolo, odiava avere torto, odiava dare ragione ad altre persone, specialmente quando l’altra persona era una signorina mordace che lo aveva richiamato indietro per informarlo del giusto modo in cui ci si rivolge ad una signora. Si fermò e si mise ad osservare la copiosa nevicata. Sembrava che se ne fosse già..

Imprecò..di nuovo. La giovane donna si trovava sul bordo del lago, dandogli le spalle. Da lei si sprigionava un sentimento che conosceva fin troppo bene. Desolazione. Una tristezza che non poteva essere spiegata a parole. Sentimenti che riusciva a vedere e riconoscere perchè anche lui li aveva provati. Quando ancora era capace di provare qualcosa.

“Aspettate qui,” ordinò, rivolgendosi verso Daniel. Mise giù Charlotte e immediatamente la piccola prese la mano del fratello.

“Ma voglio andarmene,” si lamentò il bambino. “Voglio..” Si fece subito silenzioso appena vide lo sguardo duro del padre fisso su di lui.

Oliver arrancò tra le neve fresca, dirigendosi verso la giovane donna. “Voi, lì,” tuonò, prendendosi a calci mentalmente. Avrebbe per lo meno potuto fingere un pò di buone maniere. La donna si voltò così velocemente, che il suo stivale scivolò sulla neve e la fece cadere con un tonfo sulla superficie bagnata.

Si portò una mano sul petto e lo guardò malamente. “Mi avete spaventata a morte. Che cosa volete, mio signore?”

“Che cosa fate qui?”

Seduta su una coltre di neve fresca, con il rosso del suo mantello che creava un contrasto quasi surreale con il bianco attorno a lei, Lady Felicity inclinò la testa e lo guardò. “Scusate?”

“Senza un accompagnatore?” Probabilmente avrebbe dovuto aiutarla ad alzarsi. La bocca di lei prese una piega arricciata, ma non fece alcun tentativo per alzarsi.

“Non è affar vostro, mio signore.”

Bè, per Dio, non poteva semplicemente lasciarla con il sedere per terra, nel bel mezzo di Hyde Park. Si avvicinò ulteriormente, e le tese una mano. “Sicuramente avrete il buon senso di realizzare i pericoli di una giovane donna da sola senza scorta?”

La donna gli guardò la mano come se si trattasse di un serpente velenoso, e per un momento pensò che la ragazza orgogliosa avrebbe rifiutato il suo aiuto. Ma poi, mise le sue dite tra le sue. Oliver l’alzò da terra, senza fare alcuno sforzo.

“Vengo qui ogni giorno, mio signore, ma grazie. Sono toccata dalla vostra preoccupazione,” disse in modo sarcastico.

Oliver socchiuse gli occhi al modo insolente in cui la donna aveva pronunciato quelle parole. Ma più che irritazione provò un’inaspettata curiosità al motivo per cui una giovane donna venisse spesso a passeggiare in Hyde Park senza accompagnatore.

“Posso darvi un passaggio a casa?”

“No.” Fu la sua risposta immediata.

Strano, prima di sposare Laurel e anche dopo, durante il loro matrimonio, le giovani donne facevano la fila per attirare la sua attenzione. Probabilmente non era mai stato il ricevente di un tale immediato e tagliente ‘no’ durante i suoi 32 anni.

“Ce ne andiamo, papà? Sono affamata,” disse Charlotte da dietro le sue spalle.

Lui la ignorò. “Sono tornato per scusarmi.” Normalmente non si scusava, mai, perchè aveva quasi sempre ragione.

La bocca di Lady Felicity si aprì leggermente, come se cercasse di processare l’inattesa dichiarazione.

“Volevo scusarmi a nome dei miei figli. Non avrebbero dovuto lanciarvi palle di neve.” La ragazza chiuse la bocca, ma non disse nulla. Oliver cominciò ad innervosirsi. La signora avrebbe dovuto decisamente dire qualcosa. Una conferma. Un ‘grazie’, un ‘non era nulla, non dovreste preoccuparvi’. Niente di tutto questo. Assoluto silenzio.

“Papà ce ne vogliamo andare.” Voleva farlo anche lui, ma non prima che la donna silenziosa dicesse qualcosa. Si voltò di scatto verso Charlotte e Daniel. “Tra un momento,” sbottò.

I suoi bambini si fecero subito silenziosi. Si voltò di nuovo verso Lady Felicity e un calore cupo gli avvolse il viso. Con ogni loro parola, i suoi recalcitranti bambini provavano che la giovane donna aveva ragione su di loro.

Oliver si inchinò. “Scusatemi.” E si congedò. Che cosa gli era preso? Perchè era andato lì in cerca di..cosa esattamente? Comprensione? Da parte di questa donna? Non poteva avere più di 20 anni. No, non poteva capire la bruttezza della vita che riusciva a trasformare un gentiluomo solare in un uomo arrabbiato, pieno di amarezza e senza cuore, o che rendeva bambini innocenti dei riprovevoli maleducati.

“Non importa.” Finalmente le parole di lei risuonarono nel silenzio del parco, portandolo a fermarsi.

“Non di nuovo,” si lamentò Daniel di fianco a lui.

Oliver lo ignorò e volse di nuovo lo sguardo verso Lady Felicity. “E vi ringrazio per la vostra offerta di accompagnarmi a casa, ma come vi ho già detto in precedenza, la mia cameriera mi sta aspettando nella carrozza.”

Il più strano dei disappunti lo riempì e la cosa non aveva assolutamente senso. Sarebbe dovuto essere grato di essere stato sollevato dal suo senso di responsabilità come gentiluomo. Annuì.

Lady Felicity sembrò congedarlo dai suoi pensieri, ancor prima che le sue ultime parole le uscissero dalla bocca. Concentrò di nuovo la sua attenzione verso il lago ghiacciato, dandogli le spalle. Oliver la guardò ancora per un momento, incapace di resistere all’urgenza di sapere il motivo per cui una donna così giovane, fosse così triste.

“Papà,” disse con urgenza Charlotte, afferrandogli la mano e togliendolo dai suoi pensieri. “Ho freddo.”

Si inchinò e prese in braccio la bambina ancora una volta. “Ce ne andiamo allora.”

Lady Felicity era un’estranea e lo sarebbe rimasta per lui. D’altronde, non aveva intenzione di entrare di nuovo nella società inglese. Non dopo il tradimento di Laurel, e certamente aveva abbastanza buonsenso da non cadere vittima di una giovane donna che non aveva peli sulla lingua e lanciava palle di neve ai suoi bambini. Il ricordo di lei che rimaneva lì in piedi a guardare il lago, lo spinse a voltare lo sguardo di nuovo. Memorizzò la sua immagine, una visione di colore rosso su sfondo bianco, e poi procedette determinato verso la sua carrozza. Si, non era davvero interessato a Lady Felicity Smoak. Anche se…perchè aveva la sensazione di stare mentendo a se stesso?

   
 
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